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Autore: queenjane    25/09/2018    1 recensioni
Uno spin off di "Phoenix", "Once and again" et alia, ormai.. Le imprese di Catherine e Alexis Romanov al quartiere generale, la Stavka a Mogilev, durante la grande guerra, corre l'anno 1915."... Il quartiere generale.
Rumori e segretezza... E tanto lo zarevic, il diletto e viziato erede al trono dormiva, un dolce peso morto contro le mie gambe, incurante di tutto, una mano tra le mie. Rilassato, in quiete, una volta tanto, che si agitava anche nel sonno.
“ Cat”, aveva mormorato il nomignolo, Cat per Catherine... Un sospiro ... Il mio.
Che sarebbe successo? Quanto avremmo passato?
Era testardo e viziato, mi esasperava e divertiva come mai nessuno.
Un soldato in fieri.
Un monello.
Amato.
Il mio fratellino."..since he was never alone, his family was always there for him the whole time :.. you're never alone, my little Prince, my soldier, my Alexei ..Your Cat .. I love You forever, I'll lack You for always
Un portentoso WHAT IF, Alternative U.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“Mi diverto di più con te” enunciò lo zarevic, mentre scartabellava le foto dell’album. Lui e Andres con le canne da pesca e un bottino di due pesci, che faceva il bagno nel fiume, con un pallone da rugby tra le mani, le guance rosse e gli occhi accesi, in uniforme, che studiava, nell’atto di dire qualcosa a Cat. Cat che odiava le foto e soprassedeva per lui, eccola in bianco e grigio, un momento ancorato.. foto non ufficiali, scatti di vita, di una risata, una passeggiata, una torta, frammenti che componevano un ricco insieme..  
“Grazie, però devi cercare di stare con i ragazzi della tua età, sono così noiosi i cadetti quando vai a casa o i figli di Botkin.. giocate alla guerra, o che..”
“Troppa deferenza, Andres, e poi ..sei forte”
“Mica posso fare la lotta con te, Zarevic, sono troppo cresciuto”
“No..”Chiuse l’album fotografico con uno schiocco, “Ma  ci sai fare con i ragazzi, mi hai insegnato a tirare di boxe e ..giocare a calcio, pescare e nuotare, sai un sacco di cose”
“Ci provo”Andres congiunse le dita dietro la nuca, sospirando. “Per i miei cinque nipoti sono un bravo zio..Dicono loro, e sono cose che farebbe tuo padre, se non fosse lo zar, lo sai”  Alexei osservò la piccola smorfia del suo amico, il gesto di aprire il medaglione e contemplare una ciocca scura, racchiusa tra quelle valve. Stava pensando a Xavier, il figlio che aveva avuto da Isabel, sua prima moglie, nato troppo presto e morto dopo una settimana. Da un lato la notizia della gravidanza di Catherine lo aveva riempito di una gioia profonda, dall’altro era ritornata una quieta malinconia, quello che poteva essere e non era stato, l’eco di quei giorni lontani, di quella sofferenza forse sarebbe finito solo con la sua morte. E si sentiva di nuovo giovane, potente, era bastato tanto poco a fecondarla. E sarebbe bastato tanto poco, una complicanza del parto per farla morire e sarebbe stata sua la colpa, aveva resistito alla peggio, una volta, non poteva succedere qualcosa anche a lei. La amava, con il senno degli anni maturi, la frenesia della sua gioventù ormai passata, era tutto, era nulla, era Catherine, l’amazzone, la rompiscatole, il suo tesoro, il segreto dello zar. Zar che era il suo vero padre, sorella di quell’amato e viziato ragazzino che faceva vibrare il mondo con la sua magia, cui voleva bene a prescindere, un lottatore nato. Gli ricordava Xavier, solo la morte lo aveva sconfitto, suo figlio entrava nelle sue mani spalancate, tanto era minuto, le sue ciglia una spolverata di oro scuro, era minuto e perfetto. Gli somigliava e tanto..
Xavier .. represse di mormorarlo. NO. Il figlio che avrebbe avuto da Catherine si sarebbe chiamato Felipe..una bimba Marianna, come sua sorella, o Sofia, come sua madre. Sophie ..la principessa delle assenze.
“Sei bravo, Andres, davvero”
Omise il gesto, non aveva voglia di rispondere a eventuali domande del principe ereditario, si alzò in piedi e gli appoggiò la mano sulla spalla “E sei bravo pure tu, zarevic, sempre”
“Lo puoi fare, se vuoi vedere la foto, non ti chiedo nulla” che la sua curiosità era leggendaria, ardua da smorzare, tuttavia capiva quando non era il caso.
“Ah.. Lascia stare, non ha importanza. E non chiedere a Catherine, ti risponderebbe e intanto per lei sarebbe un dolore, per piacere..”incassò la lingua tra  i denti, sei nipoti Fuentes, cinque della marchesa Cepeuda, la bella Marianna dalle  verdi iridi, varie ipotesi, alcune complicate, ve ne era una ben semplice che lo rattristava. Ha avuto un figlio ed è morto, fine, di Isabel ha sempre parlato al passato, era una persona buona..mi disse così, tralasciando che ha sposato Cat in chiesa, se hai divorziato non credo si possa fare.
Sulla rosa che aveva tatuata sul braccio era scritto Xavier 1901, in caratteri nitidi e curati, piccoli per un piccolo principe.
“Va bene. Cambiamo argomento. Ora che Sturmer è caduto, ed hanno nominato Trepov, a Pietrogrado procede meglio” una smorfia, una chiosa “Che prima era San Pietroburgo, alias Piter, molto più carino.. ma che vuoi era troppo tedesco”
“Insomma, Zarevic, è abbastanza caotico” Trepov aveva chiesto allo Zar, interpretando un comune sentire, di far dimettere il ministro degli  interni Propotov, di scarsa efficienza e spaventosa corruzione.
I prezzi del cibo erano triplicati, il mercato nero fioriva, i ministri del governo imperiale si alternavano in un continuo carosello, dall’agosto del 1915 fino al dicembre 1916 vi furono quattro diversi primi ministri, cinque all’interno, quattro al dicastero dell’agricoltura e tre in quello della guerra.
