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Autore: Vanya Imyarek    07/10/2018    2 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                                    CAPITOLO 22

 

 

DOVE  SI SCOPRE L’IMPORTANZA DEL VANTAGGIO NUMERICO  QUANDO  LO  SI  E’  PERSO

 

 

 

 

 

“Ebbene sì, principessina, per oggi ci tocca concludere qui. Non hai notato che è pieno di gente? La storia è certo istruttiva, ma non la si può raccontare in un giorno solo, specie con molti altri bisognosi. Passa un buon pomeriggio! … Ah, un’ultima cosa, prima che me ne dimentichi. Ho rintracciato Linca. Passa di qui il mattino presto del prossimo fine settimana se vuoi parlare con lei”

 Non ci avrebbe mai creduto che Itzèn non avesse interrotto il suo racconto a quel punto di proposito. Avrebbe almeno potuto rivelarle la prova di Corinna! E buttare quell’ultima menzione a Linca, così di sfuggita … certo, certo, il Sacerdote le era utile, ma era una delle persone più snervanti che conoscesse!

 C’era da dire, però, che la sorprendeva quel che le aveva detto. Malitzin e Corinna sembravano partiti abbastanza bene, soprattutto per merito della seconda che continuava a dimostrarsi troppo generosa per il suo stesso bene. Quei toni amichevoli stonavano decisamente con quanto era stato scritto dall’Imperatrice tanti anni dopo: si era mai pentita di aver salvato il nuovo schiavo da quel lapsus?

 Questo, certo, ammettendo che Itzèn fosse stato sincero con lei. Avrebbe dovuto verificare se lo scritto di Corinna coincideva … ma prima doveva recuperare gli altri. Per quanto fosse curiosa sulla terza prova, doveva sapere che stessero combinando Simay e Llyra nel frattempo.

 

 

 

                                                         Dal Manoscritto di Simay

 

 

 

Una delle tante cose che imparai sotto la seppur breve carica di Waray, fu che l’incertezza di un pericolo era spesso ben peggiore del pericolo stesso.

 Eccomi lì, al Tempio, ad ascoltare le lezioni del nuovo maestro dei novizi, ad aiutare Capac nelle distribuzioni agli artigiani, a praticare nuove forme di magia e a prepararmi ad assistere i Sacerdoti anziani nelle nuove missioni che si proponevano. Senza Corinna, non avevo più la minima idea di cosa stesse pianificando Llyra, se fosse ancora concentrata su di me o il ritorno del marito e il problematico nuovo Sommo Sacerdote le avessero dato problemi più pressanti, oppure ancora se avesse trovato il modo di usare la nuova politica di Waray contro di me. Senza Corinna, avevo perso ogni possibilità di sorvegliare Sayre, di sapere che cosa stesse consegnando a chi e tentare di intuire i suoi piani.

 Da un punto di vista puramente logico, smettere di aiutare Corinna era stata davvero una pessima idea: mi ero giocato l’alleata più utile che avessi al momento. Ma che potevo fare, oppormi alla volontà divina?

 Con questo non intendo certo sminuire Qillalla. La ragazza si dimostrò davvero assidua nell’assistermi, fin dal giorno immediatamente successivo alla cerimonia di consacrazione. Venne a trovarmi nell’ora di riposo dopo pranzo, con una semplicissima domanda: “Cosa facciamo?”

 Peccato solo che non avessi uno straccio di risposta.

“Comprensibile” fu il suo commento alla mia ammissione di ignoranza. “Del resto, adesso siamo anche a corto di informazioni, visto che qualcuno ci ha piantati in asso perché non ha avuto quel che voleva. Comunque. Non pensi anche tu che la situazione possa diventare … caotica, con il nuovo programma di Waray?”

 In altre parole, potevamo pensare ‘l’Incendiario non vorrà certo approfittarne’ senza scoppiare a ridere subito dopo? Sì, anziché Corinna, era quello che avrebbe dovuto preoccuparmi. Ci sarebbe stato un litigio che avrebbe coinvolto almeno quattro Templi diversi, la popolazione avrebbe probabilmente preso delle parti e forse anche smesso di venerare certe divinità in favore di altre. La nostra unica speranza era che i Sommi Sacerdoti mantenessero il necessario rispetto gli uni per gli altri e trattassero la questione con tutta la diplomazia che richiedeva, e come dire, Waray aveva appena dimostrato di non essere il migliore dei diplomatici.

