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Autore: Plando    16/09/2018    4 recensioni
Se l'esterno era messo male, l'interno era ancora peggio, tutto faceva pensare che la baracca stava su per miracolo, si diede degli sguardi veloci in giro, non voleva stare li un minuto di più, a terra nulla più che dei vestiti a brandelli, logorati dagli anni, delle vecchie foglie secche probabilmente formavano quelli che potevano sembrare due letti di fortuna, un vecchio orologio da polso rotto, poi nient'altro, ci rimase deluso, non aveva scoperto nulla che potesse far capire chi fosse stato, anche solo per far sapere ad eventuali famigliari della sua sorte, fece per uscire quando pestò qualcosa che attirò la sua attenzione, semi-nascosto sotto le foglie secche ci stava qualcosa.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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William si sporse quasi fino alla vita dal parapetto, mentre osservava la barca venire issata a bordo con i suoi occupanti da un apposito argano manuale, che in quel momento veniva azionato tramite una manovella dal figlio Norman, un ottimo sistema di ingranaggi e carrucole permetteva di sollevare parecchio peso facendo il minimo sforzo, in questo caso una scialuppa con dentro quattro passeggieri, e soprattutto permetteva di poterlo far fare a chiunque, a dispetto di dimensioni ridotte.

Non appena il bordo della barca arrivò allo stesso livello del parapetto del panfilo, Judith saltò giù, seguita poi da Nick ed infine da James, quest’ultimo aveva caricata sulle spalle la coniglia più vecchia, ancora priva di conoscenza e legata, dopo aver dato uno sguardo a sua figlia, il coniglio si volse verso James ed il carico che in quel momento stava trasportando, ancora incredulo che potesse essere tutto vero.

“No, no non è possibile”

Nel frattempo che la volpe più giovane posava a terra la coniglia, Nick si avvicinò al suo amico, posandogli una zampa sulla spalla.

“È proprio lei, l’abbiamo trovata…”

Nonostante l’avesse proprio di fronte, a pochi passi da lui, il vecchio coniglio ancora stentava a credere che la sua sorellina, perduta trent’anni prima, fossi li, ancora viva; si avvicinò a piccoli passi, fino a raggiungerla per poi sedersi a terra vicino a lei, osservandola bene finché non notò i lividi che aveva sul muso, allungò la zampa, sfiorandole appena il naso, il contatto, per quanto leggero, provocò un lieve dolore alla coniglia che, ancora incosciente, emise un gemito, tremando appena.

Nonostante fosse ciò che è più distante da un medico, era perfettamente in grado di riconoscere eventuali ferite riportate in seguito ad una caduta da quelle inferte volontariamente, aveva centinaia di figli scalmanati e negli anni alcuni di loro erano arrivati alle zampe con alcuni loro coetanei, ormai era esperto a riguardo, le condizioni del muso della sorella parlavano chiaro, non aveva dubbi che fosse stata colpita, e pure con forza, al punto che aveva perso conoscenza.

“Cos’è successo? E perché è legata?”

Senza voltarsi, fece quest’unica domanda, attendendo una risposta che ci mise fin troppo ad arrivare, facendolo alterare quel tanto che bastava per farlo voltare in direzione delle due volpi, alzando di poco il tono della voce.

“Dannazione, rispondimi Nick!”

“Sono stata io”

La voce di Judith interruppe sul nascere qualunque cosa stesse per dire Nick, il coniglio a questo punto si volse verso la figlia, osservandola con sguardo perso, riuscendo a sussurrare appena.

“Cosa…”

“Papà, sono stata io a ridurla così, ho preso un bastone e l’ho colpita con tutta la forza che avevo”

Queste parole da parte della figlia non fecero altro che confonderlo ancora di più.

“P…perché?”

A quel punto si fece avanti James, decise che era ora che il coniglio sapesse tutta la verità riguardo sua sorella, per quanto brutta fosse.

“Facendolo mi ha salvato la vita, sia a me che a mio padre, il lungo periodo che tua sorella ha passato nella più completa solitudine l’ha fatta impazzire, ha le allucinazioni ed ha provato ad uccidere sia me che lui, per questo abbiamo dovuto legarla”

Come se non fosse bastato quello che gli aveva appena detto la figlia, ora saltava fuori pure questo.

“No…non ti credo…”

“Cosa? Pensi che sto qui a raccontarti balle? Non hai idea di cosa abbiamo passato ieri notte mentre…”

Nick, che se n’era rimasto in silenzio per tutto il tempo, decise di intervenire, interrompendo suo figlio.

