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Autore: LysandraBlack    05/10/2018    5 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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EPILOGO


 

«Amici miei, siamo qui riuniti per porgere i nostri rispetti e l'ultimo saluto alla Custode Grigia Aenor Mahariel.»

La voce di Alistair rimbombava nella piazza gremita di gente accorsa per le esequie. Lì, sotto le mura della Chiesa in parte crollata, le macerie accatastate ai lati per fare posto alle migliaia di persone provenienti da tutto il Ferelden, uomini, maghi, guerrieri, nani, elfi, tutti chinavano il capo mentre il nuovo re decantava le gesta eroiche dell'elfa che aveva salvato il paese intero.

«Ha dato la vita per fermare il Flagello, e il suo sacrificio non verrà dimenticato.»

Geralt non riusciva a staccare gli occhi dalla bara di legno dorato che conteneva il corpo della Custode. Appariva così fragile e minuta, in quella grande armatura splendente adornata dai grifoni rampanti dell'Ordine, che nulla aveva potuto contro i colpi dell'Arcidemone. Tra le braccia reggeva l'elmo alato dei comandanti dei Custodi Grigi. I lunghi capelli corvini erano stati pettinati e lasciati morbidi come un'aura attorno al capo, sul viso pallidissimo il tatuaggio spiccava come foglie verdi sotto il sole, gli occhi chiusi e l'ombra di un sorriso ancora sulle labbra.

Sembrava che da un momento all'altro potesse svegliarsi, alzarsi e chiedere cosa diamine ci facessero lì a perdere tempo. Si sarebbe infuriata, a vederli piangere così per lei. Dopotutto, era stata una sua scelta.

Si asciugò una lacrima che gli era sfuggita sulla guancia, grattandosi la barba per dissimulare. Jowan, accanto a sé, gli strinse delicatamente il braccio, facendosi più vicino.

Dall'altra parte, Natia borbottò qualcosa, in mano una fiaschetta ormai vuota. La vide pulirsi il volto con la manica della giacca, tirando su rumorosamente dal naso. «Maledizione.»

Alistair continuava a parlare, raccontando di quanto Aenor era stata un modello per tutti loro, del suo coraggio, di come aveva sempre affrontato le situazioni di petto. «Non si è mai tirata indietro di fronte a nulla, non importa quanto grande fosse il pericolo né quanto impossibile sembrasse il compito...» Strano, ora che era morta andava a raccontare solo cose buone. Nonostante tutte le discussioni che li avevano accompagnati per tutto il viaggio, ignorando persino l'ultima, la più grossa di tutte, accaduta proprio sotto gli occhi di tutti i nobili lì presenti che, almeno, avevano la decenza di tacere e chinare il capo.

Ripensò a quando era comparsa su alla torre, di come aveva sfidato ogni abominio e mago del sangue, come avesse scelto di fidarsi di lui, minacciando persino il comandante dei templari. L'aveva vista affrontare demoni, draghi e politici, senza mai chiedere aiuto a nessuno.

No, non era vero.

L'unica, singola volta in cui aveva avuto bisogno di lui, Geralt non era stato all'altezza: nelle Selve Korkari, quando avevano incontrato l'elfo tramutato in ghoul, Aenor lo aveva pregato di trovare una cura e lui, dall'alto di tutti i suoi studi arcani e la sua conoscenza magica, l'aveva delusa.

Aveva cercato di ripagarla in qualche modo, di trovare una cura, ma quella notte, quando la ragazza aveva bussato alla sua porta per dirgli di non perdere il suo tempo in futili ricerche, si era sentito nuovamente inutile.

Avrebbe dovuto saperlo. Accorgersi che erano settimane, mesi forse, che la Custode aveva accettato la propria morte, che non avrebbe fatto molto per evitarla.

