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Autore: queenjane    26/09/2018    1 recensioni
Uno spin off di "Phoenix", "Once and again" et alia, ormai.. Le imprese di Catherine e Alexis Romanov al quartiere generale, la Stavka a Mogilev, durante la grande guerra, corre l'anno 1915."... Il quartiere generale.
Rumori e segretezza... E tanto lo zarevic, il diletto e viziato erede al trono dormiva, un dolce peso morto contro le mie gambe, incurante di tutto, una mano tra le mie. Rilassato, in quiete, una volta tanto, che si agitava anche nel sonno.
“ Cat”, aveva mormorato il nomignolo, Cat per Catherine... Un sospiro ... Il mio.
Che sarebbe successo? Quanto avremmo passato?
Era testardo e viziato, mi esasperava e divertiva come mai nessuno.
Un soldato in fieri.
Un monello.
Amato.
Il mio fratellino."..since he was never alone, his family was always there for him the whole time :.. you're never alone, my little Prince, my soldier, my Alexei ..Your Cat .. I love You forever, I'll lack You for always
Un portentoso WHAT IF, Alternative U.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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“.. lo ho salutato, Andres, raccontandogli che avrebbe smesso di soffrire..  Potevamo rimanere, io e Catherine, quando lo abbattevamo, per non lasciarlo solo..” Mio marito gli passò un braccio intorno alle spalle, annottando che erano più ampie, era cresciuto davvero in quel lungo anno, se ripensava alla crisi che lo aveva quasi ammazzato, per il raffreddore era davvero un miracolo che fossero lì, ammaccati e lucidi e sempre loro, cercava di confortarlo.
“Perché non mi ha voluto..Mi ha fatto capire che non era il caso..”Scrollò le spalle “A casa abbiamo un cimitero per i nostri animali, sai cani e gatti.. Un piccolo angolo di un’isola artificiale, quella dei bambini, si chiama, con una casa, un ponte..Ma Castore.. direi qui, lui stava bene qui”
“Sulla spianata dove andavano ad allenarsi, è un bel posto Zarevic.”
“Lui era come quei cavalli da guerra.. Correva e saltava nel vento, era bello starli a vedere.. E mi dava retta, ci sono stato al passo, a volte al piccolo trotto..”Sorrise, nonostante la tristezza, era bravo e sapeva che era un segno, immenso, della fiducia che avevo in lui. “Poi Catherine è andata da Alexander.. credi che gliele darà?”
“No.. lei non alzerebbe mai le mani su un bambino, la violenza porta solo violenza.. “
“Ma ha fatto una cosa grave..” grave e netto, voleva applicare la giustizia, non la prepotenza, il mio Alexei.
“Cercherà di ..farlo riflettere, ne ha prese così tante quando era piccola, senza ragione, che non lo rifarebbe mai “ l’ultima frase in spagnolo, che Alessio non comprese. O finse, a quel punto non avrei saputo valutare. E capì un’altra faccenda “Andres, lo ha abbattuto Cat” disse  alla fine “Alessio, domandalo a lei” “Allora è un sì..” fiatò
“Zarevic, Aleksey.. ormai hai imparato a conoscerla”
“Sì e  no, ma fa male”
"Amare fa male, e ne vale la pena.."
"Allora sono grande, eh.."

“.. lo ho abbattuto io, Olenka, non ho voluto che lo Zarevic rimanesse lì, poi ho ordinato che fosse messo in una spianata poco distante dalla Stavka, dove andavamo ad allenarci, un prato che in primavera si riempie di fiori, luci ed erba. E sono rimasta fino alla partenza con mia madre, Sasha e mio zio, che andrà a svernare in Crimea, con gesso e sorella e nipote.. Lasciando ad Andres l’onere e l’onore di molti suoi compiti.. Ti scrivo, che, come un animale cerca la fuga, io la solitudine, il silenzio, come se fosse un disonore avere debolezze.. Già. Come fai a sopportarmi, Olga? A volte sono così fissata e insopportabile che non mi reggo io per prima, a tra poco che sta arrivando lo Zarevic”
“.. una piccola nota, non ho letto quello che ha scritto, mi dispiace così tanto, Olga..Ho abbracciato Cat da dietro, ho rievocato alcuni buffi episodi, sono riuscito a farla sorridere.. Per un poco, che le spiaceva,e ho visto i filmati, di quando era in Spagna, per la seconda e la terza volta.. E sono rimasto IO basito..le cose divertenti che ha fatto le so sempre a rate, mica lo sapevo che aveva ucciso un lupo o che a 14 anni filasse come una vera amazzone” come no, lo sapeva, incurante. “ A letto, zarevic, ti racconto qualcosa..” “ Certo”
Le bolle di sapone.
