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Autore: LanceTheWolf    26/10/2018    1 recensioni
Lan-Chen aveva una vita normale, un lavoro normale, una famiglia normale e dei sogni come tutte le giovani donne delle sua età. Poi la sua vita è cambiata, Lei è cambiata. In pochi sanno cosa è successo: la sua famiglia è allo scuro di tutto e ritiene che i suoi continui viaggi, le strane persone che frequenta, non siano altro che un periodo. Che stia semplicemente passando uno di quei momenti assurdi che prendono a tutti e che prima o poi passeranno proprio come sono giunti. Per lei, al contrario, ogni parola non detta ha il solo scopo di difenderli.
Si svolge molti Avatar dopo Korra.
NB: Questa raccolta partecipa al Writober 2018 a cura di Fanwriter.it
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Iniziativa: Questa storia partecipa al “Writober 2018” a cura di Fanwriter.it.
Numero Parole: 1669
Prompt: Titolo (Red List – 26/10/2018)
 


Titolo


" L'Avatar deve essere compassionevole verso tutte le persone e l'unico modo per farlo è vivere tra loro. L'Avatar deve provare tristezza, rabbia, gioia e felicità. Provare tutte queste emozioni, l’aiuterà a capire quanto sia preziosa la vita umana e, di conseguenza, farà qualsiasi cosa per proteggerla. "
Avatar Yangchen ad Avatar Aang.