Strinse i pugni. “Tamlen”, aveva sussurrato prima di spirare tra le braccia del Qunari, quel maledetto sorriso spuntatole sulle labbra quando le avevano detto che sì, il Flagello era stato sconfitto, ce l'aveva fatta. Aveva ancora impresso in mente l'ululato disperato di Falon, che ora sembrava essere sparito nel nulla. Aveva vegliato sul corpo della padrona per tre interi giorni, prima di svanire improvvisamente nella notte.

«Era una persona speciale e, nonostante non ci trovassimo sempre d'accordo, ha cambiato la vita di chiunque l'abbia conosciuta. Alcuni di noi erano suoi compagni, e amici. Avrei voluto...» Alistair si interruppe, la voce rotta, prendendo fiato. Accanto a lui, Elissa, un abito nero in segno di lutto sotto l'armatura di silverite lucida, gli sfiorò la mano. Il re sembrò riprendersi un poco. «Non desiderava diventare un Custode Grigio, ma l'Ordine non avrebbe mai potuto avere di meglio. In questo momento, stanno costruendo una sontuosa tomba alla fortezza di Weisshaupt, di fianco a quella di Garahel, ma abbiamo voluto renderle onore anche noi.» Chiamò con un cenno della mano Lanaya, nuova Guardiana del Clan dei dalish che avevano partecipato alla battaglia. Zathrian era morto sul tetto di quella torre, e Geralt stesso aveva visto i resti dell'elfo trasformarsi rapidamente in polvere ed essere spazzati via dal vento prima che i suoi riuscissero a dargli un ultimo saluto. Magia potente doveva averlo tenuto in vita tutti quegli anni, ma Lanaya, se era a conoscenza di qualcosa, non aveva rivelato nulla.

L'elfa si avvicinò fiera alla coppia reale, il bastone da maga ben stretto nella mano.

Alistair chinò il capo. «Purtroppo il Clan Sabrae, dal quale proveniva Aenor, è troppo lontano. Mi rivolgo a voi come farei a loro: so che tra i nostri popoli difficilmente potrà esserci pace, troppo sangue è corso da entrambe le parti, ma vorrei fare comunque un passo verso una coesistenza dalla quale beneficeremo entrambi. Verranno donate ai Dalish tutte le Terre Centrali a nord delle Selve Korkari, compresa la fortezza di Ostagar, da gestire come meglio riteniate.»

«Un gesto... inaspettato, Re Alistair.» Si sorprese Lanaya, accennando un inchino. «Accettiamo il vostro dono, e che sia l'inizio di una pace duratura.» Voltò il capo in direzione della bara, soffermandosi soltanto per un attimo sulla ragazza al suo interno. «Manderemo qualcuno ad avvisare il Clan Sabrae, nel frattempo ci occuperemo noi della sepoltura. Non bruciamo i nostri morti, come credo sappiate già.»

Alistair annuì. «Ve la affidiamo, com'è giusto che sia. Speriamo che sia in un posto migliore, e che abbia ritrovato la persona che amava.» Sorrise, triste. «E che sappia quanto le siamo grati per quello che ha fatto. Ognuno di noi.»

Geralt sentì qualcuno singhiozzare sommessamente alle sue spalle. Leliana aveva nascosto il volto sulla spalla di Kallian, mente l'elfa la stringeva in un abbraccio, anche lei con gli occhi lucidi.

Piano piano, alcuni tra coloro che si erano radunati a porgere l'ultimo saluto alla Custode si avvicinarono al corpo, depositando ai piedi della bara mazzi e corone di fiori di tutte le forme e colori, che ben presto riempirono la pedana.

La piazza cominciò a svuotarsi. Chi tornava a casa, chi andava ad affogare i propri pensieri nell'alcol e chi si recava alla messa per i caduti, organizzata subito dopo le esequie alla Custode nel cortile di ciò che restava della grande cattedrale di Denerim.

