Serie TV > The 100
Segui la storia  |       
Autore: green_eyed    28/08/2018    3 recensioni
"Comunque, come funziona? Tu vieni qui quando ti chiamo. Ti basta...entrare e uscire dall'esistenza, o qualcosa del genere?"
"È come un legame magico" spiega Lexa, apparentemente esitante. "Quando dici il mio nome, provo una spinta - proprio qui, nel mio petto" dice, disegnando un cerchio intorno alla pelle sopra il suo cuore. "Che è strano di per sé, visto che non possiedo più un cuore pulsante. Non posso spiegarlo, ma mi sento obbligata ad essere ovunque tu sia."
"Quindi non sono solo io" dice lentamente Clarke, un'espressione piena di speranza a sostituire il suo cipiglio precedente. "C'è qualcosa di più tra me e te, non è vero?"
(oppure: Clarke è una studentessa del settimo anno, Lexa è uno dei fantasmi di Hogwarts. C'è una connessione tra loro che Clarke non capisce, ma è determinata a capirlo.)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2



Destinazione, determinazione, deliberazione.

Bisogna essere completamente determinati a raggiungere la propria destinazione e muoversi senza fretta, ma con decisione.

Mancano solo due settimane al test di Apparizione e Clarke sarà dannata se fallirà. Solo perché si è accidentalmente ritrovata a 10 piedi da terra durante l'ultima sessione di prove ed è finita all'ospedale con una caviglia storta, non significa che sia così scarsa nella materia, solo non riusciva a concentrarsi in quel momento, non con tutto il rumore che la circondava.

(Era difficile cercare di concentrarsi in una stanza con un centinaio di altri studenti di Hogwarts. Ora che si trova a casa sua - grazie mille Merlino per le vacanze di Pasqua - Clarke pensa di avere più possibilità di eseguire l'esercizio correttamente.)

Clarke costringe i muri sporchi del seminterrato ad uscire dalla sua mente e cerca di concentrarsi invece sulla sua destinazione: la sua camera da letto, che si trova due piani sopra la sua testa. Serra le mani a pugno e le posiziona davanti al viso (sa che non le da nessun vantaggio, ma guardare mentre viene risucchiata nel nulla e trasportata in un altro posto non è la cosa più bella del mondo, onestamente) concentrandosi sulla stanza qualche piano più sù.


Camera da letto, camera da letto, camera da letto, ripete nella sua mente. Camera da letto, camera da letto, camera da letto...

Clarke sente un debole schiocco ed come la sensazione più strana e più spiacevole, come se fosse schiacciata da tutti i lati, e non c'è aria, non può muoversi, e-

Poi all'improvviso tutto si ferma.

Apre gli occhi. Quindi li chiude. E li riapre.

Bene. Era in una camera da letto, benissimo. Semplicemente non è la sua camera da letto.

"Non ricordo di aver chiesto compagnia femminile."

Il collo di Clarke si gira verso la voce così velocemente, che è sorpresa che la sua testa non si sia staccata. Seduta sul letto in fondo alla stanza - un grande letto a baldacchino, nota Clarke, con tende scure e lenzuola dall'aspetto costoso - c'è una ragazza che indossa una vestaglia di seta color smeraldo e un ghigno divertito.

Ha labbra carnose e zigomi alti, i suoi occhi verdi brillano maliziosamente nella luce tenue. Clarke non può fare a meno di fissarla. è bellissima.

La ragazza guarda il pigiama di Clarke - una canottiera bianca con volant che ha indossato senza pensarci due volte, e pantaloncini grigi con piccoli palloni da clacio stampati sopra.

"È un bel vestito quello che indossi" dice con leggerezza quando Clarke continua a non proferire parola.

Clarke arrossisce ed esce bruscamente dal suo stato di shock. All'improvviso si sente incredibilmente esposta sotto lo sguardo di questa ragazza, e afferra il bordo dei suoi pantaloncini, che si trova appena a metà delle sue cosce, tirandoli più in basso. Quando ciò non la fa sentire meglio, si muove a giocherellare con la sua bacchetta, che è infilato nella cintola.

"Mi dispiace per essermi smaterializzata nella tua stanza" si scusa Clarke con un piccolo sorriso imbarazzato. "Mi stavo solo preparando per il mio prossimo test di Apparizione, ma ovviamente ho bisogno di più pratica. Mi tolgo dai piedi ora."

Si dirige verso la porta, chiedendosi quanto lontana è riuscita a smaterializzarsi questa volta, e inoltre, come farà a tornare a casa sana e salva. Tentare di smaterializzarsi ancora probabilmente non è una buona idea, considerando il casino in cui si è sbarcata la prima volta. Ha già una mano sulla maniglia quando la ragazza le chiede di fermarsi.

Clarke la guarda confusa. Voleva che lei rimanesse o qualcosa del genere?