“Se non vuoi credere a lui, allora dovrai per forza credere a me, sono sempre stato onesto con te e tutta la tua famiglia, sai benissimo che non mi azzarderei mai a scherzare su cose serie”

Il coniglio si voltò verso di lui, da quando aveva iniziato la sua relazione con Judy la volpe fece subito amicizia con lui, si capivano al volo ed in un certo senso, Nick in lui ci trovò quello che era di più simile ad un fratello maggiore, sapeva che non gli avrebbe mentito, non su questioni importanti.

“Quindi…è tutto vero?”

“Si, mi dispiace ma è così”

Ci fu un lungo silenzio da parte di tutti i presenti, con William che pose nuovamente lo sguardo sulla sorella, era difficile per lui, se non impossibile, pensare che veramente lei avesse aggredito Nick, tentando di ucciderlo, non riusciva a capacitarsi del fatto che lei potesse veramente fare volontariamente del male a qualcuno, mentre aveva la mente ingombra di tutti questi pensieri Nick gli si avvicinò, attirando la sua attenzione.

“Che hai in mente di fare?”

Sbuffando e voltandosi verso di lui, il coniglio gli si rivolse come se la sua risposta fosse stata scontata fin da subito.

“Mi pare ovvio, la riporto a casa, a Bunnyburrow”

Nel frattempo Norman e Daryl, aiutati da James, si apprestavano a portare la coniglia più vecchia, ancora priva di conoscenza, sotto-coperta, in modo da adagiarla su qualcosa che potesse essere più comodo del ponte in legno, con Will che li seguiva con lo sguardo.

“Non è messa bene, guarda che magra è…”

“Non si tratta solo di denutrizione, ha un po' su tutto il corpo chiazze in cui gli manca il pelo, sta male, ha bisogno prima di tutto di cure mediche, poi potrai pensare al resto”

“Che intendi dire?”

Nick cerco di spiegargli nel migliore dei modi le condizioni di Judy, sapendo fin da subito che difficilmente il coniglio avrebbe accettato quello che stava per dirgli.

“Mio figlio non ti stava mentendo, tua sorella…Judy, ha completamente perso la testa, ha manifestato comportamenti strani fin dal primo momento che l’abbiamo vista, e sono andati aumentando sempre più, è fermamente convinta di aver avuto Sofia al suo fianco in ogni momento, quando sappiamo benissimo lei fosse morta da trent’anni, quando ha saputo che sono sposato e ho un figlio ha avuto una reazione rabbiosa, voleva uccidere sia me che mio lui, e su questo non ho alcun dubbio…”

“Quindi…” La voce del coniglio si fece quasi soffocata, faticando a trovare la forza per dire quello che in quel momento gli passava per la testa “…mi stai dicendo…che la devo rinchiudere in manicomio? È questo che vuoi dirmi?”

Nick se ne stette in silenzio per interminabili secondi, era veramente quello che voleva dirgli? Era veramente necessario tutto quello? Lo stare li a pensarci gli fece credere per un attimo che fosse tutto sbagliato, che probabilmente si fosse trattato solo di un caso isolato, che Judy sarebbe tornata quella di un tempo se solo fosse arrivata alla sua vecchia casa a Bunnyburrow, quella dove aveva passato la sua infanzia, ma più ci pensava e più capiva che la vecchia Judy Hopps, quella di cui si fidava ciecamente e che amava oltre ogni limite, ormai era morta, da tempo ormai era iniziato un lento cambiamento nella coniglietta, iniziato con un assassinio ingiustificato di qualcuno la cui unica colpa era di essere un predatore e culminato nel tentativo, fortunatamente fallito, di ripetere tale azione, per quanto si sforzasse non riusciva a pensare ad un’altra soluzione.

“Non piace nemmeno a me, ma è la cosa migliore, sia per lei che per la tua famiglia, non la puoi tenere in casa, è pericolosa, loro la possono aiutare, e forse anche farle avere una vita decente”

Non servì nemmeno che Will cominciasse a parlare, bastava lo sguardo che stava rivolgendo a Nick a far capire alla volpe quello che pensava in quel momento di quelle parole, Judith, che era nelle vicinanze, se ne rese conto e decise di intromettersi nuovamente, dicendo senza remore quello che pensava al momento.

