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Autore: Irene_Violet    21/08/2018    1 recensioni
Vi è mai capitato di avere delle idee ascoltando una determinata canzione o magari guardando un'immagine?
Questo genere di idee spesso non sono che intuizioni passeggere. Ho deciso di raccogliere qui, ciò che risulterà da alcune di queste intuizioni, ispirate da terze parti, sotto forma di One Short o di storie con massimo 2-3 capitoli, in cui i personaggi di DC/MK si troveranno in situazioni particolari o semplicemente inaspettate. Spero possano piacervi, vi auguro buona lettura.
-Irene_Violet
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Post del 21/0X/20XX

Salve Salve! Come vi vanno le cose?
Qui tutto come al solito... ci si annoia un sacco.

L'altra sera, mentre stavo morendo dal caldo guardando una serie Tv, una di quelle soap opera smielate dove ci sono intrecci tremendi di relazioni tra liceali. In una scena, una delle protagoniste, ha deciso di prendere coraggio e confessare i suoi sentimenti ad un ragazzo, scrivendogli una lettera! Niente di strano giusto? E' molto romantico, non lo pensate anche voi? Peccato che ormai le “Love Letter”, non le scrive più nessuno. 
Eppure paradossalmente nessuno pensa ad una e-mail o ad un SMS se si parla di “Love Letter”, giusto? Il metodo antiquato, dopotutto fa sempre colpo.

 


A Letter for you




POV Ran Mōri

L'episodio scatenante risale, alla primavera di circa tre anni fa. Io e Shinichi eravamo penultimo anno della scuola media Teitan, ed era passato all'incirca un mese dall'inizio delle lezioni: tutto procedeva a gonfie vele. Presenziammo alla cerimonia di apertura del nuovo anno, seguivamo regolarmente le lezioni e svolgevamo esercitazioni, che ci avrebbero preparato alla prima sessione di esami, come ogni altro studente, frequentate il nostro stesso anno. Shinichi era il solito fanatico del giallo, che si vantava a destra e a manca delle sue abilità investigative – “abilità” che all'epoca non erano ancora di dominio pubblico e che erano sostenute solo dal fatto che il padre di Shinichi fosse un famoso scrittore di gialli; per cui nessuno perdeva troppo tempo a pensare se queste fossero reali o meno, semplicemente, ci credevano e basta. Come se aver letto un enorme quantità di romanzi, ed il riuscire a fare qualche deduzione su situazioni o persone, lo rendessero automaticamente un investigatore provetto, quando in vero, quel presuntuoso non aveva ancora risolto il minimo caso, come era ovvio, essendo un semplice studente delle scuole medie –. Fu in quel periodo più o meno che s'incaponì sulla questione, più del dovuto, dal momento che continuava a ripetere come un disco rotto: “Vedrai, un giorno diventerò un grande detective, al pari di Sherlock Holmes!”.

Un sospiro di rassegnazione, non me lo toglieva nessuno, ogni volta che saltava fuori questa proclamazione, ma non nascondo che ero felice, di vederlo così motivato... per quanto il suo continuo inneggiare ad Holmes, era a tratti piuttosto irritante! Per quanto riguarda me, decisi più o meno anch'io in quel periodo, che una volta entrata al Liceo, mi sarei iscritta al club di Karate. Questo sport mi affascinò fin da subito – considerando anche che mio padre, era stato nel club di Judo durante il liceo, quindi la vedevo come una specie di “tradizione di famiglia” che mi sarebbe piaciuto portare avanti – ed era anche un'ottima “arma”. Lo ripetono spesso dopotutto: “Una ragazza deve sapersi anche difendere da sola”, questo mantra, in effetti, fu una delle motivazioni che mi spinsero a scegliere questo club come attività extra scolastica. Un'altra ragione, era quella che desideravo avere anch'io qualcosa a cui dedicarmi con tutta me stessa, come faceva Shinichi rispetto la sua ambizione di diventare un detective. Vederlo sempre così preso, fece venire voglia anche a me di mettermi in gioco. Con il senno di poi, credo sia stata un'ottima scelta, perché mi ha aiutato anche ad avere molta più fiducia in me stessa. Oltre che dal togliermi da parecchie situazioni scomode per la verità – alle volte me lo chiedo e finisce che proprio non so come avrei potuto cavarmela in alcune di esse, se non ricorrendo a calci e pugni! –. A proposito di club, all'epoca, Shinichi faceva ancora parte del club di calcio. Era una vera e propria punta di diamante sul campo. Acclamato come una celebrità. Sembra addirittura che qualche talent scout, l'avesse avvicinato, proponendogli una borsa di studio all'estero, per questa sua abilità, ma Shinichi aveva rifiutato senza troppi complimenti, perché – come mi disse in seguito –, il calcio per lui era solo un esercizio utile a prepararlo in quanto detective. Eppure, sono ancora convinta, che si sia perso una gran bella occasione, quello scemo!

