RETRASO DE VIDA
Il
ricordo che non si ha è sempre quello più bello da ricordare...mi
presento, sono il ricordo di Filippo, il ricordo di una giornata come tante ma
diversa da tante altre…sono colui che critica se stesso, io sono quello che si
ama, che si odia, che si deprime che si sente apprezzato e affascinante, sono
la coscienza sporca, le cattive intenzioni e la buona morale, sono l’ipocrisia
di dire che a puttane non ci andrò mai mentre il solo pensiero mi fa eccitare,
io sono quello che odia la destra estremista ma che nel profondo non sa niente
nemmeno della sinistra comunista. Rido di me stesso, mi elogio e a volte divento
tanti per creare discussioni, eppure sono sempre io, solo io, un’unica entità,
io sono l’anima…un’anima come tante altre, un’anima con segreti, con voglie,
desideri, ambizioni e tante….tantissime cazzate da raccontare…comunque, potete
chiamarmi Ego; ed ora mi svelerò a voi…
PIRRRRRRRRĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺ
PIRRRRRRRRĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺ !!!!!!!!!!!
Un ago
infuocato penetrò nell’inerme massa grigia di Filippo, tutto ciò non fece che
intaccare leggermente le difese immunitarie di quel corpo abbandonato tra le
dolci coperte…ma questo era solo l’inizio.
PIRIPIPPI
PIRIPIPPI PIRIPIPPIPI !!!!!!!!
PIRIPIPPI PIRIPIPPI PIRIPIPPIPI !!!!!!!!
PIIPPIPI PIRIPIPPI PIRIPPIPI !!!!!!!!
La
sveglia si frantumò a terrà, e il corpo tornò inerme. avvolto tra le lenzuola.
FILIPPO
SVEGLIA!!! SVEGLIA SFIGATO!!!! FILIPPO SVEGLIA !!!!! SVEGLIAAAAAAAA!!!!!!
Era il turno del primo cellulare, ormai la penultima prova da
superare, Filippo dopo ore di approfondito studio di tutte le funzioni del
cellulare era riuscito a creare una suoneria apposita per lui, era come una
doppia personalità; la sera il Filippo “coyote” cercava sempre nuovi metodi per
sconfiggere l’acerrimo nemico “beep – beep” che molto spesso riusciva a cavarsela nonostante
l’abbondanza di esplosivi…..però questa volta il Filippo “sveglio” aveva
escogitato un piano infallibile che tra poco si sarebbe compiuto….
Il
secondo cellulare iniziò a squillare….timidamente un pezzo di dito schiacciò il
tasto verde accettando
così la chiamata:
<<
Filippo!!!! Muoviti siamo
tutti alla stazione!!! Il Treno parte tra 15 minuti!!!! Svegliati!!!!! Filippo ti ricordo che l’esame lo devi dare! Sennò
devi andare a fare il militare!! Filiiii!!!! Bà…fai come ti pare… >>
<< Porc! >> improvvisamente le dolci onde del
letto si incresparono formando giganteschi cavalloni, da sotto si aprì una
voragine, il mare si piegò su se stesso partorendo un corpo da adolescente…la
vita!
<< Pronto Vania ?!?! Si! Si! Arrivo
subito…cosa??? No no sono
sveglio, sto facendo colazione, si si, ora arrivo,
dai! Prendo la macchina e in 3, 5 minuti sono alla
stazione non ti preoccupare ci vediamo là. A dopo >>
Finalmente!!! Apparentemente il
“Coyote” aveva vinto!!! Aveva catturato quell’orribile “beep-beep” e se lo stava già gustando!!! Con un po’ di
crema di carciofini tritati , come quelli che crescono nella casa in campagna
della nonna, e poi tutti quei palloncini verdi, rossi, magenta, neri! Ma il
nero è un colore??? Bella domanda, però il nero non
solo è nero ma bene o male i terremoti sono molto frequenti in uno spazio
ridotto grazie all’utilizzo delle forbici della luna….quelle belle tulle falle pille…sei un disgraziato! Uno sfaticato! Mi fai schifo! Mi
deludi! Mi fai ancora più schifo ogni volta che penso a te! Ma
guardati! Un’altra volta a letto! E dopo? Cosa fai? Dove
vai? Da dove vieni? Chi sei? Chi diventerai? Il lavoro? Troverai mai una moglie
o dovrai andare a Cuba per trovartela? La famiglia? Perché non fai palestra?
Guarda che fisico ti ritrovi! E poi devi pagare la multa! Un paio di pantaloni
nuovi no eh???
<< ghghgghghgg!! Unghhhh
zzzzz AAAAAA!!!!! >>
Filippo
riprese conoscenza, senza aprire gli occhi tastò sulla mensola sopra il letto
per prendere il cellulare, doveva sapere che ore erano, doveva
avere un minimo riferimento temporale, doveva sapere se poteva ancora riuscire
ad andare in tempo alla lezione o se sarebbe stato tutto inutile! Avrebbe
dovuto dialogare con se stesso per trovare un accordo che andasse bene sia al Filippo cosciente che a quello svogliato, probabilmente
avrebbe costatato che ormai il treno era partito e quindi avrebbe fatto meglio
a rimanere a letto, magari promettendo a se stesso di studiare nel pomeriggio
(cosa che avrebbe evitato con un’altra giustificazione); ma questa volta era
diverso! Doveva andare all’Università! Era l’ultimo giorno valido per
l’iscrizione all’appello di giugno e senza quell’esame sarebbe partito per fare
il militare!!! Si sentiva in dovere di onorare la
patria e il distretto militare nazionale privandoli della sua presenza.
Si alzò
con moltissima fatica, la schiena si svegliò pochi minuti dopo il resto del
corpo e fece sentire il suo urlo di disapprovazione, Filippo si contorse, si
stirò come fanno i gatti dopo aver dormito 18 ore in
una scatola di scarpe, rabbrividì, si scosse, si arruffò i capelli già arruffati,
aprì l’armadio e tornò a dormire.
