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Autore: bicorn    13/09/2018    6 recensioni
What if?
E se la storia fosse andata diversamente?
Se Clarke Griffin non fosse vissuta nello spazio durante tutti quegli anni, se i suoi antenati fossero stati tra i pochi sopravvissuti alla tempesta nucleare che ha distrutto la terra?
Se Clarke fosse stata una terrestre, sarebbe andata diversamente?
E se..Clarke fosse stata una sangue nero, come sarebbero andate le cose? Quale sarebbe stato il suo rapporto con Lexa?
Ho provato a scoprirlo con questa ff dando sfogo a tutta la mia fantasia, enjoy!
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Luna, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo capitolo.
 

Lexa Woods aveva l'impressione di conoscere Clarke Griffin da una vita. Come se si fossero già incontrate, in qualche epoca lontana o mondo perduto. Come se fossero destinate ad incontrarsi (e ad appartenersi ancora.)

Nel giro di poche settimane, aveva imparato tanto sulla sua nuova migliore amica: amava il mare, il suo clan era stanziato da anni su una lingua di terra in cui alte scogliere si alternavano a spiagge silenziose;

era un'ottima disegnatrice, con stupore lo aveva scoperto dopo aver trovato il suo blocco di disegni, tutti raffiguranti una sola cosa..un paio di occhi verdi;

ma più di ogni altra cosa, Clarke amava immensamente i suoi genitori, due membri importanti non solo della ouskejon kru, ma dell'intera coalizione.

Dal primo giorno in cui si erano rivolte parole a mensa, erano diventate praticamente insperabili: dove c'era una, c'era anche l'altra. Agli allenamenti non si staccavano gli occhi di dosso, e quando arrivavano le tenebre e gli incubi della notte, si tenevano compagnia a vicenda dormendo insieme nella foresta.

“Mi mancano tantissimo”, le aveva confessato Clarke in un momento di intimità, rigirandosi fra le dita il bracciale di cuoio che le aveva regalato il padre “so quanto è importante la mia presenza qui per il popolo, ma a volte vorrei solo tornare a casa e rifugiarmi tra le loro braccia.”

Clarke amava la forza di volontà della sua nuova amica; il modo in cui manteneva ferma la voce e ricacciava indietro le lacrime ogni volta che le parlava della morte dei suoi genitori, assassinati ingiustamente dalle guardie reali solo per aver protetto la loro unica bambina.

Clarke amava anche la sua sconfinata intelligenza. L'aveva sorpresa quando Lexa le aveva confidato della sua passione per la letteratura, e della piccola biblioteca che aveva messo su in casa sua, raccogliendo resti di antichi libri di poesie appartenenti ad un mondo che ormai non esisteva più.

Era assurdo, quasi anomalo che quelle due ragazzine fossero riuscite a trovarsi, a trovare un amico in un contesto del genere. Proprio nel momento in cui avevano perso ogni speranza.

Quel pomeriggio faceva eccessivamente caldo per essere ottobre, ormai l'autunno avrebbe dovuto essere alle porte. Le pesanti armature dei natblida scottavano sulla pelle dei giovani combattenti, il trucco da guerra tipico della loro cultura si stava ormai sciogliendo al sole.

Un pesante silenzio era calato tra i ragazzini che si stavano scontrando in un corpo a corpo, interrotto solo da lamenti e gemiti di dolore.

Clarke e Lexa si stavano battendo, serie in volto, e nessuna delle due riusciva a prevalere sull'altra; Anya le guardava a distanza, incuriosita dalla nuova arrivata e dalla strabiliante forza di cui aveva dato prova in quelle settimane..in quel momento, meditò il mentore, era la natblida più valida.

Un tonfo sordo, seguito da una fragorosa risata, ruppero la tensione e il silenzio che si erano venuti a creare; tutti i natblida si girarono e con una punta di fastidio videro Lexa che con il suo peso schiacciava il corpo di Clarke, la quale giaceva a terra percossa dalle risate.

Nonostante la serietà che avevano mantenuto fino a quel momento, Clarke aveva fatto una faccia buffa, distraendo Lexa e facendola inciampare sui piedi dell'amica.

