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Autore: evelyn80    12/10/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Missione compiuta

“Bene, ragazze! Anche questa missione si è conclusa positivamente, nonostante tutte le difficoltà”.
Michael strinse la mano alle sue tre dipendenti, congratulandosi con loro. Lui e Bonnie avevano raggiunto Unalaska non appena Michelle li aveva avvertiti dell’arresto del vero responsabile di tutto quanto, la stessa persona che aveva richiesto il loro intervento.
“Chissà perché poi ha voluto chiamarci…”, si chiese Helen, pensierosa.
“Ve lo spiego io, il perché”, rispose Michael. “Ha dichiarato alla polizia di essere troppo furbo, e che era sicuro che nessuno sarebbe mai riuscito a scoprirlo. Perciò ha deciso di rivolgersi alla Fondazione per provare la sua teoria. Ma ha fatto i conti senza di voi… E senza K.I.T.T.”, aggiunse, quando il computer si schiarì la voce in tono vagamente minaccioso.
“Beh… Tutto è bene quel che finisce bene”, commentò Michelle, guardando Helen e sua zia che trafficavano sul ponte del Knight Rider. Tutti avevano convenuto che era inutile portarsi di nuovo appresso tutta l’attrezzatura per la pesca dei granchi, e Michael aveva deciso di regalarla ai fratelli Hansen come risarcimento per essere stati arrestati ingiustamente.

I marinai della Northwestern erano stati rilasciati non appena Jeremy aveva confessato – tutti tranne Matt Bradley che aveva veramente avuto parte nello spaccio – e, non appena giunto al porto, il capitano Hansen era andato a stringere la mano alle tre ragazze.
“Mi dispiace molto per tutto quello che è successo”, aveva detto Michelle, accettando la mano che finalmente le veniva offerta. “Spero tu non ce ne voglia”.
“Sono io che mi devo scusare per come mi sono comportato, all’inizio di tutta questa storia”, aveva ribattuto Sigurd, sorridendo per la prima volta all’indirizzo della bruna. “E poi, la vostra attrezzatura mi ripagherà adeguatamente per i danni che abbiamo subito”. L’uomo aveva esitato per un istante, prima di aggiungere: “Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi salvato la vita”. Poi l’aveva attirata a sé e le aveva posato un casto bacio sulle labbra.
La ragazza era rimasta basita. “Credevo tu fossi infuriato a morte con me”.
“All’inizio lo ero”, aveva replicato il capitano, “ma prima di rendermi conto di quanto tu fossi carina”.
Quella frase aveva lasciato la nipote di Bonnie senza parole. Avrebbe potuto stenderlo con una sola mossa di Kung Fu – e forse Helen l’avrebbe anche fatto – ma non se l’era sentita. In fondo, quel capitano così rude e burbero non era poi tanto male. Gli aveva sorriso, piacevolmente sorpresa, mentre K.I.T.T. borbottava qualcosa dall’orologio.

In attesa di poter ripartire, mentre l’attrezzatura veniva smontata Mary decise di andare a far visita a Elliott in ospedale. Il giovane capitano era stato operato immediatamente per rimuovere il proiettile e aveva recuperato abbastanza in fretta. Quando la ragazza entrò nella stanza, lo trovò seduto in poltrona a fissare fuori dalla finestra.
Non appena sentì i passi, Elliott si voltò. Il suo volto si illuminò nel riconoscere la persona che gli stava di fronte, e Mary sentì che il cuore, nonostante tutto, accelerava i battiti sotto al suo sguardo.
“Sono venuta a vedere come stavi”, esordì la ragazza senza tanti preamboli.
“Molto meglio, per fortuna. Grazie per il pensiero”.
Cadde il silenzio, rotto nuovamente dal ragazzo. “Tra pochi giorni sarò dimesso e sarò pronto per affrontare il processo. Ho parlato con il mio avvocato. Mi ha detto che se collaborerò potrò ottenere uno sconto di pena”.
Mary annuì ma tacque. Non sapeva bene cosa dire. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia e baciarlo, ma le bruciava ancora il fatto che lui l’avesse usata per i suoi scopi. Elliott parve intuire il suo stato d’animo.
“Mi dispiace per tutto quello che è successo tra noi… Io… Ecco… Quando ho fatto l’amore con te, non è stato solo per puro divertimento. Ci tenevo a fartelo sapere”. La bionda annuì ancora, e il capitano Neese riprese. “Forse, se ci fossimo conosciuti in circostanze diverse, sarebbe potuta nascere anche una bella storia, tra di noi, non pensi?”.
“Chissà…”, sospirò Mary. Poi, resistendo stoicamente all’impulso di assaggiare di nuovo le sue labbra, gli voltò la schiena. “Addio, Elliott”, mormorò e, senza attendere la sua risposta, se ne andò.

“Forza, ragazze, siamo pronti per partire!”. La voce di Michael, proveniente dai loro orologi, fece sussultare le K.I.T.T.’s Angels.
Prima di lasciare Dutch Harbor, le tre amiche avevano deciso di salutare i capitani dei pescherecci che, nel bene o nel male, le avevano accolte nel loro gruppo. Quando erano arrivate a stringere la mano a Jake Harris il ragazzo si era toccato la guancia, memore della sberla di Helen. La riccia aveva riso e aveva finto di mollargliene un’altra, facendogli incassare la testa nelle spalle.
“Ci mancherete, ragazze!”, esclamò Johnatan Hillstrand, stringendole contemporaneamente in un abbraccio da orso ed interrompendo la fila dei saluti.
“È stato un piacere conoscervi. Grazie a voi, e a lui soprattutto”, aggiunse il capitano Bill Wichrowski ammiccando verso K.I.T.T., “per avermi avvertito dell’onda anomala”.
“Dovere”, rispose Mary, schernendosi.
I fratelli Hansen strinsero loro calorosamente la mano.
“Scusate ancora se vi abbiamo fatto arrestare”, disse Michelle, sentendosi arrossire suo malgrado per la cantonata che avevano preso.
“Stavate solo facendo il vostro lavoro. E poi, una gru nuova ci serviva proprio!”, esclamò ridendo Edgar.
Sig si tenne per ultimo e, ancora una volta, ringraziò Michelle con un bacio a fior di labbra. “Se mai tornerete quassù in Alaska, vieni a trovarmi”, le sussurrò, fissandola negli occhi. La ragazza arrossì ancor di più poi, mentre voltava la schiena ai pescatori per raggiungere il Knight Rider con le sue amiche, si passò le dita sulle labbra, come a voler raccogliere il ricordo di quel piccolo bacio.
“Certo che il suo atteggiamento è cambiato parecchio, da quando siamo arrivate ad ora”, commentò Helen. “All’inizio non poteva nemmeno vederti e ora addirittura ti sbaciucchia. Secondo me gli piaci”.
Michelle rise, stringendosi nelle spalle. “Non facciamolo sapere a K.I.T.T., allora, o mi terrà il broncio fino a che non saremo a casa!”
“Cos’è che non dovrei sapere?”, chiese il computer, ormai a portata delle loro voci.
“Che sei unico, K.I.T.T.”, risposero le tre ragazze all’unisono.
“Lo so mie care, lo so”, gongolò il computer.

 
Fine


Spazio autrice: E siamo infine arrivati al termine della storia! Ringrazio la carissima jarmione e il carissimo alessandroago_94 per avermi accompagnato fino a qui! Siete unici!
Ringrazio inoltre chi ha letto silenziosamente la storia, e chi la leggerà in futuro!

 
  
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