Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Brigi    01/09/2018    0 recensioni
Il peggio arriva quando uno meno se lo aspetta e Megan, ora più che mai, comprende come questa affermazione sia veritiera. Dopo un periodo turbolento e buio della loro vita, Meg e suo fratello Christian decidono di trasferirsi a Newport, per dimenticare, per ricominciare. Meg non sa cosa le aspetta, o meglio chi: Dean Black, un ragazzo tenebroso,scontroso, irascibile, ma che la aiuterà a tornare a sognare.
Un intreccio di storie appassionanti, commoventi, che vi coinvolgeranno come mai prima d’ora.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Devo dire che, nonostante i trascorsi piuttosto difficili, quel posto stava iniziando a piacermi. Cominciavo ad abituarmi a quella sorta di normalità, quasi come se il mio passato fosse stato tutto un sogno. Improvvisamente credevo di poter ricominciare, lasciandomi alle spalle il dolore. In soli due giorni ero riuscita a trovare un amico e questo bastava per rendermi, almeno in parte, felice. Il weekend arrivò presto fortunatamente e con lui anche il mio appuntamento con Mike. Avevo deciso di chiamarlo ed invitarlo ad uscire il venerdì sera. Mi sarei svagata e finalmente sarei stata bene, dopo tanto tempo. Quel giorno ero molto agitata: all’appuntamento non ci sarebbe più stato l’alcool ad aiutarmi, a rendermi simpatica e sfrontata. Avrei dovuto essere me stessa ed impegnarmi ad eliminare quella fottuta timidezza. Erano le 18:00 quando cominciai a prepararmi, nonostante l’ora dell’incontro fosse alle 21:00. Avevo bisogno di tempo, per rendermi adatta al ristorante elegante in cui aveva prenotato. Finiti la doccia ed il trucco, arricciai i capelli e mi diressi in camera da letto per decidere cosa indossare. Dopo qualche istante di indecisione optai per un vestitino rosa antico, era elegante ma nulla di troppo vistoso. Mamma diceva sempre che la semplicità era una delle qualità migliori che una persona potesse avere.

Ma basta con questi pensieri deprimenti, dovevo mettere le scarpe ed uscire, un bellissimo ragazzo mi stava aspettando fuori dalla porta. Pregai che non suonasse il campanello, perché ciò avrebbe significato che Chris lo avrebbe invitato ad entrare, per poi riempirlo di domande imbarazzanti e avvertimenti inquietanti. Il tutto con il risultato di una fuga disperata da parte di Mike.

Scesi le scale di corsa, troppo agitata per rallentare.

«Ciao Chris ci vediamo più tardi, non aspettarmi sveglio!» urlai, per poi uscire senza aspettare una risposta.

«Ehi splendore! Wow stai benissimo» mi accolse Mike.

«Grazie, anche tu non sei niente male!» risposi ridendo.

«Avevo pensato di passarti a prendere in auto ma poi ho cambiato idea, l’aria è calda e non ci sono nuvole in lontananza. Spero non ti dispiaccia» era davvero in imbarazzo e non capivo per quale motivo. Insomma, le volte precedenti mi era sembrato tutto fuorché timido!

«Non ti preoccupare, va benissimo fare una passeggiata» cercai di tranquillizzarlo. Buffa come cosa, io che cercavo di mettere a suo agio una persona imbarazzata! Di solito i ruoli erano invertiti. Poco male, forse cambiare città mi aveva cambiata dentro.

«Allora, ho visto che oggi ti sei trovata bene con i ragazzi, ti sono piaciuti? Sono un po’ fuori di testa, ma con il tempo ci farai l’abitudine».

«Sembrano simpatici, o almeno, con me si sono dimostrati cordiali. Da quanto vi conoscete?» chiesi con fare interessato. La conversazione stava andando bene e speravo che nulla andasse storto. Ma, andiamo, secondo voi ad una persona sfortunata come me, poteva andare bene una serata con un ragazzo favoloso?

«In realtà non ricordo quando ci siamo conosciuti, eravamo piccoli, forse all’asilo, ma da quel momento in poi non ci siamo mai più separati. Sono come una seconda famiglia per me. In realtà, beh, non so se te ne sei accorta: l’unico con cui non parlo, tra loro, è Dean».