In quel momento, però, Lexa non rideva più: guardava il sorriso di Clarke e i suoi occhi blu ridotti a due fessure in uno stato di contemplazione e piacevole confusione.

“Ehm ehm, interrompo qualcosa?” la voce di Anya interruppe quel momento magico, riportandole bruscamente alla realtà.

“No, Heda”, risposero entrambe all'unisono scattando in piedi come delle molle.

La donna le osservò a lungo, provocando a Clarke un brivido di terrore: provava un misto di ammirazione e paura quando guardava il suo comandante.

Al contrario Lexa sostenne il suo sguardo, come a volerla sfidare.

“Voglio più serietà durante gli allenamenti, ragazze.”

Poi aggiunse “sono stata chiara?”

Le due natbida annuirono, abbassando la testa in segno di riverenza.

“E adesso cambiamo le coppie. Clarke con Luna, Lexa con Kahlan.”

“Ma..” Clarke iniziò a protestare, ma ogni protesta le morì in gola quando vide la faccia di Anya non ammettere repliche.

Non appena lo sguardo minaccioso di Luna incrociò gli occhi di Clarke, le tremarono le gambe.

 

Qualche ora dopo Lexa era spalmata sul pavimento, gli occhi chiusi per la stanchezza e la bocca piegata in una smorfia di dolore.

“Li odio. Tutti quanti. Perché sono così cattivi con me?” Si lamentò Lexa.

Clarke la guardò con dispiacere. Con una mano reggeva il ghiaccio che le stava poggiando sopra la testa, con l'altra le accarezzava i capelli “perché sono degli stronzi.”

Lexa alzò lo sguardo e sorrise “un giorno faremo il culo a tutti questi stronzi, soprattutto a Luna.”

Clarke la guardò con occhi tristi. Non ci voleva nemmeno pensare..combattere contro tutti, significava combattere contro di lei e ucciderla.

Se solo avesse potuto, avrebbe governato con Lexa al suo fianco. Per sempre.

Con lei non aveva paura di niente. Con lei avrebbe sconfitto tutti gli maunon, gli uomini della montagna.

Non temeva la morte perché con Lexa si sentiva invincibile.

Guardando l'espressione dolorante dell'amica e la miriade di lividi che ricoprivano il suo corpo esile, Clarke decise di darle in anticipo la sua sorpresa.

“Vieni”, si alzò e aiutò Lexa a fare lo stesso, poi la prese per mano non dandole nemmeno il tempo di rispondere e la trascinò con se.

Attraversarono un bel po' di corridoi, scesero qualche rampa di scale e si ritrovarono davanti ad una porta di legno fatiscente.

Clarke ci aveva messo un po' per trovare quel posto, ma appena lo aveva scovato, aveva subito pensato alla sua natblida preferita.

Spronata dallo sguardo interrogativo dell'altra, Clarke spalancò la porta e subito un odore di chiuso e di muffa invase le loro narici.

Lexa non poté fare a meno di aprire la bocca per la sorpresa: c'erano libri ovunque.

Era una stanza immensa piena di scaffali, librerie decadenti e scatoloni impilati l'uno sopra l'altro. Libri dalla diversa copertina, colore, abbandonati all'oblio e alla polvere.

Lexa gettò le braccia al collo dell'amica e le lasciò un rapido bacio all'angolo della bocca, facendola arrossire violentemente. Poi corse nella biblioteca e iniziò a vagare nel grande stanzone lasciando scorrere le sue dita sottili sui libri impolverati.

Mentre i suoi occhi vagavano da un titolo all'altro, il suo sguardo si illuminò improvvisamente “Clarke! Corri subito qui!”

La biondina spuntò alle sue spalle e poggiò il mento sulla sua spalla, un sorriso compiaciuto si disegnò sulle labbra quando lesse il nome del libro: Alcyone – Gabriele D'annunzio.

Un uomo senza capelli e dai folti baffi si stagliava fiero sulla copertina, Clarke non poté fare a meno di aggrottare le sopracciglia di fronte a quello strano ed eccentrico poeta.

