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Autore: Emmastory    01/11/2018    5 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Luce-e-ombra-II-mod
 
 
Capitolo XXIII

Aiuto di mani esperte

E così, avevo passato la notte a piangere. Nascosta come un piccolo bruco nella sua buia crisalide prima della sua trasformazione in una magnifica farfalla, con la ferma intenzione di restare nascosta da chiunque, perfino da Christopher. Il mio fidanzato, il ragazzo, che amavo, il mio protettore, l’unico di cui riuscissi a fidarmi. Ancora a letto, non avevo alcuna voglia di alzarmi, e quando voltandomi scoprii vuota la parte in cui dormiva, sussultai. Un improvviso nodo alla gola mi impedì di respirare, e nascondendo la mano sotto al cuscino, la giunsi all’altra, pregando con tutto il cuore che nulla di tutto ciò che vivevo fosse vero. Non sapeva che ero scappata, e grazie alla mia magia aveva dormito serenamente per tutto il tempo, ma ora che si era svegliato, non potevo più nascondermi. Provarci non avrebbe avuto alcun senso, poiché preoccupandosi mi avrebbe certamente ritrovata, e non sarei tornata nei boschi solo per fuggire da una realtà che presto o tardi avrei dovuto affrontare. Avrei potuto farlo, ma sarei passata per vigliacca, e la vigliaccheria, proprio come la violenza, non era mai entrata a far parte del mio animo. Ad ogni modo, il tempo scorreva, e con il morale ancora a terra, restavo ferma a fissare il soffitto. Bianco e spoglio, come la mia mente in quel momento. Ero di nuovo sola e piena di dubbi, con il dolore e i ricordi della notte appena trascorsa a lacerarmi la mente e le membra. Mille domande confondevano i miei pensieri, ed io non sapevo cosa fare. Abbandonandomi ad un secondo sospiro, mi rigirai nel letto fino a fermarmi ad osservare il panorama visibile appena fuori dalla mia finestra, e in quel momento, anche il sole sembrava prendersi gioco di me. Fuori c’era bel tempo, splendeva come ogni mattina, e avrei dovuto esserne felice, ma ero letteralmente troppo triste per gioire della potenza del re del cielo e della prosperità del suo regno. Scuotendo la testa, mi decisi, e finalmente fuori dalla stanza, attraversai il corridoio con passo lento e felpato, sentendomi una vera estranea in casa mia. Fra un passo e l’altro, speravo di non fare troppo rumore, ma il miagolio di Willow tradì le mie speranze. Notandomi, mi venne incontro, e strusciandosi contro le mie gambe, quasi mi impedì di muovermi. Senza dire nulla, la ignorai, e raggiunta la cucina, trasalii. Christopher era già lì, e seduto in silenzio, non faceva che guardarmi. Seppur debole, un suo sorriso mi permise di ritornare alla calma, ma nonostante tutto, sfuggii dal suo sguardo, ben sapendo che non avrebbe potuto inseguirmi. “Qualcosa non va?” chiese, visibilmente preoccupato. Mantenendo il silenzio, non risposi, ma rialzando lo sguardo per incontrare il suo, sperai di ritrovare il coraggio che ora mi mancava. Sapevo bene di potergli parlare di qualunque cosa, ma avevo paura, e spaventata come una povera bestiola conscia del suo destino di preda, mi morsi un labbro, pensosa. “Kaleia…” mi chiamò poi, incalzandomi teneramente e attendendo che parlassi. “Christopher… io… noi…” balbettai, impaurita e sicura di risultare penosa ai suoi occhi. In attesa, lui non disse nulla, e con il corpo scosso da tremiti sempre più evidenti, strinsi i pugni. Quello che mi era successo nella notte era stato orribile, e in qualità di mio protettore, doveva saperlo. “Noi dobbiamo parlare.” Finii poco dopo, improvvisamente più decisa. “Ti ascolto.” Rispose lui, continuando a guardarmi dal lato opposto del tavolo dove sedeva. A quelle parole, tutto tacque. Ogni certezza scomparve dalla mia mente, e con questa, anche ogni speranza che ancora conservavo di aprirmi con lui. Cadendo preda delle mie emozioni, sentii una singola lacrima rigarmi il volto, e con la voce spezzata dal pianto, tentai. “Vedi, l’altra