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Autore: Felix_Felicis00    21/10/2018    4 recensioni
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Una società segreta.
Un gruppo di adolescenti ricchi e viziati.
Alcool, droga e sesso.
Una festa.
"Sarà una notte indimenticabile!". Così sí erano detti.
Poi il ritrovamento di un cadavere.
Una sola domanda: chi è l'assassino?
Dalla storia:
"Ed ecco, tutto era diventato buio e calmo, nessun rumore arrivava più alle sue orecchie e mentre si arrendeva al suo corpo, una sola immagine le tornava in testa: il volto del suo assassino."
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Dominique Weasley, Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 6

28 ottobre 2021, 17.30
Giardini di Hogwarts
Centonovantaquattro giorni prima

Le regole che James gli aveva dato erano molto semplici, anche un bambino le avrebbe capite. Ovviamente Fred sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi del cugino, il quale non era particolarmente stimato dalle donne. Infatti, per quanto egli si definisse un rubacuori, di fatto era semplicemente un grande imbecille (o almeno così la pensava Fred). A James piaceva tanto sedurre le ragazze e nessuno poteva negare la sua bravura in questo, il problema era che poi finiva per fare arrabbiare le sue “prede” e raramente riusciva a concludere. Tuttavia quando gli aveva detto che esistevano tre semplici mosse per conquistare il cuore di una donna, Fred gli aveva creduto. Forse perché era disperato o forse perché credeva nel “provar non costa nulla”, si era ritrovato con le spalle al muro ad ascoltare l’amico spiegare con aria emozionata e convinta le sue teorie.
Numero uno: seducila. Numero due: innervosiscila a tal punto che si arrabbi con te Numero tre: baciala all’improvviso.
Fred si era ripetuto queste parole all’infinito, finché non aveva deciso che era arrivato il momento di agire. Così il ragazzo l’aveva raggiunta anche quel pomeriggio al solito albero dove lei leggeva o studiava, mentre la squadra di Grifondoro si allenava. Le si era seduto accanto e, con il miglior sorriso seducente che potesse riprodurre, l’aveva salutata.
- Buon giorno, Meds.-
Lei si voltò verso di lui, senza nemmeno fingere un’espressione sorpresa: ormai il loro incontro a quell’ora era diventato abituale.
- Ciao Fred, come è stato l’allenamento? -
- Il solito. Senza di te non è più lo stesso, lo sai. Ci manchi, mi manchi. -
- Anche a me manca giocare, ma non posso farci niente. Purtroppo dovrò limitarmi alla cronaca delle partite - rispose lei, non riuscendo a nascondere un leggero rossore sulle guance.
- Sei bravissima anche in quello, ovviamente. -
Il Grifondoro era ormai convinto che la fase uno fosse stata ultimata, dato il chiaro imbarazzo della ragazza e il sorriso che le illuminava il volto. Decise quindi di passare alla fase due, anche se non sapeva bene come far arrabbiare Medea e, soprattutto, non sapeva se voleva farlo. Poi gli venne un’ispirazione e quindi decise di agire:
- Che leggi? - le domandò, avvicinandosi al giornale che teneva tra le mani.
- La Gazzetta del Profeta, c’è stato un attacco a una famiglia Babbana oggi, un gruppo di vecchi seguaci di Voldemort che crede che i Mangiamorte possano tornare a governare, idioti. Certa gente proprio non la capisco. -
- Fa dei nomi l’articolo? - domandò, fingendosi incuriosito. Medea scosse la testa.
- No, sono riusciti a scappare prima che gli Auror potessero arrivare, purtroppo. -
- Beh, sono convinto che se chiedi a tuo nonno, Lucius, ti potrebbe dare una risposta. Per quanto ne sai, potrebbe persino essere lui uno di quegli uomini. -
Ecco che aveva sganciato la bomba, non aveva avuto nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi mentre pronunciava quelle parole, sperava solo che James avesse ragione. La Grifondoro sbatté le palpebre un paio di volte, non riusciva a credere che il suo migliore amico avesse detto una cosa del genere.
- Prego? - fece scioccata. - Come osi dire una cosa del genere? -
- Lo sai, dai, non fare finta di niente. Lucius Malfoy non è mai stato un santo e nemmeno tuo padre Draco. Per quanto ne sai, potrebbero essere stati loro. -
Medea si alzò in piedi di scatto, strinse forte i pugni e poi, con uno sguardo ricco di disprezzo si rivolse all’amico, che si era sollevato a sua volta.
- Tu non sai proprio niente. Sei solo un ragazzino viziato pieno di pregiudizi. Da te una cosa del genere non me l’aspettavo proprio. Sei un tale idiota, Fred Weasley. -
Poi, a passo spedito, si incamminò verso il castello, senza curarsi della Gazzetta del Profeta che giaceva abbandonata a terra. Il ragazzo si affrettò a raggiungerla e una volta vicino, le afferrò un polso e la fece voltare verso di lui.
- Aspetta - sussurrò. - Scusami, non volevo offenderti. -
Lei non sembrò affatto addolcirsi, ma lui - deciso ad arrivare alla fase tre - si avvicinò a Medea, tenendola sempre stretta e ferma per il polso. Le accarezzò il volto dolcemente con una mano e poi le lasciò un bacio sulle labbra.

