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Autore: Summer11    06/09/2018    1 recensioni
Brittany: BASTA!! Oliver, se te ne vai adesso non tornare mai più!
Oliver: Mi dispiace Britt, io ti amo, ma non sono pronto per questa cosa. E' troppo grande!
-Brittany riprese a piangere mentre Oliver si voltava per andare via. Alex non si trattenne e urlò.-
Alex: NON TORNARE MAI PIU', CHIARO?
Oliver: Stanne certo!
-Quella fu l'ultima risposta di Oliver, che, voltava l’angolo, anche lui con le lacrime che gli scendevano sul viso. Probabilmente non l’avrebbe più dimenticata, pensò.-
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Unconventional Family
Capitolo 74
-Soltanto una scusa.-



-Dopo aver passato una fantastica settimana tra la neve, la prima cosa che Samuel volle fare una volta tornato a Los Angeles, fu vedere Sarah, la sua fidanzata. Per lui era davvero difficile ammetterlo ma le era mancata davvero tanto. Quel pomeriggio i due ragazzi stavano seduti su una panchina al parco a chiacchierare in tranquillità, mentre Samuel teneva sulle sue gambe la ragazza.-

Samuel: Oh, avresti dovuto vedere come li ho portati in salvo! A tutti e due!

-Sarah lo guardò.-

Sarah: Ma davvero? Quindi se chiedo ad Emy di raccontarmi la storia del salvataggio durante la settimana bianca, mi dirà i tuoi stessi particolari?

-Samuel sorrise.-

Samuel: Beh, diciamo che alcuni particolari potrebbero essere diversi...
Sarah: Credo che sia diversa tutta la storia!
Samuel: Ehi, mi sono davvero spaccato la pelle scavando cercando di salvare quei due pappamolli! Ho scavato con una scopa!!

-Sarah lo guardò e lo baciò con un sorriso.-

Sarah: Sono felice che tu sia tornato sano e salvo!

-Disse la ragazza per poi farsi seria. Samuel si preoccupò. Le accarezzò il viso.-

Samuel: Ehi…

-Sarah sospirò e parlò.-

Sarah: Sai, pensavo a quando hai detto a tua madre che stiamo insieme...
Samuel: Perché ci pensi ancora?

-Lui sorrise e lei lo guardò.-

Sarah: Sam, voglio farlo con te!

-Sentendo quelle parole, Samuel sgranò subito gli occhi.-

Samuel: Cosa? Sei sicura?
Sarah: Sì! Credo che entrambi siamo pronti!

-Samuel rise.-

Samuel: Non immagini da quanto io sia pronto!

-Sarah lo guardò.-

Sarah: Senti, i miei non sono in casa oggi...
Samuel: Perché non lo hai detto prima?

-Lui sorrise e la baciò, si alzarono e Samuel prese Sarah per mano.-

Samuel: Vogliamo andare?

-La ragazza sorrise e annuì.

Intanto, Dylan ed Emily si nascondevano in uno dei parchi abbastanza lontani dal loro quartiere per poter stare tranquilli a chiacchierare. Durante la settimana bianca, Samuel era stato un vero e proprio amico. I giorni prima della tempesta quando il cielo risultava sereno, prima di andare a letto, andava sempre a fare una passeggiata, ovvero alla sala giochi, in modo da lasciare i due ragazzi soli per più di un’oretta. Samuel sapeva quanto per i due fosse difficile trattenersi dal fare qualche passo falso davanti a tutta la famiglia, perciò non gli dava troppo fastidio farsi da parte per un po’ e lasciare alle due persone che più preferiva al mondo un po’ di spazio e intimità, cosa che Dylan ed Emily sfruttarono ogni notte possibile, tanto, una volta tornati a casa sarebbe stato difficile, o comunque più raro, avere delle occasioni del genere.

Quel pomeriggio, anche se lui non voleva darlo a vedere, la ragazza notò in Dylan una certa preoccupazione.-

Emily: Amore, so che sei depresso perché domani ricomincia la scuola, ma vedi il lato positivo: potremmo passare del tempo insieme invece di ignorarci come quei due interminabili giorni nel bungalow dei nostri genitori!

-Lei rise, facendo sorridere leggermente anche Dylan.-

Dylan: Il fatto di tornare a scuola è okay. Sono sicuro di essere mancato molto al professor Howe!
Emily: Non credo proprio! Ogni volta che entriamo nella sua classe dopo di voi, lui sembra davvero distrutto. Poi vede la faccia di mio fratello e leggo chiaramente nei suoi occhi che preferirebbe fare il bidello piuttosto che avere a che fare con due come voi!

-Entrambi scoppiarono a ridere, poi Emily si fece seria.-

Emily: Mi dici perché sei così giù?
Dylan: E’ da ieri sera che ignoro le chiamate dei miei diddini!
Emily: Perché li ignori? Poveri Chad ed Austin!
Dylan: Perché so cosa vogliono!

-Proprio in quel momento il cellulare del ragazzo suonò ed Emily, leggendo il nome sullo schermo, incoraggiò il suo fidanzato.-

Emily: E’ Austin! Dyl, rispondi. Dovrai parlarci prima o poi. Non puoi ignorarli per sempre. RISPONDI!

