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Autore: green_eyed    22/08/2018    3 recensioni
"Comunque, come funziona? Tu vieni qui quando ti chiamo. Ti basta...entrare e uscire dall'esistenza, o qualcosa del genere?"
"È come un legame magico" spiega Lexa, apparentemente esitante. "Quando dici il mio nome, provo una spinta - proprio qui, nel mio petto" dice, disegnando un cerchio intorno alla pelle sopra il suo cuore. "Che è strano di per sé, visto che non possiedo più un cuore pulsante. Non posso spiegarlo, ma mi sento obbligata ad essere ovunque tu sia."
"Quindi non sono solo io" dice lentamente Clarke, un'espressione piena di speranza a sostituire il suo cipiglio precedente. "C'è qualcosa di più tra me e te, non è vero?"
(oppure: Clarke è una studentessa del settimo anno, Lexa è uno dei fantasmi di Hogwarts. C'è una connessione tra loro che Clarke non capisce, ma è determinata a capirlo.)
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve lettori, prima del capitolo vorrei fare un breve ma importante introduzione. Prima di tutto intendo specificare che questa NON è una mia creazione, bensì di un'altra autrice, il cui nick è 'alyciaclebnam', che molto gentilmente mi ha permesso di tradurla. E' la prima volta che mi cimento nella traduzione nonostante abbia letto molte fan fiction in inglese, quindi siate clementi hahah.
Detto questo non voglio tirarla per le lunghe (anche perchè non vorrei lasciare degli spoiler) e spero solo che la lettura vi coinvolga almeno la metà di quanto ha coinvolto me.
Vi lascio qua il link della storia originale: https://archiveofourown.org/works/8333608/chapters/19089070
E della pagina con le altre creazioni della mente che sta dietro questo capolavoro: https://archiveofourown.org/users/alyciaclebnam/pseuds/alyciaclebnam

Buona lettura :)




 
Capitolo 1
 
Clarke Griffin è accasciata sul tavolo di Grifondoro nella Sala Grande, a circa un centimetro dal finire con la faccia sulla sua colazione. Le ultime notti l'hanno vista nella sala comune dei Grifondoro fino a mezzanotte passata, impegnata a lavorare su un saggio per Trasfigurazione. Si sveglia di colpo quando qualcosa le cade vicino alla testa con un pesante tonfo.

"Come va, Griffin?"

Raven Reyes sorride compiaciuta a Clarke mentre si siede sulla panchina accanto a lei.

"Sei fortunata che non ho l'energia per indirizzarti un maleficio" borbotta Clarke, spingendo via la borsa di Raven da dove l'aveva scaricata senza tante cerimonie sul tavolo.

"Oh per favore" Octavia Blake se la ride mentre si avvicina alle due ragazze e si siede di fronte a loro. "Se davvero faresti a Raven un maleficio, le daresti solo una scusa per andare in infermeria e provarci con tua madre mentre viene curata."

Clarke arriccia il naso. "Davvero, Raven? Mia madre? Non hai alcun rispetto?"

"Non posso farci niente se Madama Griffin è bella da guardare" dice Raven in tono disinvolto, comportandosi come se le punte delle sue orecchie non fossero diventate rosse. "Se non mi avesse già rifiutato..."

"Due volte" interviene Octavia mentre ammucchia salsicce e pancetta sul suo piatto.

"Solo perché sarebbe un rapporto inappropriato sul posto di lavoro, dato che sono una studentessa e lei è la matrona della scuola" sottolinea Raven. "Se questo non fosse un problema, allora avrei potuto benissimo essere la tua nuova matrigna, principessa."

Clarke sa che la sua amica sta solo scherzando, ma le sventola comunque alcune delle sue fredde uova strapazzate davanti al viso. "Non mettermi alla prova Raven, sono a metà strada dal rimandarti al tavolo di Corvonero così su piedi. E non chiamarmi principessa."

"Però non dici a Finn di smetterla di chiamarti così" dice Raven scherzosamente.

Clarke sa che Raven sta cercando di mantenere un tono leggero, ma riesce comunque a sentire il sottile risentimento nelle sue parole. Sospira al modo in cui gli occhi di Raven si induriscono leggermente, e ignora il fatto che Octavia abbia abbandonato la sua colazione per poter guardare tra loro due preoccupata.

Finn Collins è un ragazzo di Tassorosso che ha recentemente espresso un interesse amoroso per Clarke. Può ammettere che è in qualche modo carino, con il suo sorriso disinvolto e i suoi caldi occhi castani. Ma c'è un'intera storia d'infanzia tra Raven e Finn - un primo appuntamento, un primo bacio, un primo amore; tutto molto prima che uno di loro mettesse piede a Hogwarts - e nonostante il fatto che si siano lasciati da un po' di tempo, Clarke non potrebbe mai ferire Raven in quel modo.