“Uhm…”, mugugnò Liang che se ne stava seduto al tavolo della cucina, insieme a Pete e Miori.
Come i due fratelli stava facendo i compiti, intento a sottolineare sul libro di storia le parti salienti da ricordare per l’interrogazione del giorno dopo.
La madre lavava i piatti poco più in là con l’aiuto dei piccoli di casa, Tori e Juju, e si voltò a controllare cosa stesse avvenendo.
Ovviamente, Pete e Miori, sempre pronti a distrarsi pur di non stare troppo tempo a testa china sui libri, non persero un secondo per fissare il maggiore con aria interessata.
“Li?”, chiamò curioso Pete.
Liang rispose con un profondo sospiro, infossando la testa nelle spalle.
Lan-Chen chiuse l’acqua e, preso in braccio Juju dal piano accanto al lavello dove l’aveva seduto per farlo stare tranquillo, si avvicinò al figlio spazientito.
Anche Tori scese dallo sgabellino di legno dal quale aiutava a lavare i piatti, asciugandosi le manine insaponate sul maglioncino prima di correre ad afferrare il grembiule della madre, proprio mentre questa spiava da sopra la spalla del figlio cosa l’avesse tanto abbattuto.
“L’Avatar?”, domandò la donna, dopo aver dato uno sguardo all’argomento trattato, sistemandosi meglio il bimbo tra le braccia.
Liang alzò lo sguardo verso di lei ed esordì esasperato: “Non capisco”.
“Tu che non capisci qualcosa?”, chiese Pete stupito.
“Strano, strano”, Miori seguì a ruota il fratello, pronto a sottolineare l’insolito evento.
“Già”, sospirò arreso Liang, mentre Tori, abbandonate le sottane della mamma, si attaccava con entrambe le manine al bordo del tavolo per sbirciare anche lui il libro aperto.
Lan-Chen chiese con dolcezza: “Cosa non ti è chiaro?”.
Il ragazzino si lasciò scivolare sulla sedia. “Che titolo è Avatar, non capisco”.
“Più che un titolo è un epiteto”, rispose la madre.
“Ma qui dice che non è qualcosa che si attribuisce: l’Avatar nasce Avatar, come uno spirito nasce spirito o…”.
“Un gattino nasce gattino?”, intervenne Pete.
“Già”, confermò Liang, sbuffando per l’ennesima volta, prima di riprendere: “è proprio questo il punto: è più una specie”, sottolineò l’uso improprio dell’ultimo termine, facendo le virgolette nell’aria con le dita. “Ma i gatti nascono dai gatti, invece un Avatar non nasce da un Avatar, perché qui c’è scritto che ne può esistere uno solo per generazione. Nasce dagli uomini, ma è una creatura spirituale e… Non capiscooo!”. Si portò le mani tra i capelli. “Perché sono così stupido? Uff!”, concluse lasciandosi scivolare maggiormente sulla sedia, arrivando ad avere il viso alla stessa altezza di Tori che, trovandoselo a portata, gli si fiondò tra le braccia.  
“A me sembra che tu l’abbia capito, lo hai appena spiegato”, cercò di rassicurarlo Pete, chinando perplesso la testa da un lato.
“Si, ok, ho ripetuto quello che c’è scritto sul libro, ma ripeterlo non vuol dire capirlo”, spiegò, accogliendo il fratellino in grembo e prendendo ad accarezzargli i capelli con fare distratto.
“Io ho conosciuto l’ultimo Avatar, sai?”, esordì improvvisamente Lan-Chen, alzando gli occhi al soffitto e rimediandosi lo sguardo sorpreso dei tre figli al tavolo.
“L’Avatar della Terra?”, chiese Liang, tornando a sedersi in maniera più composta e sistemandosi Tori sulle gambe.
“Mamma Lan come è fatto un Atavar?”, domandò Juju.
“Un Atavar...”, iniziò a rispondere Lan-Chen al bimbo tra le sue braccia, facendogli il verso, “…è fatto proprio come te. Ha due braccia, due gambe, un nasino”. Sorrise e sull’ultima parola detta prese il naso del bambino con le dita.
Juju cominciò a ridere divertito, cercando di allontanare la mano della mamma dal visetto.
“Davvero hai conosciuto l’Avatar?”, ricalcò Liang.
Lan-Chen annuì.
“E come si chiama? Com’è fatto?”, domandò, lasciando scorrere le parole come un fiume in piena. “Perché non si fa vedere mai in giro? Insomma, alcuni pensano addirittura che non esista, altri che sia un nemico dell’Impero. Dicono abbia organizzato un colpo di stato ai danni dell’Imperatrice Iris, dicono…”.
“Piano, piano”, l’interruppe Miori, facendogli cenno di rallentare.
“Già, non riusciamo a seguirti se parli tanto veloce”, fu il turno di Pete d’appoggiare il dire del fratello preferito.
“Sho-Sho. È un ragazzino poco più grande di te”, iniziò a rispondere Lan-Chen, contando le risposte picchiettandosi le dita della mano libera sulle labbra, “non so perché non si faccia vedere in giro, ma esiste. Non sono convinta che sia nemico dell’Impero e sì, sembra sia stato presente all’attentato alla corona”. 
“Visto? La mamma mi segue?”, rimbrottò Liang i fratelli.
“Che c’entra, le mamme hanno i super poteri, lo sanno tutti”, ribatté Pete a tono, come sempre mai senza parole.
“Vero, vero”, annuì Miori deciso, incrociando le braccia al petto con fare solenne.
Lan-Chen trattenne una risatina sullo sbuffare successivo di Liang alle risposte dei fratelli e si appoggiò di schiena contro il piano del tavolo.
Juju si accoccolò contro la spalla della donna chiudendo gli occhi, trovando più comodo riposare invece che ascoltare quelle chiacchiere da grandi.
“Io, se fossi l’Avatar, mi farei conoscere, cercherei di dare una mano a chi ha bisogno, cercherei di aggiustare la cose”, cercò di spiegare Liang. “Vedi, Mamma, qui nel mio libro dice che è dovere dell'Avatar dominare le quattro arti elementari e usare quel potere per mantenere l'equilibrio tra le quattro nazioni del mondo, così come tra l'umanità e gli spiriti; ma i quattro regni adesso sono uno da quando l’Imperatrice Iris li ha unificati sotto la corona della Nazione del Fuoco e spiriti e uomini vivono insieme da che l’Avatar Korra ha aperto i portali, quindi a cosa serve essere l’Avatar?”.
Lan-Chen tornò a guardare il soffitto pensierosa. “Vedi Liang, l’Avatar è l'incarnazione umana della luce e della pace. Se il mondo è in pace l’Avatar…”.
“Ma il mondo non è in pace”, la interruppe il figlio, “non c’è pace ed è lui che non la permette, lui che dovrebbe esserne il custode. L’Imperatrice ha portato la pace, ma l’Avatar non ha fatto e non fa altro che farle guerra. Le persone muoiono in questa guerra. L’Avatar dovrebbe appoggiare l’Imperatrice, non osteggiarla sfruttando le lotte di potere interne all’impero stesso”.
Non si poteva certo dire che il ragazzino non avesse le idee chiare sull’argomento.
“Io credo nell’Avatar”, intervenne Lan-Chen, “sono convinta che esista un disegno più grande dietro il suo operato; un disegno che le persone semplici come noi non possono vedere”.
I bambini presero ad ascoltare curiosi e attenti, a eccezione dei due piccini che preferirono uno sonnecchiare tra le braccia della mamma e l’altro intrecciare i lunghi capelli di Liang.
“Non deve essere facile nascere con un destino già segnato ed è questo quello che accade all’Avatar: non può negare quello che è, può solo accettarlo, conviverci e convivere con l’invidia del mondo per essere l’unico in grado di destreggiare un potere tanto grande da sconvolgere l’intero pianeta. Se solo volesse potrebbe piegare chiunque al suo volere, uomo o spirito che fosse, ma non lo fa ed è proprio per questo che non credo sia stato l’Avatar Sho-Sho a organizzare l’attentato all’Imperatrice. Ero lì e lui sembrava stupito quanto me per gli eventi”, si lasciò sfuggire Lan-Chen senza rendersene conto, “ha cercato di calmare gli animi ed evitare che quella strage continuasse. I media però hanno distorto la realtà, preferendole una propaganda anti-Avatar. Non ne capisco il motivo. Non capisco perché alimentare questo astio”.
Liang sembrò farsi pensieroso.
“La storia ci insegna che l’Avatar ha sempre difeso l’Umanità e non posso credere che questa volta sia diverso”, concluse Lan-Chen.
“Pensi, allora, che sia l’Imperatrice a sbagliare?”, domandò il ragazzino.
“Penso che la Signora del Fuoco abbia fatto grandi cose, ma che tema un potere tanto grande e, non è certo un segreto, in molti vorrebbero guidare il mondo al suo posto o prendersene una grossa fetta”.
“Quindi, come me, pensi che l’Avatar e l’Imperatrice dovrebbero sostenersi e non osteggiarsi?”.
“Lo penso, in effetti, ma non vedo come potrebbe essere possibile un dialogo tra loro in questo momento”.
“I regni sono uniti da troppo poco tempo per permettere alle genti di sentirsi un’unica entità”.
Lan-Chen annuì al ragazzino.
 