-Dylan esitava ancora a rispondere, così Emily gli prese il telefono dalle mani e rispose al suo posto.-

Emily: “Ciao Austin! Sono Emy. No, non hai sbagliato numero. Dylan ha dimenticato il telefono a casa nostra e glielo sto riportando ora. Sto giusto salendo le scale di casa sua. Come state? Anche qui tutto bene. La vacanza è stata magnifica. Ma sono sicura che Dylan sarà felicissimo di raccontarvi tutti i dettagli! Sì, te lo passo ora. Ciao”

-Emily diede il telefono a Dylan che non poteva più tirarsi indietro. Lo prese e rispose.-

Dylan: “Pronto? Ciao Austin!”
Austin: “Finalmente riesco a sentire la voce del mio figlioccio!”
Dylan: “Lo so. Scusa, ma ho dimenticato il cellulare a casa di Alex e Rachel. Comunque, dimmi!”
Austin: “Ovviamente vogliamo sapere tutto della settimana bianca. Che ne dici di un bel pomeriggio da noi alla fattoria e una buona cena? Possiamo passare a prenderti a scuola domani...”
Dylan: “NO! Cioè, voglio dire… Dopo scuola non è possibile, i-io ho l’allenamento!”
Austin: “Oh, devo essermi sbagliato allora. Ero convinto che i tuoi allenamenti fossero il martedì, mercoledì e venerdì”
Dylan: “Lo sono, ma sabato giochiamo una partita molto importante e il coach vorrebbe farci allenare di più questa settimana, dato che ne abbiamo passato due in vacanza!”

-Emily guardava il suo fidanzato mentire a una delle persone più gentili e carine di tutto il pianeta e scosse la testa davvero contrariata. Lo sentì continuare.-

Dylan: “Potrei però raggiungervi con la macchina per cena. Che dici?”
Austin: “Dico che è perfetto!”
Dylan: “Allora ci vediamo domani a cena. Ciao”
Austin: “A domani. Ciao Dylan”

-Appena il ragazzo spense il cellulare, Emily gli diede una pizza sul collo.-

Dylan: Aio. E questo per cos’era?
Emily: Per avergli mentito!
Dylan: Non è la prima volta che mento!
Emily: Sì, ma non in questo modo cattivo
Dylan: Non è un modo cattivo. Purtroppo è l’unica soluzione!

-Emily scosse la testa.-

Emily: Ho capito, non sei pronto per parlarne. Quando lo sarai, sai che ci sarò per te! Comunque, io ho fame! Ti va un hamburger?
Dylan: Potrei mai dirti di no?

-Disse lui sorridendo, per poi alzarsi dalla panchina e prendere Emily per mano dopo averla baciata dolcemente.

Il pomeriggio passò in un batter d’occhio e la sera, Samuel e Sarah erano ancora a letto a parlare di ciò che era appena successo tra loro. Samuel la guardò.-

Samuel: Io non sono il primo, vero?
Sarah: No! Però è stato bello. Forse proprio perché entrambi sapevamo cosa aspettarci!

-Samuel sorrise.-

Samuel: E’ vero, è stato molto bello! Ma se non avevi paura per la tua prima volta, allora perché hai voluto aspettare così tanto prima di farlo con me?

-Sarah si voltò di lato per guardare meglio Samuel e dargli una risposta.-

Sarah: Perché volevo che fosse speciale per entrambi. Volevo che tu ci tenessi a me, perché io ti amo, Sam!

-Il ragazzo si pietrificò, rimanendo lì fermo a guardarla. Lei lo scosse preoccupata.-

Sarah: Sam, hai sentito? Ho detto di amarti!

-Solo in quel momento, Samuel parve tornare alla realtà, accigliandosi all’istante.-

Samuel: No, diavolo! Tu non puoi amarmi!
Sarah: Cosa?!

-Sarah non riusciva a credere alle sue orecchie e guardò Samuel alzarsi e infilarsi i jeans in preda al panico.-

Samuel: Perché devi complicare tutto? Stavamo bene insieme, no?
Sarah: Sam...
Samuel: Io non voglio impegnarmi, non sono fatto per queste cose. Ora che riusciamo ad andare a letto insieme, non puoi rovinare tutto dicendo che mi ami. Non voglio tutto questo!
Sarah: Ma che diavolo stai dicendo? Tu stai rovinando tutto!

-La ragazza sull’orlo del pianto sentì il suo cuore farsi a pezzi. Lui la guardò mentre si infilava le scarpe.-

Samuel: Mi dispiace Sarah, non sono bravo in queste cose….

-Lei lo guardava ancora mentre realizzava quell’amara verità: Samuel non l’avrebbe mai amata.
Furiosa, gli indicò la porta.-

Sarah: Samuel, se esci da quella porta non voglio vederti mai più!

-Sarah cercò di avvertirlo mentre si copriva con le coperte del suo letto. Il ragazzo era dispiaciuto allo stesso modo, ma era anche molto spaventato. La guardò.-

Samuel: Ti sei innamorata del ragazzo sbagliato!

-Lei riuscì ad acchiappare lo zaino di Samuel e a scaraventarlo fuori dalla camera, dopo avere urlato...-

Sarah: SPARISCI DALLA MIA VITA!

