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Autore: Redferne    03/11/2018    10 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 53

 

 

 

HELL’S FANGS (SECONDA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ecco qua. Ho finito.” Disse la daina, picchiettando due raccoglitori colorati di rosso e di blu sul bordo inferiore dopo averli messi in verticale e a filo, per meglio impilarli. Aveva appena terminato di consultare e riordinare anche loro. Gli ultimi.

Si tastò l'avambraccio destro con la mano opposta. Nel punto in cui vi erano le ferite causate da una certa volpe dopo una notte di follie e di eccessive bevute. Mai più replicata, a Dio piacendo.

“Come...come va il braccio?” Domandò nelle vicinanze una voce ben nota.

“Bene, direi” rispose l'interpellata. “Sono completamente guarite.”

Ed era vero. I buchi si erano completamente rimarginati. E, grazie alle cure preventive, non avevano lasciato strascichi di sorta per ciò che riguardava possibili infezioni. In quanto alla fasciatura, era sparita ormai da tempo. Ma i buchi causati dagli artigli...quelli le sarebbero rimasti finché avesse campato. Ma la cosa non le dispiaceva, tutto sommato. Così, nel caso si dovesse verificare la peggiore delle ipotesi...le sarebbe rimasto qualcosa DI SUO, addosso.

Qualcosa che le avrebbe fatto ricordare di lui, tutte le volte che lo desiderava. PER SEMPRE.

Nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, e...

Ed era meglio piantarla lì, con certe storie.

Aveva ottenuto di farsi imprimere IL SUO MARCHIO SUL PROPRIO CORPO. Proprio come si dice facciano i predatori con LE PROPRIE COMPAGNE.

Le loro compagne PER LA VITA.

Era dunque...era dunque da considerarsi...SUA?

Chissà.

“Bene” si limitò a commentare Nick, seduto alla scrivania d’ordinanza. “E comunque...ABBIAMO fatto davvero un ottimo lavoro. Sembra proprio che con la QUESTIONE PRATICHE abbiamo concluso, no?”

“Certo che ce n’è voluto, di tempo…” aggiunse poi, con una nota dal tono quasi seccato.

Maggie saltò su, letteralmente stizzita. Evidentemente, a giudicare dalla sua reazione, doveva aver trovato quell'affermazione alquanto fuori luogo.

“Abbiamo?” Esclamò quasi con stupore, battendo entrambe le mani sopra al proprio tavolo. “ABBIAMO, dici?! Ma tu guarda che razza di faccia tosta!! Certo che quando ti ci metti sei davvero incredibile!!”

Lui la osservò con espressione curiosa.

“Perdona la mia domanda, ma...a che ti riferisci, di preciso?” Le buttò lì, facendo finta di nulla.

Probabilmente la volpe sapeva benissimo a che cosa si stesse riferendo la sua vice. Ma si divertiva un mondo a stuzzicarla sul vivo. Quella sua espressione contrariata aveva un non so che di familiare. E di adorabile. Quasi quanto quella di una certa coniglietta di sua conoscenza...

Si disse che era meglio lasciar perdere Carotina, in quel momento. E si auto – impose di non pensarci. Riuscendoci perfettamente, per fortuna. E l'ulteriore chiarimento espresso dalla daina esattamente un istante dopo ebbe sicuramente il suo peso, e finì quasi certamente per dare il suo significativo contributo a tale operazione.

“Ed hai anche il coraggio di chiedermelo, Nick?” Gli fece, mentre la voce le si faceva via via sempre più alterata.

“Oh, scusami...” replicò lui seguitando a fare la faccia di bronzo, con aria indifferente. E c'era da dire che gli veniva a dir poco naturale. “...Ma forse avrei dovuto dire A QUALE TI RIFERISCI IN PARTICOLARE...”

“Sai com'é...” aggiunse poi. “...C'é chi sostiene che il sottoscritto abbia tanti difetti. Io, dal canto mio...rilancio aggiungendo che ne ho talmente tanti che mi riesce difficile comprendere di quale di essi si stia parlando, di volta in volta. Chissà...forse se tu decidessi di darmi la giusta imbeccata, in tal proposito, magari potrei riuscire a venire incontro alle tue esigenze. Che dici, mia cara? Si può fare, mh?”

“Se si può fare, dici?!” sbottò Maggie. “Ma certo che si può fare! Si può fare eccome! Anzi...visto che ci siamo te la do subito io, una dritta a riguardo. Se ci ho messo così tanto...se ci ho messo tutto questo tempo é perché HO DOVUTO FARE TUTTO QUANTO DA SOLA, ACCIDENTI A TE!! E se non ci fosse stato Finn a darmi una mano, ogni tanto...ci avrei messo più tempo ancora!!”

Quella strafottenza da parte del suo superiore stava iniziando veramente a darle sui nervi.

“Sai...” aggiunse con una certa ironia mista ad un'espressione beffarda, “...tu sei veramente UN BEL TIPO, senza offesa.”

Nick la guardò.

“Smettila di continuare a PARLARE TRA I DENTI, per favore...” le intimò.

“No...no, aspetta!” Si corresse al volo l'assistente, mettendosi a gesticolare in maniera alquanto goffa ed imbarazzata. “Non...non é affatto come pensi tu, te lo assicuro! I – io...io non intendevo dire quello!!”

“Ook, vice.” chiarì prontamente lui. “Allora...cerca di spiegarmelo IN MENO DI DUEMILA PAROLE, come tuo solito.”

“Ma tu guarda un po'...” fece lei, recuperando improvvisamente la calma. “...E poi sarei io, quella che ha la fissa di voler parlare sempre tra i denti. Certe volte ho l'impressione che tra me e te sia un FRAINTENDIMENTO UNICO E CONTINUO.”

“Io e te ci fraintendiamo, dici?” Replicò Nick. “Beh...può essere, dolcezza. Potrebbe davvero essere. E con ciò? Non vedo dove stia il problema. Su quel che conta...su QUEL CHE CONTA DAVVERO TRA NOI, siamo AFFIATATISSIMI. CI INTENDIAMO AL VOLO, e a meraviglia. E tanto mi basta. Non ho bisogno di altro, al momento. NON VOGLIO ALTRO, DA TE.”

“Oh...” mormorò la daina, portandosi una mano chiusa a pugno davanti alle labbra, come a volerle mascherare o coprire. Sembrava che fosse rimasta come imbambolata, a fronte di quella dichiarazione.

“Ehi...ti senti bene?” Le domandò la volpe, con aria preoccupata. “Guarda che io stavo parlando DI LAVORO...era a quello, che mi riferivo.”

“Ah – ehm...si. Certo. O...ok.” bofonchiò Maggie. Quasi con una punta di rammarico, a volerla dir tutta.

“Perché...tu cosa avevi capito?”

“Ehm...no. Niente, sceriffo. Assolutamente niente.”

“Ottimo. E adesso deciditi a venire al sodo. Cosa intendevi dire, di preciso?”

“Volevo solamente dirti che tu il vecchio Ricketts NON SIETE POI TANTO DIVERSI, in fondo.”

“Dici...dici davvero?”

“Dico davvero. Anche se lo hai sempre criticato tanto, io credo che...la verità é che sei MOLTO PIU' SIMILE A LUI di quanto tu stesso voglia ammettere, con ogni probabilità.”

“Simile?”

“Che hai deciso di farmi il verso, per caso? E comunque...si. Vi assomigliate parecchio, su certe cose. Lui non ha mai brillato, per quanto riguarda il lavoro d'ufficio e la contabilità. E tu...non mi risulta che tu abbia mai mosso una sola unghia in tal senso, da quando ti sei ritrovato qui.”

Erano parole dure. Anche sgarbate, giusto per voler fare i precisi ad ogni costo. Ma erano sensate, ed avevano una loro logica d'insieme.

Si, quell'aspro commento da parte sua corrispondeva a verità. Il vecchio Tom non si era mai distinto, sotto quell'aspetto. Ma nell'ultimo periodo, poco prima di finire vittima dell'incidente...aveva davvero battuto la fiacca. E più del solito. Ed oltre la misura consentita dai limiti del decoro e del rispetto della decenza. Ed il tizio che aveva designato come sostituto, temporaneo o definitivo che fosse, da quel punto di vista non si stava rivelando certo migliore del predecessore all'incarico.

“Tsk! Sei in errore, mia cara” la redarguì il suo superiore. “Mi tocca informarti che ti sbagli. E di grosso, anche. L'unica lancia che si può spezzare a favore del tuo ex -datore di lavoro é che aveva previsto tutto. Di questo bisogna rendergliene atto. E' per questo che ha assunto me. Aveva intuito che la situazione si stava facendo a dir poco esplosiva. Il problema é che però aveva previsto tutto MA SENZA FAR NULLA. NON HA MAI FATTO NULLA PER EVITARE CHE TUTTO CIO' ACCADESSE. I pestaggi, i danni, le minacce...era NATURALE che accadessero. Dovevano accadere PER FORZA, considerando che tipo di persona fosse il vostro beneamato rappresentante della legge. Era a dir poco INEVITABILE, visto che lo sceriffo era uno come lui. Troppo pavido, lassista e privo di polso. Al punto che l'unico momento di ribellione, a momenti, lo stava pagando con la vita. E lì, in quel preciso momento, ha forse fatto l'unica scelta giusta da quando ha iniziato questo mestiere. E cioé SI E' DI FATTO DEFILATO, lasciando la grana in mano ad un altro. E non saprei nemmeno con certezza se fosse alla ricerca di un tizio con abbastanza coraggio o del solito fesso utile di turno. Dico bene, oppure no?”

Maggie annuì, rimanendo zitta. Diceva bene. Aveva detto più che bene.

Parole dure. Ma giuste. Proprio come le sue annunciate in precedenza.

“Non gliene voglio fare certo una colpa” spiegò la volpe. “Ha semplicemente compreso quali fossero i suoi limiti, tutto qui. Ed é già una gran cosa, credimi. Però...non appena ho messo piede qui al commissariato, mi sono reso immediatamente conto che vi era tutta un'altra serie di problematiche. Andiamo, agente...SONO STATO FORSE IO A RELEGARTI PER TUTTO QUESTO TEMPO DIETRO AD UNA SCRIVANIA, INVECE DI MANDARTI IN GIRO A RIPULIRE IL PAESE? Ho fatto solo quello che avrebbe dovuto fare lui, e da un bel pezzo. Ho visto cosa avevo a disposizione, ma soprattutto CHI. E l'ho semplicemente SFRUTTATO AL MEGLIO, nient'altro. Ho ottenuto IL MASSIMO RISULTATO COL MINIMO DISPENDIO DI MEZZI. Punto. Senza contare...senza contare che nutro il forte anzi, il FORTISSIMO presentimento che anche Ricketts si trovasse sul LIBRO PAGA di quella lurida canaglia di Carrington.”

“Lo...lo pensi davvero, Nick?”

“Si. E suppongo che l'abbia pensato anche tu. Sei una ragazza sveglia ed intelligente, Maggie. Non ritengo possibile...no, ritengo addirittura IMPROBABILE che tu non sia arrivata ad una tale conclusione.”

“I – io...”

“Mph. Tranquilla. Non é necessario che tu mi risponda. Dopotutto...non ho le prove, a riguardo. I miei sono solamente sospetti. Così come sospetto che li abbia accettati più per PAURA che per AVIDITA'. Sempre ammesso che lo abbia fatto.”

“Immagino...immagino di si, Nick. Lo credo...lo credo anch'io. Il vecchio Tom...il vecchio Tom resta UNA BRAVA PERSONA, dopotutto. Almeno per quanto mi riguarda.”

“Per carità” si schermì lui, mettendo le mani avanti in un gesto non solamente metaforico. “Mai affermato il contrario, Ci mancherebbe. Ritengo che non sia una colpa, avere paura. E nemmeno questo gran peccato mortale.”

“Già. E' proprio quel che penso anch'io” confermò lei.

“E comunque, per ciò che riguarda tutto il resto...” ammise poi lui, “...non posso far altro che darti ragione piena. Con le pratiche, se me ne dovessi veramente occupare io, non saprei nemmeno da che parte cominciare. Cosa vuoi farci...questa roba non era il mio forte nemmeno quando facevo LO SBIRRO giù a Zootropolis. Ma penso che tu sappia fin troppo bene anche questo. Te lo avrò detto e ripetuto decine di volte, fin quasi all'ottundimento. Se insisti a piazzarmi dietro ad un bancone o in un ufficio, vuoi davvero LA MIA MORTE. Io ho bisogno di muovermi, di girare. Di stare negli spazi aperti. Al chiuso non ci resisto. Sono...il qui presente E' VOTATO ALL'AZIONE. Non fa per me rimanermene seduto a compilare pratiche, moduli e scartoffie in genere.”

