Capitolo 1: Nuove conoscenze
Una ragazza dai
capelli castani stava lavando i piatti in un piovoso pomeriggio autunnale. La
giovane impiegò poco tempo a pulire le stoviglie
poiché aveva preparato il pranzo soltanto per se: i suoi
genitori, Sarah ed Alexander, erano ad una riunione
di lavoro. La ragazza era rimasta un po’ perplessa
quando suo padre glielo aveva detto , poiché era domenica e lei sapeva che gli uffici
erano chiusi; tuttavia, Alexander le aveva spiegato
che si trattava di una riunione straordinaria dato che, di lì a poco,
sarebbe arrivato il Natale ed i grafici pubblicitari, come loro, dovevano
essere informati di alcuni cambiamenti
sui dei nuovi giocattoli in vendita per quel periodo di festa.
Così la ventenne aveva preparato un pranzo poco semplice:
arrosto di maiale con patate al forno e torta sacher,
la sua preferita.
Quando ebbe finito di lavare i piatti e di riordinare la
cucina, andò in sala e si accomodò nella grande
poltrona vicino al camino acceso per leggere. Passarono così le ore,
finché un timido raggio di sole non fece capolino ed andò a
posarsi sulla pagina che stava leggendo, la ragazza alzò gli occhi dal
libro e guardò l'orologio a pendola appeso sopra il camino: segnava le
17. “Detesto quando li
chiamano così all'improvviso!
Spero che riescano a tornare per andare a
vedere l'opera, abbiamo prenotato i biglietti quattro mesi fa!”
pensò, così prese il cellulare e compose il numero di sua mamma,
dopo il primo squillo la voce che rispose non era quella di Sarah, bensì
quella della segreteria telefonica. La ragazza pensò che i suoi genitori
si trovassero in un punto dove gli apparecchi elettronici non funzionavano,
infatti, suo papà le aveva detto che nei
laboratori c’erano delle apparecchiature molto delicate e che quindi alcune
aree erano schermate; così interruppe la voce della segreteria ed
aspettò. Non appena sua mamma avrebbe acceso il
cellulare, avrebbe visto che lei l’aveva chiamata e le avrebbe subito
comunicato dove si trovavano dicendole di non preoccuparsi. O
almeno così sperava.
Per distrarsi si rimise a leggere, ma dopo pochi minuti il
rumore delle ruote di un’auto nel vialetto le fece alzare ed andare
davanti alla finestra del salotto. La ragazza scostò le tende e vide una
macchina nera piuttosto ammaccata. Non era quella dei suoi genitori. Un uomo
alto circa un metro e ottanta scese dalla macchina guardandosi intorno con circospezione, chiuse la portiera della macchina senza
fare alcun rumore e si diresse verso la cancellata di legno che circondava la
casa davanti alla quale si era fermato. L’uomo, avvicinandosi allo
steccato di legno, guardò a destra e, sulla cassetta della posta, lesse:
“Split-Evans”.
Il cuore della ragazza aumentava velocità di secondo
in secondo “Chi è quell’uomo?
Cosa ci fa qui?” mentre si chiedeva queste cose
osservava lo sconosciuto: indossava un completo grigio fumo di Londra molto
rovinato, sotto la giacca portava una maglia con la scollatura tonda, anche
questa non in ottime condizioni, tuttavia lo sguardo era vigile ed i suoi occhi
azzurri, in qualche modo, la rassicuravano.
L’uomo fece qualche passo, aprì il cancello e
proseguì sul vialetto di ciottoli fino alla porta principale. Prima di
suonare il campanello guardò in alto per osservare la casa:
era
di due piani, tutta in legno, al secondo piano un grazioso davanzale in legno
abbellito da rose intarsiate, attirò la sua attenzione: “Quella dev’essere la sua camera” pensò e
sorridendo suonò il campanello.
La ragazza sobbalzò, si chiese se fosse il caso di
aprire, poi sentì che la segreteria telefonica si era attivata, il
telefono era nuovo, quindi non poteva essere un guasto causato dall'usura...
nel frattempo l'uomo continuava a suonare alla porta; la ragazza si
spaventò e si diresse verso l'apparecchio per chiamare il pronto intervento.
Non appena alzò la cornetta si rese conto che non c'era la linea, senza
pensarci su prese il suo cellulare e compose il 999, ma anche il telefonino non
prendeva. A quel punto la giovane, pur essendo spaventata, cercò di
mantenere i nervi saldi: corse vero la porta per chiuderla dall’interno ma non ci riuscì, infatti, non appena fu
davanti alla porta, questa si aprì cigolando senza che lei avesse fatto
nulla.
L’uomo, che era davanti a lei, disse: “Per
favore, non ti spaventare, sono venuto a prenderti da parte dei tuoi
genitori”
“Non è vero! Io non ti ho mai visto! Cosa
credi, che sia una bambina?!” gli rispose lei
“Lo so che non mi hai mai visto e non credo che tu sia
una bambina piccola”disse pacatamente l’uomo
“Bene, allora?”
