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Autore: RadCLiff_    14/09/2018    3 recensioni
Quando la società è divisa per caste genetiche, solo i migliori possono arrivare a realizzare i propri sogni.
In un mondo dove solo i migliori tra i migliori potevano vivere, dove ogni rapporto era basato sulla genetica di appartenenza, lei non avrebbe rinunciato al suo sogno. Nonostante la sua classe genetica fosse la più infima, Clarke voleva arrivare disperatamente alla fonte della sua luce, alle stelle.
Sarebbe stata disposta a fare qualunque cosa, anche a morire.
Clexa Slow Burn
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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II




Il tempo passava con lentezza tra quelle mura che ormai considerava “di casa”. I giorni, le settimane, i mesi, ormai il tempo si era fossilizzato e tutto procedeva con un ritmo assai monotono.
Da quando era arrivata a Washington aveva fatto la conoscenza di Konstantin, questo l’aveva condotta nel luogo dove avrebbe passato il resto della sua permanenza prima del suo “debutto” nella società come Sam.
Konstantin non parlava mai di sé, era un uomo taciturno e serioso, sulla quarantina, sempre con il viso stropicciato come se gli avessero ucciso il cane. E a proposito di cane, Konstantin non fu felice di quando una sera Clarke si presentò con in braccio un cucciolo. L’aveva trovato in mezzo ai boschi, Konstantin e lei vivevano in una isolata zona dove non vi era anima viva. Luogo perfetto per commettere qualche omicidio o semplicemente per istruire una pirata genetica alla sua nuova vita.
Quest’uomo era divenuto la sua guida, il suo coach, colui che aveva in mano le chiavi del suo futuro. Le insegnò tutto quello che avrebbe dovuto sapere e dire per non tradirsi, iniziò sessioni giornaliere per aumentare la resistenza del fisico per avvicinarsi almeno minimamente alle credenziali di Sam. Ricevette spesso la visita di diverse equipe di medici e dottori che le correggessero i difetti più evidenti e divergenti dall’essere Sam Parker, come il suo evidente difetto visivo che non le conferiva una vista di 10/10.
Tutte le piccole cose venivano pian piano cancellate e corrette, ma una grande differenza rimaneva ancora tra Sam e lei.


«Sam era più alta di te.»

Clarke non pensò subito al significato di quelle parole, ingenuamente gli rispose che anche a lei sarebbe piaciuto essere stata più alta. Ripensò agli anni dell’adolescenza e al cruccio che torturava tutte le ragazzine durante gli anni della pubertà, essere alte e snelle. La bionda si stava perdendo dentro i suoi ricordi quando Konstantin la riportò con i piedi per terra.

«Non puoi assomigliarle se non sei alta quanto lei» A quelle parole, Clarke finalmente realizzò cosa intendesse davvero l’uomo quando le parlò dell’altezza di Sam.

Iniziò a mettere le mani davanti a sé e gesticolare come per respingere un’idea assurdamente malsana.


«No, aspetta Konstantin» disse in difficoltà, indietreggiando, «Basta mettere degli alza tacchi e non se ne accorgerà nessuno, te lo assicuro.»

In cuor suo, nemmeno Clarke credeva veramente in quello che stava dicendo.

«Sai bene che non funziona così, Clarke. Sei arrivata fin qui, non puoi tirarti indietro proprio ora.»
 


 



 
I mesi passarono con la stessa lentezza di sempre, ad eccezione del dolore che invece aveva iniziato ad accompagnarla. Ogni tanto malediva Sam per essere stata 5 cm più alta di lei, se solo fosse stata più bassa non avrebbe dovuto passare tutti quei mesi a letto immobilizzata con le gambe praticamente segate in due. Ma forse quella che veramente doveva essere maledetta era lei che era nata 5 cm più bassa, con un genoma imperfetto e semplicemente da scarto.
Clarke impiegò quei mesi a letto studiando e apprendendo nozioni di ogni genere, soprattutto di natura scientifica. Insieme all’altezza, crescevano in lei il sapere e la speranza di quello che l’avrebbe attesa una volta finito questo percorso pieno di sacrifici e fatiche.
La ripresa fisica non si fece attendere e pian piano la ragazza ritornò, non senza fatica, a padroneggiare completamente la sua mobilità nell’arco dei diversi mesi a venire.
 


 

 

«Perché fai tutto questo?» 

Konstantin le domandò a bruciapelo con le braccia incrociate appoggiato al muro. Clarke continuò a correre sul tappetto elettrico, gli elettrodi attaccati sul corpo che segnavano un battito ritmato sul monitor accanto. La mano di Clarke scivolò sulla schermata digitale e pian piano l’andamento divenne sempre più lento finché la ragazza non rimase immobile su quella pedana.

