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Autore: Asami_Ryuzaki    17/09/2018    1 recensioni
"Emma corse in camera e passò circa tre o quattro ore ad accarezzare Daphne -che già ronfava comodamente accucciata sul suo stomaco- prima di addormentarsi, e, in ogni caso, non dormì molto.
La mattina dopo si svegliò verso le sette meno un quarto, ma era troppo agitata per rimettersi a dormire.
Si alzò e si fece una doccia calda, cercando di rilassarsi. Ma era evidente che non bastava a calmarla, per cui decise di accendere il suo lettore CD portatile. Così la voce di Micheal Jackson e dell’acqua la distrassero per un secondo da quello che sarebbe successo in poche ore. Emma pensò che la musica fosse l’unica cosa in cui i Babbani battevano i maghi in maniera tanto schiacciante." tratto dal terzo capitolo: "Il binario nove e tre quarti"
In questa fan fiction seguiremo le vicende del giovane Harry Potter dal punto di vista di una nuova arrivata: la giovane Emma Courtney Riley, strega purosangue che aspira, un giorno, a diventare Auror.
Ho pubblicato la stessa storia sul mio profilo Wattpad, ecco il link: https://www.wattpad.com/627683461-emma-riley-avventure-ad-hogwarts-1-due-lettere-da
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Ron/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Il binario nove e tre quarti 


L’ultimo mese che Emma trascorse a casa venne passato sia da lei che da Hermione a spulciare i libri di scuola, a studiare le formule degli incantesimi e gli ingredienti delle pozioni.
Emma si era allenata molto nel volo in quei trenta giorni, facendo a gara di velocità con Steve, mentre Henry arbitrava.
Hermione li osservava da terra, aspettando Emma, per chiacchierare un po’.
L’ultimo giorno di agosto Emma iniziò a preparare il baule. Oltre il materiale per la scuola aggiunse il proprio set da scacchi: se ad Hogwarts c’era una minima possibilità di giocarci con qualcuno di minimamente abile, era il caso di avere con sé degli scacchi che si fidano.
Il treno sarebbe partito il giorno dopo alle undici in punto. Dopo aver constatato che mancavano ancora diciassette ore alla partenza in treno, Emma iniziò a percorrere la stanza a grandi passi, in cinque falciate arrivava da un lato e in cinque falciate tornava indietro.
Passò il pomeriggio a controllare se aveva preso tutto, poi arrivò la sera, e decise che il baule andava benissimo così.
Cenò, cercando di mangiare il più possibile, ma le si era chiuso lo stomaco per l’ansia.
Emma corse in camera e passò circa tre o quattro ore ad accarezzare Daphne -che già ronfava comodamente accucciata sul suo stomaco- prima di addormentarsi, e, in ogni caso, non dormì molto.
La mattina dopo si svegliò verso le sette meno un quarto, ma era troppo agitata per rimettersi a dormire.
Si alzò e si fece una doccia calda, cercando di rilassarsi. Ma era evidente che non bastava a calmarla, per cui decise di accendere il suo lettore CD portatile. Così la voce di Micheal Jackson e dell’acqua la distrassero per un secondo da quello che sarebbe successo in poche ore. Emma pensò che la musica fosse l’unica cosa in cui i Babbani battevano i maghi in maniera tanto schiacciante.
Si vestì da Babbana -non aveva voglia di beccarsi sguardi straniti alla stazione- e decise che si sarebbe cambiata sul treno.
Le poche ore che la separavano dal treno per Hogwarts passarono in fretta e, prima che Emma potesse accorgersene, si trovava in auto, diretta a King Cross. I suoi genitori avevano deciso, insieme a quelli di Hermione, di incontrarsi in stazione alle undici meno venti.
Raggiunsero King Cross perfettamente in orario. Incontrarono i Granger nel parcheggio. Hermione abbracciò Emma e le due si misero subito a chiacchierare. Promisero che si sarebbero sedute nello stesso vagone.
Suo padre appoggiò il baule della figlia su un carrello -così fece anche il signor Granger con il bagaglio di Hermione- ed Emma vi appoggiò sopra il trasportino di Daphne, che ancora dormiva beata.
Emma ed Hermione spinsero i propri carrelli dentro la stazione, guidati dai genitori di Emma. Si fermarono una volta arrivati tra il binario nove e il binario dieci.
