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Autore: Stella_Potter394    05/09/2018    1 recensioni
[...]Un altro giorno, ancora. Mi chiedo ancora come abbia fatto a non diventare pazzo nelle mie condizioni, credo che se non avessi avuto una ragione per resistere, qualcosa, un pensiero, a cui aggrapparmi adesso sarei già scivolato da tanto nella pazzia o, peggio, avrei chiesto pietà e allora avrei dovuto vuotare il sacco. Solo al pensiero rabbrividivo. No, non avrei mai fatto nessuna delle due opzioni a costo di morire qui, da solo, solo per proteggerli.
Come un futuro può essere cambiato. Un intreccio di ricordi, sensazioni, sguardi e sentimenti che (spero) vi sorprenderà: è la storia di Jenna e di lui. Lui che le è sempre vicino e che deve proteggerla.
entrate e scoprirete il loro mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13
 



«Va bene, ho capito, oggi sei un raggio di sole, ma adesso smettila di accecarmi.» borbottai alla lampadina che avevo per fratello mentre prendevo un sorso di tè alla vaniglia. 

«Ma buongiorno, raggio d'acidità del mio cuore. Stavo giusto pensando che questa mattina non avessi ancora aperto bocca.» cinguettò Matt, già vestito di tutto punto alle undici di mattina e con un enorme tazza di caffè in mano mentre io ero ancora in pigiama e con i capelli sparati in aria e delle occhiaie che avrebbero fatto paura a chiunque.

Come facessero lui e Ronnie ad essere così di buon umore la mattina, io proprio non lo sapevo. Odiavo svegliarmi presto la mattina. 

«Dio, ma brilla davvero.» commentò Cameron al mio orecchio facendomi andare di traverso il liquido che stavo bevendo. Cominciai a tossire nel tentativo di non morire a pochi giorni dal Natale a causa della mia bevanda preferita. 

«Jen, tutto okay?» chiese mio fratello lasciandomi uno sguardo da sopra la sua tazza, senza però muovere un muscolo per aiutarmi. Forse mi voleva morta così da prendersi la mia stanza.
«Tutto okay.» tossicchiai.
«Uh scusa» ridacchiò l'attentatore della mia vita, sedendosi sulla sedia al mio fianco.

«Comunque, non abbiamo tempo perchè tu possa morire in pace. Devi aiutarmi a cercare un regalo degno di questo nome al mio ragazzo. Ho esaurito le idee a causa del nostro anniversario. A questo proposito!» esclamò d'un tratto facendomi sobbalzare per il tono alto. «Non ti ho ancora detto com'è andata la serata.» continuò tutto eccitato.

«Sai, è rassicurante il fatto che non vuoi che io muoia solo perchè ti servo. Davvero, l'amore fraterno che dimostri in questi casi è così grande da farmi commuovere.» dissi sarcastica, facendo ridere Cameron. Sorrisi anch'io. Quel suono era così attraente e caldo e mi piaceva ascoltarlo.

«Per non parlare del fatto che potresti cariarti i denti con tutto questo zucchero.» commentò lui, facendomi annuire ridacchiando mentre mio fratello sbuffava.

«Andiamo, non fare la vittima, tu mi scambieresti con Harry.» borbottò annoiato, non prestando attenzione al fatto che avessi annuito al nulla, fortunatamente.

«Anche subito.» concordai spietata, facendolo imbronciare e alzare gli occhi al cielo. 

«Sbrigati a finire quella tazza. Hai mezz'ora di tempo per prepararti, dopodiché ti farò un resoconto dettagliato di tutto quello che è successo da quando sono uscito di casa fino a quando non mi sono messo a letto.» minacciò alzandosi e dirigendosi fuori dalla cucina senza aspettare una mia risposta.

Allungai la testa, seguendolo con lo sguardo e, solo quando lo vidi salire le scale, sussurrai con tono cospiratore: «Via libera, ora puoi mangiare.» 

Cameron ridacchiò. Doveva far parte anche lui del club "Allegri e Sorridenti la mattina!". «Non c'è bisogno di usare quel tono. E comunque, come ti ho già detto ieri, posso arrangiarmi.» 
Alzai gli occhi al cielo, esasperata. «E io ti ho già detto che non ce ne è bisogno, quindi mangia e zitto.» e, come per rimarcare il concetto, gli ficcai in mano una merendina mentre mi alzavo per prendergli da bere.
«Agli ordini.» esclamò allora, facendomi un saluto militare prima di aprire la confezione e prenderne un pezzo. 

