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Brienne
Alto Giardino
risplendeva sotto i
raggi del pallido sole pomeridiano. Se non fosse stato per gli evidenti
segni
di guerra, la battaglia appena conclusa sarebbe potuta passare
inosservata. I
cadaveri erano stati tutti recuperati e Brienne si era offerta
volontaria per
andare a prendere quelli nel labirinto. Ebbe così modo di occuparsi
personalmente del corpo di Bronn e di seppellirlo come aveva promesso a
Jaime. Olenna ordinò che tutti i cadaveri dei nemici venissero bruciati
nei campi
lontano dal castello, mentre gli alleati avrebbero ricevuto sepolture
adeguate.
Alto Giardino venne ripulito, ma l’odore di sangue persistette.
La vittoria
dell’esercito di Daenerys poteva essere considerata grandiosa e le
perdite non
erano state troppo pesanti. Avevano però colpito i generali o gli eredi
di
importanti casate. Horas Redwyne e ser Jon Fossoway erano caduti in
battaglia,
così come ser Luthor Tyrell, uno dei cugini del defunto lord Mace.
Tuttavia il
colpo più grave era arrivato dal ritrovamento del cadavere di Baelor
Hightower.
Nessuno sapeva come esattamente fosse morto o chi lo avesse ucciso.
Quando
Garth lo vide, avvolto nel sudario nell’ingresso del castello, non
disse nulla
e corse fuori dalla stanza. Brienne poteva solo provare ad immaginare
come
bisognava sentirsi a perdere un fratello e una sorella nel giro di due
giorni.
“Baelor
era l’erede di lord Leyton Hightower” disse Olenna avvicinandosi a
Brienne,
“era amato da tutti a Vecchia Città e si era appena sposato. Lo
chiamavano Baelor Sorriso Smagliante… Adesso Garth
erediterà l’Alta Torre e quella graziosa spada di acciaio di Valyria di
Baelor…
Come si chiamava? Ah, Vigilanza… Ma non sarà mai benvoluto come suo
fratello.” Brienne le dava ragione. Garth non era né raffinato né
aggraziato e il suo
carattere era scostante.
Olenna scosse il
capo, sistemando il sudario di
Baelor. “Quanto male ancora potranno fare all’Altopiano prima che
questa guerra finisca?” Brienne non seppe come rispondere.
Quella sera cenarono
nella sala del terrazzo da cui si potevano ammirare i giardini del
castello,
così famosi per le loro fontane e i loro aranci. Brienne aveva deciso
che
sarebbe ripartita la mattina successiva di buon’ora.
“Mi è stata
recapitata
adesso una lettera di Daenerys” le aveva detto Olenna, “in cui mi
invita a
lasciare libera Brienne di Tarth qualora la dovessi trovare. L’avrei
fatto in
ogni caso, ma ora nessuno potrà obiettare.” Brienne aveva annuito,
sollevata
per non essere più ricercata. Forse Davos o Jon Snow erano riusciti a
convincere la Madre dei Draghi del nobile scopo della loro spedizione a
Roccia
del Drago.
A cena erano presenti
molti degli esponenti delle nobili famiglie
dell’Altopiano. Brienne sedeva davanti a Garth, che a stento toccò
cibo, e
vicino a lady Mina, la maggiore fra le sorelle di Mace Tyrell, accorsa
ad Alto
Giardino appena ricevuta la notizia della morte del figlio Horas.
Sedeva rigida
e pallida, ma non indossava i colori del lutto. Suo marito, Paxter
Redwyne, uno
dei più importanti alfieri dei Tyrell, invece era rimasto ad Arbor e
Mina non
sembrava contenta della cosa. L’altra sorella di Mace, lady Janna, si
diceva
essere impazzita a causa della morte del marito, Jon Fossoway, ed
essersi unita
alle Sorelle del Silenzio. Alla cena erano anche presenti lord Arthur
Ambrose,
che Brienne ricordava aver sposato una delle figlie di Leyton
Hightower, e
Mathis Rowan, lord di Goldengrove.
Rakandro si era
rifiutato di partecipare e
Brienne l’aveva visto nelle stalle intento a prendere a pugni il muro.
Era
strano vedere un guerriero dothraki in quelle condizioni. Rakandro
aveva voluto
a tutti i costi occuparsi personalmente dei funerali di lady Nym ed
aveva
trasportato il suo corpo nell’accampamento dei Dothraki. “Voglio che
essere ricordata
come vera Khaleesi” aveva detto nella lingua comune senza perdere il
suo aspro
accento straniero. Olenna aveva dovuto acconsentire.
La cena proseguiva
senza
particolari degni di nota; tutti mangiavano in silenzio. “Dunque” disse
ad un
tratto la Regina di Spine, “qual è il bilancio della battaglia, Garth?”
Il
giovane sembrò ridestarsi in quel momento dal suo torpore. “Abbiamo
perso circa treimila uomini” disse con voce piatta, “soprattutto tra i
Dothraki.”
“Lo
Sterminatore di Re?” chiese lord Rowan e Garth scosse la testa. “Non
l’abbiamo
trovato” rispose, “supponiamo sia riuscito a fuggire.”
“Se è così”
intervenne
Arthur Ambrose, “sarà sicuramente diretto ad Approdo del Re. Il resto
del suo
esercito è stato annientato, ser Garth?”
“Quasi completamente”
replicò Garth,
“anche se abbiamo ragione di pensare che una parte dei suoi uomini
vaghi per
l’Altopiano. Tuttavia non abbiamo prove certe…”
“Dobbiamo mettere a
punto un
piano per quanto riguarda i traditori” disse Olenna, “Randyll Tarly è
morto, ma
il suo erede, Dickon mi pare si chiami, ha riportato l’esercito del
padre a
Collina del Corno.”
“Cosa intendi fare,
madre?” chiese lady Mina.
“Invierò ser
Tanton Fossoway a Lunga Tavola, tanto per cominciare” replicò Olenna,
“e farò
giustiziare Orton Merryweather. Il castello passerà alla moglie per un
periodo
e ser Tanton prenderà il figlio di Orton come protetto. Credo ciò
basterà per
assicurarci la fedeltà di lady Taena.”
“Russel Merryweather
ha solo otto anni”
obiettò Mina, “non credi sia crudele separarlo dalla madre?”
Olenna si voltò
verso di lei. “E’ grande abbastanza” replicò, “e l’alternativa sarebbe
quella
di radere al suolo il castello.” Lady Mina abbassò lo sguardo.
“Lord Rowan”
chiamò poi la Regina di Spine, “tu porterai i tuoi uomini a Collina del
Corno
e offrirai a Dickon Tarly la pace in cambio del suo giuramento di
fedeltà: non
posso condannarlo per gli errori del padre, ma se dovesse nuovamente
macchiarsi
di tradimento… Randyll Tarly aveva un altro figlio, giusto?”
Sam, pensò
Brienne, ma non disse nulla.
“Sì” rispose Mina,
“Samwell, un bravo ragazzo, ma
è stato mandato alla Barriera.”
“In caso di
tradimento da parte del fratello”
decise Olenna portando la forchetta alla bocca, “potremo liberare
Samwell Tarly
dal suo giuramento e renderlo lord di Collina del Corno.” Brienne era
certa Sam
non l’avrebbe apprezzato.
“Olenna” intervenne
Garth, “sei sicura di voler
attaccare Approdo del Re contro gli ordini della regina?”
“Il piano non è
cambiato” replicò la Regina di Spine, “avrò la mia vendetta su Cersei e
tu
vendicherai tua sorella e tuo fratello. O non vuoi più?”
“Certo che voglio!”
esclamò Garth sbattendo le mani sul tavolo “Ma mio padre ha appena
perso due
figli: ha bisogno di me…”
Olenna alzò gli occhi
al cielo. “Tuo padre ha altri
sette figli a consolarlo” gli ricordò. “Ah no, sei: tua sorella Lynesse
è
ancora a Lys, vero? In ogni caso credo lord Leyton potrà fare a meno di
te.”
Garth strinse le
labbra. “Devo riportare le ossa dei mie fratelli a Vecchia
Città” disse con voce gelida, ma Olenna scosse la testa. “Le ossa di
Alerie
riposeranno ad Alto Giardino” replicò, “e sarà lord Ambrose a riportare
quelle
di Baelor a tuo padre.” Garth si alzò in piedi di scatto e fece per
uscire.
“Sei il comandante
della guarnigione Tyrell della regina” gli ricordò Olenna,
“è tuo dovere restare e ascoltare i piani di guerra.”
Garth Hightower le
voltò
le spalle. “Mi è passato l’appetito” replicò e corse fuori sbattendo la
porta.
Brienne non avrebbe mai pensato che l’esercito di Daenerys potesse
nascondere
così tanti conflitti interni. Sembrano
tutti pronti a divorarsi a vicenda,
pensò rabbrividendo.
Olenna stava
scuotendo la testa. “I giovani…” borbottò
tornando a concentrarsi sul suo pasto. Per un po’ ci fu solo il rumore
delle
posate che raschiavano i piatti.
“A chi passerà adesso
Alto Giardino?” chiese
Arthur Ambrose masticando una crosta di pane “Lord Mace aveva parecchi
zii e
cugini… Credo ser Olymer Tyrell potrebbe essere una scelta giusta: ha
anche
degli eredi…”
Olenna scosse la
testa. “Nessun cugino o zio di Mace scavalcherà
le mie figlie” ribatté acida. “Quando un lord muore senza eredi il
castello
passa ai suoi fratelli. Alto Giardino spetta di diritto a Mina.”
“Cosa?!”
esclamò lady Mina stupefatta “Madre, io ormai vivo ad Arbor…”
“Lady Mina ha
ragione” intervenne lord Rowan, “ormai lei neanche porta più il nome
della
vostra famiglia…”
“Silenzio!” berciò
Olenna “Qui non si tratta di convenienza,
ma di giustizia. Ho perso un figlio e due nipoti ad Approdo del Re e
ora la mia
figlia più piccola è impazzita. Ma sarò morta prima di vedere uno di
quegli
ottusi cugini di Mace lord di Alto Giardino.”
“Madre, ti prego
ripensaci” la
supplicò Mina. “Horas è morto, Hobber è diventato erede di Arbor, come
potrei
assicurare un futuro alla casata Tyrell?”
“Farai sposare
Desmera al figlio
maggiore di ser Olymer, Raymund Tyrell, e un giorno diventeranno lord e
lady di
Alto Giardino. Così eviteremo l’estinzione del nostro nome.”
Mina era rimasta a
bocca aperta. “Mia figlia ha solo sedici anni!”
“E io ne avevo
quattordici quando sono stata data in sposa” replicò Olenna, “in altre
circostanze ti avrei ascoltata, ma qui c’è in ballo la sopravvivenza di
una
dinastia, Mina, mi dispiace ma non hai scelta. La questione è chiusa.”
Allora
anche Mina Redwyne si alzò in piedi e lasciò la stanza. Brienne la
seguì con lo
sguardo. Era crudele costringere una figlia a fare ciò che non voleva,
ma
Olenna aveva ragione, non c’era altro modo.
“Le passerà” assicurò
la Regina di
Spine, “questa è la sua casa dopotutto.” Un silenzio di tomba aleggiò
pesante
sul resto della cena. Terminato il pasto, Arthur Ambrose e Mathis Rowan
si
congedarono e Brienne rimase sola con la Regina di Spine.
Olenna le sorrise.
“Sembri provata, mia cara” le disse ora in tono affettuoso. “Il mio
discorso ti
ha sconvolta?”
