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Autore: lirin chan    01/09/2018    2 recensioni
[Per il Afuro san, perché il suo afro regnerà per l'eternità]
“Vedo che è la prima volta che prova a farsi pubblicare… Non ha mai nemmeno presentato una one shot a qualche concorso…” Perfetto, ed era solo lunedì.
Finalmente il tizio diede segni di avere almeno la capacità di capire il linguaggio umanoide, lentamente alzò la testa e lo fissò con occhi privi di voglia di vivere. La lontananza dalle sopracciglia gli davano l’aria di un pesce morto.
“Quando sei un genio non hai bisogno di certe cazzate, no?”
Quello fu il suo primo incontro con Sakata Gintoki, il genio incontrastato della stupidità.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Redattore e Mangaka sono come Culo e Slip: Indivisibili e Sozzi
 
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Trama
 
“Che cazzo ci faccio qua?” Borbottò, schiacciando con la scarpa la sigaretta appena fumata.
Era proprio per colpa di quel primate sottosviluppato se si trovava a quell’ora di notte ad osservare con sguardo incazzato l’oscuro palazzo.
Un’ora fa, precisamente alle due del mattino, il suo telefono aveva cominciato a squillare proprio mentre il film horror che stava vedendo era arrivato al momento culminante, facendolo leggermente sobbalzare (Balle, aveva urlato così forte da svegliare il vicino). Quando aveva visto chi era resistette alla voglia di lanciare il cellulare fuori dalla finestra così forte da raggiungere casa di quel demente e ucciderlo perforandogli la testa vuota.
“Che vuoi?” Aveva risposto, irritato.
Vieni a casa mia. È un ordine.” Il cretino aveva riattaccato. Era diventato il suo cameriere, d’ora in poi si sarebbe chiamato Sebastian.
Erano tre giorni che non passava dallo studio del mangaka, comunicando solo con il quattrocchi per sapere se il grande genio stava lavorando oppure costruendo cazzi di cartapesta. A quanto pareva Sakata aveva circondato la sua scrivania con una tenda di lenzuola a fragoline e non parlava da quel giorno, lavorando soltanto.
Se pensava che così gli sarebbe passata l’incazzatura si sbagliava di grosso.
“Spero che ne valga la pena.” Borbottò quando, dopo aver fatto a fatica due piani di scale, si ritrovò a bussare alla porta dell’appartamento. Appena uno spiraglio di luce filtrò dall’apertura fu accompagnata da uno strano tanfo, un misto fra uova marce e cane bagnato. Quando fu del tutto spalancata Hijikata si ritrovò davanti un ammasso di immondizia umanizzata.
“Ti stavo aspettando.” Disse il secchio della spazzatura, grattandosi la pagliuzza che aveva in testa.
“Chi cazzo saresti? Il mostro delle fogne di Tokyo?!” Esclamò il redattore, coprendosi naso e bocca con la mano.
Il mangaka si dette uno sguardo addosso e poi tornò a guardare Hijikata.
“Potrei essermi dimenticato di lavarmi.”
“Non è normale essere ridotti così in tre giorni! Trasudi sporcizia!”
Gintoki alzò gli occhi al cielo e si inoltrò nell’appartamento ridotto ad una discarica ambulante. Si appuntò di far fare l’antitetanica ai due mocciosi.
Prima che potesse aprire bocca si ritrovò in mano dei fogli spiegazzati. La scrittura l’avrebbe riconosciuta fra mille, scarabocchiata con appunti sparsi per tutte le pagine, leggere era uno strazio. Riuscì comunque a capire che erano appunti per la trama del manga.
“L’hai scritta.”
“Già.” Rispose il mangaka annusandosi un’ascella e facendo una smorfia di disgusto.
“In tre giorni.”
“Sono un genio, dopotutto.”
“Era ora.”
“Stai sempre a lamentarti, sembri un vecchietto con le emorroidi.” Disse, avvicinandosi al redattore. “Ho pensato che ci saresti rimasto male se mi avessero cancellato il manga. Non volevo vedere di nuovo il tuo faccino triste, Toushirou.”
Hijikata sbuffò.
“Figurati, fallito di un manga-”
Non si rese conto cosa stesse per fare quel cretino, probabilmente la puzza che emanava gli aveva annebbiato il cervello e perfino quando le labbra di Gintoki sfiorarono le sue non riuscì a muoversi.
Rimase fermo, pietrificato, stringendo fra le mani i fogli già stropicciati.
   
 
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