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Autore: Il cactus infelice    20/10/2018    4 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Depressione

 

 

 

Riprendersi da una guerra non è mai facile per nessuno. Alla gioia di aver sconfitto un terribile nemico che aveva minacciato l’ordine mondiale per anni si contrapponevano il peso e la tristezza dell’aver perso i propri cari. E la seconda guerra magica aveva fatto numerose vittime.
Rimettere in sesto Hogwarts non era stato troppo complesso; tutti quelli che ancora si reggevano in piedi e che ne avevano le forze, si erano uniti per ricostruirla. Per alcune cose ci sarebbero voluti un po’ di giorni, ma l’antica scuola di magia e stregoneria avrebbe ripreso il suo solito aspetto imponente e magnifico in men che non si dica. Le creature magiche che avevano aiutato erano ritornate nella Foresta Proibita, le macerie ripulite, le mura riportate in piedi e le aule al loro posto. Dopotutto, era più facile tenersi impegnati che pensare ai propri morti.
Nei giorni a seguire erano stati organizzati dei solenni funerali per chi aveva perso la vita nella battaglia e una lapide con i loro nomi era stata eretta nel giardino di Hogwarts, vicino al Cipresso. La professoressa McGranitt era stata nominata nuova preside di Hogwarts e si preparava ad accogliere gli studenti per il nuovo anno, mentre a Kingsley Shacklebolt era stato affidato il compito di Primo Ministro del Mondo Magico.
Insomma, tutto sembrava volgere per il verso giusto, tornare alla normalità. Sembrava. Si sa che alcune persone però ci mettono di più, non tutti reagiscono alla stessa maniera e non tutti riescono a riprendersi in mano la propria vita così facilmente.
Il lutto è sempre difficile da affrontare e più la persona era amata più l’impatto emotivo era pesante. Se poi le persone perse erano più di una… Be’, in quel caso riprendersi diventava addirittura un’impresa. 

 

I Weasley erano tornato alla Tana e con loro anche Harry. Cercavano tutti di soppesare a quella enorme mancanza che sentivano pesantemente presente. I momenti dei pasti erano i più difficili; Bill, Percy e Charlie venivano in visita più spesso del solito, si parlava del più e del meno, ma l’assenza di Fred era come un’enorme spada di Damocle che trafiggeva il cuore di tutti. George non scherzava più, non faceva più impazzire i suoi fratelli e alle volte si rifiutava di scendere a tavola preferendo rimanere nella sua stanza. Molly aveva tolto l’enorme orologio che indicava i nomi di tutti i componenti della famiglia solo per non vedere quella lancetta che indicava il nome del figlio spaccata in due. Harry l’aveva sentita piangere spesso la notte quando si alzava perché non riusciva a dormire. Aveva iniziato a soffrire d’insonnia e in quei momenti gli avrebbe fatto comodo la presenza di Hermione - tornata a casa per riportare indietro i suoi genitori e ridargli la memoria. Parlare con lei lo aiutava sempre a cambiare le prospettive. Sentiva un senso di pesantezza addosso, qualcosa che lo opprimeva; la sua testa era perennemente in balia di pensieri, si ripassava le scene delle cose che aveva fatto come in un film, delle azioni che aveva compiuto pensando a come avrebbe potuto agire meglio perché tutti si potessero salvare; non si limitava a rivedere nella propria mente solo quell’ultimo anno, ma addirittura anni e anni prima. Come con Sirius. Avrebbe potuto fare le cose diversamente. Avrebbe potuto sconfiggere Voldemort senza tutte quelle morti.
Sapeva che erano pensieri stupidi, che avrebbe solo dovuto gioire per la vittoria della guerra, ma proprio non ce la faceva. Si disse che era solo un periodo, che i primi momenti erano così e che dopo qualche tempo tutto sarebbe passato e avrebbe potuto finalmente godere della pace e del non essere costantemente in pericolo di vita.
Ma adesso, l’unica cosa che poteva fare era stare accanto ai Weasley, la sua famiglia, e a Ron e Ginny. Nessuno meglio di lui poteva sapere come ci si sentiva nel perdere una persona amata. Dicono che farsi forza gli uni con gli altri fosse il miglior modo per guarire.
“Quando se ne andrà questa tristezza?” chiese la ragazza ad Harry, sdraiato nel letto accanto a lei. I due erano soli nella camera della Weasley più piccola, per fortuna, essendo una ragazza, non la doveva condividere con altri.
Harry sospirò. Aveva capito a cosa si riferisse, ma non avrebbe saputo darle una risposta. La tristezza per la morte di Sirius, o dei suoi genitori, non gli era mai passata. Certe volte si faceva sentire meno ma altre pesava come un’incudine. Ma non era tanto certo di voler dire proprio questo alla ragazza.
Perciò si limitò a girarsi verso di lei e a baciarla sulle labbra. Ginny lo tirò verso di sé e cercò di approfondire quel bacio. Gli mise le mani sotto la maglietta, sfiorandogli la cintura dei jeans. Aprì gli occhi per inchiodarli in quelli verdi del ragazzo.
“Facciamolo, Harry”.
Il Grifondoro respirò contro la sua bocca. “Sei sicura?”
“Sì”.
E come per dargli una prova che le sue non erano solo parole, si tolse la maglietta e si slacciò il reggiseno. In men che non si dica, Harry entrò dentro di lei e fecero sesso quasi con urgenza.