"Raven" inizia Clarke seriamente. "Non ti farei mai questo. So quanto Finn significhi per te, anche dopo tutto questo tempo."
Ci sono alcuni secondi di silenzio teso, ma alla fine Raven si rilassa di nuovo.

"Mi dispiace per lo scatto, Clarke. Io solo..." Raven espira pesantemente attraverso il naso. Clarke le rivolge un sorriso consolante. "È Finn."

Clarke annuisce. Sa che Raven odia parlare della sua relazione finita male con Finn, quindi da una gomitata al piatto vuoto di Raven e fa cenno ai piatti pieni di cibo.

"Meglio prendere qualcosa prima che scompaia. Gli elfi domestici non tengono tutto sul tavolo per sempre - credimi, ho provato a chiedere."

Raven le rivolge un sorriso di apprezzamento. Octavia torna a mangiare la sua colazione, apparentemente convinta che le sue due migliori amiche abbiano risolto il loro problema, e ne consegue un silenzio confortevole.

Come se fosse davvero destinato a durare.

Bellamy Blake arriva pavoneggiandosi verso di loro e si lascia cadere pesantemente sulla panca accanto a sua sorella. Clarke fa una smorfia all'occhio nero e al labbro spaccato che sta portando in bella vista.

"In nome di Merlino, cos'hai fatto adesso, Bell?" Chiede Octavia, esaminando le sue ferite con un'espressione accigliata.

"Ho fatto una rissa" dice con orgoglio.

Clarke alza gli occhi al cielo. A volte Bellamy è un tale idiota.

"Ma dai, Sherlock" dice Raven senza mezzi termini. "Non l'avrei mai detto dall'occhio nero e dalla sbavatura da vampiro."

"Chi è Sherlock?" Chiede confuso Bellamy, mentre anche Octavia sembra perplessa.

Come Clarke, Bellamy e Octavia sono mezzosangue. Ma mentre Clarke è stata ugualmente esposta alla cultura sia dei babbani che dei maghi - grazie a suo padre Babbano (prima che morisse) e alla sua madre, che è una strega - Octavia e Bellamy hanno sempre conosciuto solo la vita magica, dato che i loro genitori morirono giovani e furono allevati da una famiglia adottiva di maghi. Al contrario, Raven era nata babbana e aveva scoperto la magia solo al suo undicesimo compleanno, quando ricevette la sua lettera di Hogwarts per posta.

Mentre Raven intrattiene Bellamy con i racconti del grande detective babbano Sherlock Holmes, Clarke evoca una piccola bottiglia di dittamo dalla sua borsa. La fa scivolare sul tavolo verso Octavia, che la prende e inizia a tamponare il labbro tagliato di suo fratello mentre ascolta rapito le storie di Raven. In pochi secondi, la pelle una volta rotta guarisce diventando di un rosa lucente. Octavia restituisce la bottiglia con un sorriso grato e Clarke la ripone nella sua borsa.

"Non ci hai ancora detto a chi hai fatto del male" Clarke interrompe Raven e Bellamy, sapendo benissimo che loro due potrebbero continuare a parlare di Sherlock Holmes per sempre - Bellamy poteva infatti sedersi e ascoltare qualsiasi cosa lontanamente letteraria per ore, mentre Raven amava solamente sentire la sua stessa voce.

"E chi ti ha ferito" aggiunge Octavia.

Bellamy grugnisce, ovviamente scontento di essere stato interrotto. Annuisce verso il tavolo dei Serpeverde. "Indovina"

Clarke scruta il tavolo e alza gli occhi al cielo quando vede Cage Wallace. I capelli di solito ingellati del ragazzo di Serpeverde sono arruffati, e ha un brutto livido che ricopre entrambi gli occhi e una guancia.

Le labbra di Octavia si arricciano per il disgusto. "Cosa ha fatto quel purosangue razzista questa volta?"

"Continuava a dire come non potesse credere che un mezzosangue come me potesse entrare in Serpeverde" dice Bellamy burbero. "Come se il mago più oscuro della storia non fosse un mezzosangue."

"Non so perché tu voglia confrontarti con Voldemort ma, sai" dice Raven ridacchiando "qualunque cosa pur di aumentare il tuo ego."

Octavia ignora Raven e rivolge a suo fratello uno sguardo deluso. "È bastato solo questo perchè tu lo colpissi? Ha detto cose del genere per anni, pensavo avessi più autocontrollo di così."