Il
destino a volte è beffardo, ciò che accade a un singolo individuo è solo la
conseguenza di un’azione fatta da un'altra persona….
Annoiata,
Elena stava ascoltato la sua radio preferita perché in effetti è molto più comodo
ascoltare che pensare, però quel motorino che inchiodò davanti a lei non era
dello stesso avviso…meno male ci sono i riflessi!! Una
manciata di neuroni che nonostante siano per metà assuefatti dalla
musica o dalle cazzate radiofoniche riescono in un millisecondo a dire al piede
destro << guarda che se non freni ti schianti sul quel motorino che ha
appena inchiodato >> possono
salvare la vita di un paio di persone e possono svegliarne altre….
!!!
che inchiodata!!! Lo stridio delle gomme proveniente dalla strada sotto la
finestra dell’ultimo piano della palazzina svegliò Filippo che si gettò
fulmineamente fuori dal letto. Ormai era
troppo tardi, aveva vinto, era sveglio!!! Già stava
pensando al disastro che poteva accadere, al treno perso, al modo di arrivare
alla stazione il prima possibile, che ingrato! avrebbe
dovuto almeno ringraziare Elena per averlo svegliato!!! Ma le persone sono
maleducate al giorno d’oggi, nessuno più ha molto tempo da perdere in
ringraziamenti e lodi...vabbè.
Avrebbe
dovuto smettere di fumare! La mattina era uno schifo disgustoso…la bocca era
incollata di nicotina, il catarro mortale aveva invaso la gola e i polmoni, per
non parlare dei bruciori di stomaco e del muschio sui denti, insomma Filippo si
sentiva una pattumiera, si vergognava ma almeno lo ammetteva pure a se
stesso…con la mano destra iniziò a scavare tra fogli, figurine, fotocopie di
libri ormai persi, cartoline di amici lontani, pagelle di 2° superiore e una
varietà innumerabile di documenti di identità che avrebbe
ricercato verso Settembre (in particolar modo il passaporto) per poter andare a
visitare un altro pezzo di Mondo…ma in quel momento il passaporto era l’unica
cosa che non stava cercando; prese le sigarette, l’accendino un mazzo di chiavi
(probabilmente non quelle che stava effettivamente cercando) e il cellulare,
mise tutto nella tasca superiore dello zaino e si incamminò dondolando verso la
cucina.
Guardò
l’orologio della cucina; segnava le 8.05 ormai il treno delle 7,50 era perso però avrebbe potuto prendere quello delle 8.22 che
sarebbe arrivato teoricamente in orario per la lezione delle 9.30. La casa era
vuota, i genitori a lavorare e la sorella al bar per evitare un’interrogazione
a scuola, era solo in quella casa tranquilla,
illuminata placidamente dai teneri raggi mattutini, veniva quasi voglia di
sdraiarsi sul divano, fumarsi una sigaretta e farsi un sonnellino. L’idea
malsana sorse improvvisamente ma altrettanto velocemente se ne andò via, ormai
Filippo era sveglio…almeno fisicamente.
Prese una
bottiglia d’acqua dal frigo, bevve un po’ e si sbucciò una banana…troppa fatica
farsi il caffè o altre cose complicate. Durante i 20
anni trascorsi su questo pianeta Filippo aveva mangiato un numero immaginabile
di banane, probabilmente perché è il frutto che si mangia più facilmente e
velocemente, eppure non gli piaceva molto, preferiva un arancio o una pera ma
la banana era più immediata!
Dondolò
verso il bagno, si svuotò la vescica e si guardò allo specchio…che schifo!!! E tu avresti 20 anni? Ma
guardati! Hai a malapena dei peluzzi che ti spuntano
sul mento, hai un fisico da pensionato modificato dagli eccessi Bukowskiani del sabato sera, hai delle spalle da nuotatore
interrotto, belle spalle ci mancherebbe ma non è con le spalle che ci si fa strada, al massimo si può dare un po’ di spallate ma
finisce lì la cosa., per non parlare delle occhiaie, ma guardati sembri un
drogato ancor più di quello che sei! In effetti fai un
po’ schifo…se non andassi a letto tutte le sere alle 4 della notte (o del
mattino) non avresti quei borsoni da calcio sotto gli occhi…occhi azzurri,
profondi, quasi belli, peccato per il naso, praticamente un veterano di guerra,
a forza di pallonate e gomitate è diventato una patata; e poi questa dermatite
lungo le guance, ricordi che ti chiamavano “Vinello” ??? sembri sempre ubriaco
(anche quando non lo sei) e il dottore diceva che era solo uno sfogo
adolescenziale…già lo diceva 8 anni fa; i dottori non capiscono un cazzo! come quell’operazione che ti sei dovuto fare ai piedi perché
li avevi piatti come i paperi…l’unica cosa che ci hai guadagnato è che quando
lasci le impronte sul cotto in piscina hai il profilo di tutti gli altri piedi,
almeno prima avevi qualcosa di particolare da sfoggiare, ora sei simile a tanti
altri, vuoi fare il “tipo”, quello particolare, il ragazzo genuino, “non
costruito”, e pensi di farlo vedere solo perché hai questa paglia in testa!!!
C’hai messo 1 anno a farti crescere i capelli in questo modo, capelli lunghi
biondi che avrebbero bisogno di un po’ di balsamo o al massimo di uno shampoo
che raccogli in un patacchino con un laccino sempre
più liso, non si sa se ti sei ispirato al film di Kevin Costner,“Waterworld” o a
Beckham…dici agli altri e a te stesso che non vuoi mai copiare chi già
piace ma alla fin fine ti scordi di dire che al mondo c’è anche tanta
ipocrisia, no???