Come ho detto, la sua bravura, lo metteva piuttosto in vista, più di quanto non facessero la fama dei suoi genitori o lui stesso, con le arie da “grand'uomo”, che si dava. Le stesse arie, che avevano portato alla fondazione, da parte di un gruppo di ragazze, che apprezzavano i suoi successi sportivi, del “Shin'ichi Kudō Fan Club”. Un vero e proprio club dedicato alle “ammiratrici” del mio amico d'infanzia, la cui presidentessa, si mantenne anonima, ed i quali membri del club, non avevano un quantitativo preciso. Più che un club, somigliava più ad una specie di setta, se volete la mia! Ma non facevano nulla di male, se non “tifare” per un loro compagno, inoltre avevano tutti i requisiti perché fosse considerato effettivamente un club – un minimo iniziale di cinque membri ed un programma di attività definito, sul quale non sono informata –. Ho sentito voci che parlavano perfino dell'esistenza delle “tessera del fan club, che ti identificava come membro ufficiale”. All'epoca non prestai molta attenzione alla cosa, ma ora capisco meglio i commenti di alcune compagne, che si dicevano confuse o irritate all'idea. Ma ripeto: non hanno mai fatto nulla di male. Come gruppo erano anche abbastanza discreto. Non che ci abbia mai avuto a che fare, con i loro membri – anche perché, ho la sensazione che non sarei stata ammessa, se mai avessi provato ad entrarvi –.

Con la creazione del club, divenne chiaro a tutti, quanto Shinichi, fosse oggetto delle attenzioni delle ragazze, cosa che probabilmente dava fastidio anche a qualche compagno, ma nessuno gli creò mai problemi a riguardo. Certo, poteva esserci un po' d'invidia, soprattutto quando cominciarono ad arrivare le prime lettere. Lettere di ammiratrici, che venivano ritrovate nel suo armadietto delle scarpe di tanto in tanto. Come era normale che fosse, Shinichi si sentì lusingato da tutte quelle attenzioni, la popolarità non l'aveva mai cercata, ma non faceva neppure nulla per “evitarla” quando questa bussava alla sua porta. Molte di queste erano semplici lettere sdolcinate, piene zeppe di complimenti e di elogi alla sua abilità, del tipo che scriverebbe una fan, appunto. Altre invece erano vere e proprie lettere d'amore. Dal contenuto romantico, che proponevano a Shinichi di incontrare la scrivente, la quale desiderava confessargli il suoi sentimenti... o almeno, immagino fosse così. Lui non mi ha mai parlato dell'esistenza o meno, di lettere di questo tipo, preferiva vantarsi delle valanghe di lettere piene di elogi, anziché, parlarmi di certe cose, non so bene, per quale ragione, però.

Una volta glielo chiesi e la sua risposta fu la seguente:

 

«Le love letter sono una vera stupidaggine! Anche se ne ricevessi non le considererei più di tanto. Se davvero pensi o provi qualcosa per una persona, penso sia molto più educato dirglielo in faccia, anziché scrivergli una lettera. Tu non credi, Ran?»

 

Ammetto che di base, ero d'accordo con il suo ragionamento, ma gli urlai contro che era un'insensibile e che non era bello ignorare in questo modo, i sentimenti di qualcuno, che ha messo tutto se stesso, nel scrivere una lettera, indirizzata a te. La conversazione, iniziò e finì in poco tempo, Shinichi continuava a dirsi, “non interessato” alla cosa, ed io continuavo a dargli dell'insensibile. Saremmo potuti andare avanti per ore, e non concludere nulla. Quindi semplicemente l'argomento e la mia curiosità in merito, scemarono. Di tanto in tanto però, l'armadietto delle scarpe, con le sue sorprese all'interno, destavano il mio interesse – anche se si riempivano spesso alla fine di una partita di calcio e potevo immaginare, fossero in gran parte lettere di elogio – mi chiedevo, se tra quelle, ci fosse una qualche lettera d'amore e se mai Shinichi avesse potuto cambiare idea, ed avvicinarsi ad una di quelle ragazze, che tanto diligentemente, gli dedicavano le loro attenzioni. Come se non bastasse, ci si metteva anche Sonoko ad enfatizzare la cosa. Ed in quelle rare occasioni che l'armadietto si riempiva al punto da far riversare decine di lettere sul pavimento – sapevo che Shinichi era popolare, ma non potevo fare a meno di sorprendermi, ogni qual volta che l'armadietto delle scarpe, finiva con il “rimettere”, una quantità eccessiva buste dai vari colori e decorazioni –, in quei casi Sonoko, mi prendeva da parte e mi sussurrava:
 

«Hai visto che roba? Dovresti tenere gli occhi aperti Ran, o va a finire che un giorno o l'altro, il tuo bel marino, scapperà via con un'altra ragazza!»
 

