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Autore: Mojito    10/07/2009    0 recensioni
La tumultuosità dell'adolescenza con la sua incredibile forza nel distruggere e creare ciò che siamo e che saremo, viene rinchiusa in piccoli capitoli dove si narrano particolari di vita di gente normale..."regolare"...giovani d'oggi appena usciti dal periodo adolescenziale e quindi pronti a compiere i primi passi nel mondo che conta...anzi..."scontato".
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RETRASO DE VIDA

RETRASO DE VIDA

 

Il ricordo che non si ha è sempre quello più bello da ricordare...mi presento, sono il ricordo di Filippo, il ricordo di una giornata come tante ma diversa da tante altre…sono colui che critica se stesso, io sono quello che si ama, che si odia, che si deprime che si sente apprezzato e affascinante, sono la coscienza sporca, le cattive intenzioni e la buona morale, sono l’ipocrisia di dire che a puttane non ci andrò mai mentre il solo pensiero mi fa eccitare, io sono quello che odia la destra estremista ma che nel profondo non sa niente nemmeno della sinistra comunista. Rido di me stesso, mi elogio e a volte divento tanti per creare discussioni, eppure sono sempre io, solo io, un’unica entità, io sono l’anima…un’anima come tante altre, un’anima con segreti, con voglie, desideri, ambizioni e tante….tantissime cazzate da raccontare…comunque, potete chiamarmi Ego; ed ora mi svelerò a voi…

 

 

 

PIRRRRRRRRĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺ PIRRRRRRRRĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺĺ !!!!!!!!!!!

 

Un ago infuocato penetrò nell’inerme massa grigia di Filippo, tutto ciò non fece che intaccare leggermente le difese immunitarie di quel corpo abbandonato tra le dolci coperte…ma questo era solo l’inizio.

 

PIRIPIPPI PIRIPIPPI PIRIPIPPIPI !!!!!!!! PIRIPIPPI PIRIPIPPI PIRIPIPPIPI !!!!!!!! PIIPPIPI PIRIPIPPI PIRIPPIPI !!!!!!!!

 

La sveglia si frantumò a terrà, e il corpo tornò inerme. avvolto tra le lenzuola.

 

FILIPPO SVEGLIA!!! SVEGLIA SFIGATO!!!! FILIPPO SVEGLIA !!!!! SVEGLIAAAAAAAA!!!!!!

 

Era il turno del primo cellulare, ormai la penultima prova da superare, Filippo dopo ore di approfondito studio di tutte le funzioni del cellulare era riuscito a creare una suoneria apposita per lui, era come una doppia personalità; la sera il Filippo “coyote” cercava sempre nuovi metodi per sconfiggere l’acerrimo nemico “beepbeep” che molto spesso riusciva a cavarsela nonostante l’abbondanza di esplosivi…..però questa volta il Filippo “sveglio” aveva escogitato un piano infallibile che tra poco si sarebbe compiuto….

 

 

Il secondo cellulare iniziò a squillare….timidamente un pezzo di dito schiacciò il tasto verde accettando così la chiamata:

 

<< Filippo!!!! Muoviti siamo tutti alla stazione!!! Il Treno parte tra 15 minuti!!!! Svegliati!!!!! Filippo ti ricordo che l’esame lo devi dare! Sennò devi andare a fare il militare!! Filiiii!!!! …fai come ti pare… >>

<< Porc! >> improvvisamente le dolci onde del letto si incresparono formando giganteschi cavalloni, da sotto si aprì una voragine, il mare si piegò su se stesso partorendo un corpo da adolescente…la vita!

<< Pronto Vania ?!?! Si! Si! Arrivo subito…cosa??? No no sono sveglio, sto facendo colazione, si si, ora arrivo, dai! Prendo la macchina e in 3, 5 minuti sono alla stazione non ti preoccupare ci vediamo là. A dopo >>

 

Finalmente!!! Apparentemente il “Coyote” aveva vinto!!! Aveva catturato quell’orribile “beep-beep” e se lo stava già gustando!!! Con un po’ di crema di carciofini tritati , come quelli che crescono nella casa in campagna della nonna, e poi tutti quei palloncini verdi, rossi, magenta, neri! Ma il nero è un colore??? Bella domanda, però il nero non solo è nero ma bene o male i terremoti sono molto frequenti in uno spazio ridotto grazie all’utilizzo delle forbici della luna….quelle belle tulle falle pille…sei un disgraziato! Uno sfaticato! Mi fai schifo! Mi deludi! Mi fai ancora più schifo ogni volta che penso a te! Ma guardati! Un’altra volta a letto! E dopo? Cosa fai? Dove vai? Da dove vieni? Chi sei? Chi diventerai? Il lavoro? Troverai mai una moglie o dovrai andare a Cuba per trovartela? La famiglia? Perché non fai palestra? Guarda che fisico ti ritrovi! E poi devi pagare la multa! Un paio di pantaloni nuovi no eh???

 

<< ghghgghghgg!! Unghhhh zzzzz AAAAAA!!!!! >>

 

Filippo riprese conoscenza, senza aprire gli occhi tastò sulla mensola sopra il letto per prendere il cellulare, doveva sapere che ore erano, doveva avere un minimo riferimento temporale, doveva sapere se poteva ancora riuscire ad andare in tempo alla lezione o se sarebbe stato tutto inutile! Avrebbe dovuto dialogare con se stesso per trovare un accordo che andasse bene sia al Filippo cosciente che a quello svogliato, probabilmente avrebbe costatato che ormai il treno era partito e quindi avrebbe fatto meglio a rimanere a letto, magari promettendo a se stesso di studiare nel pomeriggio (cosa che avrebbe evitato con un’altra giustificazione); ma questa volta era diverso! Doveva andare all’Università! Era l’ultimo giorno valido per l’iscrizione all’appello di giugno e senza quell’esame sarebbe partito per fare il militare!!! Si sentiva in dovere di onorare la patria e il distretto militare nazionale privandoli della sua presenza.

