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Autore: Briskal    06/09/2018    3 recensioni
Aveva parcheggiato il suo Bug dietro la Benz di Regina, ed era entrata in casa senza fare il minimo rumore. Il sindaco probabilmente l'avrebbe uccisa con una palla di fuoco ben assestata, ma valeva la pena di rischiare: di lì a poco sarebbe partita, e non avrebbe potuto assolutamente andare via senza salutare colei che da un po' di tempo a quella parte aveva rubato un pezzo del suo cuore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, sì, lo so... sono sparita, e mi dispiace. Scuse serie non ne ho, oddio, mancanza di ispirazione, forse, e sì, anche un poco di delusione per com'è andata. Ho ritrovato questa storia per puro caso, sinceramente non mi ricordavo nemmeno della sua esistenza. No, non credo di essere tornata (anche se ammetto di aver ritrovato altre storie iniziate e mai concluse), ma nel frattempo eccoci qui.

Tra l'altro, solo ora ho visto le recensioni alle altre storie. Che dire... GRAZIE. É passato un bel po' dal mio ultimo accesso, per me è stato un piacere ritrovarvi con tutte quelle belle parole. Non le merito, spero sempre di migliorare ancora, ma grazie, grazie davvero!

 

Come sempre i personaggi di OUAT non mi appartengono

 

 

 

New York - New York

Capitolo 1

Tornerò presto

 

 

Aveva parcheggiato il suo Bug dietro la Benz di Regina, ed era entrata in casa senza fare il minimo rumore. Il sindaco probabilmente l'avrebbe uccisa con una palla di fuoco ben assestata, ma valeva la pena di rischiare: di lì a poco sarebbe partita, e non avrebbe potuto assolutamente andare via senza salutare colei che da un po' di tempo a quella parte aveva rubato un pezzo del suo cuore.
Con calma, andò in cucina dove preparò il caffè; erano le sei del mattino, e conoscendo le abitudini di Regina, sapeva che si sarebbe alzata di lì a poco.
In realtà, il sindaco era già sveglia da un pezzo ed aveva sentito chiaramente l'orrendo rumore della macchina di Emma fuori al suo viale. Si chiese perché la ragazza fosse piombata in casa sua a quell'ora del mattino: Storybrooke stava vivendo un periodo di pace e tutti erano al sicuro.

Stancamente, Regina si alzò e scese al piano di sotto: se lo sceriffo era lì, voleva dire che c'era qualche problema. Sorrise teneramente quando scrutò la sua figura in cucina, mentre si accingeva a prepararsi una tazza di latte. Quasi si ritrovò ad immaginarsi la stessa scena, quando ogni mattina, Emma preparava la colazione a lei e Henry, come un'allegra, piccola famigliola felice. Si diede mentalmente della stupida, ed entrò in cucina cercando di sfoggiare la sua migliore faccia seria. «Quale paragrafo del codice penale non ti è chiaro, Miss Swan? Sbaglio o questa tua intrusione si può definire “violazione di domicilio”?»
A Emma per poco non andò il cappuccino per traverso, perdendosi nella visione di Regina vestita con un pigiama di seta grigio ed i capelli graziosamente arruffati. Se avesse avuto un briciolo di coraggio, l'avrebbe baciata lì e subito così, senza senso.
«Non so se Henry te l'ha detto, ma volevo salutarti»
«Perché, stai andando con tua madre a fare un pic-nic nel bosco in compagnia dei suoi amatissimi uccellini blu? Sarebbe meraviglioso sentirvi cantare insieme» le chiese l'altra ghignando, sedendosi su uno degli sgabelli dell'isola centrale.
Emma scoppiò in una fragorosa risata: Dio, anche se solo per qualche giorno, le sarebbe mancato tutto questo. «Mh no. Sto tornando a New York»
Stavolta, Regina rimase letteralmente a bocca aperta, fissandola con occhi sgranati: perché voleva andare via? «Cosa?» riuscì a dire, deglutendo subito dopo.
«Ho delle cose da sbrigare lì. Tranquilla, non ho nessuna intenzione di portare Henry con me. Io e lui ne abbiamo già parlato, è giusto che resti qui con voi... con te»
Il sindaco si mosse nervosamente; in quei mesi era successo di tutto. Elsa era stata il loro ultimo piccolo problema, che aveva risolto salvando Emma dal gelo. Era stato proprio in quel preciso istante che Regina aveva capito di volerle bene, molto bene, nonostante il caos che si era creato con Robin Hood. Tra le altre cose, Elsa era anche stata piuttosto chiara: solo un atto di amore avrebbe potuto salvarla.