Filippo
dopo essere rimasto per un paio di minuti a fissarsi allo specchio cercando di
riuscire a non pensare (è una prova che fa da quando ha 5
anni, praticamente cerca di provare di
tentare a non pensare però non ci
riesce mai perché mentre tenta di fare l’esercizio pensa al fatto che sta
cercando di non pensare e di conseguenza non riesce nell’esercizio, anche se
non sa che basta guardare la televisione per riuscirci). Ripresosi dalla catalessi si sciacquò sotto le ascelle, si gettò dell’acqua
fredda sul viso e si ripromise di lavarsi i denti prima di andare a dormire
(sapete già come andrà a finire). Bello improfumato barcollò nuovamente verso la camera da letto:
entrare in camera sua non era un’impresa semplice, si doveva fare attenzione a
non inciampare nei joystick della play station
o in vari indumenti oppure in alcuni casi si poteva rischiare un attacco
di panico da caos, in quella stanza ogni riferimento spazio temporale andava
perduto, e l’artefice di tutto ciò era orgoglioso di cotanta bellezza
artistica! (probabilmente l’arte viene usata solo come
pretesto per sporcare e non rimettere a posto…) ma così non la pensavano molte
altre persone…un genio incompreso; questa società grazie a Dio (o chi ne fa le
veci) non ha bisogno di geni incompresi.
Prese lo
zaino, ci infilò il lettore CD, un paio di CD, una penna (che sarebbe andata persa), un paio di fogli
di carta (probabilmente importanti, tipo bollettini da
pagare, multe, raccomandate, letterine d’amore di 3° elementare….Filippo odiava
sprecare la carta) e il libro di Storia Del Giornalismo che non avrebbe mai
letto, lo portava soltanto per fare “massa” nello zaino, lo stesso zaino che
aveva da 9 lunghi anni, un residuato bellico che aveva
fato il giro del mondo insieme a lui, probabilmente il suo migliore amico o al
massimo il suo miglior regalo ricevuto visto che era durato più di tutti (anche
del motorino). Chiuse lo zaino, apparentemente un gesto sensato ma
effettivamente inutile visto che rimaneva ugualmente
aperto, e si diresse verso l’armadio; la sfida stava per iniziare.
Aprì il
grosso armadio bianco e iniziò a rovistare tra i vestiti. L’80% di quei vestiti
risaliva a 10 anni fa e quindi la scelta ricadeva
automaticamente sul restante 10% (L’altro 10% erano testimonianze di tutti gli
sport praticati da Filippo, come racchette da Tennis, scarponi da sci,
parastinchi, occhialini da nuoto, cuffie, spazzole da curling….). Tra quel 10 %
venivano esclusi automaticamente i maglioni e le felpe,
(a Giugno non conviene a meno che si abbia problemi di circolazione…) le camice
del sabato sera, i pantaloni del sabato sera, la cintura del sabato sera, la
maglietta della domenica mattina e la cravatta mai usata. Il resto era nella
cesta della lavatrice quindi non perse nemmeno troppo tempo a scegliere, prese
un paio di pantaloni larghi come piacevano a lui, una maglietta di cotone a
maniche lunghe e una maglietta celeste con raffigurato il “Che” che mise sopra
la maglietta di cotone a maniche lunghe. << Sei un comunista! >>
<< Barbone! >> << Basta con questo “Che”! >> <<
perché hai Pavarotti sulla maglietta??? >>
queste erano le frasi che sperava di sentirsi dire…perché aveva già la risposta
pronta per ognuna delle seguenti offese, le aveva scritte in un foglietto un
po’ di tempo fa quando una sera chiese a una ragazza tutta bella imbalsamata un
accendino, lei fece una smorfia di dolore come per dire << ok ti concedo
un po’ del mio tempo e in più ti offro un bel sorriso…contento comunista??? >>,
gli diede l’accendino gli fece il sorriso promesso e dopo qualche minuto gli
diede uno schiaffo; la risposta di Filippo fu << ma che strane queste
ragazze prima ti sorridono, ti sembrano amiche, interessate, disponibili e poi
alla prima mossa che fai per conquistare un po’ del loro corpo e della loro
anima ti menano >>, da quel momento in poi Filippo capì che molte persone
devono essere amici delle altre persone per dominarle; anche se pur con
tremenda fatica, stava crescendo.
Stava
lentamente riprendendo le sembianze di un essere umano ora mancavano un paio di
accorgimenti però era quasi pronto per essere
inghiottito dal mondo esterno. Doveva avere un aspetto accettabile, non si
doveva vergognare di come era vestito, se aveva
l’ascella commossa o un po’ di farina sui pantaloni neri (lui diceva sempre che
era farina!!!), insomma doveva sentirsi a posto, pronto a relazionare con altri
individui, a lui erano sempre piaciuti i giochi di ruolo!
Si mise le scarpe e tornò in cucina, questa volta con un passo
un po’ meno orchesco, e si mise in piedi al centro
della stanza; tornò indietro. Si ricordò che doveva guardare l’ora in cucina e
tornò nella stanza, si mise a fissare un’ape che era entrata dalla
portafinestra della cucina, tornò in salotto…<< già devo vedere che ore
sono! >>, ripassò dalla cucina,
questa volta si ricordò di dare un’occhiata all’orologio
appeso sopra il frigorifero e si decise ad uscire dalla comoda pancia della
mamma.
Mentre
scendeva rapidamente le scale, Filippo, stava riflettendo su come arrivare alla
stazione; c’erano varie alternative, tra cui la
macchina, l’autobus, la bicicletta ed il motorino. Essendo il motorino semi
distrutto optò per la bicicletta. Bene o male andare
in bicicletta risveglia un po’ il muscolo, ti fa godere la mattina, ti rinfresca
la faccia, ti fa sudare appena sveglio, ti fa respirare tutta la merda gassosa
che cagano le macchine, ti fa passare da
deficiente…insomma un sacco di belle cose.