Propotov, che era un sodomita e uno squilibrato con mistiche visioni,la Madonna gli appariva alla sera, infatti, suo unico merito era venerare Rasputin, era al ministero dell’interno, cui facevano riferimento la polizia ufficiale e quella segreta, la Ocharana.
A quel punto, il principe Rostov- Raulov, zio di Catherine, aveva fatto sparire gli incartamenti di Cassiopeia 130, onde non risalire alla sua vera identità, vi erano illazioni  o sospetti, non venne fuori, per maggiore sicurezza era stato detto che l’agente era disperso dall’estate del 1916, lui, Andres, era solo una generica F.
Lo zar era d’accordo, in principio, con Trepov, ma Alessandra non ne voleva sapere, così che vi era un increscioso impasse. Alix non voleva saperne di allontanare Rasputin, che pareva avvertire che i suoi giorni erano ormai contati, se perdeva la protezione della zarina era finita.  E minacce, complotti, la stessa imperatrice madre suggeriva di allontanare Alessandra, spedirla in convento, in Crimea, ovunque, come di togliere il siberiano dai piedi..
“Zarevic, ti va un thè? Rimuginare serve a ben poco, teniamoci occupati”
“D’accordo, sai fare tante cose tu. Chi ti ha insegnato a cucinare?”
“Un poco in qua.. un poco in là, a furia di essere sempre in giro. Soprattutto è merito o colpa della leonessa di Ahumada”
“La leonessa di Ahumada?? Chi è”
“E dai che la conosci, almeno di vista. Vediamo se indovini.. è mora, con gli occhi verdi, una calamità che mi è capitata, sostieni”
“Tua sorella?La marchesa?” basito.
“Bravissimo, Marianna Sofia Fuentes, maritata Cepeuda.. Che ti prende per sfinimento, dura come una selce..E di una scommessa persa”
“Racconta. SUBITO”
“E certo” smosse le mani divertito, dopo il racconto“ Ma Cat è Cat, lo sai, comunque,  la vostra mamma non le diceva nulla a ...”
“Ciao, ragazzi!!Intervenni prima che lo zarevic chiedesse in dettaglio della principessa madre, Sofia. Ero rimasta in ascolto sulla soglia ed erano così presi che non mi avevano rilevato “Catherine!!Sai di vento e di neve,”Mi premette il viso sul maglione, nemmeno non mi vedesse da un anno, invece che dal giorno avanti, mi prese il braccio.
“Hola, hombres!!Hi, men” Tradussi, a suo beneficio. Poi”Comunque, non è solo tremenda, ha anche un grande coraggio.. “
“O poco senso del limite, ti riferisci alla volta che sgusciò a cercare un gruppetto che si era perso nei valichi, rischiando l’assideramento?”
“Sì.. Decidi tu. Che se non sbaglio ti buttasti in mezzo ad una arena del salvare un torero”Alessio rise di quel piccolo battibecco, immaginò la scena.
“Come un gladiatore..”
“Già, ci prendiamo questo tè?” Attento, sensibile, Andres evitò un argomento delicato, non aveva voglia di parlare di sua madre.



“.. O è orgoglio o è umiltà, arrangiarsi da soli, non dipendere da nessuno, quale delle due?”Mi chiese quando lo riaccompagnavo da noi, Andres era a un passo di distanza, lo zar aveva acconsentito a lasciarlo anche quella sera, era snervato per la situazione della guerra e Alessio percepiva tutto il suo nervosismo, preferiva che rimanesse tranquillo.
 “Dipende dalla persona, Aleksej”Gli serrai la mano, spiazzata.
“Indipendenza, Cat. “Rise e scappò avanti, leggero come un fiocco di neve, che aveva cominciato a cadere. “Prendimi” lo agguantai dopo dieci metri, poi scattai io, arrivando correndo fino all’ingresso, poi, girati, e mi colpì con una palla di neve sulla spalla, lo presi a mia volta, mi faceva sorridere.  Come no. Mi serrò la vita con un braccio, lo portai dentro, annottando che era sporco di fango  e neve.
“Ora ti fai il bagno”
“NO” ripetuto due volte. “NO, no” cocciuto. “Non voglio”per poco non disse non vojo come quando era piccolo
“Alessio” ricordando che era aiutato, per evitare che scivolasse, si facesse male, la crisi di Spala era sempre un duro monito. “Ti aiutiamo noi.. Niente marinai, va bene, e guardati, tremi per il freddo, hai le mani gelate e i piedi ..” brontolò uffa e non voglio per tutto il tempo, come un ragazzo di 12 anni, che preferisce stare sporco, a preparare la vasca avevo mandato mio marito, come a lavarlo, tranne che mi chiamarono dopo poco. “Mi ha schizzato dalla testa ai piedi, il monello.. Catherine, pensaci tu..” e l’acqua pioveva da ogni dove, ci schizzava seduto, senza muoversi. “Stai di vedetta, va” brontolai, mentre lo lavavo e insaponavo, passando poi un telo asciutto, era in piedi, un braccio sul mio collo, lo tenevo senza fallo, per non farlo scivolare, lo passai ad Andres per il passaggio successivo, non volevo inciampare né sforzare i muscoli dell’addome. Era tenero, solenne, un tesoro. .Poi gli misi la camicia da notte, erano solo le sette di sera e tanto era stanco, gli raccontai un paio di storie, spilluzzicò qualcosa,  e alle otto dormiva, le mani cacciate sotto le mie ascelle, i piedi tra i miei polpacci. la mattina si svegliò tardi, alle dieci, tacendo che verso le due e le sei mi aveva chiamato per farsi accompagnare in bagno, preferivo quello a mettergli il pannolino, secondo altrui uso, stava bene, perchè mortificarlo con quella che per lui era una umiliazione. 
“Cat”
“Alexei.. ora sei tranquillo.. vedo..”
“Che ho perso..”
“Nulla.. è domenica”
“La messa.. “
“Sei a tempo.. tesoro, vuoi un poco di caffè..”
“ Un goccio affogato nel latte, va bene”
“Niente battute sui gatti” mi strofinò il viso contro il collo, lo serrai per un momento”Con un paio di brioche” che il suo stomaco gorgogliò, glorioso annunciando che voleva mangiare
“ Se hai fame..”
“Ho fame.. “ mi poggiò la testa sul seno, gli accarezzai i capelli, era la sua pausa prima di affrontare il giorno.