-Lui raccolse la borsa da terra, dispiaciuto, guardò per l’ultima volta la ragazza e uscì di casa, lasciandola accasciata sul letto a piangere sempre più forte con il viso appoggiato sul cuscino.

Quella sera tardi, Emily dopo essere uscita con Dylan e aver ricevuto quella chiamata così disperata, corse a casa sua a prendere il pigiama, avrebbe dormito a casa di Sarah che era decisamente distrutta. Il giorno seguente sarebbe riniziata anche la scuola dopo le vacanze invernali, così oltre a tutto il necessario per la notte, Emily prese con sé anche il suo zaino scolastico. Mentre usciva dalla sua camera e chiudeva la porta, nella quale vi era ancora attaccata la targhetta “Lily & Emily”, la ragazza incrociò suo fratello in corridoio che portava le cuffie nelle orecchie. Subito, lei arrabbiata, gliele stracciò di dosso e prima che Samuel potesse anche solo reagire a ciò, Emily parlò.-

Emily: Sei un vero imbecille! Perché ti sei comportato così?

-Disse lei riferendosi alla storia con Sarah.-

Samuel: Io sono così!
Emily: No, non lo sei, Sam. Perché è così importante per te apparire senza sentimenti?
Samuel: Non sono fatto per le storie serie, la tua amica lo sapeva bene!
Emily: Adesso è diventata “la mia amica”?! Ci stavi insieme!
Samuel: Ci uscivo, niente di più...
Emily: Se non darai spazio ai tuoi sentimenti per qualcuno, non sarai mai felice!
Samuel: No, non avrò mai punti deboli
Emily: Ah, è così allora? Sarah stava diventando il tuo punto debole? Sam, dannazione, non impedire ai tuoi sentimenti di venire fuori!

-Lui la guardò alzando gli occhi al cielo, non potendone più di quella conversazione e, rimettendosi le cuffie nelle orecchie, parlò.-

Samuel: Ma non stavi uscendo? Buon pigiama party!

-Entrò in camera sua chiudendo la porta in faccia a sua sorella che scosse la testa davvero molto delusa dal comportamento di suo fratello.-

Emily: “Se solo fossi meno orgoglioso... Che stupido!”

-Riprese le sue cose da terra, scese le scale, avvisò Alex e Rachel e uscì di casa, la notte e la mattina seguente sarebbero state davvero dure.

A scuola, il giorno successivo, né Emily e né Sarah si erano fatte vedere in giro da Samuel che incontrò Dylan all’armadietto di quest’ultimo.-

Samuel: Ehi!
Dylan: Ciao amico!

-Dylan rispose battendo un cinque a Samuel.-

Samuel: Hai visto mia sorella?

-Il ragazzo lo guardò.-

Dylan: L’ho vista stamattina presto all’entrata. Ha deciso di ignorarti

-Samuel sbuffò.-

Samuel: Oh dannazione! Adesso mi ignorerà così tanto da farmi dubitare di esistere. Emy è tale e quale a mia madre. Sono delle maestre nell’arte di saperti ignorare e farti sentire in colpa...

-Ed ecco che proprio a quelle parole, Emily spuntò da dietro l’angolo per poter parlare con Dylan, ma appena vide Samuel si congelò e ovviamente lo ignorò. Era davvero arrabbiata per ciò che suo fratello aveva fatto alla sua migliore amica. Lei si concentrò sul suo ragazzo.-

Emily: Amore, ci vediamo dopo in mensa, io vado a lezione e voglio che ci vada anche tu!

-Dylan sbuffò.-

Dylan: Ma ho il compito di storia oggi! Pensavo di saltarlo...
Emily: A maggior ragione! Avresti dovuto studiare prima e ora mettiti in marcia verso la tua meritatissima “F”. In bocca al lupo! Ci vediamo dopo, ti amo!

-Lei lo baciò e dopo ciò Dylan sospirò.-

Dylan: Ti amo anche io!

-Emily guardò Dylan per poi guardare Samuel e lanciare la sua frecciatina.-

Emily: Non è poi così difficile da dire, vero?!

-Samuel scosse la testa mentre Emily andava via e Dylan dava una leggera testata al suo armadietto.-

Dylan: Sono fregato! Non so nemmeno su cosa sia il compito!
Samuel: Sei poco furbo, fratello!

-Disse Samuel sorridendo, poi si fece serio.-

Samuel: Hai visto come mi ignora?!
Dylan: E' così maledettamente brava! Cos'hai deciso di fare con Sarah?
Samuel: Non nominarmela, ti prego!
Dylan: Scotta?

-Samuel lo guardò decidendo di essere sincero.-

Samuel: Un po’!

-Proprio in quel momento, la campanella suonò e Samuel diede una pacca sulla spalla a Dylan.-

Samuel: Buona fortuna per storia!

-Il ragazzo si allontanò con un sorriso e Dylan scosse la testa mentre prendeva il suo libro dall’armadietto.-

Dylan: “Sì, mi servirebbe un miracolo divino!”