Altra buona dose di sospiri per me!
Fin dall'asilo, Sonoko aveva sempre smaniato, per sostenermi nei confronti di Shinichi, ma non potevo certo “impormi” o impedirgli di interessarsi a qualcuno. Ho sempre voluto molto bene a Shinichi e per tanto, non mi sentivo in diritto di dover interferire con le sue scelte. Anche se in cuor mio, speravo sempre, che Sonoko sbagliasse le sue “deduzioni”.


Non aspettatevi alcun risvolto romantico. Pare che Shinichi abbia continuato ad ignorare, quel genere di missive, ed abbia rifiutato un paio di dichiarazioni, fatte da alcune ragazze che molto coraggiosamente, erano riuscite a vincere l'imbarazzo e fronteggiarlo, come lui voleva; in fin dei conti, non cambiò niente dopo quelle dichiarazioni e la vita continuò a scorrere come al solito. Il Fan Club a lui dedicato, sopravvive tutt'ora, ed è più attivo che mai, soprattutto da quando il loro beniamino, è sparito a causa del difficile caso, che ha per le mani; – ho scoperto di non essere per loro una Chimera da eliminare, anche se, come pensavo, a qualche membro, non sto troppo simpatica. Oh, bé, pazienza... –. Non mi hanno mai dato fastidio, comunque – almeno non fino a quando, Shinichi non se ne veniva da me, tutto sorridente, sbattendomi dozzine e dozzine di lettere ad un palmo dal naso, ridendo come un perfetto idiota. Giuro che non lo sopporto, quando si atteggia a quel modo –.

Presto Shinichi ci fece l'abitudine nel ricevere missive e la sua notorietà crebbe man mano, consolidando in un colpo solo la sua “fama” ed il suo ego. Anch'io feci l'abitudine ai suoi scoppi di egocentrismo e la vita scolastica, procedette come al solito, tra lezioni ed attività dei club, fino ad arrivare al liceo, dove una volta diventato a tutti gli effetti un detective, la sua popolarità praticamente sarebbe esplosa. Ora come ora, lo conoscono praticamente tutti alla Teitan e non solo, Shinichi è famoso in tutto il giappone ed il numero delle sue fan, negli anni è lievitato a dismisura; ma ho cercato di non dare poi molto peso alla cosa ed essere felice per il suo successo, come amica d'infanzia, era mio dovere dargli man forte, giusto? Quanto a lui, ha ricambiato il favore diverse volte, assistendo alle mie gare, quando qualche “imprevisto”, non lo richiamava al suo dovere di “consulente investigativo”.

 

Lo stesso dovere che mi ha portato ad avere una copia delle chiavi di casa sua, dove mi recavo periodicamente a spolverare e dare una rinfrescata – quando ancora non era arrivato il signor Subaru, a caricarsi delle incombenze domestiche, in quanto "ospite" in casa Kudō –. In quell'occasione ero sola, Sonoko aveva un appuntamento – all'epoca ancora non conosceva Kyōgoku il suo ragazzo – quindi disse che non poteva venire ad aiutarmi e che, per dirla in modo carino, dovevo “arrangiarmi da sola”.

E' stato mentre spolveravo l'immensa biblioteca, piena di gialli appartenenti al padre di Shinichi – mi sorprende sempre pensare a quanti volumi ci siano su quelli scaffali, e dire che Shinichi è riuscito a leggerli tutti –, che ho urtato per sbaglio qualcosa, facendolo cadere a terra, quindi mi sono affrettata a raccoglierlo, scendendo dalla scaletta. Quando mi sono inchinata per raccogliere l'oggetto, mi sono accorta di cosa fosse: una lettera. Avvolta in una busta rosa, con su il simbolo di un quadrifoglio, con su scritto:
Dear Kudō-senpai. La busta aveva i bordi un po consumati, segno che non si trattava di qualcosa di recente. Decisi di poggiarla sulla scrivania al centro della stanza e di tornare sulla scaletta per finire di pulire. Nel terminare il mio compito di house keeper , notai che nascosto tra un paio di grossi volumi, c'era un plico di lettere, aventi tutte la medesima busta, con alla loro base, un elastico consumato che aveva finito per rompersi. Dovetti tirarle fuori in modo da pulire anche quella sezione di scaffale, e mi parve strano, perché avevo rassettato, già diverse volte la biblioteca prima di allora, eppure, era la prima volta che mi imbattevo, in questo plico di carta colorata, indirizzata al detective liceale, che conoscevo, da tutta una vita.

