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Autore: Recchan8    31/08/2018    0 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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-”Grazie a lei e buona giornata”- disse Kunibert con un sorriso fintissimo e un breve cenno del capo.
La donna dai capelli platinati rispose con entusiasmo e uscì dal negozio di Mackenzie con in braccio un esemplare di quella che la grossa enciclopedia acquistata qualche giorno prima da Kunibert indicava come Pachira aquatica. Il ragazzo, non appena la cliente se ne fu andata, abbassò gli angoli della bocca e fece schioccare la lingua. Guardò il proprio debole riflesso alla vetrina del negozio e si domandò come avesse fatto il comandante dei Quattro Generali Celesti a ridursi in quello stato: commesso di una fioreria costretto a indossare un grembiule rosa confetto e a sorbirsi dalla mattina alla sera le lamentele della proprietaria e di un'egocentrica cartomante. Cosa avrebbe detto il Principe Endymion se l'avesse visto in quelle condizioni pietose? E i suoi compagni?
Il suo viso si indurì di colpo al ricordo della sera precedente, di Nehemias e della sua ragazza, una fanciulla che, ahimè, non era Jupiter. Si passò una mano sul volto, espirando rumorosamente e alzando gli occhi al cielo, come in cerca di un aiuto divino. L'unica persona che, forse, avrebbe potuto dargli una mano era Saturn, ma la Bella Guerriera della Morte e della Rinascita non si faceva sentire da giorni; era come sparita, risucchiata dalle tenebre del suo lontano pianeta.
-”Mi risveglia, mi dà il potere di fare altrettanto coi miei compagni e sparisce, senza spiegare un cazzo”- borbottò sedendosi sullo sgabello del bancone. -”Bella merda”-.
Il campanellino posto sopra la porta d'ingresso trillò e Kunibert scattò in piedi, sperando con tutto se stesso che il cliente in arrivo non lo avesse sentito lamentarsi.
-”Buongiorno!”- disse prontamente. Il sorriso tirato e di cortesia svanì immediatamente dalle sue labbra quando si accorse che la persona appena entrata era Mackenzie. -”Alla buon'ora, Jupiter”- sospirò alzando un sopracciglio bianco.
La ragazza, scesa dal proprio appartamento con indosso un semplice paio di jeans skinny e una t-shirt bianca con lo scollo ovale, lo guardò di sfuggita e gli rispose con un distratto saluto. Si accasciò con poca grazia sul divanetto, appoggiandosi allo schienale imbottito e rovesciando la testa all'indietro. Kunibert, da dietro il bancone, la guardava incuriosito dal suo comportamento assente.
-”Devo supporre che sia successo qualcosa?”- azzardò. -”Non è da te ritardare in negozio ed essere così”- le fece notare indicandola con un gesto sbrigativo della mano.
Mackenzie, che teneva gli occhi chiusi, socchiuse una palpebra e lanciò una strana occhiata verde a Kunibert. Per quanto all'apparenza si stesse mostrando calma e rilassata, in realtà stava cercando di tenere a bada dentro di sé un uragano di emozioni. Quel pensiero, quella ormai certezza, l'aveva tenuta sveglia per tutta la notte, facendola fantasticare sull'immediato futuro e rendendola una ragazza piena di speranza; una speranza forte e verdissima, come i suoi occhi che adesso, come brillanti e preziosi smeraldi, stavano riflettendo la loro luce sul volto scettico di Kunibert.
-”Non sono una persona molto empatica”- disse seccato. -”Per cui ti pregherei di piantarla di fissarmi in quel modo. Parla, per cortesia. Cos'è successo?”-.
A quel punto Mackenzie non riuscì più a trattenersi. Scattò in piedi e coprì con un paio di ampie falcate lo spazio che separava il divanetto dal bancone. Si chinò in avanti, appoggiò i gomiti sul ripiano e afferrò le mani di Kunibert. Il ragazzo, colto alla sprovvista, si irrigidì e, istintivamente, inarcò la schiena nel vano tentativo di allontanare il proprio volto da quello emozionato e fin troppo elettrizzato di Mackenzie.
-”Stai... Ti stanno... Hai delle scintille sulla faccia”- balbettò Kunibert.