Io restai a guardarlo, dopo avergli posato davanti una tazza col caffè ancora caldo. Mi sembrava più un tipo da caffè, al contrario mio che vivevo per il tè.
Osservandolo, la conversazione avuta dopo il mio crollo emotivo, mi ritornò in mente. 
Dovevo ammettere che la notizia di non essere del tutto umana l'avevo presa meglio di quanto pensassi. Certo, ancora non potevo credere del tutto a quello che mi aveva detto la sera prima Cameron, cioè al fatto che io ero una Discendente della Luna, un popolo con poteri magici ereditati grazie alla Luna stessa. 
Tuttavia, sapevo che una spiegazione più plausibile e razionale a tutto quello che mi era successo nell'ultimo periodo non c'era e, escludendo la pazzia, Cameron mi aveva spiegato tutto con una calma invidiabile. Certo, sapevo che non mi aveva raccontato tutto, e questo un po' mi irritava, però mi fidavo di lui, non avrebbe mai fatto nulla che avrebbe potuto nuocermi, quindi avevo deciso che avrei atteso pazientemente che fosse lui a decidere di confidarsi. A tempo debito avrei saputo tutto ciò che riguardava quel mondo e, soprattutto, quel ragazzo dagli occhi più azzurri del cielo. 

«Stavo pensando...» esordì d'un tratto il protagonista dei miei pensieri, bloccandosi per bere un sorso di caffè mentre io ero intenta ad osservare le sue labbra toccare la tazza e il suo pomo d'adamo muoversi. Arrossii di botto appena me ne accorsi, distogliendo in fretta lo sguardo. «che, visto che mi stai ospitando, potrei insegnarti ad usare la tua energia.» concluse, aspettando una mia reazione. In effetti ieri gli avevo proposto di restare a dormire sul divano, essendo che lui non aveva un posto in cui stare, inoltre non ci sarebbero stati problemi con i miei genitori visto che non potevano vederlo. 

Ritornai subito con lo sguardo sulla sua figura, ancora rossa e, adesso, in fremente attesa. «Non sei obbligato, davvero.»
Mi rivolse un sorriso che fece mancare qualche battito al mio cuore. «Non mi sento obbligato, voglio farlo. Hai il diritto di imparare ad usare questo potere che hai dentro. Ovviamente ci sarebbero insegnanti migliori di me, qualcuno che riesca a capire del tutto la Luce ma, fin quando non troverò Agnes, dovrai accontentarti di me.» 

Lo guardai senza parole, poi feci un urletto eccitato saltando sul posto.  «Scherzi? Non vedo l'ora che le lezioni inizino. Cavolo, non credevo avrei mai detto una cosa del genere al di fuori del discorso “Harry Potter”. In effetti, mi sembra di essere una nata babbana che si ritrova all'improvviso la sua lettera per Hogwarts.» continuai in modo pensieroso, inclinando la testa, pensierosa, facendolo scoppiare a ridere.
«Allora è deciso. Quando avrai un attimo libero, faremo la prima lezione.» decretò alzandosi e venendomi incontro, fermandosi a pochi passi da me. 

Deglutii e alzai la testa di poco per continuare il nostro contatto visivo. Cameron era bello, molto, ma erano i suoi occhi ad affascinarmi. Erano di un azzurro limpidissimo, ma avevano quella durezza che ti faceva pensare che nella sua vita avesse dovuto affrontare cose che nessuno immaginerebbe. Eppure, quando mi guardavano era come se si sciogliessero e allora il suo sguardo si addolciva, facendomi perdere in quel cielo limpido. 

Senza pensare alzai la mano e la posai sulla sua guancia, l'accenno di barba che mi solleticava il palmo e i miei occhi che seguivano i suoi movimenti. «Dovresti raderti.» 

Lo sentii trattenere il fiato, vedendolo chiudere gli occhi e si lasciava andare alla mia carezza «Sì» esalò. 

Mi umettai le labbra facendomi più vicina a lui, senza lasciar cadere la mano. Avvertivo il suo calore. «Puoi... puoi usare le cose di Matt.» proposi senza nemmeno capire cosa stessi dicendo «Anche i vestiti...» continuai.

Lo vidi annuire «Okay.» disse riaprendo gli occhi. «Grazie.» 

Deglutii mentre la sua mano raggiungeva la mia sulla sua guancia e la stringeva. Restammo in silenzio a osservarci per quelle che mi parvero ore, fino a quando, come risvegliatami da un sogno, non avvertii un rumore di passi scendere di fretta le scale e dirigersi verso la cucina.

Feci appena in tempo ad allontanare la mano da Cameron che Matthew fece il suo ingresso, guardandomi sorpreso.
«Sei ancora in questo stato? Sono passati dieci minuti Jenna, cosa diamine vuoi che faccia per averti pronta ad uscire?» chiese esasperato.  Io arrossii e, borbottando un "sì, sì" frettoloso, corsi in camera, chiudendomi la porta alle spalle. Mi appoggiai ad essa mentre sentivo il cuore che stava per scoppiarmi in petto e un piccolo sorriso salirmi alle labbra.
***

Il silenzio della notte solitamente era un ottimo compagno per le mie passeggiate, mi aiutava a pensare, ma non questa notte. 

