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Autore: kannuki    30/04/2005    5 recensioni
“Nel mio paese si dice ‘Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti parla.’”
“E cosa leggi nei miei occhi?” domandò stringendosi a lui.
L’uomo la fissò per un po’ e poi esplose in una risatina ironica “Un bel niente, c’è troppo buio qua dentro!”
“Bestia!”
“Non so quanto durerà…magari qualche mese, o forse tutta la vita.” Mormorò facendole sgranare gli occhi a quelle parole “se durasse per sempre non mi dispiacerebbe.”
La donna annuì con un groppo in gola “neanche a me. Strano, siamo d’accordo su una cosa
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Una macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne

Rew: due ore prima

 

La macchina sportiva sfreccia fra le strade notturne. Il suo conducente continua a picchiare impaziente il dito sul volante di pelle scura.

La musica che diffonde dalle casse del Kenwood, è abbastanza malinconica da far si che i suoi occhi perennemente freddi si addolciscano quel tanto che basta da sembrare quasi umani.

 

Probabile relazione. Scomparsa…tutta assurdità! Non può essersene andata, non ci credo neanche se lo vedo, pensa irrequieto, innestando con rabbia la quarta. Il rettilineo è deserto ma sta per entrare in città; abbassa i giri del motore e alza la musica.

Sorpassa il ponte e s’immette nel traffico cittadino; svolta a sinistra dirigendosi verso il lato ovest della città. 

Osserva minuziosamente il paesaggio attorno a se. Non ci sono stati cambiamenti in quei tre mesi. L’albero che pende sull’asfalto è sempre li. Quando cadrà combinerà un macello e qualcuno ci rimetterà la pelle, pensa con una smorfia. Sorpassa a tutta velocità la macchina di due sbarbatelli che guidano lentamente e in maniera approssimativa. Principianti! Pensa inchiodando al semaforo rosso vagamente irritato.

Appoggia il gomito fra la portiera e il vetro, sfiorando la fronte e gli occhi assonnati con tre dita. Volta distrattamente la testa a sinistra, osservando una coppietta sul marciapiede che si tiene per mano e si scambia qualche bacio a fior di labbra.  

I clacson dietro di lui, lo distraggono dal quadretto idilliaco che si è impresso nella sua mente. Riparte svoltando sulla destra, infilandosi in una stradina privata. D’ora in poi non incontrerà più nessuno.

L’SLK sobbalza su un dissuasore della velocità che Jesus ha fatto creare apposta per evitare agli spericolati come lui di sbucare all’improvviso, rischiando di mettere sotto qualcuno.

 

La stradina di apre su uno spiazzo ben curato su cui sorge la Villa.

Il giardino all’inglese ha l’erba perfettamente tagliata, gli alberi sono in fiore e i cespugli di rose sono ..veramente fantastici, pensa stupito. Ma che gli danno, a quelle piante?

Oltrepassa il cancello elettrico, notando con un certo disappunto che la lunghezza d’onda del telecomando non è stata cambiata. Non è da Jesus. Guida lentamente verso il parcheggio, anche se la prima idea è stata quella di lasciare la macchina in mezzo, per rivendicare la sua presenza.

Il parcheggio è pieno, segno che i suoi colleghi non sono impegnati in qualche missione.

C’è una moto appoggiata in un angolo…sembra quasi che voglia nascondersi in mezzo a quel concessionario privato.

Qualche nuova passione di Jack, pensa sigillando elettronicamente la Mercedes. 

 

Esce dal garage camminando bruscamente verso la casa, la valigetta stretta in mano. Il viso è duro, il nervosismo scorre sotto pelle come un fiumiciattolo in piena.

 

Getta un’altra occhiata al cespuglio di rose. Bianca o rossa? Pensa indeciso.

 

Probabile relazione.

 

Quelle due semplici parole risuonano violentemente nella sua testa. La scuote, stringendo la presa sulla valigetta e accelera il passo. Il portone è aperto.

Il maggiordomo lo sta aspettando con un sorriso. “Bentornato, signore” mormora prendendo la giacca leggera che indossa.

“Ciao Chuck” mormora a bassa voce, ignorando la mano tesa verso la valigetta e lasciando cadere a terra la sacca da viaggio che pesa più del solito, segno che la carta di credito è stata brasata durante la vacanza. “Il padrone di casa?”

“Nel suo studio, signore” afferma con la sua solita cadenza ossequiosa.

Sale le scale due gradini alla volta. L’irrequietezza si accentua, ora che sta per scoprire la verità. Di fronte alla porta chiusa, si ferma e bussa dopo qualche secondo di indecisione.