Si alzò con moltissima fatica, la schiena si svegliò pochi minuti dopo il resto del corpo e fece sentire il suo urlo di disapprovazione, Filippo si contorse, si stirò come fanno i gatti dopo aver dormito 18 ore in una scatola di scarpe, rabbrividì, si scosse, si arruffò i capelli già arruffati, aprì l’armadio e tornò a dormire.

 

Il destino a volte è beffardo, ciò che accade a un singolo individuo è solo la conseguenza di un’azione fatta da un'altra persona….

Annoiata, Elena stava ascoltato la sua radio preferita perché in effetti è molto più comodo ascoltare che pensare, però quel motorino che inchiodò davanti a lei non era dello stesso avviso…meno male ci sono i riflessi!! Una manciata di neuroni che nonostante siano per metà assuefatti dalla musica o dalle cazzate radiofoniche riescono in un millisecondo a dire al piede destro << guarda che se non freni ti schianti sul quel motorino che ha appena inchiodato >> possono salvare la vita di un paio di persone e possono svegliarne altre….

 

!!! che inchiodata!!! Lo stridio delle gomme proveniente dalla strada sotto la finestra dell’ultimo piano della palazzina svegliò Filippo che si gettò fulmineamente fuori dal letto. Ormai era troppo tardi, aveva vinto, era sveglio!!! Già stava pensando al disastro che poteva accadere, al treno perso, al modo di arrivare alla stazione il prima possibile, che ingrato! avrebbe dovuto almeno ringraziare Elena per averlo svegliato!!! Ma le persone sono maleducate al giorno d’oggi, nessuno più ha molto tempo da perdere in ringraziamenti e lodi...vabbè.

Avrebbe dovuto smettere di fumare! La mattina era uno schifo disgustoso…la bocca era incollata di nicotina, il catarro mortale aveva invaso la gola e i polmoni, per non parlare dei bruciori di stomaco e del muschio sui denti, insomma Filippo si sentiva una pattumiera, si vergognava ma almeno lo ammetteva pure a se stesso…con la mano destra iniziò a scavare tra fogli, figurine, fotocopie di libri ormai persi, cartoline di amici lontani, pagelle di 2° superiore e una varietà innumerabile di documenti di identità che avrebbe ricercato verso Settembre (in particolar modo il passaporto) per poter andare a visitare un altro pezzo di Mondo…ma in quel momento il passaporto era l’unica cosa che non stava cercando; prese le sigarette, l’accendino un mazzo di chiavi (probabilmente non quelle che stava effettivamente cercando) e il cellulare, mise tutto nella tasca superiore dello zaino e si incamminò dondolando verso la cucina.

Guardò l’orologio della cucina; segnava le 8.05 ormai il treno delle 7,50 era perso però avrebbe potuto prendere quello delle 8.22 che sarebbe arrivato teoricamente in orario per la lezione delle 9.30. La casa era vuota, i genitori a lavorare e la sorella al bar per evitare un’interrogazione a scuola, era solo in quella casa tranquilla, illuminata placidamente dai teneri raggi mattutini, veniva quasi voglia di sdraiarsi sul divano, fumarsi una sigaretta e farsi un sonnellino. L’idea malsana sorse improvvisamente ma altrettanto velocemente se ne andò via, ormai Filippo era sveglio…almeno fisicamente.

Prese una bottiglia d’acqua dal frigo, bevve un po’ e si sbucciò una banana…troppa fatica farsi il caffè o altre cose complicate. Durante i 20 anni trascorsi su questo pianeta Filippo aveva mangiato un numero immaginabile di banane, probabilmente perché è il frutto che si mangia più facilmente e velocemente, eppure non gli piaceva molto, preferiva un arancio o una pera ma la banana era più immediata!

Dondolò verso il bagno, si svuotò la vescica e si guardò allo specchio…che schifo!!! E tu avresti 20 anni? Ma guardati! Hai a malapena dei peluzzi che ti spuntano sul mento, hai un fisico da pensionato modificato dagli eccessi Bukowskiani del sabato sera, hai delle spalle da nuotatore interrotto, belle spalle ci mancherebbe ma non è con le spalle che ci si fa strada, al massimo si può dare un po’ di spallate ma finisce lì la cosa., per non parlare delle occhiaie, ma guardati sembri un drogato ancor più di quello che sei! In effetti fai un po’ schifo…se non andassi a letto tutte le sere alle 4 della notte (o del mattino) non avresti quei borsoni da calcio sotto gli occhi…occhi azzurri, profondi, quasi belli, peccato per il naso, praticamente un veterano di guerra, a forza di pallonate e gomitate è diventato una patata; e poi questa dermatite lungo le guance, ricordi che ti chiamavano “Vinello” ??? sembri sempre ubriaco (anche quando non lo sei) e il dottore diceva che era solo uno sfogo adolescenziale…già lo diceva 8 anni fa; i dottori non capiscono un cazzo! come quell’operazione che ti sei dovuto fare ai piedi perché li avevi piatti come i paperi…l’unica cosa che ci hai guadagnato è che quando lasci le impronte sul cotto in piscina hai il profilo di tutti gli altri piedi, almeno prima avevi qualcosa di particolare da sfoggiare, ora sei simile a tanti altri, vuoi fare il “tipo”, quello particolare, il ragazzo genuino, “non costruito”, e pensi di farlo vedere solo perché hai questa paglia in testa!!! C’hai messo 1 anno a farti crescere i capelli in questo modo, capelli lunghi biondi che avrebbero bisogno di un po’ di balsamo o al massimo di uno shampoo che raccogli in un patacchino con un laccino sempre più liso, non si sa se ti sei ispirato al film di Kevin Costner,“Waterworld” o a Beckham…dici agli altri e a te stesso che non vuoi mai copiare chi già piace ma alla fin fine ti scordi di dire che al mondo c’è anche tanta ipocrisia, no???