Camminai lentamente attraverso i corridoi spogli e silenziosi del grande palazzo, arrivando fino ad una porta laccata nera. 

Appoggiai la mano sulla maniglia, abbassandola. Mi ritrovai in una stanza buia, con pietre in bella vista sulle pareti e sul pavimento, un'unica finestra a far entrare luce. 
Una prigione nascosta, ecco cos'era, e il suo prigioniero era a terra, ammanettato e sudicio, la testa bassa con i capelli a nascondergli il volto e le mani strette a pugno.   

«Vedo che, come sempre, l'ospitalità non è il tuo forte.» esordii sprezzante, guardandolo dall'alto.

Il silenzio che seguì la mia affermazione non mi era nuovo, era un gioco che adoravo. Io lo provocavo e lui taceva fino a che non riuscivo a smuoverlo. «Questa notte sono di buon umore, vuoi sapere il perchè?» non provai neanche ad aspettare una sua risposta. «L'hanno trovata. Esatto, hai capito bene. Dopo diciannove anni finalmente si è fatta viva.» con la coda dell'occhio notai che aveva avuto un fremito. Il mio ghigno si allargò.

«Era da sola, una preda molto facile per le mie Ombre, non credi anche tu?» ridacchiai «Poi però è arrivato l'uccellino, lo ricordi no? Cameron. Bé si è messo in mezzo, come al solito.» continuai alzando gli occhi al cielo, annoiato. Il silenzio adesso era teso, sapevo che stava ascoltando così attentamente che non si perdeva neanche un mio singolo fiato.

«Ma ero preparato. Sapevo che avrebbe cercato di proteggerla anche se ferito. Buffo, non trovi? Non è in grado di proteggere se stesso ma vuole proteggere lei.» risi tranquillo. 

«Purtroppo sembra che lei sia Sveglia. Ha eliminato l'Ombra che avevo mandato prima che riuscisse ad estirpare la Luce dell'uccellino. Una fortuna non trovi?» chiesi retorico. 

Lo osservai mentre rilassava di poco le spalle per il sollievo, il rumore delle catene ad aleggiare nell'aria, poi si bloccò in attesa. «Ti starai chiedendo “Perchè, anche se lei si è svegliata, lui è così contento?” e io ti rispondo subito. Da oggi avverrà il declino, la fine di tutti voi. Quella ragazza non sa di cosa sia capace e nemmeno il nostro uccellino, Cameron. Inoltre sarà più facile per me trovarla senza qull'incantesimo a sua protezione. Ancora mi domando chi e dove sia la sciamana che vi ha aiutati.» conclusi pensieroso.

Lo sentii deglutire e questa volta aspettai di sentire la sua risposta, l'avevo provocato abbastanza. «Lei... non sarà... la nostra rovina.» disse lentamente, la voce roca di chi non è abituato a parlare. 

«Continuate a ripeterlo, siete così fiduciosi. Mi si riempe il cuore.» dissi teatrale. 

«
Durante la Notte di Onom, mentre la Luna Blu avrà raggiunto il suo massimo potere, mentre le sue creature gioiranno e i suoi nemici periranno, nascerà il suo erede. Sarà rivestito da una luce brillante che accecherà le Ombre. I suoi poteri saranno sconfinati e il suo destino incerto.» cominciò a recitare faticosamente.  

Lo guardai annoiato «Sì, so già la profezia.»

«
Il Figlio che nascerà avrà il potere di rifondare il popolo della Luna ed estirpare il male, ma anche di distruggere tutto ciò che è conosciuto.» concluse cominciando a tossire convulsamente. Quando ebbe finito, finalmente, alzò la testa. 

Un lato della sua faccia era stato sfigurato da uno dei miei tentativi di estorcergli informazioni, ma aveva ancora il suo atteggiamento calmo che continuava ad irritarmi. «Ci salverà tutti, non importa cosa tu o i tuoi seguaci crediate, la Luna l'ha scelta. Quella stessta Luna, che tu hai rinnegato. Non hai ancora capito che non sopravviveremo per molto senza la sua Luce e, intanto, cerchi il potere per governare su un mondo popolato dal nulla, sempre che tu sia ancora in vita. Quindi se l'alternativa sei tu, allora puoi star certo che preferirei morire. Quindi avanti, divertiti. Potrai torturami, o addirittura uccidermi se vuoi, ma non cambierai le mie idee. Mai.»
 
Ghignai «Allora divertiamoci, Jonathan.»
   
 
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