Bellamy non la guarda negli occhi, ma ammette con riluttanza: "Non è questo il motivo per cui l'ho colpito."

Clarke e Raven si scambiano occhiate d'intesa, ma Octavia si acciglia senza capire.

"Perché l'hai fatto allora?"

"Ti ha insultata" confessa Bellamy con calma. "Ha detto che anche se sono un mezzosangue, almeno sono riuscito a passare a Serpeverde, l'unica casa decente di questa scuola. Poi ti ha definita una disgrazia per essere stata smistata in Grifondoro."

Octavia si addolcisce all'ammissione. "Bell…"

Clarke lascia loro spazio. Permette al chiacchiericcio del primo mattino del resto degli studenti di travolgerla, e i suoi occhi vagano attraverso gli altri tavoli della casa cercando qualcos'altro su cui concentrarsi. Il suo sguardo si sposta sul tavolo dei Serpeverde all'estremità della sala - evitando con cura Cage Wallace e il suo ghigno permanente - quando i suoi occhi incontrano quelli di una ragazza seduta direttamente in mezzo alla panca.

C'è improvvisamente un dolore nel suo petto e giura di sentire qualcosa stringere il suo cuore.

Gli altri studenti sembrano aver dato alla ragazza un considerevole spazio, non c'è nessuno seduto più vicino di almeno due spazi ai suoi lati e nessuno seduto di fronte. Sorprendentemente, la disposizione dei posti a sedere non è la cosa più strana di lei.

(E non è nemmeno il fatto che lei sia ovviamente un fantasma.)

Anche da tre tavoli di distanza, Clarke è convinta di poter sentire il dolore che si irradia dallo sguardo della ragazza fantasma. Il fantasma si allontana immediatamente quando si rende conto che qualcuno la sta fissando. Clarke prova a ricordare dove può averla già vista. Pensava di conoscere tutti i fantasmi di Hogwarts, ma questa ragazza non è nella sua memoria.

Tira una gomitata a Raven non troppo delicatamente, causandole accidentalmente di ingoiare un morso di pane tostato.

"Che diavolo, Clarke?"

Clarke versa a Raven un bicchiere di succo d'arancia per lenire la sua gola irritata e chiede "Chi è quel fantasma? Non penso di averla mai vista prima."

Quando Raven scopre a chi si riferisce Clarke, tutto quello che riesce a fare è soffocare anche con la sua bevanda.

"Cazzo. Merda, io- uh- "

Octavia e Bellamy si girano sui loro posti per poter vedere il fantasma e quasi immediatamente si rigirano con gli occhi spalancati. Clarke alza un sopracciglio a tutte le loro reazioni.

"Ho la sensazione che qui mi manca qualcosa" dice seccata.

"No!" Esclama Raven, troppo in fretta per i gusti di Clarke. "Non c'è niente da sapere!"

Gli occhi di Clarke guizzano tra loro tre: Octavia sta evitando con determinazione il suo sguardo, il che è un segno inequivocabile che c'è qualcosa che non le stanno dicendo. Bellamy sospira.

"Il suo nome è Lexa Woods" dice rassegnato, dando un'ultima occhiata al fantasma. "E non farti strane idee, Clarke - non è esattamente una persona sociale. Andresti solo incontro a dei guai."

Raven poi cambia argomento senza preamboli, e Clarke si accorge del brusco cambiamento di discorso. Si chiede perché sia così determinata a non parlare di Lexa Woods.

***

Onestamente, gli amici di Clarke avrebbero dovuto sapere che lei non era il tipo di persona che accetta semplicemente le cose.

***

“Hey.”

Il fantasma rimane in silenzio, fluttuando davanti alla finestra della biblioteca che si affaccia sul campo di allenamento di Quidditch. Clarke si schiarisce la voce e si lecca le labbra, la bocca improvvisamente secca. Il suo cuore salta un battito.

"Ciao" ci riprova.

Il fantasma non si muove. Clarke sospira. Almeno Bellamy stava dicendo la verità quando disse che Lexa non era molto sociale.

"Mi stai ignorando?"

Lexa passa semplicemente attraverso la finestra, lasciando Clarke accigliata mentre guarda lo spazio che il fantasma prima occupava. Una risatina soffocata arriva da dietro a Clarke, che si gira per vedere un Tassorosso del primo anno, ovviamente ridendo dei suoi tentativi falliti
di interagire con il fantasma.

"Racconta a qualcuno di questo e toglierò cinquanta punti dalla tua casa."

