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Autore: queenjane    02/10/2018    1 recensioni
Uno spin off di "Phoenix", "Once and again" et alia, ormai.. Le imprese di Catherine e Alexis Romanov al quartiere generale, la Stavka a Mogilev, durante la grande guerra, corre l'anno 1915."... Il quartiere generale.
Rumori e segretezza... E tanto lo zarevic, il diletto e viziato erede al trono dormiva, un dolce peso morto contro le mie gambe, incurante di tutto, una mano tra le mie. Rilassato, in quiete, una volta tanto, che si agitava anche nel sonno.
“ Cat”, aveva mormorato il nomignolo, Cat per Catherine... Un sospiro ... Il mio.
Che sarebbe successo? Quanto avremmo passato?
Era testardo e viziato, mi esasperava e divertiva come mai nessuno.
Un soldato in fieri.
Un monello.
Amato.
Il mio fratellino."..since he was never alone, his family was always there for him the whole time :.. you're never alone, my little Prince, my soldier, my Alexei ..Your Cat .. I love You forever, I'll lack You for always
Un portentoso WHAT IF, Alternative U.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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I ricordi suntuosi tornavano in quel lungo inverno, a dire il vero rifugiarsi nel passato era un grato esercizio per estraniarsi dal freddo. E dall’esilio, le corrispondenze intercorse erano un filtro contro l’umiliazione, il precipitare dalle stelle alle stalle. Olga si tuffò letteralmente nei libri, come Tanik, cercando di non soccombere alla malinconia.  Ad esempio, il 5 agosto 1913 era stata felicissima di andare con Tata, a cavallo, vestendo l’uniforme, in visita ai loro reggimenti, galoppando come una fiera amazzone e salutando ogni squadrone, ecco quindi in prima linea “We 2”, la formula con cui indicava sé e Tanik, la parata era stata “superba” e lei era stata “so unbelievably happy with today!!!”
Aveva anche la copia di una foto, dove ero di profilo, le redini in mano, avevo 14 anni, perle alle orecchie e i capelli sciolti sulle spalle, dove apparivo assorta e radiosa “una Fuentes in fieri”, mi aveva definito, ero venuta decente, per una volta senza smorfie, una altra foto di noi due dell’agosto 1914 a cavallo, uno degli ultimi epici pomeriggi di divertimento spartiti prima dei lutti e delle partenze, due dee della guerra in marcia.
 
Olga..
Tatiana.
Marie..
Anastasia.
Aleksey, I vostri nomi, un pugno sferrato, una assenza eterna.
Vivete sempre nel mio cuore. Torneremo a rivederci? Mi mancate. Scrivo  lenta e solenne, mi  mancano le vostre voci.. Idee? Che facciamo? Oggi hai sorriso.. vi cerco, tra le stelle e le assenze. Vivo, questo mi tocca, vi penso e vi cerco, con amore. Ci penso e  cerco.. Piccoli oggetti, un trascorso sorriso.
 
Da una lettera di Catherine Fuentes alle sorelle Romanov “..ho ritrovato nei libri foglie e fiori pressati, rose canine dal profumo di miele, violette dalle tenere foglie a forma di cuore, era uso raccogliere i fiori nelle gite, nelle passeggiate, uso condiviso, nostro e privato, il primo che mi ha regalato un fiore  è stato Aleksey..lui era piccolo,io solo una ragazzina, una rosa bianca, le mie preferite da sempre
 