“Avanti e non c’è bisogno di distruggere la porta!” lo sente gridare con voce stanca.

Votan guarda l’orologio: il quadrante chiaro su cui spiccano le lancette cromate del Bulova d’acciaio, gli rimanda un orario piuttosto tardo, sia per le visite di cortesia sia per le sottili torture psicologiche a cui sottoporrà la sua ignara vittima. Alza un sopracciglio, sentendo la faccia stranamente indurita.

Quando compare di fronte a lui, Jesus solleva lo sguardo dal computer e resta a fissarlo.

Che cazzo gli è successo? Pensa poggiando la terra la valigetta e chiudendo la porta con maggior delicatezza.

Nota subito le occhiaie da stanchezza, l’eccessivo pallore e..quanto cazzo è dimagrito? Si chiede aggirando la scrivania per salutarlo in un abbraccio fraterno che dura pochi secondi.

“Ti trovo bene, ti sei divertito in vacanza?” gli domanda rimettendosi a sedere con pigrizia e spegnendo il monitor del computer.

“Io invece ti trovo una merda. Ma falli lavorare al posto tuo, quei mangiapane a tradimento che svezzi al piano di sotto” ringhia indicando col pollice alle proprie spalle.

Jesus annuisce con una smorfia amara “se lo guadagnano, quello che gli do”

 

Nota la valigetta che tiene sulle gambe e la indica sorridendo “penso che non te la ruberà nessuno se la poggi in terra”

Votan la apre con un gesto deciso e gli tira un paio di fascicoli ma tiene per se gli stampati.

Jesus li guarda con aria distratta e palesemente annoiata “non è il mio profilo migliore” afferma posando la foto da un lato. Legge le note con crescente nervosismo, girando più volte i tabulati “Dove l’hai prese?”

 

Votan accenna ad una smorfia chiudendo la valigetta e posandola accanto a se “Mi sono fatto un giro a Los Angeles…lo sapevi che quel coglione di Vincent  aveva messo su una baracca come la tua?”

Jesus lo fissa dubbioso e per nulla preoccupato “sempre stato sulle palle, quel tipo.” Getta i fogli sulla scrivania incrociando le mani che tremano un pò troppo, secondo il parere scanzonato di Votan. “Come li hai avuti?”

“Gli ho fatto un lavoretto veloce veloce; avevo perso un po’ al casinò e volevo rifarmi. Si è quasi fatto venire un orgasmo per il sottoscritto e mi ha chiesto se gentilmente potevo sforacchiarti per far vedere al mondo che ce l’aveva più grosso di te”

Votan lo vede tendersi sulla poltroncina, guardandolo come un animale che fiuta il pericolo.

“Datti una calmata…e che diavolo!” sbotta sistemandosi sulla sedia “non ho alcuna intenzione di farti saltare la capoccia, la signora non me lo perdonerebbe”

 

Mentre parla, lo vede abbassare gli occhi per qualche istante. E Jesus non è uno che si lascia distrarre durante un discorso del genere.

Votan si stira pigramente, un po’ assonnato, facendo finta di niente. “Vabbè, tanto me lo sono tolto dalle palle. Gli ho fregato un po’ di roba e fatto saltare il computer. Guarda la stanza stranamente in disordine, soffermandosi su un accessorio fin troppo femminile per appartenere a Jesus.  

L’agendina di una donna.

Sarà di Ariel, pensa cercando di calmare il batticuore che gli sta squassando il petto. 

“Ma Chuck non pulisce più qua dentro?” domanda svagato non sapendo come infilare quel discorso che preme per uscire.

“I ragazzi gli danno da fare. Sai che sono come i bambini piccoli” afferma toccando appena i fogli.

Saetta lo sguardo nei suoi occhi e quando parla la sua voce è gelida “perché mi hai fatto questo favore?”

Votan lo fissa per qualche istante “fra amici si fanno…e poi quel tipo era untuoso e ridicolo. Afferma in fretta alzandosi di scatto dalla sedia. “Ce l’ho ancora un camera in questo posto o quei tre l’hanno adibita a sala giochi?”

“C’è ancora” borbotta tornando ad accendere il monitor.

Votan lo guarda mentre smanetta il computer “Maret? 

Vede i suoi occhi immobilizzarsi sullo schermo. Quando parla non gira neanche la testa “è fuori per un lavoro…ci resterà per un bel po’”

Quella frase secca ha il chiaro intento di toglierselo di torno al più presto. Votan annuisce ed esce dalla stanza in silenzio.

