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Autore: adovrelovato    07/10/2018    0 recensioni
Tutti si fermano a parlare di storie straordinarie, che hanno cambiato il mondo, esperienze che tolgono il fiato e sogni che si relizzano. Pochi decidono di scrivere di vite normali, come se ci fosse un criterio fisso per definire famiglie o ragazzi con questo aggettivo. La verità è che dentro la storia di ognuno c'è quella scintilla di pazzia o drammaticità che la rende speciale. Si potrebbe scrivere una biografia su ogni individuo che sia nato, morto o che continui a vivere su questo pianeta. Non dovrebbero essere gli altri a definire la nostra vita pazzesca o noiosa, tutti hanno attraversato tempi bui e di sfuggevole gioia. Alcuni si sono arresi, altri rialzati. Ma nessuno possiede un passato facile o già scritto. Se ci fosse un criterio per definire la normalità allora il mondo non avrebbe più niente da imparare, ma resterebbe rinchiuso nella propria ignoranza, senza alcuna speranza di migliorarsi e sopravvivere.
Nico, Agnese e Lara non sono normali, non sono pazzi, ma neanche banali. Sono solo tre persone diverse che cercano di vivere, non importa in che modo. Tanto alla fine del giorno ognuno sarà ritenuto fuori di testa da parte di qualcun altro. Allora meglio vivere come viene
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Io quella troia prima o poi la faccio secca, te lo giuro» imprecò Lara, facendo irruzione nella stanza di Agnese e buttando il suo zaino affianco al letto «se manchi un'altra volta a scuola mentre c'è ginnastica è la volta buona che prendo la pistola di papà e BOM!» imitò l'esplosione con le mani e si accasciò sulla sedia girevole accanto alla scrivania.
«Buongiorno anche a te, fai come se fossi a casa tua» la richiamò dal suo letto l'amica.
«Ormai è come se vivessi qui, pensavo ti fossi abituata.» Lara si tolse le scarpe.
Agnese sospirò «Di chi parli? Sofia?» l'altra annuii e lei continuò, abbandonando i libri per l'interrogazione del giorno dopo «Che ha combinato? Escludendo il fatto che esce con Nico, ovviamente»
«Ha portato Nico in palestra dopo l'intervallo e lui è rimasto anche l'ultima ora, gliene sarei stata grata se solo non gli fosse stata appiccicata come un francobollo tutto il tempo.»
«Escono insieme, mi pare normale, no?» buttò lì Agnese.
«Agnes lasciatelo dire, a volte fai proprio schifo a consolarmi.» Sbuffò.
E Lara poteva anche sembrare una bambina quando si parlava del ragazzo per il quale aveva preso una cotta, ma proprio non sopportava di vederlo accanto a quella. Lo aveva osservato per così tanto tempo che oramai era come se lo conoscesse. Il modo in cui portava la sigaretta alla bocca, abbassava lo sguardo sulle scarpe e accennava un piccolo sorriso di sufficenza a quelli che lui definiva amici per poi prendere un altro tiro e ridere, se lo era impresso in testa. Come la scena di un film che si guarda troppe volte e si finisce per perderne il significato. Il problema era che lei non aveva mai perso il senso e la ragione di quei gesti, dietro ai quali per mesi aveva ipotizzato nella sua mente perchè li compisse, come la trama di un banale romanzo adolescenziale letto una volta e poi appoggiato sulla mensola. Un segreto tra lei e l'autore, che nessuno avrebbe mai potuto spezzare. Sguardi come lettere su una pagina bianca piena di errori.
Il silenzio rieccheggiava ancora nella stanza quando Lara si accorse che la sua ultima affermazione non era stato un ottimo modo per rivolgersi ad Agnese.
«Scusami, sono una stronza» sussurrò, alzando i piedi da terra e incrociando le gambe.
«Sì, giusto un po'.» Entrambe scoppiarono in una risata rumorosa. Alla fine la loro amicizia era continuata così come era nata: in modo improvviso e inspiegabilmente profondo. 
«Prometti che non mi lascerai più da sola durante ginnastica o in qualsiasi altro momento?»
«Prometto.» Lara sapeva che quella promessa non lo era nel senso vero e proprio della parola, ma le andava bene così. In fondo ogni persona aveva bisogno del supporto di un'amica, che fosse in un giorno qualunque o nel più doloroso della vita.
Promesso.