Scivolò sul pavimento affianco a Lexa, osservandola con ammirazione mentre era immersa nel suo mondo e sfogliava le pagine della raccolta come se fosse alla ricerca di qualcosa in particolare.

Si sentiva rapita..no, forse l'aggettivo migliore era attratta. Si, Clarke si sentiva completamente attratta da quella ragazzina, ancor di più dalla sua grande intelligenza.

Così forte, ferma, impavida..avrebbe dato di tutto per essere come lei. Pensò amaramente che un giorno sarebbe stata una grandissima comandante, forse anche più forte di Anya.

“Eccola!” Esclamò vittoriosa, voltandosi poi verso Clarke con un bellissimo sorriso stampato in volto.

Si stese con la testa sulle sue gambe, nella stessa posizione di prima, ed iniziò a leggere ad alta voce.

Clarke trattenne il respiro e si ritrovò come catapultata in un'altra dimensione: gli occhi verdi di Lexa, illuminati di una luce nuova che non le aveva mai visto, scorrevano sulle pagine mentre le dita stringevano possessivamente il libro; il suo profumo di muschio e di pioggia la inebriavano completamente, stordendola; e la sua voce, dio la sua voce..così calda, leggera, leggeva la poesia pronunciando ogni parola con la stessa delicatezza con cui l'aveva stretta la prima volta e..

Cosa erano tutte quelle sensazioni che stava provando Clarke in quel momento? Cos'era quel calore che scoppiava nel petto e si diffondeva in tutto il resto del corpo? Era così potente il bene che provava per la sua amica? Era così forte il legame che avevano?

“..Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

Clarke boccheggiò, ricominciando di nuovo a respirare..da quanto tempo stava trattenendo il respiro?

Ora gli occhi di Lexa, bellissimi e verdissimi, erano puntati su di lei, domandandole in silenzio se aveva apprezzato la poesia che le aveva segretamente dedicato.

“E'..bellissima”, ma non le parve abbastanza “tu sei bellissima.”

Lexa arrossì, ma non riuscì a distogliere gli occhi dai suoi. Un fiume di parole non dette in quel momento cominciò a scorrere tra i loro sguardi, e Clarke si impose mentalmente di continuare a respirare per non rischiare di morire soffocata da quel carico di emozioni improvvise.

“Ti piace?”

“Tantissimo. Non pensavo le poesie potessero emozionare così, è..destabilizzante”, sussurrò Clarke ancora in uno stato di catalessi.

“D'Annunzio paragona la donna che si cela dietro il nome di Ermione ad una ninfa dei boschi..non so perché, ma la prima volta che ti ho vista, ho pensato che fossi la cosa più simile ad una creatura così bella e magica.”

Ora fu il turno di Clarke di arrossire; un sorriso timido si aprì sulle sue labbra, mentre si scostava nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

La punta del naso di Lexa era arrossata, le labbra schiuse e uno sguardo nuovo (che l'amica non seppe proprio riconoscerle) si puntò negli occhi della bionda.

“Grazie per avermi portata qui..” sussurrò, stringendo il libro al petto.

“Grazie a te per aver condiviso questa bellissima poesia con me.”

Fuori iniziò un temporale. Gli allenamenti del pomeriggio furono rimandati, e Clarke e Lexa passarono il resto della giornata in quella biblioteca dimenticata dagli dei, leggendo poesie e nascondendo dietro di esse confessioni segrete e sentimenti che non erano ancora pronte a rivelare..

 


*Angolino di bicorn*
 
Salve cari lettori. Non ho molto da dire su questo capitolo, potrei quasi definirlo un capitolo di..transizione? Certo, è buffo che mi prenda la briga di inserire noiosi capitoli di transizione, quando la storia è già breve di per se. Ma comunque, lo trovavo necessario per far vedere il modo in cui è nato il rapporto speciale tra Clarke e Lexa..d'altronde in questo momento sono ancora ragazzine.
Comunque sono contenta e anche sorpresa di aver trovato persone che hanno apprezzato questa piccola pazzaria. :) Spero di non deludervi!
 
Ovviamente fatemi sapere cosa ne pensate, ogni parere sarà sempre ben accetto!

 

 
 
 
  
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