- Pride, cos’è questa storia? - chiese Malice, spiazzata.
Non le piaceva essere confusa: le dava sui nervi.
Pride si volse a guardarla, profondamente, quasi trapassandola con lo sguardo.
Nei suoi occhi, la ragazza percepì una serietà molto più spinta di ciò che sembrasse.
- Tu lo sai che le ombre esistono. Tu hai il potere di parlarci con le ombre. Perché ora te ne esci con questa buffonata?! - esclamò Malice, stizzita.
- Perché io parlo con le ombre inanimate - spiegò Orgoglio, sottolineando con particolare enfasi l’ultima parola.
Malizia rimase disorientata da quell’affermazione: cosa voleva dire? Esisteva forse una differenziazione anche fra le ombre?
Pride non cessò di osservarla con quello sguardo che lasciava intuire davvero poco, ma era lampante che, qualsiasi cosa volesse dirle con quel discorso, non era niente di positivo.
- Vedi, ci sono due tipi di ombre nell’universo, quelle inanimate, ossia quelle proiettate dalla luce solare e quelle animate... - spiegò Pride.
Le scoccò un’occhiata eloquente, lasciandole intuire cosa fossero le ombre animate e, quando arrivò a capirlo, Malice gli rispose con un’occhiata palesemente scioccata.
- E tutto ciò che cos’ha a che fare con quello che è successo in corridoio? -
- C’entra eccome perché... - qui s’interruppe e assunse un inquietante sguardo adombrato - ... ne ho vista una nel corridoio. Mi guardava... - abbassò gli occhi - ... non so cosa volesse né perché fosse lì, ma di una cosa sono certo: quell’ombra non era umana. Troppo malsana per esserlo... -
- Ma sei sicuro che fosse realmente un’ombra? Forse era solo frutto della tua immaginazione... -
- I frutti della tua immaginazione ridono di te e ne senti riecheggiare le risate lungo il corridoio? No... quell’ombra era vera -
- Ma... perché dovrebbe venire a cercarti? Che motivo ha? -
- Non lo so ancora tuttavia, una volta, Envy mi disse che talvolta le ombre animate cercano qualcosa che un tempo era a loro legato... -
- Ma tu stesso hai detto di non averla mai vista! -.
Le parole di Malice risuonarono potenti nel suo inconscio e l’immagine dell’ombra sogghignante nel corridoio riapparve nella sua mente più nitida di quanto desiderasse e, in essa, avvertì una nota di familiarità che prima non aveva percepito.
In quel medesimo istante, mentre ne osservava il ricordo proiettato nella propria mente, ebbe l’impressione di guardare uno sconosciuto dall’aria familiare.
Troppo familiare.
Non sapeva dove, eppure gli sembrava d’averla già vista, in un luogo e in un tempo indeterminato e ciò gli dava una stranissima sensazione che avrebbe preferito di gran lunga non provare.
- Pride, che ti succede? - chiese Malice, apprensiva.
- Niente... pensavo... - rispose l’Homunculus, sbattendo le palpebre ripetutamente, cercando di allontanare dalla propria mente e attenzione l’immagine appena focalizzata.
- Credi che... tornerà? - chiese Malice.
La domanda le venne spontanea, come anche a Pride.
- Non lo so... comunque, sarei l’unico a vederla, perciò... tu non potresti accorgertene... - disse lui.
I suoi occhi vagarono per la stanza, inquieti: non sapeva come, ma aveva l’orribile sensazione che qualcuno lo stesse osservando. Sentiva uno strano formicolio pervadergli la schiena e si volse.
Ancora una volta, la terza nel medesimo giorno, e di ciò Pride fu sconvolto, incrociò quello sguardo perlaceo e spettrale, fisso su di lui.
L’ombra, stavolta, l’osservava attraverso la finestra e, almeno, così parve all’Homunculus, sembrava aver assunto dei lineamenti più grotteschi, quasi animali.
Gli ricordava un serpente, appostato e pronto a balzare addosso alla prima ignara preda di passaggio, solo che quella volta, aveva già designato la sua vittima: lui.
Attorno ai suoi occhi c’era ancora quel barlume argenteo che sfumava, silenzioso, nel vento.
Pride rimase immobile ad osservarlo per qualche istante, impassibile.
- Pride...? - mormorò Malice, ma lui non rispose e ciò poteva significare solo una cosa: l’ombra era lì, da qualche parte.
- Pride? Pride?? - lo chiamò ancora lei.
L’ombra ridacchiò ancora e svanì.
- PRIDE! -
- COSA C’È?!?! -.
Lui la guardò, d’un tratto innervosito, poi si rilassò.
- Scusa... era di nuovo... -
- ... l’ombra... - completò Malice - Sì, lo so... - disse.
- Lo sai? - chiese Pride, incredulo.
- Certo. Mi è bastato guardarti in faccia per capirlo: avevi un’espressione talmente stranita e assorta che mi è sembrato troppo strano tu stessi pensando ad altro - spiegò rapidamente lei.
Pride si sedette sul letto, sospirando e si afferrò la testa, tenendola fra le mani.
- Che cosa posso fare? -.