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Autore: aki96    11/07/2009    7 recensioni
Akito e Sana non si conoscono, ma il destino ha deciso che non sarà ancora per molto così! "PERCHE' IL DESTINO SI SA, UNISCE E DIVIDE LE PERSONE, E IN TUTTI E DUE I CASI è PER SEMPRE" ff a più mani!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Di Soniuccia

 

CHANGES IN MY LIFE
Capitolo 2

 

 

Note: I personaggi sono, ovviamente, più grandi rispetto all’anime/manga.

 

POV AKITO

 

Lei mi seguì e insieme ci sedemmo su una panchina sotto il mio gazebo.

Alla fin fine neanche io sapevo perché l’avevo invitata a passare la notte con me. Ero davvero preoccupato che potesse succederle qualcosa? Non lo sapevo per certo, ma non volevo lasciarla andare. Mi sentivo strano e inevitabilmente e fatalmente attratto da quella mezza pazza che mi seguiva sotto un gazebo nel bel mezzo di un parco deserto, per passare la notte con me, da soli. E senza conoscermi.

Ci sedemmo sulle panchine sotto il gazebo nel più assoluto silenzio. Mi era chiaro che doveva essere una persona abbastanza rumorosa e chiacchierona visto che prima, oltre ad aver urlato ai quattro venti che stavo “deliberatamente danneggiando il patrimonio della comunità pubblica”, aveva anche parlato a non finire. Ma adesso era diventata silenziosa. Mi girai verso di lei e la trovai seduta con i pugni chiusi sulle ginocchia e la testa bassa. I capelli ramati le ricadevano avanti coprendole il viso. Mi accorsi che stava piangendo. Non come piangeva quell’isterica di mia sorella che faceva rumore solo per dare fastidio, no, lei piangeva in silenzio, tratteneva come poteva i singhiozzi che la scuotevano impercettibilmente. Mi fece…tenerezza, e provai il potentissimo impulso di prenderla tra le braccia e stringerla forte per consolarla, ma non lo assecondai. In fondo non la conoscevo neanche.

-Ehy…Sana? Ehm… dai..ehm.. perchè piangi? Se è perché ti ho trattata male ecco… non era mia intenzione…- mi si buttò addosso e cominciò a singhiozzare fortissimo. Ma non mi dava fastidio come quando sentivo piangere mia sorella. Volevo che smettesse, ma non perché mi irritasse sentire i suoi lamenti , ma perché mi infastidiva vederla piangere.

Cominciò a singhiozzare fortissimo, e non potei far altro che stringerla e accarezzarle i capelli per cercare di calmarla. Ne sentivo il bisogno e mi sentii subito bene.  Dopo un po’ si calmò, o meglio, smise di piangere anche se il corpo era ancora scosso dai singhiozzi.

-Ecco vedi… il compagno di mia madre… è una brava persona, mi vuole bene, ma è così… protettivo. Non mi lascia fare niente… mi mette in punizione per tutto. Ieri sera sono tornata un po’ più tardi per via di un lavoro e lui mi ha proibito di uscire per una settimana, ma ci pensi? Quindi oggi ho preso il treno e me ne sono andata. Non posso tornare a casa perché mia madre mi ucciderebbe.-

La voce le si era spezzata in più punti, ma almeno avevo capito perché non poteva tornare a casa, e mi sembrava un motivo così stupido che mi irritai terribilmente. Mi venne voglia di spaccare tutto, ma ovviamente non potevo!

-Ok senti, Sana, ora mi sto seriamente irritando. Che razza di motivo stupido per non tornare a casa è questo? Ti rendi solo minimamente conto della preoccupazione che stai causando a tua madre?-

-Ho lasciato un bigliettino!!!- oh si certo come se bastasse.

-E credi che uno stupidissimo bigliettino possa far calmare tua madre? Ma ragioni?-

-Beh anche tu hai fatto lo stesso se non erro!-

-E infatti erri, stupida! Torna a casa, riabbraccia tua madre, chiedi scusa e non fare mai più una stronzata del genere, tu che puoi!-

-Che… che significa?- forse mi ero fatto scappare qualche parolina di troppo, ma la rabbia mi aveva assalito. Nel mentre si era anche allontanata da me e, quando notai che la sua lontananza mi provocava un certo fastidio mi irritai ancora di più.