 “Forse dovrei richiedere un colloquio con lui” conclusi. “Ricordargli il pericolo dell’Incendiario, di certo ne è a conoscenza lui stesso …”

 “E magari spiegargli la tua situazione con Llyra e chiedere per la protezione che Pacha voleva accordarti” suggerì lei.

 “Sì, ma … vedi, sono indeciso se rivelargli l’identità dell’Incendiario o meno. Non esiste alcuna prova concreta contro Sayre, e se dicessi a Waray di quel che è successo: accuserei un rispettato artigiano senza alcuna prova, accuserei un confratello di eresia senza sapere chi sia, ammetterei io stesso di essere stato la causa dell’esilio di Pacha … mi meriterei qualsiasi punizione, ma vorrei la certezza che serva a qualcosa”

 “Tra l’altro, rivelare il tuo coinvolgimento nelle sostituzioni ti dipingerebbe solo come una persona inaffidabile” aggiunse lei. “Io so benissimo che tu non lo sei, ma Waray non può avere il quadro completo della situazione. Ti consiglio di lasciar perdere le rivelazioni sull’Incendiario per il momento, non c’è nulla con cui tu possa provarlo”

 “E intanto se ne resta a piede libero” commentai. “Non so, durante il colloquio, potrei invitare Waray alla prudenza, convincerlo a ridurre il conflitto al minimo possibile … magari Sayre sarà costretto a esporsi di più per fomentare il disordine che vuole, se questo non si produce spontaneamente?”

 “Può essere un’idea” concordò Qillalla. “Di sicuro migliore delle accuse infondate, non fosse che lui cercherà in tutti i modi di esporre la tua identità nel frattempo. Credo che la cosa più sicura in realtà sia incoraggiare Waray ad ascoltare l’autorità imperiale: Incendiario o meno di mezzo, Llyra non può volere disordini civili nella sua capitale. Probabilmente se Waray si rimettesse maggiormente al suo giudizio, non ci saranno tanti problemi … e aiuterebbe te a dipingerti come un devoto servitore dell’autorità imperiale che davvero non ha mire sul trono”

 “Hai ragione. Davvero, è la soluzione migliore”

 Meno male che c’era lei. Da solo, non mi ero dimostrato capace di trovare la giusta direzione, il che faceva un po’ ridere se pensavo ai progetti di Sayre di mettermi sul trono; Qillalla invece era stata non solo un supporto morale, ma anche una stratega più abile di me.

 “E per quel tuo matrimonio? Vorrei poter fare qualcosa, almeno per te …”

 “Oh, la questione si è risolta da sé” replicò in fretta lei. “I miei genitori hanno avuto un disaccordo piuttosto importante con la famiglia del mio promesso, una questione di terre, e tutti i patti sono stati cancellati con un fluire di insulti da ambo le parti. Probabile che di me finisca per occuparsi l’Ufficio Censimenti, e spero davvero che facciano un lavoro più oculato della mia famiglia!”

 Mi sentii subito in colpa per essere rimasto un po’ male a quelle parole. Avevo sperato di poter aiutare Qillalla con la sua situazione, poter ricambiare il suo aiuto in un modo che mi era stato impossibile per Corinna; adesso non avevo più alcun modo per farlo. Potevo solo essere ricevente dei suoi sforzi, senza impegnarmi a mia volta per lei, e quello semplicemente non era giusto. Peccato che la ragazza si ostinasse a non volere niente in cambio. Seriamente, in che razza di famiglia l’avevano cresciuta?

 Senza darmi alcuna soddisfazione, lei dovette andarsene per la ripresa delle mie attività, e io restai lì a cercare di raccogliere il coraggio necessario a chiedere un’udienza a Waray, sebbene in un momento così impegnato della sua vita. Chiesi al nuovo maestro quella sera stessa, l’uomo acconsentì con un sorriso amichevole (era un uomo giovane, non sembrava neppure essere stato ordinato da molti anni, e più disponibile verso noi novizi di quanto fosse stato Waray), ma poi non fui ricontattato per ore.