Brienne si affrettò a
scuotere la testa. “No” rispose, “è solo
che lady Mina sembrava così infelice…”
Olenna sospirò. “Non
avrei mai voluto
che avesse sposato Paxter” raccontò, “ma mio marito era stato così
categorico:
mio nipote era il miglior partito per Mina. Ricordo che la consolai e
le
descrissi le bellezze di Arbor. Alla fine partì per il proprio
matrimonio
serena ed in seguito mi scrisse di essere felice. Il suo rapporto con
Paxter
non è dei migliori, ma Mina adora i suoi figli. Ora che Horas è morto è
caduta
in depressione.”
Olenna inspirò
profondamente. “Con Mace è stato sempre tutto
più facile” raccontò, “lui si era innamorato di Alerie Hightower e mi
pregò di
convincere suo padre alle nozze. Alerie mi è sempre piaciuta. Era
intelligente,
dolce, disponibile, ma anche molto più forte di ciò che sembrava, lo
dimostra
il modo in cui ha scelto di morire. Ha avuto coraggio. Margaery aveva
molte
cose in comune con lei: insieme a Loras erano la luce della vita di
Alerie.”
Olenna si era intristita e Brienne scelse di non dire nulla per non
violare il
suo dolore.
“Mina capirà”
proseguì la Regina di Spine con la voce che si
incrinava, “tutti dobbiamo fare dei sacrifici… Non è forse vero?”
Brienne si
era distratta un momento. “Certo, mia signora” replicò con voce acuta,
“ma
chiederle di abbandonare quella che ormai è diventata la sua casa per
venire a
vivere qui perseguitata dallo spettro di suo fratello non è un po’
troppo?”
Olenna non rispose
subito. “Capirà” ripeté chinando il capo. Brienne rimase
nuovamente in silenzio.
“Cosa farai ora?” le
chiese Olenna “Cosa farai quando
sarai tornata a Grande Inverno dalla tua preziosa lady Sansa?”
“Quello che lei
mi ordinerà di fare” rispose pronta Brienne, “la proteggerò da
qualsiasi
pericolo.” Come ho fallito a
proteggere sua madre e sua sorella, pensò con
amarezza.
Olenna annuì. “Ho
sete” disse all’improvviso, “gradirei bere un po’
di vino…”
Brienne si alzò in
piedi. “Chiederò nelle cucine” replicò, “qui è
finito...”
“Non serve” ribatté
Olenna, “prendi quella piccola anfora sul
comodino…”
Brienne si affrettò a
portarle quello che chiedeva. Il contenitore
era foderato di pelle e chiuso con un tappo di pece nera. Olenna
sorrise.
“La
storia di come ne sono entrata in possesso è così buffa” rivelò. “Me
l’ha data
un giovanotto impertinente di Vecchia Città di cui non ricordo nemmeno
il nome.
Diceva essere il migliore vino di Dorne: adesso lo vedremo…” Olenna
ruppe il
sigillo e si versò il vino nel calice. “Ah l’odore è ottimo” disse
chiudendo
appena gli occhi godendosi l’aroma, “ne vuoi un po’?”
Brienne scosse il
capo.
“No, ti ringrazio” rifiutò con cortesia, “non bevo molto spesso…”
Olenna non
parve sorpresa. “Dovresti provare almeno” disse prima di bere qualche
sorso, “è
davvero squisito, dolce al punto giusto…”
Brienne voleva dire
qualcosa, ma le
parole le morirono in gola quando vide Olenna irrigidirsi.
“Lady Olenna?” la
chiamò avvicinandosi preoccupata “Ti senti bene?”
Le mani di Olenna
afferrarono
convulsamente il tavolo. Brienne era impietrita dal terrore e le sembrò
di
ritrovarsi nuovamente nella tenda di Renly quando l’ombra di Stannis
era
sgusciata dentro. Solo che questa volta fu il corpo di Olenna ad
afflosciarsi,
sbattendo sul tavolo. Brienne sentì le budella contorcersi quando vide
che
aveva ancora gli occhi aperti. E’
morta, pensò tentando di metabolizzare quello
che era appena successo. E' morta
davanti a me…
Si affrettò a
prendere in mano
l’anfora e versò dell’altro vino in un secondo calice. Lo annusò, ma
non sentì
niente di strano. In quel momento nella stanza entrò Garth Hightower. I
suoi
occhi si spostavano rapidi dal corpo di Olenna Tyrell a Brienne, che
ancora
teneva in mano l’anfora incriminata.
“Cosa è successo?”
chiese con voce che
fremeva di rabbia “Hai tre secondi per spiegare prima che chiami
qualcuno…”
“Garth, aspetta” lo
pregò Brienne. Perché finisco sempre
in queste
situazioni?! “Io non c’entro. Lady Olenna ha bevuto un po’
di questo vino ed è morta… Te lo giuro…”
Garth le strappò
l’anfora dalle mani e
la annusò. La sua espressione cambiò e Brienne riconobbe la paura. “E’
veleno”
mormorò incredulo, “un veleno molto raro, ma ho seguito un corso alla
Cittadella: non me lo potrei mai dimenticare. Non so il nome, non credo
neanche
ne abbia uno, ma sono certo venga da Braavos. Provoca una morte quasi
istantanea. Dove aveva preso quest’anfora lady Olenna?”
“Mi ha detto che
gliel’ha data un giovane a Vecchia Città” rispose Brienne, “dicendole
che
conteneva il miglior vino di Dorne, ma non so altro… Pensi siano stati
sicari
dei Lannister?”
Garth si morse il
labbro. “A Vecchia Città?” chiese scettico
“Sembra improbabile…”
Brienne si guardò
nervosamente intorno. “Ascoltami”
sussurrò, “intendi aprire un processo?”
Garth la fissò.
“Siamo in guerra” disse
con calma, “Daenerys conta su di noi e io ho un esercito a cui pensare.
Invierò
un corvo a mio padre dicendogli di far condurre ricerche di questo
veleno a
Vecchia Città. Forse così si riuscirà a trovare il colpevole.”
“Che farai?”
chiese Brienne e Garth sospirò. “Porterò avanti il piano di Olenna”
rispose
risoluto, “marcerò su Approdo del Re con tutti gli uomini che vorranno
seguirmi
e vendicherò la mia famiglia e quella di mia sorella. Quando avrò le
teste di
Cersei e Jaime Lannister su due picche sarò ben felice di aprire le
porte a
Daenerys Targaryen e lei potrà sedere sul Trono di Spade. Ma non cederò
a nessuno
questa vendetta: devo essere io.”
Brienne sussultò
udendo il nome di Jaime.
“Garth” disse a bassa voce, “io devo andare.”
Garth Hightower la
fissò stupito.
“Ora?” chiese “Non vuoi venire con noi fino almeno alle Rapide Nere?”
Brienne scosse
il capo. “E’ ora che io torni al Nord” replicò, “ho temporeggiato anche
troppo.”
Garth annuì. “Bene,
cosa ti serve?”
“Solo un cavallo”
rispose
Brienne, “ho dell’oro con me: comprerò delle provviste lungo la
strada.”
“Allora va’.”
Brienne si diresse
verso la porta. “Mi dispiace”
disse all’ultimo, “per tuo fratello e tua sorella. E anche per lady
Olenna: non
ho potuto fare nulla. Spero tu riesca ad ottenere la vendetta che tanto
brami.”
Garth strinse le
labbra. “La avrò” promise e Brienne uscì.
Non voleva restare
in quel castello un secondo più del necessario o rischiava di nuovo di
essere
accusata di un omicidio che non aveva commesso. Per fortuna Garth le
aveva
creduto, ma forse gli altri lord si sarebbero dimostrati meno
accondiscenti.
Brienne entrò nelle stalle deserte e cercò un cavallo che non portasse
le
briglie. All’improvviso sentì un fruscio alle sue spalle e si voltò. Si
trovò
davanti Rakandro, che teneva per le redini un cavallo che Brienne
riconobbe
subito come Stalagmite, il meraviglioso animale di Nymeria Sand.
“Tu stare
andando?” chiese il Dothraki indicando l’uscita e Brienne annuì.
Rakandro le porse le
redini. “Prendere lui” disse con voce cavernosa. “Nym non volere suo
cavallo
ammazzato come dice tradizione. Gli voleva bene, avere dato anche un
nome. Lo
prendi?”
Brienne accarezzò
Stalagmite commossa. “Mi prenderò cura di lui”
promise e vide che Rakandro aveva gli occhi lucidi. Poi Brienne saltò
in sella
e diede un colpo di tacco. Stalagmite partì al passo e la portò verso
le mura
interne. Rakandro rimase a guardare senza muoversi.
Brienne rabbrividì
quando
vide la porta ovest. Con i labirinti
ho chiuso, si disse e lanciò il cavallo
al galoppo incurante dei mille cortili che avrebbero dovuto superare
prima di
arrivare al portone principale. Finalmente stava tornando da Sansa
Stark e non
avrebbe permesso più a nulla di fermarla.
Sansa
In principio non
aveva
riconosciuto la stanza dove Alys Karstark l’aveva portata. Aveva una
forma
circolare, con un letto e un piccolo tavolino e una grande finestra
senza
vetri. Sansa immaginava fosse molto lontana dal cuore del castello.
Quando era
tornata in sé, si era trovata adagiata sul letto. La ferita sul braccio
non
sanguinava più e Sansa si era messa a sedere confusa.
Dal tavolino, Alys la
stava osservando. “Ce ne hai messo di tempo per svegliarti” disse con
un
sorriso, “ho avuto paura di aver colpito troppo forte.”
Sansa la fissò con
odio. “Perché l’hai fatto?”
“Non è ovvio?” chiese
Alys
“Per il potere. Lord Baelish ha promesso di spartirlo con me…”
Ditocorto,
c’entrava sempre Ditocorto. Sansa si malediceva per non averlo
giustiziato
quando ne aveva l’opportunità. “Da quanto state cospirando contro la
mia
famiglia?”
Alys rise. “Dal
principio” rivelò, “da quando hai
rifiutato l’offerta di lord Baelish che voleva fare di te la Regina del
Nord.”
Alys si protese in avanti. “Io avrei dovuto sedurre tuo fratello”
continuò, “e
allontanarlo da te, ma si è dimostrato più arduo del previsto. Così
abbiamo dovuto
adottare un’altra strategia.”
Alys sospirò. “Lord
Baelish è molto deluso da te,
Sansa” disse, “non può credere di averti insegnato così poco. Lui
conosce le tu
ambizioni, sa che tu vorresti il…”
“Lui non mi conosce
affatto” sibilò Sansa
disgustata, “e neanche tu. Quello che Ditocorto suggeriva era
tradimento: io
non sono come lui.”
Alys sorrise. “No,
certo che no” replicò, “io gliel’ho
detta sai, l’ho avvertito. Ma lui non mi ha ascoltata. Ora sta portando
i
Cavalieri della Valle a Grande Inverno solo per te.”
“Il Nord è stato
dilaniato
dalla guerra” disse Sansa, “gli Stark hanno finalmente ripreso Grande
Inverno e
Baelish vuole di nuovo far scorrere sangue? Non lo permetterò.”
“E come pensi
di fermarlo?” chiese sarcastica Alys “E comunque non è detto debba
scorrere
sangue. Se la gente del Nord sceglierà di accettarti come regina…”
“Non lo
farebbe mai” la interruppe Sansa convinta. “Sono stati i lord a
scegliere Jon,
non lo tradirebbero mai.”
Alys scosse la testa.
“Era così anche quando è stato
eletto Lord Comandante dai Guardiani della Notte” disse a bassa voce.
“Com’era
andata a finire?”
Sansa sentì il sangue
ribollire per la rabbia. “Stavolta è
diverso” disse, “nessuno permetterà a Ditocorto di allungare le mani
sul Nord.”
Alys la guardava come se provasse compassione. Sansa ne era nauseata.