***

28 ottobre 2021, 20.30
Fuori dalla Sala Grande
Centonovantaquattro giorni prima

James Potter era molto conosciuto a scuola: figlio di Harry e Ginevra Potter, il Prescelto e una delle salvatrici del Mondo Magico; fratello di Albus Severus e di Lily Luna Potter, miglior Cercatore che Hogwarts avesse visto da anni ormai e ottima strega nonostante la giovane età. Tuttavia James riteneva che lui non aveva proprio nulla di speciale. Era Capitano di Quidditch e un abile Cacciatore, ma non era certo il migliore, forse nemmeno della sua stessa squadra. Non era uno studente meritevole, anzi, a scuola faceva piuttosto fatica, l’unica materia in cui se la cavava era Cura delle Creature Magiche che non era poi così difficile. Era un abile corteggiatore, ma poche volte aveva vere e proprie relazioni, forse perché aveva un’altra ragazza per la testa o forse perché le donzelle che conquistava si rendevano conto che non era poi così speciale.
James diceva di non essere un ragazzo con problemi di autostima, ma il suo atteggiamento borioso e sprezzante molto spesso era fonte di insicurezza. Il suo nome lo precedeva e aveva paura di non essere all’altezza della sua stessa  famiglia. Quindi l’unica arma di difesa che poteva utilizzare era l’arroganza.
Helios Rosier questo lo aveva capito già da tempo: si era ritrovato a passare molto tempo con lui, l’anno precedente erano entrambi iniziati dell’Ordine, e gli era bastato osservarlo un po’ per arrivare a questa conclusione. Tuttavia egli non lo giustificava affatto, anzi. Il Serpeverde riteneva che chiunque si autocommiserava dovesse fare qualcosa per cambiare la situazione; usare l’arroganza, l’egocentrismo e la superficialità non erano un buon rimedio. Era questa la ragione principale dell’antipatia che Helios provava nei confronti di James. Egli però, da galantuomo quale era, non aveva mai rivolto alcun torto al ragazzo, comportandosi a modo, tenendo sempre in mente il suo stato sociale. In quel momento, tuttavia, niente lo avrebbe trattenuto: avrebbe spaccato la faccia a James Potter, che qualcuno osasse fermarlo.
Il Grifondoro non lo aveva ancora notato, troppo impegnato nella conversazione con la ragazza di fronte a lui. Helios se ne stava fermo in mezzo al corridoio, con le gambe leggermente divaricate, i pugni chiusi e un’espressione di fuoco. A passo di marcia si avvicinò verso i due, che chiacchieravano tranquillamente fuori dalla Sala Grande.
- Selene! - sbraitò. - Che cosa stai facendo? -
La ragazza spalancò gli occhi sorpresa e il sorriso che le illuminava il volto sparì dal suo viso, sostituendolo con un’espressione di indignazione. James, al contrario, sembrava alquanto confuso dalla situazione.
- Helios - rispose lei. - Cosa ci fai qui? -
- Sto per lanciare uno Schiantesimo a questo imbecille, cosa credi? - affermò, impugnando la sua bacchetta e puntandola verso il Grifondoro.
- Frena, frena, frena - disse il ragazzo, sentendosi chiamato in causa. - Che cosa ho fatto di male? -
- Niente, tranquillo - lo rassicurò la ragazza. - Mio fratello sta solo esagerando. - Poi lanciò un’occhiataccia a Helios, intimandogli di abbassare i toni e calmarsi.
- Non cercare di difenderti, Potter. Ho visto benissimo quello che sta succedendo qui e non osare dirmi che non è vero - ribatté. A quel punto anche James iniziò ad adirarsi, convinto della sua innocenza per qualsiasi accusa (a lui ignota) che il ragazzo gli stava lanciando.
- Almeno dimmi che cosa ti dà tanto fastidio. Io stavo solo chiacchierando con Selene e poi sei arrivato tu con le tue minacce. Quindi ora vedi di calmarti e di spiegarci cosa ti prende, amico. -
- “Amico” lo dici a qualcun altro, amico. Ora mi stai davvero irritando con quella tua faccia da finto tonto. Ho visto che ci stavi provando con mia sorella, speri di portarti a letto anche lei, eh? Stai tranquillo che non farà parte della tua collezione. -
- Okay, adesso basta - fece Selene, tirando il fratello per un braccio. - Ora ti porto via da qua, ci sta guardando mezzo castello. -
Effettivamente molti studenti che passavano di lì si erano fermati nel corridoio ad osservare la scena e molti altri erano usciti dalla Sala Grande, attirati dalle urla.
- Che guardino! - esclamò Helios, furioso. - Non m’interessa, vedranno quest’idiota ricevere finalmente quello che si merita. -
- Senti Rosier, io e tua sorella stavamo solo parlando tranquillamente. Non ho fatto riferimento a nessuna relazione né tanto meno a un rapporto sessuale. Quindi perché adesso non te ne vai e mi lasci stare? -
- Ho sentito bene quello che hai detto, non prendermi per un deficiente. L’hai invitata ad Hogsmeade! -
- Helios, ho detto basta. Andiamocene da qui, subito - disse irritata Selene, tirando il fratello per un braccio.
- No, ora risolveremo questa situazione una volta per tutte - disse James. - Hai ragione, l’ho invitata, e allora? Lei ha il diritto di uscire con chi voglia e tu non hai voce in capitolo. Inoltre, per quanto mi piacerebbe, non mi sono ancora fatto tua sorella, perciò puoi rilassarti. -
A quel punto Helios non ci vide più dalla rabbia e le parole della ragazza non servirono affatto a calmarlo; sfoderò la sua bacchetta e lanciò un incantesimo contro James, che non ebbe nemmeno il tempo di reagire. In meno di un secondo il suo corpo cadde riverso a terra.