Lo studente si acquieta, osservando il distintivo di Caposcuola attaccato al suo petto. Annuisce, anche se con una certa riluttanza.
Soddisfatta del fatto che il suo segreto rimarrà al sicuro, Clarke si allontana a malincuore dalla biblioteca.

***

Il suo secondo tentativo non va meglio.

Sono di nuovo nella biblioteca, ma questa volta mancano dieci minuti alla chiusura e sono sole tra le file di libri avanzati di Trasfigurazione a
cui gli altri studenti hanno difficilmente accesso.

Clarke immediatamente abbandona il suo saggio quando vede il luccichio caratterizzante di un fantasma che passa attraverso gli scaffali a poca distanza dal suo tavolo di studio. Il suo cuore si blocca nel suo petto per una frazione di secondo, e lei in qualche modo sa che è Lexa.

"Lexa, aspetta!"

Dubita che il fantasma la ascolterà, quindi è piacevolmente sorpresa quando Lexa si ferma appena prima di passare attraverso la fila successiva di scaffali. Clarke si trova vicina a lei, ma abbastanza lontana da dare al fantasma una quantità generosa di respiro - non che ne
avesse davvero bisogno - comunque abbastanza vicina per parlarle comodamente.

"Volevo solo sapere-"

Madama Byrne, la bibliotecaria, la interrompe, apparendo alla fine della fila di scaffali con un'occhiataccia.

"È l'ora di chiusura" dice a Clarke, a malapena rivolgendo uno sguardo al fantasma. "Devi andartene, adesso."

Clarke si tira su la manica della tunica e controlla il suo orologio da polso, un regalo di suo padre prima che morisse. 19:50.

"Ho ancora dieci minuti" cerca di controbattere.

Madama Byrne la schernisce. "La mia biblioteca, le mie regole. Se torno e ti trovo ancora qui, ti assicuro che non metterai mai più piede in questo posto."

La bibliotecaria quindi si allontana, presumibilmente, per liberare il posto dal resto degli studenti, e Lexa sceglie quel momento per andarsene attraverso gli scaffali. Clarke non sa cosa fare se non guardare male la schiena di Madam Byrne, e fissare con nostalgia lo spazio in cui Lexa è scomparsa.

***

Sfortunatamente per Clarke, la terza volta non è quella buona.

È nelle cucine, mentre assaggia diversi tipi di budino che gli elfi domestici mettono tra le sue mani. Gli elfi domestici la guardano in attesa ad ogni piatto che assaggia.

"Che cosa ci hai messo in questo, Zoran?" Chiede Clarke mentre mastica un'altro boccone di budino. Deglutisce e, a pensarci due volte,
scuote la testa. "Sai cosa - non mi interessa nemmeno. Qualunque cosa sia, ha un sapore incredibile."

"Grazie, signorina!" Dice Zoran illuminandosi. Le sorride e prende la ciotola vuota quando ha finito, barcollando indietro per unirsi agli altri elfi.

È un suo vizio quello di scendere nelle cucine per qualche spuntino a tarda notte. Si sentiva in colpa per questo, fino a quando non si rese conto che gli elfi domestici erano tutti troppo disposti a servirla. Si fece una nota mentale di essere comunque gentile con loro.
Clarke sta leccando il resto del budino di melassa dalle sue labbra quando uno degli elfi domestici fa un trambusto dall'altra parte della cucina. Riesce appena a vedere un lampo di grigio argenteo nella luce fioca, e il suo cuore comincia a sobbalzare.

"Signorina Lexa!" Squittisce l'elfo domestico. "Abbiamo il tuo-"

Lexa interrompe bruscamente l'elfo e gli parla in modo così silenzioso che Clarke non riesce a sentire niente. L'elfo annuisce e recupera un piatto coperto da una delle panche della cucina. Poi si smaterializza con un forte rumore.

Clarke si chiede se anche questo tentativo finirà male.

Chiama comunque il nome del fantasma.

“Lexa!”

Lexa non si gira per affrontarla, ma non scompare nemmeno attraverso il muro. Clarke lo considera un buon segno e si avvicina cautamente
al fantasma. Si ferma accanto a lei, a neanche un braccio di distanza.

Il fantasma non si muove di un millimetro e Clarke impiega un momento per studiare il suo profilo. La delicata inclinazione del suo naso, la mascella scolpita, la sporgenza ribelle del suo mento.

Si chiede perché si senta così attratta da lei, perché il suo cuore si ferma praticamente alla sua vista.

"Vai via, Clarke."

