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Autore: Baranjok    05/09/2018    1 recensioni
Clarissa Morgenstern , una shadowhunter di 17 anni, è costretta a trasferirsi dall'Istituto di Los Angeles a quello di New York a seguito di una misteriosa scomparsa. Amante della lotta e supportata dal Conclave , sarà ben accolta da Jace , ALec e Isabelle, ma un nuovo nemico sta per fare la sua mossa e Clary è dunque costretta a rivelare il suo passato e i suoi angelici poteri.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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La luce dei lampioni rifletteva sul pavimento di marmo nella grande suite del Plaza Hotel . Un uomo, girato verso le sue grandi vetrate fissava come incantato due pipistrelli che svolazzavano tranquilli nel cielo buio. L’uomo aveva un bicchiere di whisky tra le mani e lo sorseggiava lentamente come fosse sovrappensiero. Poco distante , nel grande letto a baldacchino che primeggiava nella stanza, giaceva immobile una donna. La pelle delicata era coperta di fili che le uscivano da tutte le parti. L’uomo si voltò di scatto e posizionò il suo bicchiere sul piccolo tavolo di vetro in mezzo ai due divani e si precipitò verso la porta. Quando l’aprì, due shadowhunters in tenuta da caccia, fecero il loro ingresso nella stanza. Senza nemmeno voltare un’occhiata alla donna , le diedero le spalle sedendosi sul divano. Erano a piedi nudi, l’uomo gli aveva fatto togliere gli scarponcini sporchi di fango all’ingresso.
-Allora? L’avete trovata?- domandò l’uomo sedendosi di fronte a loro e tornando a bere il suo whisky.
-Si signore, l’abbiamo trovata.- rispose uno dei cacciatori. Erano tesi più delle corde di un violino.
-Ma…- aggiunse l’altro.- è protetta, si trova all’Istituto.-
-Dannazione!- l’uomo si alzò di scatto e buttò il bicchiere contro il muro frantumandolo in mille pezzi. Nessuno di loro sobbalzò, nemmeno la donna sul letto.
-Potremmo farla uscire con un diversivo, potremmo prenderla con la forza.- fece per dire uno di loro.
-No è troppo rischioso.- l’uomo si passo una mano tra i capelli e sospirò.
-Mio signore, proveremo a prenderla , ne saremo capaci.-
-Lo spero, riportatemi mia figlia.- ordinò ai due cacciatori che si alzarono di scatto e lo lasciarono solo.
L’uomo, come se si fosse appena svegliato da un sogno, posò il suo sguardo sulla donna . Le si avvicinò lentamente e le mise una mano sulla guancia. Era fredda pensò.
-Oh Jocelyn! Presto saremo tutti riuniti! Presto potremmo tornare a casa.-
 
 
 
 
 
 
-Non so se ho voglia di andare al Pandemonium stasera- disse Clary strappando un’altra pagina dal suo blocco da disegni. Era seduta sul pavimento dell’armeria, intenta ad osservare Simon allenarsi.
-Perché?- le domandò Simon lanciando un coltello nel centro del bersaglio.
-Non lo so- commentò Clary. Decise di chiudere il suo blocco, non aveva proprio ispirazione quel giorno. Simon le si sedette affianco e le posò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Clary arrossì. Lei e Simon erano sempre stati legati da quando ne aveva memoria, ma ora si domandava se dietro quel piccolo gesto ci fosse ben altro.
Erano soli in Istituto, a parte Hodge che era chiuso in libreria come al solito. Izzy, Alec e Jace erano usciti per andare a comprare il pranzo. Clary diede una rapida occhiata al suo orologio, erano le 12 e 30.
Simon invece le accarezzò la mano e Clary ebbe una fitta allo stomaco. Non aveva mai pensato a loro due in quei termini, e pure se lo avesse fatto, ormai erano parabatai e non poteva accadere niente tra di loro.
-Perché mi fissi? Ho qualcosa sul viso?- le domandò Simon allarmato. Clary sorrise.
-No- si alzò facendo schioccare la schiena. Quel letto stava diventando insopportabile.
-Dove vai?- le chiese Simon vedendola incamminare verso l’uscita.
-Sto andando da Hodge, voglio vedere se ci sono delle novità.-
-Vengo con te.-
 
