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Autore: Emmastory    25/10/2018    5 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-II-mod
 
 
Capitolo XXI

Una propria doppia vita

Dopo quel tramonto pieno di colori e dolcezza, era scesa la notte. Fredda e oscura, mi costringeva spesso a rifugiarmi sotto le coperte e attendere il sonno, ma completamente addormentata, ora non ci facevo caso. Le candide coperte del mio letto mi scaldavano la pelle, e mentre Christopher mi riposava accanto, restavo sdraiata a pochi centimetri da lui, tenendo le mani giunte come in preghiera. Tutt’altro che sveglia, ero ancora impegnata a sognare, e improvvisamente, la porta della stanza che ormai condividevamo cigolò sinistramente. Tradita dal mio sonno leggero, mi svegliai di soprassalto, aprendo di colpo gli occhi e scoprendo solo allora la verità. Una gatta. Soltanto una semplice gatta, o per meglio dire, la mia. Tornata a casa dal bosco, l’avevo tenuta in braccio e accarezzata fin quasi ad assopirmi, e al contrario di me, placidamente sdraiata su un morbido materasso, aveva dormito sul divano del salotto, e ora era venuta a svegliarmi. Per sua fortuna, il suo espediente aveva funzionato alla perfezione, ma come ogni metaforica e aurea medaglia che si rispetti, anche questa aveva un rovescio. Conoscendomi, sapevo di essere mattiniera, e il suo costante miagolio era stato un incentivo a rimettermi in piedi. Quieta e silenziosa, si arrampicò sul nostro letto con un balzo, poi mi sfiorò la guancia con una zampa. Per pura fortuna non usò gli artigli, e nel momento in cui i suoi scuri cuscinetti si scontrarono con il mio viso, sollevai una mano al solo scopo di scacciarla. “Buongiorno, Willow.” Sussurrai con dolcezza, drizzandomi a sedere e stiracchiandomi come l’avevo vista fare migliaia o forse milioni di volte. Sentendomi, anche Christopher finì per svegliarsi, e voltandosi verso la parte del letto che occupavo, si stupì di trovarla vuota. “Come stanno le mie due ragazze preferite?” commentò, con l’occhio stanco e la voce rovinata dalla sonnolenza. “Stiamo benissimo, amore mio. Ben svegliato, e scusaci.” Risposi, abbozzando uno dei miei soliti sorrisi e avvicinandomi per salutarlo a dovere. Nel farlo, mi sdraiai di nuovo, e quasi gelosa, la gatta iniziò a miagolare, evidentemente colpita dal mio comportamento nei confronti di Christopher. Stando ai miei ancora nitidi ricordi, era già successo con Bucky, e in quel preciso istante, l’intera scena mi si palesò di nuovo davanti agli occhi. Scuotendo la testa, mi concentrai sulla realtà che ora vivevo, e man mano che il tempo scorreva, notavo che Willow non sembrava avere alcuna intenzione di arrendersi. Testarda come e più d’un mulo continuava a miagolare cercando attenzione, ma pur guardandola, la ignorai, limitandomi a farle qualche frettolosa carezza sulla testa. Felice, la gatta diede inizio ad una vera e propria sinfonia di fusa, e quando finalmente lasciammo la stanza, lei ci seguì camminandoci accanto, così vicina da impedirci quasi di farlo. Fra un passo e l’altro, infatti, dovetti tenere basso lo sguardo per evitare di pestarle le zampe o la coda. Così, i pochi passi che in genere facevo per raggiungere la cucina diventarono una corsa ad ostacoli, ma in compagnia di coloro che amavo, la colazione fu più buona e dolce del solito. Non molto affamata, bevvi solo la mia solita tazza di latte caldo accompagnata da alcuni biscotti, mentre Willow mendicava per avere anche solo le mie briciole. Ignorandola, Christopher ed io ci concentrammo l’uno sull’altra, e solo allora, notai uno strano biglietto sul bancone. “Sono con Noah.” Diceva soltanto, interrompendosi dopo appena tre parole. Leggendolo attentamente, riconobbi la calligrafia di Sky, e voltandomi verso la porta di casa ancora chiusa, mossi un singolo passo in avanti. Intuendo il mio volere, Christopher mi prese la mano con la precisa intenzione di seguirmi, ma prima che potessimo muoverci, un ennesimo miagolio ci fermò mandando in fumo i nostri piani. Era Willow. Aveva fame, e a quanto sembrava, avrebbe continuato ad insistere fino a ricevere la sua colazione. Intenerita da quella scena, mi avvicinai alla sua ciotola, capendo