Emma sfilò il biglietto del treno dalla tasca. C’era scritto Binario nove e tre quarti, ma lei non vedeva nessun binario nove e tre quarti, lì in giro.
«Ehm, mamma» chiamò Emma «Come si arriva al binario nove e tre quarti? Qui c’è?»
La madre ridacchio «Solo perché non lo vedi non vuol dire che non ci sia» poi guardò il muro e disse «Per arrivare al binario nove e tre quarti bisogna camminare in direzione della barriera i binari nove e dieci. Non devi pensare che ci andrai a sbattere contro, è molto importante crederci. Tu passerai con me per prima, poi Hermione con i suoi genitori e a chiudere la fila saranno Henry, Steve e Ross»
Emma annuì e cominciò a camminare in quella direzione, affiancata dalla mafre. La gente lo urtava, dirigendosi verso i binari nove e dieci.
Stava per andare dritta dritta a sbattere contro il tornello, e allora sarebbero stati guai... Chinandosi in avanti sul carrello, spiccò una corsa... la barriera si avvicinava sempre di più... ecco, non sarebbe più riuscito a fermarsi... aveva perso il controllo del carrello... era a un passo... chiuse gli occhi, pronto all'urto...
Ma l'urto non venne... aprì gli occhi.
Una locomotiva a vapore scarlatta era ferma lungo un binario gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva Espresso per Hogwarts, ore 11. Emma si guardò indietro e, là dove prima c'era il tornello, vide un arco in ferro battuto, con su scritto Binario Nove e Tre Quarti. Ce l'aveva fatta.
In pochi secondi anche la famiglia della sua migliore amica era passata, seguita dal padre e dai fratelli.
Una nube di fumo proveniente dalla locomotiva si alzava in grossi anelli sopra la testa della folla rumorosa, mentre gatti di ogni colore si aggiravano qua e là tra le gambe della gente. Gufi e civette si chiamavano l'un l'altro col loro verso cupo, quasi di malumore, sovrastando il cicaleccio e il rumore dei pesanti bauli che venivano trascinati.
Le prime due carrozze erano già piene di studenti, alcuni si sporgevano dai finestrini a parlare con i familiari, altri si litigavano un posto. Spinsero i carrelli lungo il binario in cerca di una cabina libera.
Emma ed Hermione non ci misero molto a trovare uno scompartimento vuoto e, con un consistente aiuto da parte dei genitori, riuscirono a caricare i bauli in un lato dello scompartimento.
Mancava ancora un po’ di tempo, quindi Emma decise, come Hermione, di scendere dal treno a salutare i genitori.
Abbracciò stretta la madre, che le diede un bacio sulla fronte «Ci vediamo a Natale» Emma annuì, poi abbracciò anche il padre.
Salì sul treno, dove Hermione l’aspettava. Entrarono nello scompartimento, sistemarono i bauli sposero la testa dal finestrino.
«Ci vediamo a Natale» salutò Emma «Henry, se Steve tocca la mia scopa mandami una lettera. Vedrò di mandargli un regalino adatto all’evenienza» Henry annuì da terra.
Il treno si mosse e prese velocità. Emma guardò i fratelli e i genitori scomparire dietro la prima curva, insieme ai signori Granger. Dal finestrino vedeva le case sfrecciare via veloci. Sentì un fremito di eccitazione. Non sapeva bene a che cosa stesse andando incontro... ma doveva essere qualcosa di speciale.
Daphne si era appena svegliata e grattava contro la porta del trasportino, chiedendo di uscire. Emma la guardò divertita. L’accontentò e infilò una mano in tasca. Ne prese fuori un topolino finto, di stoffa, che suo padre aveva incantato. Ora, se gli tiravi la coda, passava circa venti minuti a correre in giro.
Daphne, che adorava quel gioco, si mise subito a rincorrerlo. Per lei non era difficile prenderlo e, per fare il fenomeno, ogni tanto gli lasciava del tempo di vantaggio per farlo scappare e lei si girava dall’altra parte.
Qualcuno bussò alla porta dello scompartimento. Era un ragazzo dalla faccia tonda, con gli occhi leggermente lucidi.
«Scusate» disse lui, tirando su col naso «Posso sedermi? Non c’è posto sul treno»
«Ma certo» rispose Emma, facendo segno ad Hermione di spostarsi dalla sua parte. Il ragazzo si sedette di fronte ad Emma, mormorando un ringraziamento.