Emma era una sua alleata... una sua amica, anche se il più delle volte era soprattutto un dolore nella schiena. Eppure lei e solo lei era riuscita a salvarla, per questo da un po' di tempo cercava in tutti i modi di respingere quel dolce calore che si spargeva nel suo petto ogni volta che era in sua compagnia. Non avrebbe potuto lasciarsi andare ancora una volta per poi rimanerne scottata, perché era sicura che Emma non avrebbe mai potuto ricambiare. Indubbiamente la giovane si preoccupava per lei, e le voleva bene, ma di sicuro non provava nei suoi confronti quell'altro tipo di sentimento. Improvvisamente, un senso di inquietudine la pervase e nella gola di Regina si formò un pesante groppo: voleva che restasse. «Quanto... quanto pensi di stare via?»
«Beh... ho bisogno di un po' di tempo per fare chiarezza su determinate cose. Tra l'altro, devo ancora concludere degli affari lasciati in sospeso quando sono rientrata a Storybrooke per via di Zelena. Non avuto nemmeno il tempo di pensarci, che è arrivata Elsa e beh... il resto lo sai» spiegò, poggiando la tazza oramai vuota sul bancone della cucina, «in ogni caso, una settimana, forse meno; non posso dirlo con certezza; potrebbero anche essere solo un paio di giorni, anzi, lo spero»
Si grattò la testolina bionda, incerta su cosa fare, poi prese un bel respiro e si avviò verso la porta; Regina le fu subito dietro. Il sindaco sfoggiava un cipiglio serio, ma i suoi occhi rivelavano ben altro: paura... angoscia.
Emma avrebbe voluto stringerla a sé e restare lì con lei, ma aveva davvero bisogno di staccare la spina per qualche giorno senza vedere nessuno dei suoi amici a Storybrooke. La parentesi con Elsa le aveva fatto aprire gli occhi sulla natura dei sentimenti che la legavano a Regina, ed il fatto che l'avesse salvata con un atto di amore, non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Aveva anche rotto con Killian; nonostante la sua insistenza sul concentrarsi solo ed esclusivamente su una loro probabile storia, alla fine Hook si era arreso all'evidenza. L'uomo non era uno stupido, aveva lottato per lei, ma aveva anche capito che Emma non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti. Certo, era lusingata dalle sue attenzioni. Gli voleva bene, ma non lo amava. Forse con il tempo... o forse no. Forse era tutto già scritto, e lei sarebbe finita con la persona più improbabile della favola: la Regina Cattiva. Perché quello era il punto, anche se non l'aveva detto apertamente a nessuno, Emma era innamorata di lei.

Lo sceriffo non sapeva se Regina le volesse semplicemente bene... oppure se ricambiasse il suo profondo sentimento, per questo aveva deciso di andare via per qualche giorno: pensare con calma come affrontare il discorso. In verità era stato proprio suo figlio a suggerirle di passare qualche giorno lontano da Storybrooke.
Potrai vedere la sua reazione, Ma'. Sono sicuro che le mancherai... e così avrai la tua risposta. Inoltre, potresti provare a vendere l'appartamento mentre sei lì: tanto a noi a che serve? Operazione New York è appena iniziata!”
«Beh» iniziò la bionda, portandosi le mani in tasca, «è inutile dirti “prenditi cura di Henry”, perché so che lo farai»
Regina avvertì un improvviso senso di vuoto, non appena la vide uscire fuori al patio. Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto nervosamente. «Naturalmente»
«Bene... allora ci vediamo» concluse lo sceriffo avviandosi verso il suo Bug.
«EMMA!» la chiamò Regina, uscendo fuori casa in pigiama. Che diavolo avrebbe voluto fare? Fermarla? Sì, disperatamente, ma le sue vecchie paure tornarono a galla, soprattutto dopo che la sua storia con Robin era andata in malora. Come avrebbe potuto chiederle di restare senza darle un motivo valido?
La ragazza chiuse per un attimo gli occhi, cercando di controllare il respiro; per un momento si ritrovò a sperare che Regina la bloccasse. «Sì?»
Il sindaco avrebbe voluto urlarle di non andare, di non lasciarla da sola, perché era innamorata di lei... ma proprio non riuscì a dire nulla di concreto. «Fai attenzione con quella trappola gialla»
La Salvatrice si girò verso di lei, regalandole un abbraccio; la mora si era praticamente congelata nella stretta. La prima e ultima volta che si erano abbracciate in quel modo era stato quando Emma era diventata una statua di ghiaccio per proteggerla e Regina l'aveva salvata subito dopo stringendosi a lei. «Se ci sono problemi chiamami, farò il possibile per rientrare subito. Ti mando un sms appena arrivo» le sussurrò in un orecchio, «prenditi cura di te, Regina» concluse, piazzandole un bacio su una tempia. «Tornerò presto»
Il sindaco rimase a fissarla a bocca aperta; non aveva ricambiato la stretta, ma non appena Emma si era staccata da lei, uno strano brivido le percorse la schiena. Quando vide il Bug giallo allontanarsi dal suo viale, solo allora si ritrovò a tremare leggermente: le mancava di già.