“Beh, se ti facessi vedere questa mi
crederesti?” e così dicendo estrasse dalla tasca un foglio rigido
di modeste dimensioni e glielo mostrò.
Era la foto dei suoi genitori con lei in braccio. Era stata
scattata nel giardino di casa sua. “Ma questa sono io!”
esclamò sorpresa la ragazza, “Come fai ad avere una foto dei miei
genitori con me in braccio se io non ti conosco e soprattutto se questa
fotografia è stata scattata qui?” gli chiese
“Beh, così” e pigiò il dito
sull’immagine, improvvisamente accanto ai suoi genitori apparve un uomo con
una camicia bianca, un paio di pantaloni beige e gli occhi azzurri...
“Ma come…Ma sei
tu…Io non capisco...” disse perplessa la
ragazza, l’uomo le sorrise, voltò la foto e la ragazza lesse:
“Ciao Aly,
Se stai
vedendo questa foto vuol dire che io e tuo padre non
siamo più in grado di proteggerti. L'uomo nella foto si chiama Remus Lupin, è un amico di
famiglia che tu non l' hai mai conosciuto perché si sarebbe dovuto
presentare a te solo in caso di bisogno. Noi ti affidiamo a lui.
Ti vogliamo bene
mamma e papà”.
Remus
le diede qualche minuto per riordinare le idee e poi le disse: “Allora Alyssa, adesso ti fidi?”
“S-si” rispose la
ragazza ancora scossa
“Bene, adesso ascoltami: fai una valigia con dentro
l’essenziale, portati qualcosa per il freddo e una mantella scura se la possiedi. Io ti aspetto qui. Hai un quarto d’ora”
“Così poco?”
“Non abbiamo molto tempo, le domande è meglio
rimandarle a dopo; se senti qualcosa di sospetto chiamami”
“Va bene” disse Aly.
La ragazza voltò le spalle alla porta,
oltrepassò la sala e salì due rampe di scale di legno, arrivata
sul pianerottolo entrò nella stanza alla sua sinistra: il copriletto con
le rose ed un grande armadio di legno chiaro ornato da fiori dipinti la
accolsero; gli altri arredi che completavano la camera erano una
scrivania, un comodino ed una seggiola, anche questi in legno ed ornati da
fiori.
Aly
girò la chiave nell’anta dell’armadio, prese una valigia
rossa non molto grande, fece scorrere la cerniera e la mise sul letto. Pian
piano aprì i cassetti e fece una cernita degli indumenti da portare via,
senza dimenticare la mantella nera col cappuccio, usata negli inverni
più freddi, e qualche maglione. Dal comodino prese la foto dei suoi
genitori ed il ciondolo che le avevano regalato per il
suo undicesimo compleanno. Chiuse la valigia, la prese, si diresse verso la porta
della sua camera, sospirò e la chiuse dietro di se. Lentamente scese le
scale cercando di memorizzare ogni parte di casa sua, avendo la sensazione che
non vi sarebbe più ritornata.
Quando
arrivò in sala, Remus, che la stava aspettando
le disse: “Bene, è tutto pronto?”
“Si”
“Non ti preoccupare, vedrai che ci tornerai qui”
le disse con fare rassicurante
“Lo spero”
“Tranquilla. Adesso dammi la valigia e stai dietro di
me qualsiasi cosa accada; in caso di pericolo corri
verso la macchina, entraci e resta lì”
“Va
bene” rispose Alyssa un po’ spaventata.
Lupin
aprì la porta con cautela, si guardò attorno con circospezione e
si diresse il più velocemente possibile verso la
macchina seguito a ruota da Aly. Tutto
andò per il meglio. Quando furono in auto Lupin le disse: “Allacciati la cintura e non ti
preoccupare”
“Ok” disse Alyssa, Remus accese
l’autoradio e la ragazza si rilassò, dopodiché l’uomo mise in moto.
Percorsero il viale dove abitava Aly
ed in pochi minuti si ritrovarono nel parco dove la ragazza era solita giocare
quand’era piccola; Lupin si guardò
intorno, premette un pulsante argentato sulla sua sinistra e l‘auto prese
magicamente il volo.
“Ma cosa?!”
esclamò Aly spaventata
“Non ti preoccupare, questa è una di quelle cosa che ti spiegherò più tardi. Per favore non fare altre domande e soprattutto non raccontare a
nessuno quello che è successo oggi. D’accordo?”
“Più tardi quando?”
“Quando sarai al
sicuro”.
***
Il viaggio
durò molte ore, Alyssa si addormentò a
metà del tragitto e quando si svegliò vide il Big
Ben illuminato. Lupin spense il motore e disse con
dolcezza: “Siamo arrivati. Adesso stai ferma” e così dicendo
estrasse da una tasca interna della giacca un sottile bastone di legno lungo
circa venti centimetri puntando un’estremità alla testa di Aly, la ragazza sentì
un’ondata di freddo invaderle il corpo; poi tutto tornò come
prima: “Cosa mi hai fatto?” chiese un po’ impaurita
“Ti ho disillusa, in pratica
ti ho resa invisibile” le spiegò Remus
“Www!” Ma tu sai fare
gli incantesimi! Sei un mago?” Aly non seppe dire come mai quell’idea
così bizzarra le fosse venuta in mente proprio in quel momento, eppure
più ci pensava, più le pareva essere l’unica soluzione
plausibile.