“Il trono
spetta a te” disse Alys, “Baelish non vuole portartelo via. Vi
sposerete e,
dopo che avrete sconfitto i Lannister, lui siederà sul Trono di Spade e
tu
sarai la sua regina.”
“Io non lo sposerò mai”
ribatté Sansa. Poi inclinò appena il capo. “Cosa ti ha promesso Baelish
per
convincerti ad aiutarlo?”
“Il Nord” rispose
Alys, “una volta che avrà
preso Approdo del Re.”
Sansa scosse la
testa. “Non condannerete all’estinzione
il mio nome” disse stringendo le coperte, “e Grande Inverno non sarà
mai tuo.”
Alys si alzò in
piedi. “Lo sai, un tempo sarebbe potuto essere mio” raccontò. “Mio
padre voleva riuscire a convincere lord Eddard a promettermi in sposa a
Robb Stark, ma lui si è rifiutato. E cosa ci ha guadagnato mio padre?
Tre figli
morti e la sua testa presa da quello stesso uomo che avrei voluto fosse
mio
marito.”
Alys aprì la porta.
“Apprezzo il fatto che tu voglia lottare per la
tua famiglia” continuò, “ma a volte semplicemente non è possibile.
Baelish farà
cadere il regno di tuo fratello e io lo aiuterò.”
“I lord ti
fermeranno”
minacciò Sansa, ma Alys rise. “E come potrebbero” chiese, “quando sono
chiusi
in una stanza?” E, senza aggiungere altro, uscì.
Sansa sentì la chiave
girare
nella toppa e rimase immobile. Vuole
rinchiudere gli ospiti del banchetto
nella Sala Grande, realizzò, così
sarà ancora più semplice per Baelish entrare
a Grande Inverno. Sansa si alzò e andò alla finestra, ma questa
affacciava
sulla tetra Foresta del Lupo e non forniva alcun indizio circa la
situazione là
fuori. Sansa tornò a sedersi sul letto e si prese la testa fra le mani.
Se solo
fosse stata meno ingenua e più attenta, ora non si sarebbe trovata in
quella
situazione di impotenza.
Non aveva alcuna
intenzione di lasciar vincere
Ditocorto, ma non sapeva cosa fare. Se avesse avuto più coraggio si
sarebbe
potuta calare dalla finestra, ma dopo quello che era successo a Bran,
un’azione
del genere era fuori discussione. Devo
avvertire qualcuno, si disse Sansa
nervosa, devono sapere che Alys è
una traditrice. Sentì il panico iniziare a
montare e la vista le si offuscò a causa delle lacrime represse.
In quel
momento però sentì un tonfo provenire da sotto la finestra e il
pavimento
tremò. Sansa sollevò di scatto lo sguardo e vide Myun che la fissava
con occhi
stralunati. Aveva i capelli legati all’indietro e stringeva in mano una
spada
sottile ma affilata. Sansa si chiese dove l’avesse trovata.
“Myun?! Che ci fai
qui? Come mi hai trovata?” Sansa vide la finestra e rabbrividì.
“Sei passata da lì?”
Myun fece un passo
avanti. “Chi è stato?” chiese senza rispondere alle altre domande.
Sansa serrò
i denti. “Alys Karstark ha tradito” sussurrò felice di aver trovato
qualcuno da
avvertire, “si è alleata con Ditocorto da quello che ho capito… E’
sempre stata
lei la spia.”
Il volto di Myun era
impassibile, ma Sansa sapeva che stava
riflettendo. Quella ragazzina era molto sveglia. Sansa chinò il capo.
“Ho sbagliato”
disse sentendo la desolazione invaderle l’animo, “è tutta colpa mia…” E
scoppiò
in lacrime. Jon aveva torto, Sansa non era la persona adatta a
proteggere
Grande Inverno. Aveva rovinato tutto.
“Non è vero” stava
dicendo Myun con la
sua vocina, “vedrai che andrà tutto bene. Ora ti libero.”
Sansa sollevò il capo
e vide Myun dirigersi verso la porta. Capì subito che non era una buona
idea. Alys e Ditocorto hanno scelto
di portare avanti l’attacco nonostante io abbia
capito, pensò. Non posso
rischiare si tirino indietro proprio ora perché sono
fuggita. Myun avvertirà i lord e prepareranno la difesa del castello.
Baelish
deve assolutamente attaccare.
“Aspetta” disse
quindi Sansa e Myun si fermò, “non credo sia una buona idea: se ora
provi a forzarla impiegheresti troppo tempo e non posso nemmeno fuggire
con te sui tetti… Myun,
Alys sta andando alla sala dei banchetti, credo voglia chiudere le
porte. Devi
avvertire gli altri lord, parlare in mio nome, dire loro di stare
pronti… Ti
prego…” Sansa sapeva di suonare disperata, ma non le interessava.
Myun la stava
guardando più seria di quanto Sansa l’avesse mai vista. “Quando
soffiano i
venti dell’inverno” disse la ragazzina, “il lupo solitario muore, ma il
branco
sopravvive.”
Sansa poté sentire il
suo cuore sciogliersi. Era la frase
che
diceva sempre nostro padre per far smettere di litigare me e Arya.
Ebbe bisogno di tutto il suo autocontrollo per non annegare nei
ricordi.
“Cosa…?”
Myun sorrise. “Mio
padre una volta mi disse che voi
Stark lo dite spesso” spiegò, “è un modo per ricordarvi di restare
uniti…”
Sansa annuì, ma
provava solo tristezza. Ora io sono
da sola.
“Avrai bisogno di
questa” stava dicendo Myun e, con grande sorpresa di Sansa,
estrasse Ambra e la depose sul pavimento. Sansa rimase a bocca aperta.
“La
nascondo sotto il letto” proseguì Myun spingendo l’arma con il piede,
“in caso
di pericolo potrai raggiungerla.”
“Ma non so usarla!”
si lasciò sfuggire Sansa.
“Infilzali con la
punta” replicò Myun con un sorriso e a Sansa venne voglia di
ridere. Fissò la ragazza per qualche attimo. “Myun” mormorò, “perché
fai tutto
questo per me? Posso fidarmi?”
“Sempre” rispose Myun
e Sansa sentì di poterle
credere.
Improvvisamente dalla
finestra si udirono provenire delle grida miste
a quelli che Sansa credette essere ululati. Sembravano venire dal Parco
degli
Dei. Myun si era voltata verso la finestra.
“Quelli sono lupi?” chiese Sansa incredula: lupi nel Parco degli Dei?
Myun salì
sul davansale e Sansa ebbe voglia di gridarle di non farlo. “Devo
andare” si
scusò Myun, “ma tornerò a liberarti.”
Sansa si concesse un
sorriso. “Buona
fortuna” fu tutto quello che le venne da dire e Myun saltò.
La stanza era di
nuovo silenziosa e Sansa si sentì in colpa. Non era giusto avesse
affidato un
compito così gravoso a Myun. Sarei
dovuta essere io. Io a salire sulle
mura e urlare a Baelish di andarsene. Da fuori le grida
occasionali non
accennavano a placarsi. Sansa tirò da sotto il letto Ambra e la strinse
in
pugno. Non era pesante, ma Sansa non si sentiva lo stesso a suo agio
con
un’arma in mano.
Da piccola, se le
avessero offerto una spada, avrebbe riso e
rifutato. “I cavalieri proteggono le dame” avrebbe detto, “non ho
bisogno di
una spada, mio fratello mi terrà al sicuro. Per sempre!” E Robb
l’avrebbe presa
in braccio, chiamandola principessa. Sansa sospirò.
Robb non era stato in grado di proteggerla, così come non lo era
stato Baelish e nemmeno Jon. Devo
cavarmela da sola, si disse risoluta
stringendo le dita intorno all’elsa.
In quel momento la
porta alle sue spalle
sbatté e Sansa si voltò di scatto senza perdere la presa su Ambra. Alys
era
comparsa sulla soglia e stava osservando incredula la spada che Sansa
teneva in
mano. Per un secondo rimasero immobili, congelate nelle loro posizioni.
Poi la
mano di Alys corse al pugnale che aveva legato alla cintura. Sansa agì
d’istinto. Spinse Ambra in avanti e l’affondò nel petto di Alys
Karstark che
lanciò un grido d’agonia.
Il sangue iniziò a
sgorgare e imbrattò le maniche
dell’abito di Sansa, che non riusciva a credere ne fuoriuscisse così
tanto.
Terrorizzata, estrasse la spada ed Alys cadde a terra. Quando il suo
corpo non
si mosse più, Sansa poté tornare a respirare. Al disgusto per la scena
macabra,
si sostituì il dolce piacere della vendetta e Sansa sorrise. Era una
sensazione
meravigliosa, così simile a quella che aveva provato quando il primo
mastino
aveva azzannato la faccia di Ramsay Bolton.
Sansa pulì come
meglio poteva la
spada e lasciò la stanza. Iniziò a correre per il lungo corridoio che
le si era
aperto davanti e raggiunse le scale. Per la fretta quasi inciampò nella
gonna.
Doveva liberare i lord dalla Sala Grande e spiegare loro la situazione,
qualora
non ci avesse già pensato Myun. Sansa continuò a camminare spedita fino
a sentire
nuovamente il vociare degli ospiti. Quando raggiunse la porta della
Sala
Grande, però, la trovò già spalancata. Sulla soglia si era accalcata
una folla
di persone urlanti e i bambini piangevano. Sansa vide Podrick venirle
incontro.
“Mia signora!”
esclamò lui inarcando le sopracciglia per lo stupore “Non riuscivamo
a trovarti da nessuna parte: pensavamo fosse successo qualcosa…”
“Lady Stark!”
la chiamò Wyman Manderly facendosi largo nella calca “Cosa significa
tutto
questo? Ci siamo ritrovati chiusi nella sala, ma non abbiamo idea di
chi sia
stato. Saremmo ancora là dentro se non fosse stato per quella bestia…”
Sansa si
voltò e vide Spettro che la fissava con la lingua a penzoloni. “Spettro
ha aperto la porta?” chiese faticando a
ritenerlo possibile.
“E’ l’unica
spiegazione” disse lord Manderly, “non c’era
nessun altro fuori.”
Sansa sapeva che non
era il momento di porsi domande a cui
tanto non avrebbe potuto dare risposta. “Ascoltatemi” disse ad alta
voce e
ottenne subito il silenzio, “lord Baelish e Alys Karstark si sono
macchiati di
tradimento e hanno portato i Cavalieri della Valle alle porte di Grande
Inverno.” Ci furono esclamazioni di sorpresa e perfino terrore. Sansa
vide lady
Sybelle stringere a sé i figli bambini.
“Mia signora”
intervenne Cley Cerwyn,
“come possiamo fermarli?”
Non ne ho idea, pensò Sansa, ma si
impose di essere
forte. “Difenderemo il castello” disse, “mio padre ripeteva sempre che
cento
soldati a Grande Inverno possono resistere per anni all’assedio di un
esercito
di mille.”
“Dov’è il nostro re?”
chiese Lord Locke “Cosa dovremmo difendere?”
Sansa percepiva
l’accusa nella sua voce. “Re Jon attualmente è intento a
forgiare un’alleanza che salverà il Nord dalla furia dei draghi”
sibilò, “ti
consiglio di tenere a freno la lingua mio signore se non desideri
essere
accusato di tradimento.”
Ondrew Locke chinò il
capo canuto. “Chiedo perdono se
ho mancato di rispetto a sua grazia” si scusò, “non era mia
intenzione.”
Sansa
annuì. “Tutte le donne e i bambini rimarranno nel palazzo” continuò,
“mentre
voi, miei signori, verrete con me a negoziare con lord Baelish.”
“Non dobbiamo
negoziare” disse sprezzante lord Cerwyn, “verrà giustiziato per
questo.”