«E come mai? Se posso chiedere» ecco perchè Dean mi aveva lanciato quell’occhiataccia vedendomi con Mike in mensa.

«Non lo so, non credo ci sia un’unica motivazione. Sono state più cose che messe assieme ci hanno allontanati. Era il mio migliore amico, ed ora è come se fossimo degli sconosciuti». Aveva lo sguardo triste, ma mi sembrava di cogliere qualcosa di strano. Lasciai correre, come al solito la mia fantasia viaggiava un po’ troppo.

«Avete mai provato a risolvere?» domandai. Volevo sapere cosa fosse successo davvero, quale fosse la causa della loro lite.

«Una volta. Dopo scuola mi sono presentato a casa sua e ho cercato di parlare e capire come potessimo ritornare quelli di prima. Ma lui non ha reagito molto bene, dopo un pugno in faccia ho deciso che sarebbe stato meglio lasciare perdere». Davvero Dean lo aveva picchiato? Mi pareva strano. Non lo conoscevo nemmeno, è vero, ma non mi sembrava una persona violenta o cattiva. Prima di credere a Mike, avrei dovuto sentire la versione di Dean.

Arrivammo al ristorante finalmente, la conversazione era divenuta un po’ troppo seria e non avevo intenzione di rovinare il mio primo ed unico vero appuntamento. L’interno era stupendo, forse un po’ troppo per i miei gusti. Ma che mi stava succedendo? All’inizio ero così felice, ora tutto mi sembrava troppo sfarzoso e Mike un falso. Forse l’argomento “Dean” mi aveva scombussolato i pensieri.

Il cameriere ci fece accomodare sulla terrazza, vista mare, molto romantico. Il problema era che niente di tutto ciò mi faceva sentire felice o a mio agio. Mi sembrava “sbagliato”. Decisi di lasciar perdere quei pensieri idioti e di proseguire la serata con più tranquillità.

«Allora, raccontami qualcosa di te. Sono curioso di conoscerti» domandò incuriosito Mike.

«Che vuoi sapere?» speravo non mi chiedesse nulla riguardo la mia famiglia o cose simili.

«Non so, cibo preferito, passatempo, cosa sognavi di diventare da piccola, a che età hai perso il primo dentino?» stava ridendo come un pazzo e la sua risata contagiò anche me.

«Vediamo, in ordine: pizza con patatine (banale lo so), leggo e scrivo, sognavo di essere una principessa… e all’ultima domanda non so rispondere credo, ahahah» cominciai a rilassarmi.

«Beh wow, interessante e originale, davvero!» mi prese in giro.

«Ehi non prendermi in giro! Vai, ora tocca a te: cibo preferito, libro preferito (mi hai detto che ti piace leggere no?) e momento più imbarazzante della tua vita».

«Mi vuoi davvero umiliare così? Vuoi sapere il momento più imbarazzante?».

«Oh andiamo! Non farò nessun commento, promesso» risposi ridendo.

«D’accordo. Beh fammi pensare… suppongo sia stata la lezione di ginnastica durante la quale mi venne un attacco di influenza intestinale e diciamo che vomitare davanti a tutti i compagni è stato piuttosto orribile» arrossì un pochino ed era così carino che non potei resistere, gli feci una carezza, nulla di malizioso, ma quel contatto mise fine al momento divertente e divenimmo entrambi seri. Mike mi guardava fisso negli occhi ed io non potevo fare altro che ricambiare. Cominciò ad avvicinare le sue labbra alle mie, il mio primo bacio stava per arrivare! L’agitazione cominciò a farsi sentire nello stomaco… ma ecco che arrivò il cameriere, imbarazzato, che si schiarì la voce, interrompendo quel momento dolce.

«Scusate ragazzi, mi dispiace disturbare, ma devo prendere le vostre ordinazioni...» parlò a voce bassa, quasi con timore della nostra reazione. Non capivo il motivo di tanta cautela, ma quando mi voltai verso Mike, compresi perché quel povero ragazzo fosse tanto preoccupato. Il mio gentile e super carino accompagnatore lo stava guardando in cagnesco, quasi gli usciva il fumo dalle orecchie.

