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Autore: LanceTheWolf    27/10/2018    1 recensioni
Lan-Chen aveva una vita normale, un lavoro normale, una famiglia normale e dei sogni come tutte le giovani donne delle sua età. Poi la sua vita è cambiata, Lei è cambiata. In pochi sanno cosa è successo: la sua famiglia è allo scuro di tutto e ritiene che i suoi continui viaggi, le strane persone che frequenta, non siano altro che un periodo. Che stia semplicemente passando uno di quei momenti assurdi che prendono a tutti e che prima o poi passeranno proprio come sono giunti. Per lei, al contrario, ogni parola non detta ha il solo scopo di difenderli.
Si svolge molti Avatar dopo Korra.
NB: Questa raccolta partecipa al Writober 2018 a cura di Fanwriter.it
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al “Writober 2018” a cura di Fanwriter.it.
Numero Parole: 1097
Prompt: Paradiso (Red List – 27/10/2018)
 


Paradiso


Cos’era il paradiso?
Lan-Chen non se lo era mai chiesto veramente; da bambina aveva creduto fosse un posto sospeso da qualche parte in cielo, dove tutto era bianco e azzurro, e dove i bambini buoni se ne stavano sdraiati su nuvole morbide a ingozzarsi di zucchero filato. Poi era cresciuta e aveva smesso di pensarci, infondo non era nulla di più di una favola per convincere i bambini a fare i buoni, no?
Oltretutto, anche se le piaceva lo zucchero filato, non amava particolarmente il bianco e l’azzurro, anzi solo l’idea di doversi trovare in un posto del genere le metteva i brividi. Un posto dove non poteva tenere nemmeno un piede al suolo? Scherziamo?
Era una dominatrice della terra e del metallo, il suo Paradiso avrebbe dovuto assomigliare più a un qualche buco caldo scavato nel terreno dove rintanarsi cullata dalla sicurezza trasmessa dal suo senso sismico e… Cavolo! La sua idea di paradiso era diametralmente opposta a quella generale, però lo zucchero filato, quello ce lo avrebbe messo anche se crescendo aveva imparato ad apprezzare di più i fiocchi di fuoco piccanti e… ma questo non era il punto.
 
“Mamma Lan, da grande voglio diventare un ingegnere come te!”, ecco questo era il punto. Le parole di Miori che le stringeva le braccia al collo e quei ragazzini che senza un motivo apparente le avevano regalato un pezzo di carta bruciacchiato sui bordi, incorniciato e decorato come un biglietto d’auguri.
Senza motivo, perché non era il suo compleanno, non era un evento speciale, era un giorno qualunque dove di ritorno dal mercato aveva trovato ad aspettarla a casa sua nonna e i tre cuccioli che le aveva affidato.
Erano andati a trovarla quei mascalzoni, capitanati dalla vecchietta tutto pepe. Non le avevano detto nulla e già quella era stata una gran bella sorpresa, ma…
“Tieni, l’abbiamo fatta noi!”, se ne era uscito quel piccolo angelo del suo Li-wei.
“Volevamo farla di metallo come quelle vere, ma ne io e ne Li siamo ancora abbastanza bravi con il dominio, allora…”, aveva detto la piccola Ninoh.
“…Allora abbiamo chiesto a Liang. L’ha disegnata lui, ma io l’ho antichizzata con il fuoco.”
Antichizzata, ovvero bruciacchiata sui bordi, ecco cosa intendeva il suo Jizu con quel termine e, per tutti gli spiriti, era sempre stato tanto alto?
Cielo, se gli erano mancati quei tre marmocchi!
Che l’aveva disegnata e scritta Liang non ne aveva avuto alcun dubbio, l’oro e l’azzurro facevano da padroni in quel ritaglio di carta colorato.
“Io e Tori abbiamo scelto la cornice, Mamma Lan”, l’aveva informata Juju, “vedi, è verde come piace a te e ci sono le margherite tutt’intorno. Nala dice che adori le margherite”.
Ed era vero, come era vero che la ragazzina sentendosi nominare aveva abbassato la testa intimidita.
“Io ho decorato lo sfondo. Guarda qui?”, aveva detto Pete, indicandole le impronte di zampette d’anatra-tartaruga tutt’intorno a quella sorta di biglietto.
“E sono le più belle orme che io abbia mai visto”, si era complimentata lei.
“Kimo ci ha accompagnati a comprare la cornice, sai? E tutti, tutti, i materiali”, intervenne il bambino tra le sue braccia, quel monello di Miori. Non lo avrebbe mai ammesso, perché li amava tutti infinitamente, ma per quel piccino provava un pizzico di passione in più, un po’ ci si rivedeva, era una sorta di sua versione corretta e migliorata di cui non poteva non sentirsi orgogliosa.
 