"I miei genitori mi faranno mille domande se vedono una sconosciuta uscire dai miei alloggi" spiega la ragazza. "Preferirei non affrontare un'interrogazione a quest'ora."

Clarke aggrotta la fronte non solo per l'idea di essere scoperta dai genitori della ragazza, ma per il modo stranamente formale con cui lei parla.

"E come dovrei tornare a casa?" Chiede Clarke. "Non mi fido a smaterializzarmi di nuovo, non dopo questo."

La ragazza è silenziosa per alcuni secondi.

"Ti accompagnerò io stessa" dice alla fine. "Ti senti a tuo agio a smaterializzarti con un'altra persona?"

Clarke fa una smorfia. "Sì...beh senza offesa, ma non voglio finire con metà del mio corpo dall'altra parte del paese. Come faccio a sapere che non sei così male in materia come lo sono io?"

"Non lo sai" la ragazza ammette. "Ma a questo punto non hai altre opzioni, no?"

Clarke si prende un momento per pensarci, anche se sa già che la ragazza ha ragione. Non ha altra scelta che fidarsi di lei. Sospira e pensa ai punti di riferimento che si trovano vicino a casa sua, un posto che la ragazza può visualizzare quando si materializzerà.

"Quanto conosci bene Londra?" Chiede Clarke, facendo qualche passo esitante verso il letto.

La ragazza sbatte le palpebre lentamente, come se stesse pensando. "Conosco abbastanza bene la città. Hai in mente una destinazione specifica?"

Clarke le dice dove vuole andare e la ragazza annuisce. Si alza in piedi dal suo letto, tendendo una mano - una richiesta chiara affinchè Clarke la prenda. Una volta che le loro dita sono intrecciate (qualcosa che Clarke pensa non sia necessaria, ma certamente non ha intenzione di lamentarsi), la ragazza le chiede se è pronta.

Clarke annuisce. La ragazza le stringe leggermente la mano, e poi viene risucchiata in un soffocante vortice di oscurità. Quando emergono nell'aria fresca della notte, Clarke fa un respiro profondo prima di cercare di orientarsi.

Sono in un parco pubblico non lontano da casa sua. La vegetazione familiare è un tale sollievo, Clarke si sente come se potesse respirare di nuovo. Abbassando gli occhi sul suo corpo, che è perfettamente intero e decisamente non smagrito, sorride.

"Vai ad Hogwarts?" Chiede la ragazza, quando Clarke finalmente si volta a guardarla.

"Sì" risponde Clarke. "Come facevi a saperlo?"

"È una delle scuole di magia più vicine della zona. Ho fatto un'ipotesi logica."

"E tu invece?" Chiede Clarke. Non pensa che la ragazza sia una studentessa di Hogwarts - è sicura che altrimenti si sarebbe ricordata di averla vista in giro prima.

"Andavo a Beauxbatons" risponde con nonchalance.

"Andavi?" Clarke domanda, le sopracciglia alzate.

"È complicato" dice la ragazza con un'alzata di spalle. "Ma dovrei andare ora. Forse ti vedrò in giro ad Hogwarts, quando ricomincierà la sessione primaverile."

Allenta le dita e separa i palmi delle loro mani - Clarke arrossisce quando si rende conto che si sono tenute per mano tutto il tempo - prima di iniziare ad allontanarsi. Clarke registra ciò che la ragazza ha detto solo quando è ormai a dieci passi di distanza.

Quando Clarke comprende finalmente l'implicazione alle sue parole, esclama: "Verrai ad Hogwarts!"

La ragazza si gira, anche se continua a camminare all'indietro. Non dice nulla, ma anche nell'oscurità Clarke può vedere il sorrisetto sulle sue labbra.

"Quella non era una risposta" dice Clarke ad alta voce.

"Non hai fatto una domanda" ribatte la ragazza. Con un sorriso, aggiunge, "Sono Lexa, comunque. Nel caso in cui tu voglia provare e trovarmi più tardi - a Hogwarts, ovviamente."

La ragazza - Lexa - poi si smaterializza nella notte, e tutto ciò che Clarke può fare è fissare lo spazio dove erano le sue labbra.


***

Era bizzarro, a dir poco, vedere Lexa come un'umana e non come un fantasma. I suoi occhi erano così verdi.

Clarke può descriverlo come il sogno più stranamente soddisfacente che abbia avuto da tanto tempo - compreso quello in cui era il centrocampista dell'Arsenal e aveva segnato il goal vincente in una partita contro il Tottenham Hotspur.

(Lei e suo padre avevano in comune la passione per il calcio.)

Fa del suo meglio per dimenticare il modo in cui le labbra di Lexa si arricciarono quando sorrise nel suo sogno, e si prepara per il giorno a venire.

***

Clarke si sta spostando da una classe all'altra quando incontra Raven in un corridoio affollato.

