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Autore: Eva92    13/07/2009    2 recensioni
Rebecca e francesco: due ragazzi che si conoscono dalla nascita, da 17 lunghi anni... riusciranno a capire cosa nasconde la loro amicizia tanto profonda? un sentimento sempre esisitito o nato a poco a poco? Tra gelosia, (in)comprensioni, paure e litigi, come si destreggeranno i nostri protgonisti?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m sorry… ho scritto tutto velocemente e non ho voglia, ne il tempo di rileggerlo.

Il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Frà, durante la storia ce ne sarà più di uno, per motivi di utilità.

Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono e che lo mettono tra i preferiti e i seguiti.

 

La storia incomincerà dal momento in cui (vedi secondo cap) Frà chiede scusa a Bec… E vedremo quanto può essere contorta la mente di un ragazzo geloso…

 

-Senti Bec…scusa per la scenata di prima.- la vidi spalancare gli occhi sorpresa, in effetti mi era costata fatica quella richiesta di scuse, non che lei fosse diversa da me… a 5 anni mi aveva picchiato con il gonfia palloncini, quel momento è stato filmato da mia madre, e ogni volta che può me lo fa rivedere, ha mai chiesto scusa? A 10 anni aveva sabotato la mia bicicletta per non farmi vincere la gara del quartiere, mi ha riso in faccia… ma la peggiore è stata quando io al mare la difesi da uno schifoso e lei lo difese pure… e pensare che avevo rovinato le mie nocche per dargli quel pugno… non mi ha mai chiesto scusa, e nessuno le ha mai chiesto o ordinato di farlo, perché con il suo faccino risulta essere sempre la vittima di tutto.

-Come scusa?- era allibita… 

-Mi sto scusando per aver fatto una scenata senza motivo!- La osservai speranzoso, in realtà un motivo c’era.

-Bè dai sali…- si sedette dietro di me allacciandosi, quasi avesse paura della mia guida… come se io potessi correre con lei dietro, se solo si fosse graffiata suo padre mi avrebbe bollito, per non parlare del mio probabile ed enorme senso di colpa, perciò, come quella mattina non accelerai granchè.

Quando arrivammo davanti a casa sua mi lasciò lentamente la schiena, e togliendosi malamente il casco.

-Grazie mille…- sorrise, facendo intravedere i denti bianchi. La osservai per un attimo, non era cambiata in tutti quegli anni: il suo viso ovale, le sua guance rosa, i suoi brillanti occhi scuri incorniciati in quelle lunghe ciglia… e lei doveva uscire con Luca Schioppi?? Ma per FAVOREEEEE.

Rimisi in moto lo scooter, ancora con il calore della stretta di Bec sulla schiena… davvero una sensazione…singolare.

Tornai casa solo per mettere un boccone sotto i denti, papà nemmeno c’era, pare stesse organizzando un viaggio con alcuni amici.

Saltai di nuovo sullo scooter accelerando e superando il limite di velocità…di un po’…

Parcheggiai di fronte ad un campetto un po’ squallido, con la sabbia al posto dell’erba e le gradinate che avevano ancore il cemento ruvido, tale da bucherellare il sedere dei poveri tifosi.

Entrai negli spogliatoi, cercando l’unica persona che in quella storia poteva darmi una mano.

Un ragazzo poco più basso di me mi salutò con la mano appena mi vide.

-Ehi amico!- mi sorrise cordiale, osservando attentamente ogni mio dettaglio, che sicuramente non avrebbe nascosto a nessuno. Ma in fondo era per questo che avevo cercato lui.

Mario Bignani era il ragazzo più… pettegolo che conoscessi, amico di tutti e di nessuno, grande osservatore, poteva rendere il mio piano molto più semplice.

Dopo le varie domande di rito, cominciammo a chiacchierare del più  e del meno.

-Ehi, ma lo conosci quel tipo della mia classe… Schioppi?- Presentai l’argomento in modo abbastanza naturale, il primo passo era stato compiuto.

-…Luca?- al mio cenno del capo continuò raccontando aneddoti divertenti su di lui.

-Già… è proprio un tipo strambo. Senti ma ti volevo chiedere… un tempo si frequentava con una tipa…- non ricordavo né il nome, né la classe della biondina che usciva con lui.

-Ah si… Lucia Ambrosiani…- ci pensò su un attimo. Il suo cervello doveva essere come un gigantesco archivio, tutte le cartelle (ovvero le persone) catalogate in ordine alfabetico, e al loro interno c’erano le informazioni con una polaroid pinzata.

-Pare che sia una ballerina eccellente…-

-Davvero? Forse ho capito chi è…- no, per niente.

-Stà nella 4°B- annuì convinto, come se quell’informazione mi fosse tornata in mente sono ora.

-Che danza fa?-

-Classisa, alla Stella Rossa.-

-Mario sei un mito!-

 

La Stella Rossa era il club sportivo più esclusivo della città, non per le persone benestanti che lo frequentavano, ma perché, chi lo frequentava doveva avere un talento enorme per la danza, potevo anche essere la nipote di Onassis, ma se avevi la pancetta potevi tornare tranquillamente a casa senza nemmeno partecipare alle selezioni.