***

28 ottobre 2021, 23.00
Sala dei Trofei
Centonovantaquattro giorni prima

Helios si era presentato puntualissimo alla Sala dei Trofei, pronto a scontare la sua punizione. Il professor Montgomery, direttore della sua Casa, lo stava già aspettando davanti alla porta. Aveva l’aria delusa, ma agli occhi del ragazzo sembrava quasi stesse fingendo. In fondo di punizioni Jacob ne aveva scontate sicuramente tante.
- Buonasera, Helios - lo salutò. - Dovrai semplicemente lucidare tutto ciò che questa stanza contiene, ovviamente senza usare la magia. Se può esserti di sollievo, non sarai solo. Presto arriverà un’altra studentessa. -
Il ragazzo annuì e dopo aver salutato il professore, entrò nella stanza. Aveva da poco iniziato il suo lavoro, quando qualcuno aprì la porta. Helios fu sorpreso quando, alzando gli occhi sulla figura, scoprì che era Medea.
- Ciao, Medea. Che ci fai qui? Anche tu in punizione? -
La ragazza aveva un aspetto terribile, i suoi occhi erano arrossati, i capelli spettinati e sul viso un’espressione allo stesso tempo scocciata, triste e arrabbiata.
- Già - borbottò. - Ho lanciato una fattura orcovolante, l’incantesimo delle pastoie, l’incantesimo languelingua e un altro paio di fatture a quell’imbecille di Fred Weasley. -
- Duello? -
- No, lui non ha nemmeno avuto tempo di prendere la bacchetta in mano che era già per terra immobilizzato. Tu, invece? -
- Ho schiantato James Potter e potrei avergli rotto una costola nel mentre - spiegò con un’alzata di spalle, facendo ridacchiare Medea.
- Sono davvero felice di sapere che i due cugini stanno passando una bella serata in infermeria. -
Helios rise, poi si rimise al lavoro: prese una coppa tra le mani e iniziò a lucidarla in silenzio. La ragazza sospirò, ma affiancò l’altro e afferrò uno straccio e una medaglia d’oro e prese a sfregare con forza.