Un silenzio pensoso calò nella cucina. Poi…
“Io da grande farò l’Atavar e ‘giusterò tutto, tutto”, esordì Tori di punto in bianco.
“Uhm… sarai l’Atavar più bello di tutti”, lo vezzeggiò Liang sorridendo, sollevandolo poi per rimetterlo in terra.
Tori fu rapido a riappendersi al grembiule della mamma.
“Ora però vedete di finire i vostri compiti”, dispose Lan-Chen, prima di portare Juju a riposare nel suo lettino.
“Uffa però!”, protestò Pete, tornando comunque a dedicarsi al suo quaderno.
“Quando hai ragione, hai ragione”, sostenne Miori, riprendendo a studiare controvoglia.
 
Quando Lan-Chen tornò con Tori tra le braccia, i suoi tre figli erano presi dai loro compiti.
Il tempo di mettere giù il piccolino e aprire l’acqua per terminare di lavare i piatti che Liang esordì serio: “Guardiano”.
Lan-Chen si voltò con fare interrogativo e trovò gli occhi del ragazzino puntati su di lei.
“Se dovessi attribuire un titolo all’Avatar, questo è il titolo giusto e non sarebbe il solo. L’Imperatrice e l’Avatar sono entrambi i Guardiani del mondo che conosciamo e sono convinto che prima o poi lo capiranno e si adopereranno insieme per renderlo un posto migliore”.
Lan-Chen annuì orgogliosa delle parole del figlio e tornò al suo daffare.
 
***
 
Dopo poco…
“Mamma, ma tu cosa ci facevi nella Nazione del Fuoco durante il Sole Nero?”, domandò Pete a bruciapelo.
Lan-Chen si gelò sul posto. Quella era una domanda alla quale non avrebbe mai potuto rispondere sinceramente.
“Mamma Lan è l’ingegnere migliore del mondo, l’imperatrice l’avrà chiamata per affidarle un compito importantissimo”, sentenziò Miori.
Pete annuì. “Giusto, non ci avevo pensato, come farei senza di te?”.
“A volte me lo domando anche io”, rispose scherzoso il bambino, sollevando Lan-Chen dal doversi inventare una scusa pur di preservare il suo segreto più oscuro.

 


Note dell’autrice: Sono esausta e l’ho buttato giù come l’avevo in testa, spero solo di non aver fatto troppa confusione e che “funzioni”, malgrado tutto. Forse in questi giorni troverò il tempo per dargli una letta e correggerlo, ma non posso assicurarlo; troppa tristezza, troppi impegni e troppa stanchezza.
   
 
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