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Autore: ineedofthem    19/10/2018    4 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 37
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Capitolo 37







"Francesco, ciao, cosa ci fai qui?!"
Il piccolo, allora, si volta nella mia direzione, mostrando un sorriso sdentato ma fiero. Nonostante abbia solo un anno più di Lucia, sembra voglia atteggiarsi a più grande.
"Sono venuto a trovare Lucia" afferma con sicurezza.
Luca, a quel punto, incrocia le braccia dietro la schiena, lasciandosi andare ad una risata, divertito. "Adesso capisco il perché della tua fretta" gli fa presente con un'espressione di curiosità.
Francesco storce il naso, alzando il viso orgogliosamente; sembra si senta preso in giro dalle sue parole.
Luca incrocia il mio sguardo, e mi rendo conto che non voglio pensi quel sorriso dolce, affiorato sul mio viso, sia rivolto a lui, quindi indurisco, di colpo, la mia espressione.
"Devi sapere, Anita, che mentre  uscivo, questo piccoletto, per poco, non mi veniva addosso" mi racconta, senza distogliere gli occhi dai miei.
Abbasso lo sguardo, al piccolo Francesco, dedicandogli tutta la mia attenzione.
"Lucia sarà contenta di vederti" gli sorrido, lasciando una carezza sulla sua testa.
Lui annuisce vigorosamente, ricambiando il mio sorriso e gonfiando le guance teneramente.
"Francesco!".
Sua madre ci raggiunge poco dopo, e la sua espressione non è delle migliori. Osservo il suo viso contratto in una smorfia di preoccupazione.
"Quante volte ti ho detto di non correre, se non avessi saputo fossi diretto qua, avrei potuto perderti. Lo sai, no?" gli fa presente in tono di rimprovero, abbassandosi alla sua altezza.
Il piccolo annuisce, facendole il labbruccio in modo da intenerire sua madre e ci riesce, perché, l'attimo dopo, lei sbuffa addolcendosi.
"Non lo fare mai più, ok?"
"Va bene, mamma" gli promette.
Allora, il suo sguardo si posa su di noi, spettatori silenziosi della scena e ci sorride, tendendoci una mano per stringerla.
"Buongiorno".
Io e Luca le rispondiamo molto cordialmente prima di iniziare una conversazione con lei. Il primo a parlare è proprio Luca.
"Francesco ci ha fatto presente volesse far visita a Lucia" le si rivolge.
Lei annuisce, stringendo per una spalla il figlio a sè.
Francesco, al suo fianco, freme, come se non vedesse l'ora di liberarsi di noi e correre dalla sua amichetta.
La madre di Francesco si dimostra essere una persona molto a modo e gentile.
"Sì, siamo passati qui per una visita di controllo, sapete dopo l'operazione che Francesco ha avuto. Però, prima di andarcene, ha espresso il desiderio di salutare la sua amica Lucia. È possibile?" domanda con la voce pacata.
"Guardi signora, Lucia ha subìto un trapianto di cuore poche settimane fa, capisce che prendere precauzioni sia indispensabile" Luca replica in modo molto professionale, elencando i rischi che la visita del bambino potrebbe comportare.
Ho sempre affermato di amare questo lato del suo carattere, sempre così impeccabile nel suo lavoro, ma, adesso, mi rendo conto che vorrei lui non fosse sempre così elige al dovere. Ok le precauzioni, ma stiamo parlando di Francesco che vuole solo dare un saluto a Lucia.
Riesco a scorgere un velo di preoccupazione attraversare gli occhi della signora che mi è di fronte.
"Ma lei sta bene, vero?" chiede.
Luca le sorride rassicurante. "Sì, sta reagendo bene, non si preoccupi".
Sia lei che Francesco sembrano tirare un sospiro di sollievo alle sue parole, però, riesco a notare negli occhi del piccolo un velo di delusione alla notizia di non poterle far visita.
Vorrei fare qualcosa per lui, ma mi rendo conto di non avere molta voce in capitolo a riguardo, anzi, forse al momento la mia presenza qui è marginale. È Luca l'incaricato a prendere decisioni del genere.
Ma, all'improvviso, Francesco prende una mia mano tra le sue, tirandola per attirare la mia attenzione.
I suoi occhi sembrano vogliano supplicarmi.