Ammutolita dallo shock nell'udire la sorprendente morbidezza della sua voce e dal modo in cui la sua lingua scatta attorno alla "k" nel suo nome, Clarke si limita a fissare il punto in cui Lexa attraversa il muro e torna nel cuore del castello.

***

Clarke è circondata dai suoi amici - Raven, Octavia, Bellamy e Wells - una sera mentre cenano. Nonostante siano tutti in case diverse
(esclusi Clarke e Octavia), si siedono insieme al tavolo di Grifondoro.

Monty Green e Jasper Jordan, altri due dei suoi amici di Corvonero del sesto anno, si uniscono a loro a metà del pasto entrambi sorridenti.

"Oh oh" dice Bellamy quando i ragazzi prendono posto. "Sento odore di guai."

"Sì, beh, io posso sentire l'odore di qualcos'altro" dice Raven, arricciando il naso per il disgusto. "Avete dimenticato di usare un incantesimo di pulizia dopo l'ultima baldoria? Perché le mie narici sono appena state aggredite da un fottuttissimo odore di whisky."

"Aah!" Wells si copre le orecchie con le mani e dice: "Non parlare di consumo di alcool davanti a me! Come Caposcuola, sarei obbligato a presentarti al tuo Capo Casa."

Clarke ridacchia alle buffonate di Wells. "Non sei in servizio, Jaha. In questo momento, siamo solo amici che parlano tra loro. Puoi mantenerlo un segreto, no?"

"Sì, ascolta quell'altra Caposcuola, Wells" dice Jasper facendo l'occhiolino. "Siamo solo amici che parlano tra loro."

Wells alza gli occhi al cielo ma toglie comunque le mani dalle orecchie. Tira fuori la bacchetta da sotto la tunica e borbotta un rapido incantesimo di pulizia per liberarsi del fetore che circonda i ragazzi Corvonero.

"Non penso che il professor Sinclair sarebbe disposto a lasciarti andare facilmente" spiega quando Monty lo ringrazia. "Non dopo l'ultima volta che sei stato beccato."

"Perché siete venuti qui puzzando come maiali, comunque?" Chiede Octavia guardando tra i due ragazzi. "Un'altra miscela è andata male?"

"Questa è esattamente la ragione opposta, in realtà" inizia Jasper puntando il dito verso la borsa che ha lasciato cadere sotto la panca quando si è seduto. Estrae una bottiglia anonima piena di liquido trasparente e la mostra rapidamente prima di nasconderla. "L'abbiamo finalmente perfezionato!"

"Oh merda" dice Raven, quasi sbalordita. "Sul serio?"

"Davvero" risponde Monty. "Hai appena visto la prima bottiglia ufficiale del Masper Moonshine."

"Masper?" Ripete Clarke divertita.

Monty alza le spalle, ma con stampato in faccia ancora un sorriso orgoglioso. "È un nome che funziona."

"Ma è finalmente perfezionato!" Dice Jasper eccitato. "La nostra prima bottiglia di vero Moonshine!"

"Sei sicuro che non ci avvelenerà com'è quasi successo l'ultima volta?" Chiede scettico Bellamy. "Per quanto mi fidi delle capacità di guarigione che Clarke ha imparato da sua madre, non voglio rischiare di morire di nuovo..."

Clarke distoglie l'attenzione quando vede una luce argentea attraverso la sala e il suo battito cardiaco vacilla.

È Lexa, ovviamente, seduta al suo solito posto nel mezzo del tavolo Serpeverde. I fantasmi non possono né mangiare né bere, quindi Clarke pensa che forse è lì solo per socializzare con gli altri studenti - o forse anche con gli altri fantasmi.

Ma i posti intorno a lei rimangono vuoti e nessuno degli altri fantasmi si avvicina a lei. Clarke sta per riportare la sua attenzione alla conversazione dei suoi amici quando Lexa alza lo sguardo.

I loro sguardi si incrociano e Clarke non riesce a trovare la forza in se stessa per distorglielo.

"Non è una buona idea, Griffin."

La voce bassa di Raven spezza la sfida di sguardi con Lexa, e Clarke si volta invece verso la sua amica. Le lancia uno sguardo perplesso, ma l'espressione di Raven rimane illeggibile.

Clarke si chiede, ancora una volta, perché tutti siano così determinati a tenerla lontana da Lexa Woods.

***

La volta dopo che Clarke e Lexa si incrociano, nessuna di loro se lo aspettava.

Clarke è seduta sul davanzale della finestra nella stanza più alta della Torre di Astronomia, con una gamba piantata sul pavimento e l'altra che penzola all'aperto. Con la coda dell'occhio, vede Lexa passare attraverso la porta chiusa e immediatamente tornare indietro quando si rende conto che la stanza è già occupata.