-Prima di andare in classe, il ragazzo dagli occhi blu, venne fermato dal suo professore di matematica.-

Prof. Howe: Signor Hunt!
Dylan: Professor Howe!

-Dylan si avvicinò a quel grande omone.-

Prof. Howe: Come mai quell'aria abbattuta? Non è proprio da te. E’ tuo solito pavoneggiarti per tutta la scuola!
Dylan: Ho il compito di storia e non so niente. Ho anche pensato di saltarlo ma la mia ragaz…

-Subito il professore lo interruppe.-

Prof. Howe: Sei proprio un cervello sprecato!

-Dylan rise.-

Dylan: “Cervello sprecato”… Questo nomignolo mi è nuovo!
Prof. Howe: Potresti rendere al massimo se solo t'impegnassi un po' di più. Potresti essere come tua sorella, a proposito, portale i miei saluti!
Dylan: Lo farò. Sa, onestamente, anche a mia madre piacerebbe che m'impegnassi di più, peccato che io abbia altro da fare. Sì, insomma, la scuola occupa già il sessanta per cento della mia giornata, perché mai dovrei sprecare anche l'altro quaranta per cento? E poi professore, nella sua materia vado bene!
Prof. Howe: E’ vero, vai bene, ma non t'impegni nemmeno nella mia materia! Se durante i compiti in classe prestassi più attenzione nello svolgere gli esercizi, invece che una “B” potresti prendere una “A+”
Dylan: Essere un secchione non si addice alla mia personalità, professore. Nella sua materia vado molto bene perché, non so, forse ci sono portato? Mia madre era molto brava in matematica
Prof. Howe: E pensare che a tua sorella stava così a cuore la scuola!
Dylan: Quando uno non sa come divertirsi...

-Dylan sorrise e poi continuò.-

Dylan: Se vuole posso stare a chiacchierare con lei se mi scrive una giustificazione per saltare il compito di storia, sa mi farebbe un bel favore!
Prof. Howe: Forza, vai in classe!

-Fece il professore indicandogli l’aula. Dylan rise e lo superò.-

Dylan: Arrivederci!

-Il professor Howe scosse la testa guardando Dylan allontanarsi.

Quel pomeriggio, all’ora di pranzo, Brittany, finalmente, dopo le mille riunioni, ebbe il tempo di sedersi nel suo ufficio e gustarsi il suo pranzo. Tirò fuori dalla sua borsa un contenitore di plastica con un post-it attaccato sul coperchio. Lo lesse.
“Prima di infuriarti, ricordati che lo faccio per il tuo bene. Mangi troppo cibo spazzatura! Ti amo”
Brittany sorrise e quando poi aprì il contenitore sbuffò.-

Brittany: Oh Olly! L’insalata di pollo NO! Non ho voglia di insalata di pollo!

-La donna scattò una foto all’insalata e la inviò prima ad Oliver con tutte le faccine arrabbiate e poi a sua figlia che subito rispose con un’altra foto.-

Lily: “VERDURE BOLLITE. Ecco cosa fa schifo! Farei volentieri a cambio con la tua insalata di pollo. Pensa a chi sta peggio! Ho voglia di cibo cinese...”

-Brittany rispose.-

Brittany: “Siamo a lavoro…”
Lily: “Lo so...”

-Replicò Lily con delle faccine sconsolate.-

Brittany: “E sei incinta...”
Lily: “So anche questo….”
Brittany: “Al diavolo i nostri mariti! Anche io ho voglia di cibo cinese! Ci vediamo di fronte al Chai Thung?”
Lily: “Ho solo un’ora libera!”
Brittany: “Anche io”
Lily: “Ci vediamo lì”
Brittany: “Arrivo”

-La donna sorrise, prese la sua borsa e si catapultò in macchina, pronta a raggiungere sua figlia, lasciando l’insalata sopra la scrivania.
Mentre guidava, il suo cellulare squillò e vedendo chi fosse, mise Chad in vivavoce.-

Brittany: “Chad, ciao! Come state?”
Chad: “Brittany! Bene, sempre molto indaffarati alla fattoria. Ti chiamo per chiederti a che ora finisce l’allenamento di Dylan questo pomeriggio. Ci siamo concordati che avrebbe preso la macchina e sarebbe venuto a cena, ma Austin sarà nei dintorni, quindi può tranquillamente passare a prenderlo!”

-Brittany rimase un po’ perplessa da ciò che Chad aveva appena detto. Scosse la testa e parlò.-

Brittany: “Io non so cosa stia succedendo. Inizio col dirti che Dylan non ha allenamento oggi e lo so per certo e secondo, lui, ieri sera mi ha detto, sì, che andava a cena da voi, ma non potevate andare a prenderlo a scuola perché eravate impegnati”
Chad: “Ma questo non è vero!”
Brittany: “Già. Ma cosa sta prendendo al mio ragazzo?”

-Brittany sospirò e dopo qualche minuto e aver risolto la cosa con Chad, spense la chiamata e arrivò al ristorante, dove poté già vedere sua figlia con l’acquolina in bocca.

Anche a scuola era arrivata l’ora del pranzo e Dylan ed Emily si trovavano seduti a uno dei tavoli della mensa a chiacchierare, o meglio, Emily passava il tempo a sgridare il suo fidanzato.-

Emily: Andiamo, eppure era un test facile visto che le domande erano tutte come questa. Secondo te perché diavolo festeggiamo il 4 luglio come giorno dell’indipendenza americana?!

