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Autore: fantasticfly    25/10/2018    2 recensioni
dal capitolo 2:
" «Potter… Guardami!».
Harry trasalì ed anche il professore provò una sensazione strana, che non seppe definire in quel momento. Tuttavia, quell’ultima richiesta parve funzionare. Il ragazzo alzò la testa e incatenò i suoi occhi verdi in quelli neri del professore. "
What if... cosa sarebbe successo se il Professor Snape fosse sopravvissuto al morso di Nagini?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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*** Angolino Autrice ***
Ben ritrovati! Vorrei ringraziarvi uno ad uno per aver letto i primi capitoli della mia FF. Grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite e tra quelle da seguire, non me lo sarei mai aspettato! So che i primi capitoli sono stati un po' lenti - e ahimè lo sarà anche questo - però avevo la necessità di far capire al nostro Severus cosa fosse successo. Spero comunque che possa piacervi e che vogliate continuare a seguire la storia, che credo si farà più interessante dai prossimi capitoli. Ovviamente commenti e critiche sono ben accette.
Ora comunque vi lascio al capitolo senza annoiarvi ulteriormente.

Fantasticfly
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Rivelazioni


Un’immagine fumosa comparve davanti agli occhi di Severus, come un flash, e capitò così all’improvviso da fargli avere un capogiro. Cadde con la testa sul cuscino e lasciò il braccio del ragazzo. Serrò gli occhi, ma continuava a vedere quell’immagine: due iridi verdi, brillanti, che lo fissavano piene di domande. Contemporaneamente cominciò a sentire l’eco della sua stessa voce.

Guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami… guardami…

Nonostante fosse esattamente quello che aveva chiesto solo pochi istanti prima a Potter, il suono era del tutto diverso. Era più simile ad un rantolo o un gorgoglio e la voce continuava a risuonare in modo penoso e martellante nella sua mente. Aveva l’impressione di affondare, avviluppato dal riverbero di quella visione e di quei suoni. D’un tratto, come se provenisse da molto lontano, un’altra voce andò a sovrapporsi lentamente a quella nella sua testa.

«Professore? Professor Snape? Professore mi sente? Vado a chiamare Madame Pomfrey, lei saprà sicuramente cosa fare!» la voce di Potter lo tirò fuori come un’ancora di salvataggio da quel mare di allucinazioni in cui si stavano perdendo le sue percezioni.

«Potter fermati.» Anche se palesemente debole e snaturato rispetto al solito, il tono di Snape non aveva perso nulla della sua veemenza, per questo Harry si bloccò immediatamente e dimenticò i suoi propositi, «Spiegami… cosa è successo».

Il ragazzo tornò al proprio posto sulla sedia accanto al letto, guardò di sottecchi il professore e prese un profondo respiro prima di incominciare a parlare.

«La notte della battaglia di Hogwarts – mentre tutti cercavano di proteggere il castello dagli attacchi di Voldemort e dei Mangiamorte – Hermione, Ron ed io avevamo un altro compito. Un compito che ci era stato affidato da Silente in persona.» Harry sembrava amareggiato mentre pronunciava queste parole. «Dovevamo distruggere gli Horcrux. Non è stato semplice trovarli e ancora più difficile è stato capire come distruggerli. Tuttavia, alla fine abbiamo avuto un’idea, anche se – beh devo proprio ammetterlo – non tutto è andato secondo i nostri piani. In ogni caso, dopo aver distrutto il Diadema di Priscilla Corvonero, ne rimaneva ancora uno. Nagini, il serpente di Voldemort.» Snape era a conoscenza di gran parte di questi dettagli, nonostante ciò non volle interrompere il ragazzo, che pareva essersi estraniato dall’ambiente che lo circondava. Probabilmente se anche avesse richiamato la sua attenzione, Potter non l’avrebbe comunque notato.

«Quando distruggemmo i primi Horcrux, Voldemort molto probabilmente non se ne rese neanche conto. Ciò nonostante ad un certo punto qualcosa deve essere cambiato, credo che abbia iniziato a percepire l’assenza di quei frammenti di anima che gli stavamo portando via. Per questo la notte della battaglia tenne Nagini ancora più vicina a lui e lui stesso si tenne lontano dalla battaglia. Capimmo che se volevamo trovare il serpente, dovevamo prima trovare il proprietario. Così entrai nella sua mente, per cercare di capire dove fossero. La sua anima – se si può chiamare tale – era a tal punto dilaniata da non rendersi neanche conto delle mie intrusioni. Ad ogni modo, Voldemort si trovava nella Stamberga Strillante, Nagini era accanto a lui ed era circondata da una specie di protezione magica, una bolla bluastra che fluttuava nell’aria. Oltre al serpente, c’era Lucius Malfoy insieme a lui. Voldemort sembrava nervoso e turbato… Ordinò a Malfoy di andare a cercarla Professore, e di portarla da lui». Un primo tassello trovò il suo posto nella mente di Severus. Lucius era l’ultimo suo ricordo, anche se incompleto, della notte della battaglia ed ora sapeva che era andato a cercarlo per conto del Signore Oscuro. Non gli rimaneva che restare ad ascoltare il resoconto di Potter per capirne il motivo.