Una risata.
La gioia. Nonostante tutto.

“…. e’ stato dolcissimo, senza essere lezioso, sapeva che ero triste, le proiezioni cinematografiche una idea di Andres, una copia che ci ha mandato Marianna, mia cognata, giuro che non le avevo mai viste..In effetti, sono rimasta spiazzata .. 1909, 1910.. Io e la marchesa Cepeuda andavamo in giro, di tutto un poco, esplorando i dintorni (.. diciamo che giravo molto da sola, una libertà incredibile, che ho ben apprezzato..).. Il torrente, il capanno di caccia, una radura in cui crescevano i melograni.. l’ospitalità della gente, poche parole e ti offrivano un bicchiere di vino e pane e prosciutto.. Nulla del lusso di quando vi era la regina Ena e il re Alfonso, alla grande caccia.. E il branco di cavalli inselvatichiti che corrono sul prato, io che mi avvicino ad uno.. mah.. la mia attuale cognata non mi ha trucidato per miracolo..Pensieri sconnessi, come me stasera Olga.. Nonostante il dolore rido, ora vado a mettere a letto lo zarevic, è tardi e siamo stanchi. “ tardi era per Alessio, per la cronaca le undici di sera, ignoravo il resto, la perdita, le ulteriori disfatte. Che il giorno dopo, senza saperlo, era l’ultimo che passava al Quartiere Generale, la mattina non si voleva alzare. “Va bene..rimaniamo così.. tranne che alle otto  ti butto giù, ti vesto anche se non vuoi” “Sono stanco.. mettiti qui” scherzando“Solo un poco”le dita contro il mio polso, lo osservai, stava bene, non osservai rilievi o ematomi, stava bene. Il mio bambino, il mio tesoro, il mio Alexei.
 Alla fine ci alzammo, abitudini consolidate, la colazione, il bagno, studiare.. Sono contenta di non essere stata brusca, impaziente, come un presagio.
E di averlo portato a passeggio nei prati, il fiato che diventava ghiaccio e condensa,  per sparare ai bersagli, accogliendo la sua gentilezza, un braccio passato sulla vita, lui una carezza sui corti capelli castani, reciproca concessione una foto, le stelle diventavano blu, come la mia gonna, lui ride di non so cosa, ci hanno immortalato così, allegri e tranquilli.
La sera gli feci le mie famose patate francesi, ovvero patatine fritte, ridemmo, la quieta prima del disastro.

“.. curiosa di vederle, in quella foto dove hai 14 anni e sei di profilo, tenendo le redini sei radiosa, assorta, una Fuentes in fieri. E sei venuta davvero bene, che non ti ha chiesto di metterti in posa. Chissà a cosa pensi.. Forse all’epidemia di proposte di matrimonio di cui eri stata oggetto, che si rinnovarono la volta successiva.. Davvero, Catherine, portavi i capelli sciolti, orecchini di perle alle orecchie, eri solo una ragazza, che non aveva ancora compiuto il suo ingresso in società e .. Od, ancora, riflettevi sul lupo che avevi abbattuto..??La Spagna ti è piaciuta, sempre, altro che storie, ora occorre vedere come è Ahumada e dintorni, quando venite?..Ti voglio tanto bene, Kitty Cat. Al diavolo quando sei insopportabile, sei sempre troppo dura, difetti ne hai, se fossi perfetta non saresti tu..” lessi, attribuendo le lacrime alla stanchezza e alla commozione, per scritto ritrovavo le battute dello zarevic, era  rimasto per l’ennesima volta da me, a cena, dopo no, purtroppo.