Mentre
pedalava affannosamente attraverso il lungo viale che portava alla stazione, Filippo
ascoltava un paio di canzoni con il lettore CD che ad ogni buca iniziava a singhiozzare, sussulti d’angoscia
provenivano da quel povero lettore che ne aveva sopportate parecchie. Anche se
tutto sommato la vittima preferita da Filippo era il cellulare: se Filippo
aveva in mano 34 oggetti diversi e ne cadeva soltanto
uno, possiamo dire con assoluta certezza che si trattava del cellulare. Ogni
volta che si sentiva un rumore come un’esplosione di qualcosa, era il cellulare
che si faceva tutta la rampa di scale, ogni volta che il cellulare si infrangeva per terra e Filippo stava imprecando
ferocemente…bè in questi casi era perché stava
provando a mettersi in contatto con Veronica, padrona ufficiale del cuore e
dello stato d’animo di Filippo.
Poverino,
in effetti fa un po’ pena; continua a ripetersi che in
fondo non può essere innamorato; LUI NON SI INNAMORA: MAI!!! Eppure certe volte
ci pensa; pensa a quel nome, a quel sorriso, a quello sguardo meraviglioso che
ha lo straordinario potere di metterlo di buon umore, di farlo volare, di
fargli amare questo Mondo del cazzo, basterebbe poco per fargli mettere la
testa a posto: un bacio, un abbraccio, un paio di paroline dolci….Ma evidentemente non sono fatti l’uno per l’altra, troppo
simili? Troppo diversi? O più semplicemente lui le fa schifo…cosa abbastanza
probabile; ma è proprio vero che alla fine quello che si crede amore
impossibile una volta raggiunto diventa un amore
banale, una tappa ormai raggiunta, superata, già vista, già provata….ma
comunque raggiunta! E chissà cosa darebbe Filippo per raggiungere quella
banalità che non riesce ad avere; mai una storia seria, mai una litigata seria, mai una scopata seria, mai una banale vita da non single,
mai niente di niente. Aveva quasi vent’anni, aveva perso la verginità a 16 anni era tornato vergine da un anno per cessazione di
attività, non aveva ragazze alla sua portata, o mirava troppo in alto e non ci
riusciva oppure mirava talmente in basso che il secondo giorno non si faceva
più sentire perché si schifava da solo; ma prima o poi qualcosa dovrà pur
cambiare! Da qualche parte ci sarà pure una ragazza che corrisponde alle sue
esigenze…una ragazza sveglia, dolce, non appiccicosa, gelosa, un po’ casinista
come lui, una ragazza con cui riuscire a fare un discorso abbastanza serio
(usando almeno il 10% del vocabolario italiano) , una
ragazza con delle idee, dei sogni…e poi…castana, occhi verdi, pelle scura, viso
dolce, seno abbondante e sempre pronta a dargli uno schiaffo anche quando non
ce n’era bisogno, per il solo gusto di farlo…bè tutto
sommato quella di Filippo era una missione impossibile e il problema era che lui non aveva nemmeno
un millesimo del talento che ha Tom Cruise quando riesce a bloccare un
elicottero con una chiave inglese e contemporaneamente intona l’inno della
Moldavia, non era ancora arrivato a tanto quindi la missione di trovare quel
tipo di ragazza era abbastanza improponibile.
Eppure
Veronica aveva poco a che vedere con la “ragazza ideale” di Filippo; bionda,
occhi color nocciola, lineamenti longilinei, magra, pelle d’un bianco
candido…piatta come una tavola da surf…effettivamente
le due descrizioni non coincidono ma a Filippo piaceva da morire, anzi si può dire che a livello emotivo era morto, ridotto allo stato
larvale, cercava di non pensarci ma inevitabilmente c’era qualcosa che lo
riportava alla sua amata irraggiungibile. Il nome Veronica è proprio bastardo, in quanto spesso viene abbreviato con “Vero”…e sapete quante
volte Filippo diceva e si sentiva dire la parola “VERO!” ???…..bè tantissime volte…un disastro!
Come
avrebbero fatto i grandi poeti a partorire ciò che hanno partorito, se la donna
amata avesse ricambiato i loro sentimenti??!? Un disastro completo!!!
Leopardi
con Silvia disponibile, sarebbe emerso dal suo terrorizzante covo opprimente e
si sarebbe dato alla bella vita iniziando a frequentare i migliori club privè
di tutte le marche diventando in pochissimo tempo un avido e potente magnaccia
della costa adriatica;
Dante una
volta aver dato sfogo a tutti i suoi desideri più controversi con Beatrice, per ovvi
motivi all’inferno, si sarebbe fermato a raccontare la Divina Commedia fino al
secondo Cerchio, dove probabilmente avrebbe descritto una grande inchiappettata
generale di tutti i più grandi personaggi lussuriosi della storia, da Cleopatra
a Beatrice (si! quella di Dante), da Adamo a Eva,
dall’uomo che ha inventato le riviste porno a quello che per primo le ha
comprate (probabilmente la stessa persona)…insomma la grande Divin Commedia sarebbe finita in un grande baccanale alla decima
pagina…
L’illusione
di aver bisogno di una Musa ispiratrice per dar fuoco a
quella latente fuga di gas che da anni si vantava di avere, era giusto
un’illusione; niente più. Però era decisamente comodo
avere una determinata scusa. << oooo non sono
riuscito a raggiungere l’obiettivo della mia vita, vabbè ma mica è colpa mia!
È colpa della Musa che non voleva stare con me >> …si,
decisamente troppo facile Filippo.