Filippo dopo essere rimasto per un paio di minuti a fissarsi allo specchio cercando di riuscire a non pensare (è una prova che fa da quando ha 5 anni, praticamente cerca di provare di tentare a non pensare però non ci riesce mai perché mentre tenta di fare l’esercizio pensa al fatto che sta cercando di non pensare e di conseguenza non riesce nell’esercizio, anche se non sa che basta guardare la televisione per riuscirci). Ripresosi dalla catalessi si sciacquò sotto le ascelle, si gettò dell’acqua fredda sul viso e si ripromise di lavarsi i denti prima di andare a dormire (sapete già come andrà a finire). Bello improfumato barcollò nuovamente verso la camera da letto: entrare in camera sua non era un’impresa semplice, si doveva fare attenzione a non inciampare nei joystick della play station o in vari indumenti oppure in alcuni casi si poteva rischiare un attacco di panico da caos, in quella stanza ogni riferimento spazio temporale andava perduto, e l’artefice di tutto ciò era orgoglioso di cotanta bellezza artistica! (probabilmente l’arte viene usata solo come pretesto per sporcare e non rimettere a posto…) ma così non la pensavano molte altre persone…un genio incompreso; questa società grazie a Dio (o chi ne fa le veci) non ha bisogno di geni incompresi.

Prese lo zaino, ci infilò il lettore CD, un paio di CD, una penna (che sarebbe andata persa), un paio di fogli di carta (probabilmente importanti, tipo bollettini da pagare, multe, raccomandate, letterine d’amore di 3° elementare….Filippo odiava sprecare la carta) e il libro di Storia Del Giornalismo che non avrebbe mai letto, lo portava soltanto per fare “massa” nello zaino, lo stesso zaino che aveva da 9 lunghi anni, un residuato bellico che aveva fato il giro del mondo insieme a lui, probabilmente il suo migliore amico o al massimo il suo miglior regalo ricevuto visto che era durato più di tutti (anche del motorino). Chiuse lo zaino, apparentemente un gesto sensato ma effettivamente inutile visto che rimaneva ugualmente aperto, e si diresse verso l’armadio; la sfida stava per iniziare.

Aprì il grosso armadio bianco e iniziò a rovistare tra i vestiti. L’80% di quei vestiti risaliva a 10 anni fa e quindi la scelta ricadeva automaticamente sul restante 10% (L’altro 10% erano testimonianze di tutti gli sport praticati da Filippo, come racchette da Tennis, scarponi da sci, parastinchi, occhialini da nuoto, cuffie, spazzole da curling….). Tra quel 10 % venivano esclusi automaticamente i maglioni e le felpe, (a Giugno non conviene a meno che si abbia problemi di circolazione…) le camice del sabato sera, i pantaloni del sabato sera, la cintura del sabato sera, la maglietta della domenica mattina e la cravatta mai usata. Il resto era nella cesta della lavatrice quindi non perse nemmeno troppo tempo a scegliere, prese un paio di pantaloni larghi come piacevano a lui, una maglietta di cotone a maniche lunghe e una maglietta celeste con raffigurato il “Che” che mise sopra la maglietta di cotone a maniche lunghe. << Sei un comunista! >> << Barbone! >> << Basta con questo “Che”! >> << perché hai Pavarotti sulla maglietta??? >> queste erano le frasi che sperava di sentirsi dire…perché aveva già la risposta pronta per ognuna delle seguenti offese, le aveva scritte in un foglietto un po’ di tempo fa quando una sera chiese a una ragazza tutta bella imbalsamata un accendino, lei fece una smorfia di dolore come per dire << ok ti concedo un po’ del mio tempo e in più ti offro un bel sorriso…contento comunista??? >>, gli diede l’accendino gli fece il sorriso promesso e dopo qualche minuto gli diede uno schiaffo; la risposta di Filippo fu << ma che strane queste ragazze prima ti sorridono, ti sembrano amiche, interessate, disponibili e poi alla prima mossa che fai per conquistare un po’ del loro corpo e della loro anima ti menano >>, da quel momento in poi Filippo capì che molte persone devono essere amici delle altre persone per dominarle; anche se pur con tremenda fatica, stava crescendo.

Stava lentamente riprendendo le sembianze di un essere umano ora mancavano un paio di accorgimenti però era quasi pronto per essere inghiottito dal mondo esterno. Doveva avere un aspetto accettabile, non si doveva vergognare di come era vestito, se aveva l’ascella commossa o un po’ di farina sui pantaloni neri (lui diceva sempre che era farina!!!), insomma doveva sentirsi a posto, pronto a relazionare con altri individui, a lui erano sempre piaciuti i giochi di ruolo!

Si mise le scarpe e tornò in cucina, questa volta con un passo un po’ meno orchesco, e si mise in piedi al centro della stanza; tornò indietro. Si ricordò che doveva guardare l’ora in cucina e tornò nella stanza, si mise a fissare un’ape che era entrata dalla portafinestra della cucina, tornò in salotto…<< già devo vedere che ore sono! >>, ripassò dalla cucina, questa volta si ricordò di dare un’occhiata all’orologio appeso sopra il frigorifero e si decise ad uscire dalla comoda pancia della mamma.

Mentre scendeva rapidamente le scale, Filippo, stava riflettendo su come arrivare alla stazione; c’erano varie alternative, tra cui la macchina, l’autobus, la bicicletta ed il motorino. Essendo il motorino semi distrutto optò per la bicicletta. Bene o male andare in bicicletta risveglia un po’ il muscolo, ti fa godere la mattina, ti rinfresca la faccia, ti fa sudare appena sveglio, ti fa respirare tutta la merda gassosa che cagano le macchine, ti fa passare da deficiente…insomma un sacco di belle cose.