“Ieri hai detto che Cat è Cat…cioè?”
“Sei tu, nel bene e nel male, Cat, troppo particolare..”
“Ah..che nel mio genere sono unica..”
“Pure troppo”
Aleksey Nicolaevich!!” divertita, sorridente “Alzati, prima che ti mangi!!”
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine” “.. in quel mese  di dicembre 1916 provarono in molti a convincere mia madre ad allontanare Rasputin. Alessandro Mihalovic Romanov, il marito di mia zia Xenia, chiese un privato colloquio a Papa  e venne ricevuto da entrambi, gli chiese quanto sopra e Mamma lo interruppe. Idem per la principessa Palej o la granduchessa Vittoria Melita, la moglie di Cirillo, a prescindere che non la poteva vedere per i loro trascorsi, il divorzio dallo zio Ernie, suo primo marito, oltre che le successive nozze con Cirillo. Ma il colloquio più straziante è stato con mia zia Ella, era venuta apposta dal suo convento di Mosca, dove si era ritirata dopo la morte del marito, dedicandosi alle opere buone e alla preghiera. Doveva rimanere qualche giorno. Il loro affetto era grande, è stato al matrimonio di lei che i miei genitori si sono incontrati, a casa di lei che Mamma ha soggiornato per la prima volta in Russia, l’ha sempre amata, consigliata, aiutata.  Appena giunta a Carskoe, nella mauve room, ha affrontato il discorso, chiedendole di allontanare R., per il bene della Russia e della famiglia. L’ha interrotta subito, chiedendole di non insistere in quei discorsi, che erano solo calunnie. Ha insistito e Lei le ha detto di finirla, un ordine tassativo “E’ inutile che sia venuta allora” “Sì..””Avrei fatto meglio a non venire..” “Sì..” è andata via alcune ore dopo, l’abbiamo scortata alla stazione, comprendendo che qualcosa si era rotto per sempre tra  loro..”


Le due sorelle non si sarebbero più incontrate.


Ancora” ..la  bella notizia di quel mese fu l’annuncio ufficiale della tua gravidanza, che bello, anche ora ne rido, io lo sapevo dal principio, che mi avevi chiesto di insegnarti a fare due scarpine da neonato.. E nulla, ti avevo spiegato a voce, dato un foglio riepilogativo e tanto.. Non era nelle tue specifiche competenze, ma andava bene uguale. In ogni caso, nei primi giorni di dicembre Papa e Alessio vennero per qualche giorno e LUI ce la servì all’ora del thè serale, io nascosi il sorriso dentro la tazza, discreta e ironica. Mamma rise e scosse la testa, fece portare dello champagne. Che se ne era accorta alla cena per l’onomastico, ti sventagliavi, per i profumi, annoverò che eri tra le poche fortunate che non soffriva di troppi problemi digestivi e nausee. Altra cosa che la rallegrò fu apprendere che ad Ahumada era stato costruito un ospedale, intitolato alla “Emperatriz Alejandra”, inaugurato alla presenza della regina Ena di Spagna, che le mandò una missiva affettuosa per corriere diplomatico. Fuentes padre era stato di parola, celere, abile e svelto. Il reparto pediatrico era intitolato a Xavier Fuentes…Ed ho pianto per quel bambino, la sua piccola vita è stata quella di un angelo, di una speranza, perdona la retorica Cat..”


“.. non per intenti celebrativi del nostro nome, solo per ricordare un bambino che c’è stato e non è più, ovvero il nostro primo nipote, figlio di Andres Fuentes, vissuto e morto nel giro di una settimana, nel 1901, Xavier dei Fuentes”la regina Ena mandò il discorso inaugurale, spagnolo con la traduzione inglese, Alessandra lo scorse il giorno dopo, contenta di non averlo letto con suo figlio presente.
Quella era stata la tragedia di Andres Fuentes, l’eroe di Calle Mayor, il picador senza paura, il principe occidentale, il generale dei leggendari dragoni spagnoli, il cavaliere dagli occhi verdi.
Le venne da deglutire a vuoto, peggio che avere un figlio malato è sopravvivergli. E non avresti pensato a nulla, lui era una persona allegra, carismatica, con un grande valore, sicuro di sé fino all’eccesso. Se lo avesse letto, si sarebbe rattristata e, innegabilmente, lo Zarevic le avrebbe chiesto il motivo, era cresciuto davvero molto, era sempre più sensibile e posato, che non si accontentava più di balle o facili distrazioni. Anche se viveva ora per ora con l’ansia costante dell’emofilia, non riusciva a immaginare la sua vita senza di lui, cento volte lo avrebbe fatto nascere, senza nessun rimpianto.
“Tu lo sapevi. Olga? ” ormai si era rassegnata a quella confidenza, la loro confidenza inossidabile, sempre presente. 
Un destino, una linea di confine.
“Sì. “Un soffio. “ Me ne ha accennato, prima del matrimonio. Che le avevo chiesto perché Andres se ne fosse andato così giovane, un ragazzo di 18 anni. “Come aveva fatto lei, Catherine, dopo la vedovanza, contando appena 19 anni “Ha risposto che aveva avuto un dolore troppo grande e che la sua casa era troppo piccola. E che sperava di renderlo sereno. Non è sempre una superficiale, fa finta di esserlo, Mamma, a modo suo è una persona sensibile. ” (Abbastanza, Olga.. abbastanza)
“Speriamo che vada bene, entrambi se lo meritano” per una volta, le venne in mente che le allegrie, la sicurezza granitica, che a volte rasentava l’arroganza,  le smaglianti apparenze di Catherine nascondessero dei grandi dolori, da occultare al resto del mondo. Come Ella Raulov. Poi “E Catherine ha una grande fortuna, un’amica come te, è ben raro nella vita trovarne”

..me ne sono andato perché il mio dolore era troppo grande, e la mia casa troppo piccola, Alessio. Mio figlio era minuscolo e perfetto.. Un principe combattente, un Fuentes..che non mollava, solo la morte lo ha sconfitto. E io sono rimasto solo. 