“Papà, io non ho idea di cosa vuoi fare con la zia, ma ti dico solo questo, se deciderai di farla stare da te io prendo i miei figli e me ne vado, non ho alcuna intenzione di farli vivere sotto lo stesso tetto di una persona schizofrenica, che potrebbe impazzire per un nonnulla e fare chissà che, ho visto di cosa è capace, pur essendo indebolita dalle sue condizioni fisiche è riuscita a mettere al tappeto due volpi, di cui una con parecchi anni meno di lei, Nick ha ragione, l’ospedale psichiatrico è l’unica scelta ovvia”

Come se non fosse bastato Nick, ora ci si metteva pure sua figlia a dargli contro, trovandosi letteralmente attaccato su due fronti, tuttavia una cosa la capì al volo, voleva bene a sua sorella, ma se questo avesse voluto dire diventare un padre ed un nonno irresponsabile allora cambiava tutto, se anche Judith era arrivata al punto di minacciare di andarsene di casa, portando via i piccoli perché temeva per la loro incolumità, allora forse non avevano torto.

“Va bene, ci penserò…al momento però non mi sbilancio più di così”





“Ecco, ora se non altro starà più comoda”

Avevano appena finito di stendere Judy su di una brandina, Daryl, il più giovane tra i due fratelli e coetaneo di Judith, si mise a cercare una coperta dentro una cassettiera, Norman aveva qualche anno più di James, fortunatamente era in visita con la sua famiglia a casa di suo padre quando Nick arrivò, accettando di partire con loro per questa ricerca, quest’ultimo osservava la volpe mentre si guardava attorno.

“Hai bisogno di qualcosa?”

“Si” Rispose lui continuando a lanciare occhiate in giro “Un paio di manette sarebbero l’ideale, ma credo che mi dovrò accontentare di una corda…”

“Manette? E cosa cavolo te ne devi fare scusa?”

“Per legarla” Gli disse semplicemente, indicando l’ospite disteso sul lettino “Sai com’è, vorrei evitare altri assalti come quello che ci ha riservato ieri sera”

“Non ti pare di esagerare? Ora ci siamo anche noi e…”

Prima che potesse completare la frase venne interrotto dalla volpe.

“Senti, non ho voglia di discutere, fintanto che io, mio padre e Judith siamo a bordo la voglio immobilizzata, non ho intenzione di rischiare ancora la pelliccia perché tua zia dà via di testa”

Norman alzò le braccia in segno di resa, per poi rivolgersi con tono indifferente.

“Vabbè, fai come vuoi, tanto te la conosci più di me, ma spiegami una cosa, che intenzioni hai con mia sorella?”

“Che vuoi dire?”

“Suvvia, cerchiamo di comportarci da adulti, ok? Lei ci prova a non farlo vedere, ma ormai me ne accorgo quando cerca le attenzioni di qualcuno, ed è quello che sta facendo con te, e lo so che te ne sei accorto, si vede”

I diretti interessati non avevano neppure iniziato il discorso che già terze parti ci si volevano infilare in mezzo, questo, unito all’esperienza appena passata la sera prima ed il tono poco amichevole usato dal coniglio non fecero che infastidire James.

“Esatto, facciamo gli adulti, magari puoi cominciare pure te, facendoti gli affari tuoi, quello che c’è o non c’è tra me e tua sorella riguarda solo noi due”

Fece per voltarsi ed uscire, improvvisamente non gl’importava più nulla di legare la coniglia, voleva solo allontanarsi un po', sia da lei che da lui, ma prima che riuscisse ad oltrepassare la porta si sentì tirare con forza per la spalla, per poi venire girato da Norman che lo fissava in malo modo, Daryl osservava la scena, aspettando il momento giusto per intervenire e, se possibile, sbollire gli animi.

“Ascolta un po', sappi che ti tengo d’occhio, io voglio bene a mia sorella, ne ha passate fin troppe e se avrò anche solo il presentimento che…”

La frase venne nuovamente interrotta dalla porta che veniva aperta, dalla quale comparve la diretta interessata in quella disputa, che non mancò di notare la volpe con la zampa stretta a pugno e suo fratello maggiore mentre teneva quest’ultima per la maglia.

“Mi sono forse persa qualcosa?”

Le zampine strette sui fianchi e lo sguardo serio con cui osservava i due fece capire ad entrambi che si stavano spingendo troppo oltre, obbligandoli a rilassarsi e finire quella inutile discussione, prima che diventasse una zuffa.