«Non preoccuparti caro, la colpa è nostra! Io prendo una bella lasagna se possibile» dissi con voce gentile, per cercare di calmare le acque. L’atteggiamento di Mike non mi stava affatto piacendo.

 

 

La cena trascorse in fretta, ma dopo l’accaduto con il cameriere e le mie strane sensazioni riguardo Mike, l’atmosfera fu tutt’altro che dolce e romantica. Non riuscivo a togliermi dalla testa il discorso riguardo la sua lite con Dean, volevo capire cosa fosse successo e allo stesso tempo mi era rimasto impresso quel suo sguardo cattivo e astioso, che aveva rivolto al cameriere. Probabilmente non si accorse che con la testa ero altrove, oppure finse di non notarlo, perchè per tutta la sera non disse niente a tal proposito. Gliene fui grata, perchè di certo non avrei saputo cosa rispondere alla domanda “come mai così seria e taciturna?”.

Probabilmente mi stavo facendo troppe paranoie, come sempre, rovinando il mio primo appuntamento.

Arrivammo davanti a casa molto presto, nonostante la cena fosse durata più di un’ora, ma dopo aver finito Mike non propose di andare altrove e io decisi che era meglio così.

«Allora, ehm, non so come sia andata… da parte mia credo bene, spero ti sia divertita anche tu. Mh se ti va, domani ci sarà una festa in spiaggia. Un falò, verranno parecchi ragazzi della scuola, dovresti venire anche tu» mi propose di uscire ancora e non seppi se esserne felice oppure no.

Pensai che ci sarebbero state altre persone e che quindi avrei potuto farmi altri amici e ciò non poteva essere che positivo.

«Certo, perchè no. Fammi sapere a che ora andrete. Ora vado, mio fratello mi starà aspettando, con ogni probabilità sta origliando da dietro la porta! Grazie per la cena e tutto quanto. Ci vediamo domani» parlai velocemente, quasi come se volessi fuggire, per evitare che mi desse quel bacio mancato, che prima avevo desiderato.

«Va bene… A domani Meggy». Oddio Meggy no, ti prego.

«A domani». Entrai in casa e richiusi la porta velocemente. Davvero mi aveva chiamata così? Era molto meglio il nomignolo scelto da Dean. Ma perchè continuavo a pensare a lui? Meglio smetterla e distrarmi con un po’ di gelato e un bel film.

«Chris?» chiamai più volte, ma anche questa volta mio fratello non c’era. Ma che diavolo stava facendo in giro? Non mi pareva avesse già conosciuto qualcuno.

 

Mi svegliai alle 10 circa. Uno strano rumore mi aveva infastidita ma non capivo cosa fosse. Mi alzai e aprii la porta della camera per controllare e lo sentii di nuovo. Oh no ti prego. Mi diressi verso la porta del bagno e la visione fu alquanto disgustosa: Chris era seduto a terra, con la faccia dentro la tazza, intento a vomitare quella che penso fosse tequila.

«Complimenti, davvero maturo da parte tua. Ieri sera sono tornata e non c’eri, ora so che con ogni probabilità eri già ubriaco da qualche parte. Vado a prepararti dell’acqua con limone, cerca di centrare il water almeno».

Detto questo lo lasciai lì, per scendere di sotto a fare ciò che gli avevo detto. Non potevo credere che avesse ricominciato a bere, per un po’ di tempo si era comportato così, dopo quello che avevamo passato aveva deciso di sfogarsi ubriacandosi fino a non capire più niente. Per fortuna però fu un periodo breve e dopo di che non ricapitò più. Chissà perchè lo stava rifacendo… forse cambiare città non era stato così facile nemmeno per lui.

Tornai al piano di sopra ma si era addormentato. Il pensiero di portarlo in camera mi passò per la mente, ma poi compresi che sarebbe stato impossibile alzarlo da sola. Presi una coperta e gliela posai sulle spalle, sperando che si riprendesse almeno un po’.