Quando Andres seppe di come era intitolato il reparto, tirò una manata all’architrave della porta, così forte che rimase il segno nel legno. “Non ne aveva diritto, che c’incastra mio figlio.. Il mio primogenito”neanche badava al dolore, tanto era su di giri. Il suo primogenito, vero, che aveva amato, un lottatore, fosse stato meno prematuro sarebbe sopravissuto e la  vita sarebbe stata ben diversa.
A quel giro litigammo come due dementi.



“Ha più buonsenso lo zarevic di tuo marito..”disse mio zio verso le due meno venti, rispettavo la consegna, piuttosto che giungere in ritardo anticipavo.
“E’ schizzato subito a cercarti,il cretino di Andres, mentre lui ha detto che se doveva stare con voi per la giornata, aveva poco senso che ricomparisse dopo dieci minuti.  Rilevando che quando ti fossi calmata, saresti tornata. Così me lo sono portato dietro al mio studio..”R-R versione balia era una comica, annotai tra me. Poteva definire Aleksey viziato, ansioso e petulante, e, in fondo, gli voleva bene“Ora è di là..Solo, sei calma, non ti scatteranno i nervi con lo zarevic, le scenate lo indispongono”Ansioso
“Appunto per non farmeli saltare sono uscita a cavallo, e prima ancora sono tornata che si era agitato”
“Idiota, hai fatto dei numeri .. Prega di non sentirti male, di non abortire, che non voglio dovere consolare quel ragazzino se ti succede qualcosa..Dopo avere strozzato tuo marito. Coraggio o senso del limite..Tu mai, come tua madre e i suoi casini, quelli che le capitano e quelli che combina, da sempre, come Marianna de Cepeuda, tre matte in giro, Dio mi scampi e liberi da voi, come lo zarevic. Che, tanto per dire, è stato ben zitto, ha chiesto solo di poter mangiare qualcosa. E ha capito che eri nera, solo perché gli vuoi bene non sei schizzata via”duro " Catherine, quel bambino ti adora" 
“Gli avrei spaccato qualcosa in testa..ad Andres ”
“Lui non è Raulov..” Un sussurro
“Se si comporta come lui ho qualche pregiudizio.. Basta, non voglio discutere oltre, che la questione è tra me e Andres”Imponendomelo “E meno male che la maggior parte del litigio era in spagnolo, che non capisce..” “ E tu sì. Avete sentito tutto?.” ”Abbastanza..” “Zio, io sto con lo zarevic, avvisa Andres, prima che ammattisca del tutto a cercarmi. Ci troviamo a casa, tra qualche ora, sperando di essere più tranquilli!”

“Ciao, che fai?”
“Studio.. O ci provo. “Posò il libro sul tavolo di legno intarsiato, lo studio di R- R era arredato con mobili di pregio, mappe alle parerti e volumi rilegati, di squisita fattura. Si alzò in piedi e mi prese una mano, osservando che era fredda, me la scaldò, gesti rovesciati di quello che facevo io con lui.
“Eri arrabbiatissima” “ Sì Alessio, e non ero arrabbiata con te,  sono uscita per calmarmi. “
Non mi volevi..”
“Zarevic, ero fuori di me. Avrei rischiato di aprire bocca e dire cose che non pensavo..scusami per tutto, ma sono qui, ho rispettato l’orario” “Cioè, ti fa arrabbiare qualcuno e te la prendi con qualcun altro..Molto maturo e poi il bambino sono io, come al solito” Mi strappò il primo sorriso della giornata. “E hai evitato.. Sparendo per ore.” Mi hai fatto preoccupare era sottointeso, pure.. “A volte ti arrabbi anche tu, e se qualcuno ti sta troppo addosso che fai..” “Scatto.. Quella volta della nonna, mi hai fatto calmare e poi.. Sapevo che eri lì, ma se mi facevi tante domande avrei fatto una bizza..E sapevo che tornavi, me lo avevi detto” Non insistetti oltre, ci eravamo intesi, pure aveva bisogno di essere rassicurato.  Dio, come mi aveva stretto quella mattina..Mi appoggiò il viso contro il plesso solare, gli circondai la schiena con le braccia, dandogli un bacio sulle mani. “E te ne vai, poi?”la sua paura”Senza dirmi nulla” “No, Zarevic, te lo già detto, non capiterà più che scompaia all’improvviso per un ghiribizzo”
“Veramente è la prima, che lo dici a voce alta” Vero..  “Non sei tornata solo perché era un ordine” scrollai la testa “Ti ho fatto preoccupare a sufficienza, ci mancava solo che arrivassi in ritardo” tralasciando che potevo essere caduta, avere battuto una testata
“E’ che.. una volta Andres mi ha detto che la sua casa era troppo piccola e il suo dolore troppo grande e se ne è andato. Te lo hai già fatto. Non era un ghiribizzo, come osservi. Era per i figli, Xavier.. Ma i tuoi bambini.. Cat, mica vai via di nuovo??” lo spagnolo non lo capiva?dicevamo, oppure era inglese o RUSSO quando ci eravamo presi a metaforiche coltellate?
“Non me ne vado più Alessio.. Però.. Andiamo con ordine, zarevic. Ad Ahumada hanno aperto un ospedale intitolato “Emperatriz Alejandra”, come la tua mamma, e un reparto si chiama “Xavier Fuentes”, in onore e memoria di un bambino morto troppo presto, cioè il figlio di Andres.. Lui se ne è andato quando era un ragazzo per non impazzire per il dolore..E ne parla poco e mal volentieri, è una ferita ancora aperta..”Semplici sillabe, era teso, attento, in ascolto “Ed è bastato questo per farlo scattare..E tu?Figli ..”allibito, addolorato ”Ero incinta e li ho persi.. la seconda volta è stato quando mi hanno detto che era morto Luois. Anche io me ne sono andata per non impazzire, o almeno ero convinta di questo” una lacrima scivolò solitaria sulla guancia, me la asciugò con un bacio “Invece sei tornata. Hai me, hai Olga e le mie sorelle. Tua madre ti vuole bene, come Sasha.. E Andres ti adora, la risolverete” Sorrise per infondermi coraggio, un dono, come l’aver appreso che mi fidavo, davvero e sul serio di lui, che non eravamo complici solo nelle scemenze. “E i gemelli..” “Scherzaci, un precedente vi è..Sul serio” “Poi ti proteggo IO. Che precedente?” “I figli di Felipe  de Moguer…erano due” “Moguer..??” “Il nome spagnolo..” e passammo ad altro, alle sei lo salutai, o provai, speravo che Andres fosse ritornato e quella la dovevo affrontare senza distrazioni. “Domani ci sei?” “Sì. E il giorno dopo e quello dopo ancora, va bene?”