Mentre pedalava affannosamente attraverso il lungo viale che portava alla stazione, Filippo ascoltava un paio di canzoni con il lettore CD che ad ogni buca iniziava a singhiozzare, sussulti d’angoscia provenivano da quel povero lettore che ne aveva sopportate parecchie. Anche se tutto sommato la vittima preferita da Filippo era il cellulare: se Filippo aveva in mano 34 oggetti diversi e ne cadeva soltanto uno, possiamo dire con assoluta certezza che si trattava del cellulare. Ogni volta che si sentiva un rumore come un’esplosione di qualcosa, era il cellulare che si faceva tutta la rampa di scale, ogni volta che il cellulare si infrangeva per terra e Filippo stava imprecando ferocemente… in questi casi era perché stava provando a mettersi in contatto con Veronica, padrona ufficiale del cuore e dello stato d’animo di Filippo.

Poverino, in effetti fa un po’ pena; continua a ripetersi che in fondo non può essere innamorato; LUI NON SI INNAMORA: MAI!!! Eppure certe volte ci pensa; pensa a quel nome, a quel sorriso, a quello sguardo meraviglioso che ha lo straordinario potere di metterlo di buon umore, di farlo volare, di fargli amare questo Mondo del cazzo, basterebbe poco per fargli mettere la testa a posto: un bacio, un abbraccio, un paio di paroline dolci….Ma evidentemente non sono fatti l’uno per l’altra, troppo simili? Troppo diversi? O più semplicemente lui le fa schifo…cosa abbastanza probabile; ma è proprio vero che alla fine quello che si crede amore impossibile una volta raggiunto diventa un amore banale, una tappa ormai raggiunta, superata, già vista, già provata….ma comunque raggiunta! E chissà cosa darebbe Filippo per raggiungere quella banalità che non riesce ad avere; mai una storia seria, mai una litigata seria, mai una scopata seria, mai una banale vita da non single, mai niente di niente. Aveva quasi vent’anni, aveva perso la verginità a 16 anni era tornato vergine da un anno per cessazione di attività, non aveva ragazze alla sua portata, o mirava troppo in alto e non ci riusciva oppure mirava talmente in basso che il secondo giorno non si faceva più sentire perché si schifava da solo; ma prima o poi qualcosa dovrà pur cambiare! Da qualche parte ci sarà pure una ragazza che corrisponde alle sue esigenze…una ragazza sveglia, dolce, non appiccicosa, gelosa, un po’ casinista come lui, una ragazza con cui riuscire a fare un discorso abbastanza serio (usando almeno il 10% del vocabolario italiano) , una ragazza con delle idee, dei sogni…e poi…castana, occhi verdi, pelle scura, viso dolce, seno abbondante e sempre pronta a dargli uno schiaffo anche quando non ce n’era bisogno, per il solo gusto di farlo… tutto sommato quella di Filippo era una missione impossibile e il problema era che lui non aveva nemmeno un millesimo del talento che ha Tom Cruise quando riesce a bloccare un elicottero con una chiave inglese e contemporaneamente intona l’inno della Moldavia, non era ancora arrivato a tanto quindi la missione di trovare quel tipo di ragazza era abbastanza improponibile.

Eppure Veronica aveva poco a che vedere con la “ragazza ideale” di Filippo; bionda, occhi color nocciola, lineamenti longilinei, magra, pelle d’un bianco candido…piatta come una tavola da surf…effettivamente le due descrizioni non coincidono ma a Filippo piaceva da morire, anzi si può dire che a livello emotivo era morto, ridotto allo stato larvale, cercava di non pensarci ma inevitabilmente c’era qualcosa che lo riportava alla sua amata irraggiungibile. Il nome Veronica è proprio bastardo, in quanto spesso viene abbreviato con “Vero”…e sapete quante volte Filippo diceva e si sentiva dire la parola “VERO!” ???….. tantissime volte…un disastro!

Come avrebbero fatto i grandi poeti a partorire ciò che hanno partorito, se la donna amata avesse ricambiato i loro sentimenti??!? Un disastro completo!!!

Leopardi con Silvia disponibile, sarebbe emerso dal suo terrorizzante covo opprimente e si sarebbe dato alla bella vita iniziando a frequentare i migliori club privè di tutte le marche diventando in pochissimo tempo un avido e potente magnaccia della costa adriatica;

Dante una volta aver dato sfogo a tutti i suoi desideri più controversi con Beatrice, per ovvi motivi all’inferno, si sarebbe fermato a raccontare la Divina Commedia fino al secondo Cerchio, dove probabilmente avrebbe descritto una grande inchiappettata generale di tutti i più grandi personaggi lussuriosi della storia, da Cleopatra a Beatrice (si! quella di Dante), da Adamo a Eva, dall’uomo che ha inventato le riviste porno a quello che per primo le ha comprate (probabilmente la stessa persona)…insomma la grande Divin Commedia sarebbe finita in un grande baccanale alla decima pagina…

L’illusione di aver bisogno di una Musa ispiratrice per dar fuoco a quella latente fuga di gas che da anni si vantava di avere, era giusto un’illusione; niente più. Però era decisamente comodo avere una determinata scusa. << oooo non sono riuscito a raggiungere l’obiettivo della mia vita, vabbè ma mica è colpa mia! È colpa della Musa che non voleva stare con me >> …si, decisamente troppo facile Filippo.

Poveretto, intrappolato in una gabbia costruita da lui stesso, schiavizzato da un suo stesso sentimento, alla continua ricerca di un sostituto di quello che non può avere, e anche se si illude di aver trovato un’altra per cui battere la testa contro un muretto ecco che i suoi teneri e misteriosi occhi riaffiorano in una folla di gente, lo abbagliano, lo riportano alla realtà, gli ricordano che lui senza quegli occhi, quel sorriso, quella voce non può stare, che lei si sbaglia, che sono fatti l’uno per l’altra, non riesce a capire cosa effettivamente lo attragga di lei, cosa riesca a farlo balbettare, a non fargli dire ciò che vorrebbe dire, a ipnotizzarlo, forse è quel mistero che si annida in quegli occhi tanto profondi quanto letali, forse è lui stesso che si è creato quel mistero…è sempre stato abbastanza attirato “dall’invisibile”, da tutto ciò che non è immediatamente chiaro…e lei probabilmente appartiene a questa categoria. Con la sola differenza che non si tratta di una leggenda Atzeca, dell’AREA 51 o di un vecchio libro di leggende Medioevali…lei è viva, lei è lì che lo fissa senza sapere che un suo sorriso può aprire uno squarcio nel cuore, lei se ne sta lì su quel trono, ingenua; senza essere a conoscenza del suo potere, continuando a distribuire sguardi dall’effetto di mille orgasmi, continuando a dare speranza, disperazione, e a colorire un po’ questi scialbi vent’anni.