Afferra il polso della ragazza e le chiede: "Ehi, hai un secondo?"

Quando Raven annuisce, Clarke la conduce in un luogo più appartato in modo che non si trovino di fronte agli altri studenti che stanno passando. Le porge l'orologio di suo padre con un sospiro. Era stata così distratta dal sogno della scorsa notte in cui c'era Lexa, che non si era accorta che la lancetta dei minuti girava senza fermarsi e la lancetta delle ore non si muoveva affatto.

"È andato di nuovo in tilt" spiega. "Pensi di poterlo aggiustare?"

L'orologio del padre di Clarke era alimentato a batteria, quindi, proprio come ogni altro tipo di tecnologia babbana, non funzionava correttamente ad Hogwarts. Raven, essendo un piccolo genietto, aveva trovato il modo di incantare l'orologio in modo che non fosse influenzato dalla magia nell'aria. Fino a quella mattina, funzionava perfettamente bene.

"L'incantesimo deve essere svanito o qualcosa del genere" dice Raven, prendendo l'orologio ed esaminandolo con un'espressione accigliata. "Lascialo a me, te lo riparerò entro domani."

"Grazie, Ray" risponde Clarke con gratitudine. Poi fa un cenno in direzione dell'uscita del corridoio. "Mi dispiace dover scappare, ma devo andare ad Incantesimi - sai che la Cartwig odia quando gli studenti sono in ritardo."

Raven fa una smorfia. "Non è forse la migliore amica di tua mamma? Non dovresti avere una cosa come un pass speciale per essere la figlia di Abby?"

"Assolutamente no" ride Clarke. "Semmai, Callie è più dura con me perché è amica di mia madre."

Raven ridacchia per la sua disgrazia. "Fa schifo essere te, Griffin."

"Ci vediamo a pranzo!" Dice Clarke prima di entrare nel caos che è il corridoio al cambio dell'ora.

Per fortuna, arriva alla lezione di Incantesimi con un minuto di anticipo. Si siede in fretta accanto a Octavia e saluta Bellamy, che è seduto in un banco dall'altra parte della stanza. Sorride a Nathan Miller, il ragazzo Grifondoro amico di Bellamy e suo compagno di banco durante le lezioni.

"Va bene, sistematevi" esclama la professoressa Cartwig mentre entra dalla porta. Si fa strada verso la parte anteriore e i suoi occhi passano brevemente su di loro, molto probabilmente annotandosi mentalmente la loro presenza. Poi continua, "Oggi ci concentreremo sugli incantesimi sostanziali. Chi sa dirmi cos'è un incantesimo sostanziale?"

Una mano solitaria si alza in prima fila e l'insegnante annuisce allo studente. Maya Vie parla tranquillamente e con sicurezza.

"Un incantesimo sostanziale è usato per solidificare la materia, in particolare quella di natura magica."

La professoressa Cartwig emette un verso, infastidita. "Una definizione direttamente dal Libro degli Incantesimi. Un po' noioso, ma va bene comunque - cinque punti per Grifondoro. Iniziamo con l'incantesimo..."

***

"...e non dimenticate di agitare la bacchetta verso il basso alla fine dell'incantesimo" conclude la professoressa Cartwig. "È tutto gente. Esercitatevi secondo i vostri ritmi per il resto della lezione."

Con ciò, l'insegnante comincia a camminare tra i banchi osservando gli studenti del settimo anno mentre cercano di usare l'incantesimo sostanziale per consolidare la nebbia che vortica nell'aula creata dalla professoressa.

Mentre Octavia è impegnata a scuotere la bacchetta e a borbottare l'incantesimo - l'incantesimo sbagliato, da quello che Clarke può sentire - Clarke nota una paio di occhi che la guardano ogni tanto. Fa un cenno ad Octavia quando scopre quegli occhi guardarla per la terza volta. Octavia abbassa la bacchetta con uno sbuffo.

"Cosa c'è, Clarke?"

"Perché Anya continua a fissarmi?"

Octavia alza gli occhi al cielo e alza la sua bacchetta. "Non essere paranoica, probabilmente non ti sta nemmeno guardando."

Octavia scelse quel momento per dare un'occhiata ad Anya Greene, una ragazza Serpeverde con incisa sul volto un'espressione perennemente irritata, la quale stava decisamente guardando Clarke.

"Oppure no" mormora sottovoce.

Clarke le sorride compiaciuta. "Stavi dicendo?"

"Okay, quindi forse ti sta guardando" ammette Octavia lasciando cadere di nuovo il braccio che tiene la bacchetta. "Hai mai pensato che forse non ha niente a che fare con te?"

"Mi sta fissando ma non ha niente a che fare con me?" Ripete Clarke dubbiosa. "Sicuro. Come di tu, O."

"Sta' zitta, Clarke."