“Sicura, davvero?” “Sì, zarevic” “ A domani, Cat”Mi strinse per un momento e lo sollevai, se non mi era venuto un accidente a cavalcare come un demonio lo potevo pure prendere in braccio. “Finalmente.. Era da tanto che non lo facevi più” “Allora per questo sei ancora d’accordo? Poi non ti lamentare se ti tratto come un bimbo piccolo”ironica e tenera  “Mi vizi, è diverso” l’ultima parola, la sua, come il sorriso, gli tirai un colpo scherzoso sui fianchi “A domani, tesoro”Un cenno. La violenza. Della guerra e degli abbandoni, mi aveva visto fuori di me e ora mi si era attaccato alle gambe, lo avevo già lasciato tante volte. Quella no..  Non si voleva staccare, cercare un contatto .. NO. Inespresso e per questo non meno violento, mi aveva descritto le scena con la zarina madre, un litigio portentoso e aveva assistito, in modo indiretto al mio con Andres, apprendendo come riuscissimo ad andare fuori controllo e ci amavamo, io e Fuentes. E te ne vai, senza dirmi nulla, le sue parole, la sua paura, lui che non aveva timore di nulla, quanto gli costava. E si fidava di me, in modo completo, totale. “Anzi, resto ancora un poco, ti va?”Nessuna scusa verbale, lo serrai a caso. “Sì, grazie. Però non litigate di nuovo?” “Sa dove sono e che ci troviamo a casa” “Se non volevi non ti facevi trovare” “Probabile, zarevic” “Definirvi complicati ed infantili è banale, e tanto non mi rispondi, sorridi e basta “ ”SST, sei troppo saggio, zarevic” “Ho fame e prendimi in braccio” “Le due cose sono legate, presumo, vieni qui” “Non mi prendere in giro, dai ti prego” Vezzoso, sollevando un sopracciglio “Prevedo che sarai un grande rubacuori, Alexei, ci rigiri TUTTI” Rise, serrando il viso contro il mio collo. “Sì e no. Ti voglio tanto bene, Cat” “Colpita e affondata” tacqui un istante“ Alexius vir est..” “ E ora che hai detto? Cat, spiegami ..”  “Alessio è un eroe, in latino, davvero.. Vir, un termine che indicava l’uomo come forte e valoroso, la derivazione latina del greco eroe”, mi scrutò da sotto in su, le iridi azzurre e perplesse “Se è una battuta, non la capisco” Invece era un vero uomo, un eroe. “Lascia perdere, va bene, Cat..” me lo allacciai contro il busto, morbida. “Ti voglio bene Zarevic, ricordatelo sempre, sono sempre io, nonostante errori e arrabbiature”  Mugugnò un sì, mi si rannicchiò addosso, mi aveva amato quando ero cupa, fuori e dentro di me, con la tipica ostinazione dei bambini, si meritava più di ogni altra persona di non subire i miei malumori e crisi di nervi. Gli baciai il polso, annoverando divertita che batteva un poco più forte“Come si dice cavaliere in spagnolo?” “Cabellero” “Hai presente del cavaliere che mi dici, quello che beve qualche sorso di vino e ha baciato delle belle ragazze?” Annuii “ Io sono come il cavaliere” Mi raccontò che aveva preso qualche sorso di vino di contrabbando, e che aveva baciato Alexandra, la nipote di una dama di corte della zarina, doveva essere sulla guancia, invece lei aveva voltato la testa e le labbra si erano incontrate, un lieve sfiorarsi, delicato come una brezza estiva. Lei era molto carina, occhi scuri e capelli biondi, snella e ben proporzionata, aveva due anni più di lui, l’incidente era stato accolto da affettuose prese di giro dei presenti. Diventò rosso come un pomodoro virando quindi al mattone quando sancii che il cavaliere era lui. “Sei andato su Castore, qualche sorso di vino te lo sei ben bevuto, la ragazza l’hai baciata, anche se per sbaglio ..Gli amici ce li hai, ci siamo, Aleksej..” “E’ stato strano..” “Lo capirai meglio tra qualche anno.” “E Andres quanti anni aveva quando ha baciato una ragazza?se te lo ha detto, che un poco gelosa lo sei”acuto come sempre “14, io invece sui 15.. ed è stato prima, sarei assurda a essere gelosa del suo passato, o ci provo “Quella gli mancava. “ Invece con la figlia di Deverenko è stato per penitenza, pagava pegno e.. “ “ E bravo Aleksey vale quanto sopra, sarai un rubacuori, davvero precoce” avevi 12 anni e pochi mesi, che fare con te se non amarti? Mi sfiorasti l’angolo delle labbra con un bacio, scossi la testa, io non conto nella lista, tesoro. “Come no” lo preparai per la notte, poi, il suo viso che premeva contro la clavicola,  gesti usuali e consueti, sempre, come il massaggio alla schiena, le mani da scaldare, la storia della  buonanotte. “Però avevo ragione, tu sei davvero particolare” “ Ma va, Alessio” “Kitty Cat, gattina” “Sìì, ci manca un gattino, magari con un fiocco rosso, ne avevo uno da piccola, a otto anni, con somma fantasia lo avevo chiamato Cat, se Olga veniva a trovarmi non sapevo chi chiamava dei due” E Raulov lo aveva fatto sparire, da allora non avevo più voluto un animale, da tenere con me, avevo ripiegato sui cavalli. “Davvero? Ti piaceva..” “Sì, ero tremenda.. sai che la prima volta che ho visto Andres era il 1903 e correvo dietro a Cat..”gli diedi un bacetto “Entrai di gran carriera e travolsi un ragazzo, cadde una risma di fogli, una pioggia per terra” “Ti scusasti? Povero Andres, eh, il presunto buon giorno si vede dal mattino ”gli tirai una offesa, sdegnata occhiata “Anche no, ripresi il gatto e feci un sorriso e andai via” rise “Eri una peste” “Abbastanza..poi Andres l’ho sposato” chiusi gli occhi, il mento contro i suoi capelli, lo avvolsi come un bozzolo “Ma ti vuole bene e tu vuoi bene a lui, la risolverete, anche se oggi da quanto litigavate buttavate giù i muri “si girò tra le mie braccia, un segnale, cerca di rassicurarlo, mi imposi “Resto fino a quando non ti sei addormentato, ti ho fatto passare una giornataccia, mi spiace per la scenata” “L’ultima parte mi hai fatto ridere e sei stata con me, le magagne passano” “Alessio, amore..” finse di russare, aspettai ancora un poco. “Non sei solo” Non sarai mai solo, te lo prometto. Che lezione mi hai servito.
