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Autore: Briskal    12/09/2019    0 recensioni
Aveva parcheggiato il suo Bug dietro la Benz di Regina, ed era entrata in casa senza fare il minimo rumore. Il sindaco probabilmente l'avrebbe uccisa con una palla di fuoco ben assestata, ma valeva la pena di rischiare: di lì a poco sarebbe partita, e non avrebbe potuto assolutamente andare via senza salutare colei che da un po' di tempo a quella parte aveva rubato un pezzo del suo cuore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sì, sì lo so. Sono una bruttissima persona per aver postato questa storia e non averle dato un finale. In realtà, il finale era bello e scritto da un pezzo, ma per cause di forza bruta non sono mai riuscita ad aggiornare.
Comunque, eccoci qui. Come sempre ringrazio chi ha commentato, chi mi ha lasciato messaggi in privato, chi ha semplicemente letto.

Ovviamente, dopo questo capitolo ci sarà l'epilogo.

Buona lettura!

 

 

New York- New York

Capitolo 2

Elsa

 

 

Emma si stupì non poco, il mattino seguente, quando si era ritrovata la chiamata di Regina. Non se l'aspettava di certo, ma sorrise come una scema quando lesse il messaggio di Henry, in cui l'avvisava che sua madre aveva sbandierato davanti a Snow e David che aveva provato a telefonarle senza successo, ammettendo palesemente la sua preoccupazione.
Le manchi, Ma'! Sono quasi del tutto certo che stanotte non ha chiuso occhio. É rimasta nel suo studio dopo cena, e stamattina l'ho ritrovata che dormiva sul divano con il telefono in mano. Cioè, non l'ho vista in questo stato nemmeno quando hai riportato Marian indietro, renditi conto.
Dopo aver risposto al suo sms, pregandolo di tenerla d'occhio perché sarebbe tornata presto, decise di alzarsi dal polveroso divano per farsi una doccia. Si stiracchiò ben bene, guardando l'orologio: erano le dieci passate. Dato che non era ancora eccessivamente tardi, fece una nota mentale delle cose da fare: mettere un po' in ordine la casa e dare una ripulita erano in cima alla lista. Sicuramente avrebbe fatto un po' di jogging al Central Park, nel pomeriggio sarebbe passata a ritirare quel che rimaneva del suo gruzzolo nella cassetta di sicurezza, e poi avrebbe sistemato quelle ultime piccole cose che aveva lasciato in sospeso. Tra l'altro, aveva deciso che non avrebbe messo in vendita l'appartamento, poiché in caso di emergenza sarebbe potuto tornare utile.
Stava per entrare in bagno, quando il suo amico Mark la chiamò per avvisarla che avrebbe potuto ritirare il suo Bug il giorno dopo, in tarda mattinata: fortunatamente non era successo niente di grave, solo un problema alla cinghia. Emma si sentì euforica dopo quella notizia, pensando che per una volta nella vita, qualcosa andasse per il verso giusto: Regina aveva iniziato a dare di matto praticamente subito e sentiva la sua mancanza, la sua auto era quasi pronta, e l'indomani sarebbe potuta ripartire verso casa. In linea di massima sarebbe rientrata a Storybrooke solamente verso sera. Inviò un sms a Henry, per avvisarlo, dicendogli anche di non dire niente a sua madre, perché avrebbe voluto farle una sorpresa.
É fantastico, Ma'! Resterò da nonna e nonno, così tu e mamma potrete parlare con calma. Sarà felicissima di vederti, fidati. Un consiglio, però: cerca di non arrivare a casa con il tuo Bug, fa un casino enorme quella marmitta.
Emma scoppiò a ridere di gusto, contenta come non mai: non vedeva l'ora di tornare a casa.