Avevo intenzione di prepararmi una bella colazione e poi uscire a correre, ma una volta aperto il frigo compresi che forse sarebbe stato necessario fare la spesa, dato che non c’era nulla a parte qualche birra e delle uova. Mi vestii velocemente, tanto dovevo soltanto andare al supermercato, non c’era il caso di farsi bella. Le ultime parole famose!

 

DEAN’S POV

 

«Dean per favore vai a comprare le cose che mancano, ti ho fatto un elenco, è sul bancone in cucina. Mi raccomando, niente schifezze, sai quanto le odia tuo padre». Il mio incubo da circa 11 anni: la fidanzata di mio padre. Credo che nessuno possa odiare una persona quanto io odiavo Kaylie. Quella donna era capace di farmi incazzare come nessuno mai era riuscito a fare. A 7 anni persi mia madre, un cancro del cazzo che i dottori scoprirono troppo tardi e non ci fu alcuna possibilità di salvarla. I ricordi erano alquanto sfocati e confusi, ero troppo piccolo quando successe e con il tempo il profumo, il volto e la voce di mia madre svanirono nel nulla, senza che io potessi fare nulla per tenerli a mente. Dopo la sua morte, mio padre divenne un vero e proprio coglione. Capisco che il dolore porti a reagire ognuno in modo differente, ma ciò non giustifica le sue azioni. Per anni mi aveva messo le mani addosso, picchiandomi e facendomi del male quando gli pareva. Crescendo poi decisi che non potevo lasciarlo fare, misi su qualche muscolo e cominciai a reagire. Da quel momento non ricapitò più. Molta gente penserebbe sia stupido rimanere in silenzio e non andare via. La verità è che avevo bisogno di lui, o meglio, dei suoi soldi, per potermi iscrivere al college e andare via da questo incubo. Una volta cominciato il college avrei trovato un lavoro e a quel punto avrei potuto mantenermi da solo. Ma fino ad allora mi serviva restare qui. Ad ogni modo, dopo due anni dalla morte mia madre, mio padre John incontrò Kaylie in uno stupido bar ed ecco che ora viveva con noi, purtroppo. Non era cattiva, non mi aveva mai fatto nulla di male. Ma era rimasta ferma immobile tutte le volte in cui mio padre aveva alzato le mani su di me. Ma d’altronde anche io ero stato zitto e ancora non lo avevo denunciato… ero esattamente come lei, un vigliacco.

Presi la lista della spesa ed uscii di casa. Quella mattina ero davvero stanco, la sera prima ero rimasto fuori casa fino a tardi con gli altri ragazzi ed April, avevamo fumato qualche sigaretta in compagnia e bevuto qualche birra, ma ci eravamo dilungati un po’ troppo e le due erano arrivate velocemente. Raggiunsi il market ed entrai con molta calma, non avevo fretta di tornare a casa. Arrivato al banco gelati notai una massa di capelli scuri tutti scompigliati e raccolti in una crocchia morbida. La riconobbi immediatamente. Meg era così concentrata sui gelati che nemmeno si accorse di me. Mi avvicinai piano, per non farmi vedere. Accostai il mio viso alla sua spalla sussurrandole «Buongiorno Meg». Non reagì molto bene, ma d’altronde era ciò che speravo. Fece un salto pazzesco urlando come una marmocchia di 3 anni, diventando tutta rossa quando si accorse di chi era stato. Era così carina.

Oddio ma che stavo pensando? Dovevo assolutamente riprendermi, stavo perdendo la testa.

«Non farlo mai più! Ho perso dieci anni di vita! Idiota ma che vuoi?!» urlava come una pazza e i capelli, già spettinati, stavano peggiorando sempre più. Solitamente, se avessi visto una ragazza conciata a quel modo avrei pensato “oddio no”, ma lei era stupenda ugualmente, anzi anche di più.

«Scusa Meg, ma eri così concentrata su quel gelato al fior di latte che non ho potuto resistere. Allora, ti piace il gelato eh? Beh a chi non piace. Ti consiglio quello al cocco però, è squisito».

Non so per quale motivo le stessi dando consigli sul gelato, ma volevo parlare con lei, non importa di cosa, mi bastava sentire la sua voce ancora un po’.