 Il maestro tornò solo poco prima che noi fossimo mandati a dormire, con l’aria un po’ imbarazzata, e mi spiegò che Waray non avrebbe accettato udienze da semplici novizi, e che se proprio avessi avuto qualche problema, di parlarne con il maestro apposito. Mi azzardai a replicare che erano faccende che competevano il Sommo Sacerdote, e la risposta fu, molto semplicemente, che uno come me non poteva saperne abbastanza per parlare con qualcuno in quella posizione.

 Ecco, quello era qualcosa che non avevo previsto. Dannazione, Pacha era stato infinitamente più aperto e disponibile, perché Waray doveva decidere di cambiare registro proprio in quel momento … no, non dovevo giudicarlo. Pacha probabilmente era stato un’eccezione, era normale che un uomo del calibro di un Sommo Sacerdote non si interessasse a quelli che tipicamente erano i problemi dei novizi. Solo che rifiutando di ascoltarmi non poteva avere nessuna idea che i miei problemi non fossero affatto ‘tipici’!

 Ma recriminare interiormente fu inutile: il piano mio e di Qillalla era andato completamente in fumo, e non avevo idea di che altro fuori.

 Waray, dal canto suo, rivelò di avere le idee molto chiare: nel giro di pochi giorni iniziò a istituire veri e propri comizi di predicatori, che denunciavano le vie corrotte e quasi eretiche dei Templi già menzionati al momento della sua nomina, a beneficio del popolo che si fermava devotamente ad ascoltarli. Ecco qui, non precisamente quello che io avrei sperato come ‘diplomazia’.

 I risultati non tardarono ad arrivare: fu quasi subito ritenuto necessario inviare dei novizi ad assistere i Sacerdoti oratori, più per aiutarli a mantenere l’ordine che a imparare come fare prediche alla folla. Sì, naturalmente io fui compreso tra i ragazzi inviati, ma imbattermi in Corinna esattamente alla prima di queste uscite fu qualcosa che non potei che considerare come un eccezionale colpo di sfortuna.

 L’avevo anche sperato, prima di partire: dovevamo predicare proprio nei pressi del Tempio di Pachtu, temevo che la ragazza si fosse recata lì: i Sacerdoti dell’Energia, avevo saputo, avevano deciso di affrettare il processo di ammissione degli schiavi tra i loro ranghi, riferendo subito le prove a gente che altrimenti avrebbe dovuto aspettare dei mesi, proprio come affermazione della loro opinione contro Waray. Era già passata più di una settimana delle tre concesse a Corinna: chissà se era riuscita a ultimare qualche prova.

 Ma ricacciai questi pensieri non appena il Sacerdote con noi iniziò a parlare: il mio compito richiedeva concentrazione, e i sensi di colpa non facevano per una buona concentrazione.

 “Affermare che tutti gli uomini siano uguali è un’offesa alla legge umana e divina!” esordì il Sacerdote. “Il Sommo Achemay amò solo una donna mortale al pari della sua sposa legittima, e i suoi figli furono investiti del potere sugli uomini. Coloro che li riconobbero furono uomini saggi e pii, e formarono il nostro popolo, benedetto da tutti gli dei. Coloro che li rifiutarono e combatterono, furono destinati alla conquista e alla sottomissione. Ne avete appena visto l’esempio con gli Yrchlle: eccoli ora, deportati e schiavi, i discendenti di coloro che si opposero a Talhas e Shilla! E voi ritenete che chi ha sangue empio nelle vene, sia persona gradita per servire un dio? Mi sorprende che Pachtu stesso non abbia folgorato i suoi disgraziati seguaci da molto tempo!”

 “Magari perché ogni uomo vivente è uguale davanti a lui, e affermare il contrario è eresia?” tuonò una Sacerdotessa dell’Energia, piombando fuori dal suo Tempio con tre o quattro sue consorelle al seguito. “I discorsi su Achemay tienili per quando andrai a trattare con la Consacrata al Sole! I nostri culti non c’entrano niente gli uni con gli altri …”

 “E nessuno ha ben capito perché debba essere così. Achemay non è forse il dio supremo? Perché la volontà di un altro dio dovrebbe essere venerata al di sopra della sua?”