Un gruppo di guardie in armatura scintillante sollevarono la bara e la riportarono all'interno del palazzo reale, dove sarebbe stata preparata per il viaggio verso le Selve Korkari. Il Clan degli elfi era stato d'accordo con Alistair e Geralt: Aenor sarebbe stata seppellita nello stesso luogo dove avevano, mesi prima, fatto lo stesso con Tamlen. Le radici del grande salice avrebbero accolto entrambi e due nuovi semi sarebbero stati piantati nelle vicinanze.

Seguirono il feretro all'interno, fermandosi poi in un salone, il tavolo riccamente imbandito.

«Spero ci sia anche qualcosa da bere...» Borbottò Natia, andando alla ricerca di un boccale.

«Offre Oghren stasera, amici miei.» Sentenziò il nano, battendo la mano su una botte di legno scuro dall'aspetto poco raccomandabile. Lei non si fece alcun problema a bere direttamente dalla cannella, sotto le risate dell'altro.

«Penso ne prenderò un po' anche io.» Decretò Wynne, avvicinandosi ai due e porgendo ad Oghren il proprio boccale. «Il Creatore sa quanto ne abbiamo bisogno, in questo momento.»

Geralt scosse la testa, afferrando due calici di vino da un vassoio e tracannandone uno tutto d'un fiato, evitando lo sguardo preoccupato di Jowan puntato su di sè. «Sto bene.»

«No che non stai bene.» Ribatté l'altro, sorseggiando il suo vino. «Ed è perfettamente comprensibile, non dovresti-»

«Jowan. Davvero, sto bene.» Finì per scolarsi anche il secondo bicchiere, sperando di dimenticarsi anche solo per un po' il senso di colpa che da giorni gli attanagliava lo stomaco.

Il compagno sospirò, scrollando le spalle. «Sicuro. Lo vedo.»

Zevran, spuntato alle loro spalle, li abbracciò entrambi per un attimo. «Siamo tutti nella stessa situazione, amico, se può farti stare meglio.»

«In effetti, no.» Rispose sospirando. Avrebbe voluto spaccare qualcosa. Sarebbe stato bello avere la stessa calma di Sten, in quelle situazioni.

Il Qunari era partito subito dopo la fine della battaglia. Aveva portato il corpo di Aenor in braccio fino alla soglia del palazzo reale, depositandolo a terra soltanto quando era certo che nessuno si sarebbe sognato di toccarlo, sfidando chiunque a fiatare. Quando aveva annunciato che sarebbe tornato a Par Vollen per raccontare quanto aveva vissuto all'Arishok, nessuno era rimasto particolarmente sorpreso dell'assenza di emozioni nella sua voce. Soltanto Geralt aveva notato gli occhi leggermente lucidi del Qunari, quando Sten aveva chinato un'ultima volta il capo in direzione di Aenor, la mano destra chiusa a pugno all'altezza del cuore.

Anche Morrigan era scomparsa. Si ricordava di essersi voltato, poco dopo essere usciti da Forte Drakon, e averla intravista svoltare l'angolo e inoltrarsi in un vicolo secondario. Probabilmente non voleva essere seguita, per cui non ci aveva nemmeno provato.

La musica di un liuto lo distrasse dai ricordi, riportandolo alla realtà.

Leliana, la voce triste che intonava le prime strofe di una canzone, era in piedi accanto a Kallian, che suonava lo strumento musicale con mani esperte.

 

Il tuo tempo è giunto

e or siam colmi di tristezza

gli occhi stanchi han bisogno di riposo

il cuore è ormai grigio e lento

 

camminando nei sogni

troveremo la libertà

 

cantiamo, rallegriamoci

raccontiamoci storie

ridiamo, piangiamo

amiamoci un altro giorno ancora

 

Individuò Lanaya, si teneva in disparte sul fondo della sala. Sembrava conoscere la canzone, perché ne cantava sommessamente le strofe. Si avvicinò a lei, sperando di non disturbarla.

«Sai dov'è il Clan di Aenor, adesso?» Le chiese sottovoce.

L'elfa lo squadrò per un lungo istante, come per capire le sue intenzioni. Alla fine, annuì. «Kirkwall. Vi è una montagna sacra al Popolo, lì, la Guardiana Marethari deve officiarne i riti quest'anno.»

