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Autore: queenjane    22/10/2018    2 recensioni
Caterina di Aragona, Giovanna di Castiglia, sorelle e regine, eroine e prigioniere.. Dal primo capitolo "Giovanna era a Tordesillas dal 1509 in avanti, aveva vissuto, le raccontavano, i suoi giorni di Regina vestita di nero, oppressa dalle spie e dalla gente malevole, la volevano piegare e non si piegava ..
Era fiera, irreversibile e immutabile, come i Pirenei dalle cime color miele, bella come un tramonto di indaco e zaffiro anche nella sua sconfitta.."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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- Questa storia fa parte della serie 'The Tudors, white and red roses '
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1534
Ancora qualche giorno e sarebbe giunto Natale, ancora Enrico, ormai calvo come Cesare non aveva figli maschi..

Pochi mesi dopo la nascita della garse, ovvero la mocciosa, come l’ambasciatore spagnolo chiamava Elizabeth, Nan Bullen era di nuovo in presunta attesa tranne che nell’estate aveva perso il bambino.
Lei ne era stata lieta, in fondo al cuore era un segno che quelle non erano vere nozze e prima o poi lo avrebbe capito.

Giovanna vedeva segni dove altri non scorgevano nulla e si appellava quasi sempre alla sua volontà.
Tenera madre, chissà cosa rifletteva, a Tordesillas, nel perimetro angusto delle sue stanze di prigioniera.
Raccontavano che ormai avesse i capelli grigi, lo sguardo sparuto e vivesse nei silenzi, senza comodità, quello per colpa del suo carceriere, il marchese Denia, che le negava anche un fuoco acceso in più, una coperta, se non si voleva confessare ..
Ostinata come una capra, la definivano, mentre lei, Caterina trascorreva le giornate tra preghiere e penitenze, sperando che Enrico rinsavisse, dato che il 23  marzo 1534 il Papa aveva dichiarato che il matrimonio tra di loro era sempre stato valido ..
E l’atto di successione, per simbolica coincidenza, appunto recava la data del 23 marzo 1534, stabiliva la validità delle nozze tra Enrico e Nan Bullen, e il diritto dei loro eredi alla successione.
Scemenze, riflettè, facendo scorrere i grani del rosario tra le mani, un raggio di sole che batteva sulla cuffia antiquata, di foggia spagnola, sotto cui erano raccolti i suoi capelli ormai venati di grigio e ferro, il suo corpo pesante era ormai un peso di fatica.  


Lo pensava in latino, lingua che aveva appreso con scioltezza fin dall’infanzia, in cui parlava e scriveva, tra gli altri con il principe Arturo, suo primo marito, che all’epoca del fidanzamento le aveva scritto tenere lettere”..Alla Principessa Caterina .. me plurimi dilecte .. Invero le vostre lettere tracciate dalla vostra graziosa mano mi hanno sì deliziato e reso tanto lieto e felice che quasi m’è parso di vedere Vostra Altezza e conversare con voi e abbracciare la mia sposa diletta..”
Forse dettate, come quelle che Giovanna scambiava e riceveva da Filippo, sbuffando peraltro in modo indecoroso, preferiva stare all’aria aperta, nei giardini della rossa Alhambra di Granada o correre a cavallo, libera almeno per qualche attimo nella foga della corsa.
Al momento delle nozze per procura, era una meraviglia, un gioiello di ineguagliabile splendore, solo il viso tradiva la sua ansietà.
Anche per lei era stato in quel modo, una delle ultime tappe in Spagna era stato il santuario di Santiago di Compostela, ove aveva passato una notte in preghiera, come un antico cavaliere, una pellegrina, umile viandante, come era adesso, come era Giovanna in prigione ..

Sconteremo vivendo i nostri peccati, in questa vita ..
Noi che veniamo da Hesperia, la terra occidentale, come i romani chiamavano la Spagna, ma siamo anche regine e stelle come Espero, la stella della sera..
Fredde ed eterne..
I suoi giorni si andavano spengendo, ma chi l’avrebbe salvata dai beffardi, parafrasando Giobbe ..

Sua colpa memorabile era quella di essere invecchiata prima di Enrico, di non avere avuto figli maschi sopravissuti ..
Ricordò la scena del giugno 1529, quando dinanzi al tribunale legatizio, si era inchinata tre volte davanti a Enrico e lo aveva implorato di darle giustizia e diritto, pietà e compassione, che era  una straniera nata fuori dal suo regno, senza amici o difensori.

Era stata una moglie fedele, obbediente ai suoi desideri, aveva amato i suoi amici, a prescindere le fossero leali  o meno ..
Era vestita di rosso, regale, una Reina combattente, e Cavendish, segretario del cardinale Worseley aveva trascritto le sue parole ..
Era pronta a mettersi da parte ove vi fosse stato un legittimo motivo, ma era stata la volontà di Dio, non un suo peccato, a far sì che i loro figli non sopravvivessero ..
E aveva invocato Dio a testimone sulla vexata quaestio   della sua verginità, se era vero o falso che un uomo l'avesse mai toccata  lo chiedeva alla sua coscienza..
Enrico su quello aveva sempre taciuto.
 
Era finito il tempo del loro legame, in cui a ogni torneo che partecipava con il nome di Loyal Heart (Cuore Leale) portava i suoi colori e esibiva le loro iniziali intrecciate in nodi d’amore..
In cui la melagrana  e il mazzo di frecce, suoi emblemi, figuravano accanto alle rose Tudor rampanti..
Sono solo illusioni, Hermanita, la voce di Giovanna, nella lontananza, l’ultimo loro incontro, nel 1506.
No ..
Aveva avuto ragione lei ..
Enrico era fedele solo ai suoi desideri ..


Perdonami Reina.

Pregava Dio per sua figlia Maria e sua sorella prigioniera..
Ripensando alla natura della ruota della fortuna, gli alti e i bassi del destino.
Parlava con l’umanista Vives e aveva detto che, dovendo scegliere tra due estremi, avrebbe preferito l’estrema infelicità all’estrema felicità, che nella prima vi era sempre qualche occasione di conforto, mentre nella massima spensieratezza era fin troppo facile obliare le cure dello spirito.
Anche lei era  stata profetica.

ADIOS 


Caterina d’Aragona morì il 7 gennaio 1536, le sue esequie furono quelle di una principessa vedova del Galles, non di una Regina d’Inghilterra.
Giovanna di Castiglia lasciò questo mondo il 12 aprile 1555, Venerdì Santo,  a Tordesillas ove era stata imprigionata dal 1509.
Ebbe suntuosi funerali di Stato, in cui il suo nome era celebrato.
 
Carlo V abdicò pochi mesi dopo, e mancò nel 1558.
Cronache apocrife raccontano che, moribondo, invocasse il perdono di sua madre e che era davvero tempo di andare, di tornare da lei.
 

Giovanna è oggi sepolta nella Capilla Real di Granada, con i genitori e il marito e suo nipote Miguel.
Una sua statua è visibile a Tordesillas, i luoghi della sua prigionia possono essere visitati, come la cattedrale di Peterborough, luogo dell’eterno riposo di Caterina.

Sit tibi terra levis.
   
 
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