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Autore: Sugakookie    16/09/2018    4 recensioni
Il tempo non funziona più come dovrebbe, e Tessa sembra essere l'unica ad accorgersi della misteriosa anomalia. Almeno finché non incontra un ragazzo della sua scuola, confuso quanto lei dalla situazione. I due cercheranno di riportare la linea temporale alla normalità, ma il loro compito si rivelerà più arduo del previsto...
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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5.
 
 
 
 
Yoongi parcheggiò lungo il marciapiede, ed io riconobbi subito la serie di villette a schiera in mattoni rossi. Eravamo nella sua via, casa sua era poco più avanti.
 
Non appena spense il motore feci per scendere dalla macchina, ma vidi che Yoongi si era bloccato, una mano ancora sul volante e l’altra sulle chiavi. Era in penombra, eppure avrei giurato che ci fosse un lieve rossore sulle sue guance.
 
«Che c’è?» chiesi, sorpresa.
 
Lui iniziò a digitare nervosamente sul telefono, cancellando e riscrivendo più volte.
 
Non vuoi che ti riaccompagni a casa?
 
«Ehm…» iniziai, esitante. «Ma siamo appena arrivati a casa tua».
 
Lo so… mi sono sbagliato.
 
Scoppiai a ridere. «Davvero?» lo punzecchiai, inarcando le sopracciglia. «Non è che l’hai fatto apposta?».
 
Lo vidi arrossire di nuovo nella penombra dell’abitacolo.
 
Ma no. Ti riporto a casa, basta che me lo dici.
 
Mi morsi il labbro, esitando per qualche secondo. «Senti, è tutto il giorno che mi scarrozzi in giro, e ormai siamo qui».
 
Ci metto cinque minuti ad arrivare a casa tua, Tess.
Non è un problema.
 
«Yoongi. Avremmo comunque dormito insieme. Nella tenda del negozio» gli feci notare, in tono eloquente. «Non capisco perché all’improvviso ti imbarazzi tanto».
 
Grazie per averlo sottolineato.
Ora mi sento molto meno in imbarazzo.
 
«Okay, scusami» dissi, ridendo, e gli diedi una botta leggera sulla spalla. Lui continuava ad evitare il mio sguardo.
 
«Cos’è, sei gay in realtà?» scherzai, con un sorrisetto. «Avresti dovuto dirlo subito».
 
No, simpaticona.
 
«Allora sei asessuale?».
 
No… ed è proprio questo il problema.
 
Scoppiai di nuovo a ridere. «Senti, io posso dormire in un’altra stanza. Sul divano, sul pavimento… dove ti pare».
 
Non ti faccio dormire sul pavimento, scema.
Comunque, vabbè, hai ragione…
hai già tutta la tua roba per la notte, quindi se
proprio insisti ti faccio restare.

 
«Che onore, grazie» dissi, sorridente, e gli stampai un bacio sulla guancia. Poi aprii lo sportello e scesi dall’auto.
 
 
*
 
 
Una volta saliti al piano di sopra, entrai per la prima volta nella stanza di Yoongi. Non era particolarmente grande, ma nemmeno troppo piccola. Le pareti erano bianche, con alcuni poster di gruppi musicali appesi qua e là, mentre l’armadio in legno chiaro era decorato con qualche foto di lui insieme ai suoi amici. La scrivania con il computer era proprio sotto la finestra, ed era abbinata ad una di quelle sedie girevoli in pelle nera che sembravano incredibilmente comode. Il letto da una piazza e mezza era a lato della scrivania, ed era accostato al muro. La trapunta era di un bel blu scuro con sopra rappresentate alcune costellazioni, e i due enormi cuscini blu abbinati sembravano davvero soffici.
 
«Questa stanza è così… da te» dissi, a bassa voce, perché la camera dei suoi genitori era proprio in fondo al corridoio.
 
Lo prenderò come un complimento.
 
Yoongi posò la borsa con la mia roba sulla sedia davanti alla scrivania, poi rimanemmo lì a guardarci in silenzio.
 
«Quindi dove dormo?» sbottai dopo un po’, in un sussurro concitato.
 
Puoi dormire sul mio letto, ovvio.
 
«E tu dove dormi?» lo incalzai.
 
Boh, andrò sul divano in salotto.
 