“Beh, si.” ammise
l’uomo “Questo è uno di quei segreti che devi mantenere, intesi?”
“Certo!” esclamò “Lo
aggiungerò alla lista”. Aly riconobbe di
essersi sbagliata: dopotutto quell’uomo le era
simpatico.
“Ora ascoltami: esci dalla porta del guidatore
così la gente non si insospettirà
vedendo aprire la portiera di una macchina senza che ne esca nessuno, poi
seguirmi, non appena aprirò la porta di casa, tu entra subito. E non fare
domande finché non siamo entrati”
“Va bene, qual è la
casa?
“Vedi quell’edificio
di fronte a te?”
“Si”
“Ecco laggiù in fondo al viale, dopo
l’ultimo lampione c’è la casa dove sarai ospite per un pò ”. Aly cercava di
vedere la casa che le aveva indicato Remus, ma le era impossibile a causa del buio, la ragazza
ritornò ad essere timorosa ma bastò un sguardo di Lupin per calmarla.
“Sei pronta?”
“Si” rispose risoluta
“Bene, allora andiamo” e così dicendo
aprì la porta e scese dall’auto. Aly lo
seguì e, finché
i lampioni gettavano luce sulla strada tutto andò bene; ma quando
uscirono dall’area illuminata dall’ultima fonte di luce,
un’ondata di freddo li investì. Lupin si
fermò un attimo guardandosi intorno, poi sentì
un grido dietro di lui. La scena che Remus vide quando si voltò lo colse di sorpresa: un uomo
tarchiato aveva stretto le sue mani alla gola di Alyssa
che, anche se invisibile, tremava come una foglia.
“Greyback, avrei dovuto
aspettarmelo” disse Remus con voce dura
“Lupin, che fai? Proteggi
un’innocente bambina oppure hai bisogno di un figlia?”
gli chiese l’uomo
“Non sono affari tuoi, lasciala stare!” disse Remus arrabbiato
“Beh, per tua sfortuna non posso; vedi al mio signore
serve” rispose Greyback maligno
“Non ti permetterò di farlo, Greyback!”
“E cosa vorresti fare per
impedirmelo? Vuoi combattere? È questo che vuoi?” Remus ci pensò su: “Forse non
riuscirei mai a batterlo però se Aly avesse il
tempo di scappare ed entrare in casa…”
“Beh,
la nostra non sarebbe una lotta ad armi pari; se preferisci lasciarti sfuggire
questa ragazzina….” e
così dicendo Greyback estrasse dalla tasca dei
pantaloni una sciarpa rossa “Sai cos’è questa?” disse
indicando il pezzo di stoffa “È una passaporta;
mi bastano tre secondi per mandarla dal mio padrone: Uno, due...”
“No!” gridò Remus
“Allora la ragazza t’interessa.” disse Greyback “E cosa credi
di fare? Non hai speranze contro di me”
“Si dice che la fortuna
sorrida agli audaci”
“Sei un pazzo. Ad ogni modo l’hai voluto
tu”
“Pietrificus Totalus!”
“No!” esclamò Remus
“Non avrai mica pensato che la lasciassi scappare
così, vero?” disse Greyback. Remus si sentì perduto, il suo
piano era fallito. Non aveva pensato che lasciasse libera la ragazza, ma
che magari l'avesse legata; invece le aveva lanciato
l’incantesimo di pietrificazione e quindi, anche se era viva, non si poteva muovere. Nei dintorni non
c’era nessun mago, altrimenti sarebbe già accorso in suo aiuto: “Cosa faccio?” si chiese, la
risposta arrivò da Greyback: “Non ti
resta che combattere”
“Già” disse amaramente Remus
“Bene, allora iniziamo” affermò Greyback e iniziò la
trasformazione da uomo a lupo mannaro.
Dopo qualche minuto la metamorfosi era completata, Greyback era un lupo mannaro di grosse dimensioni, Remus avrebbe dovuto usare tutta
la sua abilità di mago per batterlo oppure per riuscire a liberare Aly e coprirne la fuga fino a casa.
La lotta incominciò. Aly
era spaventata, seguire il duello senza poter intervenire la metteva ancora di
più in agitazione, poi proprio mentre Greyback stava per afferrare Remus,
un raggio del pallido astro illuminò meglio la scena: Lupin era a terra, perdeva molto sangue ed era quasi privo
sensi. Negli occhi di Greyback si vedeva la
soddisfazione di una vendetta quasi compiuta; tuttavia, non appena il raggio di
luna sfiorò la pelle di Lupin, questi
cominciò a trasformarsi poiché anche lui era un lupo mannaro.