Ma si parlava del Paradiso e il sorriso di quella vecchia volpe di Nonna Lan-Lan doveva saperne qualcosa in più di lei al riguardo, dato che la guardava come se s’aspettasse da un momento all’altro che aprisse i rubinetti e incominciasse a piangere, e… pianse, accidenti se pianse dopo, ma…
 
“Targa importante, importantissima!”, risaltava nella bella scrittura di Liang in caratteri dorati su quel biglietto incorniciato e decorato. “A mamma Lan-Chen, la mamma più speciale di tutte e il miglior ingegnere di sempre, che non solo aggiusta e mette insieme le cose, ma che ha aggiustato e messo insieme anche la nostra famiglia”. C’era un po’ di tutti in quelle parole dettate a Liang e poteva sentire ogni loro singola vocina vibrare a ogni lettera che le passava sotto lo sguardo.
 
“Ti vogliamo tanto, tanto, tanto bene, mamma Lan”, Tori aveva trovato la voce solo per lei.
“Nonna ha detto che ti sarebbe piaciuto avere una targa all’Università, certo non è proprio la stessa cosa, ma…”, Jizu aveva sempre un pensiero in più degli altri e non era difficile intuire che fosse partita da lui quell’idea.
“È bellissima!”. Piangeva e non era sicura che l’avessero sentita, ma la trovava davvero bellissima, e… pacchiana, bizzarra e sgargiante da far male agli occhi.
Non era la targa che aveva sognato, ma come dichiarava essa stessa a chiare lettere era la targa più importante che le avessero mai attribuito. No, non era quella che si era sempre immaginata, no… era lungamente migliore ed era solo sua. Era quella che aspettava veramente e non se ne era mai resa conto.
 
Non ricordava quanti baci avesse scoccato quel pomeriggio o quante lacrime avesse versato.
Ma di una cosa era certa, quello era il suo piccolo buco caldo ne terreno, il suo Paradiso.
 
“Ci siamo organizzati per telefono sai?” Le aveva rivelato Li-Wei, decidendo che sulle sue gambe c’era spazio sufficiente per accoglierlo insieme agli altri due piccoli di casa.
 
Un giorno i suoi bambini sarebbero cresciuti e si sarebbero accorti che lei era solamente una persona come tante, ma per il momento non poteva non godersi quell’angolino di amore tutto suo e quella targa meritava un posto d’onore sul muro del salotto di casa, pronta a ricordarle ogni giorno tutta la sua fortuna. A ricordarle che non bisognava cercare troppo lontano il proprio Paradiso e che spesso bastava solo saper guardarsi intorno.
 
***
 
“Nonna rimani qui questa sera, vero?”.
“Ovvio, mio giovane allievo! Cosa c’è di buono per cena?”, chiese la vecchietta a Jizu che le aveva posto quella domanda.
“Ehm…”, bofonchiò il ragazzino.
“Non ci abbiamo ancora pensato, nonnina”, disse Nala, imbarazzandosi.
“Fiocchi di fuoco!”.
“Ma Tori, sono uno snack, mica cibo vero!”, protestò Kimo.
“Adoro gli snack”, Commentò Lan-Chen ancora con gli occhi umidi.
“Quindi… fiocchi di fuoco e movente d’azione questa sera. È deciso e non si discute”, concluse Liang, sempre più determinato degli altri.
Oh, sì… quello era davvero il suo piccolo paradiso!
 
“Nonna, sei ancora sicura di voler rimanere?”, s’informò Nala, non del tutto convinta che l’anziana signora potesse apprezzare il programma stabilito.
“Oh sì, ragazza mia! Cibo spazzatura davanti alla proiezione di bei giovanotti muscolosi? M’inviti a nozze”.
   
 
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