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Autore: Gotick_92    13/07/2009    4 recensioni
Black restò inerte mentre l'amico gli afferrava delicatamente il viso con le mani, si avvicinava e portava le labbra del ragazzo alle sue. E non negò di non sapere cosa fare quando si toccarono.
Che
Cosa
Devo
Fare
Ora?
Peux-je m'en enivrer?
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10
Allegorya #10

Light Lights Up Lights And Shades


-C'è nessuno in cucina? Black? Ho sentito dei rumori...-

Black sembrò riaversi dallo stato di coma in cui si trovava. Col sapore metallico e quello delle labbra sottili di Ash ancora in bocca, aprì gli occhi violentemente, E fece quanta più forza potesse per spostare l'altro da sè. Kyrie si era svegliata. Dannazione, non aveva pensato a lei. Non aveva pensato ai rischi che avrebbe corso facendo così tanto baccano in casa. D'altronde, sarebbe stato strano se avesse minimamente considerato la presenza della coinquilina, visto che da quando la ragazza aveva messo piede in casa aveva scelto di ignorare la sua esistenza e che fino a quel momento non aveva mai dovuto preoccuparsi di svegliare nessuno. Inutile dirlo, le braccia pallide e macilente, unite alla stanchezza dell'essere appena stato picchiato, non riuscirono a smuovere l'amico, decisamente più forte e prestante, ma per fortuna questi si rese conto al primo tentativo di quello che stesse succedendo e si alzò in fretta, urtando maldestramente il tavolo e portandosi la mano alla nuca per l'urto. Allora, in un moto talmente spontaneo che fu costretto a portarsi la mano alla bocca per coprirsi, Black sorrise, ed il suo sorriso, così sincero, così dannatamente istintivo, si tramutò in una risatina divertita, anche se piuttosto sommessa. Ash, non appena realizzò che il compagno stava ridendo di lui, fece per unirsi al riso, ma si trattenne. Osservò Black. Non era quello che si potesse definire bellissimo, col volto scavato e le labbra carnose l'uno in contrasto con le altre, ma vederlo sorridere così, con gli occhi chiusi, in quell'espressione infantile, quasi, deturpata così da quelle chiazze di sangue sulle dita e sul viso... rimase come incantato. Perversamente incantato. L'amico era lì, sotto le sue mani, così fragile che temeva potesse scappargli dalle mani, esile, bisognoso di protezione all'apparenza, ma che nascondeva tanto dolore, tanta solitudine e tante Tenebre dentro di sé... Ash si scostò, alzandosi in piedi, contemplando quello spettacolo di bellezza e male che ancora sorrideva, e che lo guardava felice. Però, un secondo dopo, lo sguardo del ragazzo si mutò radicalmente, visto che avrebbe dovuto pensare, ed anche piuttosto in fretta, ad una scusa per spiegare la presenza di Ash, e, soprattutto, il sangue sul pavimento. Si ricompose, diede una scrollata ai neuroni e formulò una risposta adatta.

-Kyrie, sono io, sono qui.-

L'altra arrivò. -Buongiorno.- disse, ancora visibilmente assonnata. -Successo qualcosa? Hai del.. del sangue sulla faccia... cosa...-

Black sbottò, cambiando espressione in un secondo, o in una frazione di esso, se mai fosse possibile, e accadde tanto velocemente che nemmeno Ash si capacitò del cambiamento, e divenne improvvisamente aggressivo, spaventando quasi la ragazza.

-Adesso t'importa, eh? Come mai in ospedale non ti sei fatta viva?  E alla festa te la sei data a gambe, di me non te ne fregava niente. E adesso mi chiedi che ci fa il sangue sul volto.  cosa vuoi ora, ti ho già portata alla festa ed adesso non ti servo più, oppure mi chiedi come sto per qualcos'altro, perchè vuoi qualche altra cosa da me?- Il tono del ragazzo fu talmente violento che l'altra arretrò di qualche passo e poi si voltò e tornò in camera, atterrita dallo sguardo tagliente di Black. Gli occhi erano diventati due fessure, le sopracciglia si erano leggermente inarcate, e il freddo che quel viso lasciava trasparire, reso iridescente dal disprezzo che manifestava, era letale, sarebbe stato capace di consumare chiunque, ustionando qualunque cosa si imbattesse nel suo percorso. E di sicuro aveva travolto Kyrie, che si era sentita sprofondare, catturare, uccidere, da quello sguardo. appena quella fu sparita dalla vista dei due, Black si girò, e fece all'altro, abbassando lo sguardo un pò.