Emma guardò Hermione, che ricambiò la sua occhiata.
«Ehi» chiamò Emma, cercando di dare alla voce un suono gentile. Il ragazzo alzò la testa, aveva ancora gli occhi lucidi. «Cos’è successo?»
Tirò su col naso, poi disse con voce strozzata «Ho… ho perso il mio rospo. L’avevo con me quando sono salito sul treno, ma è scappato»
Emma sorrise incoraggiante e gli posò una mano sulla spalla «Se lo avevi con te sul treno vuol dire che è ancora qui, no?» il ragazzo annuì «Possiamo andare a cercarlo dopo pranzo, va bene…?» dimenticavo: non ho idea di come si chiami.
Il ragazzo annuì «Mi chiamo Neville Paciock»
«Okay Neville, allora dopo pranzo andremo a chiedere ai ragazzi negli altri scompartimenti se hanno visto il tuo rospo» decise Emma, sicura di sé. Si sentì fierissima quando Neville, che sembrava leggermente sollevato, le sorrise.
Passarono poco più un’ora a parlare del più e del meno, quando una sentirono un gran frastuono nel corridoio, e una donna sorridente, con due fossette sulle guance, aprì la porta dello scompartimento e chiese: «Desiderate qualcosa del carrello?»
Emma si alzò immediatamente -cominciava ad avere decisamente fame-. La signora del carrello aveva gelatine Tuttigusti+1, gomme Bolle Bollenti, Cioccorane, Zuccotti di zucca, polentine, Bacchette Magiche alla Liquirizia e un'infinità di altre cose. Poiché sapeva che Hermione non avrebbe preso nulla, decise di comprare qualcosa anche per lei e per Neville -sperava di tirarlo un su di morale-. Prese un po' di tutto, e pagò alla donnina undici falci d'argento e sette zellini di bronzo.
«E queste, che cosa sono?» le chiese Hermione mostrandogli un pacco di Cioccorane. «Non sono vere rane, no?»
«No, tranquilla» disse Neville. «È un incantesimo. Ma guarda che figurina c'è dentro, a me manca Morgana».
«Che cosa?»
«Oh, certo, scusa. Dentro alle Cioccorane ci sono delle figurine da collezione. Streghe e maghi famosi. Io ne ho circa cinquecento, ma mi manca Morgana».
Emma scartò la sua Cioccorana e prese la figurina. C'era su il viso di un uomo. Portava occhiali a mezza luna, aveva un naso lungo e adunco e capelli, barba e baffi fluenti e argentei. Sotto, c'era scritto il nome: Albus Silente.
«Vedi Hermione, questo è Silente, il preside di Hogwarts» poi girò la figurina e lesse «Albus Silente, attuale preside di Hogwarts. Considerato da molti il più grande mago dell'era moderna, Silente è noto soprattutto per avere sconfitto nel 1945 il mago del male Grindelwald, per avere scoperto i dodici modi per utilizzare sangue di drago e per i suoi esperimenti di alchimia, insieme al collega Nicolas Flamel. Il professor Silente ama la musica da camera e il bowling. Beh, sembra un tipo interessante» e sorride divertita.
Hermione prese la figurina e la rigirò tra le mani e con evidente stupore notò che Silente era…
«Sparito!»
 «Be', non puoi mica pretendere che se ne rimanga lì tutto il giorno» disse Neville, mangiando una gelatina verde. «Tornerà»
«Sai Neville, nel mondo dei Babbani la gente nelle foto non si muove» spiegò Hermione.
«Ma davvero? Cioè non si muovono per niente?» Ron sembrava molto stupito. «Che strano!»
Emma scartò un’altra Cioccorana «No! Ho trovato un'altra Agrippa, e ne ho già tre».
Hermione prese in mano un pacchetto e lesse «Gelatine Tuttigusti +1»
«Con quelle devi fare attenzione» la ammonì Emma. ‘Tuttigusti vuol dire proprio tutti i gusti... puoi trovare quelli più comuni come cioccolato e arancia, ma può anche capitarti fegato e trippa»
Si divertirono molto a mangiare le gelatine. Emma ne trovò al sapore di toast, di cioccolato, di tonno, di ciliegia, d'erba fresca, di caffè e di sardina.