"Non ti ho mai detto il mio nome" dice Clarke, distogliendo lo sguardo dalle stelle e inchiodandolo sul fantasma. "Ma l'hai detto prima, quando eravamo nelle cucine."

Lexa si gela a metà strada attraverso la porta. Fa un passo indietro così che non sta più fluttuando tra questa stanza e il corridoio esterno, ma non alza lo sguardo ad incontrare gli occhi di Clarke.

"È tardi" dice rigidamente. "La Torre di Astronomia è riservata solo alle classi."

"Lo so" dice Clarke con un piccolo sorriso.

La sagoma di Lexa risplende nell'oscurità. Clarke osserva le sue dita piegarsi in pugni lungo i fianchi.

“Clarke-”

Clarke la interrompe "Non puoi dirmi di andarmene di nuovo, Lexa. Ero qua prima di te."

"Non dovresti stare seduta così. È pericoloso" dice Lexa invece, gli occhi puntati al cielo dietro Clarke.

Clarke gira la testa. "Perché ti importa se vivo o muoio?"

Stranamente, Lexa serra la mascella e finalmente incontra il suo sguardo. Quando Clarke vede il dolore turbinare nei suoi occhi argentei,
sente il suo cuore stringersi. Oscilla la gamba penzolante sopra al davanzale e si mette su due piedi con un sospiro.

"Perché sei qui, Lexa?"

"Perché tu sei qui, Clarke?" Lexa ribatte, sollevando il mento fiera.

Clarke alza un sopracciglio. "L'ho chiesto prima io" dice freddamente.

Lexa sembra riluttante, ma le risponde comunque. "Sono un fantasma. Posso fare tutto ciò che voglio" risponde semplicemente.

Clarke pensa che ci sia dell'altro, ma per ora decide di lasciar perdere.

"Dovrei essere di pattuglia notturna con uno dei Caposcuola - Wells Jaha - ma è un buon amico e a volte gli chiedo di coprirmi mentre
vengo qui a guardare le stelle" ammette Clarke. "Prima di morire, mio padre ha citato un filosofo babbano: Le cose sono come sono. Guardando fuori nell'universo di notte, non facciamo paragoni tra stelle giuste e stelle sbagliate... "

"-Nè tra costellazioni ben ordinate e mal disposte" finisce Lexa.

Clarke è sorpresa che Lexa conosca la citazione. Il fantasma ha gli occhi spalancati, apparentemente allarmata dal fatto di aver davvero parlato.

Clarke decide di non tentare oltre la sua fortuna e continua: "Mi ha chiesto di non pensare alla sua morte come una cosa negativa. Ha sempre detto che per vivere la vita al massimo, devi riconoscere ogni esperienza - buona o cattiva, felice o triste - proprio per quella che è, un'esperienza. Un'opportunità di apprendimento. Stare qui, dove posso vedere le stelle...mi fa sentire più vicina a lui. Più vicina alle persone che ho perso."

Lexa si addolcisce all'ammissione. Ha uno strano sguardo - qualcosa che sembra inspiegabilmente come comprensione, se Clarke dovesse dargli un nome.

"Non dirò a nessuno che eri qui se tu non dirai a nessuno che io ero qui" dice alla fine Lexa.

"Pensavo fossi un fantasma e potessi fare tutto ciò che volessi" ribatte Clarke.

Lexa si limita a raddrizzare la postura, risultando alta e orgogliosa, come se non si fosse affatto contraddetta. Clarke trattiene una risata.

"Buonanotte, Clarke" dice Lexa a bassa voce, e Clarke riconosce la finalità nel suo tono.

Il fantasma passa ancora una volta attraverso la porta chiusa. Clarke sorride guardando lo spazio in cui è scomparsa. Non era molto, ma i progressi sono progressi, pensa.

Quando scende la scalinata della Torre di Astronomia pochi minuti dopo, va quasi a sbattere contro Wells, che è in piedi seminascosto nell'ombra al piano terra.

"Era il fantasma di Lexa Woods quello che ho visto passare di qui?" Chiede, le sopracciglia vicine in segno di preoccupazione.

Clarke si stringe nelle spalle. "A te cosa sembrava?"

"Non dovresti parlare con lei" dice Wells severamente.

Clarke si acciglia al suo tono di rimprovero e al suo tentativo di schivare la domanda. "Perché tutti si comportano come se fosse un'emarginata? Lexa è solo un fantasma, non può farmi del male."

Wells stringe le labbra con decisione e poi dice: "Fidati di noi, Clarke. Dovresti lasciarla a distanza."