***

29 ottobre 2021, 23.00

Ingresso
Centonovantatre giorni prima

Lux si stava dirigendo verso la Stamberga Strillante, quella sera ci sarebbe stata una riunione per decidere le ultime cose riguardanti l’iniziazione. Sapeva già che quell’incontro non sarebbe andato a buon fine, il clima all’interno dell’Ordine al momento non era infatti dei migliori. Medea aveva litigato con Fred e Dominique si era ovviamente schierata dalla parte della ragazza, causando l’irritazione di James, il quale aveva avuto una discussione con Helios. Insomma, Lux sapeva che quella riunione sarebbe stata piena di battibecchi e litigi e, in quanto Capa, sarebbe toccato a lei cercare di calmare i bollenti spiriti. Questo, ovviamente, non la rendeva affatto felice, al contrario era di pessimo umore.
Stava per uscire dal portone di ingresso, quando sentì dei passi dietro di lei e, immaginando fosse Dominique che aveva finalmente deciso di smetterla di starsene sdraiata sul letto a frignare e di seguirla, si voltò. Tuttavia si trovò davanti Edward Sullivan, lui le sorrise e lei ricambiò.
- Ciao Lux, come va? - le chiese e lei scrollò semplicemente le spalle, senza dare una risposta vera e propria: non credeva che al ragazzo importasse davvero.
- Tu? - domandò più per cortesia che per curiosità.
- Tutto sommato bene. Andiamo? -
I due ragazzi uscirono dal castello, dirigendosi verso la Stamberga. Lux e Edward non erano mai stati amici, semplicemente compagni di scuola ed entrambi membri dell’Ordine. Tuttavia la ragazza non poteva negare di apprezzarlo: era un ottimo organizzatore di festini, si erano sempre rivolti a lui quando serviva, era un abile giocatore d’azzardo e inoltre era molto fedele, non avrebbe mai rivelato l’esistenza dell’Ordine probabilmente nemmeno sotto tortura. Lux quindi non poteva non considerarlo un membro molto valido e, sebbene non gli avesse dato alcun ruolo importante fino ad ora, sapeva che prima o poi avrebbe sfruttato le sue abilità.
- Allora l’iniziazione si terrà il giorno di Halloween? - chiese Edward in un banale tentativo di iniziare una conversazione, con una domanda di cui sapeva già la risposta.
- Sì, come ogni anno d’altronde. -
- Sei agitata? - domandò. - Quel giorno sarà l’inizio ufficiale del nuovo Ordine, avrai sei ragazzini in più a cui badare. -
- Non ricordarmelo, è già abbastanza difficile con voi sette, ogni giorno una nuova. Non so se hai sentito dei duelli di ieri, un caos che non ti dico - si lamentò.
- Posso solo immaginare. Comunque bisogna dire che finora sei stata molto brava nel tuo ruolo, molto diploma- -
Edward si interruppe nel bel mezzo della frase e smise di camminare, Lux si voltò verso di lui con un’espressione confusa. Il ragazzo era scosso da forti tremori, il volto era pallido e sudava freddo. Appariva terrorizzato e non riusciva a parlare o a muovere un muscolo.
- Che ti succede? - domandò Lux, presa dal panico. - Devo chiamare aiuto? -
Egli non riusciva a risponderle, continuava a guardare un punto impreciso con occhi vuoti, il suo respiro era molto accelerato e la ragazza non aveva idea di cosa fare. Edward iniziò a sbandare qua e là, quindi lei gli prese il polso, aiutandolo a sedersi.
- Vieni, siediti qui. Cerca di respirare, andrà tutto bene - provò a tranquillizzarlo, ma era come parlare ad un albero, lui non sentiva nulla di quello che gli stava dicendo.
- Devo chiamare qualcuno, non so cosa diavolo sta succedendo - esclamò. - Però non ti posso lasciar solo. Dov’è la mia bacchetta? Potrei lanciare delle scintille rosse e sperare che qualcuno le noti. -
In quel momento Edward svenne, gli occhi divennero neri e il suo corpo smise di tremare. Lux ora era seriamente spaventata e voleva solo mettersi ad urlare, ma sapeva che doveva cercare di mantenere la calma. Si inginocchiò accanto a lui e iniziò a scuoterlo e a chiamare il suo nome, cercando di svegliarlo. Pochi secondi dopo si riscosse dalla sua trance, rimase in silenzio un paio di secondi, mentre lei lo fissava a bocca aperta.
- Stai bene? - sussurrò. - Ti porto in infermeria? Vuoi che chiami qualcuno? Ti serve qualcosa? -
- Stai tranquilla, è tutto apposto - rispose lui rilassato ma con voce rotta e il respiro ancora irregolare.
- Ma come? Sei appena svenuto! - esclamò lei, scioccata dal suo tono calmo.
- Davvero, non ti preoccupare. Mi dispiace di averti spaventata, solitamente non mi succede davanti a qualcun altro. -
- Solitamente? Stai dicendo che questa cosa è abitudinaria? -
- Non mi va di parlarne, okay? - disse lui risoluto. - Abbiamo una riunione a cui andare, no? -
Si incamminò subito dopo, senza lasciare alla ragazza, che decise di seguirlo, alcuna possibilità di replicare.