"Ti prego, ti prego..." cantilena.
Mi muovo a disagio, avvertendo lo sguardo di Luca su di me. Immagino mi stia incenerendo con gli occhi, incollerito che Francesco lo abbia scavalcato, ma a differenza, la sua espressione è solo sorpresa: come se sia curioso di una mia risposta.
Sa che io mi trovi in difficoltà, vuole capire come mi comporterò.
La madre di Francesco gli scompiglia i capelli, posando poi una mano sulla sua spalla. "Hai sentito il dottore, Franci, è meglio che tu, adesso, non veda la tua amica, ma potremmo tornare a trovarla un altro giorno" gli fa notare con un dolce sorriso.
Lui non è d'accordo e mostra presto il suo disappunto, puntando i piedi a terra: "Non è giusto!" esclama capriccioso.
"Però, forse, possiamo fare un'eccezione questa volta, no?" tento di dissuadere Luca dalla sua decisione, notando gli occhi del piccolo illuminarsi alle mie parole.
Luca temporeggia ma, alla fine, sbuffa, allargando le braccia, arreso. "Va bene" acconsente, "ma si fa a modo mio".
Francesco esulta, stringendo il pugno e portandolo in aria. Anche sua madre sembra esserne felice, il suo sorriso sarebbe capace di illuminare la stanza.

Lucia, in realtà, non è più così debole: i suoi parametri lo dimostrano, eppure, prevenire è sempre meglio che curare. Com'è che si dice? La prudenza non è mai troppa.
Così, prese le dovute misure di prevenzione, Francesco è pronto per far visita a Lucia. Già la immagino la sua espressione, sarà talmente felice da non dimenticare mai questo giorno.
Mi sono presa l'incarico di accompagnarlo da lei, e sua madre ci ha informato che l'avrebbe aspettato in sala d'attesa. Luca è rimasto tutto il tempo al nostro fianco, in silenzio, ma, per la prima volta in questi giorni, non ho trovato la sua presenza fastidiosa. D'altronde, gli sono grata di aver permesso questo incontro.
"Eccoci qua" annuncio, fermandomi fuori l'uscio della sua stanza. "Vado prima io, tu aspetta qui finché non ti dirò di entrare, ok?" gli faccio presente.
Francesco non sta più nella pelle. "Va bene" annuisce.
Lui e Luca rimangono fuori, mentre mi faccio spazio nella camera di Lucia.
"Hei, piccola guerriera" la saluto, con un sorriso dolce a incorniciarmi il viso.
Lucia si volta verso di me e osservo i suoi lineamenti distendersi alla mia vista.
"Ciao, Anita" esclama, allegra.
Mi avvicino quanto basti per esserla vicina e mi siedo accanto a lei, sul letto.
"Sei venuta" mi sorride, lasciando gonfiare le guance. Si riferisce alla promessa che mi ha chiesto di mantenere solo il giorno prima.
Le lascio, allora, un buffetto, divertita, sulla mano.
"Ti avevo promesso che sarei stata un po' di tempo con te, no?" le faccio notare con un cipiglio.
Lucia annuisce, giocando con una ciocca dei suoi capelli. "Che facciamo?" mi chiede.
"Oh ben io, io ho una sorpresa per te..."
"Una sorpresa!" Lucia spalanca le labbra a formare una O, stupita. "Che sorpresa?" domanda eccitata.
Alla sua espressione non posso fare a meno di ridere divertita, lasciandole una carezza sulla testa.
"Oh beh, vedi" le faccio presente, "una persona è venuta a trovarti".
Il mio sguardo si punta alla porta, e Lucia segue attenta ogni mio movimento, ansiosa di scoprire di chi si tratti.
Francesco, poco dopo, esce allo scoperto, affacciandosi con il viso alla porta.
"Franci!" trilla Lucia, sorpresa.
Osservo i suoi occhi spalancarsi mentre si porta le mani alla bocca. Sembra così contenta di vederlo che, all'improvviso, tutti i dubbi che ci hanno assalito si dissolvono.
Francesco entra, piano, nella stanza, con le mani incrociate dietro la schiena.
"Ciao, Lucia" la saluta. Sembra quasi imbarazzato, mi è apparso di vederlo arrossire.
Entrambi sono così teneri e innocenti.