Clarke scuote la testa. "Non posso farlo, Wells. Non so spiegare perché, ma mi sento...connessa a lei. Il mio cuore, diventa pazzo ogni volta..."

"Clarke, per favore. Lascia Lexa Woods da sola. È per il tuo bene" il ragazzo Tassorosso la interrompe implorante, e poi allunga la mano.
"Lascia che ti accompagni alla torre di Grifondoro, ok?"

Clarke è sicura che Wells si stia offrendo così che lei non possa incontrare di nuovo Lexa. Allontana la mano da quella del ragazzo e si dirige verso l'uscita da sola.

"Posso benissimo tornare indietro da sola!" Gli urla da sopra la spalla.

***

Nonostante la sua voce interiore, Clarke non tenta di contattare Lexa per più di una settimana. Oltre ai suoi doveri da Caposcuola, è impegnata a tenere il passo con tutti i suoi corsi e i compiti in preparazione ai M.A.G.O. Si sente come se stesse lavorando più duramente di un elfo domestico, e con riluttanza respinge Lexa dalla sua mente per poter concentrarsi sui suoi studi.

È solo per un po', si dice. Lexa non va da nessuna parte. Avrò sicuramente il tempo di parlarle più tardi...

***

Clarke è seduta sul pavimento vicino al fuoco nella sala comune dei Grifondoro. È passato qualche tempo dalla mezzanotte e sta cercando di dare gli ultimi ritocchi al suo saggio sulla Trasfigurazione, che è ufficialmente previsto per oggi.

Lexa fluttua attraverso il ritratto della Signora Grassa e si libra sulla sedia accanto a quella su cui Clarke è appoggiata, e Clarke improvvisamente - stranamente - si sente più a suo agio, anche se il suo cuore inizia a battere un ritmo alterato nel suo petto. Gli ultimi
giorni sono stati a dir poco frenetici, e la presenza di Lexa in qualche modo fa sciogliere tutto lo stress.

Clarke riserva a Lexa un sorriso prima di tornare alla sua pergamena.

"Ero qua prima io" ricorda al fantasma, esaminando il suo lavoro per eventuali errori di ortografia. "Non puoi chiedermi di andare via anche
questa volta."

Con la coda dell'occhio, Clarke vede gli angoli della bocca di Lexa puntare verso l'alto.

"Non avevo intenzione di farlo" dice Lexa debolmente.

Clarke la guarda, piacevolmente sorpresa dal fatto che il fantasma interagisca così volentieri con lei. Poi decide di tentare la sorte.

"Sei venuta alla Torre di Grifondoro solo per parlare con me?"

Il silenzio di Lexa fa rumore.

"Mi stavo solo chiedendo perché non mi avessi infastidito negli ultimi giorni" dice invece, ignorando esplicitamente il sorriso crescente di Clarke. "Volevo solo controllare quanti altri giorni di grazia mi aspettano."

"Ti mancavo, non è vero?" Dice Clarke scherzosamente.

Lexa si acciglia. "No."

Clarke sogghigna consapevolmente. "Non mi sono dimenticata di te, se è quello che stai pensando. Sono stata solo impegnata con questo saggio di Trasfigurazione. Ho dato a Gustus una cosa come tre copie, ma continua a dire che manca qualcosa. Non vuole dirmi di cosa si tratta in ogni caso."

Lexa fa cenno alla pergamena di Clarke. "Posso?"

Clarke viene colta di sorpresa dall'offerta, ma annuisce e gira il foglio verso Lexa. Guarda il fantasma leggere il suo saggio.

"Hai discusso in dettaglio le difficoltà della Trasfigurazione e la precisione richiesta per eseguire tale magia, ma posso suggerirti di approfondire le implicazioni di incantesimi trasfigurativi errati o mal eseguiti?" Lexa suggerisce. "Credo che sia quello che il professor Gustus stia cercando."

Clarke fissa il fantasma con un luccichio di ammirazione negli occhi.

"Sei un genio, Lexa. Davvero. Grazie."

"Prego, Clarke."

Stanno sedute in un silenzio confortevole per un po', gli unici suoni sono il crepitio del fuoco e il rumore della piuma di Clarke che scrive sul foglio. Alla fine, Clarke soffia sulla sua pergamena per asciugare l'inchiostro e lo arrotola con un sorriso soddisfatto. Allunga le braccia e la schiena per stiracchiarsi, le articolazioni scrocchiano ed emettono un suono come se si fossero spezzate.

Lexa fa una smorfia al rumore.