“Certamente” assentì
Sansa, “ma ha ancora un esercito sotto le nostre mura. Non
possiamo semplicemente andare ed ucciderlo.” Fece scorrere lo sguardo
sui
presenti. “Quanti uomini avete?” chiese. “Tra Città dell’Inverno e
l’accampamento…”
“Io trecento!”
esclamò Wyman Manderly.
“Centocinquanta”
disse
lord Glover.
“Settantasette”
rilanciò Cerwyn. Altri urlarono i loro numeri, ma
nessuno superava le duecento unità.
“Io ne ho ventitre”
disse per ultima la
piccola Lyanna Mormont e Sansa le sorrise. In tutto arrivavano a stento
a mille
soldati.
Si accorse che
Barbrey Dustin non aveva parlato. “Lady Dustin” la
chiamò, “Barrowton non mette a disposizione nemmeno dieci uomini?”
Barbrey la
fissò per qualche secondo, come studiandola, e Sansa sostenne il suo
sguardo
penetrante. “Ho centotrenta uomini” disse infine lady Dustin, “spero
siano
sufficienti.” Sansa annuì.
“Dobbiamo quindi
scordarci gli uomini di Karhold?”
chiese lord Manderly.
Sansa non sapeva cosa
dire. “Potrebbero decidere di
combattere per noi” replicò, “Alys Karstark è morta.” In molti
sussultarono.
“Ho trovato il suo cadavere” precisò Sansa evitando di entrare nei
particolari,
che fortunatamente nessuno chiese. “Miei signori” disse poi, “vi invito
a
radunare i vostri uomini il più in fretta possibile e a posizionarli
nei punti
più vulnerabili del castello: le mura e il portone. Lord Glover e lord
Manderly
verranno con me ad incontrare Baelish.”
Tutti ruggirono la
loro approvazione ed
estrassero le spade. Sansa si diresse verso l’uscita, seguita dal
silente
Spettro. “Podrick” lo chiamò, “va’ al Parco degli Dei e trova Myun, la
mia dama
da compagnia. Dille che ho bisogno della Fratellanza senza Vessilli.”
Podrick
annuì e corse via.
Fuori regnava la
confusione. Uomini e cavalli correvano in
tutte le direzionie si sentivano i colpi d’ariete contro il portone.
Sansa
inviò Cerwyn e Brandon Tallhart a controllare la situazione. Come possono
radunare gli uomini se non riescono a raggiungere Città dell’Inverno?
si
chiese mentre saliva i gradini di legno che portavano alle mura. Poi
pensò che
potevano passare dalla porta secondaria che non era stata presa
d’assalto,
probabilmente perché era rinforzata in ferro. Raggiunse i bastioni e
guardò in
basso. Spettro ringhiava e Glover e Manderly la raggiunsero subito
dopo. La
pianura era completamente occupata da cavalli e cavalieri, ma non c’era
traccia
di Baelish.
Si fece avanti un
uomo a cavallo. “Sono Jon Lynderly, lord di Bosco
della Serpe” si presentò, “con chi ho l’onore di parlare?”
"Sansa di casa
Stark” rispose Sansa, “lady di Grande Inverno e di Forte Terrore,
Protettrice
del Nord in assenza di sua grazia. Dov’è lord Baelish?”
Lord Lynderly chinò
il
capo. “Non c’è bisogno di una battaglia, mia signora” disse, “deponete
le armi:
siamo venuti in pace.”
Sansa ebbe la
fermezza di spirito di sorridere. “A me
non sembra, mio signore” replicò. “Non capisco molto di guerra, ma
avrete almeno
diecimila uomini alle porte del mio castello. Io la vedo come un’azione
aggressiva.” Sansa fece una pausa. “E ho un messaggio per lord Baelish”
aggiunse poi, “se lo vedi, digli che Lysa Arryn non approverebbe le sue
azioni…”
Lasciandosi alle
spalle l’espressione confusa di Lynderly, Sansa
ridiscese le scale. “Siate pronti” ordinò agli arcieri. Glover e
Manderly
continuavano a seguirla, probabilmente senza capire le sue intenzioni.
In quel
momento furono raggiunti da Podrick. “Mia signora” esclamò, “non trovo
Myun da
nessuna parte, ma ti ho portato la Fratellanza senza Vessilli.” Sansa
alzò lo
sguardo e vide Beric Dondarrion e Thoros di Myr venire verso di lei,
seguiti
dai loro uomini.
“Lady Sansa” disse
Beric, “siamo ai tuoi ordini.”
“Quella è
una spada fiammeggiante?!” chiese incredulo Robett Glover accennando
all’arma
di Dondarrion e Beric annuì.
“Per i sette inferi…”
mormorò Robett.
“Beric”
intervenne Sansa, “i tuoi uomini possono uscire dalle mura?”
“Certamente, mia
signora” rispose Beric e Sansa annuì. “Bene” disse, “allora portali
alla
Foresta del Lupo e, se dovesse scatenarsi una battaglia, attacca i
nemici dal
fianco sinistro.” Beric annuì.
“Quando i bruti di
Tormund arriveranno, si
uniranno a voi” proseguì Sansa, “ma mi raccomando: attaccate solo se
inizia uno
scontro. Per il momento i cavalieri stanno solamente dando qualche
colpo alla
nostra porta.” Beric chinò il capo e, radunati i suoi uomini, si
diresse verso
la porta secondaria.
Devo trovare Baelish, pensò Sansa, e per farlo mi serve
Myun. “Podrick” disse allora, “ritorna al castello e dì alle
donne di radunare tutti
i mobili che riescono a trovare: in caso il portone ceda potrete
rinforzarlo
con quelli.” Si voltò verso Robett e Wyman, mentre Podrick correva di
nuovo.
“Miei signori” disse, “voi andrete nuovamente sulle mura e
controllerete la
situazione. Se vedete che i nemici diventano troppo aggressivi o che si
avvicinano eccessivamente, usate le frecce. Io devo andare…”
“Lady Sansa! E’
pericoloso…”
“Lord Baelish non
vuole davvero una
battaglia” spiegò Sansa irritata per il tempo che le stavano facendo
perdere,
“altrimente avrebbe mandato i suoi uomini a Città dell’Inverno per
poter
raggiungere la porta secondaria. No, Ditocorto vuole solo spaventarci e
farci
cedere alle sue richieste.”
“Ma non devi andare
per forza tu, mia signora”
insistette Wyman, “torna nel castello…”
Sansa lo fissò con
sufficienza. “Sono
la lady di Grande Inverno” gli ricordò, “questa è la mia battaglia
quanto è la
tua, mio signore, perciò non starò a guardare mentre altri la
combattono per
me.”
Manderly annuì.
“Certo, mia signora.” Poi, insieme a lord Glover,
si avviò verso le mura.
Sansa sospirò e
guardò Spettro. Il meta-lupo sembrava
ansioso di dirle qualcosa. “Cosa c’è Spettro?” chiese Sansa e Spettro
non
rispose. Iniziò a correre però e Sansa non ebbe altra scelta se non
quella di
seguirlo. Erano arrivati nel cuore del Parco degli Dei quando il
meta-lupo
finalmente si fermò. In quel luogo regnava l’oscurità, mitigata dalla
sola luce
della luna. Sansa si guardò intorno. Poi Myun le venne incontro con la
spada
sottile in mano.
Sansa stava per dire
qualcosa, ma Myun si portò l’indice alle
labbra. “Non siamo sole” mormorò e Spettro ringhiò più forte che mai.
In quel
momento Petyr Baelish uscì dall’ombra, seguito da una decina di
guardie. Sansa
si chiese come fosse riuscito ad entrare.
“Sansa!” esclamò
Ditocorto in tono
affettuoso “Pensavo non sarei riuscito a trovarti…” Fece cenno alle
guardie di
rimanere indietro e avanzò.
“Non sei il
benvenuto” disse freddamente Sansa
facendo un passo avanti, “e verrai giustiziato per il tuo tradimento,
così come
ho giustiziato Alys Karstark.”
Baelish non ne fu
impressionato. “Hai fatto
bene” disse a sorpresa, “quella ragazza era troppo ambiziosa…”
“Era ambiziosa
per causa tua” osservò Sansa, “l’hai
plagiata.”
Baelish scosse la
testa. “Hai capito male” le disse, “io non sono tuo nemico.”
“Allora di chi è
l’esercito qua fuori?” chiese ironica Sansa “I
Cavalieri della Valle hanno giurato fedeltà a Jon e ora tu li hai fatti
rivoltare contro la mia casata.”
“Non contro la tua
casata” la corresse
Baelish, “contro un bastardo che ti ha sottratto i tuoi diritti, che se
n’è
andato a Sud lasciandoti sola.”
“Hai
rubato le lettere che Jon mi inviava” disse calma Sansa, “e scommetto
che non
gli facevi arrivare neanche le mie.”
Baelish sospirò. “Non
ho mai fatto nulla
del genere...”
“Myun le ha trovate
nel tuo cassetto.”
“Strano” replicò
Ditocorto, “mi pareva avesse detto di aver trovato la lettera
per caso in un corridoio…”
“Hai cercato di farmi
uccidere per quello che avevo
scoperto” intervenne Myun.
“E’ falso” ribatté
Baelish, “non avete alcuna prova.”
Sansa si morse il
labbro: Baelish aveva ragione. “Se non ritiri le tue truppe”
minacciò, “dirò a tutti che sei stato tu ad uccidere Lysa Arryn.”
Ditocorto
sorrise. “Andiamo, Sansa” disse, “tu stessa hai testimoniato di aver
visto tua
zia suicidarsi, hai giurato… Ciò ti rende mia complice.” Sansa avrebbe
voluto
urlare.
Baelish si avvicinò
ancor di più. “Non sono venuto a strapparti la tua
casa” disse a bassa voce, “ma a restituirtela. Voglio solo che sia
fatta
giustizia, che la casa Stark abbia un futuro.”
“Non ti è mai
interessato della
mia famiglia!”
“Lo sai che non è
vero” disse Baelish in tono
ferito, “sai che ho amato tua madre, proprio come ora amo te. Catelyn
ha
liberato Jaime Lannister per riaverti indietro: sono stato io a
convincerla, io
a riportarle le ossa di tuo padre, io a dedicarmi alla ricerca di tua
sorella,
io che ti ho salvato da Approdo del Re. Lo so che mi odi per
l’incidente del
matrimonio, ma ti giuro, Sansa, che io non avevo idea di che razza di
mostro
fosse Ramsay. Non ho mai voluto la rovina della tua famiglia, davvero…”
“Menzogne!”
Sansa si voltò
stupita. A sorpresa era stata Myun a parlare. Lei fece un passo
verso di loro e Spettro digrignò le zanne candide.
“Come, prego?” chiese
freddamente Baelish “Cosa hai detto, ragazzina?”
“Che sono menzogne”
ripeté
tranquilla Myun. “Perché non dici a lady Sansa di come hai ingannato
sua madre
dicendole che le avresti ridato entrambe le sue figlie se avesse
liberato lo
Sterminatore di Re?” Sansa guardò Baelish con la coda dell’occhio e lo
vide
vacillare.
“Di cosa stai…”
Myun lo interruppe
subito. “Io
ero ad Harrenhal” disse e Sansa la guardò confusa. “Quando hai
incontrato Tywin
Lannister io ero là. Ricordo esattamente quello che hai detto: fino a quando Robb Stark non sarà sconfitto.”
Baelish era diventato
pallido, ma non cedeva. “E’ una follia!” esclamò in tono
rabbioso.
Myun venne sempre più
vicina, ormai era accanto a Sansa. “Perché non
racconti a lady Sansa” sussurrò la ragazzina, “di quella volta in cui
tradisti
la fiducia di Eddard Stark e gli puntasti un pugnale alla gola
causandone
l’arresto?”