Quando è abbastanza vicino, mi rendo conto che Lucia sia presa dalla smania di fargli tante di quelle domande. La scruto agitarsi un po' sul posto e torturarsi le mani.
"Ma, ma, ma cosa ci fai qui?" gli chiede, così felice di averlo, qui, con lei.
"Sono venuto a trovarti".
Lucia sorride, abbassando lo sguardo.
"Mi mancavi, Franci" ammette intimidita.
Francesco gonfia il petto alle sue parole, come se non aspettasse altro che sentirselo dire.
"Anche tu" le replica, con un piccolo sorriso e lasciando dondolare i talloni sul posto.
A quel punto, mi viene da pensare che, forse, se non ci perdessimo ad analizzare qualsiasi aspetto delle situazioni, a tenerci tutto dentro, ma fossimo più spontanei e naturali, come i bambini, sarebbe diverso, magari più bello.
Avverto essere di troppo; Lucia e Francesco non si vedono da tanto e avranno tante di quelle cose da dirsi, raccontarsi, e decido di lasciarli soli. Non li perderò di vista, eh no, il mio occhio vigili non li abbandonerà, ma lo farò da fuori.
"Bambini" richiamo la loro attenzione. I due mi fissano sconvolti, quasi come se il mio nomignolo non gli si addicesse e non riesco a trattenere un sogghigno divertito alle loro espressioni.
"Mi raccomando, mi allontano per un attimo" alzo un dito nella loro direzione. "Ricorda Francesco, non più di 10 minuti, ti verrò a chiamare quando sarà ora di andare" gli faccio notare, poi, osservandoli un'ultima volta, lascio la stanza.
Al contrario di quello che mi aspettavo, Luca è ancora qui, ed è proprio lui a sbarrare il mio cammino un po' prima che mi allontani.
Quasi quasi, vorrei essere rimasta nella stanza, ma non posso tirarmi indietro.
"Li hai lasciati soli?" chiede, sembra sia sconvolto dalla mia azione.
"Sì" gli replico, annoiata.
Luca, allora, lancia uno sguardo alle mie spalle, assottigliando gli occhi, prima di tornare a rivolgere la sua attenzione a me.
"Ci possiamo fidare?" mi domanda, corruciando la fronte.
Se non fossi accecata dal risentimento che provo nei suoi confronti, potrei dire che sia quasi buffo e tenero, come un papà geloso.
A quel punto, roteo gli occhi, portando le mani al cielo come ad enfatizzare la questione.
"Cosa vuoi che facciano, Luca, sono bambini!".
Luca si gratta la nuca in imbarazzo.
"Hai ragione" ammette. "Ma non dobbiamo comunque perderli di vista" mi fa presente, composto.
Davanti alla sua espressione e l'ilarità della situazione, però, non posso più fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia.
"Ma ti senti, Luca? Sembri un papà iperprotettivo!".
Luca sembra scrutare ogni mio movimento, allibito. Osservo i suoi occhi sbarrarsi impercettibilmente alle mie parole, il mio punto di vista deve averlo stupito.
"Anita" mi richiama, allora, serio in volto. "Forse sei tu che non capisci la gravità della situazione" mi fa notare.
"Tu dici?" gli replico, portandomi le braccia al petto. "Voglio ricordarti che Lucia sia uscita indenne da un trapianto al cuore, non vedo perché dobbiamo preoccuparci di un bambino".
Luca alza un sopracciglio, imitando la mia posizione. È chiaro che voglia aver ragione.
"Semplice, perché è chiaro che a quel bambino piaccia Lucia. Guarda!" constata con tono indispettito, indicando Francesco con una mano. Mi volto a guardare nella sua stessa direzione, e mi viene da sorridere alla scena di lui che lascia un bacio sulla guancia di Lucia.
Adesso capisco perché Luca sia così risentito nei suoi confronti: è ovvio che, nonostante forse non voglia ammetterlo a se stesso, prova qualcosa di più di un affetto sincero nei confronti di Lucia, il suo sembra quasi un interesse paterno.
Stupido Luca, stupido, stupido!
È un attimo prima che si allontani, pronto a fare il suo ingresso nella stanza. Osservo il suo passo veloce, come se avesse fretta di interrompere qualcosa.