-Dylan la guardò sorpreso.-

Dylan: Aah, è una tradizione così antica? Pensavo si trattasse di due argomenti diversi e ho risposto falso. Mi sembrava un trabocchetto!

-Emily si diede una manata in faccia sospirando senza speranza.-

Emily: Oh Signore, aiutalo! Sai che dovrai rifare il test, vero? Io l’ho fatto l’anno scorso e non è poi così difficile. Se ti siedi alla tua scrivania a studiare, in due pomeriggi saprai tutto quanto!

-Dylan la guardò accarezzandole il viso.-

Dylan: Ma io voglio passare i miei pomeriggi con te...
Emily: Sai che anche io vorrei da morire, specialmente sapendo che non possiamo prenderci per mano o baciarci quando ci pare, però sono anche all’ultimo anno e ho gli esami e i test per il college. Quindi anche tu usa il tuo tempo per studiare, iniziando da oggi!
Dylan: Oggi non posso!

-Disse Dylan felice di avere una buona scusa plausibile per non mettere il sedere sulla sedia e studiare. Lui continuò.-

Dylan: Sono impegnato con i miei diddini oggi, non ricordi?

-Emily sorrise e scosse la testa ma prima che potesse anche solo aprire bocca, qualcun altro che era appena passato dietro di loro insieme alla sua banda, non pote’ che ridere dando una spinta a Dylan facendogli cadere il vassoio del pranzo a terra.-

Mark: Avete sentito? Stasera sarà impegnato con quei gay dei suoi padrini

-Dylan respirò pesantemente cercando di non reagire.-

Dylan: Sparisci da questo tavolo, imbecille!

-Mark guardò Emily per poi riguardare Dylan. Non poteva sopportare che la ragazza avesse scelto quel microbo al suo posto, così decise di umiliare Dylan ancora di più.-

Mark: Scommetto che sai parecchio riguardo al sesso gay. McKay, non ti scandalizzare se il tuo patetico fidanzato proverà ad infilartelo nel buco sbagliato, in fondo è solo ciò che i suoi froci padrini gli hanno det…

-Prima che potesse finire la frase, Dylan si alzò e lo prese per la maglietta sollevandolo. Lo guardava con uno sguardo che avrebbe solo voluto ammazzarlo. Anche se Mark era più alto e grosso di Dylan, il ragazzo dagli occhi blu sapeva bene dove colpire.-

Dylan: Stammi bene a sentire, brutto pezzo di…

-Dylan si sentì toccare il braccio e la voce di Emily lo placcò.-

Emily: Dyl, non ne vale la pena! Se lo colpisci passerai un mucchio di guai ed è solo ciò che questo insulso e patetico scarto umano vuole. Non passare dalla parte del torto!

-Dylan lo tenne in alto per qualche altro secondo come per decidere cosa fare, poi lo lasciò con forza, facendolo cadere a terra. Si voltò e senza nemmeno guardare la sua fidanzata uscì dalla mensa come una furia. Emily provò a stargli dietro, percorrendo tutto il corridoio, quando poi parlò.-

Emily: Ti vuoi fermare per favore?!

-Dylan si voltò ancora inferocito.-

Dylan: Volevi tanto sapere perché ho mentito ad Austin ieri sera, vero? ECCO PERCHE’ L’HO FATTO!

-Urlò il ragazzo frustrato mentre indicava la porta della mensa. Emily lo guardò e subito lo strinse a sé mentre Dylan si lasciava andare alle sue emozioni con delle lacrime che scivolavano dritte sulla spalla della sua fidanzata che lo stringeva a sé e gli accarezzava i capelli.-

Dylan: Vorrei dargli un pugno in bocca e fargli perdere tutti i denti! Che cosa devo fare, Emy? Cosa?

-Disse lui stringendosi ancora tra le braccia della ragazza che lo accarezzava e sussurrava...-

Emily: Sch, starai bene. Andrà tutto bene, amore mio!

-Dopo qualche minuto tra le braccia di Emily, Dylan si riprese e la ragazza riuscì persino a farlo ridere. Entrambi si ricomposero e appena la campanella suonò andarono ognuno nella propria classe.

Come se quella giornata non fosse già stata abbastanza pesante per Dylan, vedere all’uscita di scuola sua madre con le braccia incrociate e il volto deluso e a fianco a lei, Chad e Austin, fu l’ultima batosta della giornata. Sapeva che l’unica cosa da fare sarebbe stata quella di raccontare la verità.
Dylan salutò i suoi amici e senza dire una parola raggiunse sua madre con la quale in silenzio tornò a casa. Anche Brittany non parlò pensando a come poter iniziare il discorso, fin quando tutti non furono seduti sui divani in casa Hunt. Oliver, appena tornato a casa, sapeva già ogni cosa, Brittany lo aveva chiamato preoccupata. Lei continuava a guardare suo figlio che teneva il capo chino e le mani strette a formare un pugno. Brittany parlò.-

Brittany: Onestamente Dylan, ci prendi alla sprovvista. Io non so nemmeno da dove iniziare. Possibile che tu non abbia nemmeno il coraggio di guardare i tuoi padrini negli occhi? Ti hanno sempre trattato come un re, è questo il ringraziamento che si meritano? Le tue bugie?

