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Autore: SPLITkosher    13/07/2009    2 recensioni
Ma Matt non ascoltava. Era totalmente perso e inebriato dal profumo di Mello. Lasciò una scia di baci bagnati su tutto il collo, fino a risalire la curva del mento e ad arrivare finalmente alla bocca. E di nuovo le lingue in lotta. Saliva, denti, umido, sapore di Matt, sapore di Mello.
Genere: Triste, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nei nostri luoghi Dopo l'incidente, aveva passato qualche mese in un carcere a bassa sorveglianza. Aveva fatto così tanta pena al giudice...

Mentre era dentro pensava. Pensava a cosa sarebbe stata la sua vita senza Mello. Alla fine si era chiesto "cosa avrebbe voluto lui?" Di certo non avrebbe voluto che Matt smettesse di sognare, di vivere, di avere una vita felice. Il rosso se lo immaginava vestito di bianco, con sue paia di ali, seduto su una nuvoletta candida che guardava giu verso di lui, con la faccia tirata in una smorfia di dissenso mentre gli urlava "Deficente! Devi continuare a sorridere! Io sono con te comunque!"

Ci aveva rimuginato su così tanto che si era convinto. Avrebbe combinato qualcosa nella sua vita, lo avrebbe fatto per Mello.

La vita di uno con la fedina penale sporca non era facile all'inizio. Ci impiegò piu di un anno per trovare un lavoretto.
Con i soldi che aveva guadagnato poi, affittò un piccolo monolocale, e poi arrivò l'ora di comperare una modesta utilitaria usata.
Gli anni passavano, la sua carriera cresceva a braccetto con la sua vita sociale. I soldi non mancavano e presto Matt rimpiazzò il monolocale con una villetta a due piani e l'utilitaria con una comoda Jeep nera.
Finì col diventare il titolare dell'azienda per cui lavorava. Cominciò a frequentare feste, persone importanti, quell'incidente successo così tanto tempo fa sembrava ormai seppellito sotto montagne di chiacchere inutili e miriadi di sorrisi falsi.

Ma la sera, quando era solo, sotto le coperte del suo grande letto, nella sua grande villa, nel suo grande giardino, Matt si sentiva piccolo. A volte piangeva, a volte scoppiava in fragorose risate isteriche, a volte urlava. "Ho tutto, eppure non ho niente..."
                              ****

Matt guardò l'orologio. Le 12 e 30.
" E' ora d'andare..."
Dalla sua villetta alla Whammy's house erano circa 20 minuti di auto. Su quelle strade non c'era mai traffico. Sarebbe arrivato 10 minuti prima, così avrebbe potuto contemplare la struttura della vecchia casa della sua infanzia.
Scese piano le scale e chiuse la porta dietro di se.
Fuori il tempo era freddo, una cupa giornata d'autunno. Un venticello gelido gli scompigliava i radi capelli color carota.
Cacciò una mano nella tasca dei pantaloni alla ricerca della chiave della sua Jeep.
La mossa che stava facendo non era troppo azzardata? Quello che aveva cercato di seppellire per così tanto tempo sarebbe tornato a galla con una facilità estrema. La ferita si sarebbe riaperta, ancora piu grande di quella iniziale.

                             ****
Parcheggiò l'auto sotto un vecchio platano che ondeggiava piano, mosso dal vento.
Scese piano, appoggiando prima un piede, poi l'altro sulla ghiaia fine dello spiazzo. Diede un'altra occhiata all'orologio: 12.51. Aveva tutto il tempo per godersi la visuale della sua vecchia casa di giochi.
Tante volte era passato su quella strada ma mai aveva rivolto lo sguardo alla villa. Si imponeva di guardare davanti a se, senza mai voltare il viso verso quell'agglomerato di dolorosi ricordi. Chissà se era cambiata la sua casetta, lui ormai non la vedeva da così tanti anni...
Passò un muretto di cinta e si incamminò su di una stradina sterrata abbastanza grande.
Per un'attimo il suo cuore parve fermarsi. Eccola li! Davanti a quell'uomo che ormai era solo l'immagine del vecchio Matt, la Whammy's house era più bella che mai. Il cancello in ferro battuto era chiuso da una pesante catena a sua volta chiusa da un lucchetto. Tra le lance che formavano il cancello era cresciuta rigogliosa dell'edera. Lo intrecciava, come dei nastri sulle trecce delle bambine che un tempo giocavano al di là di esso. Ora l'edera era color cremisi, dava un tocco malinconico al tutto.
Levò lo sguardo al di sopra del cancello. I muri della villa erano rimasti bianchi, forse un po piu anneriti. Le finestre con le maestose persiane erano rigorosamente chiuse. Il pesante portone di legno era meno lucido di un tempo ma non aveva perso la sua bellezza. Il giardino era ricoperto di foglie.
La villa sembrava quasi addormentata. Seppur bella come una volta, aveva perso la sua anima, quella villa a Matt ormai sembrava solo il fantasma della Whammy's house di un tempo.
"Signor Hill?"
Matt si voltò di scatto, risvegliato dai suoi pensieri. Un vecchio signore lo fissava con un sorriso calmo dipinto sulle labbra.
"Sono Peter Michaels, piacere" disse allungando la mano.
Matt l'afferrò stringendola "Piacere.."
Discussero un po sul passato della villa, della sua bellezza, della fortuna che nessuno l'avesse mai deturpata, sul fatto che fosse una fantastica residenza.
Il rosso si curava bene dal dire che lui era un orfano, e aveva passato la sua infanzia li. Non aveva bisogno di lamentevoli "Mi dispiace" o "Ecco perchè è così interessato alla villa..."
"Bene signor Hill, credo che voglia vedere l'interno..."
"Oh..s si certamente" abbozzò un sorriso. Dentro di se si sentiva bruciare. Forse agitazione pensò.
Peter estrasse dalle tasche della sua lunga giacca una grossa chiave, stile antico, la iniflò nella serratura del luchetto e con una mossa decisa fece lo fece scattare. Sciolse le catene e aprì il cancello che emise un fragoroso cigolio. Poi si voltò verso di lui.
"Vada pure, io devo sbrigare una commissione, incominci a dare un'occhiata agli interni, tornerò tra un'oretta circa. Se ha bisogno ha il mio numero di cellulare. Ah, tenga, la chiave del portone" allungò la mano. Sul palmo c'era una chiave antica, di ferro colorato d'oro, lavorata nei minimi particolari, semplicemente bellissima. La prese, era calda.
"Bene, allora a più tardi signor Hill." e detto questo, il vecchio si voltò, ripercorrendo la strada che portava al piazzale dove molto probabilmente aveva lasciato l'auto.
                                                                                                                           