Alzai un sopracciglio. «E domani chi glielo spiega ai tuoi perché dormivi lì?» ribattei, sarcastica.
 
Potrei mettere la sveglia molto presto
e alzarmi prima di loro.

Così non mi trovano in salotto.
 
Esitai, poco convinta. «Non mi va di farti dormire sul divano. E nemmeno di farti alzare presto. Probabilmente adesso è già tardi, dormiresti troppo poco» gli feci notare. «Non hai un sacco a pelo o roba simile? Così mi metto qui per terra vicino al letto».
 
Ho detto che tu stai sul letto.
 
«Okay, allora tu ti metti per terra vicino al letto» replicai, imperterrita.
 
Non so nemmeno se abbiamo dei sacchi a pelo…
se ci mettiamo a cercare adesso, faremo troppo
rumore, poi i miei si svegliano.

 
«Che palle» sbuffai, sottovoce. «Allora dormiamo sul letto e basta».
 
Yoongi mi fissò in silenzio, come aspettando una mia magica soluzione alternativa.
 
«Hai un’idea migliore?» lo incalzai, incrociando le braccia.
 
Yoongi sospirò profondamente, e fece spallucce.
 
Temo di no.
 
«Bene» conclusi, soddisfatta, ed iniziai a prendere la mia roba dalla borsa.
 
Usammo il bagno a turno per lavarci la faccia e i denti, il più silenziosamente possibile. Io andai per seconda, e quando tornai in camera, trovai Yoongi seduto sulla sponda del letto, in pigiama. Aveva acceso l’abat-jour sul comodino, e la stanza era rischiarata dalla luce tenue che filtrava attraverso il paralume scuro. Yoongi fece pat-pat con la mano sul letto, invitandomi a sedermi. Mi avvicinai e mi accomodai sulla sponda, accanto a lui.
 
«Bello, il tuo pigiama» mormorai, toccando il tessuto liscio della manica.
 
Yoongi abbassò lo sguardo sul proprio pigiama. Era un modello classico, di quelli che si chiudono con i bottoni davanti, e la stoffa di un indefinibile grigio-viola aveva l’aspetto liscio e lucido della seta. Dopo essersi dato un’occhiata, Yoongi alzò di nuovo lo sguardo e fece spallucce.
 
«Da che lato dormi di solito?» m’informai.
 
Mah, un po’ dove capita.
Mi muovo parecchio.

 
«Allora, posso stare vicino al muro?».
 
Yoongi annuì, poi si alzò e sollevò l’orlo della trapunta blu, facendomi cenno di entrare per prima. M’infilai sotto la trapunta, sistemandomi nel lato interno, attaccato alla parete. Quando, subito dopo, si aggiunse anche Yoongi, mi resi conto di quanto poco spazio ci fosse. Una piazza e mezza era abbastanza per stare comodi, ma eravamo costretti a stare molto vicini. Ora capivo perché Yoongi sembrava così a disagio prima.
 
Eravamo entrambi sdraiati sul fianco, rivolti l’uno verso l’altra, le teste sprofondate nei grandi cuscini blu. Il rumore lieve dei nostri respiri era coperto dal ticchettare della pioggia contro il vetro della finestra. Da quando eravamo corsi via dal negozio, non aveva mai smesso di piovere, e all’improvviso fui di nuovo invasa da quella strana sensazione.
 
«Yoongi» sussurrai, sovrappensiero. «Non sembra strano anche a te che stia piovendo?».
 
Yoongi si girò dall’altra parte rotolando sul fianco, per prendere il telefono dal comodino, poi tornò a girarsi verso di me, la guancia di nuovo sprofondata nel cuscino blu.
 
“Strano” in che senso?
 
«Non lo so» ammisi, confusa. «C’è qualcosa di sbagliato…».
 
Mentre pronunciavo quelle parole, d’un tratto mi ricordai.
 
«Pioveva» dissi, stupita dalle mie stesse parole.
 
Yoongi corrugò le sopracciglia, confuso, e sistemò meglio la mano sotto il cuscino, aspettando una spiegazione.
 
«Il 26 settembre pioveva» sussurrai, agitata. «Il 26 settembre originario, intendo. Quello prima di tutti gli altri. Quella sera c’è stato un temporale, te lo ricordi?».
 
Yoongi ci pensò un attimo, poi annuì, strofinando la guancia contro il cuscino soffice.
 
