Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: LanceTheWolf    23/10/2018    1 recensioni
Lan-Chen aveva una vita normale, un lavoro normale, una famiglia normale e dei sogni come tutte le giovani donne delle sua età. Poi la sua vita è cambiata, Lei è cambiata. In pochi sanno cosa è successo: la sua famiglia è allo scuro di tutto e ritiene che i suoi continui viaggi, le strane persone che frequenta, non siano altro che un periodo. Che stia semplicemente passando uno di quei momenti assurdi che prendono a tutti e che prima o poi passeranno proprio come sono giunti. Per lei, al contrario, ogni parola non detta ha il solo scopo di difenderli.
Si svolge molti Avatar dopo Korra.
NB: Questa raccolta partecipa al Writober 2018 a cura di Fanwriter.it
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Iniziativa: Questa storia partecipa al “Writober 2018” a cura di Fanwriter.it.
Numero Parole: 1122
Prompt: Dormire (Red List – 23/10/2018)
 


Dormire


Dormire: tutte le volte che Lan-Chen si ritrovava ad affrontare un qualunque evento con pur uno soltanto dei suoi nuovi amici dimenticava cosa questo volesse dire, eppure era finita… anche questa battaglia era finita.
 
Osservò distrattamente gli altri guerrieri sopiti nella tenda, alla luce fioca della lanterna. Riposavano tutti, tutti a eccezione di lei.
Si sfilò dal sacco a pelo. Non aveva voglia di rimanere al chiuso, non dopo l’ennesimo pericolo sventato.
Uscì scalza, silenziosamente.
 
Fuori, la foresta pullulava di vita, poteva sentirlo a ogni singolo passo con il suo dominio, ma nessuno di quegli animali li avrebbe disturbati. Erano così che funzionavano le cose, “meglio starsene alla larga dai bipedi, quelli portano solo guai!”, si disse, facendo il verso a uno qualunque degli abitanti di quei boschi.
 
La luna era coperta dalle nuvole.
Qualche passo nell’oscurità il giusto per arrivare a una grande e vecchia roccia ricoperta, in parte, dal muschio.
Sapeva dov’era quel masso e per lei muoversi con poca visuale, non era certo un problema se poteva tenere i piedi in terra.
 
Qualcosa d’appuntito le ferì la pianta di un piede, interrompendo un secondo il suo senso sismico e con questo il controllo dell’ambiente circostante.
Strinse occhi e labbra, trattenendo un lamento, prima di avvertire le spalle scuotersi al sorgere di una risatina.
Camminava in una foresta a piedi nudi, che voleva aspettarsi?
Non sarebbe certo morta per un taglio, oltretutto neanche troppo profondo, rifletté, sedendosi sulla pietra. Ne aveva subite di ferite e ben più gravi, sarebbe stato ridicolo.
 
Sospirò alzando lo sguardo al cielo.
Tra le fronde scure, la volta celeste appariva di un nero lattiginoso, per colpa delle nuvole.
La serata era umida, ma non c’era vento; al contrario, proprio davanti ai suoi occhi, dove un leggero chiarore indicava trovarsi la luna, le nuvole sembravano scorrere veloci, inseguite da chissà quali demoni.
 
Abbassò il capo, tornando a preferire l’oscurità e la quiete della terra al cielo.
Si portò le ginocchia al petto rannicchiandosi su quella enorme roccia.
Gli occhi non vedevano, ma i suoi sensi percepivano ogni cosa, ogni singola pietra, ogni insetto brulicante nella terra, lo zampettare di ogni cacciatore notturno e ogni singolo filo d’erba smosso dal vento. Ogni movimento si traduceva in vibrazione sul terreno e il suo dominio, ancora troppo vigile dopo la battaglia, lo traduceva in immagini talmente nitide nella sua mente che nessuno sguardo, neanche il più attento, avrebbe potuto rendergli altrettanto merito.
 
Il suo dominio troppo, troppo, vigile. Un nuovo ghigno le piegò le labbra, un sorriso invisibile a chiunque non avesse destreggiato il suo stesso elemento ed era proprio quell’elemento a non permetterle di riposare come avrebbe voluto, come si sarebbe meritata.
Aveva sonno, accidenti se aveva sonno, ma… come poteva dormire quando attorno a lei c’era tanta vita?
Come poteva chiedere alla terra di smettere di vivere, solo per farla riposare qualche ora?
 