                             ****
Infilò tremante la chiave nella serratura del portone e con grande sforzo le fece fare due giri.
Prima di spingerlo fece un grosso respiro " Vai Matt" si disse.
Si aprì senza troppa fatica, il rosso varcò l'uscio e non badò a richiuderlo. La grossa sala era completamente al buio. Appoggiò la mano sulla parete, cercando a tentoni l'interruttore della corrente. Spostò la levetta in alto.
La luce s'accese, illuminando tutto. Il lucido pavimento di marmo, i mobiletti appoggiati alle sontuose pareti verdi, le scale...
A Matt scese una lascrima.  



"...le serrande chiuse dal tempo e noi,

nei tuoi occhi gesti nascosti e poi...
rami secchi dietro i cancelli e noi."

"Pff, che palle l'inverno, e la luce di quel maledetto lampadario mi fa male agli occhi. Non so perchè Roger si ostini a voler tenere chiuse le serrande quando c'è un temporale, è così bella la pioggia sui vetri. Uff, te lo dico io perchè le tiene chiuse, è talmente pigro che non ha voglia di lavare i vetri di tutte le finestre..." 

"Già, però infondo ha ragione, sono molte le finestre della Whammy's . Pensa se fossi tu a doverle lavare tutte a mano Mello."

Erano sdraiati tutti e due a pacia in su, sul freddo pavimento di marmo del grande salone.
Le giornate d'inverno passavano lente. Dopo le lezioni tutti i bambini ed i ragazzini si trovavano nel grande salone. Era vietato salire nelle proprie camere prima dell'ora di cena e quindi le uniche stanze accessibili erano la biblioteca, i bagni e il grande salone, appunto.
Il tempo passava lento e tutti gli ospiti della Whammy's dovevano trovare un modo per tirare fino all'ora di cena. I bimbi più piccoli giocavano a montare e smontare puzzle,  a nascondino o a costriure enormi castelli di carte. I ragazzini più grandi invece si trovano un'angolino comodo dove poter chiaccherare indisturbati.
Matt e Mello erano ormai dei ragazzini e abitualmente si sdraiavano a pancia in su per osservare il maestoso e affrescato soffitto del grande salone  e per parlare delle cose piu inutili e frivole di cui avessero voglia.
Erano due degli allievi più intelligenti della Whammy's e forse anche quelli con più problemi a socializzare.
Matt era troppo timido, Mello troppo scontroso, eppure da un po di anni erano diventati amici. Passavano le giornate assieme, studiando o parlando. Erano ufficlialmente migliori amici.

"Matt, sai cosa  mi ha detto quel coglione di Gray?" sbottò d'un tratto Mello.
"No, cosa ti ha detto quel coglione di Gray?" cantilenò il rosso.
"Gne gne gne... Comunque, mi ha detto che piaccio ad una ragazza" bisbigliò
"Aahah e ci credi?! Chi sarebbe la sfortunata?"  chiese il rosso con un sorriso beffardo
"Marlene Jackman"  
"Ma-Marlene Jackman?! Oh bhe, se quello che mi dici è vero, complimenti Mello." Marlene era una ragazzina di 13 anni. Aveva la carnagione chiara, grandi e tondi occhi marroni, una spruzzata di lentiggini sul volto e lunghi capelli bruni che le cadevano morbidi sulle spalle.
"Niente male eh" Mello era piuttosto soddisfatto.
L'argomento venne subito chiuso li.
Le giornate passavano normali, ma Mello tardava sempre agli appuntamenti nel grande salone. I primi giorni il ritardo era di soli  5 minuti, ma più il tempo passava più i minuti si allungavano e si trasformavano in quarti d'ora, mezz'ore, tre quarti d'ora, e ad ogni domanda su dove cavolo fosse stato Mello rispondeva che studiava e faceva ricerche nella biblioteca scolastica, per tenersi sempre allenato e preparato sugli argomenti.
Matt fece finta di crederci ma quando un giorno lo aspettò sul pavimento per circa un'ora e mezza decise di andare a vedere se il suo amico fosse realmente in biblioteca a studiare.