 “Pachtu è per sua definizione un’eccezione tra gli dei. Ma questi bei discorsi, invece di farli davanti al popolo perché possa confonderli, perché non li fai alla nostra Somma Sacerdotessa? Si trova proprio nei suoi alloggi, una breve spiegazione di quel che sta succedendo e sarà più che disposta a prestarvi ascolto e a chiarire i vostri dubbi …”

 “Spetta al Sommo Sacerdote Waray il confronto con altri del suo rango, noi non siamo degni di …”

 “Ma a quanto pare siete degni di venire a strillare come honcoi sotto il nostro Tempio. Il vostro capo del culto, dite? Curioso, da quando è stato eletto non ha fatto che mandare in giro voi drappelli di strilloni, ma non ha mosso un dito per richiedere un confronto con la nostra Somma Sacerdotessa, o quella di Qisna, o ancora quella di quell’Achemay cui fate tanto riferimento …”

 Quel che aveva detto la donna era vero, e aveva sorpreso anche me: mi aspettavo che Waray passasse il suo tempo immerso in concili teologici con coloro che aveva attaccato, eppure finora non gli avevo mai visto inviare messaggeri agli altri Templi … esclusi i nostri oratori, s’intende. Probabilmente era colpa delle sue scarse competenze diplomatiche o della mole di lavoro amministrativo che gli spettava in quanto neoeletto Sommo Sacerdote, ma di sicuro non lo dipingeva in una buona luce.

 Soprattutto agli occhi del popolino: se finora si erano creati due veri e propri schieramenti di gente che mugugnava, tra vari ‘me l’ero sempre chiesto perché il culto di Pachtu dovesse essere pieno di straccioni e stranieri’ e ‘il culto di Achesay non ha alcun diritto di intromettersi nella devozione altrui’, ora la prima fazione stava nervosamente perdendo terreno contro quel che venne quasi unanimemente interpretata come la vigliaccheria di Waray. Lo stesso Sacerdote che stavamo accompagnando fu preso in contropiede, distolse per un attimo lo sguardo come a cercare una risposta altrove, e in effetti la individuò.

 “Ecco, ecco quel che intendevamo! Vi sembra una donna Soqar quella?”

 Seguii le indicazioni del suo braccio, come tutti i presenti del resto, e vidi una ragazza che si avvicinava. Chiaramente una schiava, metà del volto bendato, coperta di sangue da capo a piedi, con in mano la testa di un huytey e il passo barcollante di qualcuno che sta esaurendo gli effetti della linfa di shillqui. In effetti aveva la pelle davvero molto chiara, e osservandola attentamente, notai le ciocche azzurrognole (un blu ormai sbiadito) che aveva tra i capelli.

 Non credo di essermi mai sentito tanto nel posto sbagliato. Era come aver fatto un ulteriore affronto a Corinna: non solo le avevo rifiutato ulteriore aiuto, stavo attivamente partecipando alle campagne per negarle la vita che desiderava. Era la volontà della dea, certo, ma desiderai molto vigliaccamente essermene rimasto al Tempio.

 La folla non rimase indifferente alla sua comparsa: i sostenitori di Pachtu esplosero in acclamazioni e incoraggiamenti a farsi valere per la sua devozione, quelli che il Sacerdote manteneva dalla sua parte … diedero inizio ai disordini, devo ammetterlo. Una robusta contadina marciò verso di lei, tuonando che non avrebbe permesso a una sguattera straniera di contraddire il volere della dea che nutriva lei e la sua famiglia, e cercò di strapparle la testa dell’animale di mano. Lei la schivò con un salto all’indietro, goffo ma sorprendentemente potente, che la portò a diversi metri dalla sua attaccante; due uomini accorsero in sua difesa, bloccando la donna; e da lì in avanti scoppiò il putiferio.