Ora, la campagna che sfrecciava sotto i loro occhi si era fatta più selvaggia. Niente più campi pettinati. C'erano boschi, fiumi tortuosi e colline coperte di una vegetazione color verde scuro.
Neville si alzò in piedi e disse «Io inizio a cercare Oscar, magari qualcuno l’ha visto…» sembrava fosse tornato triste. Evidentemente il pensiero del rospo lo faceva sentire ancora triste.
«Ve bene Neville» disse Hermione «Noi ti raggiungiamo tra un attimo»
Quando Neville fu nel corridoio, Emma disse: «Penso che dovremmo cambiarci»
Hermione annuì ed entrambe infilarono l’uniforme scolastica. Emma prese con sé la figurina di Agrippa. «Magari qualcuno me la scambia con Morgana» aveva detto a Hermione. In un paio di minuti erano fuori dallo scompartimento e, con Neville -sembrava sull’orlo delle lacrime-, stavano chiedendo in giro del suo rospo.
Arrivarono davanti alla porta di uno scompartimento e Hermione spalancò senza troppi complimenti la porta. All’interno erano seduti due ragazzini, probabilmente del loro stesso anno, con accanto un cumulo invidiabile di dolcetti. Uno dei due ragazzini aveva spettinati capelli neri, che Emma ricordava di aver già visto da qualche parte, mentre l’altro aveva i capelli rossi e una macchia di sporco sul naso.
«Qualcuno ha visto un rospo?» disse Hermione in tono autoritario.
«Neville ha perso il suo» aggiunse Emma, che ora aveva notato, come anche l’amica, che quello coi capelli rossi aveva in mano la bacchetta magica.
«Gli abbiamo già detto che non lo abbiamo visto» disse il ragazzo con i capelli rossi, ma Hermione non lo stava più ascoltando.
«State facendo una magia? Vediamo!»
Emma venne tirata a sedere da Hermione, mentre il ragazzo stava lì, tra il sorpreso e il confuso. «Ehm... va bene»
Si schiarì la gola.
«Per il sole splendente, per il fior di corallo stupido topo, diventa giallo!»
Agitò la bacchetta ma non accadde nulla. Il topo era sempre grigio e continuava imperterrito a dormire.
«Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?» chiese Hermione. «Comunque, non funziona molto bene, o sbaglio? Io ho provato a fare alcuni incantesimi semplici semplici e mi sono riusciti tutti. Nella mia famiglia, nessuno ha poteri magici; è stata una vera sorpresa quando ho ricevuto la lettera, ma mi ha fatto un tale piacere, naturalmente, voglio dire, è la migliore scuola di magia che esista, ho sentito dire... Ho imparato a memoria tutti i libri di testo, naturalmente, spero proprio che basti... E… a proposito, io mi chiamo Hermione Granger, e voi?»
Tutto questo l'aveva detto quasi senza riprendere fiato. Emma pregò in silenzio che non si sarebbe comportata da “Sottutto”.
«Io sono Ron Weasley» bofonchiò il rosso.
«Harry Potter» si presentò il ragazzo con i capelli neri.
«Davvero?» disse Hermione. «So tutto di te, naturalmente... ho comperato alcuni libri facoltativi, come letture preparatorie, e ho visto che sei citato in Storia moderna della magia, in Ascesa e declino delle Arti Oscure e anche in Grandi eventi magici del Ventesimo Secolo»
«Sul serio?» chiese Harry tutto confuso.
«Ma santo cielo, non lo sapevi? Io, se fossi in te, avrei cercato di sapere tutto il possibile» disse Hermione. «Sapete in quale casa andrete? Io spero di essere a Grifondoro; sembra di gran lunga la migliore; ho sentito dire che c'è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male... Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E voi due fareste bene a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati»
Hermione si alzò e uscì dallo scompartimento con un Neville molto confuso. Probabilmente si accorse che Emma non la stava seguendo, perché si voltò e chiese: «Tu non vieni Emma?»
Emma sfilò una figurina dalla tasca «Vi raggiungo tra un attimo. Te l’avevo detto che volevo scambiare Agrippa» si giustificò dopo. Hermione sospirò e sparì chiudendosi alle spalle la porta dello scompartimento.
Emma sospirò, con un sorrisetto. «Scusatela. È simpatica se la conosci bene, ma all’inizio può sembrare un po’… fastidiosa. In ogni caso io mi chiamo Emma Riley»
Notò che Ron stava guardando la sua figurina di Agrippa.