Maggie rimase ad osservarlo, come in adorazione. La naturalezza e la disinvoltura con cui le aveva risposto avevano a dir poco dell'ammirevole. In poche e semplici parole Nick aveva definito sé stesso alla perfezione. Aveva descritto la sua essenza nel giro di uno scambio di battute, al punto che non vi era bisogno di aggiungere altro. Lei stessa, che si definiva una buona conoscitrice delle persone e del loro animo, non avrebbe saputo fare di meglio.

Era incredibile. Davvero INCREDIBILE. Ma come ci riusciva?

E per giunta, mentre pensava ad una possibile quanto subitanea risposta a quel dilemma, si accorse di una cosa. Scoprì con sua gradita sorpresa che il precedente attacco di nervoso, così come era arrivato, se n'era già andato. E tutto grazie ad una semplice battuta da parte di quella volpe.

LA SUA VOLPE.

Sorrise maliziosamente tra sé, a quell'idea. Ma, per la prima volta da quando aveva avuto il piacere di incontrarlo e conoscerlo, non si vergognò dei propri pensieri.

Non se ne vergognò AFFATTO.

Perché mai avrebbe dovuto?

Era forse azzardato pensarla così? Era un azzardo provare a farsi delle congetture, una volta tanto?

Dopotutto...erano INSIEME DA UN BEL PO' , no?

LAVORATIVAMENTE PARLANDO, ovviamente.

Ma era già un passo avanti, tutto sommato. La fiducia c'era. Le basi e le fondamenta sembravano solide, ed il terreno fertile.. Bisognava aspettare solo che i tempi fossero maturi e propizi e poi...si sarebbe potuti andare ad incominciare, finalmente.

Iniziando con un bel latifondo tipico di quei luoghi, tanto per dare un'idea. La piattaforma considerata ideale per ogni genere di convivenza civile, almeno da quelle parti. Il modo migliore per dare un senso ad un progetto comune destinato a durare. A durare PARECCHIO.

IL PIU' A LUNGO POSSIBILE.

Stabilirsi lì. E poi provare a costruirci sopra una casa, e poi ancora un campo dove coltivare di che poter vivere.

Dove coltivare CIO' CHE LI AVREBBE FATTI VIVERE. PER SEMPRE.

Ce lo aveva proprio lì davanti agli occhi. Candido, puro, incontaminato.

Immacolato.

Aspettava solo loro. Loro due.

Sarebbe bastato tendergli la mano, ed invitarlo ad attraversare.

Ad attraversarlo CON LEI.

Cosa la frenava, allora? COSA?!

La frenava quello che frena tutte le principesse delle favole. Quelle che lei non leggeva mai, visto che preferiva i fumetti. Nonostante suo padre gliele leggesse da piccola, a fianco del suo lettino, per farla addormentare.

Quella sillaba, quell'avverbio che spunta sempre fuori al momento meno opportuno. E cioé quando le gentil donzelle in questione decidono di ricorrere ad un aiutino per far breccia nel cuore del loro amato. Bello, dolce, gentile ma anche parecchio tardo ed imbranato. Al punto di non accorgersi di ciò che esse provano nei suoi confronti, e dei loro sentimenti. E quando scoprono che dovranno barattare la realizzazione del loro ardente e bruciante desiderio con qualcosa di altrettanto importante. O forse di addirittura PIU' IMPORTANTE.

MA.

L'esperienza le aveva insegnato che, secondo la rigida e rigorosa tradizione che impone la narrazione e la composizione di genere fiabesco...VI E' SEMPRE UN MA DI MEZZO.

SEMPRE.

Un piccolo avverbio. Una sillaba all'apparenza così trascurabile, così insignificante...eppure a dir poco DETERMINANTE.

Perché contiene per sua natura UN' IMPOSIZIONE. Che spesso tendiamo a sottovalutare, convinti che il gioco valga comunque ed in ogni caso la candela.

Da sempre il diavolo si nasconde proprio nei particolari, e nelle cose insignificanti.

Sono proprio loro a determinare il flusso e le sequenze degli eventi, anche se non ce ne si accorge per niente. Tranne quando ci si rende conto, con un certo amaro disappunto misto a disperazione in egual misura, di aver fatto inavvertitamente la scelta sbagliata nel posto e nel momento ancor più sbagliato. E cioé quando di norma é ormai troppo tardi per poter riuscire a rimediare.

Solo allora si comprende che tutto ha un prezzo. Anche la felicità. Ed é un prezzo che forse non eravamo disposti a voler pagare. Per il puro e semplice motivo che forse era TROPPO CARO per noi.

Davvero TROPPO, TROPPO CARO.

Tanta fatica...per poi dover ammettere che NON NE VALEVA LA PENA. E si stava meglio prima, tutto sommato.

Peccato solo che bisogna sempre giungere a sbattere la testa contro il muro mille e mille volte fino a rompersela quasi del tutto, prima di arrivare ad una simile conclusione.

Il MA che si trovava frapposto tra lei e Nick era sorta di ZONA OSCURA. Di zona d'ombra che lei, pur con tutta la sua buona volontà, non riusciva assolutamente ad entrare. Ma la consolazione, sebbene in questo caso il concetto del MAL COMUNE UGUALE MEZZO GAUDIO non avesse diritto di cittadinanza, era rappresentato dal fatto che nemmeno lui ci riusciva, al momento. Anzi...NON VOLEVA riuscirci. Probabilmente non voleva nemmeno prendere in considerazione l'idea. Ma si sarebbe rivelato FONDAMENTALE farlo, prima o poi, se si voleva avere anche solo la minima speranza di costruire e dar vita a qualcosa.

Avrebbe dovuto decidersi a scrostarsi di dosso quella specie di liquame nero e stagnante che gli galleggiava sul fondo dell'anima.

Avrebbe potuto pensarci lei. Maggie conosceva la parola chiave, ormai.

Quattro piccole lettere. Anch'esse così insignificanti, eppure così decisive.

J – U – D – Y.

No. Non c'era neanche da pensarci. Non era nemmeno da tenere in considerazione, una simile ipotesi.

Era troppo provato, in quel momento. Appena reduce da una grossa crisi. Inoltre, complice quel momento così drammatico, aveva persino smesso di bere. Senz'altro doveva averci guadagnato in salute, questo era più che certo. Ma dal punto di vista emotivo era ancora troppo fragile. E una dipendenza non la si sconfigge così facilmente. E nemmeno ce la si lascia alle proprie spalle in quattro e quattr'otto come se niente fosse.

Le ricadute erano sempre dietro l'angolo. E sarebbe bastato il minimo shock per ridurlo completamente in pezzi. E farlo ricominciare peggio di prima.

Non si poteva tentare l'assalto diretto. Ad immettere quella password c'era il rischio di mandare in tilt e di far saltare l'intero sistema. E sarebbe stato un gran peccato, visto che gli era riuscito di auto – ripristinarsi, nonostante tutte le avversità e le difficoltà.

Non c'era da forzare i tempi. C'era solo da attendere, resistere e pazientare. Parlando di latifondi...non rimaneva che da fare come il contadino che piantava il seme nel terreno senza poter essere certo se esso avrebbe germogliato oppure no.

Avere il coraggio di fare un investimento in perdita.

O magari avere il coraggio di tentare.

Com'era, quel proverbio?

 

ONLY THE BRAVE, Maggie. ONLY THE BRAVE.

 

O forse c'era solo da piantarla una volta per tutte. Smetterla di dar credito e di continuare a foraggiare stupide ed inutili fantasie.

A continuare ad illudersi ci si fa solo del male. Del GRAN MALE, e nulla di più.

Visto che aveva deciso di tirare in ballo delle sciocche favolette...quello in cui viveva era il MONDO REALE, e non un'insulsa storiella per cuccioli.

LA VITA VERA, gente.

E IL MONDO NON E' UNO STUPIDO CARTONE ANIMATO DOVE SI CANTA UN'ANCOR PIU' STUPIDA CANZONCINA E I PROPRI DESIDERI PRENDONO MAGICAMENTE VITA E FORMA. CON L'AIUTO DI DUE COLPI E DUE AGITATE DELLA PROPRIA MAGICA BACCHETTA.

E' così. Che possa piacere oppure no.

Non esiste il principe azzurro. Nessuno arriva a salvare la principessa in pericolo. Sarà meglio che la principessa in questione impari a cavarsela da sola, per conto proprio. Prima che sia troppo tardi.

NON ARRIVA NESSUN EROE SOLITARIO A AVARTI LE CASTAGNE DAL FUOCO.

Anche se, vedendo il modo a dir poco rocambolesco in cui Nick aveva messo piede nella sua cittadina...non c'era da poterci mettere la famosa zampa sul fuoco, in tal senso.

Quello era anche disposta a poterlo ammettere. Ma su tutto quanto il resto...

Lei viveva per il lavoro. Unicamente per il SUO lavoro, e nient'altro.

Ecco, già...il lavoro. Riguardo a ciò che poteva o non poteva provare nei confronti del suo attuale collega...meglio rimanere concentrata sugli attuali nonché unici due punti fermi e sicuri che che lo riguardavano. Mantenersi consapevole su quelle, e scartare tutto quanto il resto. E cioé i suoi commenti ironici su ciò che aveva fatto ed il suo impareggiabile senso dell'umorismo.

Tirò un sospiro di sollievo. Per entrambe le cose. A conti fatti, non poteva dargli torto. Anche lei era soddisfatta. Indipendentemente che la volpe avesse fatto la sua parte o meno, aiutandola oppure no nella fastidiosa incombenza di risistemare completamente l'archivio, aveva ragione. Ragione sacrosanta da vendere. E non se la sentiva di obiettare o di controbattere, a riguardo. Era contenta di aver terminato. C'erano talmente tante di quelle pratiche e fascicoli inevasi che stava davvero iniziando a temere che non ce l'avrebbe mai fatta. Che non li avrebbe terminati mai più. Ed invece...

Ed invece era finita, finalmente. Grazie a Dio.

Ok, il baldo sceriffo avrebbe potuto fornire un contributo più sostanzioso, invece di limitarsi a fare da spettatore e a sparare salaci freddure...ma andava bene anche così. La rabbia che l'aveva invasa a sentire quelle parole era sbollita in un batter d'occhio. Il suo superiore gliel'aveva fatta passare così come gliel'aveva fatta venire. A suon di dialettica e retorica.

Solo lui ne era capace. E solo lui ci riusciva così bene. Doveva avere un talento pressoché naturale nell'intortare la gente, e a tirarsela dalla propria parte in men che non si dica. E in una maniera tutta sua, ovviamente. Altrimenti non sarebbe stato da lui.

Un istante prima ti faceva disperare al punto che non sapevi proprio come prenderlo, visto che possedeva la tendenza a sottovalutare e a prendere sottogamba qualunque situazione. Persino la più seria. Per quel tipo sembrava tutto UN CAVOLO DI GIOCO, e basta. Ma poi...l'attimo successivo era capacissimo di diventarti forbito e compassato come il più raffinato dei lords, o come il rampollo discendente di una famiglia distinta e di nobile lignaggio. Del resto...i suoi due nomi di battesimo erano la più evidente delle contraddizioni

Nicholas. O, meglio...NICK. Il classico diminutivo da strada che si affibbia alla persona sgamata che ha sempre la situazione sotto controllo. E a cui non sfugge nulla. Il classico DRITTO, insomma.

E poi...PIBERIUS. Un nome austero ed antico, che trasmetteva importanza ed incuteva timore e rispetto.

E poi il carattere. Quel suo ACCIDENTI DI CARATTERE. Non ne aveva mai conosciuto uno eguale, per quanto il vivere in un paesino arroccato sui monti e dentro ad una valle non le avesse mai consentito di incontrare chissà quale vasta fauna o variegata tipologia di individui e persone.

Era SPLENDIDO ED IRRITANTE AL TEMPO STESSO. Oppure l'uno e l'altro in alternanza. Un attimo prima sei lì sul punto di volerlo prendere a sberle fino a gonfiargli il muso e mandarlo a quel paese e poi...di colpo vorresti saltargli addosso e...

ABBRACCIARLO. Solo ABBRACCIARLO, OK? Meglio non dare addito ad equivoci e a doppi sensi totalmente fuori luogo. A quello ci pensava già quello sbulinato del suo compare dalle lunghe orecchie. E comunque...

Comunque quel tipo aveva un dono. Con una sua parola...TI POTEVA DAVVERO CAMBIARE LA GIORNATA. Nel giro di un attimo.

Non sapeva se fargli i complimenti o rimproverarlo. Uno del genere poteva diventare una grande persona oppure una canaglia della peggiore specie. Aveva le stesse probabilità.

FIFTY – FIFTY. Cinquanta e cinquanta. C'era solo da ringraziare il cielo che avesse scelto la parte giusta della barricata. Anche se, a sentire Finnick, non era stato sempre così...

Chissà di chi era stato il merito.

Se davvero in passato era stato un tipo di persona completamente differente e adesso era cambiato, chissà chi avrebbe mai dovuto ringraziare per tale, stupefacente metamorfosi.

Forse...