 Il marito della contadina accorse in suo soccorso, qualcuno che non c’entrava nulla con nessuno gli fece lo sgambetto e lo mandò a sbattere contro qualcun altro, che prese ciò come un’offesa e reagì con un pugno. Intanto la contadina aveva ricevuto manforte da altri membri della sua famiglia, e così i due uomini, e aveva avuto inizio una vera e propria scazzottata.

 I due novizi che erano con me si gettarono a terra e iniziarono a pregare in preparazione di una magia, gettandomi un’occhiataccia perché facessi lo stesso. Limitarci a difendere quelli che dimostravano di esserci devoti, senza dedicare troppo pensiero agli altri: erano state le direttive dei Sacerdoti anziani prima che ci avviassimo a quel comizio, ma l’idea non mi piaceva per niente.

 Un Sacerdote non avrebbe dovuto essere giusto con tutti? Chi si schierava con Pachtu seguiva semplicemente un altro dio, non era un empio. Ci erano state consigliate mosse quali l’innalzamento di muri, lo spostamento del terreno sotto i piedi di chi ‘combatteva contro di noi’ perché i nostri sostenitori potessero avere la meglio su di loro; io rivolsi altre preghiere alla Grande Madre.

 La terra iniziò presto a muoversi sotto i piedi dei litiganti, facendoli sì cadere a terra indiscriminatamente, ma anche separandoli gli uni dagli altri. Presto la piazza e le vie più prossime furono disseminate di persone, tutte a buona distanza di sicurezza, che si guardavano attorno attonite e cercavano di rimettersi in piedi.

 “Perché hai fatto così?” mi gridò uno dei miei compagni novizi. “Non era quello che ci avevano chiesto!”

 “Ha fatto bene!” urlò in risposta la Sacerdotessa di Pachtu. “Se aveste attaccato quella gente, vi avrei fulminati tutti. Ora vieni, ragazza, potrai offrire il tuo sacrificio indisturbata …”

 Corinna, che aveva trovato riparo appiattendosi contro una parete del Tempio, si diresse al suo ingresso. Prima di entrare, si voltò semplicemente a fissarmi per un istante, poi sparì all’interno dell’edificio.

 Quella sola occhiata mi tormentò nei sensi di colpa per i giorni a venire, più di qualsiasi parola.

 

Naturalmente ricevetti una sonora lavata di capo per aver disobbedito agli ordini, malgrado le parole di quelle Sacerdotesse.

 Sorprendentemente, non mi sentii in colpa quanto avrei temuto: il solo pensiero di quanto Sayre avrebbe apprezzato una bella rissa che oltre ai popolani coinvolgesse i Sacerdoti bastava a farmi sentire particolarmente virtuoso per le mie azioni non offensive. Certo, se già la situazione iniziava a degenerare fino a quel punto … non erano neppure passate due settimane, che Achesay ci aiutasse!

 Potevo solo sperare che l’autorità imperiale intervenisse, ma durante quella breve lotta non si era fatta viva neppure una guardia, e se ci fu un’inchiesta in seguito, io non ne seppi nulla. Certo, immaginavo che Manco e la sua consorte fossero occupati a gestire i territori di Yrchlle e la sua popolazione deportata, ma qui iniziavano ad esserci problemi seri nella capitale, per la miseria!

 Anche i miei familiari, a Dumaya, avevano sentito quel che era appena successo, e mi scrissero per delucidazioni; ma che potevo dire loro? Scrissi semplicemente che qualunque cosa fosse successa, avrei fatto il mio dovere e la volontà della dea. L’unica con cui potessi parlare davvero era Qillalla.

 Tornò tre o quattro giorni dopo l’incidente al Tempio di Pachtu, scusandosi dicendo che la sua famiglia l’aveva spedita in giro a parlare con varie altre proposte matrimoniali, e no, non aveva bisogno di un aiuto con quelle. Alla fine sarebbe semplicemente finita all’Ufficio Censimenti, stava solo passando un periodo molto impegnato.

 Io mi sentii ancora una volta deluso di non poterla aiutare, ma non riflettei troppo a fondo sui suoi impegni improvvisi. Invece le raccontai tutto quel che era successo negli ultimi tempi, dal rifiuto di Waray di parlare con me all’incidente con il Tempio dei Fulmini.