Filippo spesso si rifugiava in un’immagine che nella sala dei suoi ricordi stava dietro un teca di cristallo protetta dai migliori allarmi in circolazione, neanche la Gioconda poteva competere col sistema di sicurezza presente in quel cervello bacato. E quell’immagine, l’affresco più bello di tutta la sua vita sentimentale, lui aveva tentato di baciarla, lei si era scansata, lui sconsolato si era appoggiato a un muretto e faceva finta di ascoltare le scelleratezze di una schizofrenica limitata cerebralmente che disquisiva sull’utilizzo o meno dei fagiolini nel coniglio arrosto,lei si mise accanto a lui e lentamente fece scivolare la sua testa dorata sulla sua titubante spalla, lui trattenne il fiato…aveva raggiunto il suo obiettivo, lì si accorse di esserne innamorato, senza nemmeno baciarla…si rese conto che quando una cosa trascende da tutto, allora quella cosa è vera…vero?

Vero?!

Cazzo…

 

Finalmente era arrivato alla Stazione.

Incastrata la bicicletta in mezzo ad un paio di scooter, Filippo si sistemò un attimo e iniziò a preparare i soliti 5,20 euro del biglietto del treno; a dire la verità, ufficialmente, avrebbe dovuto avere l’abbonamento mensile ma quando “la su Mamma” (con la “M” maiuscola perché sarebbe da farle un monumento) gli passava un cinquanta per l’abbonamento lui mica li investiva in droga come fanno tutti i bravi ragazzi di oggi; né tantomeno comprava il mensile (c’era da dirlo?), semplicemente quei cinquanta si volatilizzavano in cazzatine: un panino là, un pacchetto di sigarette lì, una ricarica da 25 al cellulare di qua uno smarrimento di portafogli di qui…ovviamente se avesse speso il cinquanta per l’abbonamento avrebbe risparmiato rispetto alla cifra che spendeva ogni mese per il treno (5,20 al giorno per 4 giorni la settimana, per 4 settimane; contro i 40 euro dell’abbonamento mensile…un affarista insomma! ), ma fare i calcoli è noioso e poi si sa sempre come va a finire.

Comunque nonostante questa smania di “bruciare” i soldi che aveva tra le mani, Filippo si era da sempre dimostrato un ottimo affarista; addirittura fin dai tempi delle scuole medie si vedeva la sua predisposizione a guadagnare, a risparmiare, a vendere, ad essere taccagno; pensate che in seconda media diede vita ad un piccolo club che non offriva altro che la tessera del club fatta rigorosamente al PC di casa (quel buon caro vecchio 486!!!) e quindi di grande effetto su quelle menti primitive degli anni 90’; l’iscrizione al club era di 2000 delle vecchie lire al mese più tutti gli optional che non esistevano in realtà ma che Filippo non esitava ad aggiungere sul saldo finale: ad esempio: saldo mese di Aprile per Davide Vitali, tot = 7000 £ (2000 iscrizione mensile + 3000 suggerimento compito di fisica + 1000 prestito gomma da cancellare + 1000 discorso consolatorio su quella bionda che non ne vuole sapere di te); il povero Vitali non poteva far altro che pagare visto che se non avrebbe pagato gli sarebbe stata ritirata la tessera di carta del club e ciò comportava un enorme calo di popolarità (almeno così diceva Filippo che evidentemente si crogiolava nel desiderio di essere “in” degli altri). Alla fine della terza media il club si sciolse e Filippo iniziò la sua brillante carriera di organizzatore di tornei di calcio abusivo. Abusivo perché andava a scroccare i campi delle società di calcio di mezza Pistoia, era costretto a cambiare in continuazione campo per non lasciare tracce e anche per far vedere a quegli sfigati che l’avevano pagato 10.000 £ a cranio che lui le cose le faceva sul serio…

Per 3 lunghi anni organizzò tornei su tornei, inizialmente c’erano poche squadre ma al terzo anno di attività gli iscritti erano più di 200; a questo punto Filippo si prese una specie di segretario tuttofare che si accontentava di non pagare la sua quota di iscrizione. (contento lui…) Il povero Tommaso Lotti, un bonaccione un paio d’anni più grande di Filippo, lavorava per il solo gusto di farlo, Filippo vedeva in quel giovincello (più grande di lui) un giovane dalle ingenue speranze che ignorava la mostruosità di quell’industriale senza né scrupoli né sentimenti che era il suo capo, a lui bastava divertirsi e conoscere altri spassosissimi amici per poi giocare altrettante spassosissime partite senza pensare né ai soldi né tantomeno ai premi (o inesistenti oppure riciclati dalla soffitta). A questo punto il freddo calcolatore, colui che aveva bramato solamente soldi su soldi, il peggior nemico del calcio, lo sfruttatore della più grande passione sportiva mondiale, riconobbe le sue colpe e mollò tutto a metà dell’ultimo torneo (i soldi li aveva già presi nella pre-iscrizione…un caso??), lasciò tutto al buon Tommasone e si dedicò ad una rurale e appagante vita contadina lontano dai trastulli politici dell’epoca e lontano dalle fameliche voci di Roma, rimase un punto di riferimento per alcuni circoli letterari legati alla tradizione, ma come tutte le cose, il tempo trascinò pure lui e tutte le sue opere nell’oblio; eccezion fatta per alcuni frammenti di scritti e testimonianze che possiamo analizzare e usare come punto di riferimento per studiare le sue opere.. *

 

* Devo smetterla di scrivere mentre studio latino…

 

 

 

Dicevano che era ancora un bambino, uno immaturo, che non pensava alle ragazze, che non pensava a vestirsi alla moda, che non usciva il sabato pomeriggio in centro a fare la fossa su e giù per i negozi…avevano ragione! Era ancora un bambino, un Fanciulletto e nonostante fosse in seconda superiore non si preoccupava della sua effettiva età ma si limitava a vivere in un mondo di fantasia, di sogni, di eroi e di speranze…poi l’anatroccolo crebbe e divenne uno schifoso cigno… c’est la vie!!!