 

Giugno e Luglio passarono con una certa calma. Il mondo si stava riprendendo più velocemente di quello che ci si pronosticava e molte persone erano già tornate alle loro solite occupazioni, persino il signor Weasley e i loro figli.
Anche Hogwarts si stava preparando a riaprire i battenti, come la McGranitt aveva annunciato quando era venuta in visita alla Tana, proponendo a Harry, Ron ed Hermione di frequentare l’ultimo anno insieme a tutti gli altri studenti che avevano già frequentato il settimo, ma che ovviamente non avevano ricevuto la giusta preparazione.
Harry e Ron si mostrarono titubanti ma alla fine vennero convinti da Hermione che fece notare loro che avevano ancora molte cose da imparare e che almeno così avrebbero potuto prendersi un periodo di relax prima di pensare a cosa fare delle proprie vite.
“Sto ancora cercando un insegnante di Trasfigurazione e di Difesa contro le arti oscure”, aggiunse la nuova preside in carica. “Se avete delle conoscenze fatevi pure avanti”.
Harry fece un segno di assenso.
“Lo faremo, professoressa, non si preoccupi”, promise la signora Weasley accompagnando l’anziana donna alla porta.
Persino il compleanno di Harry venne festeggiato, anche se il ragazzo non avrebbe voluto. Ma aveva visto negli occhi di Molly che ci teneva e forse questa l’avrebbe tenuta impegnata dal pensare a Fred. Non fu nulla di troppo pretenzioso, solo un pranzo più buono del solito e una torta. In quell’occasione persino George comparve in cucina.
“Ti ho preso una cosa”, disse Ginny trascinando Harry in un angolo della casa dove potessero avere un po’ più di intimità dal resto della famiglia.
“Ginny, non dovevi”.
“Non ti preoccupare. L’ho fatto con piacere”.
Il ragazzo prese in mano il pacchetto che la rossina gli porgeva, pensando a quanto si fosse sforzata per fargli quel regalo con tutto quello che stava accadendo in casa sua. Scartò il regalo e tirò fuori un sottile braccialetto di cuoio con un ciondolo a forma di boccino legato in mezzo.
“È bellissimo, Gin. Ti ringrazio”.
Ginny gli sorrise.
“Mi aiuti a metterlo?”
Dopo aver attaccato il braccialetto al polso del ragazzo, la Weasley buttò le braccia attorno al collo di Harry e lo baciò come se ne andasse della sua vita. 

 

Ma tutto ad un tratto, i primi di agosto, Harry sentì di essere fuori posto in quella casa, si sentì di troppo. In fondo, era sempre stato un ospite, per quanto ormai tutti lo trattassero come uno di famiglia. Ma la signora Weasley gli proibiva di fare qualsiasi tipo di faccenda, anche solo aiutarla ed era stanco di non fare niente. Aveva bisogno di trovare uno spazio suo.
“E dove vorresti andare?” gli chiese Ron quando Harry espresse il suo desiderio.
“A Grimmauld Place. Sirius l’ha lasciata a me. Non posso stare qui in eterno, Ron, casa tua non è un porto…”.
“Lo sai che qui sei sempre il benvenuto”.
“Lo so, Ron. Ma ho bisogno di avere un posto mio”.
“Lascialo andare, Ron”, disse Hermione prendendogli la mano. “Harry ha ragione”.
Ron scrollò le spalle e accettò, anche se non sembrava del tutto sicuro. Harry sperava che non ce l’avesse con lui, ma non aveva voglia di litigare.
Salutò tutta la famiglia Weasley - Molly era piuttosto dispiaciuta nel vederlo andare via - e promise a Ginny che sarebbe venuto a trovarla e che l’avrebbe avvisata quando Grimmauld Place fosse stata pronta. Poi prese il baule e si smaterializzò.