Poveretto,
intrappolato in una gabbia costruita da lui stesso, schiavizzato da un suo stesso
sentimento, alla continua ricerca di un sostituto di quello che non può avere,
e anche se si illude di aver trovato un’altra per cui
battere la testa contro un muretto ecco che i suoi teneri e misteriosi occhi
riaffiorano in una folla di gente, lo abbagliano, lo riportano alla realtà, gli
ricordano che lui senza quegli occhi, quel sorriso, quella voce non può stare,
che lei si sbaglia, che sono fatti l’uno per l’altra, non riesce a capire cosa
effettivamente lo attragga di lei, cosa riesca a farlo balbettare, a non fargli
dire ciò che vorrebbe dire, a ipnotizzarlo, forse è quel mistero che si annida
in quegli occhi tanto profondi quanto letali, forse è lui stesso che si è
creato quel mistero…è sempre stato abbastanza attirato “dall’invisibile”, da
tutto ciò che non è immediatamente chiaro…e lei probabilmente appartiene a
questa categoria. Con la sola differenza che non si tratta di una leggenda Atzeca, dell’AREA 51 o di un
vecchio libro di leggende Medioevali…lei è viva, lei è lì che lo fissa senza
sapere che un suo sorriso può aprire uno squarcio nel cuore, lei se ne sta lì
su quel trono, ingenua; senza essere a conoscenza del suo potere, continuando a
distribuire sguardi dall’effetto di mille orgasmi, continuando a dare speranza,
disperazione, e a colorire un po’ questi scialbi vent’anni.
Filippo
spesso si rifugiava in un’immagine che nella sala dei suoi ricordi stava dietro
un teca di cristallo protetta dai migliori allarmi in
circolazione, neanche la Gioconda poteva competere col sistema di sicurezza presente
in quel cervello bacato. E quell’immagine, bè
l’affresco più bello di tutta la sua vita sentimentale, lui aveva tentato di
baciarla, lei si era scansata, lui sconsolato si era appoggiato a un muretto e
faceva finta di ascoltare le scelleratezze di una schizofrenica limitata
cerebralmente che disquisiva sull’utilizzo o meno dei fagiolini nel coniglio
arrosto,lei si mise accanto a lui e lentamente fece
scivolare la sua testa dorata sulla sua titubante spalla, lui trattenne il
fiato…aveva raggiunto il suo obiettivo, lì si accorse di esserne innamorato,
senza nemmeno baciarla…si rese conto che quando una cosa trascende da tutto,
allora quella cosa è vera…vero?
Vero?!
Cazzo…
Finalmente
era arrivato alla Stazione.
Incastrata
la bicicletta in mezzo ad un paio di scooter, Filippo si sistemò un attimo e
iniziò a preparare i soliti 5,20 euro del biglietto del treno; a dire la verità, ufficialmente, avrebbe dovuto avere l’abbonamento mensile ma quando “la su Mamma” (con la “M” maiuscola perché sarebbe da farle
un monumento) gli passava un cinquanta per l’abbonamento lui mica li investiva
in droga come fanno tutti i bravi ragazzi di oggi; né tantomeno comprava il
mensile (c’era da dirlo?), semplicemente quei cinquanta si volatilizzavano in
cazzatine: un panino là, un pacchetto di sigarette lì, una ricarica da 25 al
cellulare di qua uno smarrimento di portafogli di qui…ovviamente se avesse
speso il cinquanta per l’abbonamento avrebbe risparmiato rispetto alla cifra
che spendeva ogni mese per il treno (5,20 al giorno per 4 giorni la settimana,
per 4 settimane; contro i 40 euro dell’abbonamento mensile…un affarista
insomma! ), ma fare i calcoli è noioso e poi si sa
sempre come va a finire.
Comunque
nonostante questa smania di “bruciare” i soldi che aveva tra le mani, Filippo
si era da sempre dimostrato un ottimo affarista; addirittura fin dai tempi
delle scuole medie si vedeva la sua predisposizione a guadagnare, a
risparmiare, a vendere, ad essere taccagno; pensate
che in seconda media diede vita ad un piccolo club che non offriva altro che la
tessera del club fatta rigorosamente al PC di casa (quel buon caro vecchio
486!!!) e quindi di grande effetto su quelle menti primitive degli anni
Per 3 lunghi anni organizzò tornei su tornei, inizialmente
c’erano poche squadre ma al terzo anno di attività gli iscritti erano più di
200; a questo punto Filippo si prese una specie di segretario tuttofare che si
accontentava di non pagare la sua quota di iscrizione. (contento
lui…) Il povero Tommaso Lotti, un bonaccione un paio d’anni più grande di
Filippo, lavorava per il solo gusto di farlo, Filippo vedeva in quel
giovincello (più grande di lui) un giovane dalle ingenue speranze che ignorava
la mostruosità di quell’industriale senza né scrupoli né sentimenti che era il
suo capo, a lui bastava divertirsi e conoscere altri spassosissimi amici per
poi giocare altrettante spassosissime partite senza pensare né ai soldi né
tantomeno ai premi (o inesistenti oppure riciclati dalla soffitta). A questo
punto il freddo calcolatore, colui che aveva bramato
solamente soldi su soldi, il peggior
nemico del calcio, lo sfruttatore della più grande passione sportiva mondiale,
riconobbe le sue colpe e mollò tutto a metà dell’ultimo torneo (i soldi li
aveva già presi nella pre-iscrizione…un caso??), lasciò tutto al buon Tommasone e si dedicò ad una rurale e appagante vita
contadina lontano dai trastulli politici dell’epoca e lontano dalle fameliche
voci di Roma, rimase un punto di riferimento per alcuni circoli letterari
legati alla tradizione, ma come tutte le cose, il tempo trascinò pure lui e
tutte le sue opere nell’oblio; eccezion fatta per alcuni frammenti di scritti e
testimonianze che possiamo analizzare e usare come punto di riferimento per
studiare le sue opere.. *
* Devo smetterla di scrivere mentre
studio latino…
Dicevano
che era ancora un bambino, uno immaturo, che non pensava alle ragazze, che non
pensava a vestirsi alla moda, che non usciva il sabato
pomeriggio in centro a fare la fossa su e giù per i negozi…avevano ragione! Era
ancora un bambino, un Fanciulletto e
nonostante fosse in seconda superiore non si preoccupava della sua
effettiva età ma si limitava a vivere in un mondo di fantasia, di sogni, di
eroi e di speranze…poi l’anatroccolo crebbe e divenne uno schifoso cigno… c’est la vie!!!