Alyssa
era sempre più spaventata soprattutto perché incrociò lo
sguardo di Remus: i suoi occhi, che di solito avevano
il potere di calmarla, in quell’istante le
fecero più paura che mai: da azzurri erano diventati neri come la pece e crudeli come non lo erano mai stati. La
trasformazione diede la forza a Lupin di alzarsi in
piedi e combattere contro Greyback. La lotta si fece
agguerrita: Remus, nonostante le ferite, riusciva a
tenere testa al suo nemico; Greyback d’altro
canto non accennava a cedere. Il combattimento era senza esclusione di colpi:
entrambi volevano vincere. Nonostante
i loro differenti scopi, i due mezzi uomini combattevano con ferocia, ben
sapendo che uno solo uno dei due sarebbe sopravvissuto.
Greyback
sferrò un ultimo micidiale attacco e scagliò il suo avversario
contro il muro. Remus sbatté la testa e non riprese
i sensi. Greyback rise, una risata arida, si
voltò verso Aly che era ancora pietrificata
dicendole: “Bene ragazzina, adesso tu verrai con me”, il lupo
mannaro si ritrasformò, le si avvicinò,
sciolse l’incantesimo che teneva prigioniera Aly
e le fece prendere in mano la sciarpa rossa. Dopo pochi secondi scomparvero.
***
Quando Aly
aprì gli occhi si sentì spaesata, il luogo doveva essere
abbastanza grande ma era buio per tre quarti, la parte
restante era fiocamente illuminata da una fonte di luce appesa al soffitto; la
ragazza era seduta ma sotto non vi era nulla e per quanto tentasse di muoversi,
le mani e le gambe erano legati da funi invisibili. Una fredda brezza le
scompigliò i capelli ed un uomo vestito di nero da capo a piedi le
comparve davanti: “Bene, Alyssa, non credo che
tu sappia chi sono, tuttavia io conosco te molto meglio di quanto tu
creda”
“Chi sei tu?” chiese la
ragazza intimorita
“Io sono Lord Voldemort”
Aly cercò di
ricordare se avesse mai sentito quel nome: “Non
ti conosco”
“Oh, questo lo so. È buffo sai, ti facevo più informata sul
mondo della magia ma a quanto pare i tuoi genitori ti
hanno tenuta all’oscuro di tutto”
“Tutto cosa?”
“Beh, tu sei una
strega”
“Io sono cosa?!”
“Sei una strega, e non una
qualsiasi, ma una Purosangue”
“E
cosa sarebbe?”
“I tuoi genitori discendono
da un’antica famiglia e si sono sposati sempre fra Purosangue, cioè fra membri di famiglie di soli maghi”
“Di soli maghi?”
“Si, nessun Babbano fa parte della tua famiglia”
“Bab-cosa?”
“Sono le persone che non hanno
alcun potere magico, in pratica la maggior parte della gente” le
spiegò Voldemort
“Ah, e quindi?”
“Per farla breve, ci sono due
tipi di persone: quelle che sono degne di arrivare al potere e quelle che non
lo sono. Tu puoi far parte del primo gruppo, se vuoi”
“Non mi è mai
interessato il potere” gli rispose Aly
“Beh, si può sempre
incominciare…” disse Voldemort con voce
suadente
“Non m’interessa,
grazie”
“Come fai a dirlo se non hai
mai provato?”
“Il potere rovina
gli uomini” sentenziò la ragazza pensando a com'era
cambiato suo zio quando aveva vinto al casinò
“Sta a noi decidere come
usarlo”
“Beh, non penso che tu lo
useresti bene”
“E
come fai a dirlo?”
“Non so che fine abbiano
fatto i miei genitori, hai ucciso un mio amico e mi hai fatta rapire; direi che mi basta per giudicarti”
“Il fine giustifica i
mezzi”
“Il fine non giustifica mai i
mezzi”
“Insomma non vuoi proprio
unirti a me?”
“No” disse la ragazza
risoluta
“Beh, in questo caso resterai
qui, non mi va proprio che tu ti allei con le persone sbagliate e un giorno
doverti ritrovare sulla mai strada” e così dicendo scomparve.
Aly era arrabbiata e
nel contempo fiera di se: era riuscita a non lasciarsi
sopraffare nonostante tutto quello che le era accaduto. Si sentiva sola,
così cercò di pensare a qualcosa per distrarsi: il giorno del suo
undicesimo compleanno festeggiato in giardino con i suoi nonni e degli amici
dei suoi genitori, la torta di panna (che aveva preparato con sua nonna), il
viaggio dopo l’esame di terza media, i suoi genitori l’avevano
portata a Vienna, lì aveva mangiato la torta sacher
che da quel momento era diventata il suo dolce preferito.
La sua mente continuò a
vagare arrivando fino al giorno in cui si era iscritta
alla Edgar Allan Poe’s High School.
Lì si era trovata molto bene, tuttavia, stando molto distante da Bath, città in cui si trovava la scuola, aveva pochi
amici e più cresceva più gli amici
diminuivano; alla fine di quell’ultimo anno
scolastico Simon, il suo migliore amico, si era fidanzato con Kate e da quel momento Aly lo
aveva perso di vista.