Tempo prima Bec aveva provato a entrarci, fece addirittura le selezioni, riuscendo a finire i lista d’attesa. Rimase due mesi in attesa della chiamata da parte degli insegnanti della Stella, chiamata che in effetti non arrivò mai.

Finì davanti all’entrata del club, aspettando l’uscita delle ragazze, che si allenavano tutti i giorni dalle 15.30 alle 16.30.

Come previsto un gruppo di ragazze uscì puntuale dalle porte della scuola, tutte con una tuta e un borsone rosso.

Molte di loro mi squadrarono curiose, ma nonostante tra di loro ce ne fosse qualcuna carina, osservai solo una bionda che si era fermata per legarsi i lacci delle scarpe.

Lucia Ambrosiani era la prova che la Stella non facesse entrare le ragazze scegliendole per il viso, o per la simpatia.

Lucia, da quello che mi aveva detto Mario, aveva il calettare di una vera zitella acida. Era capace di non capire uno scherzo o una battute nemmeno se la si avvertiva prima, per ogni nonnulla si metteva a urlare e fare una scenata epica davanti a tutto l’istituto. Davvero una tipa pesante…

Scesi dallo scooter e mi avvicinai lentamente, mentre lei era ancora inchinata.

-Lucia?- alzò lo sguardo sorpresa.

-Francesco Grifoni?- mi riconobbe subito, doveva avermi visto quando veniva a slinguazzare il suo ragazzo in classe.

-Esatto… come và?- le tesi la mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei fece come se non l’avesse vista, alzandosi da sola.

-Bene… che vuoi?-mamma mia che antipatica…

-Sono venuto a parlarti del mio amico Luca.- Si giurò di scatto verso la mia direzione con gli occhi che le brillavano.

C’era una volta un’isterica biondina, che stava con un cicisbeo… un giorno al bionda trova il suo amato a pomiciare con una moretta. Pressappoco la storia d’amore fra i due si poteva riassumere in quelle poche parole.

-Luca?-

-Già…-sospirai tristemente –vedi… noi siamo molto amici e… ecco…- pausa ad effetto –vorrei che quello che ti stò per dire rimanga tra di noi… ok?- lei annuì.

-Lui è ancora follemente innamorato di te! Ogni volta che ti vede gli si illuminano gli occhi, non fa che parlare di te… sospetto che ti sogni pure la notte…- scossi la testa rassegnato.

-Stai… stai scherzando vero?-

-magari! Devi vederlo con i tuoi occhi… non sembra nemmeno più lui da quando avete rotto!-

Lei si illuminò di botto, contenta e soddisfatta che quell’idiota soffrisse per la sua mancanza.

Poi però qualcosa le indurì di nuovo i lineamenti.

-Non sono fatti miei!- strinse le braccia al petto.

Allora presi un biglietto preparato a casa, le presi la mano e glielo strinsi nel pugno.

-Ti chiedo di dare una seconda possibilità ad un ragazzo che sa di aver sbagliato, e che tu ancora ami!- come facevano certe frasi ad uscire dalla mia bocca???

-Quello è il suo nuovo numero… chiamalo ok?- la mia voce suonava sinceramente triste e preoccupata.

-non se lo merita…-

- Lucia… spero che tu ci pensa, e che ascolti il tuo cuore…- detto questa le sorrisi e mi avvicinai al motorino, ma mancava ancora una parte  di recita.

-Ah Lucia?-

-Si?-

-sabato voleva andare al cinema…- mi sorrise grata e io finalmente partì, sicuro di aver sistemato la situazione. Insomma aveva aiutato due cuori spezzati a rimettersi insieme… al mia strada verso la beatificazione era sempre più breve!

 

Sabato sera fui letteralmente costretto ad andare con lui a cena a casa di Bec da quel dittatore di mio padre.

Il padre di Bec e il mio erano amici dall’università, da compagni di corso erano diventati colleghi, consolidando tanto la loro amicizia da sembrare fratelli, più che amici.

 

La madre di Bec invece era la copia invecchiata della figlia, aveva però i capelli corti , e vestiva sempre in modo molto elegante. Era una donna perennemente in movimento, sempre però con un bel sorriso stampato sul viso.

Appena arrivammo fu lei ad aprirci, stringendomi la guancia tra l’indice e il pollice, come faceva ormai da 17 anni, dicendo anche che diventavo più bello di giorno in giorno 8modestamente ero a conoscenza di questo dettaglio senza che lei lo dicesse, ma mi faceva piacere sentirlo anche da altri).

Ci spinse verso il soggiorno,dove il signor Falchi leggeva alcuni documenti.

Fabrizio falchi era una della poche persone che riusciva a mettermi sotto pressione. Aveva gli stessi identici occhi scuri della figlia, che però riusciva a rendere tanto penetranti da far venire i brividi a chiunque. Quando vedeva qualcuno lo analizzava per circa tre secondi e mezzo, per poi sorridere e parlare amabilmente. Ancora non capivo come mio padre era riuscito a diventare suo amico.

