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Autore: LeanhaunSidhe    14/10/2018    11 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Non era mai stato difficile trovare Kiki. Ora che aveva la possibilità di localizzarlo col fiuto, era stato davvero semplicissimo. Si domandò se fosse stato il caso di mostrarsi in quelle sembianze. Si guardò le mani, incerta, come faceva da tanto tempo a quella parte.

Le strinse e si decise a proseguire. Suo fratello era uno dei pochi di cui non doveva temere il giudizio. Dopotutto, non l'aveva giudicata neppure suo padre. Sospirò. Era certa che fosse solo. Per quale assurdo motivo si trovava in Jamir invece che al Santuario, privo della compagnia di suo fratello? Non era bastato riportare Mu alla vita per liberarlo dalle incertezze, dai sensi di colpa. Neppure se era un guerriero capace di far tremare le galassie. La volontà umana era qualcosa di tremendamente potente ed altrettanto inperscrutabile.

 

Seleina arrivò con un solo balzo alla balaustra del terzo piano della loro pagoda. Era da li che l'odore del suo amico proveniva. Posò piano i piedi a terra, dal ballatoio, dove era atterrata. Era incerta se chiamarlo o meno ma tanto, senza essersi premurata di nascondere la propria aura, sarebbe stata intercettata nel giro di pochi secondi. A meno che Kiki si sentisse male o avesse qualche altro problema. Trascorso ormai mezzo minuto, incerta e vagamente preoccupata, si decise a parlare per manifestare la propria presenza. Kiki le andò incontro solo in quel momento, con gli occhi sgranati.

Aveva ancora in mano gli attrezzi con cui era solito riparare i danni più lievi delle armature. Li appoggiò esterrefatto su di un tavolo e le corse incontro, per abbracciarla con forza. Non la ricordava così alta. Mu le aveva descritto una persona diversa da quella che ricordava e ora, che l'aveva davanti, vedeva chiaramente veritiere quelle sue supposizioni.

 

"Cielo, quanto sei cambiata!"

 

Gli superava la spalla, mentre prima la raggiungeva a malapena. Aveva braccia più vigorose. Non l'aveva mai vista con abiti tanto leggeri, priva di occhiaie. La carnagione chiara, le gote rosate. Per la prima volta da che la conosceva, era certo di avere davanti una ragazza sana.

 

L'agguantò per il braccio, prima che scappasse.

 

"Devi raccontarmi ogni cosa."

 

L'espressione della sua amica, però, non era serena. Il rimprovero, infatti, non si fece attendere.

 

"Sai benissimo che mi è successo. Mio padre avrà raccontato già tutto alla tua schiera. Tu piuttosto..."

 

Gli puntò il dito al petto e lo spinse leggermente indietro. Aveva anche la forza per riuscirci, ora, constatò Kiki, sorridendo.

 

"Perchè accidenti sei qui e non al santuario? Perchè non hai reclamato la tua armatura?"

 

Il giovane ariete le riavviò i capelli dietro l'orecchio, mostrandolo a punta. Lei, stizzita, lo allontanò di qualche passo per ricoprirlo di nuovo, sotto la fascia con cui teneva indietro i capelli ormai troppo lunghi e mossi.

 

"Sono felice anche io di vederti, sorellina."

 

La prese in giro, si disse, almeno finchè poteva. Aveva la sensazione che la forza della ragazza sarebbe aumentata presto, impedendogli quegli scherzi semplici e quelle confidenze che, negli anni, avevano costituito, per lui, un abbozzo di "casa".

Sapeva che Seleina si vergognava di quel cambiamento fisico così evidente ma non poteva biasimarla per aver voluto cambiare.

 

"Adesso stai bene, vero?"

 

Lei sembrava essersi arresa. Era diventata seria ed aveva annuito, semplicemente.

Si era portata l'indice alla tempia.

 

"Adesso sento solo chi voglio, quando e come voglio. Nessuno può più sopraffarmi."

 

Poi, fissò Kiki con quelle iridi profonde che non avevano ancora cambiato colore.

 

"Nessuno, eccetto te."

 

Sorrise in quel modo dolce che riservava a lui e a pochi altri che avevano modo di conoscerla intimanente.

 

"Perchè non sei ancora in pace, fratello?"

 

Aveva posato il palmo aperto al centro del suo petto come era solita fare fin da bambina e lui le aveva stretto la mano con la propria, che non riusciva più a contenere la sua, per via delle unghie ormai sproporzionate. Quella volta non le avrebbe permesso di stare male per causa sua.

 

"Kiki, tu non mi hai mai fatto del male."

 

Affermò allora lei, resa incerta dal fatto che la allontanasse.

 

"E' per questo che hai paura?"

 

Kiki negò, serio, sincero.

 

"Non è per te. Sento che vestire quella corazza non è il mio ruolo, per lo meno, non ora."

 

Seleina si era decisa a lasciarlo stare, aveva abbassato il capo. Finalmente, pareva aver compreso.

 

"Non farti portare via da Haldir, fratello mio. Seguirlo non è per tutti."

 

Gli aveva carezzato la guancia e sembrava essere diventata triste.

 

"Io ho scelto l'unica strada che mi sia stata possibile ma non deve essere la tua. Haldir lo sa e non ti porterebbe ma via con sè ma lo farà di certo se tu glielo chiederai."