 

Rimettere a posto l’enorme villa che era Grimmauld Place non fu troppo difficile, specialmente quando la notte non riusciva a dormire e allora si metteva a sistemare anche nelle ore tarde, per distrarsi e stancarsi. Kreacher era sempre lì, antipatico e scontroso come al solito, ma gli toccava servire il nuovo padrone. 
“Luridi Mezzosangue! Sporchi traditori, il Signore Oscuro vi maledirà dall’Oltretomba” stava urlando una infuriata Walburga Black facendo agitare anche gli altri personaggi nei quadri, tutti parenti di Sirius, nascosti dietro gli arazzi.
Il suono del campanello distrasse il ragazzo che chiuse di scatto le tende sul ritratto di Walburga. “Taci, mostro!” sussurrò mentre andava ad aprire la porta.
Il suo primo visitatore fu Hagrid. Harry strabuzzò gli occhi nel trovarselo di fronte.
“Harry! Sono andato dai Weasley ma mi hanno detto che stai qui ora”.
“Sì, Hagrid. Vuoi entrare?” Per quanto il Grifondoro adorasse Hagrid e fosse contento di vederlo, era un po’ scocciato di avere visite.
“Vieni qui fuori prima, devo farti vedere una cosa”.
Harry lo seguì nel cortile e si trovò dinanzi alla vecchia moto di Sirius.
“Ta-daaaa!” esclamò il Mezzogigante con un sorriso enorme. “Ho pensato di regalartela. Ci ho tolto il sidecar, tu non ne hai bisogno”.
“Hagrid, dici davvero?”
“Sì, dico davvero. Mi dispiace non essere venuto al tuo compleanno l’altro giorno, ma sai… Con Hogwarts che si rinnova, la McGranitt mi ha chiesto di dare una mano”.
“Capisco, Hagrid, non ti preoccupare”.
“Non ce l’hai con me, vero?”
Harry gli sorrise. “No, Hagrid, non potrei mai avercela con te”.
“Oh bene”.
“Vuoi entrare, Hagrid?” gli chiese alla fine, anche se un po’ titubante. Non aveva voglia di stare in compagnia, ma non invitare Hagrid in casa gli sembrava da maleducati, considerando anche il meraviglioso regalo che gli aveva fatto.
“Grazie, Harry, ma devo proprio andare. Ci sono ancora molte cose da fare e Settembre è quasi alle porte. Sono venuto solo a portarti il regalo”.
Il Grifondoro tirò un sospiro di sollievo quando vide l’amico andarsene per la sua strada. Si avvicinò alla moto e sentì di nuovo il magone. Hagrid non poteva fargli regalo migliore, la vecchia moto di Sirius, ma tra lo stare nella casa del suo vecchio padrino e guidare quella moto non era molto sicuro quanto facesse bene alla sua psiche. Ricacciò indietro le lacrime e rientrò in casa. 

 