sera sono… sono scappata. Avevo troppi dubbi e troppi pensieri, credevo che stare da sola mi avrebbe aiutata, ma poi sono arrivate le voci, e… e allora…” spiegai, faticando a respirare e ad esprimermi correttamente nel ricordare il tremendo malessere fisico che ero in qualche modo stata costretta a subire. Alzandosi in piedi, Christopher mosse un passo verso di me, e imitandolo, gli fui subito accanto. “Amore, mi dispiace tantissimo. Non volevo, e non avevo idea che le avrei sentite di nuovo.” Piagnucolai, lasciandomi accogliere fra le sue braccia e tirando su col naso, mentre il respiro mi si spezzava in gola. “Kaleia, tesoro, calmati. Calmati e raccontami tutto dall’inizio, va bene? Non sono arrabbiato, avanti.” Rispose lui, stringendomi a sé e accarezzandomi la schiena e i capelli con tutto l’amore di cui era capace. “Va bene.” Gli feci eco io, crogiolandomi nel calore di quel contatto e staccandomi solo per indicargli il divano. Annuendo, decise di sedersi al mio fianco, e finalmente più calma, con la mano nella sua, capii di essere davvero al sicuro. “Ascolta, so di non avertelo mai detto, ma ricordi lo screzio che ho avuto con Midnight? È stata quella la sera in cui mi hanno raggiunta.” Esordii, guardandolo negli occhi e stringendogli la mano con rinnovata fiducia. Ascoltando ogni mia parola senza interrompere, Christopher si limitò ad annuire, e anche se per uno sporadico attimo, sorrisi nel sentirlo accarezzarmi la mano. “Non so da cosa dipendano, né da dove arrivino, so solo che… che vogliono qualcosa da me. Sono insistenti, e vorrei solo che tacessero.” Continuai, decisamente stanca di essere vittima di quella vera e propria trappola mentale. “Aspetta, cosa ti dicono esattamente?” chiese a quel punto Christopher, nutrendo sincero interesse per ciò che finalmente avevo trovato la forza di rivelare. Colta alla sprovvista dalla sua domanda, mi presi del tempo per rispondere, e scuotendo ancora il capo per scacciare i brutti pensieri, mi preparai al peggio. “Di scappare, allontanarmi, e non dal bosco, ma…” confessai, balbettando ancora e ritrovandomi in una posizione di puro stallo. “Da me?” azzardò lui, incerto e dubbioso. In cuor suo Christopher non era sicuro di niente, ma in quel preciso istante, le sue parole ebbero il potere di scioccarmi. Come aveva fatto a leggermi nel pensiero? Il nostro rapporto era davvero così solido da permettergli di farlo? Non lo sapevo, e senza altri pensieri in testa, diedi voce ad un’ovvia domanda. “Chi te l’ha detto?” chiesi, perdendo improvvisamente la calma e ringhiandogli contro. “Gli anni che ho passato a prepararmi per tutto questo, fatina mia. Su, adesso rilassati. Sei con me, e andrà tutto bene.” Mi rispose lui, vantando una calma che potei unicamente definire mostruosa. Sentendomi improvvisamente in colpa,  ripresi a tremare guardandolo negli occhi, e volendo solo continuare a confortarmi, Christopher annullò la distanza che esisteva fra di noi con un solo movimento del polso. Fu quindi questione di attimi, e ritrovandomi di nuovo fra le sue braccia, rilassai ogni muscolo del corpo, sentendo il battito cardiaco decelerare lentamente. Ad occhi chiusi, respirai profondamente, e abbandonando le mie mani nelle sue, concentrai in quell’unico bacio tutta la passione e l’amore che sentivo di aver represso fino a quel momento. Felice e orgoglioso di me, Christopher mi lasciò fare, stringendomi a sé e baciandomi fino a non avere più fiato in corpo. Soddisfatti, ci staccammo per avere tempo e modo di respirare, ma insieme, in un momento nostro e un quieto mattino di luce dorata, guardammo la metaforica strada dei nostri reciproci progressi scivolare via alle nostre spalle, e tranquilla, imparai una nuova lezione che presto identificai come verità. Fidarmi di chi mi amava era la cosa più importante, e lo stesso valeva se si trattava di contare sull’aiuto di mani esperte.

 
   
 
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