A testa
bassa Entrò nella grande sala della stazione, gli venne spontanea una risatina
ironica quando passò davanti alla fila di decine di persone che non sapevano
che i biglietti si possono comprare anche all’edicola; alzò gli occhi per la
prima volta verso l’edicolante e azzardò la frase -il
solito!- il ragazzo dell’edicola lo guardò come si guarda una gatta partorire
(con disgustoso interesse) e gli rispose -l’unità??- . Filippo alzò le spalle,
provò a rispondere ma le parole non gli uscirono di
bocca, emise solo un sibilo che poteva sembrare un - ehmm
si….uhmmm…si….va bene- . Pagò “l’unità”, imprecò e si
mise a fare la fila per il biglietto e pensò << stupida maglietta del
“Che” >>.
Guardando
una Mamma (pure questa con la “M” maiuscola) che reggeva 3
pulcini di un paio di anni pensò quanto
fosse ingiusto il fatto che lui si ritrovava con un giornale che non avrebbe
mai letto e per lo più senza il suo biglietto; constatò di essere stato fregato
dalla mancata prontezza di riflessi nel rispondere all’edicolante quindi si
avviò verso i binari sprovvisto di regolamentare tagliando di viaggio
burlandosi della legge.
Si
sentiva in passerella, bene o male anche se non era un modello
veniva notato dalla capigliatura: era impossibile non fare caso a quei capelli
biondissimi raccolti in quel ”bulbo” dietro la nuca, non lo voleva riconoscere
a se stesso ma era contento di sentirsi osservato, anche solo per essere preso
per il culo.
Guardò
l’orario del treno un paio di volte e si avvicinò
(casualmente???) ad un gruppo di ragazzette, che a differenza sua a Firenze
andavano per uno scopo ben preciso: Shopping;
il più nobile e antico hobby femminile,
conseguenza del più nobile e antico lavoro femminile (non sono
maschilista ma provatemi il contrario!!!).
Cercando
timidamente di incrociare gli sguardi delle ragazze si accostò ad un palo. Esitò un attimo, osservò attentamente la base
della colonna e pensò tra se e se <
La Notte precedente
due loschi figuri
- Oh! Io
devo pisciare, tienimi la panchina calda-
- ma chi vuoi che te la prenda? Siamo solo io
e te in questa merdosissima stazione!-
- intanto
questa merdosissima stazione ci fa da casa da un
mesetto abbondante, sempre meglio questa merdosissima stazione di quella casa
dei tuoi con la piscina, i campi da tennis e tutti quegli schiavi scicchettosi che ti giravano per casa -
- ma sentitelo! Parla quello che aveva un lago e una metà
riserve di caccia di tutta la Toscana -
- ormai
non più, non apparteniamo più a quella vita di falsi ideali, ormai apparteniamo
alla strada…senti hai già guardato in quella pattumiera? Mi sembra di sentir
odore di mortadella-
- ora
vado a controllare -
-
bravo! Mentre te
rovisti io piscio –
qualche minuto dopo
-
a che bella pisciata!!! Heheheheh -
- che
ridi???.
- no niente…hihihihihi -
- e dai
dimmelo! Che hai da ridere??? Sei già sbronzo??? Il
vino dove l’hai trovato?? Taccagno spartisci!!! -
- macché
sbronzo e sbronzo, ho solo fatto uno scherzetto a un futuro idiota -
- hai
ancora pisciato su tutta la colonna vero??…che
stupido, ma spiegami per quale motivo lo fai… -
- hihihihi, come hai fatto a indovinare???
Scusa eh!? Così quando quei figli di papà tutti scicchettosi
con i loro bei pantaloni di marca si appoggeranno alla colonna solo di schiena
per evitare di sporcarsi di piscio il loro bel culetto rasato e profumato lo prenderanno in culo! Quei fottutissimi bastardi! -
- te sei tutto matto! Non dovevamo interrompere le sedute
dallo psicologo, sei in un periodo di forte transizione emotiva
probabilmente è il tuo senso di frustrazione che ti spinge a queste azioni non
controllate –
- ma
sentitelo!!! Ora
solo perché ha 2 lauree in psicologia si permette di dar giudizi! E poi
ho smesso di venire da te perché mi facevi pagare!!!
Ma scusa eh! Siamo cugini! Bel parente del cazzo….a proposito hai trovato la
mortadella? –
- No! Ma
in compenso c’era una scatoletta per i gatti lasciata a metà -
- vitello
o pollo? -
- anatra,
meglio così no? Almeno non ci pigliamo né la mucca pazza né la diossina -
- ottimo,
ottimo…-
L’altoparlante
vomitò l’imminente arrivo del treno, Filippo si avvicinò alle ragazze per prendere posto nel loro stesso vagone; la sua tattica era “un passo alla volta, un passo piccolino”,
un approccio fatto di sguardi e piccoli cenni che sfociava in una pagliacciata
del pirla (in alcuni casi anche non cercata) che gli permetteva di creare un
ponte tra la sua persona e la/e vittima/e designata/e.
Magari
poteva provare a conoscere quella morettina con gli occhi vispi da cerbiatto,
anche se la biondina-bambolina non era niente male, comunque la peggiore di
tutte era decisamente quella in mezzo con quel bullone
al naso e quel viso da perenne incazzata anche se a pensarci meglio dava
l’impressione di poterci fare dei discorsi interessanti. Ripreso dalla catalessi si girò lo zaino sul davanti…puzzava di piscio.