Sento, a quel punto, riaffiorare dentro di me quel risentimento che mi sono imposta di provare nei suoi confronti e che non mi permette di ragionare lucidamente, richiamandolo un po' prima che entri.
Luca si volta verso di me e, nonostante non siamo più vicini come prima, riesco a scorgere un velo di sorpresa invadere i suoi occhi.
Non si aspettava gli potessi rivolgere parola di mia spontanea volontà, ma lui non ha idea di cosa io abbia intenzione di dire.
"Sai, Luca" mi assicuro che la sua attenzione sia completamente su di me e cerco di macchiare la mia voce del tono più sprezzante possibile.
"È un peccato che quel bambino, sì quell'esserino che Vanessa porta in grembo, non sia tuo figlio. Saresti proprio un ottimo padre!".
Luca mi da le spalle, velocemente, senza rispondere, come scottato dalle mie parole o almeno me lo auguro.
Ma no, non mi sento affatto soddisfatta, anzi, ho come l'impressione che più che ferire lui, abbia ferito me stessa.
"Ok Francesco, è ora di andare" afferma, fingendo una voce grossa, ma io avverto qualcosa nel suo tono incrinarsi.

Lascio giocare la forchetta nel mio piatto, rigirando i pezzi di petto di pollo da una parte all'altra, svogliata. 
"Hei, Anita, posso sedermi?".
La voce di Arianna mi fa destare, all'improvviso, portandomi a voltarmi verso di lei, in piedi, davanti al mio tavolo.
Osservo il vassoio tra le sue mani, il risotto da cui si propaga un buon profumino. Arianna lascia affiorare un piccolo sorriso sulle sue labbra, ricambiando lo sguardo.
"Certo, Arianna" le concedo, indicandole il posto di fronte al mio. Forse, con lei, il mio pranzo non sarà più così triste.
Torno a porre attenzione al mio piatto, portandomi un altro boccone alle labbra, infilzando il pollo con forza.
La sedia stride bruscamente quando Arianna la scosta per sedersi, ma una volta preso posto, mi appare silenziosa, fin troppo.
"Non vorrei mai trovarmi al posto di quel povero pollo. Stai pensando a qualche persona in particolare mentre lo infilzi con tanta forza?" mi fa notare, con un tono fintamente serioso.
Alzo, allora, lo sguardo e osservo la sua espressione, le labbra contratte in una smorfia divertita, il cipiglio in fronte, e non posso fare a meno di trattenere una risata.
Improvvisamente, con le sue parole è stata capace di risollevarmi l'umore.
"No, nessuno di particolare" le replico, vaga.
Arianna porta una mano al cuore, inscenando un'espressione di stupore. "Ma davvero? Io avrei detto il contrario"
"Ah sì?"
"Sì" esclama con un sorriso biricchino. "Mi è lampeggiato un nome nella mente, così, per caso, visto che non si fa che parlare di altro".
Ad un tratto, la questione si fa interessante, imponendomi di usare un tono estremamente serio.
"Cosa vuoi dire?" le domando allarmata.
Arianna prende un sorso di acqua, pulendosi le labbra con un tovagliolo, senza mai distogliere lo sguardo dal mio. Anche la sua voce ha perso quella inclinazione divertita di poco prima e questo mi fa pensare che non sia un buon segno.
"Beh, tu e il dottor Franzese, ormai non si fa che parlare di altro. Qualcuno ha insinuato che abbiate una storia, magari clandestina, ma, forse, questo lo sai già" mi racconta in tono grave.
Dovevo aspettarmelo che fosse questo il motivo, d'altronde Arianna non mi dice niente di nuovo. Come lei dice, sono a conoscenza di quanti pettegolezzi abbia creato questo rapporto tra me e Luca.
"Ma è vero, Anita? Avete davvero una storia?."
Non vedendomi proferire parola, Arianna ritorna ad attirare la mia attenzione, usando un tono basso, intimidita. Da quando la conosco, mi sono resa conto che lei sia tutto al di fuori che timida.
"No, Arianna, non abbiamo nessuna storia" le chiarisco, inasprita.
Lei sobbalza alle mie parole, assumendo un'espressione mortificata.
"Scusami, non volevo sembrarti invadente, ma concedimi il beneficio del dubbio" mi fa presente dispiaciuta.