Quell’estate Alyssa l’aveva passata a studiare, in quanto da
settembre fino ad estate inoltrata avrebbe avuto compiti in classe ed esami a
non finire; successivamente ci sarebbe stata
l’iscrizione all’università. Aly
sulla scelta dell’ultima tappa dei suoi studi era ancora indecisa:
leggere le piaceva molto e quindi aveva pensato di diventare correttrice di
bozze, ma anche la sua passione per la cucina non era da sottovalutare. La
rivelazione di Voldemort però l'aveva fatta
pensare, dopotutto anche Lupin era un mago, quindi
perché lei non poteva essere una strega? “Se fossi una strega, però
potrei schioccare le dita ed uscire di qui”
pensò “Perché non provare? ” si disse,
così schioccò le dita ma non accadde
nulla “Bene Aly, cos'altro vuoti tentare? Ti
metti a fare abracadabra e vedi se succede qualcosa?” . Dopo poco sentì gli occhi
pesanti e si addormentò.
Al suo risveglio trovò
davanti a se un piatto con pasticcio di carne, un bicchiere di succo di zucca,
una fetta di torta sacher e le posate. La ragazza
rimase sconcertata: “Chi mi ha portato da mangiare?!”
pensò “Non certo quel Lord Voldemort,
anche perché non sa che mi piace la sacher”
Aly si guardò attorno, poi con cautela
allungò la mano verso il pasticcio di carne e notò con sorpresa
che non era più legata, ancora stupita si alzò e si sedette sul
pavimento di pietra a mangiare.
All’inizio mangiò
lentamente perché temeva che nel cibo ci potesse essere qualche veleno ma dopo i primi bocconi si rese conto che non
c’era niente che non andasse in quelle pietanze.
Dopo che ebbe finito di mangiare
cercò una via d’uscita nel raggio illuminato dalla candela appesa
al soffitto ma non ne trovò; decise così
di seguire il muro più vicino a lei, ma anche questa volta non ebbe
successo, continuò appoggiando una mano sulla parete cercando di trovare
una qualsiasi fessura o una piccola corrente d’aria. Aveva
percorso circa metà della seconda parete quando
inciampò in una pietra e cadde nel vuoto. Percorse alcuni metri nel buio
e poi atterrò su delle foglie “Per fortuna sono atterrata sul
morbido” pensò, si sedette sui talloni e si guardò
intorno: era sempre tutto buio ma un forte odore di
muffa impregnava l’aria: “Se c’è della muffa,
dovrebbe esserci anche dell’acqua” si disse, fece per alzarsi
ma il terreno sotto di lei cedette e questa volta cadde rovinosamente sulle
pietre. Le ginocchia le facevano parecchio male dato che aveva appoggiato su di esse tutto il peso e si era anche sbucciata una mano. Si fece coraggio e cercò di alzarsi ma una fitta al
ginocchio glielo impedì. Aly era sconsolata:
“ Speriamo che non si siano andate fuori posto le rotule. Cavolo ma
tutte a me
oggi? Comunque qui non sembra che ci sia una via
d’uscita” pensò “Forse se avessi aspettato, Voldemort si sarebbe stancato e mi avrebbe lasciata
andare...o forse no, forse mi avrebbe uccisa senza pensarci su due volte…
Ma non l’ha fatto. Perché?” si chiese.
All’improvviso una brezza
fredda la fece tremare: “Ti avevo dato una possibilità” le
disse una voce tagliente come il ghiaccio “e tu non l’hai
accettata. È stato sciocco da parte tua, Alyssa”
la ragazza aveva i brividi, stava perdendo molto
sangue e la fitta al ginocchio non accennava a diminuire. “Posso darti
un’altra possibilità, se vuoi” Aly,
per la prima volta prese seriamente in considerazione
l’idea di unirsi a Voldemort, il mago le
lasciò del tempo per pensare. “Se
fossi veramente una strega potrei usare i miei poteri in modo da
contrastarlo... E poi voglio assolutamente trovare Greyback
e fargliela pagare per quello che ha fatto a Remus!”
Dopo qualche minuto le chiese: “Allora, hai deciso da che parte
stare?”
“Se sono veramente una strega
voglio imparare ad usare
miei poteri, voglio vedere di cosa sono capace” a sentire
questa frase Voldemort, per la prima volta in tutta
la sua vita, sorrise; non era un sorriso maligno, bensì allegro. Per
suggellare il patto Voldemort le tese la mano ed Aly l’afferrò.
***
Il mese di
dicembre era appena cominciato, fuori nevicava ed una coltre bianca ricopriva
tutto il parco del castello di Hogwarts; Harry, un ragazzo dai capelli corti castani un po’
ribelli, Ron, dai capelli rossi e Hermione,
con i capelli castani ricci, stavano pranzando al tavolo del Grifondoro
quando la porta della Sala Grande si aprì lentamente ed
entrò una ragazza di circa vent'anni, alta,
magra, con grandi occhi verdi ed i capelli castani, non molto lunghi. Indossava
un paio di pantaloni neri, una maglia a maniche lunghe arancione con lo scollo
a v ed una mantella tutta nera con il cappuccio ricoperta
di neve.