Il treno
della mattina puzzava di alcool, o forse era il Filippo
della mattina che puzzava di alcool, ora non ricordo bene comunque c’era un
gran puzzo di alcool in quel treno. La cosa meravigliosa del treno è che tutte
quelle persone accovacciate nei loro scomodissimi sedili erano tutti uguali!
Non si faceva distinzione né di razza né di classe sociale…erano tutti
incazzati allo stesso modo! Evidentemente non tutti fanno il lavoro che
vorrebbero fare, ma se fosse così vi immaginate quanti
ginecologi, calciatori (solo famosi però), grandi fratelli, presidenti del consiglio
etc etc ci sarebbero a
giro??? Chi pulirebbe più il sangue sulle strade? Cioè almeno un paio di
persone dovrebbero fare gli spazzini! È una cosa
giustissima, anche se non lo vogliono fare qualcuno lo
dovrà pur fare…e che cazzo! Sempre a lamentarsi che non c’è lavoro e poi ci
incazziamo se un Keniota arriva in Italia e va a lavorare come spazzino!
Ogni
faccia presente in quel treno nascondeva una storia, delle avventure, dei
rimpianti, delle tragedie, della merda… ma questo a Filippo non interessava, ormai
la sua attenzione e il suo sguardo erano incentrati in un unico punto: LEI.
Ormai le
tre ragazzette erano state dimenticate, una luce, un segnale divino (o
alieno?), un fulmine globulare lo aveva investito in pieno, stava arrancando
nella sua piccolezza di essere umano; la sua imperturbabile espressione
mattutina si era trasformata in una paurosa meraviglia. Era completamente
paralizzato, non riusciva quasi a respirare, non riusciva nemmeno a tentare di
respirare, era come se tutte si fosse pietrificato che
il tempo non esistesse più; un’altra dimensione lo aveva avvolto e se lo stava
portando via. Il treno partì, Filippo vacillò dal contraccolpo, si scosse un
attimo, e tentò di emettere alcuni suoni soffocati che a orecchi attenti
potevano sembrare un: << è libero questo posto? >>. La risposta non
si fece attendere: << scusa? >> . La
melodia che quelle meravigliose labbra suonarono in faccia a Filippo non fecero altro che drogarlo ulteriormente, era entrato nella
fase di overdose.
Mise la
mano dentro allo squarcio dello zaino e tirò fuori il
“non-suo” caro lettore cd (era in prestito indeterminato), si mise le cuffie
facendo attenzione al “R” e “L” nelle cuffie e lo accese…o meglio, cercò di
accenderlo ma la bestia non dava segnali di vita, eppure poco fa funzionava?
Forse non avrebbe dovuto farlo cadere tutte quelle volte, forse avrebbe dovuto
trattarlo meglio o più semplicemente avrebbe dovuto comprare un paio di
batterie nuove; ma questo lui non lo sapeva e dopo un’imprecazione interna
ripose il lettore cd nell’oscurità del suo zaino.
Non
sapeva cosa fare, si sentiva un idiota; si girò intorno e ne ebbe la conferma:
in 20 posti dello scompartimento dieci erano liberi,
tre occupati dalle ragazzette, altri cinque da esseri umani e i restanti due da
lui e dalla visione. Effettivamente avrebbe anche potuto evitare di sedersi
accanto a lei con tutto quello spazio a disposizione, e forse il Filippo timido e timoroso lo avrebbe immediatamente
notato e avrebbe assunto una colorazione simil
sangue; ma non quel Filippo! Ormai si era sparaflashato davanti a lei iniziando ad analizzare ogni singola cellula
epiteliale, ogni respiro e ogni sguardo che inevitabilmente gli veniva lanciato come per dire “ perché mi guarda così? Ho
qualcosa sulla faccia? “. La dea aveva due smeraldi al
posto degli occhi, capelli liscissimi di color nocciola, che sfioravano le
spalle, lineamenti dolci e carnagione scura.
Quel suo
profondissimo sguardo contornato da una bozza di matita si stava socchiudendo,
lentamente la vita sembrò lasciare teneramente quel magnifico corpo; e lasciarlo lì a sfidare le intemperie, i secoli, le
devastazioni naturali.
Era come
in una teca di cristallo, lei Biancaneve e lui il Principe Azzurro; ma ormai
chi crede più alle favole?
Filippo
scese con lo sguardo lungo quel piccolo naso e si soffermò su quelle labbra non
carnosissime ma indubbiamente molto sensuali. Non ce
la faceva più stava per scoppiare, lei era lì. Era la ragazza che aveva sempre
sognato, il suo irraggiungibile ideale era lì davanti ai suoi occhi che si
stava addormentando, quest’occasione non l’avrebbe persa. Carpe Diem! Non avrebbe fatto lo stesso errore della bresciana di
un anno fa al campeggio, non avrebbe ripetuto la figura di merda di capodanno,
questa volta no! Niente scuse! Niente mancamenti! Niente di niente! Questa
volta doveva farcela, doveva almeno tentare così la sua coscienza non l’avrebbe
punzecchiato per i prossimi 50 anni e se in un
improbabile e lontanissimo futuro avrebbe avuto dei figli o nei peggior dei
casi dei nipoti si sarebbe potuto pavoneggiare su quella mattina in treno, che
avrebbe cancellato immediatamente il bacio rifiutato alla ragazza di Brescia
dopo due settimane di tentativi senza una valida giustificazione, un
meravigliosa nottata in albergo passata a massaggiare una ragazza che alle
quattro di notte decise di tornare in camera prendendolo in giro giustamente la
mattina dopo etc etc…
Aveva una
dolcissima collanina argentata che terminava in un cuoricino il quale si
affacciava timidamente sulla scollatura di quella maglietta aderentissima che
metteva in risalto le belle forme della Dea. Purtroppo dal busto in giù non
poteva prendere delle misure esatte, non riusciva a capire quanto potesse
essere alta (o bassa) ma a occhio e croce non sembrava una cima; dimenticata
l’altezza si soffermò sull’unico lembo di pelle visibile oltre al collo (anche
la faccia visto che non aveva alcun passamontagna), si
mise a osservare amorosamente quel tenero sperone infilzato nell’ombelico, non
era certo il massimo ma addosso a lei stava benissimo, la rendeva ancora più
preziosa. Più giù c’era solo banalità e istinto, oltre
a un paio di Cavalli ma questo a
Filippo non interessava, almeno non ora (è pur sempre un uomo…non sono un
femminista ma provatemi il contrario!) e tornò avidamente a quel faccino
assopito. Tre sedili più dietro le tre ragazzette si stavano finendo dalle
risate guardando quella specie di abominio formato da nervi, muscoli, sangue e
acqua ammassato dinanzi alla Dea sopita.