«Me lo ricordo, perché il giorno dopo ho chiesto a Lia che giorno fosse» continuai a spiegare. «Ero convinta che fosse il 27, ma lei mi ha detto che era il 26 e che forse mi ero confusa perché avevo sonno. E io ho pensato che avesse ragione, perché la sera prima c’era stato un temporale terribile e non ero riuscita ad addormentarmi, perciò avevo sonno davvero».
 
Gli occhi di Yoongi si allargarono per la sorpresa, mentre veniva colpito dalla stessa rivelazione che avevo avuto io.
 
Ma da allora non ha più piovuto, giusto?
 
«Esatto!» confermai, in tono concitato. «Quella sera c’è stato un temporale terribile, ma tutte le sere di tutti i 26 settembre successivi non ha mai piovuto. Fino ad oggi».
 
Non potevo crederci. Per giorni avevo cercato qualcosa di diverso in quei 26 settembre tutti identici, ma non mi ero mai accorta di questo dettaglio. Il temporale c’era stato la sera tardi, quando di solito già dormivo, perciò non ne avevo notato l’assenza le sere successive.
 
Yoongi si morse il labbro, sembrava improvvisamente preoccupato.
 
Dici che è un segno?
C’è stato un temporale prima che il tempo
si bloccasse, e ora c’è n’è un altro…

 
«Yoongi» sussurrai, eccitata. «Forse domani sarà il 27. Non so come né perché, ma potrebbe essere la volta buona! Che ore sono?» aggiunsi, colpita da un altro pensiero improvviso.
 
Yoongi guardò lo schermo del telefono, poi lo girò verso di me.
 
23:35.
 
«Tra venticinque minuti, in teoria, la data dovrebbe cambiare…» dissi, piano.
 
Yoongi sembrava dubbioso, e non scrisse niente in risposta.
 
«Che c’è?» chiesi, ansiosa. «Non sei convinto?».
 
È che… se la data cambiasse,
non so se vorrei saperlo.

 
«Perché?» feci, sorpresa. «Non saresti felice? Non vorrai mica restare bloccato nel tempo per sempre…».
 
No, ma… finora è stato bello, no?
Anche se era sempre lo stesso giorno,
abbiamo fatto tante cose diverse, e ci
siamo divertiti…

E se quando il tempo tornasse normale,
non ci ricordassimo più niente?

 
Rimasi in silenzio, spaventata. Era inconcepibile che io mi dimenticassi di Yoongi, ma… non sapevo cosa potesse succedere, in effetti. Una volta che fosse diventato il 27 settembre, tutti quei giorni che avevamo passato insieme sarebbero stati annullati? Come se non fossero mai esistiti? Ce ne saremmo ricordati? Non avevo idea di come funzionassero le alterazioni temporali.
 
«Metti via il telefono» dissi, in tono deciso. «Non guardiamo la data fino a domattina. Se vuoi parlare, scrivi su un foglio».
 
Yoongi posò il telefono sul comodino. Poi tirò fuori dal cassetto un foglio e una penna.
 
Sei sicura?
E quindi ora che facciamo, dormiamo e basta?

 
«Sì, esatto» confermai.
 
Non so se riuscirò a dormire ora…
Però hai ragione, dovremmo almeno provarci.
 
«Lo so, anch’io sono agitata ora» dissi, con un sospiro. «Ma non c’è molto altro che possiamo fare, a parte cercare di dormire».
 
Yoongi si girò per posare la penna e il foglio sul comodino, poi spense l’abat-jour, lasciandoci avvolti in una penombra incerta. La stanza era appena rischiarata da una sottile striscia di luce, che filtrava dalla finestra con la serranda quasi completamente abbassata. Yoongi adagiò di nuovo la guancia sul cuscino blu, con la mano infilata sotto. Eravamo ancora nella stessa posizione, come due immagini speculari l’una di fronte all’altra. Ci guardammo negli occhi, incerti sul da farsi, mentre il ticchettio della pioggia diventava uno scroscio rumoroso, e ad esso si aggiungeva il boato minaccioso dei tuoni.
 