Sansa si sentì
svenire. Mio padre si fidava di
Baelish? si chiese
incredula E Ditocorto l’ha tradito?
A giudicare dall’espressione di Ditocorto
c’era più di una verità nelle parole di Myun. Ma come fa a sapere tutte queste
cose? si chiese Sansa lasciandosi prendere dall’angoscia.
Spettro continuava a
ringhiare.
“E’ inaudito!”
esclamò Baelish “Perché pensi lady Sansa dovrebbe
crederti? A te, una ragazzina che conosce appena? Perché mai dovrebbe
prendere
in considerazione la parola di una servetta?”
Myun sorrise e Sansa
pensò ci
fosse qualcosa di inquietante in quel sorriso. “Perché io non sono una
servetta” rispose Myun in un sussurro e si portò una mano al volto.
Poi successe
qualcosa di strano, di disgustoso. Fu come se la ragazzina cambiasse
faccia,
come se si stesse togliendo una maschera. Adesso il suo viso era
rotondo, le
sopracciglie marcate e scure, i capelli castani e gli occhi grigi come
l’alba.
Quegli occhi brillavano di una luce che Sansa non avrebbe mai potuto
dimenticare e le sue gambe cedettero, mandandola carponi nella neve, le
lacrime
che rigavano incontrollabili il suo viso. Un lupo ululò da qualche
parte nel
parco e Sansa sollevò appena lo sguardo, la vista offuscata dal pianto.
“Sono Arya Stark di
Grande Inverno e sono tornata a casa.”
Samwell
Maestro Ebrose fu
ritrovato morto
nel suo letto tre giorni dopo il colloquio con Sam. I maestri avevano
decretato
fosse stato un raro veleno ad ucciderlo e Marwyn aveva rafforzato le
difese
della Cittadella. A nessuno era più permesso portare i libri presi in
prestito
al di fuori della biblioteca, che divenne il luogo più sorvegliato. Si
diceva
l’arcimaestro Ebrose fosse morto nel tentativo di difendere “alcuni
importanti
documenti” che poi erano stati rubati dal suo assassino. Giravano voci
anche
riguardo alla sparizione di una chiave.
Sam ormai viveva nel
terrore qualcuno
potesse sospettare di lui. Aveva convinto Gilly a cambiare casa e a non
lasciare mai da solo il piccolo. Sam vedeva che avevano paura e si
sentiva
tremendamente in colpa. Maestro
Ebrose è stato ucciso per quello che sapeva,
pensava, noi potremmo essere i
prossimi. Non poteva sopportare l’idea di
mettere Gilly in pericolo, ma non aveva scelta. Ebrose gli aveva
chiesto aiuto e forse
era anche morto per questo e Sam doveva impegnarsi a custodire quei
documenti.
Ogni volta che li
rileggeva li trovava sempre più sconvolgenti. Jon deve
sapere che sua zia non è stata rapita, si diceva, e che era sposata al
principe Rhaegar. L’idea dell’esistenza di Visenya Targaryen da
qualche parte
là fuori gli metteva i brividi. Non potendo più coinvolgere Gilly nelle
sue
ricerche, Sam trascorreva gran parte del tempo nella biblioteca a
leggere.
Un
giorno si imbatté in un’antica leggenda, una di quelle che si
raccontano ai
bambini per insegar loro le gesta di grandi eroi. Sam ne rimase
affascinato. Raccontava della storia del tredicesimo Lord Comandante
dei Guardiani
della Notte che si proclamò Re della Barriera.
“Nessuno conosce la
sua vera
identità” lesse a bassa voce Sam, “ma molti sospettano si trattasse di
uno
Stark. Egli si innamorò di una donna dalla pelle più bianca della luna
e più
fredda del ghiaccio e grazie ai suoi incantesimi legò i confratelli dei
Guardiani alla sua volontà. Egli prese il nome di Re della Notte.” Sam
si
fermò. Il Re della Notte della storia era certamente umano, quindi non
poteva
avere nulla a che fare con il gelido capo degli Estranei che Jon gli
aveva
descritto.
“Per tredici anni il
Re della Notte e la sua sposa regnarono alla
Barriera” continuò a leggere, “finché Brandon Stark il Distruttore,
alleandosi secondo le leggende con il Re Oltre la Barriera Joramun, non
pose
fine al suo regno di terrore, liberando i Guardiani della Notte.” Sam
era certo
quelle fossero solo leggende fini a sé stesse, che non avessero alcun
collegamento con gli Estranei. Poi però vide una nota a fondo pagina.
“Joramun
è considerato il primo Re Oltre la Barriera” lesse Sam, “ed è famoso
per il suo
corno, uno strumento che si diceva essere in grado di risvegliare i
giganti
dalla terra e di far crollare la Barriera. Non esistono fonti certe
riguardo
all’esistenza di tale corno, che in ogni caso sarebbe andato perduto.”
Sam
rabbrividì al pensiero di un oggetto capace di provocare il crollo
della
Barriera. Sono solo sciocchezze,
si disse. Solo favole. Però
lo erano stati
anche gli Estranei.
In quel momento gli
si avvicinò un ragazzo. Sam lo
riconobbe dopo qualche istante: era Leo Tyrell, uno dei nipoti di lord
Mace,
che studiava alla Cittadella come novizio. Tuttavia era sempre
svogliato e
lamentoso e si era guadagnato il soprannome il
Pigro. Era una delle poche persone con cui Sam parlava volentieri.
“Cosa
leggi, Sam?” chiese Leo tentando di sbirciare oltre la spalla di Sam,
che chiuse
il libro.
“Niente di
importante, solo qualche noiosa legge per
l’esame. Perché sei venuto?”
Leo sbuffò e il
ciuffo di capelli biondi gli
cadde sull’occhio. “Non hai saputo?” chiese sorpreso “L’esercito di
Daenerys Targaryen
ha sconfitto i Lannister ad Alto Giardino. Ci saranno presto
celebrazioni in
città.”
Leo si guardò
intorno. “Dicono l’erede di lord Leyton sia caduto in
battaglia” sussurrò come fosse un segreto importante.
Sam sospirò. “E
allora?”
chiese leggermente irritato.
“Allora dovresti
venire ai cortei” replicò Leo
Tyrell, “saranno meravigliosi…”
Sam stava per
rifutare, ma poi pensò che gli
avrebbe fatto solo bene un po’ di svago. Così sorrise. “Credo verrò”
disse e
decise di chieder anche a Gilly di andare.
Ma lei fu categorica.
“No, Sam”
disse, “qualcuno deve rimanere con quei documenti.”
“Ma anche se
arrivasse
qualcuno a prenderli” disse Sam, “come pensi di poterlo fermare?”
Gilly lo
guardò. “Il maestro ti ha dato un compito” gli ricordò, “dobbiamo
portarlo a
termine.”
“Allora resterò
anch’io” decise Sam, ma Gilly gli prese le mani.
“Passi tutto il tempo a lavorare” disse in tono affettuoso, “lo sai che
non ti
fa bene. Va’ e divertiti.”
“Posso portare almeno
il piccolo?” chiese Sam e
Gilly sorrise. “D’accordo” replicò, “ma stai attento: ormai cerca
sempre di
scappare.”
Sam rise e prese per
mano il bambino. “Andiamo?” gli chiese e il
piccolo Sam annuì mettendosi una manina in bocca. Salutarono Gilly e
uscirono.
La grande piazza di
Vecchia Città era gremita di gente. Tutti venivano a
festeggiare la vittoria e a piangere la morte di Baelor Hightower.
Ovunque
erano stati appesi gli stendardi della rosa dei Tyrell e dell’Alta
Torre
degli Hightower. Lord Leyton, solitamente vestito di bianco, indossava
quel giorno
abiti neri. Al suo fianco una giovane donna piangeva in silenzio.
“Perché
piange?” chiese il piccolo Sam.
“Quella è lady
Rhonda” gli spiegò Samwell, “è
la vedova di Baelor Hightower… Piange perché suo marito non c’è più.”
Piccolo
Sam aggrottò la fronte. “Dov’è andato?” chiese “E chi è Baelo
Hitouerrr?”
Sam
rise. “Non preoccuparti” lo rassicurò, “tornerà presto.”
Intanto lord Leyton aveva iniaziato il suo discorso di commemorazione del figlio e in molti nella piazza si stavano commuovendo. “Baelor era il mio più profondo orgoglio” disse il lord dell’Alta Torre, “non era solo gentile e coraggioso, ma anche intelligente e accorto. Amava la sua famiglia più di ogni cosa e sua moglie più di sé stesso.” Lady Rhonda singhiozzò più forte. “I Sette Dei sono stati crudeli” continuò Leyton, “perché in un solo giorno mi hanno privato non solo del mio erede, ma anche della più devota delle mie figlie. Alerie è sempre rimasta fedele al suo dovere. E’ diventata lady di Alto Giardino e ha dato a suo marito due splendidi figli. E’ morta suicida, per difendere il mio onore e quello di questa città.” Ci furono sospiri e Sam si rattristò un poco. “
Onore a
Baelor Hightower!” urlò qualcuno e tutti gli vennero dietro. “Onore ad
Alerie
Tyrell!”
Sam si unì al coro e
anche il piccolo seguì il suo esempio, pur non
capendo cosa stesse dicendo. “Perché urlano?” chiese infatti.
“Perché sono
felici.”
“Ma se stanno
piangendo…” Sam non
seppe cosa dire.
“La causa di queste
morti orribili sono i Lannister” stava dicendo
lord Leyton. “Mio figlio, ed ora erede, Garth mi chiede di inviare
nuove truppe
così che possa attaccare Approdo del Re ed ottenere giustizia. Io
chiedo il
vostro parere: cosa volete?”
La folla esplose in
un ruggito. “Vendetta per
Vecchia Città!” urlarono “Vendetta per Alto Giardino!” Leyton
stava sorridendo.
“Cosa vuol dire vendetta?”
chiese il piccolo e Sam scoprì di non saperglielo spiegare. “E’
complicato”
ammise e il bambino chinò il capo.
“E allora vendetta
sia!” esclamò Leyton allargando
le braccia “Invierò il nostro esercito al completo ad Alto Giardino in
supporto
di mio figlio.”
Sam prese in braccio
il bimbo. “Vuoi venire alla fontana?” gli
chiese e lui sorrise, i denti da latte che sporgevano in avanti. Sam
gli
permise di mettere i piedi in acqua e di raggiungere gli altri bambini.
“Guarda!” gridò il
piccolo Sam al primo ragazzino che incontrò “Io so andare
sotto!” E si buttò sotto l’acqua. Sam si precipitò a riprenderlo, ma il
bambino
venne su ridendo e sputacchiando. Sembrava si stesse divertendo e Sam
si
rilassò un poco.
Nuovamente gli si
avvicinò Leo Tyrell. “Hai sentito?” gli
chiese eccitato “Lord Leyton ha detto manderà un esercito a vendicare
la mia
famiglia e i suoi figli.”
Sam sorrise. “E’
vero” disse, “sono sicuro lady
Olenna sarà felicissima di questo aiuto.”
Leo lo fissò
incredulo. “Lady Olenna
è morta” disse e Sam sussultò, “è stata avvelenata. Si dice addirittura
sia
stato a causa di un veleno messo nel suo vino.”
Leo gli si accostò.
“Lord
Leyton non ha voluto dirlo al popolo” confidò, “ma ho saputo che si
sospetta
che lady Olenna abbia ottenuto l’anfora di vino avvelenato da qualcuno
a
Vecchia Città. Ci pensi? C’è un assassino fra noi… Ci saranno delle
indagini e…
Ti senti bene?”