In ogni caso, non ci teneva affatto a saperlo. Non le interessava minimamente. Contava il qui e ora.

L' ADESSO. E per ciò che concerneva l'adesso...

Non c'erano proprio santi che tenessero, o a cui potersi votare. Nick andava preso così com'era. Nella sua totalità. Con i suoi pregi e i suoi difetti. Con le sue luci e le sue ombre. Poiché era probabile che senza le une, non sarebbero nemmeno esistite le altre. E se proprio c'era da voler mettere i puntini sulle i...a lei andava A MERAVIGLIA COSI' COM'ERA.

Non avrebbe cambiato una sola virgola, di lui. L'amalgama era perfetto. A modificare anche un solo dettaglio si rischiava di stravolgere tutto.

 

Esatto, o mio popolo. Avete proprio capito bene.

Anzi...la volete sapere la novità?

LA GRANDE NOVITA'?

La novità é che...A ME NICK PIACE COSI', DANNAZIONE.

LO ADORO COSI COM'E'. PUNTO.

Ehi. Un momento.

Datemi un solo, DANNATO CAVOLO DI MOMENTO. Cosa...

COS'E' CHE HO APPENA DETTO?

Quel che hai appena udito da sola, mia cara.

PIACE.

ADORO.

Oh, santi numi...

Oh, Signore benedetto...

Non...non può essere.

NON PUO'.

NON FUNZIONA.

NON FUNZIONERA' MAI.

Però...

No, maledizione.

NO. NO!!

Non DEVE funzionare. Non esiste.

NON ESISTE, CAPITO?!

Tu vivi solo per il tuo lavoro.

E' SOLO PER QUELLO CHE TU VIVI, E' CHIARO?!

HAI UN COMPITO DA PORTARE A TERMINE, MAGDALENE.

ED E' UN COMPITO CHE NON ACCETTA RITARDI O DILAZIONI DI SORTA.

E SU CUI NON TI PUOI CONCEDERE ALCUN TIPO DI DISTRAZIONE.

Si. Ma...

 

 

Era confusa. PARECCHIO CONFUSA.

Non c'era nulla da fare. Lo aveva detto e ripetuto mille e mille volte.

Quella volpe...LA SCOMBUSSOLAVA.

Un tumulto di sensazioni l'aveva invasa. Si stava letteralmente accartocciando sui suoi stessi pensieri. Ma decise di mascherare il tutto sotto ad un'espressione impassibile, per non darlo a vedere.

Anche Nick, nel frattempo, aveva assunto un aspetto glaciale. Ma per motivi diametralmente opposti.

In realtà...avrebbe voluto SEGARSI LA LINGUA, come minimo.

Avrebbe tanto voluto PRENDERSELA A MORSI FINO A STACCARSELA DI NETTO quella dannata, velenosa linguaccia che si ritrovava, dopo aver appena pronunciato quelle parole. Fino ad ingoiarla. INSIEME AL PROPRIO SANGUE. Fino a FINIRNE SOFFOCATO.

 

Lo sai fin troppo bene, Carotina. Il qui presente é VOTATO ALL' AZIONE. Non fa decisamente per me stare seduto a riempire moduli e scartoffie.”

 

E meno male che aveva deciso di non pensarci, almeno per quella sera.

Era inutile. Era tutto inutile. Ogni volta, alla minima disattenzione o distrazione e senza che lui lo volesse davvero e di proposito...la sua mente correva sempre lì.

A lei. A quel dannato addio. E a quello stramaledettissimo attimo.

Meglio concentrarsi sul presente. O meglio, sul passato prossimo. Visto che, nonostante il muso della vice fosse per espressività alla pari del suo in quel preciso istante, se non addirittura di più...quello sguardo complice di poco prima non gli era affatto sfuggito. E adesso moriva dalla voglia di vederci più chiaro, a riguardo.

Un modo come un altro per ravvivare e rimediare la serata. Per non perderne un'altra. L'ennesima.

Per non perdere lei. Maggie.

Nel senso che di lì a poco avrebbe smontato il turno e se ne sarebbe tornata a casa. Ma lui non voleva che se ne andasse via. Voleva che rimanesse lì. Voleva tenerla con sé solo un altro po'.

Solo un altro po'. Nulla più.

Alle volte aveva l'impressione che la sua presenza...GLI SALVASSE LA VITA.

Ed era vero, considerando quel che era accaduto qualche giorno addietro.

“Qualcosa...qualcosa non va?” Le domandò, assumendo una faccia incuriosita.

“Ma no, niente” gli rispose lei. “Stavo solo riflettendo sulla risposta che mi hai appena dato.”

“Mh? Sarebbe a dire?”

“Sarebbe a dire la parola che hai detto prima.”

“E...e quale?”

“SBIRRO, Nick. Che...che razza di termini che usi, per essere un rappresentante della legge.”

“Ah, ti riferivi a quello. Beh...ti chiedo scusa. Semplice DEFORMAZIONE PROFESSIONALE.”

“I – in che senso DEFORMAZIONE PROFESSIONALE?”

“Storia lunga, mia cara. Ed ora non mi va di parlarne. Sbaglio...o mi hai sempre detto che la prassi da queste parti é NIENTE DOMANDE PERSONALI? Se uno non ha voglia di rivelare dettagli sulla sua vita e sul suo passato non é obbligato a farlo, dico bene?”

“Dici bene. Non é affatto tenuto a rispondere, a meno che non lo voglia lui. Di sua spontanea volontà.”

“Ok. Allora facciamo per la prossima volta.”

“D'accordo. Scusami.”

“Di nulla, Maggie.”

“E comunque, vorrei dirti un'altra cosa...” aggiunse la daina, un istante dopo.

“Sono tutt'orecchi” replicò la volpe.

“Sai, Nick...a furia di sentirne parlare in continuazione da Finnick mi sta venendo una gran voglia di fare UN SALTO A VISITARLA, uno di questi giorni.”

“V – visitare?” Fece Nick con evidente sorpresa. “Visitare che cosa, di grazia?”

“Mi riferivo a Zootropolis, no?” Chiarì la vice.

“Dici...dici sul serio?” Domandò lui, sempre più stupito.

BING.

Toccato. Punto sul vivo. Anzi...COLPITO E AFFONDATO.

Aveva trovato il modo di stimolare e destare il suo interesse. Forse l'approccio diretto era vivamente sconsigliato, ma...ci si poteva provare lo stesso. Magari pigliandola alla larga e da lontano, per poi arrivare dritto al nocciolo della questione. Al centro del suo essere.

Non era certo di curiosità che si trattava, dopotutto. Era UN'INDAGINE.

Esatto. Nient'altro che una pura, semplice indagine. Una MANDATO ESPLORATIVO. Lanciare ed inviare una sonda per tastare il terreno, raccoglierne i campioni e ricavare così preziose informazioni.

In fin dei conti...era UN' AGENTE DI POLIZIA, no? E cosa fanno gli agenti se non raccogliere prove, esaminare scene ed interrogare testimoni?

INDAGANO, appunto.

See, come no. Che lo si vada a raccontare a qualcuno d'altro. Qualcun altro meno fesso e semplicione.

Bel modo di pararsi il fondoschiena. Raffinato finché si vuole, ma...sempre di quello si trattava.

DI UN ALIBI.

A furia di farsela con due volpi, stava davvero imparando un sacco. Il TURPILOQUIO E LA VOLGARITA' dal buon vecchio Finn, anzitutto. Mentre da Nick...stava imparando l'astuzia. E la scaltrezza.

Dire una cosa e poi farne un'altra. Oppure il contrario. E, cosa più importante...trovare sempre UNA GIUSTIFICAZIONE VALIDA ED ADEGUATA al proprio operato ed al proprio comportamento. Che si trattino di gravi motivi dei più alti e nobili degli intenti. L'importante é CONVINCERE GLI ALTRI.

“Si. Parlo sul serio” replicò lei. “Forse te ne ho già parlato, in precedenza...ma devi sapere che io non ci sono MAI STATA. E nemmeno i miei genitori. Gli unici ad averla vista e ad averci vissuto sono stati i miei nonni materni. Erano stabiliti lì, da giovani. E lì si sono conosciuti, per poi prendere baracca e burattini e trasferirsi in blocco da queste parti. Tutto quello che so sul conto di quella città l'ho sentito da loro. E non sono voci molto lusinghiere, a dirla tutta. Me l'hanno sempre descritta come un posto alquanto caotico e confusionario, al punto che sono stati quasi costretti a scappare. Però...”

“In parte é così” la interruppe il suo superiore. “Ma devi sapere che Zootropolis non é solamente traffico e rumore. Non soltanto. E'...E' MOLTO DI PIU', DI QUELLO.”

“Ci stavo arrivando” lo bloccò a sua volta Maggie. “A dirla tutta...l'ho sempre immaginato che non fosse così. Insomma...i telegiornali e i mezzi d'informazione esistono anche qui da noi, da come avrai potuto notare. Ed é praticamente IMPOSSIBILE non sentirne parlare, visto che si tratta del nucleo abitato più grosso nel raggio di centinaia di miglia. Qualche notizia che la riguarda, in televisione e sui quotidiani, c'é sempre. E quando mi capita di vederla, in fotografia o sullo schermo...rimango AFFASCINATA. Però...dovrai ammettere che quando in famiglia hai delle persone che ti fanno UNA COSI' GRAN PESSIMA PUBBLICITA', su una certa cosa, qualche dubbio ti rimane sempre. Specie se sei poco più di una bambina. Insomma...un bambino é conscio dei propri limiti, anche se non sembra. Sa di non conoscere quasi nulla del mondo. A...a malapena capisce qualcosa di quel che lo circonda. E stiamo parlando della realtà quotidiana. Ritengo che sia...insomma, é assolutamente normale che prenda per buono tutto quel che che gli dicono gli adulti. In particolar modo se si tratta dei genitori o dei nonni, visto che vivono sotto allo stesso tetto. Voglio dire...cosa ne potrà mai sapere un cucciolo di una metropoli a dir poco sconfinata come quella?! E' logico che tu finisca per credere a quel che ti dicono senza far troppe domande!!”

“Ti capisco, Maggie” disse Nick, con voce comprensiva. “Ti capisco perfettamente. E credo che tu abbia ragione.”

“Dimmi la verità” gli fece la daina. “E'...é così bella come dome dicono? E' davvero così bella come dicono tutti?”

“Che posso dirti...” rispose lui, emettendo un sospiro. “L'unica cosa di cui sono certo é che é DAVVERO UNICA. Almeno per quanto riguarda il suo genere. Qualcuno di molto famoso, tempo fa...sosteneva una cosa piuttosto singolare. L'ha definita una città AFFASCINANTE E SELVAGGIA. E FOLLE E MERAVIGLIOSA ALLO STESSO TEMPO. E diceva di amarla proprio per tutte queste sue caratteristiche messe insieme. Tu che vieni da fuori, e che leggi e senti queste cose in continuazione, pensi che non siano altro che una marea di BUBBOLE. Iperboli, esagerazioni, niente di più. Poi...quando ti capita di arrivarci, e la vedi PER LA PRIMA VOLTA, E DAL VIVO...di colpo capisci che chi parla in quella maniera ha buon motivo di farlo. GLI DAI PERFETTAMENTE RAGIONE. Vedi i suoi palazzi...i palazzi giganteschi, lussuosi e lucenti del centro, dalle forme più svariate e fantasiose mentre si stagliano contro il cielo...e poi tutti quegli habitat e quegli ecosistemi tra i più vari e disparati coesistere fianco a fianco, separati da un semplice muro...la foresta pluviale e la savana insieme con la pioggia, la giungla e l'umido della prima ed il secco e il temperato della seconda...per non parlare di quando scorgi il ghiaccio dei poli ed il fuoco del deserto andare a braccetto al di fuori di ogni ragionevole logica. Sulle prime l'effetto é...é STRANIANTE. E' come se uno ti dicesse che DUE PIU' DUE FA CINQUE.E quando tu osi replicare per sostenere che non é vero, che é assurdo, che non può essere...quel tizio di prima prende una lavagnetta, ci scrive sopra e a gessetto due rapidi calcoli matematici e te lo dimostra pure, che le cose stanno così. E tu, a quel punto, non puoi far altro che accettare. E tacere.”

“A – aspetta un attimo!” Saltò su Maggie. “Mi...mi stai forse dicendo che non...NON SEI NATO LI' A ZOOTROPOLIS? Che non sei originario di lì?”

“Oh, scusa...” aggiunse un attimo dopo, con estremo imbarazzo. Come se si fosse di colpo resa conto dell'uscita inopportuna di poco prima. E se ne fosse vergognata. “Forse...forse non...non avrei dovuto...”

Nick sorrise.

“Mph. NIENTE DOMANDE PERSONALI, vero? Ah, tranquilla. Non importa.” le fece. “Anche perché non ho alcuna remora a risponderti.”