 

A testa bassa Entrò nella grande sala della stazione, gli venne spontanea una risatina ironica quando passò davanti alla fila di decine di persone che non sapevano che i biglietti si possono comprare anche all’edicola; alzò gli occhi per la prima volta verso l’edicolante e azzardò la frase -il solito!- il ragazzo dell’edicola lo guardò come si guarda una gatta partorire (con disgustoso interesse) e gli rispose -l’unità??- . Filippo alzò le spalle, provò a rispondere ma le parole non gli uscirono di bocca, emise solo un sibilo che poteva sembrare un - ehmm si….uhmmm…si….va bene- . Pagò “l’unità”, imprecò e si mise a fare la fila per il biglietto e pensò << stupida maglietta del “Che” >>.

Guardando una Mamma (pure questa con la “M” maiuscola) che reggeva 3 pulcini di un paio di anni pensò quanto fosse ingiusto il fatto che lui si ritrovava con un giornale che non avrebbe mai letto e per lo più senza il suo biglietto; constatò di essere stato fregato dalla mancata prontezza di riflessi nel rispondere all’edicolante quindi si avviò verso i binari sprovvisto di regolamentare tagliando di viaggio burlandosi della legge.

Si sentiva in passerella, bene o male anche se non era un modello veniva notato dalla capigliatura: era impossibile non fare caso a quei capelli biondissimi raccolti in quel ”bulbo” dietro la nuca, non lo voleva riconoscere a se stesso ma era contento di sentirsi osservato, anche solo per essere preso per il culo.

Guardò l’orario del treno un paio di volte e si avvicinò (casualmente???) ad un gruppo di ragazzette, che a differenza sua a Firenze andavano per uno scopo ben preciso: Shopping; il più nobile e antico hobby femminile, conseguenza del più nobile e antico lavoro femminile (non sono maschilista ma provatemi il contrario!!!).

Cercando timidamente di incrociare gli sguardi delle ragazze si accostò ad un palo. Esitò un attimo, osservò attentamente la base della colonna e pensò tra se e se <c’ha pisciato qualche barbone>>, si appoggiò di schiena alla colonna a circa un metro e mezzo di altezza dal suolo e tirò fuori il pacchetto di sigarette: amava la prima sigaretta del mattino, se era a stomaco vuoto (oltre alla banana naturalmente) poteva pure fargli girare la testa.

 

 

 

 

La Notte precedente due loschi figuri

 

- Oh! Io devo pisciare, tienimi la panchina calda-

- ma chi vuoi che te la prenda? Siamo solo io e te in questa merdosissima stazione!-

- intanto questa merdosissima stazione ci fa da casa da un mesetto abbondante, sempre meglio questa merdosissima stazione di quella casa dei tuoi con la piscina, i campi da tennis e tutti quegli schiavi scicchettosi che ti giravano per casa -

- ma sentitelo! Parla quello che aveva un lago e una metà riserve di caccia di tutta la Toscana -

- ormai non più, non apparteniamo più a quella vita di falsi ideali, ormai apparteniamo alla strada…senti hai già guardato in quella pattumiera? Mi sembra di sentir odore di mortadella-

- ora vado a controllare -

-          bravo! Mentre te rovisti io piscio –

qualche minuto dopo

-          a che bella pisciata!!! Heheheheh -

- che ridi???.

- no niente…hihihihihi -

- e dai dimmelo! Che hai da ridere??? Sei già sbronzo??? Il vino dove l’hai trovato?? Taccagno spartisci!!! -

- macché sbronzo e sbronzo, ho solo fatto uno scherzetto a un futuro idiota -

- hai ancora pisciato su tutta la colonna vero??…che stupido, ma spiegami per quale motivo lo fai… -

 

 

 

 

- hihihihi, come hai fatto a indovinare??? Scusa eh!? Così quando quei figli di papà tutti scicchettosi con i loro bei pantaloni di marca si appoggeranno alla colonna solo di schiena per evitare di sporcarsi di piscio il loro bel culetto rasato e profumato lo prenderanno in culo! Quei fottutissimi bastardi! -

- te sei tutto matto! Non dovevamo interrompere le sedute dallo psicologo, sei in un periodo di forte transizione emotiva

probabilmente è il tuo senso di frustrazione che ti spinge a queste azioni non controllate –

- ma sentitelo!!! Ora solo perché ha 2 lauree in psicologia si permette di dar giudizi! E poi ho smesso di venire da te perché mi facevi pagare!!! Ma scusa eh! Siamo cugini! Bel parente del cazzo….a proposito hai trovato la mortadella? –

- No! Ma in compenso c’era una scatoletta per i gatti lasciata a metà -

- vitello o pollo? -

- anatra, meglio così no? Almeno non ci pigliamo né la mucca pazza né la diossina -

- ottimo, ottimo…-

 

 

L’altoparlante vomitò l’imminente arrivo del treno, Filippo si avvicinò alle ragazze per prendere posto nel loro stesso vagone; la sua tattica era “un passo alla volta, un passo piccolino”, un approccio fatto di sguardi e piccoli cenni che sfociava in una pagliacciata del pirla (in alcuni casi anche non cercata) che gli permetteva di creare un ponte tra la sua persona e la/e vittima/e designata/e.

Magari poteva provare a conoscere quella morettina con gli occhi vispi da cerbiatto, anche se la biondina-bambolina non era niente male, comunque la peggiore di tutte era decisamente quella in mezzo con quel bullone al naso e quel viso da perenne incazzata anche se a pensarci meglio dava l’impressione di poterci fare dei discorsi interessanti. Ripreso dalla catalessi si girò lo zaino sul davanti…puzzava di piscio.