Sam stava
barcollando. All’improvviso le gambe gli erano
diventate di gelatina e sudava freddo. Il terrore gli impediva di
perdere quel
poco di lucidità mentale che gli restava. Era stato lui a dare ad
Olenna
l’anfora di vino, l’anfora che gli aveva regalato Tristyus. Voleva uccidermi,
pensò Sam boccheggiando. Ricordò l’espressione indecifrabile che
Tristyus aveva
fatto quando Sam gli aveva detto di aver bevuto quel vino. Era stato
prima che
Ebrose gli affidasse quei documenti, quindi come mai lo voleva morto?
Sam non
riusciva a capire. Tristyus credeva
maestro Ebrose avesse i documenti, pensò, e l’ha ucciso per questo. D'un
tratto realizzò che lui era il prossimo.
Afferrò Leo per le
spalle e il ragazzo lanciò un gridolino. “Ascoltami” gli
disse Sam, “so chi è l’assassino di lady Olenna e dell’arcimaestro
Ebrose.”
Leo
Tyrell sgranò gli occhi. “E chi è?” chiese curioso “Devi dirmelo, o
saremo
tutti in pericolo!”
Sam scosse la testa.
“Tu ora prenderai il piccolo Sam”
disse, “lo porterai nella tua stanza alla Cittadella e vi ci chiuderete
dentro.”
“Sei impazzito?!
Penseranno sia mio figlio!”
Sam alzò gli occhi
al cielo. “Dirai che sono ordini di lady Leyla Hightower. Voi due
siete molto amici, no?”
Leo arrossì.
“D’accordo” assentì, “ma non dire in giro
di me e lady Leyla, ti prego: siamo solo amici.”
Sam sorrise.
“Tranquillo.”
Poi si mise a correre
verso casa. Dovette spingere nel fango non
meno di due passanti nella fretta di raggiungerla. Quando arrivò,
spalancò la
porta di scatto e trovò Gilly riversa sul pavimento. Il suo cuore si
fermò e
cadde in ginocchio prendendola fra le braccia. Fortunatamente era solo
svenuta.
Sam le sorresse la testa mentre riprendeva conoscenza.
“Sam…”
“Shh, non parlare.
Cosa è successo?”
“E’ arrivato un uomo”
balbettò Gilly, “ha detto che voleva una cosa che tenevi nascosta. Ho
provato a
fermarlo, ma mi ha spinta a terra…”
Sam era impietrito.
Corse al nascondiglio
dove aveva riposto i documenti, ma, con sua enorme sorpresa, li trovò
ancora
lì. Se non ha preso i documenti cosa
cercava? Trovò la risposta
pochi secondi dopo, quando vide che la grossa chiave era scomparsa.
Improvvisamente capì. Tristyus non
vuole i documenti, vuole l’unico
libro che è custodito nei sotterranei.
Sam tornò da Gilly e
le accarezzò i
capelli. “Ora ti metto a letto” le disse con dolcezza, “così starai
meglio…”
“Dov’è mio figlio?”
chiese Gilly mentre Sam la sollevava.
“Al sicuro” rispose
lui adagiadola sul letto, “lo andrò a prendere quando tutto questo sarà
finito.” Poi estrasse da sotto la culla Veleno del Cuore.
Gilly, nonostante la
debolezza, sgranò gli occhi. “Cosa vuoi fare?” gli chiese con voce
rauca.
“Devo
fermare Tristyus” rispose Sam, “in questo momento sono rimasti in pochi
alla
Cittadella: gli altri stanno tutti al corteo.”
“Non puoi andare” lo
supplicò
Gilly, “cosa potrai fare?”
Sam la guardò.
“Ucciderlo” disse, “se riesco.” Poi
si chinò a baciarla. “Tornerò presto” promise, “con il piccolo Sam.”
Poi uscì.
Corse
per le strade e raggiunse in poco tempo le mura della Cittadella. Il
fuoco
dell’Alta Torre ardeva e il fumo si disperdeva nell’aria. Sam entrò e
corse
verso la postazione di Rathin. Con orrore lo trovò morto, rigido sulla
sua
scrivania. Sam non si fermò e si diresse verso gli scaffali ordinati
della
biblioteca. Via via che proseguiva si imbatteva in nuovi cadaveri e
ogni volta
li superava senza guardarli in faccia. Finalmente arrivò alla porta,
che trovò
spalancata, con la chiave marrone ancora nella toppa.
Sam prese un bel
respiro
e si lanciò nella semioscurità del corridoio che si apriva sotto i suoi
occhi.
Lungo i fianchi correvano due scaffali, dove rotoli si ammucchiavano e
prendevano polvere. In fondo la fioca luce di una candela illuminava un
poco il
luogo. E fu lì che trovò Tristyus, chino su quell'unico libro custodito
oltre la
porta. Non sollevò la testa, ma sembrava consapevole della presenza di
Sam.
“Credevo ti avrei
trovato in casa” disse infatti Tristyus e Sam si avvicinò appena. “Da
quel che sapevo i maestri non possono avere donne.”
Sam ignorò
l’insinuazione.
“Le hai fatto del male” sibilò stringendo Veleno del Cuore.
Tristyus sollevò le
sopracciglia. “Mi pare di non averla uccisa.”
Il suo tono
noncurante fece ribollire il sangue nelle vene di Sam. “Hai tentato di
uccidermi” disse lui e Tristyus annuì. “E’
vero” assentì sollevando finalmente il capo.
“Perché?” chiese Sam
aggressivo.
“Così avrei potuto
prendere il tuo posto” spiegò Tristyus con un sospiro, “così
come ho fatto con l’aiutante del bibliotecario.”
Sam rabbrividì. “Chi
sei?”
Tristyus sorrise.
“Nessuno” rispose in tono tetro, “ma mi puoi
chiamare con qualsiasi nome: ne ho usati così tanti. E avrei preso
anche il
tuo…”
“Ma perché?” ripeté
Sam confuso.
Tristyus chiuse il
libro di scatto. “Eri
addetto alla custodia delle chiavi di maestro Walgrave” spiegò
annoiato, “ed
eri così inesperto.”
Sam aggrottò le
sopracciglia. “Che cosa vuoi?” chiese e
Tristyus si alzò in piedi. “Un uomo è stato inviato qui dalla Casa del
Bianco e
del Nero di Braavos” raccontò e Sam non capì quel cambio di soggetto,
“un uomo
aveva il compito di recuperare questo libro.”
Sam guardò il libro
che Tristyus teneva
in mano. “Perché è così importante?”
Tristyus gli si
avvicinò. “Non
sai niente degli Uomini senza Volto, Samwell Tarly?” chiese a sua volta
e Sam
scosse la testa “Esistono da secoli a Braavos, fin da quando la città è
stata
costruita. Sono nati per combattere lo schiavismo di Valyria. Degli
uomini
portavano il dono agli schiavi agonizzanti delle miniere…”
“Che dono?”
“Morte” sussurrò
Tristyus e Sam rabbrividì.
“Ma non era
sufficiente”
proseguì l’uomo, “e presto iniziarono a pensare a come portare il dono
a tutti
gli abitanti di Valyria.”
“E ci fu il Disastro”
concluse Sam.
Tristyus annuì.
“Ma non fu una catastrofe naturale come tutti credono” disse, “furono
gli
Uomini senza Volto a causarla. Essi pregarono il dio dai Mille Volti e,
grazie
ai potenti incantesimi che furono loro concessi, provocarono l’eruzione
di
tutte le Quattordici Fiamme in contemporanea e Valyria fu distrutta.
Hanno
liberato gli uomini dallo schiavismo dei draghi.” Sam era inorridito.
“In seguito”
proseguì tranquillo Tristyus, “trascrissero tutta la magia che avevano
utilizzato in un libro in caso sarebbe nuovamente servita in futuro.”
Le dita
di Tristyus accarezzarono la copertina. “Gli Uomini senza Volto odiano
i
draghi” proseguì, “e hanno sempre creduto fosse necessario ucciderli,
anche
ricorrendo alla magia. Ma i maestri sono stati sempre contrari. Loro
odiano la
magia più di quanto odino i draghi e perciò fecero rubare alla Casa del
Bianco
e del Nero questo libro, di cui dopo si persero le tracce. Loro temevano
la
magia e i servitori del dio dai Mille Volti: li ritenevano pericolosi.”
Sam era
sempre più incredulo.
“Ora una nuova regina
ha ridestato i draghi dalla pietra”
andò avanti Tristyus, “ma i maestri si sarebbero sempre rifiutati di
fare ciò
che invece va fatto. Così un uomo è stato mandato a recuperare il
libro: Sangue e Fuoco, più comunemente chiamato
La Morte dei Draghi.”
“Ma a cosa ti
serve?” chiese Sam incapace di comprendere quella follia.
“Un uomo non ci fa
nulla. Un uomo lo deve riportare a Braavos da dove è stato
rubato. E poi…”
“Volete uccidere i
draghi?” chiese Sam ripensando al titolo del
libro.
“Un uomo non sa cosa
altri hanno deciso” ammise Tristyus, “ma crede che
quella sia la strada giusta: un mondo senza draghi e senza magia
oscura.”
“Così
che la vostra magia non conoscerà
rivali” osservò tagliente Sam.
Tristyus lo fissò.
“Sai come sono nati i draghi,
Samwell Tarly?” chiese in tono grave “E soprattutto perché?”
Sam si morse un
labbro. Me lo sto chiedendo da mesi,
pensò e scosse la testa.
“Nacquero insieme
alla magia che si sprigionò
dall’avanzata dell’ombra nelle terre oltre Asshai” raccontò Tristyus,
“nacquero
dalle viscere delle Quattordici Fiamme di Valyria e sono fuoco fatto
carne. Il
loro potere è oscuro e proviene dalla magia nera di Stygai. Per
millenni i
valyriani e i loro eredi Targaryen l’hanno usato per piegare i popoli
alla loro
volontà, ma i servitori del dio dai Mille Volti li fermeranno.”
“E per farlo
userete la magia” fece notare Sam, “proprio come loro.”
Tristyus sospirò.
“Solo
se sarà necessario.”
Sam scosse la testa. Hanno causato il Disastro
di Valyria, pensò con orrore. Cosa
farebbero a Westeros?
Tristyus gli si
avvicinò. “Un uomo deve passare” disse, “e non vorrebbe dover far male
a
qualcuno.”
Sam brandì Veleno del
Cuore. “Puoi andare” concesse, “ma lascia qui
il libro.”
Tristyus rise. “Puoi
uccidere qualcuno con quella spada, Samwell
Tarly, ma non Nessuno.”
“E perché mai?”
chiese Sam sollevando un
sopracciglio in atteggiamento di sfida.
“Perché un uomo è
Nessuno” spiegò
Tristyus, “e Nessuno non può morire. Non puoi uccidere un uomo che è sé
stesso
e chiunque altro.”
Sam fece ancora un
passo avanti, ma Tristyus non diede cenno
di volersi difendere in alcun modo. “Se sei Nessuno” disse Sam con
calma, “non
sei chiunque o qualsiasi cosa tu voglia. Se sei Nessuno, sei niente!”
Ed affondò la lama
nel cuore di
Tristyus.
All’inizio non
successe nulla e Sam temette di aver sbagliato. Poi
Tristyus sputò sangue e cadde a terra senza un gemito. Sam scaraventò
via
Veleno del Cuore e dovette aggrapparsi allo scaffale per non perdere
l’equilibrio. All’improvviso gli girava la testa. Raccolse con mani
tremanti La Morte dei Draghi e la spada
e, quasi inconsciamente, si diresse nuovamente verso la porta,
barcollando
leggermente. Ritornò nella biblioteca e si affrettò a lasciarla. La
Cittadella
non era più posto per lui adesso. Sarebbe andato a riprendere il
piccolo Sam e
dopo a casa di Gilly. Poi avrebbero lasciato immediatamente Vecchia
Città e si
sarebbero rimessi in viaggio portandosi dietro i documenti di Ebrose.