 
Il freddo, il gelo, la temperature giunse a 56 gradi sotto zero, la casa del Governatore era una perenne ghiacciaia. Brividi su brividi, il salotto, che era la stanza più calda della magione, superava di rado i sette gradi, le correnti penetravano dagli spifferi delle finestre. La zarina aveva le dita così rigide che appena riusciva a muoverle, le toccò togliersi gli anelli che ostacolavano la circolazione, compresa la fede e l’anello matrimoniale, con la perla rosa che portava da quasi un quarto di secolo. Cercava di lavorare a maglia, calze per la famiglia o di rammendare i vestiti, erano pieni di buchi.
Lo zar portava dei pantaloni rattoppati e le sorelle Romanov si arrangiavano con la loro biancheria logora.  Per Olga era una suprema ironia, un tempo sua madre, sua nonne, le sue zie e altre   donne “adulte”  della famiglia imperiale ordinavano i vestiti a Parigi, da Worth o Paquin, o da Madame Brissac a San Pietroburgo, pagando prezzi esorbitanti.  Rideva ancora tra di sé delle economie di sua madre, che, cresciuta in modo austero, non tollerava sprechi, le sue figlie si passavano i vestiti tra loro, lei, Alessandra, che, ai bei tempi, ordinava vestiti fino a 10.000 rubli in un mese e questionava con gli economi del palazzo di Alessandro sul prezzo delle patate senza avere idea del prezzo effettivo dei tuberi, mentre lei, Olga, verso il 1914 lo aveva imparato. Dettagli. Adesso si arrangiavano come sopra, Catherine aveva mandato una caterva di guanti, sciarpe, cappelli di lana, e soldi, aveva il sospetto che la ragazza inviasse, oltre alle lettere giunte, soldi e presenti a raffica. E tutto arrivava a rate, se passava i filtri della corruzione e della maldicenza. E non era un esercizio di superbia, quanto essere pratici, in quelle condizioni.. “Sono doni fatti con il cuore, oltre al cibo, il freddo in Siberia porta via, ti mangia pezzo su pezzo, invio a raffica, che chissà se e cosa giunge (..) E soldi (..) Ragazze, se fosse successo a me, avreste fatto uguale” da una lettera di Catherine alle sorelle Romanov “Mi mancate tanto.” Anche Tu, Cat, sempre. 
Doni  e lettere giungevano anche dalla zarina madre, dalle sorelle dello zar, dame di compagnia, Anna Vyribova e altri fedeli monarchici, voglio essere equa.
 
E la vita era monotona,dura il tedio infinito abitava i giorni invernali, Alessandra insegnava il tedesco alle sue figlie, portava gli occhiali, leggendo i suoi libri di preghiere, la Bibbia e le orecchie erano sempre buone, la chiamavano la “Nemka Bliad”, la puttana tedesca, un epiteto di imperitura memoria.
A novembre 1917, in via teorica vi sarebbero dovute essere delle elezioni, invece il Governo Provvisorio venne rovesciato, i bolscevichi presero il potere  per una combinazione di circostanze favorevoli. Il 7 di quel mese, appunto, Kerensky aveva lasciato il Palazzo d’Inverno (sede del suo potere, come, ai tempi, per gli zar) e si diresse verso il fronte, cercando di raccogliere truppe fedeli. I ministri rimasti erano protetti da un gruppo di cadetti e un battaglione di donne soldato. Al di là della Neva, l’incrociatore Aurora issò le bandiere rosse e puntò i cannoni contro il Palazzo. I bolscevichi, molto per caso, occuparono le stazioni, le banche, l’ufficio postale, i ponti e la centrale dei telefoni. L’8 novembre i ministri rimasti si arresero, il governo provvisorio cadde, ecco la seconda rivoluzione.
L’evento di cui sopra non produsse cambiamenti de facto nella vita dei Romanov, se non molti mesi dopo.
 
Da una lettera di Olga Romanov alla principessa Fuentes, 18 novembre 1917 “ e l’ombra di Patroclo appare accanto ad Achille, ti suona famigliare? Ho ripreso Iliade, Odissea e compagnia, leggo molto, e, intanto scrivo le scene da imparare, sai che mettiamo su delle commedie, teatro russo e repertorio edoardiano. Marie, Anastasia e Aleksey ne sono entusiasti. (..) Ogni tanto ad Aleksey si gonfia il braccio, la gamba, ma non ha dolori (..) Spesso il brutto tempo  impedisce di fare passeggiate, una grande privazione (..) Ti invio il menu del mio compleanno..Un abbraccio Cat, sempre Tua Olga ps sono viva e tremo..PPS scommetto sull’azzurro
 
Quegli occhi azzurri spenti, abitati dal buio e dalla paura, un mare in burrasca, aveva paura e continuava a sognare, senza rimedio.
 