Come sospettava, la biblioteca era vuota.
"Mello dove cazzo sei..."
Spazientito Matt pensò che il suo amico  avrebbe pututo essere ai servizi in preda a quache attacco di diarrea improvvisa.
Entrò nei servizi dei maschi.
Nell'ultimo gabinetto si sentiva il rumore di pipì.
"Ti ho trovato scemo...." il rosso si avvicinò piano alla porta del gabinetto è l'aprì con decisione
"Eccoti qua coglion.... oh, scusa" in piedi di spalle rispetto a Matt c'era un bimbo di circa 7 anni che faceva pipì. Spaventanto si voltò di colpo e non riuscendo a controllare la vescica versò un po del liquido giallo sulle scarpe del rosso.
"Ma cazzo!! Brutto deficente!"  sbraitò e con rabbia diede un calcio alla porta del gabinetto, facendola richiudere.
Mentre si allontanava sentì il bimbo piangere, evidentemente aveva preso una gran paura.
"Mello quando ti trovo ti mangio!" sussussò a denti stretti. Stava per uscire dalla zona "Servizi" quando dei rumori attirarono la sua attenzione. Provenivano dal bagno delle femmine.

"Ma si, entriamo, mi hanno appena pisciato sulle scarpe, cosa può succedere di peggio?" pensò Matt

Entrò piano e la porta si richiuse leggera senza far rumore dietro di lui. Dei gemiti provenivano da un gabinetto, uno di quelli centrali.
Matt s'abbassò e cominciò a cercare il gabinetto da dove spuntavano i piedi. Era il quarto a partire da sinistra.
Si schiacciò ancora di piu sul pavimento e cercò di spiare dalla fessura che divideva la porta del gabinetto al pavimento.
Riconobbe le scarpe. Mello

Che cazzo stava facendo nel cesso delle ragazze? E chi era l'altra persona?
Si alzò in piedi e entrò nel gabinetto difianco. Salì sulla tazza, era abbastanza alto da poter vedere al di là della parete che divideva i gabinetti. Si alzò sulle punte, attento a non fare il minimo rumore.

Quello che vide fu agghiacciante. Non tanto per l'atto in se, ma per quello che gli era scoppiato in petto, il fuoco che lo aveva pervaso.
Mello era li, avvinghiato a Marlene che era appoggiata alla parete. Le imprigionava un braccio tenendola stretta per il polso,  mentre il viso era premuto contro quello della ragazza, impegnato in una lunga serie di baci bagnati.
A Marlene a tratti uscivano mugolii strozzati, il viso paonazzo. Ripeteva a tratti il nome di Mello.

Il rosso s'accasciò su se stesso, finendo seduto sulla tazza. Mille pensieri lo invadevano. Perchè sentiva un fuoco ardente nello stomaco? Cos'era quel groppo in gola? Che cosa gli stava succedendo?
Dall'altra parte della parete ai mugolii di Marlene si aggiunsero delle strane risatine di Mello poi frasi a metà e infine un "ti amo" sussurrato dalla ragazzina, probabilmente detto in preda alle emozioni del momento.
Un'altro colpo al petto.
Matt si coprì le orecchie e si accovacciò. Le lacrime scendevano calde sul suo viso. Stava male, un male immenso, non fisico, ma un male intenso, un male  che prendeva dentro.
           ****

Pianse per ore fino a quando, dando un'occhiata veloce all'orologio si accorse che erano gia passate le 7 e 15. Doveva andare a cenare.
Uscì tremante dal gabinetto e si asciugò gli occhi, si riassettò i vestiti e andò nella sala da pranzo.
I bambini erano quasi tutti a tavola, mancava solo qualcuno che in attesa che il cibo venisse servito, gironzolava tra le sedie.
Mello lo salutò con la mano, facendo segno di sedersi difianco a lui. Matt attraversò la sala e si sedette acanto al biondo, senza guardarlo in viso.
"Ma dov'eri oggi? Ti ho cercato dappertutto..." chiese con fare allegro il biondo.
Matt non rispose, era troppo occupato a capire cosa stesse succedendo dentro di lui.



Un grazie alla mia beta la Sere che mi fa sentire sempre potente AHAHHA.
Scusate se aggiorno a spizzichi e bocconi ma è un periodo un po incasinato, prometto che aggiornerò con più costanza.
Recensite in tanti, un grazie speciale in anticipo**
SPLITkosher
 


  
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