 “Pazzesco” commentò lei. “E’ assolutamente folle. E tutti questi idioti che si sentono in dovere di recriminare!”

 “Ho pur sempre disobbedito ai Sacerdoti più anziani …” cercai di farle notare, anche se non suonavo troppo convinto neppure alle mie stesse orecchie.

 “Permettimi il linguaggio, ma disobbedito un beato accidente. Quella Sacerdotessa l’ha detto: se voi aveste attaccato il popolo, lei avrebbe attaccato voi, e le sue colleghe probabilmente avrebbero fatto lo stesso. Gliel’hai spiegato, sì?”

 Feci appena in tempo ad annuire.

 “E allora! Tu hai salvato tutti, altro che disobbedito. Innanzitutto, non hai usato la magia su gente che non avrebbe avuto modo di difendersi, ti sei limitato a separarli senza fare male a nessuno, che è già un uso molto più responsabile del potere che ti è stato concesso. E poi, hai capito il rischio di un conflitto più pericoloso e l’hai evitato, pensi davvero che quel Sacerdote e tre novizi avrebbero retto a lungo contro quattro Sacerdotesse esperte? Per non parlare delle polemiche che ne sarebbero nate, e poi il popolo? Se già i Sacerdoti si azzuffano tra loro, chi siamo noi per tirarci indietro, avrebbero pensato! Come frutta sul dolce, hai dato una grossa delusione all’Incendiario. Non c’è nessun motivo per cui tu debba biasimarti”

 Sembrava di stare ad ascoltare l’incarnazione vivente della parte più superba di me. In quanto tale, era difficile non concordare in una certa misura con le sue parole, ma sapevo di dover rimanere umile. Essere rimproverato per aver fatto la cosa migliore era decisamente un’esperienza nuova per me, ma avrei dovuto abituarmi ad accettare e sopportare. Se avessi iniziato a recriminare contro i miei superiori, se avessi perso rispetto per il tramite con la dea … probabilmente Sayre non sperava altro.

 “Ho pur sempre disobbedito alle direttive di chi comunica il volere di Achesay” replicai. “Tu non sei una Sacerdotessa, quindi non puoi …”

 “Sarò pure una laica” scattò lei, guardando a terra per un brevissimo istante prima di spostare uno sguardo quasi furioso su di me. “Ma ho una lezione che la vita mi ha insegnato forte e chiara: non permettere a chi non riesce ad ascoltarti di giudicarti. E soprattutto, non fare tuo il loro giudizio. Se lo fai, è la fine”

 Io non riuscii a fare altro che fissarla per qualche secondo. La sua espressione, un misto tra il rabbioso e il sofferente … non era qualcosa che avrei associato a una nobile dalla vita agiata e tranquilla, figurarsi poi associato a parole del genere. Semplicemente, non quadravano con l’idea che io avevo della situazione di Qillalla.

 Vittima di un giudizio imparziale e ingiusto? Quando, come? Riguardava quella faccenda del suo matrimonio? Forse i suoi familiari avevano ricavato una cattiva opinione di lei dal suo rifiuto? Ma che stavo qui a chiedere, qui quello che bisognava fare era indagare presso lei stessa, scoprire se potevo fare qualcosa per lei!

 Fui interrotto da lei stessa appena aprii bocca. “Scusami, mi è davvero sfuggito, ma non è questo il punto della situazione. Non volevo turbarti. Piuttosto, dovremo capire come procedere ora che sappiamo che Waray non si abbassa a cose indegne come parlare con i novizi, giusto?”

 Io la guardai ancora per qualche istante, cercando qualcosa da dire. Le sue parole mi avevano già dipinto un’infinità di scenari problematici per lei, davvero non mi andava di lasciar cadere l’argomento.

 Lei capì il mio sguardo, aggrottò la fronte e sospirò. “Senti, lasciamo perdere. Non è un problema, davvero …oh, e va bene. Ma te ne parlerò solo una volta che ci saremo liberati dell’Incendiario e assicurati che Llyra non abbia più nulla contro di te, va bene?”

 “E che modo avremmo per farlo?” sbuffai. “Waray non ascolterà. Potremmo tentare con Llyra, ma vorrà ascoltare un misero novizio anche meno. Forse dovrei parlare con il capitano delle guardie?”