-Austin provò a fermare Brittany che forse se la prendeva troppo con suo figlio.-

Austin: Brittany…
Brittany: No, Austin! Non provare a difenderlo perché è indifendibile! Allora, non hai niente da dire?

-Disse la donna incitandolo a parlare. Dylan continuava a restare in silenzio.-

Brittany: Oh, è questo che vuoi? Il silenzio? Guarda, possiamo restare così anche fino a domani, tanto io non ho niente da fare!

-Concluse Brittany incrociando le braccia. Era davvero ferita dal comportamento di suo figlio che crescendo forse, si era fatto traviare dai suoi compagni, preferendo la popolarità e sentendo il bisogno di allontanarsi dai problemi. In fondo però anche lei sapeva che suo figlio non poteva essere un omofobo, o almeno lo sperava. Oliver si sedette a fianco a Dylan.-

Oliver: Sai che puoi parlare con noi! Cosa ti è preso? E’ successo qualcosa? Perché non vuoi più che Chad e Austin ti passino a prendere a scuola?

-Niente. Dylan continuava a fissare il pavimento senza dire una parola. Dopo qualche altro secondo, Austin parlò rompendo il silenzio.-

Austin: Io ho capito cosa ti succede. Hai dei problemi a scuola per colpa nostra, non è così? Per via del nostro orientamento sessuale!

-Brittany guardò il suo amico, cercando di fermarlo. Anche lei aveva paura dell’esito di quella chiacchierata.-

Brittany: Austin…

-Lui continuò.-

Austin: Anche se non rispondi, Dylan, io so che è così. Ho sentito cosa dicono i tuoi compagni di classe quando ci vedono. Sono cose orribili...

-Chad continuò.-

Chad: Sappiamo che non è facile per te e se può migliorare le cose, non verremo più a prenderti a scuola. Ti vergogni di noi, non è così?

-Oliver li guardò dispiaciuto per tutta quella situazione. Poi guardò suo figlio.-

Oliver: Dylan, ascoltami. Tu non devi badare a ciò che dicono a scuola, per te deve contare solo ciò che i tuoi padrini fanno per renderti felice. Sono sempre stati importanti per te, il fatto che tu ora voglia…

-Dylan, improvvisamente, si alzò dal divano guardando i suoi padrini mentre gli occhi gli si rifacevano lucidi.-

Dylan: Davvero credete che io possa vergognarmi di voi?! Non è di certo di voi che mi vergogno. Mi vergogno di quegli imbecilli dei miei compagni di scuola! I-io mi sento mortificato ogni qualvolta voi veniate a prendermi perché so che sentite tutti gli insulti che vi lanciano gratuitamente solo perché loro odiano me. E’ me che vogliono ferire e lo fanno attraverso voi. Io non voglio che vi insultino, specialmente davanti a me perché io non so come fermarli. Non so come farli smettere di gettare fango su delle persone a cui voglio bene e che sono così speciali per me. Io non voglio che qualcuno vi faccia sentire a disagio, perché non ve lo meritate. Non volevo che veniste a prendermi per questo motivo, io non riesco a fermarli, posso tenergli testa, ma non fermarli e ho paura che voi pensiate che io sia debole e non riesca a difendervi! Mi vergogno di quegli animali, non di voi!

-Il ragazzo buttò fuori quelle verità che si teneva dentro da anni tutto d’un fiato e solo lì Brittany capì di essere stata nel torto. Si avvicinò a suo figlio e lo abbracciò forte.-

Brittany: Mi dispiace di averti trattato in quel modo e aver dubitato di te. Avrei dovuto fidarmi del meraviglioso ragazzo che io e papà abbiamo cresciuto. Mi puoi perdonare?

-Dylan si lasciò stringere, poi si asciugò le lacrime ed annuì. Austin lo guardò con un sorriso.-

Austin: Siamo grandi e vaccinati, non abbiamo bisogno della tua protezione. Conviviamo con questo genere di persone da tutta la nostra vita e gli insulti, specialmente da parte di stupidi ragazzini, non ci toccano minimamente. Ciò che vogliamo che tu faccia è quello di ignorarli. A noi non danno fastidio e vedrai che se gli ignorerai la finiranno anche loro. L’importante è che tu stia bene e che non ti butti giù per questo motivo!
Dylan: Io sto benissimo. Sapete che adoro passare del tempo con voi! Mi fate fare un sacco di cose che mamma non approve…

-Il ragazzo si bloccò sentendo sua madre schiarirsi la gola.-

Brittany: Scusate, quali cose che io non approverei?

-I maschi scoppiarono a ridere e Dylan sentì il suo cuore più leggero mentre abbracciava i suoi padrini.-

Dylan: Mi dispiace per tutto questo grande malinteso, ho solo avuto paura. Mi siete mancati!
Chad: Anche tu, Dylan!