“Beh, sai...” tentò di giustificarsi lei. “Ho sempre dato per scontato che tu fossi nato in quel posto...”

“Non preoccuparti, ti ho detto.” ribadì la volpe. “Non c'é alcun problema, sul serio. E comunque, ci hai azzeccato. E' vero: non sono nato a Zootropolis. Mi ci sono trasferito quando ero molto, molto piccolo. Stando a quel che mi hanno detto avrò avuto un anno, o giù di lì...ero ancora troppo piccolo per capire. Ma quando ho iniziato a rendermi conto di dove ero, dove mi trovavo...ti posso assicurare che per me é stato tutto nuovo. Emozionante.”

Si concesse una breve pausa. Poi riprese a parlare.

“Stando a quel che mi hanno raccontato, e da quel che ho potuto venire a sapere...la mia famiglia viene da BLUEBERRY. Si trova a NEWMOON, la CONTEA DELLA LUNA NUOVA.”

“La...LA CONTEA DELLA LUNA NUOVA, hai detto?”

“Già. Proprio così. Si tratta di un territorio molto simile a questo posto. L'unica differenza é che ci sono più boschi. E più pianure. Ed i pendii sono molto più morbidi, visto che si tratta di COLLINE. Ma...penso potrebbe piacere anche a te.”

“Presumo di si...”

“Lo credo anch'io. Stando alle informazioni in mio possesso...molti CANIDI come me provengono da lì. Ma in quel posto vivono in aeree ben delimitate e circoscritte, in modo da non dover essere costretti a pestarsi troppo le zampe l'un l'altro. Sai com'é...a quanto pare noi canidi siamo piuttosto, come dire... alquanto TERRITORIALI, da quel punto. Comunque, come dicevo...le volpi come me vivono a BLUEBERRY, e dintorni. Nelle vicinanze si trovano I LUPI, sia quelli BIANCHI che quelli GRIGI. Rispettivamente a WHITE HOWL e a GREY HOWL.”

“Cosa? Intendi...intendi forse dire che non vanno d'accordo nemmeno con quelli della loro STESSA SPECIE?” Domandò Maggie.

“Esattamente” le disse. “Non ci si può fare nulla. Fa parte della nostra natura. Siamo mammiferi solitari ed indipendenti, sia per indole che per temperamento. Ma almeno...almeno i nostri CUGINI ALLA LONTANA hanno IL SENSO DEL BRANCO, a salvarli. Riescono a fare gruppo, se pur limitatamente a quelli del loro stesso CEPPO. Bianchi con bianchi, grigi con grigi. Non so se mi sono spiegato...”

“Ho capito. Continua.”

“Per noi volpi, invece...E' ANCORA PEGGIO. Leghiamo solo con quelli che hanno il nostro STESSO SANGUE. Ed alle volte...NEMMENO CON LORO. Se vai a fare un controllo...scoprirai che la percentuale dei miei simili che si allontanano volontariamente da casa, non appena raggiunta l'età adulta...é a dir poco IMPRESSIONANTE. E' CINQUE VOLTE la media di tutti gli altri tipi di mammiferi. E TRE VOLTE la media nazionale. Si può dire...posso affermare che il sottoscritto rappresenta un'autentica ECCEZIONE, in tal senso.”

Buono a sapersi. Con quello sparuto dettaglio aveva contribuito a risparmiarle un ulteriore e scomodo quesito. E cioé se anche lui rientrasse nella famigerata percentuale. Fermo restando che non aveva avuto la benché minima intenzione di chiederglielo, sempre per quella rinomata questione del non impicciarsi troppo sul passato e sulle vicissitudini personali.

“Sai...” le rivelò Nick, col tono sottovoce di chi sta per rendere partecipi di un grosso ed arcano segreto. “...Da quelle parti esiste un vecchio detto, sulla nostra razza.”

“Ah, si?” Commentò la vice. “E quale sarebbe?”

“NON HO AMICI. NON HO FAMIGLIA. NON HO BISOGNO DI NESSUNO. PERCHE' SONO UNA VOLPE.”

“Allora? Che ne pensi?” Le chiese.

“Beh, devo dire che é un po' estremo, come concetto” replicò la daina. “E non del tutto veritiero, ad essere onesti. Come tutti i proverbi. E' proprio per questo che non li apprezzo particolarmente. Tendono a generalizzare troppo. Fanno sempre di tutta quanta l'erba un fascio.”

“In...in che senso, scusa?”

“Mi sembra di notare che tu e Finnick andiate MOLTO D'ACCORDO. E anche lui é UNA VOLPE, no?”

Lo sceriffo, ad udire quelle parole, si fece una gran risata.

“Ah, ah, ah!! Ma Finn é un discorso a parte. E' vero, anche lui é una volpe...ma di un tipo tutto particolare. Ti garantisco che se dicono di belle, sul conto dei fennec. Sono molto socievoli, a differenza nostra. Vanno d'accordo con tutti, in genere. Dovunque li piazzi, stanno che é una meraviglia. LORO, almeno. Gli altri...un po' meno. Sono talmente INVADENTI ed INVASIVI che finiscono per STRESSARE chiunque abbiano intorno. Fino a condurli ALL' ESAURIMENTO NERVOSO nel giro di breve tempo.”

“Ok” commentò la vice. “Per farla breve sono dei gran ROMPICOGL...”

“Alt!!” La stoppò lui. “Il volgarame é meglio che lo lasci ai buzzurri che riempiono gli stadi per la partita di domenica, tra un rutto di birra e l'altro. E comunque...mi stupisce questo turpiloquio da parte tua, agente Thompson. Non é da te.”

“Che vuoi farci, capo...si vede che quel tappo del tuo compare inizia ad avere una PESSIMA INFLUENZA, sulla sottoscritta. D'altra parte, chi va con lo zoppo.”

“...Va piano” concluse Nick. “E finisce con lo scocciarsi, prima o poi. In ogni caso...a me importa che svolgi il tuo lavoro e che dai il massimo, come hai sempre fatto fino ad ora. E poi...detto fra noi, non mi dispiace affatto questa tua NUOVA VERSIONE. La trovo, come dire...PIU' SPONTANEA. SCATENATA. SELVAGGIA.”

Maggie rimase di stucco.

“D – davvero?!” Gli disse. “Vuoi d – dire che...mi preferisci così? C – che...TI PIACCIO COME SONO ADESSO?”

“Mmh...tutto sommato direi di si” ammise la volpe, dopo averci riflettuto per un istante. “Basta solo che non cominci a bere, bestemmiare in tutte le lingue conosciute e non e a fumare schifezze farcite di ogni pure tu.”

“E che non tenti di SALTARE ADDOSSO SENZA RITEGNO AL PRIMO CHE CAPITA...” buttò poi lì, con tono malizioso.

“Beh, riguardo all'ultima questione...” replicò lei secca, affettando noncuranza, “...diciamo che molto dipende da CHI MI TROVO DAVANTI IN QUEL MOMENTO, caro il mio comandante.”

Alla faccia.

All'anima di andarci cauti, era proprio il caso di dirlo.

Doveva essersene accorta pure la daina, visto che a quell'alquanto audace affermazione abbassò entrambe le orecchie ed assunse un'espressione smarrita.

Anche Nick fece altrettanto, ma ritenne opportuno effettuare una subitanea virata con altrettanto brusco e conseguente cambio di rotta e ritorno a quella originaria, riprendendo il discorso interrotto in precedenza. E mascherando abilmente il tutto con un colpo di tosse, coprendosi la bocca con la mano chiusa a pugno.

“Cof, coff!! Ah – ehm!!” Replicò, schiarendosi la gola e la voce. “Tornando a prima...a conti fatti anche Finn é solo, per certi versi. Proprio come noi VOLPI ROSSE. Ma a differenza nostra, che lo facciamo quasi PER SCELTA ED INDIPENDENTEMENTE DALLA NOSTRA VOLONTA', visto che si tratta di un discorso di INCLINAZIONE NATURALE...nel suo caso NESSUNO LO VUOLE. Certe volte...certe volte credo davvero che vada così tanto d'accordo con me perché sono L' UNICO CHE LO SOPPORTA, ecco la verità.”

Vedendo che la partner aveva ripreso a seguirlo in silenzio, la volpe comprese che il discorso tirato in mezzo poco fa era stato definitivamente accantonato. Colse quindi la palla al balzo e decise di proseguire.

“Riguardo a Zootropolis...come ti dicevo prima, sulle prime non riesci davvero a credere a quel che vedi, eppure lo stai vedendo. E' REALE. Ed in quel momento pensi di poter riuscire a fare QUALUNQUE COSA. Essere CHIUNQUE. Insomma, come sostiene un vecchio adagio di quelle parti...OGNUNO PUO' ESSERE CIO' CHE VUOLE, no? Pensi...arrivi davvero a metterti in testa che la città sia lì per te, pronta a farsi conquistare. E allora, a quel punto, ti getti a capofitto tra le sue braccia pieno zeppo di entusiasmo e pronto a prendere a piene zampe tutto quel che ritieni abbia da offrirti. Ma poi...dopo un po', UN BEL PO' che vai avanti a viverci...ti rendi pian piano conto che, in fondo, non é poi tanto diversa o differente da qualunque altro posto. Ha le sue LUCI e le sue OMBRE, come qualsiasi altra città. E una volta...una volta che ti sei reso conto di questo, che ti sei reso conto di come stanno realmente le cose, non ti resta altro da fare che giocartela al meglio delle tue possibilità, con le carte che il destino ti ha messo in mano.”

Tralasciando l'infelice ed inopportuna uscita di qualche istante prima, Maggie era rimasta ad ascoltarlo come rapita. Come se il suo superiore stesse narrando una fiaba o un racconto relativo a posti lontani e tempi ormai andati. Solo quando ebbe terminato di parlare si decise a rispondere. Rimanendo in tema, questa volta.

“Immagino sia come dici” sentenziò. “Però...é strano. A giudicare ad come ne parli hai tutta l'aria di uno che CI HA PROVATO, ad essere ciò che voleva.”

“Si é fatto tardi” tagliò corto lui, come punto sul vivo. “Ora sarà meglio che tu te ne vada a casa.”

“Non hai risposto alla mia domanda.” lo incalzò lei.

“Io...é quel che fanno o cercano di fare tutti, almeno all'inizio” si giustificò la volpe. “Ma...non basta provarci o crederci, purtroppo. Non é sufficiente. Le buone intenzioni, per quanto buone possano essere...non sono abbastanza, da sole. Non lo sono MAI, ecco la verità. La realtà...la realtà é...é UNA COSA COMPLICATA, Maggie. Un FILO PIU' COMPLICATA. In quel posto non é che se ne stiano tutto il giorno attorno ad un fuocherello a ballare tutti insieme ed in circolo e a cantare KUM – BA – YAH...tu guarda i pregiudizi sulle volpi come me, ad esempio. Potrà sembrarti assurdo, ma...la SPECIE DI APPARTENENZA é la PRIMA COSA CHE GUARDANO, da quelle parti. Di conseguenza...le volpi sono tutte MESCHINE, INFIDE, DISONESTE E BUGIARDE. Oppure...I CONIGLI SONO TUTTI PICCOLI, DEBOLI, PAUROSI E CODARDI.”

Tanto per cambiare. Chissà perché, con tutti gli esempi e specie di mammiferi che poteva tirare in ballo o prendere ad esempio...gli erano venuti in mente proprio LORO.

Proprio I CONIGLI, dovevano venirgli in mente.

“M – ma Nick!!” Esclamò sconcertata la daina. “M – ma tutto questo...tutto questo é...”

“Lo so” la interruppe lui. “So bene quel che vuoi dirmi. E hai ragione. E' un modo di pensare sicuramente sbagliato, ma ben radicato nella testa di chi vi abita. E si sa che simili pregiudizi sono DURI A MORIRE. E stiamo parlando di una delle metropoli più evolute e moderne al mondo. Qui da voi, invece...qui da voi ho notato che é L' ESATTO CONTRARIO. Nessuno sembra badare o fare caso al fatto che il sottoscritto sia una volpe. Davvero incredibile, no?”

“No, non é incredibile” spiegò la vice. “Devi sapere che non é una questione di PREGIUDIZI o di LUOGHI COMUNI, nel nostro caso. Noi saremo anche ARRETRATI, Nick. E IGNORANTI COME IL PECCATO, ne convengo. Non ho problemi a riconoscerlo. Ma per lo meno siamo SINCERI. Ti ho già detto, in passato, che chi si ferma da queste parti di norma lo fa per UN MOTIVO BEN PRECISO. In ogni caso...NON LO FA MAI PER PURO CASO, E scusa per il gioco di parole. Pertanto...noi NON GIUDICHIAMO NESSUNO. Non ci azzardiamo nemmeno, a farlo. Ma non certo perché apparteniamo a chissà quale stirpe o categoria di ILLUMINATI. Semplicemente, non vogliamo rendere la vita di un individuo PIU' AMARA DI QUELLO CHE GIA' E'. Tutto qui.”