Quando misero piede in libreria, Hodge come al solito si trovava intento a leggere qualche manoscritto.
-Oh ragazzi, suvvia entrate- gli disse togliendosi gli occhiali. Aveva un gusto nel vestire impeccabile.
-Mi stavo domandando se avessi notizie dal Conclave o da Magnus- disse Clary sull’uscio della porta. Simon le si mise affianco circondandole i fianchi. Clary stava cominciando a sentirsi a disagio.
-No purtroppo no.- ammise un po' dispiaciuto Hodge.
Clary sospirò.
-Siamo tornati!- la voce di Isabelle riecheggiò per tutto l’Istituto facendo scattare il povero gatto appollaiato sulla poltrona.
Clary si accorse solo in quel momento quanta fame avesse. Non aspettò nemmeno che le porgessero il piatto che mangiò direttamente dalla scatola, Simon la imitò.
-Beh Buon appetito.- disse Hodge. Clary arrossì dolcemente.
-Allora novità su tua madre?- le chiese Isabelle.
-Non ancora.- sbuffò Clary.
-Sono sicuro che stia bene, probabilmente starà sorseggiando un Margarita in qualche isola tropicale.- le disse Jace cercando di essere simpatico.
-Dubito che mio padre abbia portato mia madre in un isola tropicale- rispose Clary irritata.
-veramente io..-fece per replicare Jace , ma Clary lo liquidò con un gesto della mano.
-Stasera tutti al Pandemonium?- domandò Alec cercando di cambiare argomento.
-Si, tutti al Pandemonium.- rispose Clary sorridendo. Si beccò un’occhiataccia da Simon ma fece finta di niente. In quel momento il suo cellulare squillò. Era Magnus. Clary si pulì le mani con un tovagliolo e mise il vivavoce.
-Magnus .- disse a voce alta.
-Ciao biscottino, disturbo?- domandò Magnus con la sua voce calda.
-No, mi chiami per qualche motivo in particolare?-
-Si, ho delle novità possiamo vederci stasera?-
-Noi andiamo al Pandemonium, ti va bene vederci lì?-
Alec quasi si strozzò con il suo involtino primavera, Jace gli diede un pugno forte dietro la schiena.
-Grazie- disse lui poi arrossendo.
-Certo, all’una al Pandemonium- chiuse Magnus la chiamata.
Alla prospettiva della serata, Clary decise, dopo pranzo, di andarsi a riposare. Simon invece si chiuse di nuovo in armeria per continuare i suoi allenamenti, seguito da Izzy , Jace e Alec. Quando il corpo di Clary toccò il letto, si addormentò di colpo e sognò.
Clary camminava a piedi nudi su un pavimento di marmo color beige. Notò il sole riflettersi sui suoi capelli rossi e creare tanti effetti di luce con le vetrate della sala. Indossava un pantalone di lino bianco e una maglietta scollata altrettanto bianca. Clary camminò e camminò per tanto tempo fino a trovarsi di fronte una porta rossa. Esitò. Sapeva che non doveva aprirla ma il suo braccio si era allungato sulla maniglia e fece scattare la serratura. Era una camera ardente. Notò che tutti erano vestiti di bianco. Ma certo, pensò stupidamente, questo è il colore del lutto.
Tutti erano chini su un corpo, Clary si fece spazio tra la gente ma non fu per niente sorpresa di vedere che il corpo era di sua madre.
-Mamma – urlò, ma nessuno parve sentirla.
Clary toccò delicatamente i capelli rossi della madre che a poco a poco stavano diventando grigi. Arretrò di scatto e notò che tutti stavano diventando grigi e vecchi. Istintivamente si mise le mani sul viso e poté constatare che il suo viso era ricoperto di rughe. La porta, da cui poco prima era entrata, si spalancò all’istante facendo entrare dentro le foglie autunnali. Si voltò di scatto e si rese conto che si trovava al Central Park. Le sue mani erano insanguinate, si tastò il corpo in cerca di ferite, ma lei non era affatto ferita. Il suo completo bianco, grondava di sangue , ai suoi piedi nudi e sporchi, giaceva immobile il corpo morente di sua madre. Urlò.
Clary si sveglio di soprassalto. Era tutta sudata e il suo battito cardiaco era accelerato. Controllò l’orologio e notò che erano le 6 del pomeriggio. Il sole era appena tramontato. Si fece subito una doccia e indossò un vecchio jeans e una maglietta nera a maniche corte e scese in cucina per bere un bicchiere d’acqua.
La cucina era già occupata da Hodge che stava per prepararsi del the.
-Oh Clary, ben risvegliata, i ragazzi sono usciti per una passeggiata, hanno provato a svegliarti ma tu dormivi come un sasso. – le disse Hodge versando il the in una tazza arancione.
-Oh- Clary fu sorpresa, non aveva sentito nulla, di solito aveva il sonno leggero.
-Non preoccuparti, puoi raggiungerli se vuoi.- le disse Hdge dolcemente.
-Non mi va.- disse Clary sedendosi di fronte a lui.
-Hodge, posso chiederti una cosa?-
-Ma certamente.-
-Tu conoscevi mia madre che tipo era?-
Hodge parve essere stato preso alla sprovvista.
-Beh ecco tua madre è sempre stata bellissima, forte e determinata. Tutte caratteristiche che sembra averti tramandato. Non parlammo molto nel corso della nostra breve frequentazione. Fui più io a tenere le distanze, perché ho sempre preferito i libri alle armi. Ma ricordo che il giorno della rivolta fu lei ad avvisarmi dei Nascosti e non lo dimenticherò mai.-
-Nemmeno se fu questo la causa della tua maledizione?-
-No Clary, sarò sempre devoto e grato a tua madre.-
Clary verso il the in un'altra tazza e chiacchierò per tutto il pomeriggio con Hodge. Voleva sapere di più sulla vita da cacciatrice di sua madre e Hodge , che prima si era mostrato timoroso, fu esplicitamente dettagliato su ogni aspetto della loro gioventù.
Verso ora di cena, Jace, Izzy, Simon e Alec ritornarono con un vassoio enorme di pizza.
-ben risvegliata.- le disse Simon baciandole una guancia. Clary lo guardò dritta negli occhi. Non stava succedendo davvero , vero?
Dopo aver cenato, chiesero a Hodge di raccontare qualcosa di divertente, qualche aneddoto. Risero e scherzarono per ore e a Clary parve tornare il sorriso.
Ad un certo punto suonarono alle porta e tutti sobbalzarono.
-Chi può mai essere?- Hodge era scattato in piedi e tutti si precipitarono all’ingresso.
Un ragazzo alto, biondo e con gli occhi neri come la pece fece capolinea dalla porta.
Clary lanciò un gridolino di sorpresa e Simon si irrigidì al suo fianco.
Il ragazzo di tutta risposta sorrise e con gli occhi incastrati in quelli di Clary disse:-Ciao, sorellina!-

  
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