Nessuno dei suoi compagni di battaglia era come lei e forse era per questo che erano riusciti a chiudere occhio.
Come avrebbe potuto mai spiegare a uno qualunque in quella tenda che guardare, ascoltare, sentire, per lei erano percezioni deboli quando l’adrenalina non voleva smettere di scorrerle sotto pelle?
Al solo pensar loro le giunse il formicolio caldo del respiro pesante dei cinque guerrieri, era così che funzionava il suo potere. Ma… “Non sono l’unica sveglia a quanto pare”.
Non si poteva fingere con lei: il respiro, il battito cardiaco e ogni singolo muscolo, emettevano una vibrazione distinta e unica che le rivelava chi fosse addormentato, vigile o malato. Anche le emozioni per lei avevano una forma e una consistenza, addirittura un… sapore a volte, non avrebbe potuto definirlo diversamente.
 
Ancora un sorriso le accarezzò le labbra.
Un passo, un altro ancora, un respiro trattenuto e qualcosa di caldo pettinò l’aria facendola vibrare sufficientemente da sfiorare il suolo e permetterle di capire che il dominatore del fuoco si era stancato di starsene sdraiato ad attendere il sonno.
 
Una luce tenue e poi…
“Controlli il perimetro?”, le arrivò bassa la voce del ragazzo nel momento che le giunse accanto.
La fiamma sulla mano si fletteva e si arricciava seguendo i capricci dell’aria che gli spostamenti del dominatore, anche i più impercettibili, causavano.
“Non è a questo che servono i dominatori della terra?”.
“A questo e a un sacco di altre cose”, ironizzò il ragazzo sorridendo divertito, prima di aggiungere: “Non dovresti preoccupartene, il nemico è stato sconfitto. Vai a dormire, domani ci aspetta un lungo viaggio”.
Lan sorrise, quel ragazzo era sempre sorprendentemente gentile. “Lo stesso potrei dirti io”, commentò, volgendosi verso quegli occhi gialli che trovò crucciati e attenti a osservare i suoi piedi.
Lo vide avvicinare la fiamma alla pietra. Un sottile rivolo di sangue era scorso dalla sua pianta lungo la roccia, striandola e tingendo il muschio con riflessi scarlatti.
“Sei ferita?”, chiese, facendosi preoccupato e accostandosi maggiormente al masso dove la ragazza sedeva.
“Nulla di grave, ha smesso di sanguinare da un po’”, gli disse con un alzatina di spalle. “È quella tua fiamma rossa a far sembrare la cosa peggiore di quel che è. Ho solo calpestato un legnetto appuntito”.
Quanto odiava il legno morto, poteva percepirne la massa sul suolo, ma il suo potere non lo permeava e se non intervenivano altri fattori a delimitarne i contorni era come se, per il suo senso sismico, non esistesse nella sua completezza.
“Né tarme, né altri insetti a…”.
“Ahhh, non immaginavo di parlare con un esperto”, lo interruppe, battendo le palpebre stupita.
“Beh”, disse con una nota di rammarico nella voce, “mio padre lavora su una Banchina Carceraria”.
Per un secondo Lan trattenne il fiato. Una Banchina Carceraria: il posto dove spedivano i dominatori come lei quando commettevano un crimine contro l’Impero. Una struttura galleggiante costruita totalmente in legno e a chilometri dalla terra ferma. Il solo sentirla nominare le aveva fatto venire la pelle d’oca.
“Wow! Ora capisco perché hai tagliato i ponti con la tua famiglia”, commentò sarcastica.
“Non è questo il motivo, non dico d’approvare determinati metodi, ma…”.
Si voltò di scatto, guardandolo sgomenta. “Ma cosa? Sai come tornano i dominatori della terra da quei posti? Sempre se tornano”, stava per esplodere, come poteva anche solo pensare che una tortura del genere potesse essere concepibile.
“Lo so, non voglio dire… solo… non tutti voi siete ragionevoli”.
“Cos…”.
“Fammi finire, ti prego”, l’interruppe lui.
Lan glielo concesse con una smorfia.
“Quanto impiegheresti a farmi inghiottire dalla terra?”.
“Il tempo di pensarlo”, rispose abbassando lo sguardo affranta, sapeva che il ragazzo non aveva tutti i torti, ma questo non rendeva quei posti meno terrificanti.
“Già, il tempo di pensarlo… ancora non capisco come abbiate fatto a perdere la guerra”, tentò di sdrammatizzare lui.
“Perché siamo stupidi, ecco perché”, concluse lei.

 

Nota dell’autrice: Giornata terribile, non so neanche come sia riuscita a scrivere questo raccontino, quindi vi prego, prendetelo per quello che è senza aspettarvi nulla di particolare. Un abbraccio.

Lance
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: LanceTheWolf