 ----

Emma Swan fece il suo trionfale ritorno a New York sul camion del carro attrezzi verso le tre del pomeriggio: il suo fedele Bug l'aveva abbandonata sull'autostrada, a nemmeno un'ora di auto dalla sua destinazione. Fortunatamente, in città aveva un vecchio amico che avrebbe potuto aiutarla, e di sicuro nel giro di qualche giorno avrebbe risolto il problema. Aveva telefonato a Henry per aggiornarlo delle novità, e il ragazzino le aveva già comunicato che l'umore di Regina era peggiorato repentinamente. Quando era sceso a fare colazione l'aveva sgridato perché si era dimenticato di comunicarle l'imminente partenza di “quell'idiota di tua madre”. Uscito da scuola, quando era passato da Ruby per una coca in compagnia di Paige, la ragazza lupo gli aveva detto che in Municipio aveva trattato male un inserviente per una banale sciocchezza, e anche per strada camminava con uno sguardo torvo. I nani avevano ripreso a starle alla larga il più possibile. Quando era rientrato a casa, l'aveva beccata a fare avanti e indietro nel suo studio, con il telefono in mano, prendendosela con “quell'idiota della Salvatrice da due soldi”, per non averla ancora contattata.
Ma', sei andata via solo stamattina e mamma è già è intrattabile! Credo che la nostra operazione si concluderà prima del previsto.
Emma sorrise soddisfatta. Forse suo figlio aveva ragione. Forse era stato un bene allontanarsi un po' da Storybrooke. Così facendo, anche Regina avrebbe potuto pensare a determinate cose. O almeno ci sperava. Sembrava però che tutto procedesse come da copione, anche se inizialmente il piano era di restare a New York solo per due giorni; gli “affari” in sospeso avrebbe potuto risolverli nel giro di qualche ora. Considerato il problema al suo Bug, probabilmente ci avrebbe impiegato più tempo per tornare nel Maine.
Era sera inoltrata quando finalmente riuscì a rimettere piede in casa, dopo aver fatto un po' di spesa. Una volta rientrata nel suo vecchio appartamento, Emma si buttò pesantemente sul divano del salotto, infischiandosene beatamente della nuvola di polvere che si era alzata; tutto era rimasto così come l'aveva lasciato sei mesi prima, quando Hook le aveva dato la pozione della memoria. Era un posticino niente male, ma New York non era più casa sua. Per quanto quell'appartamento le ricordasse il meraviglioso periodo vissuto con Henry, grazie al sacrificio di Regina, le mancava la sua casa. Le mancava Storybrooke. Mandò un altro sms alla donna, rassicurandola che era sana e salva, poi spense il telefono per rilassarsi nel silenzio della casa.