-”E chissenefrega!”- esclamò Mackenzie. -”Devo dirti una cosa, Kun”- sussurrò con entusiasmo.
-”Va bene, ma potresti...?”- disse Kunibert a denti stretti cercando di liberarsi dalla presa ferrea della ragazza.
-”Credo di averlo trovato!”-.
Kunibert smise di lottare e socchiuse le labbra, guardando Jupiter confuso. Improvvisamente sentì freddo e un rapidissimo e solitario brivido gli percorse la schiena. Si schiarì la gola, a disagio.
-”Di chi stai parlando?”- chiese. La bocca gli si era a un tratto seccata.
Mackenzie, completamente cieca di fronte a quello che chiunque avrebbe definito “terrore sul viso”, lasciò le mani fredde di Kunibert e spalancò le braccia.
-”Nephrite!”- trillò con voce acutissima.
Kunibert boccheggiò, in cerca delle parole più adatte per rispondere alla proprietaria del negozio. Guardò oltre le spalle di Mackenzie, pregando silenziosamente che qualcuno entrasse da quella maledetta porta e lo salvasse.
-”Sei strano”- disse Mackenzie dopo essersi resa conto della strana e allarmata espressione del volto di Kunibert. Lasciò le mani del ragazzo e si allontanò dal bancone di qualche passo. Ridusse gli occhi a due fessure e squadrò l'amico da capo a piedi.
Kunibert si tolse il grembiule rosa e girò attorno al bancone, piazzandosi davanti a Mackenzie. Si asciugò i palmi sudati delle mani sui jeans, schiarendosi la voce e preparandosi al peggio. Aveva un sacco di domande da porre a Jupiter, prima tra tutte per quale motivo non fosse infuriata come una bestia.
Un attimo”.
-”...Sei felice?”- disse incredulo. -”Perché non sei arrabbiata?”-.
Mackenzie lo guardò allibita. Strinse gli occhi e scosse lievemente la testa. Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-”Che razza di domanda è?”- gli chiese con voce improvvisamente acuta.
-”Lui sta...”- iniziò Kunibert. Si zittì quasi subito quando, osservando meglio gli occhi verdi della ragazza, intuì che Mackenzie non sapesse veramente niente dell'attuale condizione di Nephrite. Non sembrava per niente turbata, ma anzi, era al settimo cielo, convinta di aver ritrovato l'amore della sua vita. Kunibert non riusciva a capire. L'unica spiegazione plausibile e possibile era che avesse scambiato qualcuno per Nephrite.
-”Quando è successo?”- le domandò.
Mackenzie si sorprese del repentino cambio di espressione di Kunibert. Fino a un attimo prima sembrava, cosa insolita per lui, spaventato: i suoi occhi grigi erano sbarrati e il suo sguardo stralunato vagava per il negozio, specchio dei suoi pensieri turbolenti. Credeva che la notizia del ritrovamento di uno dei Quattro Generali Celesti, di un suo compagno, l'avrebbe reso più che felice. Mackenzie sapeva che Kunibert aveva preso molto seriamente il compito affidatogli da Sailor Saturn, come era giusto che fosse. Perché allora aveva reagito in quel modo così strambo?
-”Sei strano, Kun”- mormorò sospettosa.
Kunibert fece un gesto spazientito con la mano e prese Mackenzie per le spalle, costringendola a sedersi con lui sul divanetto.
-”Rispondi alla mia domanda”- la esortò.
La ragazza dagli occhi verdi si scrollò di dosso le mani del fu Kunzite e lo guardò torva.
-”Ieri sera, qua davanti”-.
-”Cosa?”-.
Le guance di Mackenzie si colorarono di rosso e la ragazza si portò entrambe le mani al viso, arrossendo violentemente al ricordo della sera precedente.
-”Mi sono affacciata alla finestra e l'ho visto. Era lì, in mezzo alla strada, e stava fissando la mia finestra”-.
Ma ieri sera Nephrite era con me...”, pensò Kunibert. Che si sia presentato sotto casa di Mackenzie dopo la conclusione disastrosa dell'aperitivo? Certo, possibile. Ma in tal caso... Che fine aveva fatto Amina?
