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Autore: VvFreiheit    21/10/2018    6 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
.
Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andy ci pensò brevemente e poi fece la sua scelta, che era certo sarebbe stata anche quella del compagno “Stasera direi crème brûlé” sentenziò.

Mika sorrise felice di non dover prendere quella difficile decisione da solo. “Crème brûlé sia!”

-*-*-*-*-*-

Non sapeva dire con esattezza come fosse riuscito ad affrontare le ultime 30 ore della sua vita.

Dopo 24 ore quasi filate in studio comprese di incisione, produzione e videoconferenza in diretta con gli Stati Uniti per il mixaggio che aveva voluto monitorare in tempo reale, il suo manager l’aveva letteralmente ritirato dagli studi per trascinarlo nei propri e discutere per mezza mattinata e tutto il pomeriggio seguente delle date del tour mondiale che era in piena fase di definizione.

L’unica cosa di cui era certo, era che in quel momento dopo 30 ore di lavoro e 0 ore di sonno, il taxi che lo stava portando verso la zona sud-ovest della città con il suo ritmo lento e cadenzato dal traffico lo stava cullando in maniera fin troppo dolce. Decise di poggiare la testa al finestrino e chiudere gli occhi pesanti per 5 minuti, ma non ne passarono due che una paperella invadente si fece largo tra i suoi neuroni già quasi addormentati, destandolo di scatto.

Borbottò alla sveglia del cellulare e nell’atto di spegnerla notò il nome che gli aveva assegnato “Cena da mamma” ricordandosi in un baleno di come la sua giornata fosse tutt’altro che finita.

Fece mente locale per quanto il suo cervello gli concedesse e cercò una scusa valida per poter dar buca all’intera famiglia Penniman. Dopo due minuti infruttuosi, a corto di idee decise che non gli restava altro da fare se non cercare uno Starbucks dove ordinare un doppio, triplo caffè e sperare nel suo effetto.

Fece deviare il taxi da casa sua a casa dei suoi e si fece lasciare un centinaio di metri prima all’incrocio dove tra un negozio di vestiti improbabile e una cioccolateria, svettava l’insegna verde, bianca e nera della catena di caffetterie.

Una dose doppia di caffeina più tardi, suonò alla sua vecchia casa di South Kensington, dove una Zuleika raggiante accolse il fratello che non vedeva da alcune settimane.

Il vociare della famiglia Penniman, Mika lo notò immediatamente per sua somma gioia, mancava della solita soglia improponibile di decibel, e benché ne fosse estremamente lieto, si chiese a cosa mai fosse dovuto.

Ci mise meno di un minuto a rispondersi da solo. L’urlo demoniaco di suo nipote gli trapanò i timpani restituendogli una fitta alla testa a cui evitò di imprecare per gentilezza.

Paloma sbuffò sonoramente borbottando qualcosa di simile a un “…oggi non ne vuole sapere proprio di dormire!” alzandosi dal divano e rintanandosi nella stanza accanto, dove il piccolino di casa aveva dormito sonni tranquilli per ben 20 minuti, prima di rivendicare con forza la sua presenza irrequieta.

Le urla perforanti cessarono nel momento esatto in cui Paloma prese in braccio il figlioletto e iniziò a cullarlo per l’ennesima volta da che aveva messo piede in casa dei genitori.

Mika venne invece racchiuso tra padre, sorellina e fratello che lo vollero salutare per bene e ragguagliare su importanti questioni, di cui lui fece finta di seguire il discorso minuziosamente.

Non appena il piccolo Bobo ritrovò il sonno perduto, Paloma fece capolino nella sala da pranzo andando ad occupare il suo posto d’ordinanza, dando così il via alla cena.

“Si è riaddormentato?” chiese Mike alla figlia, con sguardo dolce e comprensivo.

Paloma annuì finendo di masticare l’enorme boccone di cous cous. “Oggi non so cos’abbia, è irrequieto. Comunque adesso ha mangiato di nuovo, dovrebbe dormire…” spiegò alla famigliola con un sorriso.