Dopo essersi strofinata energicamente
gli occhi un paio di volte esclamò: “Non ci posso credere,
l’ ho trovato!”, si guardò attorno intimorita, tra i
mormorii degli alunni, Albus Silente, un uomo
abbastanza alto con lunghi capelli bianchi, si alzò dal tavolo degli
insegnanti e si diresse verso la ragazza, mentre passava accanto al tavolo del Grifondoro disse sottovoce a Harry:
“Potresti venire un attimo nel mio ufficio?”, più che una
domanda era un’esortazione; poi rivolgendosi all’assemblea disse:
“Continuate pure a mangiare”, si voltò verso Harry e la nuova ragazza e li osservò: il primo era
un po’ sospettoso, mentre la seconda aveva le gote rosse per
l’imbarazzo. Silente sorrise e, avvicinandosi alla ragazza disse:
“Seguimi, per favore” e si diresse verso l’uscita
della sala.
I tre percorsero lunghi corridoi e salirono molte rampe di
scale, infine arrivarono davanti ad una statua di pietra che disse:
“Parola d’ordine?”
“Marmellata ai mirtilli”
rispose Silente; Aly era stupita più che mai e
quando entrarono in una stanza circolare la confusione divenne totale.
L’ufficio del preside era ancora
come Harry lo ricordava: pieno zeppo di
cianfrusaglie! Albus Silente si sedette
sulla sua poltrona e, con un gesto, fece apparire due sedie davanti alla
scrivania. I ragazzi si accomodarono e si scambiarono uno sguardo stupito, ma
si voltarono immediatamente poiché i loro occhi, benché diversi
nel colore, avevano un qualcosa di simile, e ciò li metteva a disagio.
“Bene, a quanto pare sei
riuscita a trovare Hogwarts!” esordì
Silente rivolgendosi alla ragazza, “Ciò mi fa presumere che tu non
sia una Babbana…ed è per questo che ho
convocato anche te, Harry. Avete già notato
che vi somigliate, perciò adesso dovrò eseguire un incantesimo
per verificare se le mie deduzioni sono esatte”.
Detto ciò si alzò,
estrasse la bacchetta e la poggiò sulla fronte della ragazza: tutta la
stanza s’inondò di una luce blu e sopra il capo della ragazza
apparve una “A” maiuscola ed il ciondolo che la ragazza aveva al
collo s’illuminò; al termine di quest’operazione
il preside disse: “Bentornata nel tuo mondo, Alyssa
Evans”. Harry guardò il preside sconcertato: “Evans? Ma vuol dire che siamo
parenti?!?” il preside rimase un attimo in silenzio, poi disse:
“Per il momento era meglio che nessuno lo sappia, ma voi due siete
gemelli, non di sangue, certo, ma pur sempre gemelli. Le uniche persone che ne
possono essere a conoscenza sono, ovviamente, il signor Weasley
e la signorina Granger, per tutti gli altri,
insegnanti compresi, tu sarai Alyssa Potter. Inoltre ho deciso di...
“Ma perché non può mantenere il suo cognome? Se non vuole
che nessuno sappia che siamo gemelli, il fatto di avere lo stesso cognome desta
dei sospetti no?” disse Harry “Come
cognome Potter è abbastanza diffuso tra i babbani americani per cui non dico
che non desterà sospetti, ma se qualcuno te lo chiederà tu dirai che sei americana e che ti sei
trasferita qui per il lavoro dei tuoi genitori” Alyssa
annuì, Silente disse: “Bene, ora come stavo dicendo ho deciso di
svolgere la Cerimonia dello Smistamento nel mio studio”, prese dal
ripiano di uno scaffale, un vecchio cappello pieno di toppe e piuttosto
malconcio: “Questo è il Cappello Parlante” aveva detto il
preside posandolo sulla testa di Alyssa, il Cappello
non aveva avuto dubbi: non appena sfiorò il capo della ragazza
esclamò: “Grifondoro!”, Harry le aveva sorriso e le aveva detto:
“Anch’io, Ron e Hermione
apparteniamo a quella casa”.
Il preside aveva chiesto a Harry
di recarsi nel suo dormitorio, quando il ragazzo uscì Silente disse ad Alyssa: “So la tua storia, e sappi che mi dispiace
molto per quello che hai passato, ricordati che finché resterai qui
sarai al sicuro, ti prego però di non uscire
dalla scuola. Nella tua stanza sono stati portati alcuni abiti che spero ti piacciano”. Il preside aveva poi chiesto ad un
ritratto alle sue spalle di accompagnare Aly fino
alla Sala Grande.
***
“Come sarebbe a dire la tua gemella???”