"Dico sul serio" si lamenta Clarke. Anya è una persona molto intimidatoria, e non lei non idea del perché si trovi sul radar della Serpeverde. "Cioè, guardala..."

Octavia la interrompe bruscamente. "Non ho intenzione di guardarla di nuovo."

"Cosa?" Clarke si acciglia al tono inaspettatamente acido. "Perché-"

Octavia scuote la testa. Clarke dà un'altra sbirciatina al tavolo di Anya e si rende conto di chi le sta seduto accanto, Lincoln Woods, il ragazzo Grifondoro per cui Octavia ha una cotta da almeno due anni.

“Oh.”

“Cosa?”

"No 'O', intendevo...'oh', vabbè non importa" Clarke scuote la testa, realizzando che se continuasse quella frase probabilmente finirebbe a parlare in circolo. Invece chiede: "Che cosa è successo tra te e Lincoln? L'ultima volta che ne abbiamo parlato, stavi per chiedergli di accompagnarti al prossimo viaggio a Hogsmeade."

"Gliel'ho chiesto" confessa Octavia, dando alla sua bacchetta un ultimo colpo prima di abbandonare l'incantesimo.

“E lui cos'ha detto?”

Octavia sospira e lascia cadere la sua bacchetta sul banco. "Ha detto che non poteva andare con me."

"Davvero?" Dice Clarke, lo stupore facilmente udibile dal suo tono. "Tutti sanno che gli piaci tanto quanto a te piace lui."

Octavia le rivolge un sorriso a denti stretti. "Non sei l'unica che è stata avvertita di stare lontana da qualcuno."

Clarke pensa a Lexa e a come tutti le hanno detto di stare alla larga dal fantasma. Lancia un'occhiata al fratello di Octavia,  che sta praticando diligentemente l'incantesimo sostanziale al tavolo accanto a lei, e abbassa la voce.

Non è davvero necessario, dal momento che la professoressa Cartwig in quel quel momento decide di rimproverare a voce alta uno studente per aver incantato frammenti di nebbia solidificata affinchè andassero a sbattere ripetutamente contro la testa di un altro studente. "John Murphy! Sto tenendo una lezione con il settimo o il secondo anno? Dieci punti in meno a Serpeverde!"

"È per via di Bellamy?" Clarke chiede gentilmente a Octavia, mentre tutti gli altri - incluso Bellamy - sono distratti da Murphy che viene sgridato.

Octavia scuote la testa tristemente. "Non è la mia famiglia il problema - è la sua. Viene da una famiglia purosangue tradizionalista, e lo mettono in ridicolo per essere stato smistato in Grifondoro anziché Serpeverde. Essere visto con una Grifondoro mezzosangue non farebbe che peggiorare le cose per lui."

Clarke le prende la mano e la stringe leggermente. "Mi dispiace, O."

"Lo so" Octavia scrolla le spalle. Riprende la sua bacchetta. "Ma solo perché non possiamo stare insieme in questo momento, non significa che non potremo mai stare insieme."

"Che cosa significa?" Chiede Clarke, curiosa.

"Ho pensato che potremo scappare insieme dopo esserci diplomati" dice Octavia con noncuranza, tentando ancora di eseguire l'incantesimo.

Clarke corregge delicatamente il movimento della sua bacchetta. "E lui cos'ha detto?"

"Ha detto che anche se è disposto a lasciare la sua famiglia alle spalle" Octavia si ferma e guarda Clarke con fare esplicito. "Non mi costringerà a lasciare la mia."

Clarke le sorride dolcemente. "Ha ragione. Ci mancheresti troppo. Non preoccuparti, O. Troverete un modo entrambi, ne sono sicura."

"Grazie, Clarke."

Clarke intravede la professoressa Cartwig avvicinarsi, avendo finito di sgridare Murphy, così emette un veloce "Substantivus!" In aria e osserva il solido blocco bianco che si abbatte sul suo banco. La Cartwig si ferma al loro tavolo, osservando con approvazione il blocco di nebbia solidificata.

"Non male, Griffin" dice, e un angolo delle sue labbra si incurva all'insù. L'insegnante colpisce il blocco con la sua bacchetta ed evapora di nuovo in nebbia. "Ma non pensare che non ho visto te e la signorina Blake che chiacchieravate prima che arrivassi qui."

Clarke sorride timidamente all'insegnante, ma Callie scuote la testa.

"Non lasciare che accada di nuovo, Clarke. Non vorrei dover dire a tua madre che stai avendo un calo nella mia materia."

Mentre la professoressa Cartwig si allontana, Octavia arriccia il naso e fa un cenno verso lo spazio dove una volta c'era la nebbia solida.

"Come sei riuscita a farlo così facilmente? Era il tuo primo tentativo!"