Era stata fortunata, Bobo era un bambino tranquillo e molto poco incline al pianto facile. Aveva presto imparato come capire i suoi bisogni dalle espressioni e dai comportamenti e in 4 mesi e mezzo per sua grande fortuna aveva trascorso ben poche notti davvero insonni.

Essere una mamma single non era per nulla semplice, specialmente in certi momenti, ma doveva ammettere di aver avuto un bimbo molto semplice da gestire, rispetto a molte altre mamme che aveva conosciuto di recente.

“Li hai visti i miei progetti per le camere??” Fortuné si inserì nella discussione tra le sorelle sulla casa di Miami, andando a interpellare l’ultimo dei 4 che ancora non aveva espresso dettagliatamente il suo parere sulle sue creazioni.

Mika ci mise un attimo a capire a cosa si riferisse il quasi-architetto e rispose scuotendo la testa in modo meccanico.

“Ma daaaai! Cioè, l’idea della casa è stata tua, in sti giorni stiam decidendo cose fondamentali su come procedere e tu manco ci presti attenzione!” lo riprese quasi offeso per la scarsa considerazione che aveva dato loro in quegli ultimi 3 giorni.

Mika sospirò, trattenendosi dallo sbuffare “Fort… sono decisamente preso in questi giorni. Non è che non me ne importa, ma ho una marea di progetti e di persone che in ‘sti giorni vogliono la mia attenzione e io non posso arrivare ovunque. Lasciami il tempo, ci guarderò bene e ti dirò esattamente cosa ne penso” gli parlò onestamente, cercando di fargli capire come non avesse mancato di considerarlo per i motivi che lui credeva.

“Se se…” bofonchiò il minore dei fratelli sventolando la mano come a scacciare una mosca.

Mika sospirò di nuovo lasciando libero sfogo ad uno sbadiglio, stanco di trattenerli oltre. Avevano finito anche la seconda portata, mancava il dolce e poi sarebbe arrivato il momento del caffè, dose vitale per non crollare con la faccia sul piatto. Ce la poteva fare.

Aveva dato retta a ciascuno dei componenti della tavola almeno per un momento da bravo fratello e figlio ma quando le voci iniziarono a sovrapporsi in discorsi differenti e incrociati, il suo cervello iniziò seriamente a lanciargli segnali di sovraccarico.

A salvarlo arrivò una vocina acuta e decisamente prorompente, che nonostante la parete a separare, si udì forte e chiara.

Paloma si alzò dalla sedia “Niente, oggi va così…” commentò avviandosi nell’altra stanza e Mika decise di prendere la palla al balzo.

Suo nipote poteva avergli appena salvato la serata.

“Vengo anche io che ti aiuto e lo saluto” si propose seguendo la sorella a passi lunghi e ben distesi, fino ad arrivare in salotto al cospetto del principino biondo che in centro all’enorme divano urlava a squarciagola.

“Cucciolino cosa c’è?” gli si rivolse direttamente prendendolo in braccio, cullandolo un attimo prima di sedersi sul divano con fare stanco. Bobo non smise immediatamente il suo lamento, ma ridusse le grida e si aggrappò alla maglia dello zio, lasciandosi coccolare, mentre Paloma prendeva posto a sua volta accanto al fratello, passando la mano dolcemente sul capo del piccolo per fargli percepire il suo odore e la sua presenza.

“Shhh tesoro, siamo qui” sussurrò dolcemente lasciando un bacio sulla manina del figlio che aveva intanto preso a guardare lo zio, tra le cui braccia stava sempre volentieri.

“Com’è cresciuto!” notò Mika passandogli un dito sul nasino tondo che lui prese immediatamente nella mano per poi portarselo alla bocca e mordicchiarlo.

Paloma glielo tolse dalla bocca dolcemente, ricevendo uno sguardo contrariato e un broncio che non promettevano nulla di buono.

“Lascialo, finché non ha i denti va bene!” gli concesse Mika, accarezzandogli le guanciotte umide dal pianto.