Harry davvero aveva pensato che le cose sarebbero andate meglio con il passare dei giorni, invece si sentiva sempre peggio.
Non aveva voglia di fare nulla, né di alzarsi dal letto né di prepararsi da mangiare. Spiluccava qualcosa giusto per calmare il brontolio dello stomaco e alle volte chiedeva a Kreacher di pensarci lui ma temeva che l’elfo lo potesse avvelenare e allora preferiva non chiederglielo troppo spesso.
Ciondolava in quella casa oscura, piena di ricordi e memorie, come un fantasma e poteva ben dirlo che si sentiva più morto che vivo.
Gli arrivò pure qualche lettera, da Ron, da Hermione e da Ginny e tutti gli chiedevano quando sarebbe tornato, gli dicevano di non stare da solo. Harry non rispose a nessuno di loro. Persino prendere carta e penna gli risultava difficile e vedere i suoi amici… al solo pensiero gli tremavano le gambe. Non ce la faceva, non ne aveva le forze. Dentro di lui capiva bene qual era il sentimento che glielo impediva, ma ammetterlo era una questione ben più ardua.
Fino a che un giorno fu proprio Ginny a rompere quella barriera. Si smaterializzò direttamente dentro casa e per poco non fece venire un infarto ad Harry.
“Si può sapere che ti prende?” lo aggredì la ragazza. “Non rispondi alle lettere, non vieni a trovarci… Che stai facendo, Harry?”
Il bambino sopravvissuto la guardò con i suoi occhi verdi in una maniera che la sconcertò.
“Gin, perché sei venuta qui?”
La Grifoncina strabuzzò gli occhi. “Come sarebbe a dire? Sono la tua ragazza, o te lo sei scordato? È una settimana che non abbiamo più tue notizie”.
“Non dovevi venire qua”.
“Harry, si può sapere che ti prende?”
“Niente, Ginny!” le urlò. “Solo… Perché dovete starmi sempre addosso?”
“Chi è che ti sta addosso?”
“Tu e Ron ed Hermione. Con le vostre lettere e… le vostre parole, il vostro affetto. Io non ce la faccio più”.
“Che cosa?” chiese Ginny, gli occhi sgranati per lo sgomento.
“Vorrei solo che mi lasciaste in pace”.
“Anche io?”
“Sì, Gin, anche tu”.
“Vuoi che ci lasciamo?”
Il ragazzo deglutì e alzò lo sguardo sulla ragazza. Attese un attimo prima di dire quelle parole che gli sarebbero pesate come un macigno sul cuore. “Sì. Non voglio stare con te, non… posso. È meglio che ti trovi qualcun altro”.
Ginny lo guardò come si guarderebbe un pazzo omicida. Sapeva di averle fatto male, di averla ferita e forse in modo irreparabile. Ma preferiva chiuderla subito piuttosto che trascinarla in quella che sapeva sarebbe stata una vita difficile, accanto a lui.
La rossina scosse il capo e tutto quello che riuscì a dirgli fu: “Come vuoi, Harry. Tanto riesci sempre a rovinare tutto”. Poi si girò sui tacchi e se ne andò lasciandolo di nuovo solo in quella buia e triste casa.
Non sapeva cosa gli fosse preso, lasciare Ginny non era stata una cosa premeditata e non pensava che lo avrebbe davvero fatto, ma era stata come un’illuminazione, una vocina che gli diceva che lo doveva fare se davvero ci teneva a lei. Altrimenti l’avrebbe trascinata in quel baratro nel quale stava cadendo e dal quale non sentiva di potersi tirare su.
E poi, lei aveva ragione: sapeva solo rovinare tutto, rovinare le vite degli altri. 

 

***

   

Eccomi qui, con questa long-fic che non so quanto esattamente sarà long.

Molti capitoli sono già pronti per cui penso che aggiornerò ogni sabato. Non ho terminato di scrivere la storia, ma nella mia testa è già conclusa per cui non dovrete aspettare in eterno gli aggiornamenti. A meno che io non venga rapita dai Mangiamorte e data in pasto a Nagini. Non si sa mai.
Questo è il primo capitolo, un po’ sbrigativo forse, ma serve per introdurci alla storia che vedrà come protagonista Harry Potter (per cui, se lo odiate come personaggio, ahimè, forse è meglio per voi che torniate indietro. Oppure sono talmente brava che ve lo farò amare ^-^). Ci saranno tantissime parti introspettive che analizzeranno la sua psiche e tutto quello che lui fa dopo aver sconfitto Voldemort e, credetemi, non saranno belle cose. Anzi.
I momenti angst per il nostro Salvatore non sono ancora terminati.
 
Comunque sia, questa storia è nata dal mio infinito amore per James Potter e tutti i Malandrini per cui (piccolo spoiler ma tanto lo avrete letto nell’introduzione) sì, ci sarà un bel ritorno da parte di qualcuno dal regno dei morti (wink wink wink). Ma prima di arrivarci vi dovrete sorbire qualche tristissimo e disagiatissimo capitolo sulla depressione di Harry. 

 

Detto questo, ho già detto troppo.
Io vi prego, vi scongiuro, vi supplico, vi chiedo in ginocchio di lasciarmi qualche recensione. So che è ancora molto poco su cui basarsi, ma ditemi cosa ne pensate e se vorrete continuare la lettura. Datemi dei consigli o delle critiche, delle opinioni o dei suggerimenti. 

Se poi vi va, nel mio profilo trovate anche delle oneshot su Daredevil e Torchwood, altri due fandom che adoro. 

Bacioni a tutti,

Cactus.

 

 

 

   
 
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