***

31 ottobre 2021, 22.45
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima

Halloween era la festa di zucche, fantasmi, zombie e quant’altro. Una festa alquanto macabra se ci si pensava bene e quale giorno meno perfetto di quello per l’iniziazione dell’Ordine? La Stamberga Strillante era stata decorata con ragnatele (non tutte finte in realtà), zucche intagliate illuminate da candele, scheletri e finti pipistrelli. Erano riusciti a creare un’atmosfera maggiore che nella Sala Grande, aiutanti forse anche dall’aspetto già spettrale della stanza. James e Fred si erano procurati cibo e bevande dalle cucine, mentre Edward, Helios e Daniel si erano occupati degli alcolici e le ragazze avevano pensato alle decorazioni. Mancava solo recuperare gli iniziati e per quella notte le cose sarebbero andate in maniera un po’ speciale. Infatti i membri dell’Ordine avevano deciso di rapirli dai loro dormitori: avrebbero indossato le loro maschere e mantelli, sarebbero entrati di nascosto nelle loro stanze e, tappando loro la bocca, li avrebbero letteralmente trascinati fuori dai loro letti e portati alla Stamberga Strillante con indosso ancora i loro pigiami.
Dominique e Daniel non avrebbero dovuto svolgere questo compito, essendo i membri dell’Ordine di più rispetto agli iniziati, quindi erano stati incaricati di recarsi già al luogo dell’incontro e aspettare lì gli altri. In realtà Lux non ne poteva più di ascoltare l’amica lamentarsi di James, quando l’unica ad aver diritto di parola era Medea, la quale però sapeva essere molto più matura della Serpeverde. Quindi aveva deciso di usare la scusa del “non ci serve che siano tutti presenti” e aveva così spedito Dominique e Daniel alla Stamberga. Il ragazzo non era stata una scelta del tutto casuale: non poteva mandare né James, né Fred, né Helios, dato che in qualche modo c’entravano tutti con la discussione, e voleva tenere d’occhio Edward, quindi l’unico rimasto era proprio lui.
La bionda rimase in silenzio per l’intero tragitto, sbuffando di tanto in tanto, immersa nei suoi pensieri. Il ragazzo aveva provato ad iniziare una conversazione, ma era stato bellamente ignorato quindi si era presto arreso. Faticava a starle dietro nonostante le sue gambe lunghe,  ma non si era lamentato e - stringendo forte la sua stampella argentata e poggiando il suo peso su di essa - allungò il passo. Raggiunsero la Stamberga in poco tempo e, una volta entrati, Dominique si sedette su una sedia, sempre senza degnarlo di una parola.
- Allora… oggi si inizia davvero. L’Ordine sarà finalmente al completo. -
- Già - borbottò lei, senza nemmeno alzare lo sguardo su di lui.
- Ne sei felice? Finalmente quest’anno tocca a noi decidere come andranno le cose. -
- Credi davvero sarà così? Lux prenderà il controllo su tutto, come ha fatto finora d’altronde. -
- Perché la pensi così? - domandò lui, alquanto scosso dall’acidità della ragazza.