-Francesco… gianfranco ti ha costretto a seguirlo vero?-

-Non ha dovuto insistere molto…-Feci finta di guardarmi in giro.

-ma… non c’è Bec?- Alla mia domanda Luciana si illuminò di colpo.

Oh bè…. Oggi bec aveva un certo impegniuccio…- si vedeva lontano un miglio che sperava qualcuno le chiedesse di continuare.

-Impegno?- stetti al gioco.

-pare che un certo ragazzo le abbia chiesto di uscire…- Fabrizio alzò la testa di scatto fulminando la moglie.

-E si può sapere perché non mi hai detto nulla?-

-Certo che si può sapere… ti saresti travestito da 007 e l’avresti pedinata fino a dentro il cinema!- alzò la testa sfidandolo apertamente.

-AL CINEMA!!!!! Oddio….- si passò la mano sulla fronte stancamente.

-e si può sapere come fai a  saperlo?- in effetti mi sembrava strano che Bec glielo avesse confidato, era capace di sposarsi senza dire nulla.

-Ecco… “per caso” ho sentito una sua conversazione con Elisa…-

 

Una mezz’ora dopo Bec tornò a casa.

Silenziosamente mi avvicinai all’ingresso, e quando vidi l’ante dell’armadio aperta non resistetti a nascondermi dietro. Quando lei la chiuse di scatto rimasi senza parole. Aveva un po’ di trucco sbavato ai lati degli occhi, le guance e le labbra arrossate, i capelli un po’ spettinati. Era vestita in modo perfetto, con il mio anellino sbagliato come ciondolo.

Qualcosa però guastava quella splendida visione,k nessun sorriso infatti illuminava il suo volto, e me ne dispiacqui.

Poi però ricordai che tutto quello era opera mia…

M insomma che altro dovevo fare? Dovevo lasciarla uscire con quel mammalucco? No! Dovevo solo mettere da parte i sentimenti e pensare razionalmente, avrei trovato io il ragazzo perfetto per lei… qualcuno che la comprendesse, la consolasse, e riuscisse a capire la persona meravigliosa che era.

Cominciai a scherzare per farla sorridere, cosa che non mi riuscì bene, perché dopo aver ammesso di essere stata piantata in asso scoppiò a piangere. In quel momento la mia espressione doveva essere come quella di una mucca che finiva a New York.

Le poggiai prima una mano sulla spalle, per farla calmare un po’… peccato che le spalle tremassero come colpite da raffiche di vento gelido… e fu allora che il senso di colpa mi spinse a stringerla a me e consolarla, come non avevo il diritto di fare.

Le accarezzai lentamente i capelli morbidi, e solo allora pensai a cosa diavolo avevo combinato… insomma secondo i miei piani lei sarebbe dovuta entrare da quella porta arrabbiata, pronta a distruggere il mondo… e invece ora piangeva.

Poco dopo si staccò delicatamente rivolgendomi uno sguardo carico di ringraziamenti.

-Scusa…- mi asciugò con un fazzoletto le lacrime che aveva lasciato nel mio maglione- lei si scusava per quello? e io per farmi perdonare dal lei dovevo farmi prete?

La riabbraccia d’impulso, con più forza dell’altra volta, non per consolarla ancora, ma per l’egoistico bisogno di sentirla vicina, e illudermi di essere l’amico che lei credeva.

-Se non ci fossi tu Francesco… non saprei come fare…- mi abbracciò anche lei.

A quella frase non seppi proprio come rispondere.

 

Ta Daaaaan… finito! È più lungo del solito, ma ne sono soddisfatta!

Allora nel prossimo capitolo si ritornerà al punto di vista di bec, e vedremo cosa succederà… come si dice: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi…

 

 Merry NIcEssus: prima di tutto le mie battute non sono obbrobriose… sono certe persone che non le capiscono! E poi io sono solo una persona che arriva in orario… capito?! Lo sai cara che io sarei voluta venire…. Ma non ho potutolo… Ciao Ciao

 

lalla890: GRAZIEEEEE… un dieci fa sempre piacere! Sono contenta che la storia ti piaccia… sono le recensioni come la tua che mi fanno venir voglia di scrivere!

 

SweetCherry. Questo capitolo ha risposto sicuramente alle tua domande… certo che Frà è davvero subdolo quando ci si mette…

 

Slyla97: si lo so… era fatto al momento.. I’m Sorry… ci sentiamo alla prossima!

 

Ringrazio per aver messo la mia storia tra i preferiti:

 12_melina_09
 alessandradichiara

 blinkina
 
ChasingTheSun
 
Merry NIcEssus
 
Niki_CuLLen_

 pirilla88
 Raffuz
 Slyla97
 SweetCherry

 

e i sette che l’hanno inserita nei preferiti

 delfina

 lady_free

  OOgloOO
 princessarx
 rochariv_90
 Ukyu93

_DreamerSimo_

Grazie a tuuuuuttiiii! Anche a chi legge…

  
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