Nel frattempo, alla tavola calda, Regina, Henry e i due Charming idioti stavano cenando in silenzio. Di tanto in tanto, Neal si faceva sentire ridacchiando nel suo passeggino. Il sindaco non era proprio dell'umore giusto per le risate; sapeva che Emma era arrivata a destinazione, ma l'imbecille non le aveva raccontato niente! Solo due parole in un sms striminzito. Lei si aspettava almeno una chiamata, una volta che si era sistemata... avrebbe voluto sentire la sua voce. Si auto-maledì mentalmente per essere diventata una dannata sentimentale, eppure era inutile a quel punto mentire a se stessa: avrebbe voluto che Emma fosse lì con loro. Avrebbe voluto guardarla mentre si ingozzava con il suo solito hamburger, mentre beveva la sua maledetta birra... avrebbe voluto vedere il suo sorriso quando lei e Henry ridacchiavano per qualche battuta stupida di Miss Lucas. Si chiese come era possibile che quella donna le fosse entrata nel cuore in quel modo. In altri tempi, avrebbe gioito per la sua assenza, invece ora si sentiva completamente svuotata senza di lei, ed era appena partita.
«Qualcuno di voi ha sentito Em?» chiese la ragazza lupo, avvicinandosi al quartetto con un abbondante pezzo di cheesecake.
Henry ghignò, guardandola dritta negli occhi. «Sì, nel pomeriggio. É arrivata tardi a New York, problemi con il Bug»
Solo a quel punto Regina alzò lo sguardo dal suo piatto, interessandosi alla conversazione: quella maledetta non le aveva detto nulla nell'sms! «Che problemi?»
Suo figlio fece spallucce. «Niente di cui preoccuparsi, mamma. Il suo Bug si è fermato sull'autostrada, ed è arrivata in città sul carro attrezzi»
Regina si ritrovò a gemere internamente: quella dannata macchina avrebbe ritardato ancora di più il suo ritorno, ne era certa! Perché nella sua vita niente sarebbe mai andato per il verso giusto! «Per quanto tempo ne ha?»
«Non ne ho idea, ha lasciato l'auto dal meccanico, sta a lui quantificare il danno. Considerando che comunque ha degli affari da sbrigare, non credo che il Bug possa essere un intoppo. Magari è una sciocchezza»
Ruby roteò gli occhi al cielo: lo sguardo torvo di Regina non prometteva niente di buono. Non guai o altro; oramai erano tutti d'accordo che non avrebbe più fatto del male a nessuno, ma le vecchie abitudini erano dure a morire, e il sindaco avrebbe ricominciato a comportarsi letteralmente da stronza con chiunque le capitasse a tiro, almeno fino a quando Emma non sarebbe tornata sana e salva. Tutta quella “operazione” era un'autentica cretinata. Una messa in scena creata perché due imbecilli non riuscivano ad esternare i propri sentimenti. «Vedrete che tornerà presto» fu il suo unico commento, prima di sparire dietro il bancone.
«Rubes ha ragione. E poi non eri la prima a volere che andasse via?» commentò Snow con fare distratto, gustandosi la torta. «Dopo quello che ha combinato con Robin e Marian...»
«Quei due non sono più affar mio! Ho altro a cui pensare adesso» sbottò Regina, mordendosi subito dopo la lingua, «tua figlia ha salvato una vita, e per quanto possa avermi fatto arrabbiare in quel periodo non avrei mai voluto che andasse via»
Henry scoppiò a ridere di gusto. «Ne parli come se non dovesse più tornare»
«Ho solo risposto a tua nonna, lo so benissimo che è questione di giorni, e quell'idiota sarà di nuovo qui a gironzolare in quella trappola mortale gialla senza marmitta»
Biancaneve sfoggiò un sorrisetto irriverente. «Sì, beh... manca molto anche a noi...»
Il sindaco fece appello a tutte le sue forze per non arrossire: in silenzio, riprese a mangiare la sua insalata di pollo, ignorando totalmente la sua ex nemesi. «A me no di certo. C'è una quiete irreale da stamattina in giro, non trovate?»
«Regina?» iniziò David con calma, «ti rendi conto che Emma è via da quanto? Da poco più di dodici ore e nell'arco della giornata sei scesa nel suo ufficio quattro volte?»
La donna lo fulminò con lo sguardo, mentre non vista, Snow gli aveva rifilato una gomitata sotto il tavolo; forse non era il caso di mettere alla prova la sua pazienza.
«É solo la forza dell'abitudine» dichiarò con fermezza la mora.
Il Principe ghignò. «Capisco. Comunque, se ne senti la mancanza potresti anche telefonarle...» azzardò, pregando di non essere maledetto all'istante.
Il sindaco incrociò le braccia al petto con fare indignato, guardando un punto imprecisato del dinner. «Il suo stupido telefono all'ultimo grido è spento»A questa affermazione, il resto della sua famiglia non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«Siete un branco di idioti!» sbraitò Regina fissandoli male, «non tu, Henry, tesoro» specificò subito dopo. «Voi due sì. Non capisco cosa state cercando di insinuare»Snow le sorrise teneramente. «Niente. Ci fa solo piacere che ti preoccupi per lei»
«Io non mi preoccupo»
Biancaneve alzò le mani in segno di resa. Sarebbe stato inutile continuare a stuzzicare Regina: era di cattivo umore, e sapevano tutti quanti quale fosse il motivo. Avrebbero dovuto resistere solo per qualche giorno, poi tutto sarebbe tornato alla normalità.

 

TBC



Spero di non aver perso lo smalto, dopo tutto questo tempo.  In ogni caso, ci sono solo altri due capitoli e, naturalmente, spero che vi sia piaciuta!

 

Aggiornerò presto! ;)

   
 
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