Lezioni, preghiere, giochi a carte e la sera commedie, per passare il tempo e sovrastare la noia..Una sera, a Tolbosk, Anastasia era il protagonista maschile di una commedia edoardiana, dal brillante tono, "Fare i bagagli", alla fine doveva voltate la schiena al pubblico, aprire la vestaglia e dire che, avendo già messo i pantaloni in valigia, non poteva andare.. Voltandosi, sollevò per sbaglio il lembo della vestaglia fino alla vita, mostrando  cosce e fondoschiena ben paffuti coperti dai mutandoni di lana di suo padre... Risero tutti, di cuore, zarina  compresa, Anastasia arrossì come una fragola scarlatta e matura.
Tatiana a Catherine”..Mia cara, grazie..E’ difficile non vedersi, certo ci incontreremo di nuovo in tempi migliori. Penso a tuo figlio Felipe, la tua lettera con le sue dita impresse nell’inchiostro è una delizia, ora di che colore ha gli occhi? Viviamo in quiete, senza troppa tensione, i giorni passano veloci, le lezioni  e le passeggiate, il pranzo al piano terra, in genere Alessio mangia con Mamma, loro due soli (..) Lezioni e tea time... Ho scritto a Marianna, ti bacio teneramente, ti voglio bene T.” 
Da una lettera di Olga Romanov” Aleksey cresce di statura da un mese all’altro, Cat, gioca con l’arco e le frecce che gli ha costruito Andres, io e Tata siamo  sempre più magre, Anastasia si lamenta di essere diventata un elefante, la vita larga e le gambe grasse, come era Marie, che ora sta diventando una vera e quieta studiosa. Mia madre esce poco, per il maltempo, il cuore le causa dei problemi,ancora, le sue solite palpitazioni,  ormai ha tutti i capelli grigi.. Trova conforto nel leggere la Bibbia e i libri di devozione, papa ci legge spesso, la sera, a voce alta. Sempre Tua Olga Ps scrive il tuo viziato principino, Cat, ogni giorno prego di rivederti, Aleksey alias il tuo piccolo principe”
Un Natale in esilio, una costante umiliazione, i Romanov alla gogna.
Segnalibri fatti con nastri di seta, acquerelli, quaderni rilegati furono i regali.  Guanti e calze, libri..
La mattina di Natale i Romanov, scortati da due file di soldati, giunsero alla chiesa alla fine della strada, una messa speciale, alla fine della liturgia il sacerdote  pregò usando i loro titoli imperiali, stralciarti dalla liturgia ortodossa, in luogo dei nomi di battesimo, un omaggio traslato che gli impedì di recarsi ancora in chiesa. L’incidente ne amareggiò la prigionia, il confino divenne ancora più stretto.
A Natale, la seconda attesa era ben palese, mi feci una foto, Andres che mi circondava le spalle, in braccio Felipe, il mio panciotto che si vedeva di profilo. Avevo sofferto di nausea giusto nei primi tre mesi, non riuscivo a cacciare nulla in bocca, la mattina, dopo pranzo e dopo cena,  vomitavo a gloria, deve essere un maschio, annotava mia mamma, quando si annunciano così presto.. dei campioni nel fare ammattire da subito la loro madre. E avevo un sonno perenne, senza sogni o stelle, da cui mi svegliava Andres, a  suon di baci“.. cara Olga, un abbraccio, sai che ho visto una rosa? Solitaria, spinosa, si è aperta dopo tanto, poi è spuntata decisa, delicati i petali,  poi allargando poco per volta il suo centro, luminoso. Solitaria, splendida come te”  glielo scrissi tra il suo compleanno e Natale, chissà se lo lesse.
 “Cara Catherine, ti scrivo da Tolbosk, è il 15 gennaio 1918, fa tanto freddo e mi manchi, ci manchi. Come stai? Come state?Mi ha fatto tanto piacere ricevere i biglietti di Natale, sei stata carina a mandare una giacca imbottita a testa, sciarpe e guanti e berretti e calze, che la nostra roba si era rovinata ed era piena di buchi, nonostante i rattoppi e i rammendi..Abbiamo costruito una montagnola di neve nel recinto quadrato, dove lanciarci con le slitte, tranne che le guardie l’hanno spianata e ne abbiamo costruita un’altra e tanto.. Seguo le lezioni, la sera organizziamo rappresentazioni teatrali con M. Gilliard come suggeritore e Anastasia, Marie e me come attori.. Olga legge tanto come Tatiana, con Papà seghiamo tanta legna .. Riprendo ora, che abbiamo mangiato storione e bliny con i soldi che avete inviato abbiamo potuto acquistare queste squisitezze, che sennò non era possibile, il governo provvisorio ci ha dato un budget di 600 rubli a testa, 4.200 in tutto, che siamo in sette (visto, aritmetica applicata..) e non basta per tutto..Mi manchi, era bello quando mi raccontavi le storie, Achille e l’Eneide e compagnia, mi prendevi tra le braccia e facevamo volare gli aquiloni.. Spero che ci mandino presto in Inghilterra, così ci rivedremo.. Da marzo ad agosto, a Carskoe Selo è stato bello, da una parte, che eravamo tutti insieme, poi è tornato Andres, avuto il vostro bambino.. Felipe.. E so che sareste venuti anche voi, tranne che Felipe aveva solo due mesi. A proposito, che fa? Ora vado a mangiare dei pancake, se pensi che non avevo mai appetito e mi brontolavi sempre, ne rideresti..Ciao, Cat, alla prossima, un bacio ..ps mi sono preso la rosolia, faccio pendant con le mie sorelle, una forma più leggera da cui mi sto rimettendo.. mi manchi.
                                                                                                    Yours Alexei” 
 