-Niente. Lascia perdere.-

-No! Akito dimmi che intendevi per…-

-LASCIA STARE!- bravo, Akito. Guarda, l’hai terrorizzata! Accidenti a me e alla mia impulsività, oggi era la seconda volta che mi lasciavo prendere la mano in questo modo.

-Scu…scusa…-

-Non importa. Non ti allontanare da qui può essere pericoloso, io torno subito.- così mi alzai e mi allontanai, lasciandola sola e con il viso coperto dalle lacrime.

Non ci capivo più niente. Non connettevo più. L’avevo vista piangere e subito mi ero trasformato in SuperAkito – Il-paladino-della-giustizia e poi appena voleva sapere qualcosa che mi ero lasciato erroneamente scappare di bocca, una cosa probabilmente troppo personale che non ero pronto a dire a una sconosciuta, mi ero trasformato nell’uomo nero. Tsuyoshi me l’aveva detto che soffrivo di disturbi da personalità multipla, ma io come al solito non gli davo retta.

Però, la cosa che mi infastidiva di più, era che quando l’avevo abbracciata per consolarla, mi ero reso conto che mi piaceva, e che avrei voluto stringerla ancora e ancora, e magari baciarla e accarezzarle il viso e i fianchi piccoli e…oddio ma che dico! Mi ci vorrebbe una bella doccia fredda qui altro che passeggiata solitaria, accidenti a me!

Ma in effetti, pensandoci bene non mi dispiacerebbe accarezzarla e assaggiarl…ma ancora?! Ero impazzito, definitivamente.

Così, più confuso che mai tornai al gazebo dove lei mi stava aspettando. Mi stava guardando e nei suoi occhi, che solo ora vidi quando realmente belli potessero essere, color cioccolato fuso, leggevo una confusione che non mi era propriamente estranea. Mi sedetti accanto a lei e rimanemmo in silenzio per un bel po’. Non era uno di quei silenzi imbarazzanti dove uno dei due non vede l’ora che l’altro parli, né uno di quei silenzi rumorosi che seguono una scottante rivelazione. Era un silenzio…silenzioso, in cui ognuno di noi era immerso nei propri pensieri. Decisi di romperlo quando mi convinsi a dirle tutto, lei era stata sincera con me e poi…chi l’avrebbe più rivista?

-Mia madre… non c’è più. È morta mettendomi alla luce. E mia sorella… beh lei ce l’ha con me per questo.-

-E… e tuo padre?-

-Mio padre dici? Beh lui… non c’è.-

-È… morto?-

-No. È assente, disinteressato. Non gli importa. Doveva amare molto mia madre. È vuoto.-

-E tua sorella?-

-Te l’ho detto, lei ce l’ha con me. Strilla, sbraita e piange. Ah e tira i piatti.-

-Trovo che tutto questo sia molto stupido. Insomma, Akito, tua madre non ha voluto che tu nascessi perché tua sorella dovesse lanciarti i piatti o perché tuo padre dovesse lasciarti dormire sotto il gazebo di un parco.  Non ha potuto allevarti, ma contava sull’affetto che avrebbero potuto, e dovuto soprattutto, darti tuo padre e tua sorella. Non ha senso.-

-Non dirlo a me, Sana, non dirlo a me.- stava per ribattere, ma qualcosa nel mio sguardo la convinse a tacere. Mi rivolse un sorriso, dolce e rassicurante. Mi sentii più rilassato e capii che avevo fatto bene a raccontare tutto a quella strana ragazza, perché non avrebbe detto a nessuno quello che le avevo confidato.