Il treno della mattina puzzava di alcool, o forse era il Filippo della mattina che puzzava di alcool, ora non ricordo bene comunque c’era un gran puzzo di alcool in quel treno. La cosa meravigliosa del treno è che tutte quelle persone accovacciate nei loro scomodissimi sedili erano tutti uguali! Non si faceva distinzione né di razza né di classe sociale…erano tutti incazzati allo stesso modo! Evidentemente non tutti fanno il lavoro che vorrebbero fare, ma se fosse così vi immaginate quanti ginecologi, calciatori (solo famosi però), grandi fratelli, presidenti del consiglio etc etc ci sarebbero a giro??? Chi pulirebbe più il sangue sulle strade? Cioè almeno un paio di persone dovrebbero fare gli spazzini! È una cosa giustissima, anche se non lo vogliono fare qualcuno lo dovrà pur fare…e che cazzo! Sempre a lamentarsi che non c’è lavoro e poi ci incazziamo se un Keniota arriva in Italia e va a lavorare come spazzino!

Ogni faccia presente in quel treno nascondeva una storia, delle avventure, dei rimpianti, delle tragedie, della merda… ma questo a Filippo non interessava, ormai la sua attenzione e il suo sguardo erano incentrati in un unico punto: LEI.

Ormai le tre ragazzette erano state dimenticate, una luce, un segnale divino (o alieno?), un fulmine globulare lo aveva investito in pieno, stava arrancando nella sua piccolezza di essere umano; la sua imperturbabile espressione mattutina si era trasformata in una paurosa meraviglia. Era completamente paralizzato, non riusciva quasi a respirare, non riusciva nemmeno a tentare di respirare, era come se tutte si fosse pietrificato che il tempo non esistesse più; un’altra dimensione lo aveva avvolto e se lo stava portando via. Il treno partì, Filippo vacillò dal contraccolpo, si scosse un attimo, e tentò di emettere alcuni suoni soffocati che a orecchi attenti potevano sembrare un: << è libero questo posto? >>. La risposta non si fece attendere: << scusa? >> . La melodia che quelle meravigliose labbra suonarono in faccia a Filippo non fecero altro che drogarlo ulteriormente, era entrato nella fase di overdose.

Mise la mano dentro allo squarcio dello zaino e tirò fuori il “non-suo” caro lettore cd (era in prestito indeterminato), si mise le cuffie facendo attenzione al “R” e “L” nelle cuffie e lo accese…o meglio, cercò di accenderlo ma la bestia non dava segnali di vita, eppure poco fa funzionava? Forse non avrebbe dovuto farlo cadere tutte quelle volte, forse avrebbe dovuto trattarlo meglio o più semplicemente avrebbe dovuto comprare un paio di batterie nuove; ma questo lui non lo sapeva e dopo un’imprecazione interna ripose il lettore cd nell’oscurità del suo zaino.

Non sapeva cosa fare, si sentiva un idiota; si girò intorno e ne ebbe la conferma: in 20 posti dello scompartimento dieci erano liberi, tre occupati dalle ragazzette, altri cinque da esseri umani e i restanti due da lui e dalla visione. Effettivamente avrebbe anche potuto evitare di sedersi accanto a lei con tutto quello spazio a disposizione, e forse il Filippo timido e timoroso lo avrebbe immediatamente notato e avrebbe assunto una colorazione simil sangue; ma non quel Filippo! Ormai si era sparaflashato davanti a lei iniziando ad analizzare ogni singola cellula epiteliale, ogni respiro e ogni sguardo che inevitabilmente gli veniva lanciato come per dire “ perché mi guarda così? Ho qualcosa sulla faccia? . La dea aveva due smeraldi al posto degli occhi, capelli liscissimi di color nocciola, che sfioravano le spalle, lineamenti dolci e carnagione scura.

Quel suo profondissimo sguardo contornato da una bozza di matita si stava socchiudendo, lentamente la vita sembrò lasciare teneramente quel magnifico corpo; e lasciarlo lì a sfidare le intemperie, i secoli, le devastazioni naturali.

Era come in una teca di cristallo, lei Biancaneve e lui il Principe Azzurro; ma ormai chi crede più alle favole?

Filippo scese con lo sguardo lungo quel piccolo naso e si soffermò su quelle labbra non carnosissime ma indubbiamente molto sensuali. Non ce la faceva più stava per scoppiare, lei era lì. Era la ragazza che aveva sempre sognato, il suo irraggiungibile ideale era lì davanti ai suoi occhi che si stava addormentando, quest’occasione non l’avrebbe persa. Carpe Diem! Non avrebbe fatto lo stesso errore della bresciana di un anno fa al campeggio, non avrebbe ripetuto la figura di merda di capodanno, questa volta no! Niente scuse! Niente mancamenti! Niente di niente! Questa volta doveva farcela, doveva almeno tentare così la sua coscienza non l’avrebbe punzecchiato per i prossimi 50 anni e se in un improbabile e lontanissimo futuro avrebbe avuto dei figli o nei peggior dei casi dei nipoti si sarebbe potuto pavoneggiare su quella mattina in treno, che avrebbe cancellato immediatamente il bacio rifiutato alla ragazza di Brescia dopo due settimane di tentativi senza una valida giustificazione, un meravigliosa nottata in albergo passata a massaggiare una ragazza che alle quattro di notte decise di tornare in camera prendendolo in giro giustamente la mattina dopo etc etc

Aveva una dolcissima collanina argentata che terminava in un cuoricino il quale si affacciava timidamente sulla scollatura di quella maglietta aderentissima che metteva in risalto le belle forme della Dea. Purtroppo dal busto in giù non poteva prendere delle misure esatte, non riusciva a capire quanto potesse essere alta (o bassa) ma a occhio e croce non sembrava una cima; dimenticata l’altezza si soffermò sull’unico lembo di pelle visibile oltre al collo (anche la faccia visto che non aveva alcun passamontagna), si mise a osservare amorosamente quel tenero sperone infilzato nell’ombelico, non era certo il massimo ma addosso a lei stava benissimo, la rendeva ancora più preziosa. Più giù c’era solo banalità e istinto, oltre a un paio di Cavalli ma questo a Filippo non interessava, almeno non ora (è pur sempre un uomo…non sono un femminista ma provatemi il contrario!) e tornò avidamente a quel faccino assopito. Tre sedili più dietro le tre ragazzette si stavano finendo dalle risate guardando quella specie di abominio formato da nervi, muscoli, sangue e acqua ammassato dinanzi alla Dea sopita.