«Con cosa sei disposta a scambiarla?» le domandò.
Emma ridacchiò «Soltanto con Morgana».
Vide lo sguardo di Ron illuminarsi, mentre, in maniera decisamente goffa, sfilava dalla tasca una figurina.
«Ce l’ho» esclamò, porgendo la carta ad Emma.
«Affare fatto, allora» sorrise Emma, scambiando Agrippa con Morgana.
«Ora ti manca solo Tolomeo» disse Harry. Emma incrociò il suo sguardo e le venne in mente una cosa.
«Ecco dove ti avevo già visto!» esclamò Emma «Ci siamo incrociati da Madama McClan. E da Olivander il tuo amico ha tentato di investirmi»
Harry sembrò ricordarsene, perché disse: «Ah, già! Scusa ancora per Hagrid»
«Non fa nulla!» rispose Emma, con un sorriso. «Meglio che vada, ci vediamo a scuola»
Emma uscì dallo scompartimento salutandoli con la mano, poi partì alla ricerca di Hermione e Neville. Una volta che li ebbe trovati erano veramente abbattuti.
«Non l’avete trovato, vero?» domandò, notando che Neville ora stava davvero per piangere.
«No» rispose Hermione, sedendosi nel loro scompartimento «L’abbiamo cercato ovunque»
Hermione disse «Vado nella cabina della motrice. Chiedo tra quanto arriveremo» e uscì.
Emma si accomodò, mentre Daphne le si accoccolava sulle gambe e si lasciava accarezzare.
«Mi dispiace Neville» disse Emma, sentendosi un po’ in colpa per non averli aiutati «Mi dispiace. Avrei dovuto darvi una mano»
«Stai tranquilla» disse Neville con voce strozzata «Lo troverò… almeno spero»
Emma guardò Daphne e passò circa dieci minuti a giocare con lei, quando Hermione tornò annunciando che sarebbero arrivati in poco tempo.
Non passo neanche un secondo, che dal corridoio si sentì un urlo, seguito da un tonfo.
Emma incrociò lo sguardo di Hermione e uscirono correndo dallo scompartimento. Non fu difficile capire da dove provenisse, perché per strada incrociarono il ragazzo pallido che avevano visto da Madama McClan con altri due che fuggivano a gambe levate dallo scompartimento di Harry e Ron.
Corsero all’interno ed Hermione chiese: «Che cosa diavolo è successo, qui?», guardando tutti i dolci per terra e Ron che raccoglieva il topo grigio per la coda.
«Penso che me l'hanno ammazzato» disse Ron a Harry. Poi lo guardò più da vicino. «No… è incredibile... si è addormentato ancora!»
E difatti, era proprio così.
«Conoscevate già quel tizio?» domandò Emma, accennando alla porta dello scompartimento.
Harry le raccontò del loro incontro a Diagon Alley. Le disse che si chiamava Draco Malfoy e che già lì aveva capito che non era una brava persona.
«Ho sentito dire della sua famiglia» disse Ron cupo. «Sono stati tra i primi a tornare dalla nostra parte dopo che Tu-Sai-Chi è scomparso».
Emma annuì. «È verissimo. I miei genitori hanno aiutato a occuparsi del caso. Dissero che erano stati stregati. I miei non ci credono. Dicono che al padre di Malfoy non serviva una scusa per passare dalla Parte Oscura»
Ron si rivolse a Hermione: «Possiamo esserti utili in qualcosa?»
«Dovete sbrigarvi a vestirvi; vengo dalla cabina della motrice e il macchinista mi ha detto che siamo quasi arrivati. Non avete mica fatto a botte? Sareste nei guai prima ancora di arrivare!»
«È stato Crosta, non noi» disse Ron guardandola storto. «Vi spiacerebbe uscire mentre ci cambiamo?»
«Va bene... Sono venuta qui soltanto perché là fuori c'è gente che si comporta in un modo molto infantile, e corre su e giù per i corridoi» disse Hermione con voce altezzosa. «A proposito, hai il naso sporco, lo sapevi?»
Emma ed Hermione tornarono nel loro scompartimento. Emma guardò fuori dal finestrino. Stava calando la sera. Le montagne e le foreste si stagliavano contro un cielo violaceo. Sembrò che il treno rallentasse.