- Perché è la verità! Sei cieco o cosa? Davvero non te ne sei accorto? - esclamò. - A Lux piace controllarci tutti come se fossimo i suoi pupazzetti. -
- Credevo foste amiche, cosa è successo? - chiese Daniel, non tanto per curiosità, ma stava solo cercando di far aprire la ragazza e magari di tranquillizzarla.
- Lo credevo anche io! A quanto pare però non è così. È solo una gran bugiarda. Non credi che due migliori amiche dovrebbero dirsi certe cose? Insomma i segreti portano sempre ai litigi, lei dovrebbe saperlo. Invece per tutto questo tempo non mi ha mai detto niente e lei lo sapeva fin dall’inizio. -
- A cosa ti riferisci? - domandò, sedendosi accanto a lei.
- Non capisco nemmeno perché mi importa - fece lei, ignorando la sua domanda. - È un tale stronzo. -
Daniel aveva perso il filo del discorso, ora chi era lo stronzo? Non stava parlando di Lux?
- Insomma se se la vuole scopare non sono fatti miei, no? - continuò lei.
- Aspetta, aspetta. Di chi stiamo parlando? -
- Eliana - borbottò lei.
Ora Daniel era davvero confuso e aveva capito che anche chiedendo non sarebbe comunque arrivato a una risposta. Dominique sembrava molto provata dalla situazione e il fatto che stesse parlando proprio con lui era solo un caso.
- Inoltre ho cose più importanti di cui occuparmi, mio fratello per esempio. Devo smetterla di soffrire per chi non lo merita. -
Poi, tutto d’un tratto, la ragazza scoppiò a piangere. Questo il Serpeverde non se lo aspettava proprio: non l’aveva mai vista triste, né tanto meno piangere. Daniel non era una persona molto empatica e soprattutto non gli piaceva avere a che fare con le emozioni. Si sentiva in imbarazzo quando si parlava di sentimenti, specialmente quando erano legati all’amore. Quindi in quel momento non sapeva proprio cosa fare: darle una pacca sulla spalla? Abbracciarla? Dire qualche parola confortante? Cosa avrebbe dovuto fare? Non ebbe nemmeno molto tempo per pensarci, perché fu Dominique a decidere per lui. La ragazza si girò verso Daniel, lo guardò per qualche secondo con i suoi occhi arrossati e lacrimanti e poi, di slancio, gli lanciò le braccia al collo e lo strinse in un abbraccio. Egli rimase immobile per qualche secondo, poi ricambiò la stretta, seppur con imbarazzo. La ragazza pianse sul suo petto per qualche minuto, ma poi si ricompose. Borbottò uno “scusa” e un “grazie” e poi si alzò dalla sedia e andò in bagno - che l’Ordine aveva costruito qualche tempo fa: la loro sede doveva pur averlo - probabilmente a sistemarsi il trucco, che le era colato sulle guance, e i capelli.

***

31 ottobre, 23.30
Stamberga Strillante
Centonovantuno giorni prima

Gli iniziati, tremanti dal freddo (stare fuori dal castello in pigiama ad ottobre non era proprio il massimo), erano stati portati alla Stamberga, dove i membri dell’Ordine li avevano fatti disporre in semi cerchio.