Quello che trapelava era la disperazione, la noia, il tempo che non passava mai. Alexei teneva un diario, ove annotava brevi frasi, quello che aveva fatto. I suoi pensieri si intuivano, noia, appunto, e speranza e voglia di ridere e giocare.  In quel gennaio, lui e le sue sorelle si presero la rosolia, tanto per non farsi mancare nulla del rosario di malattie e affanni.
Gennaio ’18“Oggi è stato come ieri e domani sarà lo stesso come domani. Dio, aiutaci, abbi pietà di noi
4 gennaio 1918 “Oggi ho ancora più bolle. Giocato a scacchi con Nagorny tutta la mattina, ora anche Maria è malata. È stato ordinato a tutti i soldati di rimuovere le loro spalline, ma io e Papa non l’abbiamo fatto
1916, anno in cui finalmente aveva avuto il piacere, la gioia e la soddisfazione di vestire una vera uniforme, a prescindere da quelle onorarie, con relative mostrine di lanciere caporale, mostrine   con le sue iniziali A. N. iniziate a N. A., usanza russa, un legame tra generazioni, gli appellativi di padre e figlio che si legavano tra loro. Gli piaceva indagare sulle automobili, i meccanismi di cannoni, aerei e sommergibili. Aveva mangiato il pane nero, come i soldati, la loro zuppa, si era allenato e aveva marciato, davvero era “soldier prince, un principe soldato”
Dal diario di Alessio, 6 gennaio ’18” Alzato alle sette. Preso tè con Papa, Tatiana e Anastasia. Maria sta un poco meglio e cammina per la stanza. Alle 18 abbiamo giocato a nascondino, facendo un gran chiasso.” I giorni uno uguale all’altro, ogni cosa sempre la stessa, la noia.
 