Hermione e Ron posero
questa domanda all’unisono non appena Harry
raccontò loro ciò che aveva detto Silente; “Beh,
ecco…È complicato da spiegare ma…è così anche
se non siamo gemelli di sangue…qualcuno deve aver fatto un incantesimo
strano per il quale siamo gemelli…so che non vi è molto chiaro ma
non lo è neppure per noi!” Detto ciò si allontanò e,
ricordandosi che Alyssa lo stava aspettando nella
Sala Grande già da un po’, affrettò il passo e la
raggiunse.
“Alla buon’ora
Harry, sono già venti minuti che ti
aspetto!”, Alyssa si finse scocciata
“Ma…io…” cominciò il fratello “E dai,
scherzavo!” ribatté lei.
“Bene Aly,”
esordì il ragazzo indicando i suoi amici, che nel frattempo gli erano
corsi dietro, “questi sono Ronald Weasley e Hermione Granger, i miei migliori amici!”
“Piacere di conoscervi, io sono Alyssa!”
disse lei stringendo cordialmente la mano ai due ragazzi “E noi”
esordirono due baldi giovani dai capelli rosso fuoco,
spuntando alle sue spalle, “siamo i fratelli di Ron:
Fred e George…
attenta a non confonderci, mi raccomando!”
“Ma voi non dovreste essere a Diagon
Alley?” domandarono Harry
e Ron stupiti “In effetti
si…ma abbiamo pensato di venire a trovarvi” risposero in coro i
gemelli Weasley strizzando l'occhio e facendo un
cenno in direzione di Aly. Fred
e George poi dissero che
avrebbero fatto un giro per la scuola per parlare con i loro amici, mentre il
quartetto si recò nella sala comune del Grifondoro.
Verso sera arrivò Edvige, la civetta di Harry, con un biglietto; Ron fece
per prenderlo ma non appena la sua mano toccò
la pergamena, venne scaraventato qualche metro più in là
“Ehi ma che roba è questa?” disse Ron
spaventato “Dev'essere magia nera” gli
rispose impaurita Hermione, Edvige si diresse
però verso Harry, il ragazzo prese il
biglietto senza che succedesse nulla “Ma perché io sono stato
scaraventato via?” chiese Ron indignato
“Non c'è scritto il mittente” disse Harry,
e con cautela lo aprì:
“Scusate se qualcuno di voi si
è fatto male per leggere il biglietto, ma per precauzione ho dovuto fare
degli incantesimi.
Vi scrivo via gufo, perché non posso venire di persona dato che al momento sarebbe rischioso. So che vi
state facendo molte domande, ma risponderò solo a quella che mi sembra
più importante; sicuramente vi starete chiedendo come mai tra‘ l’amico di Hagrid’
e la vostra compagna c'è un certo legame: quando siete nati, un centauro
ha detto alle vostre madri che voi sareste stati legati per sempre da
un’antica magia invocata il giorno della vostra nascita. Adesso non posso
dirvi altro. Mi farò risentire io, siate
prudenti.
Lunastorta
P.S. Per
la vostra nuova amica: stai tranquilla, sto bene”
I ragazzi rimasero un po’ perplessi, Harry sapeva che i centauri studiavano il movimento degli astri ma aveva anche imparato che non erano molto inclini a
condividere le loro conoscenze con gli umani…l’unico che
l’aveva fatto era stato Fiorenzo, il centauro che due anni prima aveva
insegnato Divinazione al posto della professoressa Cooman;
tuttavia egli aveva pagato caro questo suo gesto, infatti, era stato bandito
dal suo branco.
Con la mente ancora confusa, i ragazzi si recarono a cena e,
dopo aver gustato i cibi preparati dagli elfi domestici, i
terzetto presentò Aly a tutti gli altri
Grifondoro senza però dire che era la sorella
di Harry. Mentre si recavano in
biblioteca, Harry, Ron e Hermione le spiegarono molte cose sul mondo magico e le raccontarono
tutte le avventure che avevano vissuto. Alyssa
rimase affascinata dalle loro imprese, tuttavia, quando Ron
la invitò a raccontare la sua storia, sul volto di lei
passò un’ombra di tristezza e le si velarono gli occhi; il
ragazzo, vedendo il suo cambiamento, si affrettò a scusarsi assicurando
che non era sua intenzione farla piangere e così dicendo si
avvicinò a lei e l’abbracciò. Dopo alcuni attimi si
staccò da lei, imbarazzato, Aly si
asciugò le lacrime e disse: “Grazie Ron,
ma non credo di essere ancora pronta per raccontare la
mia storia”.