“Però...se ci pensi é davvero pazzesco. Accade qui, e non a Zootropolis. Dovrebbe essere L' ESATTO CONTRARIO, ed invece...”

“A proposito di Zootropolis...hai forse intenzione di TORNARCI, un giorno?”

A quella richiesta, Nick la osservò con fare guardingo.

“Perché...perché me lo chiedi?” Domandò sospettoso a sua volta. “Perché mai me lo chiedi, e così SU DUE PIEDI? E scusa per la rima?”

“Così...” si limitò a dire lei.

“Se non erro, Maggie...la parola d'ordine é NIENTE DOMANDE PERSONALI. Sbaglio, o non é quello che ci siamo sempre detti io e te, anche poco fa?”

“Certamente, capo. Ma devi sapere che c'é una piccola CLAUSOLA.”

“Sarebbe a dire?”

“Le domande personali riguardano IL PASSATO di una persona, mio caro. NON IL SUO AVVENIRE. Varrebbe a significare che sul tuo futuro sono libera di poterti fare TUTTE LE CAVOLO DI DOMANDE CHE MI PARE E PIACE. Perciò, mi permetto di richiederti...hai intenzione di tornarci, un giorno?”

“E io ti richiedo...perché ci tieni tanto a saperlo?”

“Rispondi prima tu, prego.”

“No” disse chiaramente lui. “Non nell'immediato, almeno. Ho prima un lavoro da portare a termine qui.”

“Capisco...” osservò la daina. “E...per quanto riguarda il LUNGO TERMINE?

“Per quanto riguarda il lungo termine...la risposta RIMANE SEMPRE NO. Con tutta probabilità andrò in altri posti, ma...NON LI'. Ho...troppi ricordi, da quelle parti. E troppe cose irrisolte e lasciate in sospeso. No, non se ne parla. Non se ne parla proprio.”

“E adesso tocca a te.” aggiunse poi.

“Beh, sai...” tentennò lei. “Mi chiedevo...mi chiedevo se potresti...se mi ci potresti PORTARE, un giorno.”

Nick, a quella richiesta, fece tanto d'occhi.

Era rimasto davvero stupefatto.

“Come...come hai detto?” Le domandò.

“Non fraintendere, mi raccomando” spiegò Maggie. “Non voglio certo andarci a vivere in pianta stabile. Il mio posto é e resterà qui. Ma credo che almeno un'occhiata la meriti, no? Sai come si dice...penso sia senz'altro uno di quei posti che si dovrebbe VEDERE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA, o giù di lì...così, giusto per allargare i miei orizzonti. Allora...dici che si può fare?”

“Te l'ho appena detto” ribadì la volpe. “Non ho la minima intenzione di andarci, per ora. Faresti meglio ad andarci per conto tuo, se hai tanta voglia di vederla.”

 

Ma io voglio andarci CON TE, razza di TESTONE D'UNA VOLPE OTTUSA.

 

Questo é ciò che aveva pensato la sua vice. E che avrebbe tanto voluto dirgli.

Ma invece disse tutt'altro. O meglio, disse la stessa cosa. Ma presentandola sotto una luce DIVERSA. Più plausibile.

“Preferirei andarci con te. Sai...un CICERONE D'ECCEZIONE mi farebbe molto comodo. E tu la conosci senz'altro meglio di me. E dicono che una guida sia TUTTO, specie se vai in un posto sconosciuto e con tante cose da scoprire. E con poco tempo a disposizione. Sono più che certa che da sola non riuscirei a vedere nemmeno UN QUARTO, di quel che c'é.”

“Sentiamo...” gli chiese. “...A te come sembra, la pensata che ho avuto? E' buona, oppure no?”

“Non vorrei deluderti, Maggie...ma se stai ad aspettare i comodi del sottoscritto mi sa tanto che dovrai armarti di MOOOLTA PAZIENZA...”

“Mph. Quella non mi manca di certo, CON TE. Facciamo così: se cambi idea, oppure un giorno deciderai di andarci...tu FAMMI UN FISCHIO. Il tempo di buttare due robe nel borsone e PRTO CON TE. AL VOLO.”

“Beh, se non é che per questo...voglio dire, se avrai la costanza di METTERTI IN FILA ED ASPETTARE CHE VENGA IL TUO TURNO, non vedo perché non si poss...”

Nick si zittì di colpo e drizzò le orecchie.

Aveva percepito qualcosa.

“Nick!!” Fece Maggie, guardandolo con aria sorpresa. “M – ma cosa...”

“Ssshh!!” La bloccò lui, facendole cenno di tacere a sua volta. E per farsi meglio capire portò l'indice della mano destra all'altezza delle proprie labbra, mentre tendeva l'altra nella sua direzione come a volerle indicare di rimanersene ferma dov'era. E MUTA, soprattutto.

“C'é qualcuno.” le mormorò a voce bassissima, poco più di un sussurro. La sua espressione era decisamente allarmata, ora.

“Q -qualcuno?” Domandò ansiosa la daina. “M – ma d – dove...”

Udirono un rumore improvviso. Come di mezzi pesanti che si erano fermati proprio lì fuori, e a brevissima distanza da loro. Dovevano aver attraversato l'ampio piazzale per poi fermarsi proprio a ridosso del commissariato.

“Ecco dove!” Disse Nick, indicando la finestra alla propria collega.

Il rumore, nel frattempo si stava facendo sempre più forte. E sempre più vicino.

Quei mezzi, o presunti tali, stavano accelerando. Chiunque stesse arrivando, lo stava facendo di gran carriera. C'era da giurare che sarebbe piombato loro addosso in men che non si dica.

Ed infatti fu proprio quel che pensarono. I due ebbero come la sgradevole e simultanea impressione che, da un momento all'altro, avrebbero fatto irruzione addirittura all'interno dell'ufficio, abbattendo la porta insieme a tutte quante le pareti.

“Ma...ma che...” esclamò Maggie, alquanto contrariata.

“Ssshh.” la zittì di nuovo Nick, ripetendo il cenno di poco prima con il dito.

“Ma chi é?” Domandò lei, sottovoce.

“Non lo so” rispose lui, con la medesima tonalità. “Ma sarei pronto a scommettere che, chiunque siano, sono qui per noi. E non credo che abbiano buone intenzioni nei nostri confronti, a dirla tutta.”

“Accidenti, Nick! Sei davvero un genio!!” Commentò la daina con aria sarcastica. “Sono davvero sorpresa. Ma da che cosa l'avresti dedotto?”

“Sai...mi risulta che l'ora sia un po' tarda, per organizzare VISITE GUIDATE AL COMMISSARIATO” precisò la volpe. “quindi non credo siano venuti qui per CHIEDERCI L' AUTOGRAFO. Così come non credo che si trovino qui per PAGARE UNA CONTRAVVENZIONE, visto che a quest'ora della notte gli sportelli sono chiusi. Senza contare che, da quando lavoriamo insieme, non mi risulta che sia io che te NE ABBIAMO MAI FATTE. A meno che tu...”

“A – ah. Mooolto divertente. Davvero spiritoso, guarda.”

“Grazie. Ora, però, dovresti farmi un favore.”

“E cioé?”

“Nasconderti dietro alla tua scrivania e metterti al riparo.”

“C – cosa?!”

“Hai capito bene, Maggie. Fallo. Io, intanto, vado ad accostarmi alla finestra per meglio dare un'occhiata.”

“Neanche per sogno! Te lo scordi, capito?! Io vengo con te.”

“Sono spiacente, ma é un ordine. Sono stato abbastanza chiaro, AGENTE THOMPSON? E' UN ORDINE! E non ammetto repliche. E ora da brava, su.”

“Piantala con questa dannata storia dell' AGENTE THOMPSON, una buona volta!!” Strepitò la vice. “Lo usi solo quando lo ritieni più conveniente! Più conveniente PER TE STESSO! Ma questa volta non attacca, mi hai capita? NON ATTACCA! SCORDATELO!!”

“Ricordi quel che ti ho detto sin dall'inizio della nostra collaborazione, agente? SONO IL TUO CAPO. IO ORDINO, TU ESEGUI. E adesso mettiti lì dietro e non discutere!!”

“Sai, Nick...delle volte mi chiedo quand'é che voi aitanti esponenti dell' ALLEGRA FAMIGLIOLA DEI DETENTORI DEI CROMOSOMI XY vi deciderete a piantarla, con queste emerite CRETINATE DA SUPER MACHO...ma evidentemente dev'essere più forte di voi. Ci dovete provare senz'altro UN GRAN GUSTO, non c'é nulla da fare. Ce l'avete per natura, questa vostra maledetta fissa. E' nella natura di voi maschi, vero? Non potete proprio farne a meno, di ostinarvi a metter su quella GRINTA DA SPACCONE ad ogni costo. Voi e le vostre stupide ARIE DA DURI CHE VI DATE...non vi sopporto, quando fate così. Davvero.”

“Ah, ah, ah!!” Rise lui, divertito. “Probabilmente hai ragione.”

“Non c'é proprio un cavolo, da ridere” lo riprese lei. “Magari a voi sembrerà di essere gentili, con le femmine. E che loro vi ringrazino gettandosi adoranti ai vostri piedi. O tra le vostre braccia. Beh...con la sottoscritta NON FUNZIONA, CARINO. Con me ottiene solo l'effetto di FARMI GIRARE LE SCATOLE. E DI BRUTTO, anche.”

“Ok, lo terrò ben presente.”

“Mi sembra di avertelo già detto e ripetuto almeno mille volte, Nick. Non mi servono le tue premure. E non ho bisogno di una balia. So badare a me stessa, d'accordo? Non mi sottovalutare solo perché sono una...”

“Senti...” la fermò la volpe. “...Ne riparleremo, va bene? Ma non in questo momento. E non qui. Tratteremo della DISCRIMINAZIONE TRA I SESSI un'altra volta, se non ti dispiace. Ora come ora abbiamo faccende più urgenti, da sbrigare. E adesso obbedisci.”

“Bada a te, capitano” lo ammonì la partner. “Ti ho già avvertito in passato, a riguardo. E non amo ripetere le cose in continuazione. NON MI LASCIARE INDIETRO, é chiaro? Non ti ci azzardare. Non te lo permetto!!”

“Right. Neanche al sottoscritto piace ripetersi, quindi...te lo dirò una volta sola. Non me ne faccio niente dell'aiuto di una NOVELLINA, quindi...”

Alla parola NOVELLINA la bocca di lei si spalancò, formando una O di stupore.

“T – tu!!” Esclamò stupefatta. “M – ma come ti...”

Ma tutto questo non bastò a fermare il suo interlocutore. Che seguitò a parlare, imperterrito. Ed incurante della sua stizzita reazione.

“...Quindi sei pregata di STARMI FUORI DAI PIEDI, OK?”

“Senti, ma...t – tu...COME TI PERMETTI, eh? Come osi parlarmi in questo modo? Ma chi...CHI DIAVOLO TI CREDI DI ESSERE, si può sapere? T – tu...NON HAI IL DIRITTO DI RIVOLGERTI A ME IN QUESTA MANIERA!! NON NE HAI IL DIRITTO!!”

“Ascolta, tesoro...E ascoltami bene. Puoi anche arrabbiarti, se ti va. Puoi arrabbiarti ed avercela con me finché ti pare. Ma quel che ti ho detto...E' LA VERITA'. NUDA E CRUDA. Inutile girarci in giro. Fino a più di un mese fa eri poco più di UNA SEGRETARIA, intenta a smazzare scartoffie. Vedi di non SOPRAVVALUTARTI TROPPO, mia cara. E ora...fa come ti ho detto. E basta repliche.”

La vice si rannicchiò alle spalle del suo tavolo, sbuffando e senza aggiungere più una parola.

Solo a quel punto, una volta terminata l'accesa e sentita diatriba, Nick poté essere finalmente libero di agire.

 

Accidenti...mi sa che ho un tantino esagerato, con il mio corso accelerato.

Mi sa che ho finito per CREARE UN MOSTRO.

 

Questo era ciò che pensava, mentre avanzava fino a raggiungere una delle due finestre situate a fianco della porta d'ingresso. Quella di destra, per la precisione. Tra le due garantiva senz'altro una visuale più ampia del piazzale circostante. Davvero l'ideale, visto che i mezzi misteriosi con a bordo i tizi ancor più misteriosi dovevano essersi fermati proprio lì.

Una volta arrivato si poggiò schiena al muro, allungo due dita con cui scostò leggermente due tassellini della serranda e ruotò la testa verso la porzione di vetro rimasta scoperta, sbirciando con la coda dell'occhio.

 

Eeecco fatto. Pian piano...e adesso vediamo se mi riesce di scorgere qualc...

 

Non gli riuscì di vedere, purtroppo. E nemmeno di finire di formulare il pensiero.