“Viziatello sei!” gli diede un buffetto ricevendo un mezzo sorriso.

Mika si appoggiò allo schienale del divano affondandoci con Bobo tra le braccia e si permise di dare sfogo alla serie di sbadigli che aveva trattenuto durante tutta la cena.

Paloma andò in cucina lavare il ciuccio caduto a terra e tornò nella stanza osservando il quadretto dolcissimo che la fece sorridere intenerita.

Prese posto di nuovo accanto al fratello e non mancò di osservare i suoi occhi pesanti.

“Tu invece sei stanco morto” notò affettuosamente, passandogli una mano sulla spalla, ricevendo un cenno di assenso.

“Sono stato al lavoro da ieri mattina alle 8” ammise sbadigliando di nuovo, carezzando la testa di Bobo che si era intanto appoggiato tranquillamente alla sua spalla, continuando a giocherellare col dito tra le manine.

“…da ieri mattina alle 8…? Notte compresa…?” chiese incredula la sorella maggiore squadrandolo stupefatta.

Mika annuì spiegando velocemente, chiudendo quindi gli occhi un attimo “Mixaggio in remoto con studio di Los Angeles”

Paloma scosse la testa “Voi musicisti siete tutti matti!” ammise osservandolo.

Il riccio annuì di nuovo, dando pienamente ragione a Paloma, continuando nel mentre a coccolare il suo nipotino che cullato dalla quiete e dalla vicinanza di mamma e zio stava già iniziando ad assopirsi.

“Se vuoi andare di là, resto io con lui, così è tranquillo” si offrì notando come il piccolino di casa fosse ormai nuovamente sulla strada verso un sonno profondo e come a lui non mancasse nulla per fare la sua stessa identica fine.

Paloma annuì guardando dolcemente i due ometti “Va bene, ma salite in camera, Mika…” lo spronò accarezzandogli un braccio, ricevendo però un cenno di dissenso.

“Se salgo non mi sveglio più” la mise al corrente biascicando le parole dal sonno che si stava già insinuando.

“Appunto! Resta a dormire, siamo qui tutti. Sarà come i vecchi tempi, e poi non puoi pensare di andare a casa dai, sai a malapena come ti chiami” cercò di convincerlo ammucchiando una ragione dopo l’altra.

Mika non rispose, in parte perché improvvisamente l’idea di restare a dormire stava iniziando a suonare non del tutto assurda, e in parte perché i suoi pensieri stavano avendo difficoltà a percorrere la strada necessaria a passare dal cervello alla bocca.

“E’ un sì. Dai, forza!” Paloma decise per tutti quanti, picchiettando il braccio del fratello e districando il figlio dal suo abbraccio, provocando un brontolio infastidito da entrambe le parti.

“Mika! Se rivuoi Mini-Penniman alzati e seguimi, su, avanti!” lo incitò tirandolo per un braccio.

Mika sbuffò aprendo gli occhi con una fatica immane, costringendosi a seguire la sorella su per le scale.

Gli balenò fulmineamente per la testa l’idea di passare per la sala da pranzo a salutare il resto della famiglia, ma le domande che ognuno avrebbe avanzato sul perché alle 21:30 si stesse già per andare a coricare, gli fecero tirare dritto verso la zona notte.

Non ebbe neppure bisogno di accendere la luce per arrivare al suo vecchio letto. Aveva fatto quel tragitto tante di quelle volte mezzo ubriaco, stanco morto o da sonnambulo, che il suo inconscio avrebbe saputo trovare la strada anche al buio completo.

Con un mugolio si lasciò ricadere sul letto, provocando una risatina da parte della sorella.
 
“Mi sarebbe piaciuto vedere come avresti fatto ad arrivare a casa tua eh…” chiese più a sé stessa che a lui, ricevendo l’ennesimo borbottio e le braccia tese verso di sé ad occhi chiusi, a chiedere che Bobo tornasse tra le sue braccia.