"Cosa posso dire? Sono un talento naturale" dice Clarke con un'ammiccante strizzatina dell'occhio.

"Tu, bastarda arrogante" Octavia la schernisce e le tira una leggera spallata. "Insegnami."

Clarke inizia a correggere i movimenti sbagliati della bacchetta di Octavia e l'incantesimo erroneamente pronunciato. Fa una smorfia quando finalmente Octavia riesce a trovare il controllo, portando una piccola scheggia di nebbia solidificata giù dalla nube vorticosa sopra le loro teste. Mentre Octavia continua ad esercitarsi, gli occhi di Clarke vagano tra gli altri studenti, curiosa di vedere come stanno procedendo.

Viene distratta da un pezzo di carta piegato che le passa accanto al braccio, atterrando sul tavolo vicino al suo. Guarda come Bellamy abbassa la sua bacchetta, esitante. Tiene il foglio in mano per un minuto buono, apparentemente decidendo cosa fare, prima di aprirlo.

Clarke intravede solo un pezzo di ciò che è scritto - alcune parole volgari e metà del nome di Octavia - prima che la carta si infuochi all'improvviso in un'esplosione di fiamme e scompaia dalla vista. Una rapida occhiata dietro di lei conferma ciò che già sa.

Bellamy stringe i denti, ma per il resto non fa niente. Clarke sente una fitta di comprensione per lui, e un violento desiderio di maledire Cage Wallace.

***

A pranzo, Clarke decide di sedersi accanto a Bellamy.

"Ho visto il biglietto di Cage" inizia tranquillamente. "Stai bene?"

Bellamy scrolla le spalle. "Si. Cage stava solo facendo lo stronzo, come al solito."

Clarke si tocca il distintivo di Caposcuola sul petto. "Potrei offrirti di togliere dei punti da Serpeverde, ma...sai."

"Non credo che prendere punti dalla mia casa sarebbe d'aiuto, no" dice ironicamente Bellamy. "Ma grazie comunque, Clarke."

"Quando vuoi, Bell."

Clarke osserva come Bellamy sta guardando sua sorella - a volte in modo protettivo, ma sempre amorevolmente - e sorride all'affetto che è chiaramente leggibile nei suoi occhi.

Bellamy era l'epitome del "fratello maggiore iperprotettivo". Da quando i loro genitori sono morti, si è assunto la responsabilità senza pensarci due volte, ed è diventato la persona che ha protetto Octavia dalla durezza del mondo. L'anno e mezzo che li separava significava poco per lui, e difendeva Octavia con la ferocia di una figura paterna. Era disposto a fare di tutto per proteggere sua sorella. Si era persino fatto bocciare di proposito al suo ultimo anno ad Hogwarts, solo per poter ripetere l'anno e rimanere nel castello per vegliare su di lei finché non fosse riuscita a diplomarsi.

"Per quanto mi fidi di te e Raven per predervi cura di lei...Ho bisogno di essere anche io qui" aveva spiegato Bellamy, quando aveva confessato a Clarke cosa aveva fatto. "Devi capire - è tutto ciò che mi rimane al mondo."

Certo, i Blake litigavano ancora come fanno i fratelli - a dimostrazione del fatto che stavano litigando per l'ultima braciola di maiale sul tavolo - ma Clarke ricordava sempre quello che Bellamy aveva sacrificato per prendersi cura della sua sorellina.

"Come va, nerd?"

Raven si lascia cadere sulla panca affianco a Clarke, facendola trasalire dai suoi pensieri.

"Non ho ancora aggiustato il tuo orologio" dice a Clarke, mezza patata che penzola dalla sua bocca. "Ma dovrei riuscire a farlo funzionare presto."

Clarke annuisce distrattamente. "Prenditi il tuo tempo, Ray. So che hai altri progetti che ti tengono impegnata."

"E' vero" concorda Raven, perché c'è sempre qualcosa con cui armeggiare. "Ma so quanto questo orologio significhi per te, quindi è più importante di ogni altra cosa."

Clarke le rivolge un sorriso riconoscente. Raven fa scontrare lievemente le loro spalle.

"Mi passeresti le alette di pollo? Grazie."

***

Clarke è nella classe della Torre di Astronomia dopo la pattuglia quella notte, appoggiata al davanzale e fissando il cielo scuro. Lancia un'occhiata a Lexa quando vede il fantasma fluttuare attraverso la porta e fermarsi accanto a lei. Guardano le stelle in un silenzio confortante.

"Non stai indossando il tuo orologio" osserva Lexa tranquillamente.

Gli occhi di Clarke guizzano al suo polso vuoto. "Sì, ha smesso di funzionare questa mattina - aspetta, come facevi a sapere che indosso un orologio?"

Lexa sbatte gli occhi un paio di volte. La sua faccia rimane assente. Clarke alza un sopracciglio.