Una volta finite le pulizie, misi a posto la scaletta, appoggiata in un anfratto della parete, di fianco ad uno degli scaffali della libreria, andai poi a prendere il sacco contenuto all'interno del cestino dei rifiuti, doveva avevo buttato i panni in microfibra che avevo usato per spolverare e dove avevo raccolto tutta la sporcizia accumulata, dal togliere ragnatele che si erano accumulate alle finestre a agli angoli degli scaffali e delle imposte delle finestre. Andai a disfarmi della spazzatura, dopo di che, tornai in biblioteca, passando per la cucina, prendendomi un succo, che portai con me. Arrivata, mi sedetti alla scrivania ed aprì un cassetto, prendendo un elastico nuovo per raccogliere le lettere, la cui pila era ritta, proprio di fronte ai miei occhi. Inclusa quella che avevo raccolto, c'è ne dovevano essere più di una ventina. Tutte aventi la stessa busta, con l'effige del quadrifoglio e la stessa intestazione. Sul retro della busta, non vi era riportato il nome del mittente, ma sicuramente non erano da parte di sua madre o qualcuno che conoscevo.

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Avendole lì di fronte, ammetto di essermi fatta trasportare dalla curiosità! – E sì... lo so bene che non bisognerebbe leggere la posta altrui. Non è educato, e di solito non lo faccio. Ma, sarebbe stata solo una al massimo due... non le avrei certo lette tutte! – Poi avanti, mettetevi almeno per un secondo nei miei panni: io e Shinichi siamo amici da sempre e parliamo di un sacco di cose, eppure, non mi aveva mai neanche fatto un accenno a queste lettere... insomma, con chi si vede o con chi si scrive, sono affari suoi certo... però... Ero davvero troppo curiosa!

Raccolsi con l'elastico di colore rosso, che avevo preso, la pila di lettere, lasciando fuori, solo quella che avevo lasciato cadere, per sbaglio, che misi di fronte a me. Ero agitata all'idea di ficcare il naso, in qualcosa di privato, tra Shinichi ed un'altra persona, ma dopo un respiro profondo, la curiosità ebbe la meglio e l'aprì, estraendo un singolo foglio di carta, rosato. Gli detti una rapida occhiata prima di mettermi a leggerlo. Era riportata la data di tre anni prima, in testa alla massima. La calligrafia della ragazza, era davvero elegante e pulita, aveva scritto non con una penna normale, ma con dell'inchiostro di china, in modo che risaltasse maggiormente, sullo sfondo pastello. Notai che anche sulla carta da lettere era presente lo stesso simbolo del quadrifoglio che vi era sulla busta, ai quattro angoli del foglio. La carta era leggermente ruvida, e piacevole al tatto.

Dopo questo piccolo "esame" del foglio, lo poggiai sulla scrivania e ponendo i gomiti sul piano ed il viso tra le mani, cominciai a leggere ad alta voce.

«Dear Kudō-senpai,
Mi dispiace disturbarti con questa mia lettera ma...»

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"Dear Kudō-senpai,
Mi dispiace disturbarti con questa mia lettera ma...
è l'unico modo in cui sono sicura che riuscirei a parlarti, in modo chiaro e senza troppi giri di parole. Spero mi perdonerai, per questo.
Innanzi tutto mi presento, il mio nome è Ōno Miyuki, appartengo alla sezione C, frequento il 1° anno. Sono una ragazza un po' introversa... per questo, non credo di riuscire a parlarti di persona. Quel che volevo dirti e che ammiro moltissimo il tuo modo di giocare a calcio. Insomma sono una tua fan
– con tanto di tessera che lo certifica in maniera ufficiale! –. Lo so, può sembrare sciocco, ma io, ammiro davvero l'energia e la grinta che ti vedo dimostrare in campo. Sembri instancabile, cosa che mi è davvero d'ispirazione. Alle volte sai... quando le attività del club finiscono prima, vengo di soppiatto al campo da calcio, per vedere se sei ancora lì ad allenarti e quando succede, ti guardo in silenzio. Adesso, mi considererai un po' strana vero? Come darti torto! E che... non mi oso, di provare a parlarti, non ci riuscirei; a me basta, vederti impegnato, vederti dare il massimo... a palleggiare o provare tiri in porta. Mi basta solo questo. Sono sicura, ti arriveranno un sacco di lettere come la mia ed a quest'ora, scommetto che l'avrai già appallottolata e gettata nel cestino. Però... se per ipotesi, tu non l'abbia stracciata, ti prego, accetta i miei sentimenti... accetta quest'unica frase: Io, ti amo, Kudō-senpai!
Volevo dirtelo da tanto tempo. Ho pensato tanto a cosa scriverti, prima di farlo, ma in fin dei conti, ho già detto tutto ciò che mi frullava per la testa, ogni qual volta che ti vedevo. Ed adesso, mi rendo conto che forse ti sembrerò ridicola, ma... questo è tutto ciò che provo, volevo solo fartelo sapere. Spero di vederti ancora dare il meglio, sul campo da gioco, anche per la prossima partita. Solo un'ultima cosa... sarei molto felice, se decidessi di rispondere alla mia lettera, se ti andasse di farlo. Grazie mille, se hai avuto la pazienza di arrivare a leggere fin qui.