E’
fatta, pensò Sam continuando a camminare. Si va a Grande Inverno.
Davos
Qualcuno era salito
sulla Furia Grigia a dire loro che avevano
vinto. E allora tutti avevano gridato ed esultato, nonostante nessuno
avesse
davvero seguito la battaglia. Avevano inneggiato a Gendry, che non si
era mosso
dalla sua nave, e alla gloria di casa Baratheon. Davos sperava
solamente la
situazione sull’isola non fosse troppo terribile e che Jon fosse
sopravvissuto.
Le navi erano entrate nel porto, già occupato dalle imbarcazioni dei
nemici
sconfitti, e furono tutte ancorate. Davos scese sul molo insieme a
Gendry.
“Andiamo a incontrare
la regina” disse a lord Eldon. “Dì ai tuoi uomini si
aspettare qui.” Eldon Estermont chinò il capo in direzione di Gendry e
salì
nuovamente sulla nave. Davos si avviò verso il castello e Gendry lo
seguì.
Sembrava così impacciato con ancora l’armatura addosso. Arrivarono al
portone,
ma non trovarono nessuno ad accoglierli.
A Davos sembrò
strano. “Andiamo” disse
a Gendry e insieme entrarono.
Subito venne loro
incontro Varys. “Benvenuti” li
salutò, “la regina vi sta aspettando nella sala di Aegon.” Lo seguirono
per le
stanze ricche di ombre di Roccia del Drago e arrivarono nella stanza
del
grande tavolo dipinto, dove gli altri avevano già preso posto. Davos
sorrise
quando vide che c’era anche Jon.
Daenerys li
raggiunse. “Tyrion mi ha
raccontato del vostro viaggio a Capo Tempesta” disse con un sorriso.
“Tutti noi
siamo vivi solo grazie a voi. Grazie.”
Davos sorrise.
“Dovere” replicò, “ma è
stato Gendry a convincere gli alfieri dei Baratheon in verità: ha fatto
un
discorso davvero notevole.”
“Confermo” intervenne
Tyrion e Gendry arrossì
lievemente.
Daenerys annuì e fece
loro cenno di sedere. Quando tutti si furono
sistemati, si schiarì la voce. “Abbiamo vinto questa battaglia” disse,
“e abbiamo annientato il pericolo che Euron Greyjoy rappresentava per
noi. Ho già
inviato degli uomini ad accogliere i nostri salvatori dalle Terre della
Tempesta e mostreranno loro le stanze che ho fatto preparare. I soldati
verranno ospistati nel villaggio insieme ai Dothraki.”
Fece un sospiro
profondo. “Abbiamo vinto” ripeté con amarezza, “ma a caro prezzo. Molti
dei
nostri soldati sono morti e anche Obara ed Ellaria Sand ci hanno
lasciato. Sono
state coraggiose e si sono battute per noi: non le dimenticheremo.”
Davos vide
una ragazza, che intuì essere Tyene Sand, sedere pallida affianco ad un
attraente giovanotto. Deve essere
Benjameen Sand, si disse, il
comandante
dell’esercito di Dorne.
“Abbiamo liberato i
prigionieri” proseguì Daenerys,
“tutti quelli che abbiamo potuto e ora sono affidati alle cure di
maestro
Pylos e dei suoi assistenti.”
La regina fece un bel
respiro. “Purtroppo non
credo ci sia tempo per i festeggiamenti” continuò seria, “abbiamo
ricevuto
notizie terribili da Alto Giardino. Lord Varys, illustra per cortesia
la
situazione…”
“Certamente, vostra
grazia” assentì l’eunuco. “Il nostro esercito è
riuscito a prendere il castello e a scacciare i soldati di Jaime
Lannister. I
nemici sono stati quasi sterminati, ma un gruppo vaga ancora per
l’Altopiano.
Si presuppone cercherà di tornare ad Approdo del Re.”
“Cosa c’è di
terribile
allora?” chiese Yara seduta dall’altra parte del tavolo “In ogni caso
abbiamo
più uomini…”
“La guarnigione
Tyrell e i Dothraki hanno subìto gravi perdite”
replicò Varys. “Baelor Hightower e Nymeria Sand sono morti in
battaglia.” Tyene
emise un urlo strozzato e Benjameen la strinse a sé.
“E lady Olenna è
stata
avvelenata subito dopo” sussurrò Varys e Davos sussultò. Aveva sentito
molte
storie riguardo alla Regina di Spine, pur non avendo mai avuto
l’opportunità di
incontrarla, e non gli era mai sembrata il tipo di donna facile da
uccidere. Eppure…
“Chi è stato?” chiese
Tyrion e Varys scrollò le spalle. “Nessuno lo sa”
replicò, “ma l’esercito scalpita e reclama vendetta.”
“L’avranno” promise Daenerys, “ma devono attendere ad Alto Giardino. Scrivigli, per favore, Varys, raccomanda loro di non marciare su Approdo del Re finché non saremo sbarcati sulla terraferma.” V
arys chinò il capo
rispettoso. “Sarà fatto, vostra grazia.”
Daenerys annuì. “Ora”
disse alzando appena la voce, “dobbiamo
discutere riguardo alle nostre azioni future. Cersei ormai non ha più
alleati,
credo sia il momento giusto per colpire.” Ci furono esclamazioni
d’assenzo, ma
Davos vide che Jon era rimasto in silenzio.
“Potremo sbarcare
vicino ad Approdo
del Re” continuò la regina, “e da lì cingere la città d’assedio.”
“Ma sarebbe
una manovra troppo lunga” osservò Jon, “e darebbe modo a Cersei di
escogitare
un piano di fuga.”
“Cersei non
fuggirebbe mai” obiettò Tyrion.
“Ma i suoi
soldati sì” replicò Jon, “e finché Cersei avrà un esercito, seppure
chissà
dove, sarà una minaccia.”
Daenerys lo stava
studiando. “Cosa proponi di fare,
Jon?”
Jon sospirò. “Colpire
Castel Granito” rispose.
“Anche mio fratello Robb stava programmando un’azione militare del
genere
quando fu ucciso. Se prenderai la roccaforte dei Lannister, priverai
Cersei del
suo potere anche agli occhi della popolazione.”
“Castel Granito non è
mai
caduto” fece notare poco convinto Davos.
“Perché nessun
aggressore lo conosceva
bene come me” replicò Tyrion versandosi da bere. “Ho trascorso tutta la
mia
giovinezza a pulire quelle fogne: conosco modi per entrare che chiunque
si
sognerebbe. Non credo nemmeno mio padre sapesse che la Rocca ha così
tanti
punti deboli.”
“Credi sia possibile
prendere il castello?” chiese Daenerys e
Tyrion annuì. “Con un certo esercito ovviamente” precisò ammiccando.
“Da quello
che i miei uccellini hanno sentito la fortuna sembrerebbe favorirci”
intervenne
Varys, “perché Cersei ha tolto la guarnigione da Castel Granito: sono
rimaste
solo 200 guardie.”
Tyrion fischiò. “E’
la nostra occasione…” disse guardando la
Madre dei Draghi. Davos la considerava un’azione futile e poco pratica,
ma
Daenerys doveva avere altri progetti.
“Hai ragione” disse
infatti la regina,
“invierò gli Immacolati a prendere il castello. Tu e Varys andrete con
loro.”
Verme Grigio si
protese in avanti. “E’ pericoloso, mia regina” obiettò. “Se
porto gli Immacolati a Castel Granito non resterà nessuno a difendere
Roccia
del Drago.”
Daenerys scosse la
testa. “Non resterò a Roccia del Drago” replicò
lasciando tutti sorpresi. “Sull’isola rimarranno solo alcuni soldati a
proteggere la gente del villaggio.”
“Chiedo perdono,
vostra grazia” intervenne
Varys, “ma se non hai intenzione di attaccare subito Approdo del Re,
dove
desideri portare il resto del tuo esercito?”
“A Duskendale”
rispose Daenerys,
“e da lì invierò ambasciatori per ottenere la fedeltà dei lord delle
terre
della Corona. Avremo modo di rappresentare una minaccia più incalzante
per
Cersei e potremo attendere il ritorno di ser Garth e Rakandro con i
loro uomini.”
Davos credeva fosse un buon piano, ma troppo dispendioso: non era stato
saggio
per Daenerys dividere il proprio esercito la prima volta.
“Tyrion” chiamò la
regina, “tu, Varys e Verme Grigio porterete gli Immacolati a Lannisport
dal
mare e assedierete Castel Granito. Accetterete la resa di qualunque
lord
dell’Ovest che dovesse decidere di abbandonare la fazione di Cersei.
Verme
Grigio, so che i tuoi Immacolati non porteranno più distruzione di
quella
davvero necessaria.” Verme Grigio annuì fieramente e Missandei gli
strinse il
braccio.
“Yara” continuò la
regina, “tu ritornerai alle Isole di Ferro con i
tuoi uomini e ti farai incoronare regina. Ristabilita la pace,
riporterai le
tue navi ad Approdo del Re per assediare la città dal mare.”
Yara sorrise. “Con
grande piacere.”
Theon si mosse a
disagio. “Vostra grazia” disse a bassa
voce, “chiedo di poter accompagnare mia sorella.”
Daenerys scosse la
testa.
“No, Theon” rispose la regina con calore, “ho bisogno di qualcuno
esperto che
si occupi delle mie navi per quando arriveremo a Duskendale.” Theon
chinò il
capo, ma non disse nulla.
“Tutti gli altri”
proseguì la regina, “verranno con me…”
“C’è un altro
problema” la interruppe Jon, “Porto Bianco è ancora controllata
dagli Uomini di Ferro: è mio dovere andare a liberarla.”
“Tu devi rimanere al
mio fianco” replicò Daenerys, “manderò qualcun altro a riprendere Porto
Bianco.”
Jon la stava fissando
impassibile e Davos si aspettava di vederlo
controbattere. Invece annuì. “D’accordo” disse, “ma che sia deciso in
fretta:
la città sta soffrendo.”
“Euron ha lasciato
massimo tremila uomini a Porto
Bianco” intervenne Benjameen Sand, “ma potrebbe essere difficile
espugnare il
castello.”
“Non possono
occuparsene gli uomini del Nord?” chiese Yara irritata
“Invece di far muovere l’esercito della regina?”
Jon si voltò verso di
lei. “I
miei soldati sono stati inviati alla Barriera a difenderla dagli
Estranei”
replicò freddamente. “Se mia sorella avesse creduto di essere in grado
di
riprendere Porto Bianco ora non avremmo questo problema. Evidentemente
ci sono
state complicazioni…” Davos era stupito Jon non sapesse cosa stava
succedendo
nel Nord. Diceva di scrivere sempre
a Sansa, ricordò.
“Jon ha ragione”
stava
dicendo Daenerys, “è stata colpa mia se Euron ha attaccato Porto Bianco
e
perciò saranno i miei uomini a rimediare.”
Gendry si alzò in
piedi. “Mia
regina” iniziò, “mi offro volontario per questa missione. Ho vissuto a
Porto
Bianco per più di un anno: conosco la sua gente.” Davos si chiedeva
cosa gli
fosse passato per la testa.
Daenerys annuì.
“Molto bene” replicò. “Gendry, ti
incarico di riportare la pace a Porto Bianco con l’esercito della
Tempesta.”
Gendry sorrise e Davos era sempre più confuso.
“Ser Davos andrà con
lui”
intervenne a quel punto Jon e Davos si voltò di scatto verso di lui, “e
proseguirà verso Grande Inverno. Riferirà a mia sorella cosa è successo
a
Roccia del Drago e parlerà ai lord dell’alleanza che ho stipulato con
Daenerys
Targaryen.”