Qualcosa sfondò la tapparella e mandò il vetro della finestra in frantumi, schiantandosi sul pavimento di fronte a lui e generando un piccolo incendio. Di qualunque cosa si trattasse l'aveva schivata all'ultimo con un movimento d'istinto, per puro miracolo. Se così non avesse fatto, quella cosa lo avrebbe centrato dritto sulla testa. Ed ora ci sarebbe stato lui, a bruciare. E non il suolo.

Lingue di fuoco liquido color rosso salmone si sprigionarono nell'istante successivo all'impatto, ed iniziarono ad attecchire sui pannelli di legno tutti intorno. Erano come tentacoli di fiamma che si dimenavano furiosamente in ogni direzione, e che sembravano in procinto di avvinghiare e ghermire qualunque cosa capitasse loro a tiro per trasformarla in un mucchietto di cenere.

Tutto questo proprio un attimo dopo che Nick si scostasse con un movimento fulmineo, evitando così di prenderselo in pieno e tramutarsi in una torcia vivente, ringraziando il cielo.

Tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe bastato un lieve, lievissimo ritardo nella reazione...ed avrebbe potuto esserci lui ad ardere, lì per terra. Era stata proprio questione di una manciata di sparuti secondi.

Guardò poi davanti a sé e vide che Maggie, che nel frattempo si era rialzata in seguito al botto, stava osservando la scena con un'aria a metà tra l'interrogativo e lo spaventato.

“Nick!!” Urlò. “M – ma...ma cosa sta...”

“GIU'!!”

In contemporanea all'urlo di avvertimento la volpe scattò in avanti, evitando la pozza di fuoco con un leggero scarto laterale. Fece comunque in tempo a percepirne il calore sulle punte dei peli, ma riuscì ad allontanarsi prima che divenisse insopportabile.

“MAGGIE!! NON MI HAI SENTITO, MALEDIZIONE?! HO DETTO A TERRA!!” Le gridò di nuovo, mentre correva a perdifiato verso di lei.

La vice era ferma, immobile. Come se fosse di colpo inebetita.

Nick, non vedendo alcun tipo di reazione, a quel punto spiccò un balzo con entrambi gli arti inferiori e volò letteralmente sopra la scrivania, finendole addosso. La placcò prontamente alla vita, facendola finire a terra con lui.

Subito dopo, appena sopra le loro teste si sprigionò un altro, nuovo bagliore infuocato. Seguito da un'ennesima ondata di calore.

La volpe sollevò il muso dal petto di lei e guardò le fiamme propagarsi rapidamente sul bancone, seguendo diligentemente l'estensione de liquido che le aveva provocate. Poi rivolse lo sguardo alla daina.

“Stai...stai bene?” Le chiese, guardandola dritta negli occhi.

Anche lei aveva risollevato la testa a sua volta. Ma, a differenza del suo superiore, non aveva gli occhi puntati sul principio d'incendio a poche decina di palmi di distanza e di altezza da dove si trovavano. Per il semplice motivo...

Per il semplice motivo che non gliene stava IMPORTANDO UN FICO SECCO, che la sua scrivania stesse bruciando. Perché era troppo concentrata a contemplare quel che le stava accadendo davanti.

Aveva ragione il buon dottor Cooke. Avevano ragione anche gli altri. Alle femmine della sua stessa, giovane età importa soprattutto una cosa. Nonostante alcune, specialmente tra le più ostinate e risolute quale era lei, si incaponivano a non volerlo ammettere. MAI, in nessun caso.

Le ragazze come lei, in quel tempo della vita, cercano L' AMORE.

IL VERO AMORE.

Quello che fa battere loro così tanto il cuore. BENE E FORTE. Proprio come stava facendo IL SUO, in quel preciso momento. E riguardo a tale argomento...

Ciò a cui stava assistendo andava oltre i suoi sogni più reconditi e segreti. E bramati.

Ce l'aveva lì. Le stava proprio sopra. Vedeva le lingue arancioni agitarsi negli specchi neri delle sue pupille, e quel moto furibondo ed ondeggiante contribuiva a far risaltare ancora di più il verde naturale delle sue iridi.

Dio.

Dio, se era bello.

E IRRESISTIBILE.

ASSOLUTAMENTE IRRESISTIBILE.

E lei ce lo aveva lì.

Sopra.

A portata di zampe.

E soprattutto a portata di B...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Maggie! Stai bene? Tutto a posto?”

“Si...” rispose lei, con aria e voce trasognata. “Non...non potrei stare meglio...”

Non avrebbe saputo spiegarlo con chiarezza ma, esattamente com'era accaduto poco prima, tutta quanta la sua rabbia...la rabbia e la stizza che l'avevano pervasa fino ad un momento prima erano come svanite d'incanto. Dissolte nel nulla.

Stava bene. Si sentiva bene, nonostante la situazione di imminente pericolo in cui versavano.

Ed il merito era senza dubbio dei suoi occhi.

DI QUEGLI OCCHI.

Erano bastati loro, a tranquillizzarla.

Gli occhi di un predatore. Ma che a lei non facevano più nessuna paura.

Perché non emanavano più alcun tipo di minaccia, a differenza delle prime volte che li aveva incrociati con i suoi.

Ormai emanavano solamente CALORE. UN GRANDE CALORE.

Un calore che la avvolgeva. E che la proteggeva.

Si sentiva AL SICURO, con lui vicino. Ed accanto.

Non c'era niente da fare. Quella volpe...

Quella volpe LA SCOMBUSSOLAVA.

“MAGGIE!! STAI BENE?!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“MAGGIE!! STAI BENE, HO DETTO? RISPONDIMI!!”

L'ennesima richiesta sul suo attuale stato di salute, accompagnata da un brusco strattone da parte del suo collega dopo averla afferrata ad entrambe le spalle, la riportò bruscamente alla realtà. E all'amara constatazione che non era di sicuro il momento più adatto, per mettersi a sognare ad occhi aperti. E nemmeno per mettersi a pensare ad un certo genere di cose.

No, non era proprio il momento.

“Stai bene?” Le ripeté ancora lui, scuotendola di nuovo. “Niente di rotto?”

“S – si” gli rispose lei. “S – sto...sto bene.”

Nick annuì poco convinto, mentre si spostava e si metteva in ginocchio. Pensò che forse la testa doveva averla sbattuta davvero, anche se di poco. Specie alla luce delle ultime parole che le aveva sentito fuoriuscire dalle labbra. O magari qualcos'altro. Qualche altra parte vitale o sufficientemente delicata da causare uno shock in seguito a traumi violenti ed improvvisi. Dopotutto...anche prendendo una forte botta in altre parti del corpo che non fossero l'encefalo si poetva iniziare a STRAPARLARE. E la sua attuale compagna di servizio aveva tutta l'aria di AVERLO APPENA FATTO.

Ma adesso non vi era certo il tempo di indagarci sopra.

Vi erano altri dettagli, su cui riflettere. E SUBITO, anche.

Dalla posizione accovacciata in cui si trovava diede una sbirciata al tavolo in fiamme davanti a lui.

E gli fu da subito ben chiara una cosa.

Gli era bastato notare i cocci di vetro sul piano di legno ormai bruciacchiato, in prossimità del fuoco, per avere la pronta conferma di ciò che aveva già intuito nel corso del primo e precedente assalto.

BOTTIGLIE INCENDIARIE. E non certo del tipo qualunque.

Come ad esempio quelle che lui e il suo compare Finnick preparavano il giorno antecedente a quello in cui era prevista una grossa manifestazione di piazza. Di solito per i diritti civili o per il rinnovo dei contratti sindacali. E che poi rivendevano ai dimostranti, insieme ad una buona scorta di spicchi di limone. Da spruzzarsi per intero negli occhi, uno per ogni orbita, quando gli sbirri decidevano di far ricorso ai lacrimogeni per disperdere il corteo.

Molotov AD INNESCO CHIMICO. Non erano necessari nemmeno la miccia o lo stoppino per attivarle. E difatti non vi erano tracce né rimasugli di corde o stracci anneriti nel mezzo di quel che le furiose vampe stavano così avidamente divorando, fino a ridurlo in braci.

Non ve n'era assolutamente bisogno, con quel tipo di armi. Era sufficiente lanciarle e farle fracassare contro qualcosa perché il reagente prendesse fuoco all'istante e ne trasmettesse l'effetto, come in una catena, alla sostanza comburente contenuta al loro interno. Si doveva trattare di ACIDO SOLFORICO, con tutta probabilità. Di solito quella roba si incendiava al solo contatto con l'aria. Oppure era un altro tipo di acido che, unendosi a qualche altra sostanza o componente basica mischiata al liquido infiammabile nel momento stesso in cui il recipiente finiva in frantumi. O magari era qualche composto che partiva dall'ammoniaca o da qualche prodotto similare, fino a sfociare in una sorta di NITROGLICERINA. Ma meno potente e più stabile. Ma comunque in grado di dare vita ad una micro – esplosione con conseguente incendio. Bastava l'attrito dell'impatto o del vetro che finiva in pezzi a generare la scintilla.

Vai a sapere.

Una sola cosa era certa. Chiunque vi fosse là di fuori, non avevano certo a che fare con un branco di semplici sprovveduti. Garantito. Ci vuole un'estrema perizia per poter realizzare ordigni simili, se pur di stampo rudimentale come quelli che gli stavano lanciando contro.

Tentarono quindi di rialzarsi in piedi, ma altre bottiglie identiche sia nella forma che nell'effetto irruppero dalle altre finestre circostanti fracassandosi sulle pareti di legno dell'edificio e sugli scaffali, scoraggiando prontamente qualunque loro velleità in proposito. Giudicarono molto più prudente e sicuro continuare a rimanere accucciati.

Maggie non potè fare a meno di guardare gli schedari, mentre prendevano fuoco e venivano divorati da quest'ultimo in men che non si dica.

Tutta quella fatica per completarle, impilarle, catalogarle e rimetterle in ordine. E adesso...

Stava finendo tutto quanto IN FUMO.

LETTERALMENTE.

Quanto lavoro inutile. C'era di che poterci riflettere sopra. Vi si poteva scorgere una sorta di amara quanto bizzarra allegoria...

Anche Nick stava rimuginando. Quanto e più di lei, ad una prima occhiata. Ma su tutt'altro.

Mentre osservava i focolai e le fiamme che si stavano propagando senza sosta tutt'intorno, realizzò al volo che qualcosa non andava. Sentiva una sorta di brivido nelle ossa...

Mai un buon segno, quando gli sopraggiungeva.

No. C'era decisamente qualcosa che non quadrava.

Avevano effettuato ognuno di quei lanci praticamente a colpo sicuro, centrando obiettivi strategici. Sapevano dove e cosa dover incendiare, per ottenere la massima efficacia distruttiva dall'assalto in corso.

Di sicuro si trattava di professionisti del settore, ma questo era già lampante. Ma dovevano anche conoscere a menadito la struttura del commissariato.

Dovevano averla osservata a lungo, e a loro insaputa. Ma come diamine avevano fatto?

Negli scorsi giorni e nelle passate settimane lui e Maggie non avevano rilevato alcuna presenza sospetta, durante i loro giri di perlustrazione e sorveglianza del territorio. Né in paese, né fuori da esso. La cricca della cartiera o, meglio, quel che ormai ne rimaneva avevano deciso di rimanerne ben alla larga. Probabilmente...

Probabilmente una carogna ben nota dalle fattezze suine, che in questo momento li stava stipendiando per compiere la bella bravata di cui si stavano rendendo ignobili artefici, doveva aver provveduto a fornire la planimetria della centrale di polizia ai loro ignoti aggressori. Doveva certamente avere qualche amico con le mani in pasta giù al catasto. O magari lo aveva corrotto, tanto per cambiare.

Non cambiava nulla. Avrebbe pagato anche per questa, a tempo debito. Ma prima...

Prima bisognava uscirne. USCIRNE VIVI.

Un leggero tocco sulla spalla lo distolse da quell'inopportuna quanto legittima elucubrazione.

“Nick!! Dobbiamo uscire di qui, e subito!!” Urlò la vice. “Sta bruciando tutto!!”

Già. Non era proprio il momento di mettersi a riflettere. Lì dentro, con tutto quel legno vecchio e consunto di cui era composto lo stabile, sarebbe finito tutto in lapilli e cenere in un batter d'occhio. Occupanti compresi.

Meglio spicciarsi.

Al momento giusto avrebbero sistemato la faccenda con quella lurida canaglia di Carrington. Gli avrebbero presentato i conti, comprensivi di interessi. E avrebbero saldato tutto.

E per mettersi in pari, con quello che gli stava combinando questa volta...avrebbero dovuto AMMAZZARLO, come minimo.

See, come no. Come se dei tutori della legge potessero farlo davvero. Se lo avesse sentito Carotina. Ecco. Giusto lei ci mancava in quel momento, a completare il quadretto.

Però gli avrebbe detto che i bravi poliziotti NON AMMAZZANO LA GENTE.

Solo quelli bravi, però...