Una voce risuonò per tutto il treno: «Tra cinque minuti arriveremo a Hogwarts. Siete pregati di lasciare il bagaglio sul treno; verrà portato negli edifici della scuola separatamente»
Si sentì lo stomaco chiuso per l’emozione. Chiuse Daphne nel trasportino e, con Hermione e Neville, si unì alla calca che affollava il corridoio.
Dopo aver rallentato, infine il treno si fermò. La gente procedette a spintoni verso lo sportello e poi scese sul marciapiedi stretto e buio. Emma rabbrividì all'aria gelida della notte. Emma si era trovata, in un attimo, accanto ad Harry e Ron e li salutò allegramente. Poi, sopra le teste degli studenti, si accese una luce, ed Emma udì una voce profonda e potente: «Primo anno! Primo anno da questa parte! Tutto bene, Harry?»
Il faccione peloso del gigante che avevano visto a Diagon Alley sorrideva radioso sopra il mare di teste.
«Quindi lui è Hagrid» disse Emma ed Harry annuì.
‘Coraggio, seguitemi... C'è qualcun altro del primo anno? E ora attenti a dove mettete i piedi. Quelli del primo anno mi seguano!’ Scivolando e incespicando, seguirono Hagrid giù per quello che sembrava un sentiero ripido e stretto. Da entrambi i lati il buio era così fitto che Emma pensò che il sentiero fosse fiancheggiato da folti alberi. Nessuno aveva molta voglia di parlare. Neville, che ancora non aveva ritrovato il suo rospo, tirò su col naso un paio di volte.
«Fra un attimo: prima vista panoramica di Hogwarts!» annunciò Hagrid parlando da sopra la spalla, «ecco, dopo questa curva!»
Ci fu un coro di «Ohhhh!»
Lo stretto sentiero si era spalancato all'improvviso sul bordo di un grande lago nero. Appollaiato in cima a un'alta montagna sullo sfondo, con le finestre illuminate che brillavano contro il cielo pieno di stelle, si stagliava un grande castello con molte torri e torrette.
«Non più di quattro per battello» avvertì Hagrid indicando una flotta di piccole imbarcazioni in acqua, vicino alla riva. Emma ed Hermione salirono su una barca con Harry e Ron.
«Tutti a bordo?» gridò Hagrid che aveva un'imbarcazione tutta per sè. «Bene... Si parte!»
E le barchette si staccarono dalla riva, scivolando sul lago liscio come vetro. Tutti tacevano, lo sguardo fisso sul grande castello che li sovrastava. Torreggiava su di loro, man mano che si avvicinavano alla rupe su cui era arroccato.
«Giù la testa!» gridò Hagrid quando le prime barche raggiunsero la scogliera; i ragazzi obbedirono e i battelli li trasportarono attraverso una cortina d'edera che nascondeva una grande apertura sul davanti della scogliera stessa. Poi attraversarono un lungo tunnel buio, che sembrava portare dritto sotto il castello, e infine raggiunsero una sorta di porto sotterraneo dove si arrampicarono tra scogli e sassi.
«Ehi, tu! tuo questo rospo?» fece Hagrid che stava controllando le barche via via che i ragazzi scendevano.
«Oscar!» gridò Neville al settimo cielo tendendo le mani. Poi si arrampicarono lungo un passaggio nella roccia, preceduti dalla lampada di Hagrid, e finalmente emersero sull'erba morbida e umida, proprio all'ombra del castello.
Salirono la scalinata di pietra e si affollarono davanti all'immenso portone di quercia.
«Ci siamo tutti? E tu, ce l'hai ancora il tuo rospo?» Hagrid alzò il pugno gigantesco e bussò tre volte.


Angolo dell'autrice!  (sono ancora qui OwO)
Ciao persone che stanno leggendo questo capitolo e sono arrivati qui sperando che io abbia notizie del tipo "Il 20 pubblico il nuovo capitolo".
Purtroppo non sarà così. Ho appena iniziato il liceo, percui devo stare molto attenta e impegnarmi nello studio. Questo vuol dire che avrò meno tempo per scrivere e potrei lasciavi senza aggiornamenti fino ad ottobre. Cercherò comunque di sfruttare il mio tempo libero al meglio.
Ora vi faccio una domanda: in che casata pensate verrà smistata Emma? E vi lascio col dubbio.
Detto questo vado.
Ciaux

∼Alix
   
 
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