Con affetto,

-Ōno Miyuki, 1-C".

 

 

 

Quando ebbi finito di leggere, detti un occhiata alla pila di lettere poco distante. Shinichi... lo stesso Shinichi che considerava le Love Letter una frivolezza, aveva risposto a quell'ultimo appello della ragazza e le aveva scritto a sua volta. Più e più volte. La curiosità, s'impossessò nuovamente di me, volevo sapere cosa diceva la seconda lettera della pila, così avrei potuto dedurre il contenuto della sua risposta. Esatto... pensai sarebbe stata una buona scusa, anche in caso, vedendo l'elastico cambiato al suo ritorno, Shinichi avesse cominciato a fare domande del tipo: "Allora, dì la verità... le hai lette?"

Sicuramente non avrebbe avuto troppo da ridire, se avessi spacciato la cosa, per un "esercizio di deduzione", o quanto meno, forse non se la sarebbe presa più di tanto.
Dunque presi dal plico anche la seconda lettera e l'aprì, cominciando subito a leggerla:


«Dear Kudō-senpai, [...]»

"Dear Kudō-senpai,
sono davvero molto felice, tu abbia deciso di rispondere alla mia lettera! Ti ringrazio davvero di cuore! Non me lo aspettavo; come non mi aspettavo, che tu avessi capito che sono un membro del club di calligrafia, semplicemente, leggendo l'intestazione apposta sulla busta! C'è stato qualcosa in particolare, che te lo ha fatto credere? Sono davvero curiosa di saperlo, me lo diresti?
Credo sia davvero un peccato però, che per te il calcio, non sia nulla di più che un allenamento, potresti diventare un vero Asso; però dato che hai capito al volo, di che club facevo parte, anche come detective, saresti davvero formidabile, ne sono sicura. In ogni caso, spero giocherai almeno fino all'anno prossimo, credo che la squadra, andrebbe a rotoli, senza di te in campo. Oh, non preoccuparti comunque, lo sapevo o meglio, ho fatto due più due, quando sono passata a dare un'occhiata al campo da gioco, quel pomeriggio stesso. Ho considerato di ritirare la lettera dal tuo armadietto delle scarpe, però ho deciso di non farlo. Perché, non volevo che tutto il resto della lettera, andasse sprecato. Ed a quanto pare ho fatto bene, visto che hai deciso di rispondermi!
Significa davvero molto per me, ti ringrazio. Ah, e grazie anche per gli auguri rispetto alla competizione del mio club, però, devo comunicarti che è già finita. Ci siamo classificati terzi. Non male, ma il prossimo anno, punteremo ad essere i numeri uno.
Visto che l'uno* ci ha dato il suo sostegno.
Ancora una domanda, prima di salutarti: tu dove credi possa sparire un gatto soriano, piuttosto paffuto? Lo abbiamo cercato ovunque, ma quella peste sembra essersi volatilizzata nel nulla. Hai qualche idea per caso?
Ti lascio con questo ultimo difficile enigma signor investigatore. Chissà che tu non riesca a trovarlo...
Spero mi risponderai, e grazie mille davvero.

Con affetto,

-Ōno Miyuki"

 

 

Nota di Ran:
*Ha usato un gioco di parole sul carattere "ichi", che in giapponese significa "numero uno"

 

 

Terminata la lettura mi ritrovai ad avere gli occhi lucidi. Shinichi doveva averla rifiutata come aveva fatto con altre ragazze prima di lei, ma Miyuki, non si era persa d'animo e gli aveva continuato a scrivere, sperando di coltivare con lui un rapporto d'amicizia, meno distaccato, di quello tra un "fan" ed il suo "idolo". Mi commossi, e dovetti asciugarmi gli occhi con un fazzoletto. A questo punto, avrei voluto davvero continuare a leggere, ma mi accorsi che si stava facendo buio, ed avevo ancora la spesa da fare per cena. Quindi mi affrettai, a rimettere le rispettive lettere nelle loro buste, e ad unirla al fascio, che rimisi dove lo avevo trovato, nascosto nella libreria. Dopo di che, mi assicurai di chiudere tutte le finestre e le porte, raccolsi le mie cose ed uscì chiudendo la casa a chiave, per poi allontanarmi in direzione del kombini, per prendere qualcosa da mangiare, cercando di tornare a casa, prima che si facesse troppo tardi.