all’istante il motivo del suo continuo crucciarsi. Ricordavo bene di avergliela riempita poco prima di dormire, ma ora era vuota. “Buon segno.” Pensai, sicura che i suoi problemi di salute e denutrizione stessero lentamente scomparendo. Senza una parola, mi abbassai per afferrare il sacco dei suoi croccantini, e nel sollevarlo, sentii e vidi la mano di Christopher sfiorare la mia. “Vuoi che ti aiuti?” chiese, premuroso come sempre. “Christopher, è soltanto una gatta, posso farcela.” Risposi, non voltandomi a guardarlo e riempiendo finalmente quell’ormai famosa ciotola. “Come vuoi tu, mia fata della natura.” Replicò lui con voce bassa e dolce al tempo stesso. “Tua, dici? Certo.” Commentai, sinceramente innamorata. Annuendo, lui mi accarezzò teneramente il viso, e in quel momento, una folata di vento ci distrasse entrambi. “Pare che qualcuno cerchi di dirci qualcosa.” Osservò Christopher, sicuro che Sky stesse di nuovo mettendo fra di noi. Non lo faceva con cattiveria, ovvio, e non dando alcun peso alla cosa, ci allontanammo solo per realizzare quel suo desiderio. Voleva vederci per un motivo che ancora non conoscevamo, e appena varcata la soglia di casa, ci ritrovammo nella foresta. Il nostro piccolo e verde angolo di paradiso, che aveva dato vita al nostro amore e a quello dei nostri due pelosi compagni. Confusa, mi guardai intorno, e non vedendo nulla oltre all’azzurro del cielo e al bianco delle nuvole che vi giocavano dentro beffandosi del sole, chiusi gli occhi. Anche se molti non l’avrebbero capito, faceva parte del mio addestramento al fianco di Christopher, e fu restando in silenzio che mi concentrai su una sola immagine nella mia mente. Ad essere sincera, non credevo di esserne capace, ma vidi il volto di mia sorella, poi una scia di polvere di fata. “Kaleia, che ti succede? Va tutto bene?” azzardò lui, notando l’evidente sforzo che profondevo nel cercare mia sorella. “Sì, scusa, mi stavo concentrando.” Risposi, tranquilla e sempre gentile nei suoi confronti. “Cos’è, hai avuto un’altra specie di visione? Come con… lo sai…” fu la sua domanda, veloce e piena di dubbi e preoccupazione. Mantenendo il silenzio, mi limitai ad annuire, e poco dopo, una sola frase abbandonò le mie labbra. “Era intenzionale, sono stata io. È così che mi oriento, più o meno da quando ho il tuo smeraldo.” Spiegai, sperando di soddisfare la sua curiosità e dissipare i suoi dubbi. Alle mie parole, Christopher liberò un sospiro di sollievo, e voltandomi, finalmente la vidi. Sky era di nuovo seduta sulla riva del lago, e come recitava il biglietto che mi aveva lasciato, poteva vantare la compagnia del suo Noah. Insieme, non facevano altro che tenersi per mano scrutando l’orizzonte, affidando di tanto in tanto qualche sasso all’acqua cristallina. Un’abitudine che Christopher ed io avevamo ormai perso, ma che mi ricordava una parte del nostro rapporto. Lo facevamo per pensare e combattere la solitudine quando la sua fuga ci aveva separati, e se per noi aveva uno scopo quasi meditativo, per loro si riduceva ad un divertimento. Lasciando loro lo spazio che meritavano, decisi di non interrompere il loro momento, ma per qualche strana ragione, con un sorriso malevolo in volto e una strana luce negli occhi, Christopher pareva di tutt’altro avviso. “La ripaghiamo con la stessa moneta?” mi sussurrò all’orecchio, stuzzicandomi mentre mi stringeva a sé. Lasciandolo fare, mi rilassai fra le sue braccia, e cambiando immediatamente idea, annuii con fare misterioso. Certo era che Sky avesse mosso l’aria in un semplice avvertimento ad abbandonare quelle che considerava inutili smancerie così che potessimo unirci a lei, ma nonostante questo, l’idea di Christopher sfiorava la mia fantasia. “D’accordo.” Sussurrai di rimando, prendendogli la mano e accarezzandola dolcemente. “Va avanti tu, allora.” Mi pregò, volendo sincerarsi che una mia prima mossa non mandasse in fumo i suoi piani. Senza dire una parola, mi scambiai con lui un’occhiata d’intesa, poi passai all’azione. Camminando lentamente, mi avvicinai al lago, e alzando lo sguardo, notai Midnight appollaiato in uno dei tanti nidi che si era costruito in giro per il bosco, e sollevando una mano, chiusi il