-Chad continuò.-

Chad: Se hai delle perplessità, paure o problemi, non nasconderli per provare a risolvere tutto da solo, noi siamo qui per aiutarti, guidarti e capirti!
Dylan: Grazie Chad!

-Austin guardò il suo figlioccio.-

Austin: Anche noi abbiamo una cosa da dirti... Ci manca il tuo chiamarci “diddi”!

-Dylan li guardò con un ghigno sul volto.-

Dylan: Non posso più chiamarvi “diddi”! Sono un uomo adulto ormai!

-Brittany lo guardò.-

Brittany: Fin quando sarò io a lavarti le mutande non sarai mai un uomo adulto!

-Tutti scoppiarono a ridere, felici che quella temuta situazione imbarazzante si fosse sistemata.

Da quella giornata difficile per tutti, passò un mese che a Samuel parve lungo ed estenuante. Quella mattina, dopo l’ennesima notte passata in bianco, decise di saltare la scuola e andare a fare una visita a l’unica persona che avrebbe potuto chiarirgli le idee. Suonò il campanello e dopo qualche secondo, la ragazza aprì. Samuel sorrise.-

Samuel: Ehi!
Lily: Ciao, tesoro!

-Lily lo abbracciò, facendolo entrare ed entrambi si sedettero sul divano in salotto.-

Lily: Ma non dovresti essere a scuola?
Samuel: Diciamo che mi sono preso un giorno di vacanza...

-La ragazza scosse la testa scompigliando i capelli a quella testolina bacata.-

Lily: Se lo sapesse tua madre!
Samuel: So che manterrai il segreto, come fai con quello di Dylan ed Emy

-Lui sorrise e continuò.-

Samuel: Tu oggi non lavori?
Lily: Lavoro da casa. Ed è molto più rilassante quando i bambini non mi corrono intorno!

-Samuel sorrise, facendosi poi serio.-

Samuel: Ho bisogno di parlare con te

-Subito anche Lily si fece seria.-

Lily: Dimmi! Tu e Dylan non avrete combinato qualche macello, ancora?!
Samuel: Dylan non c’entra niente questa volta. Io credo di aver combinato un casino, credo di essermi innamorato!
Lily: E tu lo definisci un casino? Sam, è una cosa bellissima!
Samuel: Io non l’ho fatto a posta! Non volevo...
Lily: Infatti ci s’innamora sempre “per sbaglio”. E’ una cosa che non puoi controllare tesoro, succede e basta
Samuel: Io non voglio essere innamorato!
Lily: Perché?
Samuel: Stavo così bene prima. Me la spassavo con le ragazze e basta. Non m’importava di loro. Invece Sarah mi ha incastrato, è voluta uscire con me. Mi ha fatto affezionare e ora di lei m’importa. Ho provato a dimenticarla vedendo altre ragazze questo mese, ma continuo a bloccarmi pensando a lei e soprattutto a non dormire la notte. Sembra che sia una maledizione, non riesco a togliermela dalla testa!
Lily: Perché non le dici quello che senti? Sono sicura che ti darà una seconda possibilità!
Samuel: Non penso. Sono stato uno stronzo con lei, sì, insomma lo sono sempre stato, però ora mi sento in colpa e non ce la faccio più ad andare avanti così!
Lily: Perché mai dovresti sentirti in colpa?

-Lui la guardò per poi abbassare lo sguardo dalla vergogna, quando si decise a parlare di nuovo.-

Samuel: Siamo andati a letto insieme. E’ stato bello se devo essere sincero, però poi lei ha detto di amarmi. Io non ho risposto, sono rimasto lì a guardarla
Lily: Cos’hai fatto tu?! Sam! Devi averla distrutta

-Lo ammonì lei sconcertata.-

Samuel: Lo so. Le ho detto di non complicare le cose e che io non sono fatto per una storia seria

-Lily si diede una manata in fronte.-

Lily: Hai combinato un bel macello! Ma tu la ami?
Samuel: I-io, beh… I-io.. Insomma..
Lily: Sam, non è una parolaccia dire che ami una persona. E’ la cosa più bella del mondo, sarete forti insieme e ti sentirai perso senza lei
Samuel: Ormai mi sento già perso…

-Disse Samuel in un sospiro.-

Lily: La ami!

-Lui sorrise debolmente pensando a Sarah.-

Samuel: Non so come rimediare. Non vuole più vedermi
Lily: Stai male per questa sua decisione?
Samuel: Sto impazzendo, vorrei stringerla, ma non posso...
Lily: Oh sì, eccome se sei innamorato!

-Lei sorrise accarezzandogli il viso e continuò.-

Lily: Sei cresciuto tesoro, il fatto di non volerti impegnare è solo una scusa, sei pronto a stare con lei. Hai solo un po’ di paura perché è la prima volta che metti in gioco i tuoi sentimenti per una ragazza, giusto?

-Samuel annuì lentamente. Si chiedeva come Lily riuscisse sempre a tirare fuori i suoi sentimenti. Era così incredibilmente brava a fargli fare la cosa giusta! Lui la guardò.-

Samuel: Come faccio a riconquistarla?
Lily: Sorprendila!
Samuel: E’ una parola!

-Il ragazzo appoggiò la testa sul divano sbuffando.-

Lily: Troverai il modo. Ne sono sicura!