"Faccio attenzione ai dettagli" dice alla fine Lexa. "Lo indossavi ogni volta che abbiamo parlato. Ho pensato che fosse un accessorio importante."

Clarke accetta la risposta, sebbene abbia la sensazione che non sia tutta la verità.

"Perché sei qui stasera?" Chiede al fantasma.

"Per piangere i vivi".

Clarke le rivolge uno sguardo perplesso. "Forse volevi dire 'piangere i morti'?"

Lexa si stringe nelle spalle. "A volte sono la stessa cosa."

"E questo cosa vorrebbe dire?"

"Prendi me ad esempio" dice Lexa guardando il proprio corpo. "Sono viva - non nel senso che sto vivendo, ma sono animata. Tuttavia, sono anche morta."

"Non volevi essere un fantasma?" Chiede Clarke, corrugando le sopracciglia.

"Non mi sarei mai aspettata di diventare uno, no" ammette Lexa mentre fissa la notte. "Sapevo che i fantasmi sono gli spiriti di coloro che temevano la morte, ma io non mai avuto paura di morire".

"Allora perché sei ancora qui?" Chiede Clarke. Quando si rende conto di quanto probabilmente sia risultata sgarbata, aggiunge frettolosamente: "Non che io voglia che tu te ne vada, o qualcosa del genere".

L'ombra di un sorriso passa sul viso di Lexa al borbottio di Clarke.

"A volte gli spiriti rimangono perché hanno una connessione straordinariamente forte con qualcuno o qualcosa in questa realtà."

Clarke annuisce pensierosa. "Quindi hai una forte connessione con qualcosa qui?"

"L'avevo" dice Lexa semplicemente.

Clarke alza un sopracciglio all'uso del passato. “Avevi?”

"O ce l'ho ancora" Lexa concede con un leggero cenno del capo. "Non ne sono più sicura. In ogni caso, sono ancora qui."

A Clarke scappa una risata alle parole confuse. Lexa le rivolge un piccolo sorriso. Dopo un breve intervallo di silenzio, Clarke parla di nuovo.

"Questa sensazione - è lo stesso per te come lo è per me?"

"Cosa intendi?" Chiede Lexa, la testa inclinata come segno di confusione.

"Questo" dice Clarke, agitando una mano tra i loro corpi. "Questa è solo la seconda conversazione che abbiamo avuto nel giro di così tanti giorni, e mi sento incredibilmente a mio agio intorno a te - come se ti conoscessi da molto più di un paio di settimane."

L'espressione di Lexa rimane impassibile. Clarke si rende conto di aver sbagliato ad esternare i suoi sentimenti.

"Scusa" dice Clarke frettolosamente. Le sue guance si scaldano, e spera che non siano troppo evidenti nella pallida luce lunare. "Pensavo -"

"Sì" dice Lexa all'improvviso.

"Cosa?" Chiede Clarke confusa. Vorrebbe coprirsi le guance perché stanno ancora bruciando.

"E' lo stesso per me" Lexa chiarisce con voce sommessa. "Questo...noi. Non lo senti solo tu, Clarke."

Clarke può giurare che il suo cuore inizia a battere così velocemente da sentire il petto vibrare. Si morde un labbro per cercare di contenere il sorriso che sta minacciando di formarsi, ma fallisce miseramente. Lexa si limita a sollevare un angolo della bocca verso l'alto.

Dopo un intervallo di silenzio appagante, Clarke ammette: "Ho fatto un sogno su di te l'altra sera"
.
Lexa alza un sopracciglio, quindi si affretta a chiarire.

"Non un sogno perverso. Era come, un sogno normale. Un sogno molto normale. Una specie."

Se Clarke la conoscesse meglio, avrebbe detto che Lexa sembrava divertita.

"Cos'è successo in questo tuo sogno, Clarke?"

"Tu eri...viva" Clarke può percepire la curiosità di Lexa a questo punto, quindi continua "Ero a casa per le vacanze, cercando di esercitarmi per un test di Apparizione che si stava avvicinando. Ho provato a smaterializzarmi dal seminterrato alla mia camera da letto, ma in qualche modo sono finita nella stanza sbagliata. La tua stanza, in realtà."

Clarke non si aspetta di vedere i muscoli facciali di Lexa indurirsi mentre racconta il suo sogno. Osserva il fantasma deglutire in maniera vistosa nonostante il fatto che non abbia bisogno di respirare, e le sue fattezze cominciano ad inasprisi.

"Questo è stato un errore" dice alla fine Lexa. Un espressione neutrale dipinta in volto. "Pensavo…"

Quando Lexa non riempie lo spazio vuoto, Clarke chiede "Pensavi cosa, Lexa?"

"Devo andare" dice Lexa, ignorando la domanda di Clarke. "Apprezzerei se tenessi per te i dettagli delle nostre interazioni."