Il respiro in preda ad una tremenda paralisi, lo portò a estrarre automaticamente il quadernaccio puzzolente, dentro lo zaino.

Iniziò a fissare le chiazze di caffè di quel Moleskine giallognolo, come se ogni volta che lo tirava fuori dalle profondità del suo zaino le macchie dovessero sparire o cambiare forma…no! Erano sempre le solite macchie amarognole incrostate di caffè.

Era pericolosissimo aprire quel quaderno, Filippo iniziava a guardare i suoi fumetti, che faceva durante le ore di lezione, li leggeva con la stessa fame dell’accanito fan di un famoso mangaka, invece l’autore era lui…ed era sempre lui l’unico lettore di quegli schizzi, che a lui facevano tanto ridere. Intendiamoci, Filippo scriveva fumetti per ridere, cioè! Lui si faceva i fumetti e ci rideva sopra…capite? Lo faceva per se stesso evidentemente non aveva capito un cazzo. Avrebbe voluto farli leggere a Veronica, ma visto che non riusciva ad avvicinarsi a meno di cinquanta metri dall’ignara ragazza (causa alterazione della personalità chiamata dagli psichiatri…schizofrenia), questa ipotesi venne scartata, migliaia di volte scartata.

<< Chissà se avesse riso >> …<< o cazzo, ho detto “avesse” che merda, stamani sto proprio male>> Filippò sbadiglio lentamente, e si soffermò su una poesia, era quella che cercava…diede un’ultima occhiata alla gente ormai privata di ogni interesse, seduta su quel trenaccio sfigato e si dedicò a Charlie.

 

E così vorresti fare lo scrittore???

Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo.
a meno che non ti venga dritto dal
cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla
macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per
fama,
non farlo.
se lo fai perché vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un
ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos’altro.
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e pretenzioso, non farti consumare dall’auto-compiacimento.
le biblioteche del mondo hanno
sbadigliato
fino ad addormentarsi
per tipi come te.
non aggiungerti a loro.
non farlo.
a meno che non ti esca
dall’anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all’omicidio,
non farlo.
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da
sé e continuerà
finché tu morirai o morirà in
te.
non c’è altro modo.
e non c’è mai stato.


C.Bukowski

 

 

<< Cazzo >>, esclamò Filippo. Il ritmico rumore del treno che correva sui binari aveva un potere vagamente ipnotico sulle palpebre del ragazzo che non impiegò molto ad addormentarsi.

Il risveglio fu improvviso, un respiro strozzato trasalì dall’umida bocca del ragazzo, gli occhi si rifiutavano di aprirsi, fece un ultimo sforzo, il cuore sembrava voler uscire dal petto, sentiva ogni particella di adrenalina scorrergli attraverso il corpo, era in uno stato pietoso.

<< hey tu! Ragazzo! Devi scendere >> << uh!?! Che…ma…che c’è? >> Il capostazione continuò a picchiettarlo in testa con l’agenda. << forza forza sei arrivato…>> << dove? >> << Firenze S.M.N >> il ragazzò si svegliò tutto d’un colpò, si alzò di scatto, un ginocchio gli fece fare un lancinante urlo interno. Era tutto passato.

Il ragazzo saltellò fuori dal vagone, fece due passi e si fermò grattandosi la testa e guardandosi indietro. Una mandria di Giapponesi lo stava raggiungendo, lo avrebbero sicuramente inglobato.

Decisamente troppo faticoso opporsi, il ragazzo si accese una sigaretta per poi lasciarla cadere al suolo << cazzo! Sbaglio sempre >> << le sigarette si dovrebbero accendere dalla parte giusta, il filtro non si fuma, dovresti saperlo Phil… >> la ragazza sorridente, tirò fuori un pacchetto spiegazzato di Camel Light e ne offrì una al ragazzo, aveva la forma di una pinzetta. << e che ci faccio con questa? Ci pulisco le precchie? >> il ragazzo sorrise, prese la sigaretta e se l’accese. << Come stai Vero? >> << ero qui con Lore a fare un giro al mercato >>. Il ragazzo cercò di soffocare la sua tremenda delusione, fece un tiro interminabile di sigaretta, si lasciò avvelenare dal fumo che in qualche modo represse ogni sua reazione visibile. << ci vediamo sono di fretta, ciao >> il ragazzo accelerò il passo senza aspettare la risposta della ragazza che rimase imbarazzata, non riuscì nemmeno a trovare il tempo per chiedergli qualcosa, qualunque cosa.

Filippo prese le scale mobili, lo sguardo fissava la solita vetrina che fissava tutte le mattine, quella fottutissima vetrina con i manichini bruciati…era troppo attraente! Con quei fottutissimi manichini abbrustoliti sulle chiappe. Senza accorgersene inciampò su un pover’uomo che vendeva biglietti della lotteria con tutto il suo orgoglio mutilato come lo erano le sue gambe.

Sedia a rotelle, ragazzo e poveraccio si ritrovarono uno sopra l’altro.

<< che giornata di merda >> sussurrò il ragazzo.

Il vecchio si alzò sulle sue gambe e imprecando si allontanò con la sedia a rotelle facendo incuriosire una piccola folla di “risvegliati”. << in compenso faccio i miracoli io…cazzo >>

La sigaretta intanto aveva bucato i pantaloni del ragazzo.

Fumare fa male, tremendamente male.

 

Fine. (credo)

 

  
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