 “Per tenere d’occhio chi, il popolo o i Sacerdoti?”

 “Tutti, direi. Finchè Waray non si risolverà a conferire con gli altri Sommi Sacerdoti e si ostinerà a mandare oratori ad arringare la folla, non possiamo aspettarci altro che disordini. Se parlassi con il capitano … e questo non dovrebbe essere tanto difficile, specie se metto avanti il nome di mio padre … potrei comunicargli date e luoghi dei prossimi comizi, convincerlo a concentrare lì la sicurezza, per evitare che si arrivi alla rissa in partenza”

 “Pensi di riuscire a convincere qualcuno con cui non abbiamo mai parlato?”

 “Dumaya ha la reputazione di essere la provincia più sicura dell’Impero, quella in cui avvengono meno crimini e in cui la giustizia è portata a termine più rapidamente. Potrebbe interpretare il mio consiglio come quello di qualcuno che se ne intende. O quello, o mi sbatte fuori accusandomi di essere un arrogante ficcanaso”

 La mia ultima battuta strappò una risatina a Qillalla. “Avrai bisogno di un’autorizzazione per uscire, immagino. Posso aiutarti io, inventerò che la mia famiglia deve trasferirsi presso Dumaya e vuole spiegazioni su come raggiungere il Tempio locale. Non hai nuove imprese da affrontare nei prossimi giorni, no? E allora, possiamo farlo direttamente domani”

 L’idea di mentire ai miei superiori non mi sorrideva affatto, ma ormai mi ero rassegnato all’idea che non ci fosse altro da fare.

 “Mi sembra un’ottima idea. Grazie” le sorrisi. “Non so veramente cosa farei senza il tuo aiuto. A prescindere da quello che chiunque altro possa dire di te, sei una persona davvero meravigliosa”

 Lei mi fissò stupefatta, come se non avesse mai sentito parole più strane; poi abbassò appena il capo a terra, l’espressione smarrita; e quando stavo per chiederle cosa ci fosse che non andava, se avevo detto qualcosa di sbagliato, alzò il capo di scattò, con un gran sorriso, mi ringraziò con voce stranamente tremula, e si scusò dicendo che la sua famiglia doveva starsi chiedendo dove accidente fosse andata a cacciarsi.

 Una ragazza davvero strana, pensai avviandomi verso le lezioni pomeridiane. Non sembrava avere il minimo concetto di reciprocità, parlava di giudizi errati con un’amarezza che cozzava sonoramente contro l’immagine di sé che aveva presentato fino a quel momento, e reagiva alle lodi come se fossero qualcosa di mai sentito prima d’ora. E nonostante il fatto che le lodi le meritasse eccome: per aiutare così un perfetto sconosciuto, mantenendo salda la sua posizione di fronte a una minaccia così terribile!

 Davvero, una ragazza meravigliosa, ma molto, molto strana.

 Se solo avessi saputo in che modo avrei ricevuto la luce sui suoi bizzarri comportamenti!

 

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

AQI: esseri simili a tassi dal pelo violaceo, che emanano ormoni che fanno marcire le sostanze inorganiche attorno a loro. Soggetti a disinfestazioni a tappeto e contenuti in gabbie speciali, sono frequentemente offerti in sacrificio, con la testa dedicata a Chicosi, il cuore ad Achemay, e il resto del corpo, a seconda che l’animale sia maschio o femmina, a Tumbe o Achesay.

Fylles: insetti con ali a forma di fiore e polline al centro del corpo. Poiché si nutrono di altri insetti, sono molto usati dagli agricoltori, anche se prima necessitano di un permesso di un Sacerdote di Chicosi.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

capitolo un po’ più breve del solito, giusto per dare un’idea di quel che sta combinando Waray e creare giusto un po’ di aspettativa. Sì, ormai si avvicinano le spiegazioni su chi accidenti sia Qillalla, cosa faccia di preciso e da dove arrivi … anche se credo resterete un po’ sorpresi dalla fonte. Vi andrà comunque meglio che al povero Simay.

Grazie di nuovo a tutti quelli che vorranno leggere e recensire!

 


  
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