- Buonasera a tutti voi- li accolse Lux. - Scusateci per il risveglio traumatico, ma non sarebbe stato così divertente comunicarvi il luogo e l’ora dell’incontro e basta. Vi starete chiedendo il motivo di tale ritrovo, non preoccupatevi, non avrete più prove
da affrontare. Al contrario, da oggi farete ufficialmente parte dell’Ordine. Benvenuti alla Cerimonia di Iniziazione. -
Uno dei membri passò a Lux una coppa, era oro e aveva delle decorazioni floreali di colore viola. Lei la prese tra le mani e, dopo averla sollevata leggermente in aria come per brindare, appoggiò le labbra sull’orlo e bevve un sorso del liquido che conteneva. La passò poi alla sua destra a Fred. Egli fece la stessa cosa e, una volta che tutti i membri ebbero bevuto, la passarono agli iniziati. Lorcan fu il primo a riceverla, guardò il liquido rosso che conteneva con aria preoccupata, esitando a berlo.
- Tranquillo, non è sangue o niente del genere. Solo un po’ di vino d’ortica, puoi berlo senza preoccuparti - lo rassicurò Lux e furono in molti a tirare un sospiro di sollievo.
Allora il Serpeverde bevve e poi passò la coppa alla sua destra. Una volta che tutti ebbero preso un sorso di vino, i membri dell’Ordine sollevarono le loro bacchette e mormorarono un incantesimo. Gli Iniziati erano confusi, non capivano cosa stesse succedendo, ma pochi istanti dopo tutto fu loro più chiaro. I loro corpi furono coperti da lunghi mantelli viola e nelle loro mani si materializzarono delle maschere bianche.
- Ora siete ufficialmente membri dell’Ordine, congratulazioni - disse Lux, scatenando un applauso generale. - Che la festa abbia inizio! -
Una musica proveniente da chissà dove riempì la stanza, cibi e bevande furono messi a disposizione di tutti e finalmente il divertimento iniziò. Quella notte fu la prima di tante, l’inizio delle loro avventure e dei loro guai.

***

11 maggio 2021, 8.00
Ufficio della Preside
Un giorno dopo

Margaret aveva fatto prelevare campioni di DNA da tutti i membri dell’Ordine e li aveva fatti confrontare con le tracce di pelle che erano state trovate sotto le unghie di Lux. Inoltre aveva chiesto un confronto tra il DNA di tutti i ragazzi con quello del bambino, in una disperata ricerca del padre. I risultati le erano appena arrivati per lettera e ora stava fissando le buste che giacevano sulla sua scrivania. Aveva paura di quello che avrebbe trovato, sperava ci fosse qualche altro indizio che puntasse contro Edward, così che avesse più chance di farlo confessare, ma ne dubitava. Aveva la sensazione che non le sarebbe piaciuto ciò che le buste contenevano. Sospirò e aprì la prima.
- Signorina Dixon, i campioni da Lei inviatoci non combaciano con il DNA del feto - lesse ad alta voce. - Come immaginavo. C’è qualcun’altro coinvolto. -
Aprì la seconda e un’espressione di shock le si manifestò sul volto. Aveva ottenuto una combinazione, uno dei membri dell’Ordine aveva avuto un litigio pesante con Lux e la sua pelle era finita sotto le unghie della morta.

Signorina Dixon, il campioncino numero 00843 combacia con il DNA ritrovato sulla vittima. Speriamo che possa esserle utile alle indagini.

Non aveva lasciato alcun nome all’ufficio analisi, non voleva che circolassero informazioni sul caso. O almeno non ancora, era troppo presto. Quindi aveva assegnato un numero ad ogni sospettato e poi aveva spedito i DNA. Prese la lista sulla quale si era appuntata gli abbinamenti e cercò il numero 00843.
- Medea Malfoy - lesse. - Signor Russel! -
Pochi secondi dopo Robert aprì la porta con aria interrogativa.
- Mi chiami la signorina Medea Malfoy. Io e lei dobbiamo fare una chiacchierata. -


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti!
Eccomi finalmente con il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate.
Ci leggiamo presto con il prossimo aggiornamento. La protagonista sarà Medea, scelta basandomi sul risultato delle votazioni.
Ora vi saluto,
Felix

  
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