-Ecco fatto... non ti ha nemmeno notato, e il problema di chiarire il fatto del sangue e le spiegazioni di tutto non si presenterà per un pò. E se per caso dovesse parlare a mia madre di questa sfuriata, cosa di cui dubito, direi che il fatto che non si sia presentata in ospedale è più che coerente per giustificare un'esplosone del genere. E, casomai non bastasse, la butterò su di un qualche problema adolescenziale.-

Ash lo guardò, stupito: -Hai... finto? Tutto quell'odio e quel disprezzo che vedevo nei tuoi occhi era finto? Ma... che senso aveva far star male quella ragazza?-

L'amico sospirò. -E' un vecchio trucco psicologico... se vuoi evitare la conversazione, rivoltala in modo da ferire i sentimenti dell'altro, che perderà subito lucidità e penserà a se stesso piuttosto che alla conversazione, di qualunque argomento si trattasse. E, visto che avevo poco tempo, serviva che non ti notasse, e doveva levarsi dai piedi subito, ho forzato un pò la mano per ferirla velocemente e profondamente. Capisco che la qualità della recitazione possa averne risentito, ma tutto sommato i danni potrebbero essere contenuti...-

Il biondino scosse la testa. Altro che recitazione di bassa qualità... quel ragazzo ci aveva dato dentro anche troppo... non pensava avrebbe mai scordato quel viso, quegli occhi, quell'odio. Non poteva essere tutto inventato di sana pianta. Quel sentimento, se davvero fosse stato così intenso come aveva presagito, non poteva essere stato tutto inventato. Creato così, da nulla. Quella sensazione di vasto ghiaccio, di distruzione, di rose nere in cui le spine fossero più prominenti del bocciolo o dell'odore stesso, si ripetè, non poteva aver origine ex nihil. Tornò ad osservare interrogativo il compagno, i cui occhi erano tornati spenti, la cui espressione era tornata atona ed inespressiva. Come se questi avesse intuito il suo pensiero, scosse la testa e mugugnò che invece era tutto frutto delle sue doti recitative, ma poi si morse la lingua, come pentendosi di averlo detto.

Ash riprese: -Mai pensato di fare l'attore?-

-Lo stare davanti ad un pubblico mi mette ansia. non credo di potercela fare.-

-E allora perchè reciti?-

-Perchè SERVE.- tagliò corto Black, e si accese, con la solita lentezza che lo contraddistingueva, che era divenuto ormai per Ash un simbolo di velata rassegnazione, una sigaretta. Si chiedeva ancora, il biondino, perchè l'amico dovesse costringere se stesso a cucirsi giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, maschere su maschere. Maschere che a suo parere non facevano altro che contribuire ad affogare nell'oblio il "vero" Black. Si domandò se per caso ce ne fosse, o ce ne fosse mai stato uno. Ma scacciò via dalla testa quei pensieri, e provò a cambiare discorso.

-Senti, Blackie... è meglio se, per ora, nessuno viene a sapere di "noi". Non me la sento.-

-...- Sottili rami di fumo si generarono dalle labbra pallide dell'altro, che sembrava aspettarsi quella frase. Tant'è vero, che non chiese nemmeno il perchè.

-Io ho... una reputazione in giro. Sai come male siano viste queste... cose...-

-L'omosessualità, intendi?-

-Chiamiamola "omoaffettività", per ora...-

-Trovo che omoaffettività sia solo un termine codardo per sfuggire alla cosa in sè e per sè. Ma perchè...- lo sguardo del ragazzo si perse completamente nel vuoto -...perchè... ti volevo chiedere... mi hai baciato? All'ospedale, intendo...-

-Perchè mi piaci, Black, da morire. Mi mancavi, mi sei mancato un casino...- le guance di Ash si fecero rosse per l'imbarazzo. -... e rivederti così mi ha fatto capire che dovessi fare qualcosa. Stare lì con te, senza nemmeno sfiorare le tue labbra, mi pareva così... insensato. In altre parole, volevo farlo e l'ho fatto.-

Black emise un sospiro. Quella risposta non aveva chiarito nulla. Lui aveva sentito... qualcosa di strano. L'idea di avere rapporti con un ragazzo non l'aveva neanche sfiorato, prima di allora, ma adesso, adesso che era così concreta davati ai suoi occhi e sulla sua bocca, gli generava in testa una grande confusione.

-Vieni.- disse ash, afferrandolo per la mano. -E' ancora presto, usciamo, adesso. Andiamo fuori. Ti porto in un posto...-

E Black si fece trascinare, contento, in fondo al cuore, di essere riuscito, per un poco, per una sola persona, ad emergere dalla pozza tenebrosa dell'indiffernza e dell'anonimato nella quale aveva languito, sua sponte, fino ad allora. Varcarono la porta di casa e si inoltrarono nelle strade della trafficata metropoli inglese.

Fine della Decima Allegorya.
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