Ron
diventò rosso e disse a bassa voce qualcosa del tipo:
“Figurati”; si mise a sedere e guardò la faccia di Hermione, la quale non sembrava molto contenta di quello
che era successo. Scese un silenzio imbarazzante, così Harry cercò di dire qualcosa, senza riuscirci; per
fortuna i gemelli Weasley arrivarono giusto in tempo per salvare la situazione: si avvicinarono di
soppiatto alle spalle di Alyssa, le coprirono gli
occhi con una mano ciascuno, chiedendole poi di indovinare a chi appartenessero
e Aly, con grande stupore di tutti, indovinò
alla prima. Quando Fred e George
le chiesero come aveva fatto, lei rispose con un sorrisetto
e si andò a sedere vicino a due ragazzi che, al posto di studiare,
stavano giocando ad un gioco simile agli scacchi, tuttavia, con grande meraviglia di Aly, i pezzi
si muovevano da soli. La ragazza strillò quando
un alfiere particolarmente violento colpì un pedone. I ragazzi risero ed
i gemelli le spiegarono come funzionavano gli scacchi magici, mentre Aly ascoltava, notò degli
scarafaggi che camminavano sul tavolo “ARGH!” urlò saltando
letteralmente in braccio ai gemelli. Fred e George furono molto felici di ciò, anche se, a dire
il vero, Fred diventò viola come il cardigan
che portava la professoressa Cooman quella sera a
cena.
Ron
e Harry risero dicendole: “E meno male che ti
piacevano…”
“Beh” rispose lei “certo che mia piacciono
è solo che…volevo vedere se... se
qualcuno di voi avrebbe avuto il coraggio di... di salvarmi… in caso di
pericolo…”
“Si, si certo…”
rispose George, spostandosi e lasciando che suo
fratello la tenesse in braccio “Non è che per caso ti piace Aly?” disse rivolto al gemello; i due diventarono
bordeaux e Fred mollò la presa facendola
cadere rovinosamente al suolo: “Ma che dici George???
A-a me non piace nessuno, chiaro?”.
“Ehi, chi è quel biondo da paura?”
esclamò Aly alzandosi in piedi e fissando un
ragazzo che aveva appena varcato la soglia della sala di lettura “Malfoy…è un Serpeverde…”
mormorò frustrato Fred
“Beh, cosa c’è, sei geloso?” chiese
George a Fred, “Io, geloso di quel moccioso? Quello sporco Mangiamorte
che…” Fred s’interruppe vedendo la
faccia di Aly che sbiancava,
“Cosa c’è?” le chiese “È un Mangiamorte? Ma avrà più o meno la mia età!! Quelli che c'erano al
castello erano tutti molto più grandi! Magari sarà
un novizio... beh vediamo di sfruttare la situazione in mio favore... ”
pensò, io chiese “Io…ecco…lui è davvero un Mangiamorte?”
“Si, perché?” lo sguardo
di lei si fece duro, poi abbassò gli occhi e una lacrima scese
sul suo viso, Fred rivolse uno sguardo spaventato a George, che ricambiò con un’espressione
altrettanto impaurita; la sorella di Harry continuava
a piangere, così Fred fece l’unica cosa
ragionevole: la abbracciò e la strinse a se. “Maschi” pensò Hermione
“Grandi e grossi ma appena vedono una ragazza
piangere vanno subito in panico” .
Aly
si appoggiò a lui, in quel momento Draco Malfoy passò vicino a loro e disse: “Weasley come mai sei tornato? Non dovevi restare in quel
buco di negozio, cercando di guadagnare qualcosa per aiutare quei pezzenti dei
tuoi genitori?” Fred lasciò subito
andare Aly, avanzò verso di lui, ma lei fu
più veloce e diede un ceffone in piena faccia a Malfoy
che rimase scioccato; subito Crabbe e Goyle, i due ''bodyguards'' di Draco, comparirono al suo fianco pronti
ad attaccare. Fred nel frattempo si era messo davanti
ad Aly con la bacchetta puntata verso Malfoy, il quale non voleva né perdere la faccia,
né attaccare briga con Fred perché
sapeva che anche il terzetto avrebbe preso le sue difese.
Per fortuna l’arrivo della professoressa McGrannit, la vicepreside, appianò ogni cosa:
“Signor Malfoy, signor
Weasley, mettete via quelle bacchette, non mi sembra
il momento per una scena di virilità!”
Fred
e Draco fecero come aveva detto loro e Malfoy, insieme a Crabbe e Goyle, si diresse verso l‘uscita della biblioteca
borbottando.
Anche
la professoressa McGrannit uscì dalla sala ed Alyssa posando una mano sulla spalla di Fred
disse: “Mi dispiace che tu ti sia messo nei guai per colpa mia,
scusa”
“Figurati, nessun problema” le disse diventando
di un fucsia acceso, Aly lo
guardò diventando rossa, poi lui, lentamente, le cinse i fianchi e la
stinse a se; i loro nasi si sfiorarono, gli occhi di lei si riflettevano nei
suoi…
Dopo quella che per entrambi era
sembrata un’era, si sciolsero dall’abbraccio fra scoppi di applausi
e pacche sulle spalle.
Hallie
guardò fredda il fratello: “E tu
cos’hai da ridere?”
“Niente è solo che…beh…mi ci devo
abituare…”; Fred sussurrò qualcosa
all’orecchio di Hallie e lei disse ridendo
“A quanto pare abbiamo un debole per la famiglia
Weasley” Harry
arrossì violentemente pensando al giorno in cui si era fidanzato con Ginny, la sorella di Ron.
Quando fu ora di andare a dormire Fred e George tornarono a Diagon Alley, mentre il quartetto
si diresse nelle proprie stanze.