Promessa
#prompt17
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Ti basta guardarlo negli occhi per provare rabbia.
Quella profonda, quella pura, che ti fa tremare le mani. Che forma quel peso in gola difficile da deglutire e sai che ormai non puoi fare niente, se non lasciare che scivoli via.
Perché lei è morta e non importa più nulla, neanche quel sentimento simile alla vendetta.
Rimane solo la frustrazione, la delusione per aver creduto per la prima volta in qualcuno che ti aveva dato la sua parola. Tu, che non ti sei mai fidata di nessuno in tutta la vita.
Fissi quel volto, quella maschera. Gli occhi che, insieme al resto, fanno parte di una scenetta patetica che non ti è ancora stata rivelata.
Ti basta guardarlo, scrutare i suoi movimenti, il suo comportamento. Ascoltare le sue frasi. Ed è lui, ne sei assolutamente certa.
Lui, che sta cercando di prenderti in giro di nuovo. Che ti sta intorno, che mente, e non sai dove voglia arrivare.
I vostri occhi s'incrociano nell'ampio salone, quando sei sola in casa e, da solo, deve aver deciso di portare al dottor Agasa qualcosa da mangiare.
E stai lì, ferma, ad attendere qualcosa che forse non arriverà mai. Vorresti vedere il suo aspetto, quello vero. Vorresti picchiarlo, spingerlo, insultarlo per averla lasciata morire.
Le lacrime premono per scivolarti sulle guance quando il pensiero che ti torna in mente ora fa più male di tutti gli altri.
«Non fare quella faccia. La proteggerò a costo della vita».
E invece è sparito quando lei aveva più bisogno. L'ha lasciata morire.
Quella profonda, quella pura, che ti fa tremare le mani. Che forma quel peso in gola difficile da deglutire e sai che ormai non puoi fare niente, se non lasciare che scivoli via.
Perché lei è morta e non importa più nulla, neanche quel sentimento simile alla vendetta.
Rimane solo la frustrazione, la delusione per aver creduto per la prima volta in qualcuno che ti aveva dato la sua parola. Tu, che non ti sei mai fidata di nessuno in tutta la vita.
Fissi quel volto, quella maschera. Gli occhi che, insieme al resto, fanno parte di una scenetta patetica che non ti è ancora stata rivelata.
Ti basta guardarlo, scrutare i suoi movimenti, il suo comportamento. Ascoltare le sue frasi. Ed è lui, ne sei assolutamente certa.
Lui, che sta cercando di prenderti in giro di nuovo. Che ti sta intorno, che mente, e non sai dove voglia arrivare.
I vostri occhi s'incrociano nell'ampio salone, quando sei sola in casa e, da solo, deve aver deciso di portare al dottor Agasa qualcosa da mangiare.
E stai lì, ferma, ad attendere qualcosa che forse non arriverà mai. Vorresti vedere il suo aspetto, quello vero. Vorresti picchiarlo, spingerlo, insultarlo per averla lasciata morire.
Le lacrime premono per scivolarti sulle guance quando il pensiero che ti torna in mente ora fa più male di tutti gli altri.
«Non fare quella faccia. La proteggerò a costo della vita».
E invece è sparito quando lei aveva più bisogno. L'ha lasciata morire.
Subaru restituisce lo sguardo senza fiatare; sa benissimo di non poter osare. Di non aver alcun diritto per farlo davvero, anche se la bambina che gli sta di fronte ha già compreso.
Non si muove, aspettando una sua reazione che sa per certo non arriverà mai. Preferirebbe che lo picchiasse. Preferirebbe che lo ferisse, che gli urlasse addosso per tentare di placare quel peso nella mente e nel cuore che non gli permetteva di vivere con se stesso da tanto tempo.
«Non fare quella faccia. La proteggerò a costo della vita».
Era l'unica promessa che le aveva fatto, nello spazio angusto di un laboratorio, quando la fredda e taciturna Shiho Miyano gli aveva chiesto aiuto per la prima e unica volta. La scienziata distaccata a geniale della quale tutti parlavano e che difficilmente rivolgeva la parola a qualcuno. Era preoccupata, in quel momento, celando la tensione dietro uno sguardo indifferente.
Aiutala... loro la uccideranno.
Non fare quella faccia. La proteggerò a costo della vita.
La osserva ancora in silenzio, ma non riesce più a reggere la profondità di quelle iridi.
Subaru le lancia un'ultima occhiata colpevole, prima di voltarle le spalle incamminandosi.