Dopo un po’ sollevai una mano e la posai sulla guancia di Yoongi, accarezzando la pelle lattea. C’era una nota di disperazione nei suoi dolci occhi neri, e d’un tratto mi sembrò perso e triste come quando l’avevo conosciuto. Non riuscivo a sopportarlo, perciò mi sporsi verso di lui per cancellare quell’ombra di dolore. Lo baciai con delicatezza, ma le sue labbra, solitamente gentili, erano mosse dalla stessa disperazione che avevo visto nei suoi occhi. La sua bocca premette con forza sulla mia, e la sua mano si infilò tra i miei capelli, tirandomi ancora più vicino a sé.
In quel momento, un tuono particolarmente potente sembrò scuotere la stanza, ed io mi strinsi a Yoongi, passando il braccio attorno al suo corpo. Lui continuò a baciarmi con foga, e la sua mano ancora stretta tra i miei capelli si spostò sulla mia schiena, avvolgendomi a sua volta in un abbraccio.
 
Dopo un po’, mi staccai dalle sue labbra e mi scostai leggermente per osservarlo. Nella penombra, i suoi occhi allungati parevano inchiostro, racchiuso in due mezzelune affilate. Improvvisamente, un fulmine illuminò la stanza, e per poco meno di un secondo potei distinguere chiaramente il viso di Yoongi. Sotto la luce fredda e violenta, i suoi lineamenti sembravano più affilati e la pelle pareva persino più bianca, mentre l’inchiostro nero degli occhi parve brillare per un attimo.
Non appena ripiombammo nella penombra, Yoongi spostò la mano ancora più in basso sulla mia schiena, fino ad infilarla sotto l’orlo del mio pigiama. Il suo palmo era tiepido, e mentre mi accarezzava la pelle nuda, portai una mano sui suoi capelli, passando le dita tra le ciocche morbide. Ben presto, un altro tuono assordante risuonò nella stanza, seguito poi da altri.
 
L’alternarsi di tuoni e fulmini sembrava scandire i nostri gesti, mentre ci sfilavamo di dosso gli indumenti. La penombra fu riempita dal suono frusciante della stoffa che scorreva via dai nostri corpi. A tratti, brevi visioni di pelle nuda e bianca, illuminata dai lampi, si imprimevano nei miei occhi. Cercai di toccare ogni centimetro di quella pelle pallida e perfetta, e Yoongi fece altrettanto con me. Le nostre mani scorrevano senza sosta sul corpo dell’uno e dell’altra, in una scia di carezze che mi fece venire la pelle d’oca.
Tra una carezza e l’altra, la mano di Yoongi s’insinuò tra le mie gambe, e subito un’ondata intensa di calore mi pervase. Le sue dita presero a muoversi tra le mie cosce, per un tempo che mi parve infinito e allo stesso tempo troppo breve, poi Yoongi si sollevò per spostarsi sopra di me. Si posizionò con le braccia ai lati della mia testa, e il suo corpo premette piacevolmente contro il mio, con il suo peso.
 
Non riuscivo a smettere di guardarlo mentre si muoveva sopra di me, il suo viso etereo a tratti illuminato dai lampi. Lievi ansiti sfuggivano dalle sue labbra socchiuse, rosee e perfette, e il suo respiro affannoso era attutito dallo scroscio incessante della pioggia, di tanto in tanto coperto dal boato dei tuoni.
Dopo un tempo indefinibile, Yoongi lasciò che il suo corpo si abbandonasse sul mio, finalmente rilassato, e mentre il suo respiro si regolarizzava, il fragore della pioggia si ridusse pian piano ad un rado ticchettio contro i vetri.
 
Le alterazioni temporali erano ormai lontane dai miei pensieri. Non esisteva più nient’altro, a parte ciò che mi circondava. Il mondo si era ridotto al buio di quella stanza, e al calore del corpo di Yoongi premuto contro il mio.  Avvolta dal lieve profumo muschiato del suo corpo, pian piano mi addormentai.








 
Ebbene, abbiamo scoperto cosa c'era di sbagliato nella pioggia.
Spero che non fosse troppo prevedibile!
Riguardo all'ultima parte, ammetto che un po' mi imbarazza scrivere certe scene...
*fischietta, fingendo che l'abbia scritta qualcun altro*
Non voglio risultare volgare, per questo tendo a renderle sempre piuttosto poetiche
(forse anche un po' troppo ahaha).
In ogni caso, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Come sempre, sentitevi liberi di dirmi cosa ne pensate ^.^
A presto,
Sugakookie

 
   
 
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