 “..che storia è che R. è sparito? Lo zar ha letto i telegrammi di Tua Mamma, che chiedevano di ritornare, Alessio era scocciato di lasciare la Stavka, spera di ritornare presto, che ora ha preso il via, tra studio, ispezioni e quanto altro.. Sarà splendido, una volta grande, quando vestirà l’uniforme..” intanto lo avevo messo a letto nel vagone del treno imperiale,
“Cat..”gli avevo rimboccato le coperte, tralasciando che mi si era stretto addosso
“  Alexei.. domani sei al Palazzo di Alessandro, torni  a casa per il natale ortodosso, e anche prima . Rivedi la tua mamma e le tue sorelle, saranno contente.”
“ Voi cattolici avete già festeggiato..”un massaggio sulla schiena, tra le scapole, a volte fosse diventato un angelo ansioso, non rilevai ali sul momento.
“ E tu dietro, con mezzo calice di champagne..”
“ Ci troviamo, vero ? “ la voce incerta, i toni rotti in bilico tra l’infanzia e l’adolescenza
“Certo, che pensi.. mica ti liberi di me.”.
“Prometti che non mi lasci..”
“Alexei, ora che hai l’ansia....Certo che non ti lascio. Vengo quando vuoi. Promesso.”
“Va bene.. mettimi il pannolino, per favore, per sicurezza”
“Alessio, no..”
“Sì, ti prego”
“No, sei grande” tacendo che a volte glielo avevo messo per sicurezza, quando era esausto e lo avevo cambiato senza rilievi.
“Tanto poi me lo mettono, che credi, fallo te, per piacere, hanno ancora paura che cada nell’andare in bagno e ..me lo mettono ancora, sei la sola che la notte si alza per accompagnarmi in bagno ” una pausa straziante, non lo feci supplicare oltre, alla fine rotolò sulla schiena, mi tese le braccia, lo raccolsi contro di me.
E piccoli sussurri, la neve cadeva leggera, un attimo incantato, mi baciò, si fidava, aspettai che si addormentasse, gli lasciai un biglietto sotto il cuscino Ciao, zarevic.. un pensiero, per dirti buongiorno, ti ho dato un bacio, prima di venire via, fai conto che sia quello del buongiorno, appunto Un abbraccio Catherine ps Mi manchi già da ora” . Lo avevo scrutato per un pezzo, prima che il treno partisse, eri il mio bambino zarevic, guai a chi ti faceva qualcosa.

“.. Carskoe Selo, 1 gennaio 1917, 14 pomeridiane. Al volo, Cat, ti scrivo al volo. Come sai il 30 dicembre abbiamo saputo che R. era sparito, che la sera precedente era stato a palazzo Jussopov, per una visita a Irina.. [moglie di F. Jussupov] e si erano sentiti degli spari ed aveva detto che si sarebbe recato lì alla nostra cara V. Mamma si è allarmata nel  corso del giorno seguente, che a metà pomeriggio la polizia ha trovato macchie rosso scuro vicino al ponte Petrovskij sulla Malaja Nevka,  un punto in cui il ghiaccio è sottile e ben può sparire un cadavere. Vicino una soprascarpa marrone, che una delle figlie di R. ha riconosciuto come sua. Allo Yacht club non si parlava di altro, che era morto, che vi erano implicati Jussupov, marito di mia cugina Irina, e Dimitri, il nostro amato cugino, che è apparso pallido e provato. Jussopov ha negato ogni presunto addebito, ha spiegato che gli spari uditi erano dovuti agli eccessi di una festa, che avevano ucciso un cane e lo avevano buttato nella Neva.. Dimitri negli ultimi tempi aveva fatto spesso visita a R., ora ne capisco il motivo.. Papa è tornato con Alessio a Carskoe Selo, la situazione è difficile, Mamma e Anna V. piangono..(..) Hanno ritrovato il corpo all’alba, congelato e mutilato.. “
“… Olga .. mi spiace”
.. Mamma ha chiesto che la polizia le consegnasse tutto quanto trovato addosso al corpo, la camicia insanguinata, un braccialetto di platino con il monogramma imperiale, una piccola croce d’oro che portava al collo, sarà seppellito il 3 gennaio in un angolo del parco di Carskoe, ove la V. vuole fare costruire una chiesa.. Mi sento così egoista, distante, vedo il dolore di mia Mamma e della V. e mi pare tanto artefatto, teatrale..“
“Cat, puoi venire a Carskoe Selo per favore con Andres? Mi manchi tanto. Alexei”
“Siamo già in viaggio, Altezza imperiale, mi mancate” 

Quando arrivai aspettai di essere in privato per abbracciarlo, mi misi in ginocchio e lo raccolsi addosso
“Cat”
“Alessio, io per te, te per me, ci teniamo al sicuro a vicenda”
“Certo” mi accarezzò i capelli raccolti in un morbido chignon, tenero e dolce
“Meglio che possiamo”
“Sicuro” feci una pausa, avessi avuto un metaforico specchio mi sarei rivista nel passato cercando di essere migliore, i ricordi non erano più un tormento “Sempre”
“Cat.. dammi fiducia”
“Certo, ripeto” gli posai una mano sulla guancia, me la baciò e ci rialzammo, in mutuo accordo decidemmo che sarebbe rimasto tra noi.