Sofia era stesa nel letto di Nico, nuda. L'aveva vista poche volte vestita in casa sua. Era quasi sera e il tramonto colorava con tutta la sua invadenza il cielo di Roma di rosa pastello. Se fosse stato un fotografo e non fosse stato dotato di un'apatia straordinaria verso qualsiasi persona o fatto che entrava in contatto con la sua vita, avrebbe pensato che ci fosse qualcosa di poetico in quella scena. La pelle chiara della ragazza rifletteva la tonalità del cielo mentre questa dormiva serena, con la mano sotto la guancia e la bocca aperta. Probabilmente avrebbe sfoggiato la sua fotocamera professionale, trattenendo quell'istante su inchiostro per sempre. Ma non essendo un fotografo si limitò ad afferrare una sigaretta e consumarla vicino alla finestra.
Mentre i polmoni di Nico si riempivano di nicotina le gambe di Sofia si muovevano lente e sinuose sotto le lenzuola e lei, svegliata forse dall'odore di tabacco, si lasciava sfuggire un gemito di stanchezza.
Al ragazzo piaceva immaginarsi come un altro uomo, qualcuno diverso da quello che era lui. Era così deluso da se stesso e dalla sua vita da non voler più respirare al fine di un'esistenza fatta di bugie e imitazioni di clichè cinematografici. Però ne era costretto, qualcosa o qualcuno lo tenevano ancora stretto al terreno, a quel mondo illusorio e privo di speranza. 
«Mi piace quando fumi» sussurrò la ragazza.
Nico sorrise per poi spegnere la cicca. Se non ti piacessi probabilmente non saresti qui. Non lo disse, rispose alla sua affermazione con il silenzio, per poi sedersi accanto a lei e osservare in modo assorto il tramonto che veniva risucchiato dalla sera imminente. In un modo diverso dagli altri Sofia lo faceva sentire accettato, ma purtroppo lei aveva solo spogliato il suo corpo, lasciandogli ancora coperta l'anima. Lui sperava che un giorno facesse il grande passo, che lo aiutasse a liberarsi di tutti quei pensieri che gli comprimevano la mente, ma più i giorni si consumavano più la rassegnazione prendeva spazio dentro di lui. Aveva bisogno che qualcuno lo guardasse attraverso gli occhi e lo spogliasse delle sue barriere, non dei suoi vestiti. Sentiva la necessità di essere salvato, ma non lo avrebbe mai ammesso, nè a se stesso, nè tantomeno ad altri. Pensò a questo mentre guardava il cielo quella sera. Ti prego, vieni e salvami.

Angolo autrice 
Premetto che il titolo di questa storia è nato dal nulla, stavo cercando di abbozzare parole sensate e il correttore ha deciso di scrivere "senz'anima" , così, credendo al destino, ho deciso di cambiare il titolo, ancora non stabilito. Questa storia doveva essere un racconto breve (OS per chi se ne intende) proprio come Solamente unico - che vi consiglio di andare a leggere perché a volte farò riferimenti a quest'ultima- ma in seguito ho deciso di trasformarla in qualcosa di più lungo, con capitoli - privi di una lunghezza stabilita - per permettere a chi legge di conoscere in modo approfondito e sincero ogni personaggio. Non ho molto da dire, spero solo che quello che scriverò non vi faccia totalmente schifo. Il racconto è ispirato a varie canzoni di Low Low quali Ulisse, il sentiero dei nidi di ragno, borderline e sbagliato. Cercherò di attenermi il più possibile alle descrizioni psicologiche e fisiche dei personaggi descritti da Giulio, ma anche di non soffocare la mia indole da romanticona. 
Enjoy it e se vi va lasciate un commento o una stellina. 💘

 
   
 
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