“Caro Alexei, ti scrivo la solita lettera settimanale, come alle ragazze, se la corrispondenza arriva in ritardo o a rate..  io vi penso e vi scrivo sempre. E mi manchi, mi mancate, ci mancate. Venendo alla tua lettera del 15 gennaio, ricordati questi doni sono fatti con il cuore, stai sicuro, e ho cercato di essere pratica, che di sicuro con il freddo siberiano guanti e berretti non bastano mai.. La fantasia, la memoria, sono doti che ho avuto fin da bambina, con le tue sorelle ci divertivamo a raccontarcele, solo che come Olga è portata per il pianoforte e Tata per la danza, io avevo questo dono, che mi è valso l’appellativo di principessa Sherazade, principessa cantastorie. E per  i cavalli, come amazzone me la sono sempre cavata, esageravi tu a dire che cavalcavo il vento e che era uno spettacolo solo starmi a vedere.. Ne prendo atto, come della circostanza che come sei riuscito a esasperarmi, farmi ridere o consolare delle mie tristezze è riuscito a ben pochi. …. Il mio fighter prince, un principe combattente, che non molla mai, come Achille. Te lo detto a Carskoe Selo, te lo ripeto ora, tu sei un lottatore, non molli mai, qualunque cosa accada, come un vero principe, a prescindere da titoli o rango.. Ti voglio tanto bene, Alexei.. (..)Venendo a Felipe, ormai ha sette mesi abbondanti e gattona, gli occhi sono sempre color ardesia, come quando era appena nato e .. farfuglia qualche sillaba, il tipico bambino direbbe “ma-ma”, mamma, invece lui “Tata”, ovvero Tatiana, ho continuato a parlargli di voi, e che tua sorella era quella con cui stava più volentieri.. Tata invece che mamma, per mia soddisfazione, e tanto è, va bene uguale..Mando una foto di noi tre.. Speriamo che, giunta la primavera e con il ghiaccio sciolto, vi rechiate in Inghilterra..
Il morbillo è una grande scocciatura, per le bolle che prudono, ps manchi tanto pure a me, ribadisco
Ciao Alexei, un bacio,
                                         yours Catherine che ti vuole tanto bene” 
Dal diario di Alessio” 24 gennaio 1918. Nel pomeriggio preso una botta alla mano e guardato Papa, che ha pulito il tetto dalla neve, e come portavano la legna in casa. Che noia.!!
“27 gennaio 1918, Auguri al volo Catherine, come sei diventata grande, hai ben 23 anni, come ne farà  Olga a novembre..Baci, Alexei alias monello PS Felipe somiglia davvero tanto a tuo marito, Tata si è messa a ridere della prima parola del bambino, annotando che per te non deve essere stata una grande soddisfazione” si e no, l’onere di nove mesi e del parto era toccato a me, tranne che Felipe prediligeva suo padre e una mia amata sorella, quindi di cosa dovevo lamentarmi? E tanto, da una parte, ci sformavo, quando mi chiamò “MAMMA”, feci una metaforica tripla, carpiata capriola di gioia.
Dal diario di Alessio “30 gennaio 1918. Dormito male stanotte. Mi fa male la gamba. Colazione con Mama, rimasto a letto tutto il giorno”
2 febbraio 1918, una breve nota di Olga “Auguri, cumulativi, in ritardo. E’ veramente freddo in questi giorni, siamo appena tornati da una passeggiata. Nell’angolo di una finestra abbiamo inciso una “C”. Dio ti benedica, mia cara, stai bene, con amore Tua Olga ps..io propendo per l’azzurro PPS accludiamo la seguente poesia ...Un bucaneve, in inverno, colmo di grazia, bianco.. Una luna perduta, sottile, delicato il centro di bianco oro, i petali si piegano, giocando con la brina.. La perfezione e la delicatezza” Una volta, la zarina Caterina II, in una delle sue passeggiate, aveva trovato un precoce bucaneve, incantata aveva ordinato che una guardia lo vigilasse, era perfetto, fragile e fiero. Capii l’antifona, non cedevano, erano fragili solo in apparenza, si guardavano a vicenda, eravamo sia il bucaneve che la guardia.
Never give up.
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine”..non vi è stato un preciso momento, di decodificazione, sai, quando il crepuscolo invade una stanza, non accendi la luce e ti trovi al buio. Era freddo, leggevo tanto, i servizi vespertini, le passeggiate, brevi eventi giornalieri.. La sopravvivenza. Costruimmo una montagna di neve, a gennaio, a marzo le nuove guardie la spianarono, che era un “divertimento”. Ci riducemmo a vedere la gente che passava dalle finestre, per avere un poco di ristoro, 22 anni, nel pieno della presunta giovinezza, avrei dovuto ballare, avrei potuto costruirmi una famiglia e invece ero con la mia, senza una vera distrazione. I miei genitori costantemente insultati, quando una volta erano semidei. La malinconia che mi abita come una vocazione, una principessa di gelo e neve, destinata a non svegliarsi in primavera. A prescindere dal fatto che la stanza dove dormivo con le mie sorelle era una vera ghiacciaia. E le cose andavano di male in peggio, sia in generale che in particolare. I bolscevichi avevano preso il potere, le notizie erano imprecise, tranne che si parlava di un armistizio tra la Russia e Germania, Austria, Bulgaria, una pace separata, l’esercito allo sbando, in dismissione, e i tedeschi avanzavano, pezzo su pezzo. Per noi, a Tolbosk, a partire dal gennaio 1918 il maggior assillo era il denaro, in cronica carenza, e il cambio delle guardie e ... “ senza mollare, la loro dignità ha resistito fino all’ultimo respiro.

In febbraio il governo smobilitò i soldati che erano appartenuto alle file imperiali, sostituendoli con giovani rivoluzionari, dalle brutali maniere. Questi ultimi prontamente incisero oscenità scurrili sulle altalene usate dai “bambini” e Alessio lo rilevò subito, tranne che lo zar tolse subito i sedili. Da allora in poi i soldati scrissero o fecero le loro caricature sulla recinzione, in alto, dove era impossibile toglierle. Il siberiano, Rasputin, che prendeva, da dietro, una posizione laida e oscena, la zarina Alessandra, la Nemka bliad, senza onore o decoro, per sicurezza vi era una corona di insulti, lo zar rappresentato con un bel paio di esplicative corna.

Alessio si prese un numero inimmaginabili di spinte quando diceva che non era vero o tentava di scancellarle, un trauma nel trauma, lui che era sempre stato trattato con i guanti di velluto, protetto, amato e coccolato. Che capisse gli insulti era pure peggio, ormai non era più un piccoletto ignorante.   E taceva, cercando di impedire alla collera di tracimare, pezzenti erano loro e non lui. Se lo ripeteva e faceva male.