«Decidemmo di raggiungerlo nella Stamberga Strillante. Sapevamo quanto incosciente e pericoloso fosse, ma non avevamo altra scelta. Nagini era l’ultimo Horcrux – o almeno era quello che credevamo in quel momento. Ci nascondemmo sotto il mantello dell’invisibilità ed arrivammo alla Stamberga attraverso il passaggio nel Platano Picchiatore. Inizialmente non comprendemmo perché Voldemort la stesse cercando con tale foga e impazienza, ma tutto divenne fin troppo chiaro quando vi raggiungemmo. La stanza era per fortuna poco illuminata e noi restammo nascosti tra il passaggio e una cassa di legno. Vi sentimmo parlare professore, Voldemort aveva una strana frenesia nella voce e continuava a parlare della Bacchetta di Sambuco in modo ossessivo. Lei invece era come se cercasse di distrarlo e di andare via da lì. Più volte chiese a Voldemort di mandarla a cercarmi. In un primo momento pensai che fosse per vigliaccheria, poi capì che non avrei potuto sbagliarmi più di così.»

Mentre ascoltava il ragazzo parlare, alcune immagini di quella notte cominciarono a tornare nella mente di Severus. Non aveva ancora ben chiaro perché Voldemort l’avesse richiamato con così tanta urgenza, ma riusciva ad intuire senza difficoltà perché cercasse di andare via di lì, perché volesse cercare Potter.

Tra i tanti compiti e incarichi che aveva svolto per Albus Silente quello era senza alcun’ombra di dubbio il più esecrabile. Pari solo all’aver ucciso, su sua stessa richiesta, il vecchio preside di Hogwarts. Doveva rivelare a Potter di essere lui stesso una pedina del Preside. Di essere al pari di una cavia, cresciuto solo per farlo andare al macello. Potter avrebbe dovuto morire, e avrebbe dovuto essere ucciso per mano di Voldemort in persona. Perché, la notte in cui il Signore Oscuro rintracciò Lily e James Potter con il piccolo Harry, un frammento della sua anima si staccò: Lily si interpose tra Voldemort ed Harry e l’Anatema che Uccide rimbalzò contro lo scudo d’amore creato dalla strega per il figlio andando a colpire il Signore Oscuro stesso. Quel frammento si agganciò alla sola anima vivente rimasta in quella casa, Harry, rendendolo il settimo Horcrux. L’unico creato involontariamente ed inconsapevolmente, di cui neanche Voldemort – per questo motivo – era a conoscenza.

Pensare di aver protetto il ragazzo per tutti quegli anni, per poi mandarlo a morire era per Severus assolutamente straziante. Ma Potter ora era lì, al suo fianco, che gli raccontava gli ultimi eventi della battaglia. Vivo e vegeto. Voleva forse dire che non fosse riuscito a portare a termine la sua missione? Cosa poteva essere successo?

Potter si alzò dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro, torcendosi le mani. Sembrava essere molto turbato, ma nonostante questo riprese il suo racconto.

«Voldemort disse di aver passato gran parte della notte a riflettere, a chiedersi come mai la Bacchetta di Sambuco non gli rispondesse come avrebbe dovuto. Disse di essere alla fine arrivato ad una conclusione: la bacchetta non poteva servirlo in modo adeguato perché non era lui il suo legittimo padrone. Voldemort si convinse che fosse lei, professore, il padrone della bacchetta. Capì che la bacchetta apparteneva al mago che aveva sconfitto il suo ultimo proprietario, e pensò che fosse proprio lei. Non sapeva – a differenza di me e lei – che in realtà il possessore della Stecca della Morte non era lei, bensì Draco Malfoy, dal momento che aveva disarmato il Professor Silente sulla Torre di Astronomia. Comunque, ignorando questo dettaglio Voldemort ordinò a Nagini di ucciderla, per poter sfruttare finalmente appieno tutti i poteri della bacchetta. Il serpente si avventò sulla sua gola, praticamente lacerandola e riducendola in fin di vita. Ed ecco spiegata la ragione del dolore e della fasciatura al collo.»

«Come faccio ad essere ancora vivo? Perché tu sei ancora vivo?»