Con quello, Lexa si alza e fluttua rapidamente fuori dalla stanza, svanendo nella notte. Clarke la fissa, chiedendosi come le cose siano cambiate così velocemente.

***

Clarke può sopportare che Lexa la ignori per solo due miseri giorni. I suoi amici hanno tutti notato il suo umore scontroso - e di conseguenza le hanno lasciato il suo spazio - così decide di fare finalmente qualcosa al riguardo. Alla fine, quella sera, dopo aver cenato si ritrova nella classe vuota della Torre di Astronomia, chiamando il nome del fantasma.

“Lexa? Lexa!”

Mentre Clarke sta per gridare il nome del fantasma ancora più forte, Lexa passa attraverso il muro e la guarda stancamente.

"Hai chiamato?" Chiede seccata.

Clarke alza gli occhi al cielo e si lancia all'attacco. "Non puoi iniziare a parlarmi e poi all'improvviso fermarti. Non è giusto. Soprattutto dopo che ti ho detto come mi sento riguardo a...noi - insomma hai capito. Hai detto che sentivi la stessa cosa."

"La vita è ingiusta, Clarke" dice Lexa freddamente. "Non puoi sempre ottenere quello che vuoi."

"Ma se provi a volte, potresti scoprire che è possibile ottenere ciò di cui hai bisogno" Clarke termina automaticamente.

Non si aspetta che Lexa capisca il riferimento a una delle sue canzoni babbane preferite, ma quando Lexa capisce, è comprensibilmente confusa.

"Recitare i testi babbani. Carino" dice Lexa ironicamente. "Questo non mi farà cambiare idea, Clarke."

"E questo che diavolo è?" Esclama Clarke. La frustrazione degli ultimi due giorni si sta facendo sicuramente sentire, mentre agita enfaticamente le mani in direzione della sagoma di Lexa.

"Sii più specifica, Clarke" dice Lexa esasperata. "Non puoi aspettarti una risposta diretta se parli solo per enigmi."

"Hai capito il riferimento a quella canzone babbana" chiarisce Clarke. "E l'altra sera, mentre ero seduta sul davanzale della finestra in questa stanza, conoscevi la citazione di quel filosofo babbano."

"Forse sono solo esperta nella cultura babbana" risponde Lexa semplicemente.

"Non me le bevo le tue scuse" dice Clarke, scuotendo la testa. "Non molte streghe e maghi studiano musica rock babbana o filosofi babbani."

Clarke si avvicina a Lexa, costringendola a fare marcia indietro finché non tocca quasi il muro della classe. Clarke si ferma per un momento, riflettendo sulla sua prossima mossa. Osserva Lexa mentre la guarda e si spinge leggermente in avanti. Lexa è a mezzo centimetro dal dover passare attraverso il muro per poter sfuggire all'avanzata di Clarke, ma rimane risoluta sul posto, scegliendo di giare la testa distogliendo lo sguardo da Clarke invece di sparire attraverso i mattoni.

A causa della vicinanza, Lexa non ha altra scelta che guardare negli occhi Clarke.

"Chi sei, Lexa Woods?"

Clarke guarda Lexa deglutire pesantemente. Aspetta.

"Sono-"

La porta si spalanca, colpendo il muro con uno schianto. Clarke sussulta e Lexa usa la distrazione a suo vantaggio.

"-Scusa, Clarke" sussurra Lexa nel suo orecchio. Clarke potrebbe giurare di aver sentito il calore del suo respiro prima che facesse un passo indietro attraverso il muro.

"Aspetta, no-"

Clarke allunga una mano per afferrare il fantasma, ma le sue mani si stringono solo attorno all'aria. Bellamy, Raven e Wells stanno sulla soglia della porta aperta. Clarke li fissa.

"Che diavolo, ragazzi?"

"Ti avevamo avvertita di stare lontana da lei" dice Bellamy. Ha le mani alzate per mostrare che non ha cattive intenzioni, ma Clarke vorrebbe comunque farlo fuori.

"È per il tuo bene" aggiunge Raven gentilmente.

"Come facevate a sapere che ero qui?" Chiede irritata Clarke. Stringe i pugni per tenere a bada le sue emozioni e si ferma dal cercare la sua bacchetta.

Due paia di occhi guardano verso Wells, e per lei questa è una risposta abbastanza chiara.

"Mi sono fidata di te affinchè non dicessi a nessuno che sono venuta quassù" sbotta. Gli occhi di Wells la stanno implorando, e Clarke si acciglia. "Non posso credere che mi hai tradita in questo modo."

“Clarke-”

Lei lo ignora e irrompe fuori dalla stanza, giù per il corridoio e giù per le scale. Così consumata dalla sua irritazione - era così vicina a ricevere una risposta da Lexa -  che quasi si imbatte in Octavia, che è in piedi con le braccia incrociate in fondo ai gradini. Clarke si avvicina a lei, ma Octavia le afferra il braccio prima che possa andare da qualche parte.