 

A Storybrooke, nel frattempo, Regina aveva davvero passato la notte in bianco. Dopo aver preparato la colazione a Henry, era andata in Municipio per sistemare alcune scartoffie.
Verso ora di pranzo, si era infilata nel Dinner con fare stanco, ordinando un'insalata di pollo. Nel pomeriggio sarebbe dovuta tornare in ufficio, ma non aveva proprio voglia di rientrare in quel edificio: quella mattina aveva fatto di tutto per non pensare a Emma. Il giorno prima era stato uno strazio scendere nel suo ufficio e trovare la sua scrivania vuota. Sospirò con fare annoiato: forse avrebbe dovuto fermarla ed impedirle di partire. Almeno ora non starebbe seduta lì come un'anima in pena, rendendosi ridicola, tra l'altro.
Con sua somma sorpresa, Elsa le si avvicinò, sedendosi vicino a lei; da quando aveva ritrovato sua sorella, tutto era ritornato alla normalità e la ragazza aveva deciso di restare nei paraggi. Ruby e Granny le avevano messo a disposizione una delle stanze al piano di sopra.
Tra l'altro, aveva legato moltissimo con lo sceriffo, già ai tempi della sua comparsa... tanto che per un periodo avevano addirittura fatto magie insieme. A dire il vero, stavano sempre insieme. Al pensiero, Regina arricciò il naso, ricordandosi dei sorrisi complici che le due continuavano a scambiarsi. Tsk!
«Sai dov'è Emma per caso? Sono passata alla stazione di buon ora, ma c'era solo Leroy svenuto sulla scrivania» le domandò la biondina con fare curioso.
Il sindaco si pizzicò il ponte del naso. «Perché tutti mi chiedete la stessa cosa? Non sono la baby sitter dello sceriffo»
«Uhm... no, ma sei la madre di suo figlio, quindi chi meglio di te può avere sue notizie?»
Regina la fissò a bocca aperta: detta così, sembrava che fossero legate anche sentimentalmente in qualche modo. «É partita» rispose seccamente.
«Oh, quindi è già andata via. Ecco spiegato quel messaggio vocale che mi ha lasciato su questo aggeggio. Ci ho messo un po' per ascoltarlo» fece Elsa, mostrandole il telefonino che proprio lo sceriffo le aveva regalato ed insegnato ad usare. «Uffa, spero rientri presto, mi dispiacerebbe non poterla vedere per un mese, è una delle poche persone con cui ho legato in questa città» mormorò con fare affranto, sperando che il piano di Henry per farla preoccupare avesse successo.
La reazione del sindaco non si fece attendere, e sbiancò di colpo. Un mese? «C-cosa?»
«Perché ti stupisci, ho quasi congelato Storybrooke, è normale un po' di diffidenza»
«No. Non questo! Perché hai detto che tornerà tra un mese?»
Elsa la guardò per un attimo con cipiglio serio: era preoccupazione quella che aveva appena visto negli occhi di Regina... o il panico perché sentiva la mancanza della Salvatrice? In ogni caso, il ragazzino aveva ragione: sua madre provava qualcosa per lei. Non che ne avesse mai dubitato, dopo quello che era successo. «Calmati, Maestà. Mi ha detto solo che per vendere l'appartamento di New-Qualcosa avrebbe potuto metterci anche un mese. Spero ovviamente che torni molto prima: mi manca la sua compagnia»
«New York» fu lieta di correggerla la donna, per poi lisciarsi i capelli con fare nervoso. Non avrebbe mai potuto resistere per così tanto tempo. L'idiota le aveva detto che non sapeva di preciso il numero dei giorni, ma non aveva mai parlato di un dannato mese intero! Non voleva nemmeno pensare ad una eventualità simile.
«Regina?»
«Sì?»
«Posso farti una domanda? Dovrai rispondermi sinceramente, però»
«Va bene, cara, chiedi pure»
Elsa prese un lungo sospiro. «Tu sai che hai salvato Emma con un atto di vero amore, giusto?»
Il sindaco arrossì un po', volgendo lo sguardo altrove. «Voler bene ad un amico rientra nella categoria, suppongo»
«Deliziosa risposta, ma da come ti stai comportando, direi che il tipo di sentimento che nutri per lei è ben diverso da una semplice amicizia. Ti manca, vero?»
Impossibilitata a mentire, dato che il suo viso sembrava parlasse da solo, Regina si limitò ad annuire. «É stupido da parte mia» continuò, tornando finalmente a guardare Elsa negli occhi, «è partita solo ieri, e so per certo che tornerà: qui c'è suo figlio... la sua famiglia... eppure»
