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Autore: Calowphie    26/10/2018    1 recensioni
Dal testo: " [....] Senza esitare, la donna si alzò dal letto incitando la figlia a sdraiarsi sotto le coperte e prendere una posizione comoda: dopo avergliele rimboccate e averle dato un tenero bacio sulla fronte, si avvicinò al piccolo scaffale pieno di libri colorati posto accanto alla porta d’entrata della stanza e ne scelse uno dalla copertina rigida e rossastra: “ basta una storia” disse agitando il libro in aria, per poi sedersi nuovamente vicino alla figlia che, con un grande sorriso, annuiva energicamente sentendosi già più protetta: “ sei pronta?” le domandò la madre ricevendo un acuto e sonoro “si” come risposta: “bene! allora…” [...] "
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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“ARGH!” urlò la bambina alzando le braccia inseguendo per tutto il salotto il padre che, divertito, cercava di scappare dalle grinfie della più piccola che si spacciava per un piccolo dinosauro verde grazie al suo bellissimo e nuovo pigiama intero proprio a forma di dinosauro: “ Oh no mi vuole mangiare, salvatemi!” urlava l’uomo, facendo finta di cadere a terra appallottolandosi su se stesso in modo da difendersi da Hae-wa  che, con un piccolo balzo, si tuffò sul suo papà iniziando a fargli tanti solletichi con quelle piccole manine paffute: “ Ormai non puoi più fuggire” ammise la piccola per poi cercare di intrappolare il genitore con le sue braccia, finendo per essere lei stessa rinchiusa in un tenero abbraccio: “ Ho intrappolato il mostro” ammise il padre strofinando il naso su quello piccolino della bambina facendola ridere.

Un sonoro sbadiglio e una sfregata di occhi, però, gli fece intuire che forse era arrivato il momento di andare a dormire e, senza pensarci due volte, lasciò che la figlia si sdraiò sul suo petto tirandosi su dal pavimento tenendola stretta notando come, i suoi occhietti,  erano già chiusi mentre teneva stretto il collo del suo amato papà: “ Papà” borbottò la bambina mentre si sentiva dondolare lentamente verso la sua stanza: “ Dimmi principessa” rispose l’uomo mentre cercava di allontanare con un soffio alcuni capelli della bambina che gli pizzicavano il naso: “ Vero che mi leggi la storia della buona notte come fa mamma? Così sono sicura che i mostri non verranno a prendermi” spiegò Hae-wa portandosi una manina sulla faccia facendo cadere il piccolo cappuccio verde del pigiama: “ Certo” affermò il moro baciandole la nuca, scommettendo con se stesso che la figlia gli avesse appena sorriso.

Giunti finalmente nella camera, il padre sistemò la bambina sotto il piumone assicurandosi di rimboccarle al meglio le coperte per poi notare, come per magia, che il suo sonno sembrava quasi svanito nel nulla: “ La storia!” esclamò  indicando la copertina bordeaux del libro al quale ormai si era più che affezionata: un tenero sorriso apparve sulle labbra carnose del padre che, con un balzo, si allungò dalla parte opposta a lei prendendo il libro evitando di farlo cadere: “ Mamma ha lasciato il segno?” domandò mentre la bambina, divertita alla vista del padre un po’ impacciato, annuiva con la testa.

“Ecco dove eravate rimaste” ammise leccandosi il polpastrello del dito indice, sfogliando con nonchalance le pagine spesse del volume, vedendo con la coda dell’occhio il volto divertito di Hae-wa : “ Continuiamo” affermò scompigliandole i capelli sciolti
 
 


 
“ […]Una volta dentro al parco, sospirò felice per essere riuscita a scappare alle grinfie di Namjoon così, con un veloce atto, sgattaiolò dentro al palazzo e si appoggiò al muro freddo di marmo della grande sala che ospitava una grande scalinata bianca: “ Eun-mi come mai sei vestita così?” domandò una voce femminile adulta, che proveniva dall’apice delle scale…
 
 

“Mamma?” si girò di scatto la ragazza sfoggiando un finto sorrido: “ T-ti piace? Me lo ha regalato Iseul” balbettò cercando di togliere la polvere che aveva sugli abiti: “ Molto carino ma quel colore non ti dona molto” sentenziò la donna mentre scendeva le scale stando attenta a non inciampare. “ Ha anche una mantella” osservò avvicinandosi alla figlia ed alzandole il cappuccio sulla testa: “  Sei uscita in paese di nascosto non è così?” le domandò mentre la ragazza cercava di portare il cappuccio il più possibile sopra il suo volto: “ Si” sussurrò appena, tanto che fu difficile anche alla donna sentire quello che aveva appena affermato: “ E come mai hai deciso di uscire dal castello senza il mio permesso o quello di tuo padre?” domandò dubbiosa incrociando le braccia al petto alzando appena il mento sembrando, agli occhi della figlia, più arrabbiata che mai: era stato uno sbaglio così grande la sua curiosità?

La ragazza non rispose troppo imbarazzata per essere stata colta sul fatto, troppo spaventata di aver deluso sua madre e troppo…: “ Ma tu cosa ci fai qui? Non dovevi andare con papà all’incontro con il Re delle terre del Nord?” sentenziò la figlia alzando in fretta la testa lasciando che il cappuccio sfilasse nuovamente giù dai suoi capelli scuri.
 