«Ehm, si, insomma, mh… certo, prenderò quello al cocco. In realtà stavo già fissando quello e non il fior di latte». Era così imbarazzata che mi fece ridere. Ero forse io a metterla in imbarazzo? Forse non le ero così indifferente come voleva farmi credere. E poi quel giorno a mensa ho visto come fissava me ed April. Quel siparietto lo avevo fatto solo per lei, perchè usciva con quel cretino di Mike. Non potevo crederci. Ma le cose sarebbero cambiate, quello sfigato non l’avrebbe avuta vinta.

«Senti ora devo finire la spesa e tornare da mio fratello, sperando che non stia ancora vomitando l’anima, perciò ti saluto».

Cazzo, non mi ero accorto di essere rimasto in silenzio immerso nei miei pensieri.

«Ti accompagno, tanto devo fare anche io la spesa e poi ti faccio compagnia fino a casa. Abitiamo più vicini di quanto pensi» dissi con fare malizioso. La sera prima l’avevo vista rientrare a casa accompagnata da Mike, dato che mentre io uscivo loro rientravano. Con mio grande piacere non c’era stato alcun bacio e ciò mi rendeva felice.

«Va bene, come ti pare» rispose fingendosi disinteressata, ma in realtà avevo notato benissimo quel rossore che le colorava le guance.

Fare la spesa insieme fu più divertente di quanto pensassi, continuai a prenderla in giro fino allo scaffale degli assorbenti, lì quasi soffocai per le risate.

«Non è affatto divertente idiota. Voi maschi non potete capire cosa significa. E poi non fa ridere». Si era davvero offesa?

«Hai ragione, scusa Meg, è stato poco gentile da parte mia, accetti le mie umili scuse?» dissi ridendo e fingendomi un gentiluomo d’altri tempi.

«Ci penserò su e vedrò se ne varrà la pena. Dai andiamo, ci abbiamo messo una vita ed è quasi mezzogiorno».

«Come ti trovi qui?» chiesi senza pensarci. La strada da fare non era molta e volevo sapere il più possibile su di lei durante il tempo che ci restava.

«Bene, credo. Sono appena arrivata perciò non saprei, per ora non è male».

«Beh, sicuramente Mike ti sta aiutando ad ambientarti immagino». Non so per quale motivo pronunciai quelle parole, ma qualcosa nel suo sguardo mi disse che avevo colpito nel segno, forse non era poi così felice della sua amicizia con quel coglione.

«Tu e Mike vi odiate proprio eh? Come mai? Che è successo?» era curiosa, un po’ troppo.

«Niente che ti riguardi credo». Forse fui un po’ troppo scontroso e ci rimase male, ma non sapevo controllarmi, non quando si trattava di parlare di me.

«Io sono arrivata, grazie di avermi accompagnata» non fece in tempo a pronunciare quelle parole che qualcuno cominciò ad urlare il suo nome, in modo disperato.

«Oh cazzo, mio fratello». Megan corse in casa preoccupata ed io non potei far altro che seguirla per controllare che fosse tutto a posto e aiutarla in casa di bisogno.

 

 

MEGAN’S POV

 

Corsi dentro disperata, temevo che mio fratello stesse più male del previsto. Lo raggiunsi nel bagno, dove lo avevo lasciato prima di uscire. Era ancora riverso sulla tazza, il corpo tentava di farlo rimettere ancora ma aveva ormai lo stomaco vuoto perciò era impossibile. Era bianco in volto e cominciai ad andare in panico. Cosa potevo fare?

«Ehi amico, esagerato un po’? Vieni dai, ti aiuto io, appoggiati a me, al mio tre ti alzo okay? Cerca solo di non vomitarmi addosso». Dean mi passò accanto con passo sicuro e tirò su mio fratello, come se fosse leggero quanto una piuma. In effetti, pur essendo più piccolo d’età, Dean era più grosso di mio fratello, non che quest’ultimo fosse minuto, ovvio. Ero felice di quel gesto, forse non era così stronzo come voleva farmi credere.

«Ecco qui, ora cerca di riposare, ti portiamo un secchio in caso ti venisse di nuovo da rimettere, d’accordo? Non alzarti o finirai a terra, sei troppo debole».