Ok. Come non detto. Valeva per TUTTI i poliziotti.

Mano sul petto e ripetere a voce alta tutti quanti insieme, please.

I POLIZIOTTI NON AMMAZZANO LA GENTE. MAI.

 

Così va meglio, Carotina? Pensò.

 

Si. Judy avrebbe senz'altro approvato. Però...restava un'ipotesi alquanto allettante. E da non scartare a priori.

Ora come ora, però, contava soprattutto una cosa. La priorità numero uno era senza alcun dubbio SALVARE LA PELLICCIA E PORTARSELA A CASA INTATTA.

“Ok” le rispose. “Proviamo a raggiungere una delle finestre e a calarci fuori.”

“Ma...ma sei matto?” Obiettò Maggie. “Potrebbero essere lì in agguato, ci hai pensato? E se ci aspettano qui fuori per aggredirci?”

“Beh...sai che ti dico?” Replicò Nick. “Che da come la vedo io...da PESTATO sto comunque meglio che da MORTO. O da CARBONIZZATO, che é sostanzialmente la stessa cosa. E in ogni caso...é comunque preferibile al rimanere qui a finire sulla GRATICOLA. Tu che ne dici?”

“O – ok.” gli disse la daina.

Sembrava poco convinta. E non aveva certo tutti quanti i torti, ad esserlo. Ma non aveva nulla da obiettare. E non aveva idee di riserva o di meglio da proporre, almeno per il momento.

Non c'era UN PIANO B, purtroppo. Bisognava accontentarsi di quello A.

“Perfetto” aggiunse la volpe. “Al mio tre, puntiamo sull'ultima a sinistra.”

Le indicò con un dito la finestra corrispondente, in modo che fosse ben chiara la destinazione, al momento di mettere in atto le loro intenzioni.

“C'é un po' di spazio percorribile da qui al vetro, a differenza delle altre. E sta attenta alle fiamme, mi raccomando!”

“Ok.”

“Al mio tre. Uno...”

“A – aspetta, Nick! F – forse...forse dovremmo...”

“...Due...”

“Oh, al diavolo...”

“...Tre. Via!!”

Scattarono all'unisono verso la finestra, evitando un paio di pozze infuocate con con cocci annessi.

Giunsero quindi in prossimità dell'unico vetro ancora sano e, dopo averlo afferrato entrambi e in simultanea, gli diedero una forte e decisa spinta verso l'alto.

Quest'ultimo, almeno all'inizio, decise di offrire una breve resistenza. Anche se, a parer loro, risultò interminabile ed oltremodo ostinata. Ma si trattava senz'altro di un giudizio guastato ed offuscato dall'ansia che provavano e dalla gravità del momento. Ma poco dopo, grazie al cielo, si aprì.

“Vado io!” Suggerì lui. “Così, se qualcuno ci vuole colpire, se le becca dritte dritte il qui medesimo. E intanto...tu sarai libera di poter scappare!”

“Niente da fare” rispose la daina. “Non se ne parla. Usciamo insieme, piuttosto. Così, invece di rischiare di beccarcele...saranno loro a doversele beccare. Ci copriremo le spalle per ogni evenienza!”

Nick la guardò. E pensò che poteva accettare il suo consiglio, almeno per questa volta. Fino ad adesso l'aveva avuta vinta su tutta quanta la linea. Così come poco fa.

Meglio non sfidare troppo la fortuna, dunque. Nonché la sorte.

Era giusto. Una volta per uno non fa male a nessuno, dopotutto.

Più che giusto.

“Ok, Maggie” le disse. “Di nuovo al mio tre...”

Al termine dell'ulteriore conteggio scavalcarono entrambi, mettendo ognuno un piede oltre il bordo, e...

Un gigantesco muro di fiamme interruppe la loro avanzata ed arrestò bruscamente i loro piani, costringendoli a ruzzolare all'indietro.

Stava bruciando anche fuori. Avevano appiccato il fuoco anche al giardino e al perimetro esterno, quei dannati. E non solo a quello.

Un sinistro crepitio li costrinse a voltarsi.

Fiamme a destra. Fiamme a sinistra. E fiamme anche sul retro, tanto per non farsi mancare proprio nulla. Non le potevano vedere da dove si trovavano ma le percepivano chiaramente.

L'incendio si stava senz'altro estendendo attorno all'intera struttura e stava letteralmente circondando l'edificio in un abbraccio incandescente dalle tonalità rosse, gialle ed arancio.

E, quasi a voler confermare i loro peggiori timori, il fumo cominciò a fuoriuscire dalle sottili fessure e dagli interstizi che delimitavano le liste di legno. Quelle che, fissate e posizionate di sopra o di fianco le une alle altre, componevano le pareti del commissariato. Oltre a ciò, spesse e serpeggianti lingue dalle tinte accese in iniziarono a far capolino di aciò che restava delle finestre ormai devastate e sfondate.

Parevano davvero racchiusi in un abbraccio.

Un abbraccio variopinto, rovente ma soprattutto MORTALE.

Magnifico. Splendido.

Nessuna via di uscita. NEMMENO UNA.

 

Hanno intenzione di farci ARROSTIRE, pensò Nick con un brivido.

Di farci ARROSTIRE VIVI QUA DENTRO.

 

Cercò di mantenere calmo il respiro, nonostante l'agitazione. E nonostante l'aria stesse iniziando a farsi pesante. IN TUTTI I SENSI VOLUTI E CONOSCIUTI.

Non voleva, non poteva assolutamente farsi prendere dal panico.

Ed infatti non lo fece. Ma non fu per merito suo.

Poco prima che ciò potesse avvenire vide che Maggie si era rialzata ed aveva afferrato una delle giacche a vento d'ordinanza, con l'evidente intenzione di buttarlo sopra ad uno dei focolai nel tentativo di spegnerlo.

No. Non era ancora giunto il momento di perdere definitivamente la calma.

“No!” Le urlò. “Non lo fare!!”

Troppo tardi. L'avvertimento arrivò con un secondo di ritardo di troppo.

Il giaccone prese fuoco a sua volta. La vice – sceriffo cacciò un urlo. Pensava di stare per fare qualcosa di utile, ed invece...aveva ottenuto l'esatto effetto contrario.

Per sua fortuna, Nick le si avvicinò in tempo e gettò l'indumento ormai inservibile in un angolo, dopo averglielo strappato dalle mani quasi di viva forza.

“Coff! Coff!!” Ma...ma perché?” Chiese lei, tra un colpo di tosse e l'altro.

Proprio non le riusciva di comprendere.

“Non capisci?” Le spiegò lui. “E' per via del liquido, Maggie! E'...é come una sorta di NAPALM, anche se più grezzo. Se soltanto provi a toccarlo ti si appiccicherà addosso, e rimarrai USTIONATA.”

Proprio così. Forse la sua partner non poteva accorgersene, ma...il tipico odore acre della sostanza in questione era INCONFONDIBILE. E non era sfuggito alle sue narici ipersensibili.

Lo aveva riconosciuto ed identificato pressoché al volo.

La daina capì che non era proprio il caso di procedere con ulteriori prove e decise che era meglio desistere.

Meglio lasciar perdere, finché si era ancora in tempo. Prima di dare alle fiamme la possibilità di attecchire per davvero.

Si dice che a nessuno capiti la stesa fortuna per due volte di seguito, dopotutto.

“Coff, coff...ok. Ma dobbiamo...coff, coff...dobbiamo per forza ESCOGITARE qualcosa” disse, portandosi una mano all'altezza della bocca per farle fare da filtro contro al fumo. “Se...coff, coff...se non ci hai fatto caso...coff, coff...si inizia a RESPIRARE PIUTTOSTO MALE, qui!!”

Nick si copri anc'egli la bocca.

Aveva ragione. La sua collega aveva ragione sacrosanta. Dovevano pensare assolutamente a qualcosa. Ma non ci aveva preso in pieno solamente su quello.

Doveva esserci qualcos'altro nel composto assieme alla benzina e al polistirolo, per causare tutta quell'insostenibile puzza.

ESTRATTO DI CATRAME, molto probabilmente. A giudicare dal fumo nero sviluppato dalla combustione e dall'odore che prendeva subito alla gola, impedendo quasi di continuare a respirare.

 

Hanno proprio pensato a tutto, quei maledetti là fuori.

Ci hanno voluto pure dare LA POSSIBILITA' DI SCELTA.

Ci hanno dato la possibilità di scegliere tra il finire BRUCIATI oppure SOFFOCATI.

Davvero CARINO, non c'é che dire.

 

“Aspetta” le disse. “Ho un'idea. Tu resta qui. E...NON TI MUOVERE, questa volta.”

Si allontanò, e senza rimanere ad aspettare un'eventuale risposta.

Non ce n'era il tempo. NON C'ERA PIU' TEMPO.

Si fece largo tra le fiamme e raggiunse la porta del bagno. La butto giù con un paio di calci ben decisi ed assestati, e poi vi guardò dentro.

Stava bruciando tutto anche lì. Ma, fortunatamente, il lavabo e la zona adiacente erano ancora intatte. Balzò sopra una piccola pozza infuocata e raggiunse l'armadietto. Aprì l'antina superiore, prese due asciugamani e, dopo aver aperto il rubinetto alla massima gittata, li ficcò sotto lo scroscio inzuppandoli ben bene. Poi uscì da lì, compiendo di nuovo un alto e lungo salto, e fece ritorno da Maggie.

“Tieni” le disse, porgendogliene uno.

“Grazie” rispose lei, mentre se lo portava al naso. “Ed ora che si fa? Cominciamo a PREGARE, forse? Tu che ne dici?”

“Potremmo tentare di andare giù nello scant...”

A Nick non servì nemmeno finire la proposta per rendersi conto di ciò che si trattava realmente. E cioé di un'autentica IDIOZIA, a dir poco.

Certo, la sotto era tutto ferro e cemento. Il fuoco non avrebbe mai attecchito. Ma, una volta giunti fin lì, non avrebbero avuto alcun modo di uscire. C'erano le sbarre alle finestre. Ed anche ammesso di riuscire a recuperare un paio di lime o di seghetti per il ferro dall'ammasso di roba che giaceva nel ripostiglio...ci sarebbe voluto un bel po', prima di riuscire a troncarle. Sarebbero rimasti uccisi molto prima dalle mefitiche esalazioni che stavano ormai impestando l'aria, rendendola a dir poco irrespirabile.

Se soltanto si fossero azzardati a mettere piede giù in cantina, lo avrebbero fatto solamente per rimanersene lì ad aspettare di finire entrambi soffocati.

Equivaleva ad una TRAPPOLA PER I TOPI, senza offesa per i medesimi. E quelli là fuori LO SAPEVANO. LO SAPEVANO BENE.

Dovevano essere al corrente anche di questo, senza alcun dubbio. Perché era una trappola anche quella finestra rimasta misteriosamente intonsa che avevano cercato di usare come via di fuga senza riuscirci.

Logico che non riuscissero a scappare da quel punto. Perché NON LO ERA AFFATTO, una via di fuga. Era piuttosto UN PASSAGGIO OBBLIGATO. Altrimenti non avrebbero dato fuoco al giardino nel momento stesso in cui li avevano visti fare capolino da lì.

Complimenti a loro. Avevano studiato proprio tutto per filo e per segno. E li avevano ficcati dentro ad un'autentica TRAPPOLA PER SORCI COI CONTROFIOCCHI. E quando loro due se ne erano accorti...ERA ORMAI GIA' TROPPO TARDI.

Perché si sa che il sorcio che é tanto stupido da mettersi in trappola da solo...fa incontro ad una fine ORRIBILE. Con tutto il rispetto per i sorci.

Morire bruciati, asfissiati o gettarsi nel fuoco per conto proprio. Chissà, forse quelli speravano che decidessero di farla finita per conto proprio, gettandosi di spontanea volontà nell'improvvisato BARBECUE che gli avevano organizzato all'esterno. E forse...sarebbe stata la cosa più giusta da fare.

Almeno sarebbe stata RAPIDA. Sempre meglio che rimanersene immobili a soffocare o a farsi ghermire dai falò all'interno della stazione, lasciandosi divorare la pelliccia e la carne poco a poco ed un pezzo alla volta.

Niente da dire. Non c'era proprio nient'altro da aggiungere.

Li avevano FREGATI, ecco qual'era la verità.

Li avevano proprio fregati PER BENE.

Mentre si rendeva conto di ciò fece un'altra cosa. Se possibile, ancora più CRETINA di quella che aveva pensato giusto poco prima.

Allungò una mano verso la parete di legno da cui non fuoriusciva ancora né denso fumo, né altrettanto dense fiamme. Forse le alte temperature ne avevano già intaccato l'integrità strutturale, iniziando a farla cedere. Forse avrebbero potuto...

No. Un calore insopportabile gli investì il palmo e gli fece cacciare un grido, costringendolo a ritrarre tempestivamente la mano.