E' passato del tempo, ed ho finito per dimenticarmi di quel pomeriggio, in cui trovai quelle lettere. Anche se di tanto in tanto, ancora mi domando, cosa abbia potuto scrivere Shinichi nella sua risposta, per trasformare una fan avente una cotta per lui, in un amica di penna, senza spezzarle il cuore.



 





 

POV Shin'ichi Kudō


«No, non sono affatto d'accordo! Queste ragazze, hanno comunque speso del tempo per scriverti Shinichi. Quindi, credo dovresti almeno avere la decenza di rispondere! E poi... non è sempre facile... confrontarsi con i propri sentimenti...» - ribatté Ran alla mia affermazione.
 

Pur mantenendo la mia vena d'orgoglio, ammetto di essere stato d'accordo con Ran. Infatti, semplicemente non lo ammisi, ma le lessi tutte man mano che arrivavano, dalla prima all'ultima. Gran parte di quelle lettere, erano da parte di membri dal mio Fan club, quindi mi bastava “inviare” loro un bigliettino, nella loro aula, per ringraziarle del loro sostegno, quasi dopo ogni partita. Quanto alle dichiarazioni d'amore... non volevo dare alle ragazze che mi scrivevano, false speranze, per questo ero sempre restio nel rispondere loro. Lo feci solo quando notavo, che si facevano parecchio insistenti o quando qualcuna di loro, prendeva coraggio, venendo a confessarmi apertamente ciò che provava per me. Mi trovavo davvero in difficoltà, in quei momenti, dovendo spiegare che non potevo accettare i loro sentimenti, perché avevo già, una ragazza di cui ero (sono) innamorato. Sarei potuto passare per un mostro o un'insensibile, ma sono tutt'ora convinto, sia meglio dare una delusione a qualcuno, essendo sinceri, piuttosto che mentire facendo vivere l'altro in un illusione – per questo, ho intenzione di raccontare a Ran tutta la verità, una volta che avrò risolto il problema dell'Organizzazione degli Uomini in Nero, una volta che saremmo tutti al sicuro –.

Tuttavia, di tanto in tanto, tra le varie lettere piene di complimenti ed elogi, alcune riuscivano davvero a colpirmi, lettere da parte di ragazze, che nel loro scrivere quanto per loro fossi, degno di ammirazione, mi incoraggiavano, si raccontavano, in maniera più profonda, quasi a voler stabilire un legame con me. Queste, erano missive, in cui decidevo davvero d'impegnarmi a rispondere, per ringraziare la mittente in modo più esteso. Visto che appunto, si erano prese del tempo, per raccontarsi a me, quindi trovavo giusto sdebitarmi, allo stesso modo.

Una tra queste, che mi stupì parecchio, erai Ōno Miyuki, della terza sezione del primo anno. Trovai la prima delle sue lettere, nell'armadietto delle scarpe, dopo un pomeriggio in cui mi ero trattenuto, più del dovuto, al campo da calcio della scuola, dopo l'allenamento, per fare qualche tiro, in vista di una partita che si sarebbe svolta qualche settimana più tardi. Non appena la trovai, mi accorsi subito che la ragazza che l'aveva lasciata era un membro del club di calligrafia. Sulla busta, la dicitura, era scritta con una biro di colore blu. La scrittura infatti, era davvero pulita ed aggraziata, ma quello non fu l'elemento decisivo, ciò che me lo fece notare, fu una piccola macchia di china, che si trovava sul retro della busta, che deve essere caduta sul piano di lavoro, su cui poi avrà poggiato la busta, senza rendersene conto. Presi la lettera con me e non appena arrivai a casa, la aprì e cominciai a leggerla. Come immaginavo, il testo era scritto con la china, e l'uso di un pennino, poiché il tratto era sottile, ma molto ben definito. La ragazza mi fece sorridere, si vedeva che aveva messo su carta tutti i suoi sentimenti, magari anche rimuginandovi parecchio su. La sincerità che traspariva dalle sue parole, mi portarono a decidere di prendere a mia volta carta e penna, per accogliere la sua richiesta di avere una risposta. Per l'ennesima volta, avrei dovuto deludere le aspettative, di un'ammiratrice, ma trattandosi di una lettera, sarebbe stato più semplice e decisamente meno imbarazzante, spiegarle, che purtroppo non avrei potuto corrisponderla, ma che in ogni caso avevo davvero apprezzato molto, le sue parole.