«Andrò io ad avvisarli.»

La vide sgranare gli occhi per la sorpresa. «Non è necessario, i miei cacciatori-»

Geralt serrò la mascella. «So che non sono un elfo e che probabilmente non sarò il benvenuto. Ma è l'unica cosa che posso fare per lei. Lasciami almeno questo.»

Dopo un altro lungo silenzio, Lanaya annuì. «Eri suo amico?»

«Spero mi considerasse tale.» Si ritrovò a rispondere. «Per me lo è stata.»

Sorprendentemente, l'elfa sorrise. «Mi ricordo l'ultimo incontro tra i Clan, cinque anni fa. La sua famiglia era appena stata uccisa da degli shemlen. Era così piena di rabbia...» Scosse il capo, facendo vagare lo sguardo sulla sala, soffermandosi su ognuno dei presenti. «Chi l'avrebbe mai detto.»

«Geralt?»

Elissa, dall'altra parte della sala, gli fece cenno di raggiungerla. Con un cenno di scuse, il mago si allontanò dalla Guardiana, avvicinandosi alla futura regina.

«Il Primo Incantatore Irving è sopravvissuto.» Gli disse, nascondendosi dietro il proprio calice di vino. «Date le voi che già circolano su di te, e le accuse che pendono su Jowan... vi consiglierei di non aspettare domattina per partire.» Biscotto, ai suoi piedi, rosicchiava un osso con aria soddisfatta.

Geralt sollevò un sopracciglio. «Abbiamo combattuto contro la Prole Oscura come chiunque altro, qui. Non meriteremmo almeno un-»

«Non possiamo certo premiarvi per aver fatto uso della magia del sangue.» Lo interruppe Elissa, scoccandogli un'occhiata che non ammetteva repliche. «Quello che posso fare è avvertirvi e darvi tutto il vantaggio necessario per sparire dalla circolazione. Ho chiesto personalmente di farmi consegnare il tuo filatterio, ma i templari che se ne occupano hanno risposto che era già stato prelevato dal Comandante Gregoir...» il mago trattenne il fiato, temendo una domanda scomoda. «Non ho intenzione di indagare oltre, tuttavia, qualcuno potrebbe farlo. Sarebbe meglio per tutti che per allora voi due foste già lontani.»

«Grazie.»

L'altra accennò un sorrisetto. «Non avrei mai pensato di dirlo, ma la vostra magia mi è stata fondamentale per smascherare i piani di Howe davanti all'Incontro dei Popoli. Non l'ho dimenticato.» Notando che Alistair si stava avvicinando verso di loro, si zittì subito, commentando qualcosa sul retrogusto fruttato delle uve nel vino e prendendo delicatamente tra le dita la mano del re, portandosela poi alle labbra.

Geralt si limitò a chinare leggermente il capo, allontanandosi alla svelta. Raggiunse Jowan, raccontandogli le novità.

«Quindi, partiamo?»

Si voltarono verso Zevran, che era rimasto ad ascoltarli appoggiato alla parete, un calice nella mano affusolata. «Potremmo esserci d'aiuto a vicenda. Io eviterei con facilità i Corvi e voi attirereste meno le attenzioni dei Templari... se mi volete come compagno di viaggio, ovviamente.»

Geralt trattenne una risata. «Non riesci proprio a stare lontano dai guai...»

«Sono il succo della vita, amico mio.» Gli strizzò l'occhio l'elfo.

Jowan sospirò. «E sia, ma stanze separate.» Geralt, sentendosi tirare per la manica, arrossì un poco. Ricambiò la stretta dell'altro, ridacchiando della gelosia del compagno, ricordandosi come per anni le situazioni fossero state invertite.

Zevran alzò le mani mostrando loro i palmi in segno di resa. «Credo proprio che mi dedicherò alle deliziose fanciulle dei Liberi Confini... Dicono siano avventurose quanto i pirati di quelle zone.»