Paloma lasciò il figlio delicatamente al fratello, provvedendo a sistemare alcuni cuscini e piccoli peluche addosso al muro così che Bobo non sbattesse contro se invece di voltarsi dalla parte di Mika, steso su un fianco a fare da barriera, si fosse girato dall’altra parte.

Da brava sorella maggiore e mamma chioccia sfilò coperta e lenzuolo da sotto i due e li coprì lasciando poi a ciascuno un bacio tra i capelli.

“Notte patati” sussurrò posizionando quindi la radiolina per monitorare il sonno di Bobo ed evitare che Mika dovesse vedersela da solo, almeno intanto che lei era ancora al piano di sotto.

“Hai trovato il baby sitter?” chiese il padre quando la vide tornare in cucina da sola, senza fratello né figlio al seguito.

La donna ridacchiò “Sai che Bobo quando lo vede si tranquillizza, non ho mai capito perché ma… va benissimo così” prese posto indicando a Fortuné la cialda rossa del caffè, tra le due che teneva tra le mani aspettando la sua scelta.

“Lo stakanovista quindi non beve il caffè?” chiese il minore un filo acidamente, girando la rotella e dando il via alle prime gocce di caffè.

“Fort… dovresti darci un taglio… ha lavorato dalle 8 di ieri mattina fino a quando è arrivato qui a cena, notte compresa. Se non ha guardato i tuoi progetti foooorse è perché non ha manco avuto il tempo per poggiare la testa sul cuscino nelle ultime 36 ore.” Lo redarguì sonoramente. In famiglia tutti sapevano dello status di intoccabile che Mika aveva per Paloma, e nessuno si stupì della sua uscita.

“Ho notato…” ammise Joannie, a cui non era sfuggita la leggera apatia di uno tra i più mattacchioni dei suoi figli. “Immagino stia già russando sul divano” sorrise in direzione della secondogenita.

“Li ho spediti in camera e sì, oramai saranno entrati entrambi in letargo” li mise al corrente sorseggiando il suo caffè rigorosamente amaro, come le piaceva.

La serata si prolungò parecchio tra chiacchiere di ogni tipo poi quando gli sbadigli di tutti quanti iniziarono a divenire più numerosi delle parole, la combriccola si ritirò tutta ai piani superiori.

“Fort, io fossi in te stanotte dormirei nella camera di noi donne se non vuoi svegliarti a metà nottata” consigliò mentre insieme salivano le scale.

Il fratello sbuffò “Non ha ancora 5 mesi che già mi frega la camera!” ridacchiò a Paloma, accettando senza protestare oltre la proposta saggia che aveva ricevuto, entrando in camera per recuperare una maglia e un paio di pantaloncini, notando fratello e nipote dormire l’uno accanto all’altro, con un braccio di Mika a proteggerlo e una mano di Bobo attorno all’adorato dito indice dello zio.

“A vederli così paiono pure teneri e innocui” commentò piano, uscendo dalla porta in punta di piedi.

“Anche tu parevi tenero e innocuo…” si intromise Yasmine con una spintarella al fratello “…poi invece…” continuò lasciando la frase in sospeso e dirigendosi con nonchalance verso la camera.

Joannie rise di gusto alla battuta tra i figli e poi passò a sua volta a salutare i due belli addormentati, coprendo meglio sia il suo adorato nipotino, sia il suo figlioletto.

 
Paloma si svegliò stiracchiandosi decisamente riposata, beandosi della tranquillità e della peculiarità di quel risveglio. Con un veloce sguardo diede un occhio alla sveglia sul comò di Fortuné che segnava le 7:20 del mattino.

Si mise a sedere lentamente e improvvisamente si risvegliò completamente.

Aveva dormito tutta la notte.

Un filo preoccupata dalla stranezza della situazione, abituata ad allattare Bobo almeno una volta, se non due a notte, si alzò in punta di piedi e sbirciò nel letto accanto al suo. I due non parevano essersi mossi tutta notte, giacevano ancora nella stessa posizione, Mika ancora immerso nel suo letargo, Bobo sveglio intento a mordicchiare nuovamente il dito dello zio quasi fosse diventato il suo passatempo preferito, senza il minimo lamento mattutino da fame.