 

Scrissi sulla busta: To Ōno Miyuki-san, 1-C.
 

“Cara Ōno Miyuki-san,
Ti ringrazio davvero moltissimo per la tua lettera.
Non sono molto abituato a scrivere, quindi ti chiedo scusa se non sarò così spigliato, al contrario di te, fai parte del club di calligrafia, oppure di quello di letteratura? Mi fa piacere sapere che sei un appassionata di calcio e ti ringrazio dei complimenti, sei davvero gentile. E' vero, mi impegno molto questo, però non farò dello sport la mia carriera per il futuro. Lo sport per me è solo una preparazione, che mi porterà a realizzare il mio sogno, quello di diventare un grande detective; ma apprezzo molto il tuo sostegno Miyuki-san. Quanto hai tuoi sentimenti, sono lusingato, ma temo proprio di non poterli accettare, perché ho già una ragazza che mi piace. Mi dispiace davvero molto. Però, questo non significa che non possiamo essere amici. Ti va?
Potresti comunicarmelo con un'altra lettera. Ne sarei felice. Intanto, mi impegnerò al massimo, nella prossima partita. Ti ringrazio, nuovamente.

 

-Kudō Shin'ichi”

 

Quando la seconda lettera arrivò, ammetto che ne fui sorpreso. In fondo avevo pur sempre rigettato una dichiarazione, però stando alle sue parole, Miyuki, non era risentita, anzi, affermava di saperlo, di averlo capito, passando dal campo di calcio. Ripensandoci, in effetti, Ran passo a trovarmi, chiedendomi di tornare a casa insieme. Deve averci visto allora. Fui felice nel leggere che, seppur avendo pensato di riprendersi la lettera, alla fine non l'avesse fatto. Sarebbe stato davvero un peccato, e chissà avrebbe sofferto anche di più, convivendo con il dolore di non aver avuto neppure l'occasione, per dar voce ai suoi veri sentimenti. Ci scrivemmo per più di un anno, fino a quando non dovette partire per l'Europa a causa del lavoro dei suoi genitori, mi scrisse un'ultima lettera, spiegandomi che le dispiaceva partire, sopratutto perché questo avrebbe interrotto la nostra corrispondenza, “vecchio stile”. Di tanto in tanto, quando mi aggiro per la biblioteca, per rileggere uno dei romanzi, rileggo alcune delle lettere, e mi chiedo come stia o cosa stia facendo.

Non ho mai detto nulla a Ran di queste lettere, chissà se ha finito con il trovarle spolverando la biblioteca. Non credo, me lo avrebbe sicuramente detto, conoscendola. In ogni caso, non che ci sia stato nulla tra noi, quindi, perché tenerlo nascosto?

Bè... 
Ran non deve per forza sapere tutto sul mio conto... giusto?


 





 

 

POV Ran
 

Come mai mi sono ricordata di questa vecchia storia, dopo tanto tempo?

«Sono a casa!» - affermai, una volta tornata dall'allenamento di Karate. Andando a posare in camera mia, il kimono e la borsa, attraversando il soggiorno rapidamente e gettando il tutto alla rinfusa sul letto - «Ah! Ho proprio bisogno di fare una bella doccia...» - dissi, per poi slacciare la cravatta della divisa scolastica ed abbandonare anche quella con il resto, assieme alla giacca, sbottonando il primo bottone della camicetta.

Avanzai con calma in soggiorno e notai la casa decisamente troppo silenziosa, così processai un dettaglio a cui non avevo fatto caso, pochi attimi prima: nell'entrare non vidi né le scarpe di mio padre, né quelle di Conan, inoltre non vidi luci provenire dall'Agenzia investigativa, salendo le scale, quindi poteva voler dire solo una cosa: Erano usciti, senza dirmelo. In ogni caso, chiamai dal soggiorno ugualmente; Papà poteva essere a dormire nella sua stanza, ubriaco fradicio e con ancora le scarpe ai piedi, anche se non sentivo il caratteristico suono del suo russare, mentre Conan, poteva essere in bagno, poteva essersi sporcato le scarpe di fango giocando a calcio e questo era il motivo per cui, non erano all'entrata, nonostante non si sentisse rumore di acqua corrente.

«Otōsan? Conan-kun? Ci siete?» - chiamai ad alta voce, non ottenendo risposta.