Uscimmo dalla stanza in silenzio e dopo aver portato un secchiello a mio fratello, raggiunsi Dean che nel frattempo era sceso di sotto. Non so dove trovai il coraggio di pronunciare quelle parole, ma lo feci: «Ti va di fermarti a pranzo? Ormai è tardi e poi vorrei renderti il favore. Posso preparare la pasta o quello che preferisci».

«Sicura che non sia un problema?» domandò curioso.

«Certo che no, altrimenti non te l'avrei chiesto. Vieni andiamo in cucina così preparo qualcosa».

«Avete già sistemato tutto, complimenti. Credo che al vostro posto ci avrei impiegato almeno un mese» disse ridendo. Quel suo lato gentile e cordiale mi piaceva, ma poi ogni volta mi deludeva con qualche risposta sgarbata e non capivo perché.

«Già, ci siamo dati da fare per finire in fretta. Né a me né a Chris piace il disordine». Mi veniva quasi naturale parlare con lui. «Ti piace la pasta carbonara? Mia madre era italiana, perciò sono molto brava con la cucina, soprattutto con la pasta. Mi ha insegnato un paio di cosette niente male». Non so per quale motivo mi lasciai sfuggire quel dettaglio su mia madre, a quel punto avrebbe sicuramente fatto domande riguardo i miei genitori e non avevo intenzione di rispondere.

«Vada per la carbonara. Ho sempre avuto un debole per il cibo italiano. Posso aiutarti?». Era gentile. E non aveva fatto domande. Meritava un premio solo per questo.

«Comincia a tagliare la cipolla, mi raccomando fine e non spessa come una bistecca, altrimenti farà schifo». Dopo il mio suggerimento, che poi era quasi un ordine, Dean cominciò a tagliare la cipolla concentrato a non sbagliare. Eravamo uno affianco all’altro e il calore della sua pelle affianco al mio mi faceva sentire in pace e agitata allo stesso tempo. Probabilmente se ne accorse perchè cominciò a fissarmi insistentemente con quel suo sguardo profondo.

«Che c’è?» domandai nervosa.

«Nulla, sembravi agitata e non ne capivo il motivo. Stasera vieni alla festa in spiaggia?». Quel repentino cambio di argomento mi confuse e risposi sì, senza pensarci.

«Allora passo a casa tua per le sei e mezza, così andiamo insieme. E poi voglio vedere la faccia di Mike quando mi vedrà arrivare con te» rideva come un matto.

«Ehi, lo fai solo per dargli fastidio? Non voglio essere usata soltanto per i tuoi scopi». Avevo sperato che me lo chiedesse per passare del tempo con me, perché sentiva ciò che sentivo io. Che illusa.

«Non lo faccio per i miei scopi o cose simili. Te l’ho chiesto perché mi farebbe piacere andarci con te. La cosa di Mike è soltanto un vantaggio in più. Eddai vieni, ci divertiremo, ci saranno anche gli altri ragazzi».

«Ed April? Lei non ci sarà? Peccato, speravo tanto di poter rivedere la tua lingua ficcata nella sua gola». Il mio commento acido mi avrebbe sicuramente messa nei guai, avrebbe capito quanto mi avesse dato fastidio e ciò non andava bene, non doveva saperlo.

«Sei gelosa Meg? Se vuoi posso ficcarla anche nella tua di gola». Quel sorrisetto e il suo sguardo mi fecero agitare immediatamente. Quel ragazzo mi piaceva ed eccitava come nessuno prima d’ora. Ma era uno stronzo e si sarebbe preso gioco di me.

«N-no grazie, s-sto bene così» cazzo stavo balbettando. Ben fatto Megan, nessuno si era accorto che stessi mentendo.

«Tu dici?». Mi si avvicinò lento, mettendo una mano sul mio fianco e portando l’altra sulla mia fronte, per spostarmi un ciuffo ribelle.

«Io credo che tu lo desideri quanto me, ma se dici di no non intendo disobbedire. Non sai cosa ti stai perdendo» terminò la frase spostandosi da me e ricominciando a tagliare la cipolla, come se non fosse successo nulla. Io, al contrario, ero accaldata e rossa in viso.

Ma che mi stava succedendo?

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Brigi