Un decreto del governo provvisorio sancì per i Romanov lo stesso trattamento economico dei soldati, ovvero 600 rubli al mese, 4.200 per sette persone sarebbe stato sufficiente, peccato che la cifra doveva servire per  i membri del personale, cuochi, dame valletti e quanto altro.  “ A carico di Nicola Romanov, residente in via della libertà a Tolbosk, 7  persone, 4.200 rubli al mese
Lo zar preparò un budget, in base al quale si trovò a licenziare dieci persone. Li avrebbero serviti comunque, ma questo significava la povertà. Per grazia ricevuta, riuscirono ad arrivare 10.000 rubli, gli altri si erano smarriti lungo strada, che tamponarono un poco.  Quello era l’ennesimo invio di denaro da parte mia, e di Andres, e mia madre e mio zio, a quel giro erano 40.000 rubli, in quale maglia della corruzione si erano persi.
Tra ingaggi e rendite ne avevo da spendere.  Dieci vite non sarebbero bastate.

I pasti erano poco imperiali, burro e caffè erano stati considerati lussi inutili di cui i Romanov potevano fare a meno. Il pranzo era una minestra, carne o pesce, del vino, a cena, carne, verdura, alle volte pasta.  Gli abitanti di Tolbosk, saputo della situazione, inviarono  caviale, dolci, uova e pesce fresco, doni del cielo per la zarina.
Era la fede che li faceva andare avanti, giorno per giorno, potevano portare via ogni cosa, ma non le “nostre anime”, scrisse Alessandra alla sua amica Anna.  Perdonare i nemici, non cercare vendetta, trarre la forza di non cedere alle avversità, che questa vita non è nulla, a confronto dell’eternità. Olga ne scrisse in una poesia privata, cercava di capire la vita e sapeva di comprendere molto poco.
“Abbiate timore per le vostre anime, non per i vostri corpi. San Paolo”

“ Hesperia, la terra occidentale, come i romani chiamavano la Spagna,ma il nome della stella della sera è Espero. Mi sento di ghiaccio, fredda e eterna” annotò Olga, battendo tra loro le mani gelate. Non aveva fame, cedeva sempre mezza e rotta delle sue porzioni al fratello, che spazzolava tutto, la fame della adolescenza, pareva crescere da una settimana all’altra, aveva ereditato di certo l’alta statura dal nonno paterno, Alessandro III, che era stato alto circa 1.94. E si annoiava, non ne poteva più, i suoi sbuffi erano l’esternazione dei suoi e di quelli delle sorelle, la sua cantilena l’eco del loro disagio. “Voglio giocare, voglio andare in giro.. Mi annoio” E ancora “Cat ha scritto? Mi manca” “Ho fame” A 13, 14 loro erano magiche, pensava Olga, avevano condiviso il privilegio di una adolescenza e, ancora prima, di una infanzia in armonia, convivendo tanto. Si sentiva in colpa ad avere ignorato che Cat la aveva passata tra le botte e la violenza del principe Raulov, omettendo che lei non le aveva detto una sillaba, mai. Sulle ossa slogate, i lividi, gli insulti. Era già un miracolo che avesse saputo amare, non fosse diventata cattiva, più era triste e più sorrideva, Catherine dalle smaglianti apparenze, Catherine, principessa delle assenze, la signora delle favole, dai passi fatati.

La situazione pareva immobile e così non era, la confraternita di San Giovanni di Tolbosk (monarchica organizzazione che cercava di salvare i Romanov) era diventata un punto di aggregazione. Suo leader tale Boris Solovev, il cui padre era stato tesoriere del Santo Sinodo, era un vanesio, vanaglorioso, tuttavia aveva sposato la figlia di Rasputin,Maria, nell’ottobre del 1917, condizione che gli tributò la cieca fiducia della  zarina. Insomma, affabulò tutti, divenne un punto di riferimento per piani di riscatto, i monarchici gli offrivano denaro. Tramite canali ufficiosi di corrispondenza, rassicurava gli zar.
Comunque, il complesso piano di riscatto, non ebbe seguito, che non vi era, in alcun modo. Quando i Romanov vennero trasferiti, nell’aprile del 1918, Solovev era opportunamente agli arresti, in guisa tale che nessuna nulla poteva imputargli. Un norvegese di nome Lied aveva lavorato nel commercio negli anni che precedettero la guerra, in Siberia,  progettando una rotta che da Tolbosk giungeva fino al mar di Kara, risalendo il fiume. Nella primavera del 1918 venne convocato a Londra, convocato dalle alte sfere, per organizzare una missione che rimase senza esito alcuno. E poi giunse una serie di tentativi di salvataggio dal Kaiser Guglielmo di Germania, vi furono lettere che offrivano aiuti. Notiamo l’ironia, nemici di guerra da quattro anni, i tedeschi offrivano aiuto, lo zar rifiutò. E il Kaiser versava lacrime amare sulla sorte delle “principesse tedesche” in Russia, Alix e le sue figlie, che non dovevano subire troppe angherie, la regina Olga di Grecia riferì che vi piangeva a notte intere, sul destino delle principesse Romanov.
 