-”Era solo?”- chiese Kunibert con lo sguardo fisso sulle sue scarpe.
-”Sì”- cinguettò Mackenzie. -”Ricordo che indossava un paio di anfibi neri e un giaccone verde militare. Ci siamo scambiati qualche parola e poi mi ha detto che aveva l'impressione di avermi già incontrata”-.
Nell'udire la descrizione dell'abbigliamento di quello che Mackenzie aveva identificato come Nephrite, i muscoli di Kunibert, fino ad ora tesi come una corda di violino, si rilassarono, sciogliendosi come neve al sole. Il ragazzo si accasciò sul divano e si passò una mano sul volto, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo.
Non era lui. Nehemias aveva delle sneakers bianche e un giacchetto di jeans scuro.
-”Dio, grazie...”- sussurrò Kunibert sentendosi più leggero.
Ma allora... Allora chi era lo sconosciuto che si era presentato sotto casa di Mackenzie?
-”Jupiter, perché pensi si sia trattato di Nephrite?”- le chiese cautamente. -”Non l'hai nemmeno visto in faccia”- le fece notare con più tatto possibile.
-”Mi ha lasciato un fiore, Kun!”- continuò la ragazza con occhi sognanti. -”Un nontiscordardimé!”-.
-”E' solo un fiore, chiunque potrebbe dartelo...”-.
Mackenzie scattò in piedi come una molla. Guardò Kunibert dall'alto, coi pugni chiusi lungo i fianchi e gli occhi lucidi. Tirò su col naso, si passò il dorso della mano sugli occhi e puntò un dito contro Kunibert.
-”Potresti per una buona volta smettere di essere così rigido e cinico?”- disse a denti stretti.
Mackenzie sapeva bene che Kunibert aveva ragione, che chiunque era potenzialmente in grado di regalarle un fiore e di dirle quelle parole, ma lei ci aveva creduto. Aveva trascorso tutta la notte a pensare al suo amato, crogiolandosi in un brodo di giuggiole e pensando col sorriso sulle labbra di averlo finalmente trovato. Le mancava, Nephrite le mancava tantissimo; da quando le sue memorie si erano ridestate avvertiva la sua mancanza ogni giorno.
-”Tu più di ogni altro dovresti capirmi”- furono le sue ultime disperate parole prima di girare i tacchi e uscire dal negozio. Sbatté con forza la porta e Kunibert temette di vedersela scardinare a cadere davanti agli occhi.
Oh, grandioso!”, pensò sprofondando ancora di più nel divanetto.
Nel giro di praticamente un giorno era riuscito a farsi detestare sia da Mars che da Jupiter, le due Guerriere Sailor più toste e testarde. Non era certo nei suoi piani. Mai avrebbe voluto creare conflitti interni, soprattutto vista la costante minaccia dei Soldati di Sailo Earth. Dovevano restare uniti, fare fronte comune e, per una buona volta, mettere da parte i sentimenti. Stavano tutti e tre venendo meno ai loro doveri, accecati da emozioni e passioni certamente lecite ma, in quel momento, fuorvianti. Mackenzie doveva essere davvero disperata per scambiare un tizio qualunque per Nephrite.
Kunibert si batté una mano sul ginocchio, si rialzò e tornò al suo posto dietro al bancone. La giornata era ancora lunga e il negozio, purtroppo, non si gestiva da solo.
Mi domando però chi sia lo sconosciuto di Jupiter...”, pensò dando il buongiorno a un nuovo cliente.














ANGOLO AUTRICE
Non vi aspettavate un aggiornamento così presto, vero? Eheheh! Avendo quasi finito la sessione e trovandomi con molto tempo libero, sono riuscita a scrivere e a pubblicare il nuovo capitolo :> 
Il nostro povero Kunibert è riuscito a inimicarsi sia Regina che Mackenzie; impresa non da poco!
Nella speranza che a causa delle mie prolungate assenze non vi siate annoiati della storia, vi ringrazio per il supporto <3 
Lasciate qualche recensione, se vi va; a me farebbe molto piacere ricevere le vostre opinioni :>
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

   
 
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