 “Maldita mujer, fui loco buscando para usted”aprendo la porta, eccolo.
“Andres, estoy aquì”o ci mettevamo a ridere o litigavamo da capo o.. “Mi sono calmata e poi..”
“Io non sono Raulov.” Feci un cenno di assenso, osservando che era esausto “E non ti trovavo…quando sei schizzata a cavallo..Io.. Meno male che hai avvisato tuo zio e se non volevi mica ti saresti fatta trovare”
“TU..”Ognuno interrompeva l’altro, scusa, chiariamo, aspetta.. E tanto avremmo litigato ancora, negli anni a venire, sia per cose serie che banalità, parole frantumate e confuse, intanto iniziò a spogliarsi e..”Andres, ho una voglia” gli posai il dorso della mano sul petto, inebriandomi del suo profumo, traslammo a letto, riscaldandoci a vicenda, un atto di fiducia, alla fine della notte il suo sesso, svuotato e innocente, riposava contro il mio.
Nel mese di novembre, si era riunita la Terza Duma e i membri espressero tutto il risentimento della Russia.
Puriskevic, deputato conservatore, così a destra che si diceva che dopo di lui vi fosse solo un muro, denunciò i ministri imperiali, in toni veementi, tuonanti, sostenendo che erano burattini di Alessandra e Rasputin. Il capo del partito moderato, Miljukvov accusò Sturmer di peculato, Alix e Rasputin di abuso di potere e tradimento, parola che venne scandita da tutti nei momenti successivi.
Il discorso di M., stampato e distribuito illegalmente in milioni di copie, fece il giro di tutto il Paese, aumentando il risentimento, la paura. Fino alla primavera non vi sarebbe stata alcuna battaglia, il lungo inverno forniva una pausa in quel senso. E tanto, detta in sintesi, perfino i servizi segreti inglesi avvertirono lo Zar che doveva essere deciso, che vi era la minaccia di una rivoluzione, se non cambiava rotta, concordando con i suoi consiglieri, nell’immediato futuro.
Alla fine, Sturmer cadde, sostituito da Trepov, ministro dei trasporti, Nicola II non diede retta ai consigli di Alix, che lo implorò di non dare retta a nessun altro, se non a padre Rasputin, supplica che lo zar ignorò.
  Nel 1916, nei buoni salotti della capitale si osservava che l’imperatrice doveva essere tolta di torno, mandata in Crimea, era così odiata che la sua stessa vita era in pericolo, i complotti per rovesciare lo zar non parevano più questione di se, ma di quando.

Che amarezza, annoverai tra me, mentre facevo una foto ad Alessio che studiava, un piccolo momento tranquillo. Sul tavolo il quaderno, scriveva e aveva davanti una mela, la testa china e il viso concentrato. “Poi tocca a te”
“Sai che non mi piace essere fotografata, zarevic”un automatico rimando,  sempre cedevo.
“Tu no e io sì?”spostò i fogli
“Cresci da un mese all’altro, almeno abbiamo testimonianze..” le spalle più larghe, le gambe lunghe, il ragazzino stava diventando un adolescente, senza perdere la sua grazia. Anche se lo imbarazzava il tono di voce che stava cambiando, il pomo d’Adamo in evidenza, ogni tanto si guardava allo specchio, controllando eventuali segni di peluria, che latitava al momento. Il mio ometto, il mio piccolo principe, che dire,  era appena ieri che barcollava stringendo le mani, un piccolo infante a cui cambiavo i pannolini, il combattente che a Spala non aveva mollato, il soldato che mangiava pane nero come i militari in trincea, il fanciullo viziato e compassionevole, irritante ed arguto che mi metteva in imbarazzo, sempre, acuto, lieve, dove era finito il tempo.
.“Facciamola insieme”un compromesso, odiavo le foto, ma amavo lui, quindi ecco la via di mezzo.
“Aggiudicato” affettuoso lo era sempre, tranne che non lo toccavo se non lo chiedeva, a quell’età poteva essere una bella ingerenza, cercavo di rispettarlo, sempre.
Vicinanza, non petulanza, non ero certo la Vyribova, che pretendeva di avere tempo e coccole e attenzioni della zarina e dei suoi figli, in fondo era una povera invalida, ora, tranne che le dinamiche sfuggivano ai più. Se la zarina alla lunga la definiva asfissiante, tributandole l’epiteto di Vacca, perché non la allontanava? Olga se la vedeva come il fumo negli occhi, non la sopportava come il sommo Rasputin, il suo temperamento solo in apparenza imbrigliato. Olga e i suoi segreti, il suo sorriso, ritrovato nelle foto e nei ricordi. Dove era finito il tempo, già, io che, adolescente e prima ancora odiavo le foto, appunto, definendomi un “corvo”( un complesso, chiosava Olga, ti inventavi i problemi dove non vi erano...)  soprassedevo per amore di Alessio.. “Cat..” “Alessio, che vuoi” cresceva e tanto lo viziavo a prescindere “Un bacio e una storia, abbracciami” 
E con Olga mi scrivevo, ci telefonavamo, ognuna faceva quello che doveva, tranne che il pensiero era sempre e fisso e reciproco, sostituiva le nostre chiacchierate.
Era la mia migliore amica, mia sorella, eravamo due satelliti che ruotavano intorno alla vita, sempre in sintonia, variavano forme e sostanze, ora, tranne che eravamo sempre legate, ironiche e potenti, sempre noi.  Ironia, che definire Olenka sarcastica era un eufemismo.