«Ci sei anche tu» sottolineò la biondina.
«Sì beh, faccio parte dell'allegra compagnia, ma non credo proprio che sono in cima ai suoi pensieri»
Elsa scoppiò a ridere, scuotendo il capo. «Mio Dio, si può essere così ciechi?» le disse, mentre Ruby dall'altra parte del bancone avrebbe voluto urlare di gioia: finalmente qualcuno avrebbe fatto notare al sindaco che in un certo senso anche lei era idiota quasi quanto Emma.
«Ti sbagli» continuò la ragazza, «tu sei sempre al primo posto. L'ho frequentata abbastanza da capire che per lei sei molto importante, Regina. Molto»
«Se lo dici tu»
La ragazza sospirò: certo che la ex Evil Queen indossava proprio i paraocchi! «Dimmi una cosa: credi che non abbia mai pensato a quello che è successo? Ha scelto di proteggere te e per poco non è diventata una statua di ghiaccio. E poi? Tu l'hai salvata, non il pirata. Credi davvero che Hook si sia arreso così facilmente perché lei gli ha detto di no? L'ho visto, sai, Killian. Non le toglieva gli occhi di dosso, e le gironzolava attorno come un cucciolo smarrito, eppure lei ha fatto la sua scelta» le fece notare, ricordandosi della fastidiosa insistenza dell'uomo.
Regina sfoggiò una smorfia di disgusto, misto ad un senso di rabbia. «Meno male che lo sceriffo non è poi così idiota, non è vero?» commentò a denti stretti.
La bionda rise di nuovo. «No, non lo è» ne convenne, «comunque stai mancando il punto maledetto, Maestà»
«E quale sarebbe, cara?»
Elsa roteò gli occhi verso Ruby, che sbuffò avvicinandosi alle due: posò le mani sulla tavola e si abbassò quel tanto da stare allo stesso livello del viso di Regina. «Ti ama! Il punto maledetto è che EMMA TI AMA E ANCHE TU LA AMI. Santo cielo, ce ne siamo accorti tutti! Siete due teste di zucca! Una va a fare l'eremita a New York perché deve pensare a come dirtelo, l'altra si comporta come una stronza con il resto della città perché non ha avuto il coraggio di dirglielo prima che partisse. Soffrite di un grave disturbo di comunicazione, lo sapete?»
Il cuore del sindaco iniziò a battere all'impazzata, ed avrebbe davvero voluto rispondere alle sue compagne di conversazione, ma la gola le si seccò e non un suono uscì dalla sua bocca. Emma l'amava davvero?
La ragazza lupo le sorrise teneramente. «Senti, Regina: Em è tornata sul serio a casa per alcuni affari. Personalmente ritengo che quelle cose lasciate in sospeso avrebbe potuto risolverle con internet, ma così facendo ha sfruttato l'occasione per stare in solitudine e capire anche cosa fare con te. Se ne avesse parlato prima con qualcuno, invece di partire sparata per New York, tutto questo casino non sarebbe successo. Se fosse venuta da me a confidarsi, le avrei suggerito di parlartene seduta stante: non sono idiota, dopo che l'hai salvata dal congelamento ho fatto due più due. E come ci sono arrivata io, l'ha capito anche tutto il resto di Storybrooke! Dio! Siete un disastro!»
«I-io»
Elsa allungò una mano, sfiorando delicatamente quella del sindaco. «Credo che dovresti andare da lei, e parlare una buona volta di ciò che provate. Senza più bugie e remore. Va da lei, Regina.»
Ruby sorrise annuendo: quella biondina le piaceva! «Ha ragione. Anche se passi la linea di confine, i tuoi ricordi resteranno intatti. Tu, Henry e Em siete gli unici a poter uscire ed entrare da Storybrooke senza conseguenze»
«Ma... ma io... non so...»
«Oh insomma, Regina Mills! Vuoi essere felice o no?!» tuonò Granny, uscendo da dentro la cucina, mentre si asciugava le mani su uno straccio. «Vai dalla tua idiota a New York, baciala e poniamo fine a questa storia. Se parti ora sei lì in tarda serata... e Henry può darti tutte le indicazioni per farti arrivare tranquillamente a casa di Emma... lo sai!»
«Risoluta come sempre, nonna» commentò Ruby.
Elsa scoppiò a ridere di gusto, mentre Regina la fissava a bocca aperta.
«Questo perché ho avuto a che fare tutta la vita con gli idioti, e la qui presente Maestà non fa eccezione» sbraitò la donna, fissandola male. «Ora vai da lei, donna, e ottieni il tuo dannato lieto fine!»

 

 

TBC

   
 
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