"Non dovresti essere arrabbiata con noi. Stiamo solo cercando di aiutarti."

Clarke digrigna i denti per cercare di sedare la sua ira, ma ci sono così tante cose che non capisce in questo momento, e nessuno sembra volerle dare una spiagazione. Libera il braccio dalla presa di Octavia.

"Perché volete aiutarmi?" Domanda, le sopracciglia che quasi si sfiorano per il fastidio. "Cosa mi state nascondendo? Chiaramente non ho tutte le informazioni qui. E cos'ha a che fare tutto questo con Lexa?"

Octavia non sembra voler incontrare i suoi occhi. "Noi non possiamo darti le risposte che cerchi, ma c'è qualcuno che può farlo."

Clarke non esita a chiedere "Chi?"

"Tua madre."

***

Clarke gira l'angolo in direzione dell'ala dell'ospedale a passo determinato. Rallenta quando sente delle voci sollevarsi dall'ufficio della matrona, e silenziosamente gli va incontro. Si ferma davanti alla porta e ascolta.

"...dovresti riportarla dalla Guaritrice Tsing all'ospedale Mount Weather. Se quello che le persone dicono è vero, e ha passato del tempo con lei, ha chiaramente bisogno di un altro trattamento..."

"Non posso. Non lo farò" dice Abby esasperata. C'è una sfumatura di stanchezza nella sua voce, da quello che Clarke può sentire. "E' stato abbastanza difficile vederla affrontarlo la prima volta. Non la sottoporrò a un altro trattamento."

"Ma è la cosa migliore per lei-"

"Basta, Jackson" dice Abby con fermezza. "Deciderò io cosa è meglio per lei. È mia figlia, dopotutto."

Non era una conversazione destinata alle sue orecchie, ma Clarke decide che ne ha avuto abbastanza.

"Stavi parlando di me, mamma?" Chiede, aprendo la porta.

Jackson, il guaritore tirocinante, la fissa scioccata. Abby chiude gli occhi e sospira.

"Non avresti dovuto ascoltare, Clarke" dice con tono deciso.

Clarke alza gli occhi al cielo. "Ovviamente. quindi cosa sarebbe meglio per me, esattamente?"

Abby cerca di deviare il discorso. "Non è niente di cui devi preoccuparti."

Clarke emette una risata ironica. "Prima i miei amici, e ora tu? Perché nessuno mi può semplicemente rispondere?"

Abby emette un altro sospiro. Dice a Jackson di andare, e aspetta che lui chiuda la porta prima di parlare di nuovo.

"I tuoi amici stanno solo cercando di aiutarti. Non sfogare la tua rabbia su di loro" dice Abby. "Se c'è qualcuno da incolpare per averti tenuto delle cose nascoste, sono io. Quindi se vuoi arrabbiarti, arrabbiati con me."

Clarke si acciglia. "Non è quello che ho chiesto-"

"È tardi" Abby la interrompe. "So che sono tua madre, ma per questo non ottieni alcun privilegio. Non dovresti davvero essere qui se non per bisogno di cure mediche."

Abby ignora totalmente i tentativi di riprendere il discorso di Clarke e la fa uscire dall'ufficio senza un'altra parola. Jackson la guarda dal suo posto situato vicino a uno dei letti dell'ospedale quando entrano nell'infermeria.

"Jackson, potresti per favore scortare Clarke alla Torre di Grifondoro? L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che si metta nei guai per aver vagato per la scuola dopo l'orario scolastico - persino ai Caposcuola non è concessa tutta questa libertà."

***

Jackson la accompagna alla Torre di Grifondoro, come ordinato. Non se ne va finché il ritratto della Signora Grassa comincia a muoversi dietro di lei. Clarke se ne sta da sola nella sala comune e aspetta finché non è sicura che il guaritore tirocinante sia tornato in ospedale.

Quindi torna indietro attraverso il ritratto.

E' sorprendentemente facile spostarsi per il castello di notte. Non torna alla Torre di Astronomia - non vuole essere sorpresa dai suoi cosiddetti amici - quindi si allontana dal suo solito cammino e si aggira semplicemente per il settimo piano finché non trova un'aula in disuso.

"Lexa?" Chiama nell'oscurità. "Sei qui?"

Clarke sente dietro di sé un'ondata di vento, e subito torna il familiare dolore al petto. Prima che lei possa girarsi, sente Lexa sussurrare da sopra la sua spalla.

"Mi dispiace, Clarke. Ma non dovremmo fare quello che stiamo facendo."

C'è un'altra raffica d'aria e quando Clarke finalmente si gira, la stanza è vuota. Sente il petto improvvisamente vuoto.

Quella notte piange fino ad addormentarsi.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: green_eyed