Anche se ancora non bruciava e non stava emanando vapori, era troppo rovente. Ed ancora troppo resistente. Non era possibile romperla o buttarla giù a mani nude. Non si riusciva nemmeno a potercele POGGIARE SOPRA le mani se era per quello. E non avevano attrezzi a disposizione. Così come non potevano scendere di sotto a prenderli.

“Ma...ma che cavolo stai facendo?!” Gli gridò Maggie. “Sei impazzito, forse?”

“Scusa” riuscì soltanto a mormorarle lui, mentre si portava il panno bagnato sulla mano per rinfrescarla, per poi riportarlo alla bocca.

Aveva ragione anche questa volta.

CHE DIAVOLO POTEVANO FARE?

Non c'era via di uscita. E, per la prima volta nella sua vita...

Non gli veniva nulla. Non gli veniva proprio in mente PIU' NULLA.

Più nulla di valido.

Com'é che diceva sempre Carotina, in questi casi?

 

Rifletti, Nick. RIFLETTI.

Quando sei con le spalle al muro, il tempo non ha più ALCUNA IMPORTANZA.

Puoi morire ad ogni istante, così come ad ogni istante TI PUOI SALVARE.

Prenditi il tuo tempo. Osserva con calma. E RIFLETTI.

C'E' SEMPRE UNA VIA DI USCITA, NICK.

SEMPRE.

 

Tentò di fare un respiro profondo, ma era inutile. Nonché impossibile, con tutto quell'odore.

Osservare e riflettere, perché c'é sempre una via di uscita.

Era una parola. Facile a dirsi. Stavolta era dura.

MOLTO DURA.

Forse era davvero giunto al GRANDE PASSO.

Poi, all'improvviso...gli squillò lo smartphone.

 

I...IL CELLULARE? Pensò, con un certo disappunto.

 

Anche Maggie, dall'espressione che fece, dovette pensarla uguale. Anche se non disse nulla.

 

Il cellulare? Continuò a pensare Nick.

Ma proprio adesso? In un SIMILE MOMENTO?

Che cosé, uno scherzo? Una specie di MACABRO SCHERZO?

Avanti, ditemi che non é altro che uno stupido scherzo.

Ditemelo, ve ne prego.

Perché nessuno mi sta dicendo che é soltanto uno stupido scherzo?

 

Fece un sospiro. Almeno per quel che gli consentì la poca aria ancora disponibile.

Poi infilò la mano destra nella tasca corrispondente dei pantaloni e lo afferrò, portandoselo davanti al muso.

Guardò lo schermo luminoso.

 

 

Finnick

 

 

Coming Call

 

 

 

 

 

 

 

 

FINNICK?!

Gli venne da ridere, sotto lo sguardo attonito della partner.

“Eh, eh, eh...ah ah ah ah...”

Altro che stupido scherzo.

Poteva essere LA SALVEZZA.

“Ah ah ah ah ah...non ci posso credere...” disse. “...Non ci posso proprio credere...”

Eppure doveva. DOVEVA crederci.

Era proprio come aveva sempre detto lei.

Era proprio come aveva sempre sostenuto Carotina.

Ogni momento può essere l'ultimo. Oppure no.

Ad ogni momento si può morire come si può scamparla.

Era proprio vero.

Non bisogna mai perdere la speranza.

Non del tutto, per lo meno.

Perché ci conforta e ci sostiene ad ogni passo.

Anche L' ULTIMO, per l'appunto.

E ciò che era appena avvenuto era una prova.

No. Era LA PROVA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Come va, innanzitutto?

Chiedo scusa a tutti quanti per il MOSTRUOSO ritardo, a dir poco.

Ma, tra vicissitudini, menate ed impegni vari ho dovuto purtroppo fare a meno del computer per quasi una settimana.

Ebbene si. Anche quello vecchio ha iniziato a fare le bizze, e quindi...ho dovuto decidermi a portare quello che uso di solito dal tecnico di fiducia. E sborsare un dannatissimo centone per farlo risistemare. Proprio quello che serviva, in questo periodo...

Non pretendevo tanto. Ma che il sostituto reggesse almeno per qualche mesetto...

E va beh. Inutile piangere sul latte versato. Quel che conta é che ora ho un PC col disco fisso nuovo fiammante. E VELOCISSIMO, soprattutto. E che non si impalla più.

Devo dire che il lavoro ne ha giovato. Forse avrei dovuto decidermi prima...

Ma sono tirchio, che volete farci. E avevo altre spese più importanti.

E rieccoci qua, come dicevamo.

Chiusa la parentesi romantica ed intimista, almeno per il momento, si torna all'azione.

E col botto, direi.

In questo episodio misteriosi cattivoni (ma non per molto) radono letteralmente al suolo la centrale di polizia di Haunted Creek. E cosa peggiore...

Con Nick e Maggie dentro!!

Eh, me l'aspettavo. In una guerra senza quartiere le si dà e le si prende. Fino ad adesso i nostri le hanno date. O prima o poi doveva venire il momento di prenderle, purtroppo!

D'altra parte, se ai buoni va tutto facile dove cavolo starebbe il divertimento?

Ma, come al solito, una delle mie parti preferite é quella dove la nostra cara volpe e la sua bella vice finiscono A SANDWICH, uno sopra l'altro!

Non c'é proprio niente da fare. Da brava carogna quale sono, mi diverto un sacco. Più Maggie si ostina a non voler ammettere di essere COTTA COME UNA PERA MATURA di Nick, più io ce la infilo in queste situazioni imbarazzanti!!

Ammettilo, tesoro. NICK TI PIACE!!

Ammettilo, oppure...LA FACCENDA ANDRA' BEN PEGGIO, la prossima volta. Te lo posso garantire.

E comunque...le cose si sono DAVVERO RIBALTATE. COMPLETAMENTE RIBALTATE.

Mggie che muore dietro al suo bel sceriffo e lui che vive solo per la sua missione (che forse non ha compreso ancora bene del tutto...), fregandosene ed ignorando tutto quanto il resto...

Vi ricorda niente?

Forse una certa coniglietta alle prese col suo partner fidato, prima che scoppiasse tutto il gran macello...

Volpe innamorata + Coniglietta ottusa = Daina innamorata + volpe ottusa

Un'equazione perfetta, direi.

La storia che si ripete su fronti contrapposti, proprio. Perché al posto di Judy...ORA C'E' NICK.

L'angolo della COLONNA SONORA: dal momento in cui parte l'assalto al commissariato a suon di bottiglie incendiarie...mettete su il MAIN THEME di ASSAULT ON PRECINCT 13 (o DISTRETTO 13 – LE BRIGATE DELLA MORTE, come lo hanno chiamato qui da noi) di John Carpenter (regista del film ed autore della musica in questione, visto che l'ha composta lui).

Già. Lui. JOHN CARPENTER.

Uno dei registi preferiti del sottoscritto. Pur lavorando per la maggior parte delle volte nelle strettezze e con un budget risicatissimo, ha sfornato dei veri e propri capolavori.

Oltre al già citato DISTRETTO 13 abbiamo HALLOWEEN – LA NOTTE DELLE STREGHE (che ha di fatto dato vita al genere degli SLASHER. Ed ha lanciato il personaggio di Michael Myers. Il prototipo di serial killer mostruoso, indistruttibile e semi – immortale che ha fatto la fortuna di tutti i suoi epigoni. Come Leatherface di NON APRITE QUELLA PORTA, Jason Voorhees di VENERDI' 13 e Freddie Krueger di NIGHTMARE), FOG, 1997 – FUGA DA NEW YORK (grande, Jena Plissken! Solid Snake é nato da lui), LA COSA (uno degli horror PIU' RACCAPRICCIANTI della storia del cinema), CHRISTINE – LA MACCHINA INFERNALE, GROSSO GUAIO A CHINATOWN (senza questo, Mortal Kombat non sarebbe mai esistito. O, se fosse esistito, avrebbe fatto sicuramente schifo!!), IL SIGNORE DEL MALE, ESSI VIVONO (i Wachowski brothers non hanno inventato nulla. Certo, ci hanno messo gli spolverini, i Ray – Ban, il Kung – Fu e il Bullet Time...ma il buon John a certe cose ci era arrivato ben dieci anni prima e più. Con una giacca a vento comprata in saldo, un paio di occhialazzi da sole scrausi da bancarella...e il grande Rowdie “Roddy” Piper), IL SEME DELLA FOLLIA (questo DOVETE vederlo, punto), VAMPIRES, FANTASMI DA MARTE...direi che può bastare.

E la scena che ho descritto in questo capitolo ricorda molto il film da cui ho tratto la colonna sonora che vi consiglio. Coi protagonisti assediati da forze esterne, oscure e quasi invisibili. Ma comunque minacciose e pericolose. Proprio perché non si riesce ad intuire di che cosa si tratti...

In DISTRETTO 13 i cattivi sono una sterminata banda di teppisti, appunto. Ma che non hanno nulla di umano. Sembrano ZOMBIE. Sono inespressivi, hanno lo sguardo perennemente fisso, non parlano (neanche tra loro) e, cosa inquietante, quando vengono uccisi i loro corpi SCOMPAIONO MISTERIOSAMENTE TRA UN' INQUADRATURA E L'ALTRA.

Ancora una cosa, riguardo a quest'ultimo episodio.

In realtà, credo non ve ne sia affatto il bisogno. Come ho già avuto modo di dre a più riprese...ritengo che qui su EFP ci si trovi tra persone SERIE, MATURE E RESPONSABILI. Ma soprattutto ADULTE.

Però...la prudenza non é mai troppa. E, come si dice...meglio METTERE LE MANI AVANTI.

Il punto é questo: NON FACCIAMO I CRETINI, MI RACCOMANDO (si, mi ci metto pure io, nel gruppo).

VI HO PARTICAMENTE FORNITO LA DESCRIZIONE SU COME SI REALIZZA UNA BOTTIGLIA INCENDIARIA AD INNESCO CHIMICO.

CHE A NESSUNO VENGA IN MENTE DI PROVARE A COSTRUIRSENE UNA.

EVITIAMO DI FARE CERTE SCEMATE, PLEASE.

Cambiando decisamente argomento...ne voglio approfittare per annunciarvi che, in contemporanea all'aggiornamento di questa long, ho finalmente PUBBLICATO LA FAMOSA ONE – SHOT SU BRISBY!!

Si intitola I' LL WAIT FOR YOU FOREVER, e la trovate nella sezione apposita.

Ovvero andate su FILM (beh, a conti fatti é la stessa dove si trova il fandom di ZOOTROPOLIS) e cercate BRISBY E IL SEGRETO DI NIMH.

Ve lo dico subito: la storia é BELLA LUNGA.

Sono la bellezza di QUARANTA PAGINE.

Ma non me la sono sentita di dividerla in due o più parti. Ritengo vada gustata nella sua interezza. A spezzettarla sarebbe uscita TRONCA. E avrei commesso un autentico CRIMINE, credetemi.

Voglio essere sincero. Di solito tutto ciò che scrivo tendo a trattarlo con crudezza e cinismo a dir poco estremi. Ma in questo caso...

Non voglio vantarmi. Lungi da me. Ma...ritengo sia LA COSA PIU' BELLA CHE ABBIA MAI SCRITTO DA QUANDO HO INIZIATO A PUBBLICARE QUI SU EFP.

Merita davvero, ve lo assicuro.

Voglio inoltre fare un GROSSO APPLAUSO a tutti quelli che hanno pubblicato nell'ultimo mese e mezzo. E che stanno andando avanti con le loro storie.

Credo che questo fandom sia uno dei più attivi e prolifici. E lasciatemi dire che é una cosa assolutamente SENSAZIONALE, considerando che dall'uscita del film sono passati ormai più di DUE ANNI.

Non c'é proprio niente da fare: ZOOTROPOLIS ha lasciato il segno. Questo film, insieme a IL VIAGGIO DI ARLO (un assoluto capolavoro, lo ribadisco), rappresenta la punta PIU' ALTA mai raggiunta dalla Disney, artisticamente parlando.

Ritengo che sarà difficile, MOLTO DIFFICILE riuscire a fare di meglio. Anche per loro.

In quanto a noi...CONTINUIAMO COSI', RAGAZZI: IL NOSTRO FANDOM E' PIU' VIVO E VITALE CHE MAI!!

Bravi, davvero. Complimenti a tutti quanti, ragazzi. Ve lo meritate.

E veniamo infine all'angolo dei ringraziamenti.

Un grazie a hera85, Sir Joseph Conrard, Devilangel476, zamy88 (e grazie anche alla recensione del capitolo 46 e per tutta la stima dimostrata, anche sulla mia storia in generale. Lieto che ti stia piacendo così tanto), DANYDHALIA e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo.

E ad EnZo89 per la recensione al capitolo 51.

Come al solito...credo anzi, spero di non aver dimenticato nessuno.

E come sempre, un grosso GRAZIE a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Grazie ancora di cuore a tutti quanti e alla prossima!

 

See ya!!

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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