«Non hai mai desiderato qualcosa così intensamente da considerarti disposto a tutto pur di ottenerla?»

Konstantin la guardava inespressivo di fronte a quella domanda, attendeva che Clarke si spiegasse meglio probabilmente.
Vedeva nei suoi occhi una luce che non aveva mai visto fino ad ora, poteva scorgere la sua determinazione ma quella luce era un elemento nuovo che notava nel suo sguardo.


«Penso spesso che la notte sia più viva e intensamente colorata del giorno» si appoggiò a una scrivania vicino e guardando verso un punto indefinito continuò, «Da che ne ho memoria, le stelle mi hanno sempre trasmesso la loro luce, persino nei momenti più bui sono riuscite a portarmi via delle mie paure, a cucirmi il coraggio sulla pelle nelle notti più scure.»

Un leggero sospiro riempì il silenzio. Clarke stava pensando a tutti quei momenti del suo passato, soprattutto a quei momenti dove avrebbe solo voluto andarsene da lì, da quel vuoto che la uccideva dopo la morte dei suoi genitori, da quello spicchio di realtà, dove nessuno la vedeva più.

«Io voglio stare lassù» concluse.

Konstantin capiva perfettamente quello a cui si stava riferendo la ragazza, i suoi occhi brillavano di una determinazione che solo chi era disposto a fare tutto poteva avere, gli occhi di chi aveva un sogno.

L'ente Aerospaziale responsabile delle Missioni Interplanetarie, l’ AMI.
Nel corso della storia le varie enti interplanetarie e aeronautiche erano state spesso protagoniste di varie missioni e spedizioni spaziali che hanno segnato il corso del tempo, un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità, si recitava. Ogni nazione però cercava la gloria per il proprio paese.
L’ AMI è ciò che è nato dopo la rifondazione della società umana indirizzata verso la perfezione della stessa, pian piano era riuscito a inglobare la maggior parte degli enti mondiali convergendole in una nuova, che avrebbe raccolto gli sforzi di tutte le menti più perfette tra i perfetti e uomini più dotati tra i dotati verso un unico obiettivo.
L’esplorazione e lo studio dell’universo, l’insieme dei suoi mille misteri secolari, capire e vedere il perché e il cosa dell’oltre. Le leggi dell'informazione avevano incominciando a rivelare le risposte ad alcune delle più importanti domande della scienza e stavano solo aspettando chi potesse comprendere i misteri più oscuri sui quali l'umanità avesse mai riflettuto.
Clarke, però, non mirava a svelare quei misteri nonostante avesse voluto essere una di quelle menti brillanti, uno di quei cervelloni, che avrebbero urlato “Eureka” di fronte a una scoperta sensazionale.
No.
Clarke voleva solo essere tra le stelle, voleva stare nel posto dove nasceva la sua luce, la sua speranza. Voleva guardare e riempirsi gli occhi di quella luce. Era difficile da spiegare del perché si sentisse così desiderosa di trovarsi in mezzo a sferoidi luminosi di plasma, generatori di energia nel proprio nucleo. Sentiva di appartenere più a lassù che quaggiù.
Sam le avrebbe permesso di realizzare quel sogno, di camminare tra le stelle e raggiungere la sua meta. Per accedere alle file degli esploratori, colonie, astronauti spaziali vi era una rigida selezione che accoglieva solo l’élite umana. Le nozioni scientifiche non erano mai state un problema per l’accesso all’AMI, Clarke aveva studiato per anni e anni tutti i testi necessari per l’ammissione, nonostante nessuno le avesse mai dato credito per quel sogno, lei aveva continuato a studiare e impegnarsi. Ricordava tutte le notti, quando si arrampicava sul tetto di casa per osservare insieme al padre quei piccoli puntini tremolanti nel cielo nero. Le risate, il calore, l’amore che sentiva.
La problematica che le impediva di poter solo pensare a provare il test era la sua classe genetica piena di difetti. L’analisi genetica avrebbe rivelato ogni cosa. Le sue possibilità di accesso erano zero fin dal principio.


«Come ti senti?» Konstantin guardò la bionda che si era seduta mentre con le mani toccava le gambe, sapeva che nonostante i mesi già passati, la convalescenza da un’operazione del genere era ancora lunga e dolorosa, scandita dalle continue sessioni di riabilitazione. Nonostante Clarke non si lamentasse mai, l’uomo sapeva che non era un percorso indolore.

«Mi sento cinque centimetri più vicina» La risposta di Clarke fece affiorare un leggero sorriso sul volto dell’uomo.

Le intimò di riposarsi e senza troppe parole, scomparve oltre la porta.
  
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