"Scusa" dice Clarke timidamente. "Brutta abitudine."

Lexa annuisce comprensiva. "Tutti ne abbiamo una."

Clarke non può farne a meno. "Qual è la tua cattiva abitudine?" Chiede incuriosita.

Lexa distoglie lo sguardo. "Non posso parlarne" dice semplicemente, prima di riportare lo sguardo su Clarke.

Clarke le offre comunque un sorriso a denti stretti. "Scusa. Non volevo essere invadente."

Lexa sembra non riconoscere le scuse. "Devi capire, Clarke - ci sono alcune cose che non posso discutere con te. Non perchè non lo voglia, ma perché sono legata dall'obbligo."

La spiegazione sembra inquietante, quindi Clarke non la mette in discussione. Tutti hanno diritto ai loro segreti, dopotutto. Dopo un momento di silenzio riprende a parlare.

"Tutti mi dicono che non dovrei parlarti affatto."

Lexa annuisce. "Hanno ragione."

Clarke aggrotta le sopracciglia in confusione. "Perché?"

"È complicato" è tutto ciò che Lexa offre come spiegazione.

"Allora rendilo meno complicato per me" suggerisce Clarke.

"Non posso" dice Lexa semplicemente.

"Non puoi o non vuoi?" La sfida Clarke.

"Non posso" dice Lexa, un leggero sentore di rimorso nel suo tono. "Nel caso non l'avessi capito, questa è una delle cose che non posso
discutere con te, Clarke."

Clarke incrocia le braccia disinvolta. “Bene. Quello che è. Non che volessi saperlo comunque."

Le labbra di Lexa si piegano in un mezzo sorriso. "Si vede come non ti interessa" dice lei. "Ti stai comportando come una bambina, Clarke."

"Non lo sono."

Lexa fa un sorrisetto. "Mi permetto di dissentire."

Sentono una porta che si apre da qualche parte nei dormitori delle ragazze e Clarke si volta verso le scale, chiedendosi chi altri potesse essere sveglio a quell'ora. Con la coda dell'occhio, vede Lexa passare attraverso la sedia e sparire dalla sala comune.

"Che cosa...Lexa?"

Clarke si rigira sul pavimento, come se sperasse di trovare Lexa appollaiata su una sedia diversa. Ma il fantasma continua a non esserci e Clarke è confusa. Octavia appare sulla soglia delle scale del dormitorio con i capelli arruffati e gli occhi socchiusi.

"Con chi stai parlando, Clarke?"

"Uh" balbetta Clarke, guardandosi ancora attorno per scoprire dov'era sparita Lexa. "Nessuno. Stavo solo...parlando con me stessa. Puoi tornare a dormire ora."

Octavia, presumibilmente ancora mezza addormentata, accetta la scusa senza fare domande. “Mmmkay. Buonanotte, Clarke. Vieni presto a letto, va bene?"

"Lo farò" promette Clarke. "Notte, O."

Aspetta che Octavia salga le scale.

"Lexa?" Sussurra Clarke quando sente il lieve clic della chiusura della porta del dormitorio. "Dove sei andata?"

La testa di Lexa emerge dalla sedia che aveva occupato solo pochi secondi prima.

"La tua amica - se n'è andata?"

"Sì, l'ho rimandata a letto" risponde Clarke distrattamente. "Dove sei andata? Perché te ne sei andata?"

Lexa fluttua ancora più in alto finché non è completamente fuori dalla sedia. "Non dovrei essere qui" confessa.

"Qui, nel senso, la sala comune dei Grifondoro?" Le domanda Clarke.

Lexa mormora. "Tra le altre cose, sì."

Clarke sospira. "Questa è un'altra di quelle cose di cui non puoi parlare, vero?"

Lexa le offre solo un debole sorriso, che Clarke le restituisce. Si guardano l'un l'altra ancora per un momento, prima che Lexa parli di nuovo.

"Non ti terrò lontana dal tuo riposo" dice, anche se Clarke nota che si alza dal suo posto con una certa riluttanza. "Sono sicura che la tua amica ti stia aspettando nel tuo dormitorio."

Clarke è sicura che Octavia non la starà aspettando, a giudicare dallo sguardo stanco nei suoi occhi quando era venuta giù prima. Tuttavia, non corregge Lexa, e osserva mentre il fantasma fluttua verso il ritratto.

"Buonanotte, Lexa."

Il fantasma si ferma poco prima del ritratto della Signora Grassa.

"Buonanotte, Clarke" dice dolcemente, prima di sparire attraverso l'uscita.

Clarke si ritira nel suo dormitorio con un sorriso.

 
   
 
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