“Ma ciao birbantello!” lo chiamò in un sussurro sorridendogli, districandolo piano dall’abbraccio delicato del fratello che non si svegliò minimamente, prendendolo in braccio e spostandosi al piano di sotto così da poterlo cambiare e allattare senza svegliare nessuno.

Non le sembrò vero di aver dormito così a lungo e così bene e l’umore mattutino si faceva decisamente sentire.

Dopo averlo allattato, cambiato e dopo esserselo coccolato per un’oretta buona, godendosi i suoi occhioni scuri su di sé, i suoi sorrisoni e i suoi gorgoglii ancora insensati, decise di far fruttare il suo risveglio anticipato rispetto agli altri, uscendo a comprare un po’ di cose in pasticceria.

Uno a uno i Penniman comparvero al cospetto della torta e dei croissant che svettavano in mezzo al tavolo, prendendone uno ciascuno. L’ultimo a mettere piede in cucina, all’alba delle 11 annunciandosi con un enorme sbadiglio e il passo strascicato fu immancabilmente Mika.

“Buongiorno! Gli anni passano ma tu rimani sempre il dormiglione della famiglia!” lo accolse Joannie con un affettuoso sfottò, prodigandosi a inserire la sua cialda preferita nella macchinetta e a far schiumare il latte, per preparare l’ultimo cappuccino della giornata.

“Sono coerente ma’!” si giustificò prendendo posto al tavolo, seduto a poca distanza da Yasmine che teneva in braccio Bobo che vedendo arrivare lo zio sorrise istantaneamente.

“Ma ciiiaaaaaaao teeee!” allungò una mano per fargli i complimenti, parlando con vocina fine e giocosa che Bobo in qualche modo replicò contento.

“Quando ti ha svegliato? Non me ne sono manco accorto!” indagò con Paloma cercando di ricordare un istante preciso, senza esito.

“Non mi ha svegliato. Mi sono alzata io d’istinto verso 7 e mezzo e l’ho trovato sveglio che masticava il tuo dito come quando si è addormentato ieri. Non ha detto A. Non ho idea di cosa tu gli faccia, ma sappi che te lo porterò spesso!!” spiegò raggiante passandogli il barattolino del cacao amaro che era solito spargere sula schiuma bianca in quantità.

Prima di tempestare il cappuccino di cacao immerse un dito nella schiuma, attento a catturare sulla punta del dito solo latte e nessuna traccia di caffè, e voltandosi verso il nipote lasciò che ciucciasse con fare goloso la schiuma candida.

“Abbiamo feeling!” ammise assumendo un’espressione fiera e orgogliosa immergendo poi il cornetto nella tazza, facendo straripare la schiuma, che colò lungo il fianco della tazza.

“O forse avete entrambi la stessa età mentale!” lo sfotté Zuleika lanciando sul tavolo la spugna dal lavello, perché potesse pulire il tavolo.

Mika ancora con un pezzo di brioche in bocca rispose “Può effere!!” facendo ridere metà tavolata.

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Buooooooondì!
Stavolta in perfetto tempismo arriva l'aggiornamento!
Beh dai, ci stava un po' di sano ed amato fuff, chi non scuoricinerebbe con Mika e il pupo?
VI lascio le due caramelline per le vostre recensioni!

- “La smetti?? Mamma mia Mika!” sbottò ad un certo punto la siciliana, stanca di sentire il suo alunno autodenigrarsi gratuitamente ogni frase e mezza. “L’anno scorso eri molto meno in ansia, che ti succede…?” addolcì il tono un secondo più tardi, cercando di scavare un po’ di più nella sua mente, per capire quale fosse il motivo di cotanta agitazione e preoccupazione, al di là della sua proverbiale pignoleria.-

- “Vuoi staccare quel cazzo di dito dal campanello????” fulminò Fortuné non appena la porta fu abbastanza aperta per permettergli di vedere chi vi fosse al di là.-

Eccovi!
A domenica prossima!
Besos
Vv
  
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