Lui non ha avuto il coraggio di chiederglielo e Jesus ha mentito.

Tocca la valigetta in cui sono rinchiusi i suoi preziosi tabulati scendendo le scale sospettoso. E’ vero, allora?

 

Play

 

Votan richiuse la porta della camera di Shaz dietro di se con una calma innaturale. Non è possibile.

Si diresse verso la sua stanza e afferrò nuovamente i tabulati.  Ha un senso, adesso…

La foto di Maret, sgranata e in bianco e nero, sovrastava le note: Missing.

 

Se n’è andata perché ha perso il bambino…Votan inghiottì e il pomo d’adamo fece su e giù un paio di volte. Non mi sembra una buona ragione…le femmine sono strane!

Girò i documenti e osservò la foto di Shaz leggermente più piccola. Il viso smagrito, la testa bruna e arruffata chinata su un quotidiano aperto a metà. Trapelava dolore solo a guardarla. C’era tutta la vita della ragazza su quei fogli. Nessun riferimento alla brutta avventura, solo quella nota: Probabile relazione con Jesus Cox’

E’ una stronzata: quei due sono sepolti dal dolore per le rispettive perdite…indurì le labbra e le guance seriamente preoccupato…magari…si consolano a vicenda.

 

Soffiò come un toro al solo pensiero e scagliò i fogli lontano da se. Calma. Non hai le prove. Hai tempo per studiarli entrambi.

Si gettò sul letto seminudo, ma il sonno non accennava a venire. Eppure si sentiva stanchissimo, la testa pesante e le membra intorpidite dal lungo tragitto che aveva coperto senza mai fermarsi, neanche per una sosta temporanea. Prese l’unica foto di Alina che aveva scattato in preda ad un attacco di nostalgia paterna e lo guardò a lungo.

La ragazzina era stata sorpresa nell’atto di sistemarsi una ciocca dei suoi splendidi capelli biondi, dietro un orecchio. Era un tipo gracilino che ispirava tenerezza. Molto presto avrebbe fatto girare la testa a tutti i coglioncelli della città.

Storse la bocca all’idea che la sua creatura venisse tampinata da qualche stronzetto gasato con la macchina del papà e ripose la foto nel portafoglio, tornando a guardare il parco che circondava la villa. Che pace…non lo ricordavo così tranquillo questo posto!  

S’infilò nuovamente i vestiti ed uscì all’aperto.

La serata era fresca e avrebbe preferito dormire sul prato se non avesse dovuto preoccuparsi di quelle sanguisughe volanti che lo divoravano sempre con molto gusto…come se avessero messo un’insegna al neon su di lui: il Gambero Rosso delle zanzare!

Sorrise alla stupidaggine e si fermò accanto al cespuglio delle rose.

Si era sempre chiesto chi fosse stato a mettere quel lampioncino basso li. Creava un’atmosfera particolarmente romantica…

Il padron di casa era abbastanza sentimentale da fare una cosa del genere. O magari erano stati i fiori a crescerci intorno spontaneamente.

Si diede dello sciocco immediatamente. Le rose vanno potate e curate, non crescono come la semplice erbaccia!

 

Un rumore di finestra aperta. Alza lo sguardo verso il balcone che sovrasta la sua testa.

 

La vede uscire fuori in accappatoio, con i capelli bagnanti. Vi passa gentilmente le dita in mezzo, mentre osserva le stelle scostando il tessuto spugnoso dal decolleté, argentato dalla luce della luna.

Resta immobile, annegando in quella bellezza che brama da troppo tempo. La rosa che stringe fra le dita, lo ferisce leggermente con una delle sue lunghe spine verdi, colorate da una leggera punta di marrone sull’estremità acuminata, facendogli scappare una bassa imprecazione.

Shaz lo vede e si sporge ad osservarlo, le mani troppo magre che spuntano dalle maniche larghe dell’accappatoio, i capelli che pendono nel vuoto, lucidi d’acqua.

Quando Votan alza gli occhi, la trova assorta nella sua direzione. Abbassa la mano che stringe la rosa e la fissa a sua volta sperando fortemente dentro di se che non sia vero…che il suo timore si trasformi in un fantasma che svanisce all’alba del nuovo giorno.

Sospira gettando uno sguardo all’erba fresca. Un grillo che canta accanto a lui, intona una sinfonia cadenzata...perfetta per una dichiarazione

 

Quando rialza lo sguardo, Shaz non c’è più.

  
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