Alessandra amava vestire le sue figlie a coppie, educarle alla parsimonia e alla rettitudine, alla religione ed al decoro ..Olga e Tata erano dette “The Big Pair”, Marie e Anastasia “The Little Pair” .. Un ossessivo controllo materno, come usava, Alessandra era un faro, un mentore ed una guida.. che non calcolava gli imprevisti, il punto divergente della retta.
Ovvero io.
Un seme sghembo e spurio, la bastarda dello zar suo marito, la primogenita delle tempeste, The big Pair eravamo io ed Olga, due potenti rompiscatole.
The true beginning 

“Siamo stati a Novgorod, Cat, per visitare gli ospedali dei feriti, noi quattro sorelle, Mamma e Madame Vyribova, ci ha accolto il governatore provinciale alla stazione. La città è antica, circondata da frutteti, ora spogli e hanno donato a Mamma le mele dell’ultimo raccolto, conservate con cura (..) Nessuna ovazione, solo una tranquilla compostezza [tradotto, il governatore doveva avere selezionato la folla] La visita all’ospedale, i vari monumenti, la funzione religiosa e un party tea organizzato dai nobili..E siamo andate a vedere una famosa starica che vive nel monastero di Desjatin,Maria Michajlovna, di 107 anni, per avere la sua benedizione. Anziana è anziana, ha proclamato benedicendo Mamma “Rallegrati, sposa senza corona. Ecco l’imperatrice martire Alessandra” Madame V. si è inginocchiata e ha baciato la mano della starica e di Mamma, piangendo commossa (!!!), per rialzarla ci sono voluti un paio di tentativi..Che inventate  al Quartiere Generale? Che combina il nostro amante dei cavalli? Ps Ti salutano anche Tanik, Marie e Anastasie, dai un bacio ad Aleksey per noi” 
“..a chi ti riferisci? Mio marito ha una smoderata passione per gli equini, come ben noto.. No, battute a parte, ove fosse un maschio, Felipe ci piace molto, e tanto giugno è ben lontano, intanto sul momento presente è venuta mia mamma con Sasha per il Natale (cattolico), lo Zarevic lo ha cooptato per costruire un fortino di neve, pupazzi, battaglie e varie altre, compreso giocare a pallone, Andres dietro, anche l’austero principe Rostov Raulov, ovvero mio zio  della partita. La principessa Ella è elettrizzata all’idea di diventare nonna, è prodiga di consigli e tenerezza, mi assicura che quando lo sentirò muoversi sarà un regalo giornaliero. E intanto io mi regalo peso, vivo di frutta e insalata, pollo freddo, e pochi dolci, tenendo conto che in genere avevo poco appetito, ora sono perennemente affamata.. Scherzo, tranne che colazione, pranzo, uno spuntino e cena mi sono ricordati con svizzera precisione da un certo languorino.. E intanto continuo a visitare le famiglie dei contadini, i reparti ospedalieri, etc, tranne che mi stanco più facilmente di prima. Sarà una sistemazione inopinata, e tanto l’eccezione che conferma la regola sono sempre io.. PS chi scrive è lo Zarevic, Olenka, notiamo il cambio di scrittura, portando via la penna a Catherine, che sbuffa, intanto un bacio a TE e Mamma e Tanik e Marie E Imp..(nomignolo con cui era appellata Anastasia, peste per traduzione) PPS Catherine sbuffa di nuovo che si era fatta uno chignon e glielo ho demolito PPPS Olga un bacio da entrambi, per tutti, e alla prossima, che andiamo sulla slitta, abbiamo costruito una montagnola di neve ..notato che ho scritto in francese senza errori? La tua amica mi ostina a parlarmi in questa lingua, sennò salta direttamente allo spagnolo, di cui capirò 20 parole al massimo.. No, non ha corretto..la sua parlantina si affianca a quella di M. Gilliard, solo io li batto” Alessio scriveva in coda alla corrispondenza, era sereno, tranquillo, le sue maniere erano migliorate e non si faceva pari ad aiutare chi aveva bisogno di aiuto, conforto. Era quello che in russo si chiamava “cuore d’oro” e lo era, ad esempio quando seppe che il generale V. aveva perso il figlio in una battaglia, si sedette  vicino a lui e lo confortò, poche e sagge parole non retoriche. In fondo, difetti a parte, aveva sofferto fin da piccolo per l’emofilia, se qualcuno poteva comprendere dolore e sofferenza era proprio lui.
“..Ciao Catherine, un saluto affettuoso, al volo e una risata. Come noto, Anastasia non scrive bene in francese, a questo giro si è superata, doveva scrivere di Francesco e il suo guanto, scopo della copiatura era quello, tranne che la traslitterazione era orrida, Mr G. la ha brontolata per le sue atroci maniere di copiare, LEI ha replicato che le sue maniere sono fini, il suo spelling (apparentemente) no.. Che, essendovi neve e ghiaccio, non si può certo arrampicare sugli alberi per sfuggire alle lezioni, abitudine che ha ben sviluppato …che potrebbe rompersi un braccio o una gamba, magari confinata a letto e allora non evaderebbe più..”
“… scrivo due righe per calmarmi, Olga, tremo letteralmente di rabbia, e pena e preoccupazione. Mio fratello Alexander ama i cavalli, peccato che non abbia ancora raggiunto i livelli che avevo io alla sua età, nove anni e rotti, tralasciando la volta che sono caduta.. Senza perdere il filo, visto gravidanza e cavalcate non vanno d’accordo, ho smesso di montare a cavallo, che Castore non è una tranquilla giumenta.. Uno e settanta al garrese, un cavallo da corsa..Hai presente? E che fa Alexander?? .. Lo ha sellato e montato, senza ammazzarsi nell’impresa, e vi è salito, peccato che abbia perso il controllo .dopo poche iarde. Che una bestia di quelle dimensioni e temperamento non la può gestire un ragazzino come lui, improvvisando, che gli esiti sono disastrosi.. si è spaventato e ..(…) Mio zio per recuperarlo si è rotto la tibia, da quanto Castore scalciava, imbizzarrito, Alexander ha fatto un volo portentoso e non si è ammazzato per miracolo.. E Castore è talmente lesionato che non so se arriverà a domani, lo abbiamo recuperato che era ormai azzoppato, era caduto malamente. E mio zio non  ha più vent’anni, ma 48 e una frattura come questa non ci voleva.. E il cretino di Alexander, che è solo un cretino, tralasciando i lividi sta bene e meno male.. Tranne che si è comportato in modo superficiale e ne pagherà, come ne ha già pagato le conseguenze. In punizione lo metterà nostra madre, non certo io, rilevo solo che deve vedere con i suoi occhi gli effetti della sua alzata di genio. Lo porterò a vedere come sta Castore, giusto per saggiarne le conseguenze, e temo che toccherà abbatterlo.. Lo zio lo ha già visto, a questo punto è in licenza forzata ed è arrabbiato. Sono arrabbiata e sono triste.. A dopo..”piegando il gomito, contro il foglio, scoppiai a piangere come una fontana, recuperai appena il controllo per non essere isterica o altro, stavo per scoppiare. Felipe  .. figlio mio, che madre ti ha riservato la sorte..