“Jon” disse Davos,
“non sarebbe meglio se fossi tu a riferire ai
tuoi alfieri della tua decisione?”
Jon lo guardò. “Non
posso tornare a Nord”
replicò, “non ancora almeno…” Davos voleva ribattere, ma capì che non
era il
momento adatto.
“Molto bene” ripeté
Daenerys, “allora è deciso: Davos e
Gendry raggiungeranno il Nord e libereranno Porto Bianco. Credo sia
sufficiente
per una giornata… L’assemblea è sospesa: ora devo andare a trovare i
feriti
della battaglia. Siete liberi di andare e inziate a prepararvi per la
partenza.” Uno dopo l’altro tutti uscirono. Jon si attardava,
sicuramente di
proposito, e Davos lo aspettò. Gendry indugiò qualche momento sulla
soglia, ma
poi scelse di uscire.
La stanza divenne
sorprendentemente silenziosa. Jon stava
accarezzando la superficie della mappa di legno lì dove rappresentava
Grande
Inverno.
Davos gli si
avvicinò. “Perché vuoi che io ritorni a Grande Inverno al
tuo posto?”
Jon sollevò lo
sguardo. Sembrava stanco e combattuto.
“Daenerys mi ha proposto un’alleanza” rispose, “mi ha chiesto di
rinuciare al
titolo di Re del Nord e di sposarla. E io ho accettato.”
Davos era rimasto a
bocca aperta. Jon Snow era l’ultima persona al mondo che si poteva dire
ambiziosa, il suo gesto doveva quindi nascondere un fine diverso dal
desiderio
di governare i Sette Regni.
Jon sospirò.
“Daenerys ha giurato che quando verrà
il momento porterà il suo esercito e i draghi a Nord” spiegò, “che ci
aiuterà a
sconfiggere gli Estranei. Non è tuttavia disposta a concedere
l’indipendenza al
Nord. Ho dovuto accettare di sposarla.”
“Ti ha costretto?”
Jon
scosse la testa. “E’ stata una mia scelta” rispose in tono piatto.
“Non credo i
lord la prenderanno molto bene” osservò Davos guardandolo negli occhi,
“non
vorrebbero vederti abbandonarli…”
“Non li sto
abbandonando!” esclamò Jon con
veemenza. Poi si calmò e si risedette. “Non ho notizie di Sansa da
quando la
mia nave è salpata per la Roccia del Drago” proseguì ora con voce
rotta, “non
ho idea di cosa stia succedendo laggiù e temo che Baelish stia tramando
qualcosa. Vorrei poter tornare ad aiutarla, credimi è l’unica cosa che
davvero
mi interessa in questo momento, ma non posso. Se voglio che
quest’alleanza
funzioni devo rimanere accanto a Daenerys e convincerla a non
trascinare il
Nord nella sua guerra. Devi parlare con Sansa, spiegarle il motivo
della mia
scelta e dirle che tornerò.”
Davos si morse un
labbro. “Non devi farlo per
forza” gli disse, “non devi farlo se non vuoi.”
“E’ il mio dovere…”
“Fanculo il dovere!
La tua
gente ha bisogno di te ora e non
certo qui. Parla con la regina, convincila a lasciarti andare.
Convincila di
star dicendo la verità riguardo agli Estranei e otterrai il suo
appoggio senza
doverti sacrificare ulteriormente.”
Jon sollevò lo
sguardo. “Sai che non è così
semplice” mormorò per poi alzarsi nuovamente in piedi. “Ti sarà
affidato un
carico di Vetro di Drago” disse ora in tono risoluto, “e sarà tuo
compito
assicurarti che il numero più alto possibile di armi vengano forgiate
da esso.”
Davos sapeva che non
aveva senso insistere. “Cosa devo farci con Giuramento?”
chiese accennando alla spada che portava alla cintura.
Jon tentennò. “Non so
dove
si trovi Brienne” osservò incerto, “ma sicuramente tenterà in tutti i
modi di
tornare a Grande Inverno da Sansa. Potresti trovarla lì, quindi è
meglio se
porti la spada con te.”
Davos annuì. “Quando
pensi partiremo?” si informò e Jon
alzò le spalle. “Non ne sono sicuro” ammise, “ma credo Daenerys abbia
una certa
fretta. Suppongo al massimo domani mattina.” Davos capì in quel momento
che da
quando lui era partito per Capo Tempesta, Jon era cambiato
profondamente. Prima
era ansioso di tornare a Grande Inverno a qualsiasi costo, mentre ora
appariva
rassegnato.
Eppure non sembra poi troppo rattristato
dalla prospettiva di
sposare Daenerys.
Nonostante ciò fosse
un risultato positivo e
l’indizio di una possibile intesa fra i due promessi sposi, avrebbe
anche
rischiato di distrarre Jon da quello che contava davvero. Davos non
avrebbe mai
voluto ragionare in quel modo, ma era il suo compito fornire consiglio
affinché
fossero evitate catastrofi. “Jon” lo chiamò quando lui stava già
dirigendosi
verso la porta, “dimmi solo una cosa: resterai fedele alla tua gente,
vero?”
Jon si girò a
guardarlo. “Fino alla morte” sussurrò prima di uscire e Davos
sentì i suoi muscoli rilassarsi.
Il mattino successivo
furono messe in mare le
navi e la Roccia del Drago si svuotò. Tutti correvano sulla spiaggia
trasportando provviste e tessuti. Gendry aveva spiegato la situazione
ai suoi
nuovi alfieri, che si erano detti felici di seguirlo a Porto Bianco, e
le navi
erano state stipate di Vetro di Drago.
Prima di partire,
Daenerys voleva tenere
uno dei suoi famosi discorsi d’incoraggiamento, così radunò tutti sui
moli
davanti il porto. “La battaglia contro Euron ci ha reso più forti!”
esclamò “E
i nostri morti non verranno dimenticati: Obara, Nymeria, Olenna,
Ellaria,
Baelor e tutti gli altri non saranno morti invano. Noi porteremo avanti
anche
le loro ambizioni e alla fine vinceremo!”
Tutti esultarono e
poi fu il momento
dei saluti. Davos vide Verme Grigio abbracciare forte Missandei, che
aveva le
lacrime agli occhi, prima di salire sulla nave che l’avrebbe portato a
Castel
Granito, seguito subito da Varys. Tyrion si trattenne ancora alcuni
minuti con
la regina e fece qualche altra battuta. Stranamente dovette scegliere
di
salutare anche Davos.
“Alla prossima
dunque” disse il nano dandogli la mano, “è
stato interessante lavorare con te, Cavaliere delle Cipolle.”
Davos non poté
trattenersi
dal sorridere. “Lo stesso per me, Folletto” replicò e Tyrion gli fece
l’occhiolino. Poi salì anch’egli sulla nave carica di Immacolati.
Yara
abbracciò Theon e salutò rapidamente Tyene e Benjameen per poi
raggiungere la sua Vento Nero. Presto le vele si
aprirono e
la nave prese il largo, con le altre imbarcazioni della Flotta di Ferro
che
tentavano di batterla in velocità, senza troppi risultati.
A quel punto Davos
vide Jon avvicinarsi a lui e Gendry. Tutti gli altri erano già saliti
sulla Raggio di Luce e sul molo restava
solamente Daenerys.
“Vi ringrazio per il
vostro aiuto” disse Jon con affetto,
“è sempre apprezzato. Mi raccomando, scrivetemi ogni cosa e ricordate
di
inviare i corvi a Duskendale.” Il suo sguardo incontrò quello di Davos.
“Fa’
che mia sorella capisca” lo pregò e Davos annuì. Poi si abbracciarono.
Jon gli
voltò le spalle e tornò da Daenerys. Insieme salirono sulla passerella
della
nave e ordinarono di tirare su l’ancora. Davos seguì Gendry sulla Furia Grigia e si affacciò sul mare
liscio come l’olio. La Raggio di Luce si
stava lentamente allontanando verso la limpida luce del mattino e Davos
sentì
un brivido scendergli lungo la schiena.
Daenerys stava andando a prendere il trono che mai aveva visto, ma di cui tanto aveva parlato. E Jon Snow era con lei.
"Vindica te tibi."
N.D.A.
Eccomi ^_^
Spero la storia
continui a piacervi e abbiate apprezzato questo capitolo. Diciamo che
dopo lo scorso forse serviva qualcosa di un po' più calmo di questo XD,
ma temo dovrete accontentarvi. A ogni modo è un turning point per così
tanti personaggi: Sam, Brienne, Arya (e quindi anche Sansa), in parte
Jon e anche Gendry (nonostante per ora non sembri). Quello che è
successo in questo capitolo avrà enormi ripercussioni sulla storia.
Andiamo con le
precisazioni XD.... Innanzitutto per la Cittadella... Che gli Uomini
senza Volto stiano tentando di rubare "La morte dei draghi" è una
teoria piuttosto accreditata, così come l'idea che essi abbiano causato
il Disastro di Valyria (che siano nati per porre fine alle sofferenze
degli schiavi di Valyria invece è vero). Il resto è inventato XD nei
libri abbiamo indizi che sia Jaqen l'uomo che va in missione (dato che
Arya viene addestrata da un altro), ma qui invece ho creato il
personaggio di Tristyus. Chiaramente Ebrose aveva equivocato: pensava i
nemici volessero i documenti (quelli sul matrimonio tra Rhaegar e
Lyanna e su Visenya Targaryen), mentre in realtà Tristyus puntava
unicamente alla chiave (e quindi al libro).
Quindi ora i personaggi si stanno muovendo di nuovo: Dothraki e Tyrell in "rivolta" liberi contro la capitale (opponendosi agli ordini di Daenerys), Greyjoy di ritorno alle Isole di Ferro (tranne Theon), Immacolati con Tyrion e Varys a Castel Granito, Uomini della Tempesta con Davos a riprendere Porto Bianco e tutti gli altri soldati di Daenerys in viaggio verso Duskendale. La scelta di dividere l'esercito porterà fortuna questa volta?
Per quanto riguarda
la morte di Olenna... Lo so, muore avvelenata come nella serie, ma vi
giuro che quando scrissi il capitolo la settima stagione non era ancora
uscita XD XD Mentre l'assedio di Castel Granito era nell'aria sarebbe
successo, ma preparatevi a qualcosa di diverso rispetto alla versione
della serie.
Per il resto spero davvero il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio i miei meravigliosi recensori: __Starlight__, GiorgiaXX, giona e leila91 (che ringrazio profondamente per l'impegno nel rimettersi in paro... risponderò a tutte le recensioni, lo prometto!!). Ringraziamenti anche a Gian_Snow_91 che continua a recensire. Mi scuso con tutti quelli a cui sto leggendo e recensendo le storie (in particolare Spettro94 e Azaliv87) per essere stata poco attiva in queste due settimane: spero di rimediare al più presto! (Azaliv, lo so che sembra che sto ignorando le tue recensioni, ma la verità è che le adoro, ma non ho mai due ore di fila da dedicare loro per scrivere una risposta decente data la lunghezza... appena posso giuro che lo farò ^_^)
Niente, grazie mille a tutti e sappiate che questa settimana andrò a Praga, quindi è possibile ritarderò un pochino a rispondere alle vostre eventuali recensioni. Spero ciò non vi scoraggi dal lasciarne XD XDAlla prossima!
NB: stavolta si va con le citazioni colte XD XD questa è del filosofo romano Seneca (autore che sto studiando proprio in questo momento) e significa, per coloro fossero digiuni di latino, "rivendica te a te stesso". In questo capitolo l'ho immaginata per molti personaggi, in particolare Sam, che finalmente si libera dalle catene della Cittadella, ma anche e soprattuto Arya, che rivendica la propria vera identità riprendendosi il suo posto legittimo.