Ho imparato a conoscere Arianna nel corso di queste settimane e devo ammettere che mi sia stata spesso vicina, anche nei momenti in cui non mi aspettavo di poter contare su di lei, e so che sia sincera. Mi rendo conto, quindi, di essere stata parecchio aspra con lei e me ne dispiace.
"Io e Luca ci conosciamo dai tempi del liceo, lui all'epoca era la mia cotta, ma il nostro è sempre stato un rapporto intricato. Abbiamo parecchie cose in sospeso, per questo c'è molta tensione tra di noi: si tratta di ferite non rimarginate" le faccio presente con tono di scuse.
Arianna appare sùbito rapita dal mio racconto, è eccitata all'idea di conoscere qualsiasi dettaglio, ma per questa volta dovrà accontentarsi di questo.
"Quindi, vi siete rincontrati dopo anni?" domanda, curiosa.
"Sì" le replico, accondiscendente. Ho paura che la sua voglia di sapere non sarà placata facilmente.
"Lo sai che la vostra potrebbe essere la trama di una serie tv? Una di quelle che guardi su Netflix, con la differenza che, per seguirla, non ho bisogno di spendere nemmeno un centesimo di abbonamento" mi fa notare, dilettata dalla situazione.
"Sei mitica, lo sai?."
Mi rendo conto che oggi avessi proprio bisogno di qualcuno che mi facesse ridere così tanto come sta facendo Arianna. È un bene che questa ragazza così spontanea e divertente sia capitata sulla mia strada.
Quando mi ricompongo, ho quasi le lacrime agli occhi, ma la sua espressione non mi rende facile smetterla.
"Modestamente, me lo dicono in tanti" mi fa presente, pavoneggiandosi.
Scuoto la testa, divertita.
"Dovrò aspettare la prossima puntata per sapere qualcosa in più, vero?" mi domanda, allora, in tono solenne.
"Esatto"
Arianna lascia sfregare le mani tra di loro, pregustando già le notizie che, prima o poi, riceverà.
"Non vedo l'ora!" esulta.
Incrocio il suo sguardo con un sorriso ad affiorare sulle mie labbra.
"Grazie, Arianna. Devo ammettere che tu mi abbia risollevato la giornata" il mio tono nei suoi confronti è assolutamente riconoscente.
Lei sorride in imbarazzo."Non ho fatto niente, Anita. Siamo amiche, no? Le amiche ci sono nel momento del bisogno".
"Hai ragione".
"Ecco, Anita, allora permettimi di metterti in guardia da Giorgio. Non è così bonario come vuole far credere" mi confida a bassa voce, quasi avesse paura che qualcuno ci senta confabulare.
"Lo so, ho avuto modo di constatarlo giusto qualche settimana fa"
"Nono, Anita, lui è tremendo, ti giuro" aggiunge con preoccupazione, "pensa che in questi giorni, accortosi di questa nostra amicizia, mi ha avvicinata; mi ha fatto delle domande su di te, mi ha chiesto cose che in un primo momento non mi sono sembrate strane, ma ho capito. Giorgio è geloso di te, Anita, poi con questa storia del capo specializzando è diventato competitivo: sa che la candidata migliore potresti essere tu e ti teme".
Assimilare quello che Arianna mi dice mi viene difficile, soprattutto perché non sono a conoscenza dell' idea di Visconti di nominare un capo specializzandi.
Lui è geloso di te, ti teme, le sue parole non fanno che tormentarmi.
"Capo specializzandi?" le domando, confusa.
"Sì, Anita" proferisce ovvia, "pensavo lo sapessi. Sai, con il concorso e un nuovo gruppo di specializzandi da gestire, la situazione si complica. Visconti, in qualità di tutor, vuole scegliere uno tra gli specializzandi degli ultimi anni, il migliore, per seguirli".
In effetti, negli ultimi giorni, ho avuto altro a cui pensare, ma adesso quello di cui sono venuta a conoscenza, mi provoca un pizzico di ansia: ho come la sensazione che questa rete di pettegolezzi che qualcuno sta tessendo, potrebbe portare non pochi problemi.
"Anita" mi richiama, allora, lei.
"Starò attenta, non ti preoccupare" le prometto.
Forse, fare quattro chiacchiere con Giorgio, sarebbe necessario.