Ai primi di marzo 1918, il comitato dei soldati decise di abbattere la montagna di neve costruita nel retro della casa, uno dei pochi svaghi dei fratelli Romanov.  Per la domenica di Carnevale, la folla passava festeggiando sotto le finestre, i ragazzi si misero a guardare dalle finestre, annoiati fino alle lacrime, quello era uno spunto di svago, uno dei pochi rimasti come segare e ammucchiare legna.

Dal diario di Alessio “ 19 febbraio 1918. Passato tutto il giorno come ieri, nel pomeriggio giocato con Kolia e fatto una daga di legno con il mio pugnale. Giocato ad attaccarci.  ..(..)  11 Marzo 1918 .. Fatto male al piede, non posso mettere gli stivali. Così devo stare a casa tutto il giorno. (..) 24 marzo 1918. Sempre lo stesso, mangiato 16 pancake a pranzo. Una cerimonia religiosa alle 9. Di mattina. Il tempo è freddo e ventoso. Fatto bagno (..) 24 marzo 1918 tutto sempre uguale (..) la neve si scioglie e diventa fango (..) tirato palle di neve e con arco, l’arco che mi ha fatto Andrej F. ”

...l’esercito tedesco avanzava verso Pietrogrado, la capitale venne spostata a Mosca. L’esercito ormai era allo sfascio, i soldati avevano disertato a milioni.. I termini per il trattato di pace, firmato a Brest-Litovsk il 3 marzo 1918 furono umilianti. Ai tedeschi venne ceduto la maggior parte del territorio conquistato da Pietro il Grande in avanti, comprese la Polonia, la Finlandia, gli Stati Baltici, Ucraina e Crimea, buona parte del Caucaso, circa 60 milioni di persone vivevano in quei territori.. Inoltre, la Russia doveva pagare alla Germania sei miliardi di marchi, un quarto immediatamente, in oro, il resto  a rate entro l’ottobre 1918.  L’economia era finita, erano state date via un terzo delle regioni agricole, l’80%  delle miniere di carbone, l’accisa sulle estrazioni petrolifere, un terzo delle industrie tessili e un buon quarto delle ferrovie. Mio zio fece quel triste elenco, la contabilità delle perdite, non era un trattato di pace, quanto un tradimento, molti la pensavano come lui.

La guerra civile era dietro l’angolo. 

A Tolbosk, la notizia sconvolse Nicola e Alessandra, era “umiliante”, una disgrazia senza ritorno per la Russia.  Alix disse che avrebbe preferito morire in Russia piuttosto che essere salvata dai tedeschi.
E aprile portò un problema immane, che si aggiunse all’angoscia della prigionia.  Da quando i soldati avevano distrutto la montagna di neve, Alessio usava lanciarsi per le scale della dimora, usando una sorta di  slittino. Lo aveva sempre fatto, da anni, tranne che a quel giro, era veramente spericolato,  senza cura, come se volesse tentare la sorte. I risultati non si fecero attendere, purtroppo.

Gilliard e Nicola Romanov annotarono nei rispettivi diari che era confinato a letto, per un violento dolore all’inguine. Era stato così bene durante l’inverno, studiando, facendo le sue particine nelle commedie, giocando a palle di neve, segando il legno, divertendosi con l’arco e le frecce e il suo amico Kolia Deverenko “Mamma! Cat.. dove sei? Non no ho paura di morire, ma di quello che potrebbero farci”. La febbre altissima, delirava di un cavallo, che aveva cavalcato, lui, un sogno impossibile, un desiderio irrealizzabile.
Il dolore non gli dava un attimo di requie, urlava e gemeva, come a Spala. Era uno dei suoi peggiori attacchi di emofilia. Alla caduta si era sommata la pertosse, a furia di tossire le sue condizioni erano peggiorate, le sue urla si sentivano finanche in strada, erano l’eco di un rimorso, di un assenza e un esilio.

