“Sei
un maledetto zuccone, ecco cosa sei” borbottò
Teppei, finendo di
spalmare l’olio lenitivo sulla schiena arrossata di Hajime.
Quindi
concluse l’operazione, fino ad allora condotta con estrema
delicatezza,
assestandogli una sonora pacca sulla spalla che lo fece sussultare.
“Voglio vedere come farai, stanotte, non potrai stare
sdraiato, non
riuscirai a dormire…”
Nonostante
fosse di spalle, ad Hajime pareva di vederla, l’espressione
dell’altro:
la fronte corrucciata, lo sguardo serio e accusatorio negli occhi
disegnati. “Pazienza,” rispose con sufficienza,
“tanto non avevo alcuna
intenzione di dormire… e neanche di stare
sdraiato”. E così dicendo si
voltò di scatto, gli afferrò i polsi e lo spinse
a distendersi. Poi gli
salì sopra, immobilizzandolo. Si chinò su di lui
e prese a baciarlo,
osservando divertito come le sue coccole spazzassero via, a poco a
poco, quell’espressione ingrugnata, per far posto a un mezzo
sorriso.
Teppei
avrebbe fortissimamente voluto mantenere il punto ma, come al solito,
le argomentazioni di Hajime erano inoppugnabili. E sempre
più audaci:
dopo le labbra, gli esplorava ora il collo e, mentre il volto affondava
fra i ricci morbidi, la lingua si dirigeva sicura verso un certo punto
dietro l’orecchio, alla ricerca di quei gemiti di piacere che
lo
facevano impazzire.
Con un
colpo di reni Hajime si rialzò e, traendolo dolcemente a
sè, gli sfilò
la maglietta e i calzoncini, quindi si tolse i suoi. Un
brivido li
percorse quando, nonostante gli slip, i due membri entrarono in
contatto. Rapido Hajime andò a rimuovere anche quelle ultime
barriere e
gemette quando finalmente furono pelle contro pelle.
Teppei si aggrappò convulsamente al compagno strappandogli
un altro gemito, ma di dolore.
“Piano…” soffiò
l’altro fra i denti.
L’attaccante
farfugliò delle scuse e allentò la presa,
lasciando invece che le mani
scorressero dolcemente sulla pelle ipersensibile e ancora
scivolosa
per l’olio.
Hajime
socchiuse gli occhi e inarcò la schiena come un gatto che fa
le fusa
sotto quelle carezze gentili ed eccitanti al contempo.
Iniziò
a preparare Teppei ma si accorse di quanto, benché eccitato,
fosse
contratto. Allora allungò la mano verso il flacone
dell’olio usato
sulla sua scottatura.
Magari avrebbe lenito anche il suo dolore. E magari, insieme, avrebbero
placato il desiderio che bruciava loro dentro.
Spalmò il lubrificante con dolcezza, proprio come aveva
fatto l’altro poco prima. Infine, lentamente, lo
penetrò.
Nell’attimo
in cui entrò in lui, Teppei si arpionò con le
mani al lenzuolo, serrò i
denti e un lampo di paura attraversò gli occhi scuri. Ma fu
un attimo:
poi le lunghe ciglia si abbassarono e gli occhi rimasero chiusi, e la
bocca piegata in un sorriso di piacere, finché Hajime non si
riversò,appagato, sopra di lui.
“Grazie”
gli sussurrò Teppei abbracciandolo e passandogli una mano
sul ciuffo di
capelli ribelli per poi scendere delicatamente sulla schiena nuda.
Hajime fremette ancora e mormorò:
“Un po’ di dolore è
inevitabile… ma… ne vale la pena, no?”
Forse un giorno glielo avrebbe detto che di mettere la crema solare non
se ne era propriamente “scordato”…
Un grazie anche a rellina ed eossina!!!!
PS: La storia della crema solare è ripresa da "Notte d'Argento " di Kara.