 

Kiki aveva provato a controbattere ma si era ritrovato davanti un'opposizione che non si aspettava.

 

"Non provare a dire che non c'è disonore in ciò che ho fatto! Perchè ce n'è, fratello, e tanto."

 

Seleina si era indicata e urlava.

 

"Io ero destinata a diventare così, per sopravvivere. Tu no! Tu non seguirai Haldir, mai!"

 

Aveva urlato troppo forte e presto non furono più soli. Mu li trovò così, arrabbiati, che si fronteggiavano l'un l'altro.

La ragazza non sembrò turbata dalla presenza del nuovo arrivato. Al contrario, si rivolse a lui.

"Non permettere che questo scellerato segua Haldir! Il signore delle energie fredde ha bisogno di guerrieri potenti in questa epoca e se Kiki offrirà il suo aiuto, lui lo prenderà certamente fra le sue schiere!"

 

Seleina avanzò decisa verso Mu. L'altro Ariete era più basso e riusciva meglio a tenergli testa. Lo afferrò per le maniche della casacca ed era molto diversa dalla ragazza delicata che era parsa la prima volta.

 

"Tu non devi permettere che Kiki diventi come me!"

 

Mu si lasciò scuotere così, anche per vedere dove sarebbe andata a parare.

 

"Lui non deve morire in questa battaglia tra Dunedain."

 

A differenza di lui, quella ragazzina non si curava di nascondere paure e lacrime.

 

"Lui deve vivere con te, per Athena."

 

Mu aveva temuto di dover fronteggiare qualcuno con poteri enormi, che cercava di portargli via, in tutti i modi, suo fratello. Qualcosa si rasserenò, in lui, rendendosi conto che, in larga parte, quella fanciulla era solo qualcuno che condivideva una sua paura.

 

"Ti prometto che non lascerò andare Kiki facilmente."

 

Forse fu il suo tono pacato, che era lo stesso con cui rassicurava Kiki da bambino, forse era perchè davvero credeva in quelle parole, la principessa ne parve rincuorata e si calmò in fretta. Lo lasciò andare, annuì ed accettò una bevanda calda.

 

Non furono meravigliati di sapere che avesse iniziato un allenamento per un'investitura. Non erano sciocchi. Avevano riconosciuto benissimo le cicatrici. Chiesero invece del suo incontro con uno dei perduti. Domandarono perchè Haldir l'avesse permesso. Dopotutto, ad un maestro è anche affidata la custodia di una allieva.

 

Allora, la giovane aveva sorriso sorniona, mostrando i canini affilati.

 

"Haldir sperava che la paura mi togliesse ogni velleità sull'arte bellica. In realtà, il fatto che io sia in qualche modo sfuggiata a quella creatura da sola, ha segnato per sempre il mio destino."

 

A Mu quella storia non tornava.

 

"In che senso? Chi è predestinato, ha sempre un destino segnato, a meno che chi comanda non condeda riposo."

 

Specificò con una punta di disappunto, accennando a suo fratello.

 

Seleina soffiò sulla tazza calda. Doveva aver usato il cosmo senza pensarci, perchè il liquido raffreddò all'istante.

 

"I cavalieri sono predestinati. I dunedain scelgono. In quella razza i cuccioli sono avviati tutti ad una sorta di addestramento, sia per le specifiche qualità fisiche, sia per proteggersi dai nemici."

 

Chiarì a Mu, incerto.

"Purtroppo, qualche perduto dilaga sempre, anche quando il sigillo è attivo. I guerrieri sono pochi e non possono proteggere tutti, sempre."

 

Specificò, addentando uno dei biscotti che le erano stati posti davanti.

 

"Verso i tredici anni si fa una scelta. Poi quella strada si percorre tutta la vita. Solo allora si diventa guerrieri effettivi o si prova a diventarlo."

 

Kiki aveva inarcato un sopracciglio.

 

"E se fallisci?"

 

Seleina l'aveva ricambiato sarcastica.

 

"A voi cavalieri che succede, se fallite?"

 

Mu si era messo in mezzo ed aveva riempito la tazza ad entrambi, con il chiaro pensiero che si riempissero la bocca e non pensassero neppure di iniziare a battibeccare.

 

La principessa, che chiaramente era quella che più di tutti voleva evitare l'argomento, tirò un sospiro di sollievo. Lo ringraziò mentalmente e cercò un altro argomento di conversazione.

 

"Piuttosto, dovreste cercare di proteggere meglio il villaggio ad est di queste montagne."

 

Entrambi i lemuriani impallidirono, mentre lei consumava un altro biscotto.

 

"Quale villaggio?"

 

Cercò di tergiversare il più giovane che, chiaramente, si stava arrampicando sugli specchi.

 

Seleina percepì dai loro animi di aver toccato decisamente l'argomento sbagliato, benchè le loro facce si dimostravano più che sufficienti, in quel senso. Ormai era fatta.

 

"Quello le cui aure degli abitanti voi tenete nascoste da sempre, per altro riuscendoci benissimo."

 

Concesse, poco convinta, perchè se lo aveva localizzato lei, che ancora stava imparando, per uno più esperto sarebbe stata una bazzecola.

 

"... ma i Dunedain hanno il naso, i perduti lo stesso, anche se voi lo ignorate."

 

Poi diventò seria.

 

"Il confine li è debole. La vostra razza è in pericolo. Li dovete proteggere. "

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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