-Lily gli sorrise dolcemente prendendogli la mano. Solo in quella posizione Samuel notò bene il pancino della ragazza.-

Samuel: Wow! Cresce, eh?! Ho sentito voci di corridoio dire che è una bambina, posso avere conferma dalla mamma?

-Lily sorrise.-

Lily: Sì, è una femminuccia!

-Samuel la guardò avvicinando la mano a Lily.-

Samuel: Posso?
Lily: Certo!

-Lei prese la mano a Samuel e la poggiò sul suo pancino.-

Lily: Adesso è ancora piccola, però crescerà velocemente nei prossimi mesi

-Samuel sorrise eccitato ed emozionato.-

Samuel: Cavolo, la sento! Sembra un pesciolino!
Lily: Vero? Non sta ferma un secondo!

-Samuel tolse la mano.-

Samuel: Io scommetto che sarà bellissima! Avete già scelto il suo nome?
Lily: Con la scelta siamo ancora in alto mare! Senti, dato che ormai hai marinato la scuola, perché non mi fai compagnia per pranzo?
Samuel: Solo se mi fai cucinare!

-Lily rise.-

Lily: Andata!

-Le parole di Lily, restarono nella mente del ragazzo per tutto il giorno. Anche se Emily aveva ripreso a parlare con suo fratello, lui sapeva di non avere alcun appoggio da parte della ragazza che stava dalla parte di Sarah e sinceramente a Samuel iniziava a mancare la complicità tra gemelli.
Cosa gli mancava ancora di più era il profumo della sua ex ragazza, gli piaceva stringerla forte per poter annusare quel dolce profumo, di cui le avrebbe dovuto regalare una nuova scatola per il suo compleanno se fossero stati ancora insieme.
La mattina seguente, i pensieri del ragazzo vennero interrotti dalla voce dell’insegnante.-

Prof: Samuel McKay! Allora, hai capito tutto?

-Samuel scosse la testa e la guardò spaesato.-

Prof: Vedo che ti sei risvegliato dal tuo stato di trance. Lo ripeterò solo un’ultima volta. Da questo compito che vi darò alla fine dell’anno, dipenderà l’ottanta per cento del vostro voto finale per accedere poi agli esami, perciò è bene che iniziate a studiare bene tutti gli argomenti che vi darò, perché non sarà altro che un bel tema generale!

-Tutti i ragazzi iniziarono a lamentarsi, sarebbe stato un compito difficile, ma Samuel alzò la mano completamente disinteressato, chiese di andare in bagno e dopo che l’Insegnante annuì, si alzò e uscì dalla classe.
Invece che andare dritto verso il bagno, Samuel voltò a destra e raggiunse una classe. Bussò alla porta e appena sentì la voce del professore invitarlo ad entrare, aprì. Quando Sarah vide entrare il ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi celesti che evitava da più di un mese, diventò una statua di marmo. Samuel parlò.-

Samuel: Salve professore! Avrei un’urgente bisogno di parlare con Sarah, potrebbe uscire fuori?

-La ragazza si alzò in piedi guardandolo decisa.-

Sarah: Io e te non abbiamo niente da dirci!
Samuel: Sarah andiamo, parliamone un momento. Non puoi decidere tutto tu!

-Continuavano a parlare mentre tutti, compreso il professore, li guardavano.-

Sarah: Hai deciso tutto tu invece, quella sera! Perciò puoi anche uscire da qui, sei l'ultima persona che voglio vedere. Anzi, sai una cosa?
Samuel: Sarah! Ti prego...
Sarah: MI FAI SCHIFO!

-Lei si sedette e guardò il professore.-

Sarah: Scusi per l'interruzione. Samuel sta andando via, può riprendere a fare lezione!

-Il ragazzo uscì subito dall'aula arrabbiato e deluso. Quel "Mi fai schifo" detto con tanta rabbia lo colpì. Gli entrò dritto nel cuore. Si era umiliato per lei che gli aveva risposto in quel modo. "Mi fai schifo". Non capì nemmeno come, ma si sentì le lacrime agli occhi.-

Samuel: "Ma che cazzo mi succede? Stupide lacrime e stupida Sarah. Io non piango!"

-Le asciugò con la felpa.-

Samuel: "Ma proprio per te devo passare le pene dell'inferno?! Te lo giuro Sarah, questa non è la fine!”

-Fine-


Ciao meraviglieee <3
Lo so che ci ho messo secoli, scusate scusate, scusate! Il punto è che mi sono trasferita e poi ho un nuovo lavoro che mi distrugge. Queste settimane sono stata molto impegnata, quindi scusate il mio ritardo.
D’ora in avanti cercherò davvero di riprendere il ritmo!
Voi come state?
Grazie mille per le recensioni <3 Non vedo l’ora di rispondere a tutti voi. Ho pensato che il capitolo dovesse avere la precedenza. Risponderò a tutto domani. Promesso!
Vi avviso: DOVREBBERO MANCARE DUE, MASSIMO TRE CAPITOLI ALLA FINE! 
Mi sentite piangere?
Beh, cosa ne pensate?
Lascio a voi i commenti!
Un bacione,
Sum <3

  
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