*
 

Una fragorosa risata interruppe il racconto del giovane uomo che, con fare dubbioso, domandò alla figlia se stesse andando tutto bene: “ Certo papà, mi piace che dai una intonazione diversa alle voci dei personaggi” ammise la bambina avvicinandosi al genitore, lasciandogli un piccolo bacino sul braccio in modo da rassicurarlo: “ Dai, continua che sono curiosa” affermò qualche istante dopo mentre si sistemava nuovamente sotto quella morbida coperta che quasi la avvolgeva del tutto: intenerito il moro sorrise appena, grattandosi il retro della nuca cercando velocemente con lo sguardo il segno nella pagina che aveva perso poco prima.
 
*
 

La madre scoppiò in una fragorosa risata scaturita dalla reazione inaspettata della figlia: “ Quindi avevi pianificato tutto vedo” ammise poi, abbassandosi al livello della ragazza con un piccolo ghigno sul volto, toccandole con il dito la punta del naso facendola arrossire: “ Non sono andata con papà, qualcuno avrebbe dovuto tenerti compagnia dopo tutto e poi sai quanto mi annoiano quelle sedute politiche” sentenziò la donna agitando la mano al vento come per scacciare una qualche mosca invisibile.

Eun-mi sorrise divertita sentendosi molto più sollevata ora che la madre si era messa a scherzare anche su questo fatto: “ So che ti senti prigioniera qua dentro e so quanto tu sia affascinata da tutto quello che sta fuori da qui, lo sei sempre stata anche da piccola” continuò lei accarezzandole la guancia: “ Ma non mi piace comunque il fatto che tu sia scappata senza dirmi nulla” esclamò tirandole un poco la guancia senza farle troppo male, ma vedendola gonfiare appena le stesse fintamente offesa: la donna sorrise toccandole nuovamente la punta del naso cosa che le aveva sempre fatto sin da quando era piccola e la ragazza sapeva, ormai, che era uno dei suoi mille modi di dirle che le voleva bene: “ Quindi ti sei divertita?” domandò prima di invitarla a sedersi su un gradino delle scale, vedendo una nuova luce negli occhi della figlia mentre le sorrideva e iniziava a raccontarle cosa aveva scoperto e quali nuovi incontri inaspettati aveva fatto.


“Mamma” la chiamò Eun-mi una volta che si alzarono entrambe spolverandosi, avendo finito la loro chiacchierata, dovendo salutarsi a causa di qualche scartoffia che la madre doveva finire di revisionare: “ Non dirlo a papà ti prego” affermo prendendo la mano del genitore stringendola piano: “ Non preoccuparti i nostri segreti rimarranno sempre e solo tra noi” affermò per poi lasciarle un tenero bacio sulla fronte salutandola: “ Se hai bisogno chiamami” sorrise iniziando a salire le scale e sparire verso il lungo corridoi, lasciando solo il suo dolce profumo di lavanda.

Eun-mi sorrise felice di averla accanto per poi infilare la mano in tasca e vedersi sbalordita al ricordo di chi le aveva regalato quel pezzo di stoffa con cui ora si era trovata a giocare, mentre andava alla ricerca della sua amica Iseul perché si sentiva in dovere di raccontarle per filo e per segno quello che aveva provato, e che ancora provava, mentre immaginava quel ragazzo dai capelli corvini, sorriderle dolcemente e raccontarle di quanto amasse il suo lavoro al banco delle stoffe e di come i suoi occhi luccicavano ogni volta che si incontravano con i suoi.
 
 

Jungkook, intanto, mentre continuava a servire le tante persone che chiedevano specifici tipi di stoffa e merletti ricamati, non poteva fare a meno di ripensare a come mai una guardia reale stesse inseguendo una ragazza che, a parer suo, era una semplice contadina del paese: “ Mi sta dando la stoffa del colore sbagliato” urlò un uomo lanciando in faccia al giovane il pezzo di stoffa appena tagliato: “ M-mi scusi” balbettò imbarazzato inchinandosi cercando di tornare alla realtà. Il ragazzo cercò di destarsi da quei mille pensieri, ma la presenza costante di quella guardia dai capelli biondi non era di grande aiuto dato che, assieme ad altri suoi colleghi, aveva deciso di posizionarsi davanti al banchetto dei due ragazzi discutendo sul perché la principessa fosse scappata senza permesso: gli occhi scuri di Namjoon scrutavano in malo modo Jungkook il quale, in tutta risposta, cercava un aiuto nascondendosi dietro  Hoseok ignaro di ogni cosa successa quel pomeriggio: “ Mi dici che ti prende? Muoviti e servi quella signora” sbottò il rosso allontanandolo mentre il moro notò il suo rivale allontanarsi da lì ed incamminarsi verso il palazzo: Jungkook voleva risposte e si ripromise che quella sera, sarebbe andato a palazzo per scoprire se i suoi sospetti fossero veri.”
 
*
 

“Papà” Hae-wa chiamò l’uomo tirandogli la manica del pigiama prima che potesse iniziare il nuovo paragrafo. Subito si interruppe guardando la faccia stanca della bambina, la quale continuava a grattarsi gli occhi con il dorso della mano: “ Possiamo continuarla domani? ora ho troppo sonno” sbadigliò abbracciando il peluches accanto a lei. L’uomo, intenerito, le sorrise chiudendo il libro lasciando il segno con un fazzoletto di carta trovato in tasca: “ Buona notte principessa” ammise baciandole la fronte vedendosi però costretto a sdraiarsi accanto a lei dato che gli aveva preso la mano non dando alcun segno di volerla lasciare andare.
  
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