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Autore: Ily Briarroot    13/10/2018    2 recensioni
Raccolta partecipante a Writober: un prompt diverso ogni giorno per una raccolta ispirata all'autunno.
#1: Invito. Il sorriso determinato di Shiho lo fece sentire a casa dopo tanto tempo. Lui non se ne accorse, ma ne fu contagiato.
#2: Inverno. Si osservano negli occhi senza fiatare, immobili, mentre desiderano ardentemente che una raffica di vento porti via ciò che li divide. In questo momento più che mai.
#3: Insonnia. Hai goduto quel momento a pieni polmoni, così come l'estasi racchiusa in quella sigaretta. Se non puoi averla tu, non deve farlo nessun altro.
#4: Segreti. È questo il momento in cui prendi la giacca ed esci di casa, per iniziare a vivere una vita che si è annullata dal giorno in cui lui è sparito.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: In questo capitolo sono presenti citazioni spoiler!


Caffetteria
    #prompt11



 
Corri.
Corri senza una meta da una ventina di minuti, nonostante il tremolio del tuo corpo. Il peso che hai in gola non scompare; è ancora lì, non ti permette di deglutire. Il cuore palpita brusco, lo percepisci quasi sbucarti dal petto. Ma non puoi cedere, non ora.

Vedi ancora Gin, i suoi capelli lunghi nel buio della sera. La canna della sua pistola puntata contro di te. Il ghigno sul suo volto, così pieno di soddisfazione. Una frase, una voce, ti ha fatto raggelare. 
Dopodiché le gambe si sono mosse da sole, scattando via da lui e da quell'angoscia che non ti permette di respirare.

Hai seminato lui e Vodka da una ventina di minuti e non stai affatto pensando a dove poter scappare. 
Da Agasa no, non puoi metterlo in pericolo. Non se ne parla.

Il rumore di uno sparo a molti metri ti fa voltare e, per un istante, sei convinta che il proiettile ti abbia colpita, poiché il forte bruciore che senti sotto la clavicola sinistra è reale. Dannatamente reale. E lo è ancora di più quando appoggi la mano in quel punto, notandola poi sporca di sangue.
Le fitte arrivano forti, fastidiose. Non ti permettono di ragionare con lucidità, correre diventa ancora più faticoso. Ti fermi dietro un edificio fatiscente, tirando fuori il cellulare d'instinto: soltanto una persona ti viene in mente.

Shinichi, rispondi. 
Shinichi, ti prego... 


Il telefono squilla a vuoto e il panico prende nuovamente il sopravvento. Già, è uscito con Ran. Te lo ha detto in anticipo che non ci sarebbe stato, ma ti è sfuggito del tutto. Lasci senza accorgertene qualche traccia di sangue sull'apparecchio, prima di rimetterlo in tasca. Il dolore torna sempre più forte e riprendi a correre senza pensarci troppo, mentre la paura si legge nei tuoi occhi chiari. 

L'istinto ti ha portato dove non avrebbe dovuto, perché ti ritrovi davanti l'agenzia investigativa di Kogoro. Le luci sono spente, nessun movimento oltre la finestra. 

Avresti potuto mettere in pericolo anche loro, se ci fossero stati.
Avresti messo in pericolo lui.


All'improvviso, nel buio del Poirot si muove qualcuno. Noti una flebile luce che si accende oltre la saracinesca lievemente abbassata e ti avvicini alla vetrata nella disperata ricerca di qualcuno che possa aiutarti. Bussi freneticamente sul metallo incurante del rumore che provochi, finché la porta d'ingresso si apre appena e una mano decisa ti trascina all'interno della caffetteria. Non si vede nulla, l'oscurità avvolge sia l'interno che l'esterno del locale, il fresco autunnale della sera ti fa tremare. O forse non solo quello. 

Respiri affannosamente, mentre sei certa di essere caduta nella tela del ragno. Sul retro dove ti trovi adesso, una luce fioca illumina appena lo spazio stretto. Riconosci subito il ragazzo biondo che ti è accanto, lo sguardo deciso e serio. 

Ti pieghi lievemente, mentre il dolore ti occupa la mente e il corpo. Hai bisogno di un sostegno, di aggrapparti a qualcosa. Stringi i denti all'ennesima fitta, mentre quel poco di forza che ti resta scompare. Ti senti crollare anche dentro e la paura ti devasta. Un braccio cinge la tua vita con determinazione e, quando ti volti, noti Rei che ti sorregge attento. 

Non trattieni un lamento, stavolta, mentre il sangue ti sporca la maglietta. 
«Tu... » mormori appena, guardandolo male. Non sei mai voluta entrare al Poirot per quel motivo, per lui. E, anche se adesso sai che Rei è un infiltrato, qualcosa in lui non ti convince. Gemi di nuovo, piegandoti appena dal dolore.