Mentre avanzava in salotto, sul tavolo trovai un foglietto, con scritto:

To Ran-nēchan:
Ran-nēchan, il professor Agasa ha detto che ha un nuovo gioco da farci provare, quindi passerò la notte da lui. Se cerchi tuo padre è andato a giocare a Mahjong con dei suoi amici, ha detto di non volere la cena. –Conan”
 

Sorrisi, scostando i capelli dietro l'orecchio, prendendo il bigliettino. Per fortuna che Conan-kun, aveva pensato a me lasciando qualcosa che mi avvisasse dei movimenti suoi e di mio padre, che aveva semplicemente lasciato casa, addirittura lasciando le luci accese! Mi spostai, schiacciando una lattina di birra vuota, abbandonata sul pavimento.

«Huh?» - alzando lo sguardo, notai che il pavimento attorno al tavolo era cosparso di lattine di birra schiacciate, almeno un dozzina in tutto, quasi mi sentì mancare, tanto non credevo ai miei occhi - «Oh no! Uffa! Otōsan sei uno stupido!»

A dir poco di mal umore e borbottando su come finiva sempre con l'essere la stessa solfa, raccolsi tutta quella sporcizia e riordinai il soggiorno, buttando tutto nella spazzatura, sbuffando rumorosamente.

Mi diressi poi verso la camera da letto, prevedendo di trovare anche lì il solito disordine imperante. Come aprì la porta infatti, mi ritrovai di fronte la cabina armadio aperta, il letto sfatto ed indumenti sparsi ovunque, come calzini e cravatte, neanche in quella stanza fosse appena scoppiata una bomba nucleare.

«Tsk!» - sbuffai esasperata portandomi una mano alla fronte, ma rassegnandomi presto a dover mettere in ordine anche quella stanza - «Accidenti Otōsan» - mormorai - «Non devo controllare in questo modo neppure Conan-kun, e lui è un bambino delle elementari!» - mi lamentai, mettendo a posto le lenzuola e tutta la confusione, che albergava in quella stanza.

Quando ebbi finito, passai il braccio destro sulla fronte e sospirai sollevata - «Fiù... finalmente ho finito. Ora una bella doccia calda, non me le toglie proprio nessuno!»



Mi dissi voltandomi verso la porta e facendo per uscire, quando l'occhio mi cadde sulla scrivania che era posta nella stanza, sopra di essa vi era una busta rosa con sopra disegnato un coniglietto ed una scritta che recitava:
Per Edogawa Conan-kun

Accanto ad essa vi era invece una busta bianca semplice, già sigillata con su scritto:
Per Amane Miki-chan, 1-A.


 

Rimasi a bocca aperta per qualche secondo, fu allora che mi ricordai delle lettere che avevo trovato da Shinichi anni a dietro. Il ricordo di quel evento, ed la vista delle due lettere allineate sulla scrivania, mi fece tenerezza e sorrisi compiaciuta. Prima di spegnere l'interruttore, detti un'ultima occhiata verso il mobile, poi lo premetti e mi chiusi la porta alle spalle, andando nella mia stanza, per prendere l'occorrente per recarmi in bagno subito dopo. Avevo proprio bisogno di rilassarmi.

Mentre frugavo nei cassetti in cerca di un cambio, mi lasciai sfuggire una risatina dalle labbra - “Capisco... quindi anche Conan-kun è popolare tra sue compagne, eh?” - pensai tra me e me.

«Proprio come Shinichi.» - l'associazione, si affacciò spontanea nella mia mente, avevo avuto questo dubbio diverse volte, ma il mio intuito, finiva per dimostrarsi fallace; mi faceva davvero piacere, sapere che il piccolo Conan, fosse al centro di così tante attenzioni femminili, mi rendeva orgogliosa, proprio come una sorella maggiore - «Capisco, capisco» - continuai a ripetermi, mentre mi dirigevo canticchiando, verso la stanza da bagno, allegra e soddisfatta della mia nuova scoperta.











L'Angolo dell'Autrice:
Finalmente una One-short su una coppia diversa dal solito.
Mi andava proprio di scrivere qualcosa, anche di picciono sulla ShinRan, per quanto la coppia, per fortuna, non ha bisogno di Fanfiction
 
♡ 
o(◠‿◠)o  La EN n° 43 di Conan, mi è sempre piaciuta, soprattutto per la canzone di Mai Kuraki, ma anche le brevi clip, mi hanno colpito.
Quindi dopo aver rivisto le clip, ho voluto provare a buttar giù questa breve storia, di silenzi innocenti tra i due amici d'infanzia.   
Spero vi piaccia 








 

Riferimenti:
Ispirazione
•Ending n° 43, Detective Conan

Immagini
•Lettera della Kōhai  a Shinichi, Endng n° 43 - Detective Conan;
•Ragazza misteriosa, Endng n° 43 - Detective Conan





 

   
 
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