«Dov'è che andate, senza salutare?»

Natia, le mani sui fianchi, li squadrava imbronciata.

«Senza dire “arrivederci” alla mia barilotta preferita? Da nessuna parte, ovvio.» Ribattè Geralt, fingendosi offeso. «Piuttosto, vedi di fare delle porte più alte, che quando verrò a trovarti non ho alcuna intenzione di sbattere la testa ad ogni passo.»

«Come se venissi davvero...»

«Il tuo scetticismo mi ferisce dritto al cuore.»

Gli diede un pugno sul braccio. «Guarda che adesso ci conto, spilungone.»

Sorrise. Gli sarebbe mancata.

Leliana e Kallian si erano avvicinate anche loro, incuriosite.

«Era una bella canzone.»

«In realtà, le parole originali sono in elfico...» Rispose Leliana, stringendosi al braccio dell'altra, gli occhi ancora lucidi. «Abbiamo pensato sarebbe stato bello che la capissero tutti.»

L'elfa annuì, il liuto ancora in braccio. «Non suonavo da un po', spero di non aver steccato troppo.»

La compagna le diede un bacio sulla guancia, sfiorandola appena. «Sei stata meravigliosa, come sempre.» L'altra si girò un poco, imbarazzata. «Allora, partite?»

I due maghi e Zevran annuirono.

«Noi pensavamo di viaggiare un po'. Magari tornare ad Orlais, ora che non corro più pericoli di essere intercettata da Marjolaine... potremmo andare persino a teatro!» Disse Leliana, eccitata all'idea di portare l'altra a conoscere l'Impero. «Se ti va, ovviamente.»

L'elfa annuì, convinta.

«Mentre voi sarete a divertirvi, a me spetterà il compito di gestire la nuova Casata Brosca e una valanga di soldi... per non parlare di alcuni piccoli progetti secondari che ho in mente.»

Si girarono a guardare Natia, confusi.

«Tipo?» Chiese Geralt, temendo una risposta.

L'altra sogghignò con l'aria di chi la sapeva lunga. «Vedrete, spilungoni, vedrete...»

Dall'altra parte della sala, un concerto di rutti si levò a sovrastare le voci di tutti. Leske ed Oghren si sganasciavano dalle risate sotto le occhiatacce di disapprovazione di Duran, Piotin e Gorim, che scuotevano la testa ostentando superiorità. Geralt poteva giurare, però, che il re stesse ridacchiando sotto i baffi.

Wynne, che lo aveva ignorato tutta la serata, sedeva accanto a Shale, un sorriso soddisfatto sul volto mentre chiacchierava amabilmente con Elissa ed Alistair. Sentendosi osservata, incrociò il suo sguardo. Con grande sorpresa del mago, l'espressione della maga non mutò nel solito disgusto, ma sembrò fargli un cenno di saluto, prima di riportare l'attenzione sul re che stava probabilmente raccontando una qualche rocambolesca avventura passata.

Si rese conto con una fitta allo stomaco di star cercando qualcun altro.

Con un sospiro, si passò una mano tra i capelli, afferrando un altro calice di vino.





 



 

 











Note dell'Autrice: siamo arrivati alla fine. Un viaggio che è durato un anno e mezzo di pianificazione e impegno e che si è trasformato in un progetto più grande che, se tutto va bene, proseguirà con nuovi e vecchi personaggi. 
Grazie a chi ha seguito questa storia, a chi è stato in qualche modo vicino ad Aenor, Geralt, Natia, Elissa, Kallian e Duran. 
Un ringraziamento speciale va Harry Fine, MorganaMF e The Mad Hatter, che con le loro recensioni mi hanno spronata a dare il mio meglio.

Dareth shiral


 

"We stand upon the precipice of change. The world fears the inevitable plummet into the abyss.
Watch for that moment… and when it comes, do not hesitate to leap.
It is only when you fall that you learn whether you can fly."

  
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