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Autore: fiona3    26/10/2018    2 recensioni
Non è infrequente comprendere di tenere davvero a qualcuno proprio quando cominci a perderlo. Ti ripeti per anni che non c'è fretta, finché non compare la situazione che rischia di portartelo via per sempre. E ti senti sprofondare...
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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4. Sickness

“Cosa c’è che non va? Sei così strano… Sono giorni che ti comporti come…come se fossi infastidito da qualcosa…o da qualcuno…”

Non rispose. Come faceva quella donna ad avere già analizzato e compreso tutto?

“E’ per colpa di Law?”

Robin non ottenne una risposta verbale, ma si sentì afferrare più strettamente. Sembrava un bambino terrorizzato e indifeso, che lottava disperatamente fra la verità e l’orgoglio e si aggrappava a lei, speranzoso di trovarvi salvezza.

“Ma cosa ti dà tanto fastidio di lui?” lo chiese delicatamente, timorosa di vederlo schizzare di nuovo.

“E tu…che ci trovi in lui?” non aveva ancora ottenuto risposta a quella domanda che lo tormentava da giorni.

“In che senso?”

“Lo sai benissimo” un sibilo, a denti stretti.

“No che non lo so. Non parli. Spiegati.”

Zoro si sentì impazzire e non resistette più: aveva bevuto troppo anche per il suo fisico. Sollevò la sinistra e le afferrò la nuca, mentre la spingeva contro la libreria. Robin mugolò leggermente allo scontro e lui approfittò delle labbra socchiuse per buttarcisi con rancore e passione. Non gli uscì il bacio su cui tanto aveva fantasticato: le sue labbra erano morbide più di quanto immaginasse ma lui era troppo iroso, contratto. Ne scaturì un bacio rozzo, a scatti. Tentò di intrufolare la lingua fra i suoi denti, ma ne ricevette un morso. Aprì l’occhio ed incontrò lo sguardo severo di Robin. Evidentemente, per lei, non era una spiegazione sufficiente.

Sciolse l’abbraccio e la afferrò per le spalle, incurante di procurarle dolore. Non era neanche lontanamente paragonabile a quello che lei stava infliggendo a lui. Robin aveva paura, ora: mai aveva visto Zoro perdere il controllo e mai si sarebbe aspettata da lui che lo perdesse in un simile contesto. Non sapeva come comportarsi. Lui la stava fissando col volto contratto e l’occhio sbarrato, i denti digrignati. Sembrava volesse affondare le dita nelle sue spalle.

“Non sopporto la sua aria di superiorità. Non sopporto che decida tutto per tutti. Ma soprattutto non sopporto che stiate così tanto insieme. Vedere come gli occhi ti brillano alle sue osservazioni da professorino. Come ridi alle sue battute intellettuali. Come curi il tuo aspetto da quando lui è qui. E ancor più detesto il modo in cui lui ti guarda, con quel misto di lascivia e presunzione! Cos’avete fatto fino a quest’ora, eh?! No, per carità, non voglio sentirlo!”

E di nuovo si spinse via da lei.

Robin lo fissava come se fosse preda di un delirio psicotico.

E questo non fece che alimentare il suo livore.

“Che c’è?! Speravi che nessuno se ne accorgesse? Che foste i soli abbastanza svegli da notare quanto schifosamente…” E si bloccò, boccheggiante, incapace di proseguire. Nella sua testa, il discorso continuava con “amoreggiate” ma non riuscì ad articolare la parola, in preda ad un conato di vomito.

Il buio copriva il colorito rosso fuoco e insieme verdastro che stava assumendo, ma Robin percepì i singulti e tentò di avvicinarglisi per tranquillizzarlo.

Zoro era davvero geloso di lei? Provò a richiamare alla mente situazioni in cui lui poteva aver manifestato interesse nei suoi confronti ma non ne trovò. E non c’era da stupirsi: era Zoro. Lui non tradiva mai i propri sentimenti, tanto da dare l’impressione, a volte, di non averne. Lui aveva il suo scopo da raggiungere e non si sarebbe lasciato distrarre.

Adesso Zoro era di spalle e respirava con affanno. Robin lo abbracciò da dietro, poggiando la fronte sulla sua nuca e carezzandogli il torace. Lo sentì rabbrividire, quindi irrigidirsi. Si era imposto di non parlare ancora: aveva già raggiunto livelli di umiliazione vergognosi. Fu lei a riprendere, soffiando sul suo collo: “Non so perché ti stia comportando così. Ma posso dirti che le tue impressioni non sono corrette. È vero: mi piace parlare con lui, ma niente di più.” Sentì che Zoro tentava di divincolarsi dalla presa, quindi strinse più forte. Aspettò che si fermasse. “Se c’è qualcuno per cui provo un interesse particolare, non è certo lui”, la sua voce si era fatta ancor più debole: Zoro azzardò a definirla quasi triste. Si concentrò, aspettando che lei continuasse. Ma così non fu.

  
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