Mi porse il braccio, splendido e garbato, la sua uniforme perfetta contro il mio vestito di seta crepe de Chine color zaffiro, facevamo un figurone.
“Olenka ti aspetta, è triste” triste per sua madre, le altre ragazze avevano il viso gonfio, era morto un “santo”, un martire, il profeta che parlava del mare e delle nuvole e peccava come un sibarita. Mm ..

“Catherine. Amica mia”
“Sorella mia”, mi scappò di bocca
“Alla fine siamo sorelle onorarie” Olga mi cullò tra le braccia, ero corsa verso di lei, il mio rifugio, mi sfiorò il naso contro il suo, la punta era sempre fredda “Come state? Tu e il mio nipotino, onorario”
“Affamati, ma ce la caviamo..Tu?” mi serrò la schiena con un braccio “Ora ti racconto, è orribile” nel suo salottino privato, quello che divideva con Tata, sedetti sul divano a fiori, il fuoco crepitava, un libro era sul bracciolo, la scrivania piena di fogli, pareva una tranquilla scena e aveva il viso livido per le occhiaie.
Olga.. 
Nella notte tra il 28 e 29 dicembre 1916, Feliks Jussupov e il medico Lazovert presero Rasputin e lo accompagnarono nel palazzo del primo, in una stanza insonorizzata per procedere al Gran Complotto.
Rasputin si era fatto convincere dall’idea di incontrare la principessa Irina, moglie di Feliks J., splendida tra le splendide dame della corte dello zar, la sua avvenenza era squisita, che l’avesse conquistata?
A modo suo aveva cercato di presentarsi il meglio possibile, lavandosi con sapone a buon mercato, barba e capelli sistemati con cura. Pantaloni di velluto nero, una camicia di seta gialla con fiorellini e un cordone intorno alla vita da cui pendevano vari fiocchi completavano l’insieme.
 I cospiratori volevano togliere di mezzo il Male Oscuro, la Spia Tedesca, il Demonio, tante belle giustificazioni, all’atto pratico  era un omicidio.. Con cura, avevano preparato quattro bottiglie di Madera avvelenato al cianuro, cianuro iniettato per maggior cura anche nei pasticcini. Partecipava poi il granduca Dimitri, amato nipote dello zar e cugino prediletto dei suoi figli ed il deputato Puriskevic, che aveva accusato Rasputin di corruzione e tradimento nel suo discorso alla Duma in novembre. Erano in una stanza al piano superiore.
Jussopov parlava amabilmente con R., che beveva e mangiava i cibi avvelenati, senza dare cenni di sentirsi male, parlarono e Felicks suonò la chitarra, cantando due ballate gitane, e salendo poi dagli altri congiurati.. Satana non moriva, occorreva sparargli..
Felix sparò colpendo Rasputin nel petto tra lo stomaco ed il fegato per poi risalire al piano di sopra, ove bevve per farsi coraggio.