”Cat..” ”Vieni con me, “dopo avere valutato le sue condizioni, tranne i lividi stava bene, almeno fisicamente  “NO..” “Non ti picchierò od altro, in punizione ti metterà la Mamma..” “Se  sta male, che importa.. Un cavallo vale l’altro..” “ AH NO: come a dire che un fratello vale l’altro.. O uno zio, eh”amara “Tu vuoi bene solo allo Zarevic..e tuo fratello sono io”amaro “Sasha, muto, ora vieni con me, muoviti”
E lo portai, decisa, guarda, tranne che non lo respingevo, il suo braccio intorno ai fianchi, la paura, mia e sua, che poteva essere morto. Come Anastasia, compiva le sue trovate, ecco lui, tranne che la monella non aveva mai inventato qualcosa di così epico o disastroso.

Cataplasmi, dolore, l’odore di ferro del sangue, i nitriti di lamento, era sul fianco, passai il braccio sulla spalla di Sasha per bloccarlo e tanto  mi si era già attaccato alla vita“NO..” “Invece sì.. Impara come le tue azioni hanno conseguenze..” lo vedevo pure io, senza essere un veterinario che le lesioni erano troppo gravi “Lo zio si è spaccato la tibia, Castore ..”sospirai, me lo tirai in braccio, come Alessio “LUI non voleva, diceva che era una scemenza..che finiva male” “Chi lui?” perplessa“ Lo zarevic.. diceva che  a cavallo sei brava, come un maschio, come tuo marito, che Castore lo gestivi tu e basta e..” “Visto che risultato.. manca poco ti ammazzi, lo zio vai a sapere quando si rimette e..” il cavallo andrà abbattuto. Lo pensammo entrambi, la sofferenza di quell’animale era senza misura, reagiva al mio tocco, inarcando il collo e tanto aveva due zampe rotte “Non piangere..” “Sasha, ora basta..” una pausa “Vai da Mamma.. io sono troppo stanca e arrabbiata” “Tu non mi vuoi bene” mi accusò. Non replicai, dissi solo basta, i suoi occhi scuri, tanto simili ai miei si scontrarono senza recedere “Picchiami, avanti” “Ah no,Sasha.. Posso alzare la voce, mai le mani, che a nulla serve.. Né frustrarti.”  “Dovresti, me lo meriterei” “Non serve..Sarebbe solo violenza su violenza.” Abbassò lo sguardo. “Ma tanto tu vuoi bene solo allo zarevic, sempre” mi strappò il cuore dal petto come seta, artigli che laceravano la carne “Sempre.. qualunque cosa faccia” “Ora vai da mamma” E mi assestò lo sparo finale, in via metaforica “Mi correggo, mi vuoi bene, almeno un poco, tranne che il tuo solo prediletto è lo zarevic” “Sasha.. fermati qui, intesi” che stavamo per varcare il limite, e aveva ragione, come ho amato Alessio a lui non è mai capitato.


“Catherine ..”Alessio mi fece riemergere dal torpore, percepii le sue dita sul viso, calde sul ghiaccio della mia pelle. “Zarevic.. “ Una pausa, gli strinsi un polso. Brutto segno, che mi chiamasse con il nome intero.. “Basta.. lo vegli da tanto ” carezzò Castore,  era vestito da militare, un cappotto grigio su cui brillavano le mostrine, osservai che era aveva messo su qualche altro centimetro“Zarevic..” Volevo essere in ogni dove e non lì, con quel ragazzino che amavo, addolorato, lo amavo  e tanto ne avevamo sempre una, altro che un piccolo mondo idilliaco  “E’ il tuo cavallo, ci hai cavalcato il vento.. Era bellissimo starvi a vedere, ci salivi su con un solo, agile movimento”Una pausa, era lucido e composto “ Ed è mio amico, il mio cavallino..” lo scrutò  riverso sul fianco, reagiva anche a lui “Cat..sta soffrendo..” “Si rimetterà.. spero..” “Ci speri.. già. Sai quello che va fatto” “NO..” Mi strinse, come tante volte io avevo stretto lui, per confortarlo, preciso. “Sì.. Lascialo andare“ Mi tirai in piedi, ricambiai la stretta “Salutalo, Alessio. Io vado via qualche minuto..quando ritorno farò rumore” un addio privato, che se si fosse voluto sfogare non lo avrei umiliato con la mia presenza. Mi premette il mento contro il fianco, lo serrai con le  braccia “ Ora vado” “Cat.. la prima volta che lo ho cavalcato mi sono sentito un re, comandavo io e ..” “Era bravo, come te, lo sai” una pausa, un ragazzino vestito da soldato, che rideva, trionfante, in un dolce pomeriggio di primavera aleggiò nell’aria, una eco potente e non dimenticata, che faceva una cosa da sempre vietata per la sua malattia, che era come tutti “Alessio zarevic, salutalo, è il tuo cavallino..”  “Non è giusto..” e di rado la vita lo era, lo avevamo appreso da un pezzo. “Sst, zarevic, qualche minuto, salutalo” e gli faceva male, e sarebbe stato peggio se non lo avesse fatto, se ne sarebbe pentito per un pezzo.
Al ritorno tossii, facendo scrocchiare le foglie sotto i tacchi, voltai la testa, si era messo il cappello ben calcato.
 

 
Addio, Castore.
Galoppa su verdi prati, corri e sgroppa, una freccia, corri per i campi dell’Eliso aspettando il cavaliere. 
Hymn for the Missing. 
   
 
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