Il
respiro in preda ad una tremenda paralisi, lo portò a estrarre automaticamente
il quadernaccio puzzolente, dentro lo zaino.
Iniziò a
fissare le chiazze di caffè di quel Moleskine
giallognolo, come se ogni volta che lo tirava fuori dalle profondità del suo
zaino le macchie dovessero sparire o cambiare forma…no! Erano sempre le solite
macchie amarognole incrostate di caffè.
Era
pericolosissimo aprire quel quaderno, Filippo iniziava a guardare i suoi
fumetti, che faceva durante le ore di lezione, li leggeva
con la stessa fame dell’accanito fan di un famoso mangaka,
invece l’autore era lui…ed era sempre lui l’unico lettore di quegli schizzi,
che a lui facevano tanto ridere. Intendiamoci, Filippo
scriveva fumetti per ridere, cioè! Lui si faceva i fumetti e ci rideva
sopra…capite? Lo faceva per se stesso evidentemente non aveva capito un cazzo.
Avrebbe voluto farli leggere a Veronica, ma visto che
non riusciva ad avvicinarsi a meno di cinquanta metri dall’ignara ragazza
(causa alterazione della personalità chiamata dagli psichiatri…schizofrenia),
questa ipotesi venne scartata, migliaia di volte scartata.
<<
Chissà se avesse riso >> …<< o cazzo, ho detto “avesse” che merda,
stamani sto proprio male>> Filippò sbadiglio
lentamente, e si soffermò su una poesia, era quella che cercava…diede un’ultima
occhiata alla gente ormai privata di ogni interesse, seduta su quel trenaccio sfigato e si dedicò a Charlie.
E
così vorresti fare lo scrittore???
Se non ti esplode
dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e pretenzioso, non farti consumare
dall’auto-compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.
non c’è altro modo.
e non c’è mai stato.
C.Bukowski
<< Cazzo >>,
esclamò Filippo. Il ritmico rumore del treno che correva sui binari aveva un
potere vagamente ipnotico sulle palpebre del ragazzo che non impiegò molto ad
addormentarsi.
Il
risveglio fu improvviso, un respiro strozzato trasalì dall’umida bocca del
ragazzo, gli occhi si rifiutavano di aprirsi, fece un ultimo sforzo, il cuore
sembrava voler uscire dal petto, sentiva ogni particella di adrenalina
scorrergli attraverso il corpo, era in uno stato pietoso.
<< hey tu! Ragazzo! Devi scendere >> << uh!?! Che…ma…che c’è?
>> Il capostazione continuò a picchiettarlo in testa con l’agenda.
<< forza forza sei
arrivato…>> << dove? >> << Firenze S.M.N >> il ragazzò
si svegliò tutto d’un colpò, si alzò di scatto, un
ginocchio gli fece fare un lancinante urlo interno. Era tutto passato.
Il
ragazzo saltellò fuori dal vagone, fece due passi e si fermò grattandosi la
testa e guardandosi indietro. Una mandria di Giapponesi lo stava raggiungendo,
lo avrebbero sicuramente inglobato.
Decisamente troppo faticoso opporsi, il ragazzo si accese una sigaretta per poi
lasciarla cadere al suolo << cazzo! Sbaglio sempre >> << le
sigarette si dovrebbero accendere dalla parte giusta, il filtro non si fuma,
dovresti saperlo Phil… >> la ragazza sorridente, tirò fuori un pacchetto
spiegazzato di Camel Light e ne offrì una al ragazzo, aveva la forma di una
pinzetta. << e che ci faccio con questa? Ci pulisco le precchie? >> il ragazzo sorrise, prese la sigaretta e
se l’accese. << Come stai Vero? >>
<< ero qui con Lore a fare un giro al mercato
>>. Il ragazzo cercò di soffocare la sua tremenda delusione, fece un tiro
interminabile di sigaretta, si lasciò avvelenare dal fumo che in qualche modo
represse ogni sua reazione visibile. << ci vediamo sono di fretta, ciao
>> il ragazzo accelerò il passo senza aspettare la risposta della ragazza
che rimase imbarazzata, non riuscì nemmeno a trovare il tempo per chiedergli
qualcosa, qualunque cosa.
Filippo
prese le scale mobili, lo sguardo fissava la solita vetrina che fissava tutte le mattine, quella fottutissima vetrina con i
manichini bruciati…era troppo attraente! Con quei fottutissimi manichini
abbrustoliti sulle chiappe. Senza accorgersene inciampò su un pover’uomo che
vendeva biglietti della lotteria con tutto il suo orgoglio mutilato come lo
erano le sue gambe.
Sedia a
rotelle, ragazzo e poveraccio si ritrovarono uno sopra l’altro.
<<
che giornata di merda >> sussurrò il ragazzo.
Il
vecchio si alzò sulle sue gambe e imprecando si allontanò con la sedia a
rotelle facendo incuriosire una piccola folla di “risvegliati”. << in
compenso faccio i miracoli io…cazzo >>
La
sigaretta intanto aveva bucato i pantaloni del ragazzo.
Fumare fa
male, tremendamente male.
Fine. (credo)