«Beh… una volta lasciata la Stamberga Strillante io, Ron ed Hermione ci siamo divisi. Io sono andato incontro a Voldemort nella foresta e lì mi ha scagliato contro l’Anatema che Uccide. Bisogna ammettere che non è stato molto fortunato!», ridacchiò nervosamente Harry, «Per l’ennesima volta non ha avuto effetto su di me. È servito invece a distruggere il pezzo della sua anima che era rimasto legato alla mia. Non sapendolo e credendomi – finalmente – morto ha pensato di aver vinto e che Nagini fosse invece al sicuro dalla minaccia, così l’ha liberata dall’incantesimo protettivo. Questo è stato fondamentale perché ha dato modo a Neville di tagliare la testa del serpente con la Spada di Grifondoro. Beh, prima di andare incontro a quella che credevo essere la mia morte, avevo chiesto a Ron di trovare il modo di uccidere il serpente. Ma, come sa, non sempre le cose vanno come le progettiamo. In ogni caso, l’importante è che l’ultimo Horcrux venne distrutto e io a quel punto potei smettere di fingermi morto, sfidare Voldemort e sconfiggerlo. Se ci pensa è decisamente beffardo il destino. Alla fine, quando ci siamo confrontati non ho visto più un potente mago, non ho visto più Lord Voldemort, il temibile Signore Oscuro, ma solo Tom Riddle. Ed è morto banalmente, sconfitto dall’amore e da un Expelliarmus, combattendo contro il vero padrone della Bacchetta di Sambuco».

«Il vero… padrone?»

«Sì, professore. Lei ovviamente non può sapere che durante la nostra ricerca degli Horcrux, siamo stati catturati dai Ghermidori e portati a Malfoy Manor. In quell’occasione ho disarmato Draco e sono diventato – anche se l’ho realizzato solo quella notte nella Stamberga Strillante – il legittimo possessore della Bacchetta.»

Quando Harry finì il racconto della battaglia, ormai albeggiava. Entrambi rimasero in silenzio per diversi minuti. Harry tornò a sedersi e iniziò a fissare un punto sul letto del professore, ma in modo vacuo, senza realmente osservare niente. Severus invece stava ancora metabolizzando ed analizzando tutte le informazioni che gli aveva fornito Potter quella notte. Fu sconvolgente pensare che dopo tutti quegli anni era nuovamente un uomo libero. Si sentì al contempo spaesato e sollevato. Chi era Severus Snape oltre il ruolo di spia? Per 18 anni tutta la sua intera esistenza aveva ruotato intorno a questo. Non si era mai posto il problema, perché aveva dato per scontata la sua morte durante la guerra ad un certo punto. Non contava di uscire vivo dalla battaglia. Addirittura, ad un certo punto aveva cominciato ad anelare la morte. Sarebbe stato un modo per lui di espiare tutte le azioni spietate che aveva dovuto compiere per far parte della cerchia più stretta dei Mangiamorte, per far sì che Lord Voldemort si fidasse ciecamente di lui. E dopo quello che aveva saputo da Potter, a maggior ragione avrebbe dovuto essere morto. Per quale ragione era ancora vivo allora? Si rese conto che Potter non aveva dato spiegazioni su questo punto: si chiese se avesse volutamente omesso questa parte della storia oppure se l’avesse tralasciato per errore.

«Potter… benché ti sia riconoscente di avermi messo a parte di tutti questi dettagli, c’è ancora qualcosa che non mi è chiaro. Oltre al morso di Nagini, che immagino abbia fatto molti danni, anche il veleno stesso del serpente non avrebbe dovuto lasciarmi vivo. Gradirei sapere per quale motivo allora non sono morto.»

«Quando siamo partiti per la ricerca degli Horcrux, Hermione decise che fosse il caso di imparare non solo a difenderci, capì che avremmo potuto avere bisogno anche di curarci. Studiò pozioni curative, antidoti ed imparò il maggior numero di incantesimi di guarigione possibile. Anche quelli che non vengono insegnati ad Hogwarts. Ebbene, le ho detto che una volta usciti dalla Stamberga Strillante ci siamo separati. Non sapevamo se lei fosse ancora vivo, ma abbiamo deciso che Hermione sarebbe tornata indietro per controllare e per cercare di salvarla. È stata lei a prestarle i primi soccorsi, a bloccare l’emorragia e a far in modo che il veleno non si diffondesse nel suo corpo. Alla fine della battaglia poi siamo tornati a prenderla e da lì in poi è stato curato dai medimaghi.»

Severus era assolutamente scioccato da questa ultima rivelazione. Perché mai Potter ed i suoi amici avrebbero dovuto tentare di salvare il loro arcigno e odiato professore di pozioni? Perché Potter avrebbe voluto salvare l’assassino di Silente? Il ragazzo mi sta nascondendo qualcosa…

Harry aveva palesemente difficoltà a guardare il professor Snape ed il mago più anziano – benché non al massimo delle sue condizioni – non fece fatica ad accorgersene, interpretando questo comportamento come una conferma delle sue supposizioni. C’era qualcosa che gli stava tenendo nascosto, ma per quale motivo?
«Potter, cosa non…». Purtroppo però, Severus non riuscì a completare la domanda perché in quel momento entrò nell’infermeria Madama Pomfrey, bloccando la loro conversazione.
  
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