pugno, concentrandomi sul prossimo passo da compiere. Piegandosi al mio volere, un ramo si spezzò finendo in terra, e sorpreso, il merlo fece appena in tempo a volar via. Non volevo fargli del male, solo dar vita ad uno scherzo innocente, che data la reazione di Sky e Noah, immediatamente distratti, parve funzionare perfettamente. “Kaleia! Ma cosa ti salta in mente? Midnight poteva farsi male!” protestò Sky a quella vista, indignata. “La stessa cosa che hai fatto tu, sorellona cara.” Le feci notare, mostrando di non gradire affatto la sua precedente interruzione del mio momento romantico. “A volte ti comporti come una bambina.” Replicò lei, ancora scottata e affatto divertita. “Non scaldarti, stavo scherzando, il tuo amico sta bene, vedi?” risposi di rimando, calma e unicamente in vena di divertimento come lei e il suo amato meri attimi prima. “Meno male, sai quanto ci tengo.” Continuò lei, evidentemente in pena per il suo amico piumato. Voltandomi a guardarlo, scoprii che non aveva un graffio, e che alla vista del suo nido ormai in pericolo, aveva cambiato obiettivo, scegliendo di inseguire giocosamente Ranger, il falco d Noah, in una sorta di innocua battaglia aerea. Superato lo shock iniziale, Sky riuscì finalmente a calmarsi, e battendo la mano su una chiazza d’erba accanto a sé, ci invitò a sederci. Stringendoci nelle spalle, accettammo, e ben presto, le fummo accanto. Chiamati in causa a loro volta, i due volatili alzarono bandiera bianca, e scendendo in picchiata, si posarono sulle spalle dei rispettivi padroni. Nel silenzio, sfiorai la mano del mio Christopher, poi lo sentii stringermela, e in quel momento, qualcosa, o meglio, qualcuno, entrò nel mio campo visivo. Incredibilmente, Bucky era tornato a farmi visita, e lui e la sua nuova compagna zampettavano insieme, tenendo le code incrociate. Ad essere sincera, li trovavo adorabili, e volgendo per un attimo lo sguardo verso Sky, potei giurare che mi stesse imitando. Difatti, ora anche lei cercava la mano del suo amato nel buio della sera appena scesa, e senza parole, guardava la sorta di esibizione a cui avevano dato inizio per noi. Un gioco degno di due cuccioli, e allo stesso tempo un misto di danza e lotta, che umani diversi da noi fate avrebbero potuto facilmente scambiare per una lite fra due animali rabbiosi. Nulla del genere, ma bensì il comportamento che in genere assumevano durante il loro periodo d’amore e accoppiamento, e un esempio a cui noi ora assistevamo. La loro corsa fra l’erba non ebbe mai fine, e continuò per il resto della notte anche quando ci allontanammo fino a rincasare, e di nuovo al sicuro nel mio letto, con un sorriso sulle labbra e dolcissimi baci nascosti nel buio e nella proverbiale morbidezza delle coperte, scivolai nel sonno sicura di una cosa. Christopher aveva ragione, presto Bucky avrebbe avuto una famiglia tutta sua. Ad essere sincera, negli ultimi tempi non facevo altro che pensare al mio futuro, ma ogni volta che il solo pensiero si annidava nella mia mente accadeva sempre qualcosa per cui i miei piani venissero sventati. Dal destino o dalla vita, non lo sapevo, ma con la sicurezza nella mente e nel cuore, ero anche certa di dover mettere da parte i desideri e imparare ad aspettare un momento più propizio, in quanto data la presenza di umani alquanto infidi, e da poco nuove voci nella mia testa, ogni essere magico, fate comprese, finiva sempre e al solo scopo di salvarsi a vivere una propria doppia vita.





Salve a voi, lettori carissimi. Pubblico di nuovo di sera, calma e piena d'ispirazione, dando con questo capitolo una prima avvisaglia di ciò che accadrà nel prossimo. In linea di massima è molto positivo e felice, ma ciò non vale per le ultime righe, ancora una volta preludio di una tempesta. Prima di andare, voglio ringraziare ognuno di voi per tutto il vostro supporto, ma specialmente "crazy lion" che ha saputo consigliarmi su come trattare il problema della piccola Lune, che finalmente sembra iniziare a migliorare, nonostante non riesca ancora ad esprimersi con la necessaria fiducia in sè stessa. Al prossimo capitolo, e grazie ancora a tutti,




Emmastory :)
 
   
 
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