Sceso ancora, si convinse che era davvero il demonio, Rasputin riaprì gli occhi e si lanciò per la scale, cercando di uscire, barcollando nella notte e verso la salvezza, riuscì ad andare nel cortile.
 Purishkevich scese  e sparò ripetutamente a Rasputin. Uno  dei proiettili penetrò il rene destro e si conficcò vicino alla spina dorsale, alla fine cadde nella neve, che si imbrattò di sangue.
In uno stato di parossismo totale, Jussupov colpì violentemente il siberiano, che si decise a morire, finalmente!!
A questo punto, due poliziotti in servizio alla città, sentiti gli spari e avendo visto il via vai di autoveicoli, si insospettirono: uno di loro, prima interrogò senza esito il maggiordomo di Jusupov, poi, si avvicinò al palazzo; Purishkevich si vantò di aver ucciso Rasputin e chiese al poliziotto di non rivelare la notizia ai superiori, che vennero informati a ogni buon conto.
Il corpo venne  avvolto in un telo blu, legato con delle corde e ficcato nell’auto di Puriskevic.
Attraversarono la città fino al ponte Petrovskij sulla Neva e vi gettarono il cadavere.
 La notte era finita.


Alle 8:00 della mattina seguente, la polizia si presentò all'appartamento di Rasputin e chiese alle figlie dove fosse il padre; dopo tre ore di attesa, la scomparsa fu segnalata ad Anna Vyrubova la quale avvisò l'imperatrice, sottolineando come la principessa Irina fosse assente da Pietroburgo. A quel punto il ministro degli interni, menzionò il racconto del poliziotto.
Su ordine di Alix, fu disposta una inchiesta la quale provvide immediatamente a controllare l'appartamento, il conto in banca e la corrispondenza di Rasputin per poi concentrare la propria attenzione su alcune macchie di sangue rinvenute presso una porta secondaria di Palazzo Jusupov.
 Il principe Felix cercò di spiegare le macchie di sangue affermando che nel corso di una festa di benvenuto, tenuta la sera prima, uno dei suoi cani era stato ferito; quanto al comportamento tenuto da Puriskevich, disse che la sera precedente aveva parlato sotto effetto di alcolici; chiese, inoltre, una udienza presso l'imperatrice ma la Zarina si limitò a dire che avrebbe potuto spiegare l'accaduto tramite una lettera
Alle 22:00 della sera stessa, Purishkevich, dopo aver aiutato i principi Felix e Dimitri nella stesura della lettera, lasciò la città per andare al fronte.
 Il giorno seguente, fu provato che il sangue rinvenuto era umano e il principe Yusupov e il granduca Dmitrij furono posti agli arresti domiciliari.
Frattanto, nel pomeriggio, furono rinvenute tracce di sangue ed uno stivale presso il Bolshoy Petrovsky; lo stivale fu riconosciuto dalle figlie di Rasputin stesso e, per l’effetto,la polizia riprese le indagini, la mattina dopo fu trovato il corpo congelato, poi sottoposto a esame autoptico.
Lo aveva ucciso il terzo proiettile che, dopo aver lacerato il lobo frontale, era uscito nella parte posteriore del cranio; fu, inoltre, estratto il secondo (l'unico a non essere stato sparato a distanza ravvicinata) e fu esaminato il contenuto dello stomaco; non furono rinvenute tracce di acqua nei polmoni (segno, quindi, che Rasputin fosse già morto al momento di essere buttato dal parapetto) né di cianuro nello stomaco.
 Infine, furono esaminate le ferite superficiali: quella all'occhio destro, compatibile con lo stivale, la frattura nasale e alla guancia, dovute probabilmente all'impatto o al grappino usato per trascinare il cadavere fuori dall'acqua
Su richiesta del granduca Alessandro Romanov, suocero del principe Jusupov, lo Zar escluse la possibilità di un processo e decise di inviare il granduca Dimitri ed il principe Jusupov in esilio, Puriskevic era già al fronte.
Olga disse poi che era stata una fine orribile, anche se lui era stato “malvagio”, e loro, i Romanov, erano una tale famiglia, che uno poteva spaventarsi ad ammettere che erano parenti.