“Delirio febbrile, i dolori, lo hanno mandato fuori da ogni grazia dovete avere pazienza Maestà imperiale..39 di febbre, delira”
“Invoca le sue sorelle e Catherine Fuentes..” enunciò Alessandra Feodorovna” Febbre o meno..” Sempre. 
“Si  riprenderà..” E l’emofilia gliela aveva passata lei, la maledizione che si trasmetteva  di madre in figlia ai maschi, aveva amato e amava Alessio, più di ogni persona al mondo, tranne che quello smisurato affetto aveva causato, oltre la gelosia delle sue sorelle, di allontanare suo figlio. Che la amava e non si lasciava andare.
Lei è mia madre, ma .. Non mi ha mai raccontato una favola, mai, piangeva sempre, non ha giocato con me.. Stava sempre male, come ora.. Le mie mamme vere sono Olga, Tata e Cat.. E non le posso dire nulla, no, è malata e sta male.. Quando Alessandra sentì quel dialogo smozzicato tra suo figlio e Nagorny, il marinaio infermiere, sarebbe voluta morire, desiderando di scavare un buco per terra, aveva sbagliato tutto.. a partire da subito. Rasputin era solo una illusione, cui si era aggrappata per anni, fino alla tragedia. Era malato e cercava di proteggere lei.
Madre, non Mamma, tra quelle due parole cadeva un intero mondo, sommerso e nascosto.

Alessio, amore, che fai? Come va? Scruto le foto, in una sei di lato, stringi una sega a doppia lama,  il colbacco in testa, lo sguardo annoiato, il tedio appare in tutte le pose, come nelle lettere..Anche io non vedo l'ora di rivederti. 



La zarina scrisse alla sua amica Anna V. che Alexei era malato, confinato a letto, con una emorragia interna che lo faceva soffrire terribilmente.
Sul momento stava meglio, ma dormiva male e i dolori, per quanto meno acuti, non erano finiti. Era dimagrito terribilmente, il colorito giallastro, come a  Spala. Non aveva appetito e stare tutto il giorno sdraiato sulla schiena lo stancava, come cambiare posizione. Sua madre si alternava a vegliarlo tutto il giorno e la notte con le sue sorelle e il marinaio Nagorny e Gilliard. Ora le spalline dell’uniforme sia lui che suo padre le portavano solo al chiuso, per evitare che venissero tolte, un sommo insulto per Nicola, che aveva amato l’esercito, era stato un colonnello, Alessio aveva le sue mostrine da Caporale Lanciere, dal 1916, effettive, particolare che lo aveva riempito di gioia ed orgoglio.
Mancava una persona, Cat, la storica rompiscatole. Sempre presente.
Kitty Cat, gattina.
Cat.
Catherine de Saint Evit, in prime nozze.  Madame.
Princesa Fuentes, nelle seconde.
Mia principessa, per Olga, il suo ultimo possessivo sussurro.
Sorellina.

Da una lettera di Olga Romanov a Catherine Fuentes, dell’aprile 1918” ..Grazie per la lettera e i doni, uova, cartoline, la cioccolata per Alessio e… l’appunto, che avresti voluto inviare della marmellata di mirtilli, ma non hai osato, per tema che il vetro si rompesse. E libri, sempre graditissimi (..) Alessio sta un poco meglio, ma il sangue si riassorbe velocemente e ha ancora dolori. Ieri ha sorriso, ha giocato a carte e gli è riuscito a dormire un paio di ore nella giornata. È diventato magrissimo, con gli occhi enormi. Gli fa piacere che gli si legga qualcosa, qualcosa mangia ma non ha appetito, non che sia una grande novità, tranne che è vero, farebbe a meno di mangiare del tutto. Nostra madre sta con lui tutto il giorno, ogni tanto io e Tata o M. Gilliard le diamo il cambio, di notte io o Nagorny. Arrivato un gran numero di nuove truppe, dal governo bolscevico, insieme a un nuovo commissario di Mosca, un uomo chiamato Yakovlev. Speriamo di avere un servizio in casa, per Pasqua. Nevica, ma si scioglie tutto, diventando fangoso… una guardia si è premurata di distruggere sotto i tacchi degli stivali una violetta che Anastasia amava guardare, era spuntata e le piaceva vedere la progressiva geometria delle foglie e i fiori, anche questa distrazione ci viene negata” non mi raccontò che Alessio mi  invocasse, quello strazio senza  fine o ritorno, Cat, per Catherine, di un cavallo
   
 
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