Il ragazzo ti fa accomodare su una poltroncina scura con un gesto secco, prima di chinarsi su di te per essere alla tua stessa altezza. Osserva la ferita, inizialmente senza parlare. Ti sembra strano poterlo guardare da una prospettiva reale.
«C-cosa vuoi, Bourbon?». 
Cerchi di mantenere il tono di voce fermo, ma sei agitata. Il panico ti assale quando riconosci in lui quell'odore particolare. Il loro odore. 

«Shiho Miyano» ti risponde, accennando un sorriso. «Devi stare tranquilla. Ti hanno presa a bruciapelo, per fortuna non è grave». 
Annuisci freneticamente, mentre cerchi di trattenerti. Non puoi mostrarti debole, non ora. Non davanti a lui. 

«L-loro hanno scoperto che abito a Beika. Mi hanno trovata, mi stanno inseguendo. Se dovessero andare dal dottor Agasa-». 
Rei la fissa negli occhi, prendendo dal mobiletto rovinato una garza e del cotone. 
«Non andranno da Agasa. Non possono sapere che fino a due settimane fa eri una bambina. Come hanno scoperto dove trovarti?».
Furuya preme il cotone sulla ferita, tamponandola appena. Stringi i denti, sussultando appena. 
«C'era... una foto sul giornale di Shinichi mentre risolveva un caso tre giorni fa. Io ero lì con lui e mi avranno riconosciuta». 

Sussulti appena all'ennesimo tocco da parte sua. Gentile e meraviglioso, confortante. Dannatamente confortante, così tanto da riuscire a tranquillizzarti sul serio. Il tuo respiro si regolarizza pian piano. 
«Resisti» ti intima lui, poggiandoti l'altra mano sulla spalla. Socchiudi appena gli occhi mentre la vista si sgretola in tanti pezzettini male incastonati tra loro. «Ora non ci pensare. È importante fermare l'emorragia». 

Sorridi appena, adesso più confusa del solito. 
«Sei anche un medico o qualcosa di simile?» gli chiedi appena con un filo di voce, in quella sorta di dormiveglia sicuro. 
Rei ridacchia, spostandoti l'orlo della maglietta sotto al collo in modo da disinfettarti. 
«No, ma ho imparato dalla migliore» le risponde, cercando di mascherare la criticità della situazione per evitare di spaventarla. «Tua madre mi curava spesso le ferite, da piccolo». 
«Tu... come... »
«Ssshh». 

Furuya non ti fa continuare e ti senti di colpo cullata da quel tono di voce, da quel tocco delicato ma deciso. 
Provi a parlare, a spiegargli la situazione. La clavicola fa male e la debolezza ti assale in pieno, ma devi provarci. 
Shinichi si fida di lui, dopotutto. 

«S-senti... devi avvisare Shinichi. Sono tutti in pericolo, non posso lasciare che... ».
«Adesso stai tranquilla. Non sei più in pericolo, nessuno lo è». 

Lui ti stringe appena la spalla, mentre il sonno ti assale pian piano. Cerchi di tenere gli occhi aperti, ma non riesci e l'angoscia ti assale nuovamente. Non puoi permetterti di addormentarti, non ora. 
«Non è vero, loro... loro sono qui fuori!»
«Non preoccuparti, Shiho. Si sistemerà tutto».

Il suo mormorio ti culla, le tue mani non smettono un secondo di tremare, così come il tuo corpo. Ti specchi ancora una volta in quegli occhi indaco, prima di poterti fidare. 
«Ci penso io, non faranno niente a nessuno» ripete lui, la voce rilassata nel tentativo di trasmetterti una sicurezza che in realtà non c'è. Non del tutto. «Fidati di me».

Per un altro istante ti viene in mente Shinichi. L'unico, fino a questo momento, che ti abbia fatto sentire protetta. L'unico in grado di capirti e aiutarti. 
Guardi quel giovane uomo biondo che ti è accanto e credi alle sue parole, così, senza motivo. Ti basta osservarlo negli occhi profondi, vedi il suo sorriso determinato, il suo prendersi cura di te, per decidere di ascoltarlo. Dopodiché chiudi le palpebre pesanti, lasciandoti andare in quella sensazione di beatitudine. Per quanto temporanea, non importa, ti senti bene.

Nonostante fuori ci sia ad attenderti il destino, riesci a non pensarci per un po'. E a stare bene lì, con lui
Una presenza tanto forte quanto strana, come non hai mai provato nella vita. 




  
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