“No, niente”

Detto questo Norman mollò la presa sulla maglia della volpe per poi lasciare la stanza, la coniglietta gli riservò uno sguardo serio per poi voltarsi verso l’altro suo fratello presente nella stanza, facendogli cenno di levare le tende, quest’ultimo quindi prese la coperta tirata fuori da un bauletto un attimo prima e coprì sua zia, per poi passare a fianco la coppia ed abbandonare la stanza.

“Scusalo per il suo comportamento, di solito non è...così...”

“Ha detto che ne hai passate fin troppe, ti va di parlarmene?”

Judith apprezzò il fatto che volesse evitare di discutere di quanto accaduto poco prima tra lui e suo fratello, ma ora aveva altro da dirgli, qualcosa che stava rimandando da troppo.

“No, o meglio, non ora, prima c’è una cosa che devi sapere, una cosa molto importante se deciderai di stare con me”

Manco a dirlo, lui aveva già capito di cosa voleva parlarle, per cui la interruppe facendole la domanda più importante, o per lo meno quella che lui riteneva tale.

“Ok, e come si chiamano?”

Non si aspettava questa domanda, non ricordava di averlo in alcun modo allertato sul fatto che lei avesse figli, per cui si ritrovò a fare scena muta per qualche secondo buono prima di rispondere.

“C...chi?”

“I tuoi figli, e chi sennò? Lo so che hai dei cuccioli”

Senza dire nulla si girò dietro di lei, osservando la porta da cui era entrata un attimo prima e da cui erano usciti i suoi fratelli.

“È stato Norman, vero? Te lo ha detto lui”

James negò con la testa, per poi indicarla con un dito.

“No, sei stata tu”

“Cos...no, non ti ho mai detto nulla del gen...”

Lui la interruppe posandole la zampa sul muso, facendole capire di parlare piano per poi indicare la coniglia sdraiata dietro di loro, si voltarono entrambi ad osservarla, non si era svegliata, ma se non altro ora sembrava stare meglio, nonostante il naso rotto.

“È stato quando lei ci ha rinchiusi dentro quella stanza, ti sei fatta prendere dal panico e hai vuotato il sacco senza neppure accorgertene”

“Ah...e tu...vuoi comunque stare con me...anche sapendo ciò?”

“Certo, non saranno un paio di cuccioli a farmi desistere, ma se dovrò cominciare a prendermi cura di loro voglio sapere che ne è del padre”

“Non c’è nulla da sapere, se non il fatto che se solo prova a mostrarmi il suo brutto muso lo picchio”

“Ok, scusa se ti ho chiesto ma dovevo saperlo”

La coniglietta rispose con un sorriso, che svanì quasi subito non appena lui le ripropose la domanda.

“Allora, questi nomi?”

Nonostante le rassicurazioni della volpe, Judith era ancora titubante a rivelare l’esatto numero di componenti che formava la sua famiglia, composta al momento da lei e i suoi sette figli.

“Allora...i maschi...i maschi si chiamano Jeremy, Oscar e Carl”

Aveva parlato di maschi, questo implicava che ci fosse anche una femmina, le fece cenno di proseguire.

“O..ok, e la femmina?”

“La femm...le femmine...sono Claire, Katherine, Lucy e Sophie, hanno tutti cinque anni”

Alla rivelazione di tutti questi nomi ci fu un lungo silenzio da parte della volpe, silenzio che la coniglietta cominciò ad interpretare come l’ennesimo rifiuto in arrivo, ormai c’era talmente abituata che si sarebbe aspettata un categorico no, non se ne parla, o magari più gentilmente le avrebbe detto che gli dispiaceva, ma non se la sentiva di ficcarsi in una storia così complicata, ed il brutto era che lei non avrebbe neppure potuto dargli torto, lo conosceva da nemmeno quattro giorni e gli stava chiedendo di prendersi cura di sette cuccioli che non erano neppure suoi e che avrebbero potuto pure non accettarlo, la risposta, come si aspettava era pressoché scontata.





“Mi dispiace...”







Note

Ciao a tutti, e finalmente sono arrivato a finire pure questo capitolo, è stato un vero parto, quando hai le idee ma non riesci a buttarle fuori come vorresti è quasi peggio che non averle, perché sai cosa vuoi scrivere ma non capisci come, questo capitolo l’ho scritto, cancellato e riscritto almeno tre volte completamente, e molte di più in parte, spero solo che il risultato finale sia buono.

Alla prossima, e grazie per il sostegno dai recensori e lettori.

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