Tornata in reparto, però, mi accorgo che ci sia qualcosa di più importante di questo ad impensierirmi. Il mio problema, adesso, ha un nome, si chiama Irene Berardi.
Mi viene da pensare che no, non sia affatto un caso che lei sia qui: deve esserci un motivo alla sua visita.
Mi appiattisco al muro dietro di me, quasi come se volessi che la mia presenza passi inosservata.
La Berardi non è affatto sola, al suo fianco riesco a scorgere la figura di un uomo. Deve essere Maurizio Accorsi, il responsabile della comunità che si occupa di Lucia. Osservo la sua corporatura nella norma, la sua altezza che fa sembrare Irene più bassa di quanto non sia.
L'ho visto così poche volte qui che la sua presenza mi fa pensare la questione sia davvero importante. Però, per quello che ho potuto conoscerlo, mi è sempre sembrato un uomo buono, un po' impacciato nei modi, ma gentile.
Li guardo, cercando di notare se qualcosa li unisca. Il loro rapporto non è esclusivamente lavorativo e me ne rendo conto mentre si lasciano andare ad un gesto che esprime più di quanto vogliano far credere. Quello sfioramento di mani non è così casuale, soprattutto quando riesco a notare, all'anulare sinistro di lui, una fede nuziale. Lei lascia ondeggiare i capelli, aprendosi in una risata breve, forse per qualcosa che lui le ha sussurrato.
In un attimo, l'unica cosa che riesco a pensare è che abbiano una relazione, anche se una conferma reale non ci sia, però, mi rendo conto, quel sorriso che vedo nascere sulle labbra di Irene è genuino, sincero, come forse lei non si è mai dimostrata. È questo l'effetto dell'amore?.
Quasi come se si fosse accorta del mio sguardo su di sè, lei si volta nella mia direzione e il sorriso svanisce dal suo volto.
I suoi occhi si velano di preoccupazione, resasi conto che io sia stata spettatrice di qualcosa che non avrei dovuto vedere tra di loro. E, nonostante cerchi di indossare una maschera d'indifferenza, la noto imporre quanta più distanza tra loro.
Luca sopraggiunge, poco dopo, e il richiudersi della porta antipanico dietro di sè, mi fa sobbalzare di sorpresa.
Lui, invece, mi nota subito; capisco che si stia domandando che ci faccia lì. I suoi occhi, improvvisamente, sembrano guardarmi con rimprovero.
Ma ammetto, in questo momento, non mi importi cosa pensi di me.
Luca li raggiunge a passo svelto, sorpassandomi con indifferenza, e si pone nei loro confronti in modo affabile.
"Vogliate scusarmi, un paziente mi ha trattenuto più del previsto" fa presente in tono di scuse.
Aspetta che loro annuiscano, comprensivi, prima di continuare a parlare.
"Prego, seguitemi" li fa strada, indicando la direzione da seguire con una mano.
So dove stiano andando, lo studio di Visconti è lì vicino.
Di una cosa sono sicura, non potrò mai chiedere al mio superiore cosa si siano detti, lì, tra quelle quattro mura, ma forse, in questo, Luca potrà essermi d'aiuto.



ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti!
Come potete vedere, questa volta sono stata davvero brava, tornando a postare dopo solo una settimana. Si tratta di un capitolo di passaggio, dove sembra non accada molto, ma in esso sono nascosti degli spunti per i capitoli che verranno. Cosa starà per succedere?
Non vi basta che continuare a seguire per scoprirlo.
Intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto e ditemi, ma Franci e Luci non sono dolcissimi?😍 E  Luca geloso della piccola? Vogliamo parlarne ahahah!
Aspetto le vostre opinioni e ringrazio le dolcissime ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, chiunque l'abbia aggiunta tra le liste e i lettori silenziosi di cui, non vi nascondo, qualche volta mi piacerebbe ricevere un parere.
Poi vi ricordo, nel caso qualcuno non l'abbia ancora fatto, di leggere la one- shot prequel della storia che ho postato qualche mese fa. Non siete curiosi di scoprire come si siano conosciuti Anita e Luca?.
Qui il link: First Love- Dove tutto ebbe inizio
Spero di poter postare in breve tempo, di nuovo, e vi ringrazio infinitamente per tutto.
Alla prossima!




















  
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