Sorvolando che Pietro il Grande aveva fatto uccidere suo figlio, sventato un complotto in cui lo voleva scalzare, Caterina II rovesciò suo marito Piero e per maggior tutela lo fece strozzare da altri, tanto per rimanere con gli esempi più famosi..  Di cosa stupirci? Adulteri, gelosie e complotti continuavano nel 1600 come nel 1900..
Rasputin  aveva predetto che se fosse morto per mano dei parenti dello zar, Nicola II avrebbe perso il trono e sarebbe morto entro due anni assieme ai suoi familiari.

L’inchiesta fu superficiale, celere e veloce, non si voleva scoprire troppo il vaso di Pandora. Tanto per dirne una, la granduchessa Ella, sorella di Alix e cognata dello zar, aveva ricevuto la sera prima del famoso attentato un telegramma da Dimitri, in cui chiedeva la benedizione divina su quanto si accingeva a fare, lei era una monaca, un esempio di probità e aveva avallato un omicidio?
Perfino le blande misure, adottate dallo zar, ovvero mandare Jussupov nella sua bella tenuta in Crimea, Dimitri sul Caucaso dal suo reggimento furono accolte di malanimo. 
Comunque, in poche ore tutta la capitale fu a conoscenza della notizia, anche se i giornali non ne fecero menzione esplicita, si leggeva a titolo di esempio che un individuo aveva fatto visita a un tale con altre persone e, scomparso, uno dei soggetti aveva dichiarato che il primo non era stato a casa del secondo, anche se era vero il contrario. La gente andò ad accendere candele davanti all’icona di San Dimitri nella cattedrale di Nostra Signora del Kazan, abbracci e gioia collettiva, l’innominabile era morto 


Allegria ed un amaro naufragio, pensai, ricitandomi come a novembre “Che belli..”lo zarevic mi passò il braccio intorno alle spalle, mi ero chinata per osservare ben sei bucaneve in un solo colpo. L’inverno era freddissimo, rare le giornate che consentivano di stare all’aperto senza rischiare una polmonite, a meno di non essere ben coperti, vedevo solo i suoi grandi occhi tanto era imbacuccato tra sciarpa, cappello, cappotto e guanti.  Senza parole, lo osservai mentre correva sul sentiero, reggevo i bucaneve e lui saltava, fingeva di essere un aeroplano, gli arti superiori spalancati, come le ali di un aereo, appunto, correva e spiccava il volo
“Mia madre pensa che la sua malattia sia un modo per mettere alla prova la sua fede . .E che un santone come Rasputin .. come è stato sia stato un messaggero di Dio. Davanti a lei recitava il pio e profetico contadino, per il resto era lo spirito della dissipazione, mettiamola così, con il suo harem di ammiratrici” era oggettiva, o tentava.
Con la Vyribova in testa, tra lei e Alix non sapevamo chi fosse più affranta. Vyribova che ora soggiornava al palazzo di Alessandro, la zarina le aveva chiesto di trasferirsi lì per tema che la prossima vittima fosse lei. Olga cercava di vederla il meno possibile, ragguardevole impresa cui si impegnava stazionando nel suo ufficio direttivo e facendo qualche visita agli orfanotrofi o altri ospedali, in incognito, con la sua amata gallina, ovvero io.
Mi ero insediata a Carskoe Selo, nella villetta già di proprietà di R-R, suo dono per le nozze, ero spesso ospite al palazzo di Alessandro, senza fallo.


Alix aveva fatto mettere un biglietto nella bara, “Mio amato martire, mandami la tua benedizione, che mi possa guidare nel triste e difficile cammino che devo ancora percorrere quaggiù. Ricordati di noi dal cielo nelle tue sante preghiere” . La funzione era stata breve e veloce, e tanto il dolore, lo sgomento della zarina continuavano, era prostrata, non era solo un teatro wagneriano, come pensava Olga, una variazione della sua tragica e isterica madre nell’arena del martirio, una santa.