Parlammo per tutta la notte e riuscii a sentirla ridere. Non so che ora era né di che cosa stesse parlando. Probabilmente a farmi agire fu la stanchezza prima di tutto, poi qualcos’altro che lì per lì non riuscii a definire, fatto sta che la baciai. Stava gesticolando animatamente e aveva uno sguardo concentrato come se stesse cercando di spiegarmi la più difficile delle cose. Ad un tratto si fermò, conscia che la stavo osservando molto più che in modo attento.  Durante le sue chiacchiere e le mie brevi risposte ci eravamo avvicinati come attratti da una forza sconosciuta. Sedevamo sul pavimento del gazebo, uno di fronte all’altra, a gambe incrociate. Mi avvicinai ancora di più e le accarezzai il viso. Sembrò scossa, ma continuava a fissarmi. Mi decisi e… la baciai. Fu un bacetto innocente, un leggero sfiorarsi di labbra. Durò poco, ma provai l’irresistibile desiderio di farlo ancora e ancora e ancora…

Fu lei a sorprendermi quando, molto timidamente, chiese accesso alla mia bocca. L’accontentai. Le sue labbra erano insicure, la sua lingua timida. Si muoveva lenta con la mia, esplorava la mia bocca con lentezza e decisione. Dopo un po’ ci staccammo per riprendere aria. La guardai e lei mi sorrise timida abbassando lo sguardo. Le presi  il mento sottile tra le dita costringendola a guardarmi. Quel bacio mi era piaciuto e volevo baciarla ancora. Lessi nei suoi occhi lo stesso desiderio e non aspettai un secondo di più. La baciai di nuovo. E lei fu subito contenta di assecondarmi.

Fu una notte strana, ci baciammo a lungo e parlammo poco, senza andare mai oltre. Probabilmente il motivo per il quale non smettevamo di scambiarci carezze e baci era la consapevolezza che non ci saremmo mai più rivisti. Fu tutto molto intenso e assolutamente piacevole.

Non so bene quando, ma ad un certo punto, tra una carezza ed un’altra ci addormentammo, lì, sul pavimento scomodo di quel gazebo nascosto tra gli alberi, unico testimone di quello che ci era successo.

Quando mi svegliai ero solo. Sana era andata via senza che me ne accorgessi. Guardai l’ora: 7:45. Avevo solo un quarto d’ora per tornare a casa, farmi una doccia, mettermi la divisa e andare a scuola. Così decisi, avrei saltato la prima ora.

[…]

Alle 8:55 ero tra i corridoi della scuola. Vidi Tsuyoshi uscire dall’aula e mi precipitai da lui.

-Ehy, Tsu, mi dispiace per come ti ho trattato ieri. Io, ecco… non volevo…-

-Oh tranquillo, Akito, non importa, sono abituato ai tuoi sbalzi d’umore. Sei peggio di una donna in menopausa.- e qui si mise a ridere quell’ingrato! Tsk…

-Comunque, Akito, ti volevo presentare la nostra nuova compagna di classe. Sai è molto simpatica! Ehy, Sana, vieni ti presento  un mio amico…- quando nominò quel nome mi sentii male, cominciò a mancarmi l’aria. Ma in fondo c’erano tante persone che si chiamavano Sana, no?

-Dimmi, Tsu! Oh lui è il ragazzo di cui mi parlavi prima? Ciao io sono Sana, piace… oh merda!-

Oh merda dovevo dirlo io non lei. Era lei. Era Sana. La stessa Sana che la sera prima mi aveva raccontato tutta la sua vita. A cui avevo raccontato tutta la mia vita. La stessa Sana che avevo baciato convinto che non l’avrei rivista più.

 

 

*Spazio Autrice*

Ebbene si, quella piccola peste di aki96 (in arte mari xD) mi ha assegnato il secondo capitolo di questa fic a più mani. Dopo infinite pressioni da parte della sopracitata, ho scritto il capitolo in 2 ore!! Quindi se fa schifo la responsabilità è la sua xD!!

Anche se sembra una cosa sciocca questo cap lo dedico proprio a te, bimba malefica. Con i tuoi giochi di sguardi e le tue serate nei parchi solitari aspettando una visita di Aki, mi hai fatto morir dal ridere ieri sera. Se il capitolo è pronto per oggi lo devo a te, se fossi stata sola non l’avrei mai finito! Concludo col dirti che sei molto più che unica e assolutamente divertente!! Ti meriti tutto il mio rispetto xD ora però non te la tirare, capit calabrè? xD!!

TI ADOROH, MARIIII!!! <3<3

 

Un bacione a tutti quelli che leggeranno la fic.

Vi voglio bene,

Soniuccia^^

  
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