 Al solito, Alessandra comandava, piangeva e si disperava, Alessio lo gestivano Olga, Tata e i marinai, più me, come quando era più piccolo .. La zarina è mia madre, ma la mia mamma sei te, come Olenka e Tanik.. che esasperazione, quando diceva così e tanto era vero. Tralasciando che ora si arrangiava da solo, scatti e capricci un lontano ricordo. Dandogli maggiore autonomia, aveva imparato a controllarsi, una benedizione.
“Olga, io .. Non ho la fede che hai tu o le tue sorelle” Le passai un braccio sulla vita, percependo i rilievi di ossa e muscoli e lo scrutavo,onice contro zaffiro, i nostri occhi diverse schegge di vetro che scintillavano“ Ma una cosa la so.. Ha l’emofilia, ed è un guerriero, non molla mai ..con una voglia di vivere senza rimedio ..” cincischiando su parole e sentimenti.
“Spiegati..” alla peggio erano solo parole,  sorridevo, occultando i dispiaceri, sua madre piangeva ora per ora. In privato, che Rasputin era un suo baluardo per la malattia di Aleksey. E diventando madre a mia volta, o ci provavo, che la gravidanza era a buon punto, mi ero smussata, ero meno critica. E voleva bene a suo figlio e lui voleva bene a me, di qui la tolleranza, gli avrebbe regalato la luna in un piatto, figuriamoci la sottoscritta.. Alix si era convinta di essere sola, tranne che per pochi intimi, considerando gli eventi trascorsi, tutti i torti non li aveva. E avevo imparato da un pezzo che una persona tragica, abbia ragione o meno, attira meno di una allegra, smagliante, che non si lamenta, mio esempio Ella Rostov-Raulov, mia madre, sopravissuta a una dura infanzia, a un marito da incubo, cercava sempre di fare meglio che poteva, lamentarsi è solo una perdita di tempo, Catherine, fidati.

“E’ nato così e non ha colpe..”la malattia si passa di madre in figlio, aveva iniziato la regina Vittoria e il morbo si era trasmesso alla sua discendenza, nelle case regnanti di Germania, Spagna e Russia. Sorvolando che uno dei cuginetti di  Alessio, John, soffriva di epilessia e da anni viveva nella campagna inglese, isolato dalla sua famiglia. Nato nel 1905, sarebbe morto nel 1919, dopo una crisi devastante del suo male.
” Non c’entra nulla con la fede di tua madre, una messa alla prova o che. .. Spiegami perché le bestie abortirebbero i loro cuccioli  o le assassine partorirebbero” feci una pausa, senza spingerci oltre, quello della religione era un campo minato, io la vedevo in un modo e lei in un altro, fine E io avevo ucciso, ero una assassina per difesa e tanto.. E se Alexei avesse potuto scegliere, avrebbe voluto essere normale, sicuro,normale senza emofilia, che tristezza. 
“Dio ha visto le tue preghiere, il tuo bambino non  morirà, aveva detto a Mamma..”
“Olga, parli con me, non altri.. Una coincidenza..” Mi svuotai di ogni pensiero e mi scrutò, capiva più di quanto dicessi e di segreti ne avevamo spartiti molti.
“Una cosa la so, Cat. Prima ancora di diventare madre, sei stata una mamma con lui, nonostante tutto. E ti ama e lo ami.. Anzi, sei una mamma“ la Sua Mamma, aggiunse piano, e udii lo stesso. Povero Alessio.
“Bel ricavo, alla lunga, tutta una serie di affanni…” guardai ancora “ZAREVIC, VENITE qui ..” agitando una mano e alzando il tono di voce. E mi morsi le labbra per non dire attento a non scivolare, vi è il ghiaccio, non ti agitare, per evitare la modalità mamma ansiosa, o chioccia, inutile contare quante volte lo avessi tenuto tra le mie ali, pardon,  braccia.
“Non sono sua madre, comunque”leggermente piccata. Nel lungo termine lo sarei diventata
“Stupida, meravigliosa testarda. Che sei.  Lo ami e tanto.. E riesci a tenerlo tranquillo, niente smorfie.. che poi ti fanno male” mi sciolsi  in una risatina. 
Alessio non sarebbe più tornato alla Stavka.
Never more.
   
 
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